Prete nel canale, il religioso aveva un tasso alcolico 4 volte superiore al limite

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Il prete caduto nel canale a un primo esame del test alcolico è risultato 4 volte superiore al limite consentito per legge per mettersi al volante. A riferirlo sarebbero stati alcuni media locali. Il sacerdote si è detto in buona sostanza ancora ignaro dell’esito delle analisi, spiegando che quella sera era di ritorno da una cena di una famiglia di parrocchiani, durante la quale aveva bevuto pochi bicchieri di vino bianco. Il sacerdote ha comunque ribadito che non era assolutamente ubriaco. Se i valori dovessero essere confermati, oltre alla denuncia penale, alla sospensione della patente e a una cospicua ammenda. Il religioso però rischia anche la confisca del Bmw X1-18 comperato a km zero poche settimane fa da una concessionaria di Ravenna, anche grazie a un finanziamento e alla restituzione della sua vecchia auto. Il suv, che ha un costo di 35mila euro, aveva riferito il prete subito dopo l’incidente, era il sogno di una vita che gli avrebbe consentito di fare lunghi viaggi per questioni di sacerdozio e di giornalismo (è critico musicale e cinematografico). Don Desio – 51 anni, originario di Milano, direttore del settimanale diocesano ‘Risveglio 2000’ e da 13 anni parroco della piccola località rivierasca dove è conosciuto con il soprannome di ‘John’. L’incidente secondo il prete sarebbe stato causato dagli occhiali bagnati dalla pioggia e della scarsa illuminazione in quel punto.

 

Parroco finisce in un canale con il suo suv appena acquistato da… 35mila euro

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Il parroco di Casalborsetti, in provincia di Ravenna, ieri sera, poco prima delle 21, era a bordo del suo suv Bmw X1 nuovo, del valore di 35mila euro. Il religioso stava percorrendo, a velocità sostenuta, la strada che costeggia il canale Destra Reno e ha urtato un’auto in sosta, Volkswagen Golf,  per poi finire nell’adiacente canale. Al parroco poteva andare anche molto peggio, invece a salvarlo sono stati tre cittadini che lo hanno recuperato e portato in superficie. La dinamica dell’incidente non è ancora chiara agli inquirenti che hanno comunque rotrovato la Volkswagen Golf, proiettata in avanti di alcuni metri, mentre il suv del parroco ha sfondato la balaustra del canale, all’altezza di un ristorante, rimanendo sospesa per alcuni istanti sugli ormeggi di una barca prima di scivolare verso l’acqua. Il boato dello schianto ha attirato in strada oltre al proprietario della Golf altri due uomini e il titolare di un vicino bar che con un martello hanno sfondato il parabrezza e hanno tirato fuori dall’abitacolo il parroco nonostante la forte corrente nel canale. Don Desio è stato portato in ospedale con un’ambulanza del 118 ma le sue condizioni non destano preoccupazione. Come da prassi il religioso è stato sottoposto agli esami tossicologici.

A.A.A. cercasi giornalista… corretto!

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Un bando del Comune di Piacenza ha fatto scoppiare polemiche per un aggettivo, nello specifico “corretto”, che si legge al proprio interno.

l bando prevede, tra i compiti del giornalista che sarà selezionato tramite selezione pubblica:

“un’attività di ricerca sulla terminologia utilizzata dai media locali per illustrare e descrivere episodi che riguardano la sicurezza urbana: alimentato soprattutto dai media, il discorso pubblico sulla paura condiziona i comportamenti e distorce le percezioni. L’uso costante di titoli ad effetto, di immagini appiattite su stereotipi e pregiudizi, di scelte stilistiche che sembrano calcolate per provocare un disgusto ‘oggettivo’ nei lettori, dipingono un fatto come problema, piaga o minaccia dell’ordine sociale”.

Giudizi duramente cassati in consiglio comunale dal consigliere ed ex-parlamentare Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) che in aula si è rivolto direttamente al sindaco Dosi:

“Le risse e le violenze sono suggestioni della stampa? Se volete dare questo incarico, almeno non fatelo con motivazioni offensive nei confronti dei cittadini. Non penso e non credo che la percezione di insicurezza sia data dall’alimentazione della rappresentazione dei fatti. Anzi, molto spesso è il contrario. Questo progetto è simile a un decalogo di Pol Pot che utile al premio Pulitzer”.

La finalità del progetto – sempre secondo il bando comunale – è “favorire una corretta informazione a livello locale, che eviti di stimolare sentimenti incontrollati di paura tali da sfociare in comportamenti intolleranti o discriminatori” e “veicolare dati e notizie corretti”.

Ecco un vero Progressive Party! Il regalo dell’Islanda ai suoi cittadini

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Detto in campagna elettorale, fatto durante l’esecutivo. C’è chi promette e mantiene nella politica e anche se in Italia sembra incredibile in Islanda è realmente accaduto. il Progressive Party, che nella sua campagna elettorale aveva promesso di cancellare 24mila euro a tutte le famiglie che avevano un muto, senza guardare al reddito e fare differenziazioni, ma solo per risarcirle del danno subito dopo che la  svalutazione della moneta locale dovuta al crac delle banche aveva portato l’Islanda sull’orlo del baratro, ora verranno versati proprio nel mese di dicembre. Ogni famiglia vedrà così scalare il suo mutuo di ben 24 mila euroil che comporterà per lo stato una spesa di 900 milioni in 4 anni. Chi la pagherà? A pagare sarà proprio la finanza degli speculatori: l’operazione ha mandato su tutte le furie Standard & Poor’s e il Fondo monetario mondiale. Ecco un vero Progressive Party!

Il mistero del lago scomparso!

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A Sanica, in Bosnia, si è ancora increduli. I cittadini infatti si sono trovati senza più il lago. Un lago di almeno 20 metri di diametro per 15 di profondità, con pesci e alghe, dove il bestiame si abbeverava all’ombra dei salici, è scomparso e al suo posto ora c’è  il vuoto. Secondo gli esperti, l’essicazione delle sorgenti sotterranee sarebbe causata da cambiamenti nel drenaggio del terreno dovuti dall’irrigazione agricola.

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Stop alle ronde dopo che i poliziotti sono stati scambiati per ladri!

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E’ successo in provincia di Treviso, dove alcuni cittadini che prendeva parte alle “ronde” hanno scambiato dei poliziotti per ladri, più di una volta! «Ho chiesto ai cittadini di condividere un progetto su un sistema di controllo di vicinato – ha detto il sindaco Monica Barbiero di Martellago in provincia di Treviso – basato sul reciproco aiuto e conoscenza tra vicini di casa e quartiere» Per questo il Comune illustrerà il progetto in un vademecum che sarà distribuito a tutti i cittadini.

«Dai dati dei carabinieri i furti non risultano in aumento ma molti non denunciano. Bisogna sempre informare le forze dell’ordine e anche qui questi cittadini ci aiuteranno. Siamo tutti dalla stessa parte per rendere il comune più sicuro» ha detto sempre il sindaco Monica Barbiero, ribadendo la preoccupazione e attenzione per il problema. Ma il sindaco ha chiesto di desistere da certe azioni: l’eccessivo tamtam su Facebook, «dove ci si può confrontare, ma non creare allarmismi», l’iniziativa dei vigilantes e la questione ronde armate. «Capisco la buona volontà, ma non bisogna ingenerare situazioni non lecite e di pericolo» avvisa Barbiero. Che oggi a Venezia incontra il prefetto con i colleghi del Miranese «che vivono la stessa emergenza, generale. Porterò le istanze emerse, come una maggiore presenza delle forze dell’ordine e l’apertura del tavolo con i cittadini, e chiederò tutto quanto possibile per la sicurezza».

Il Comitato ha condiviso la linea. «Gli amministratori sono stati disponibili, gli obiettivi sono comuni. Abbiamo chiesto cosa possiamo fare noi cittadini e cosa fa il Comune. Ci hanno risposto che il pattugliamento del territorio è aumentato, anche con la polizia locale, che sarà diffuso un vademecum, come faremo noi, e ci hanno coinvolti su questo progetto di controllo di vicinato» ha commentato Ivan, uno dei rappresentanti del Comitato, che hanno preso le distanze dagli estremismi e confermato lo stop (almeno per ora) sull’iniziativa vigilantes. «Stavamo acquisendo le disponibilità, la stavamo ancora organizzando, ma di fatto non è partita e comunque sarebbero stati solo osservatori. Vogliamo collaborare con le istituzioni. Le iniziative attuate finora sono frutto di gruppi e scelte individuali e ci dissociamo da ogni forma di violenza».

Sul Casertano piovono palline di ghiaccio!

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Grandine che assomiglia a palle da ping pong. Siamo nel Casertano a San Cipriano d’Aversa dove i cittadini si sono preoccupati per la grandezza di quest’anomala grandinata che oggi ha colpito l’intero paese e le zone limitrofe.  La perturbazione non è ancora terminata anche se la pioggia scende ad intervalli. Momenti di stasi vengono sostituiti da pioggia fittissima che rischia di intasare anche le fognature. Quel che più preoccupa i cittadini sono le dimensioni della grandine, che in alcuni casi raggiungono un diametro considerevole, come dimostra la foto esclusiva de «Il Mattino». La pesantezza e la violenza della grandine caduta hanno provocato danni a diverse automobili.

Spesa previdenziale e spesa assistenziale, facciamo chiarezza sulle pensioni

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Il nodo su cui si gioca gran parte del dibattito politico è incentrato sulle pensioni. I cittadini che vorrebbero andare in pensione e che non possono più farlo, diritti acquisiti che vengono lavati via da un contributo di solidarietà (quasi che la solidarietà potesse essere imposta quando mancano le risorse e il Pil è in caduta libera) e quell’adeguamento al costo della vita che dovrebbe essere automatico per garantire a tutti ( e non solo ad alcune fasce) il tenore di vita che si è raggiunto dopo tanti sacrifici e rinunce, invece diventa quasi un regalo. La politica tra paternalismo e populismo elargisce e condanna, sentenzia e rastrella per raschiare fino in fondo un barile che non è più vuoto, ma appare ormai bucato. La ripresa è dietro l’angolo, il futuro è meraviglioso e la crescita ci sarà… prima o poi! La disoccupazione è un problema da risolvere con un vertice a Roma… ad Aprile! Con calma tutti i nodi arrivano al pettine… per poi restarci? Sembra proprio che tra questi ci sia anche speculare sulle parole. Proprio strumentalizzare alcuni dati sembra che sia diventato l’ultimo sport nazionale e soprattutto, un modello che molti adottano a danno di quelle materie, la cui comprensione non è sempre facile e immediata. Quindi avvalendosi di equivoci e di poca trasparenza c’è chi intorno al grande dilemma pensionistico costruisce teorie e dispensa soluzioni. L’ultimo equivoco è nato intorno alla spesa previdenziale e spesa assistenziale. Come spiega Il Fatto Quotidiano alcuni giornalisti avrebbero:

…sommato i pensionati che usufruiscono di assegni senza aver versato contributi: quelli con integrazione al minimo (6, 9 milioni), con gli assegni sociali (830 mila), i pensionati di guerra (300 mila) e gli invalidi (2, 8 milioni). Deduzione: “Il 46 per cento dei pensionati Inps non ha pagato contributi né tasse”, basandosi su un numero complessivo di assegni di 23 milioni (che nel 2012 però è di 21 milioni).

Se sul numero dei pensionati la percentuale è corretta, sull’ammontare della spesa no. La somma per quelle voci, infatti, ammonta a 32 miliardi su una spesa complessiva, nel 2012, di 249 miliardi. Il fatto è che, come spesso capita, si somma la spesa previdenziale, quella che serve direttamente a coprire le posizioni contributive, con quella “assistenziale” che copre altre voci. Il problema è che questa distinzione non è chiara nemmeno da parte delle istituzioni preposte, compresa l’Inps. Oltre alle voci sopra indicate ci sono quelle che vengono contabilizzate nel suo enorme bilancio: l’assistenza al reddito (cassa integrazione, disoccupazione) per 22,7 miliardi, la spesa socio-assistenziale (malattia, maternità, etc.) per 10,4 miliardi e altre spese ancora. Di tutto questo, la fiscalità generale si fa già carico visto che, nel 2012, i trasferimenti statali all’Istituto hanno superato i 94 miliardi. Una cifra cospicua, frutto anche della fusione avvenuta con l’Inpdap che ha portato nell’Istituto un disavanzo di circa 9 miliardi.

Quali sono le spese previdenziali?

Distinguiamo tra Previdenza in senso stretto e Ammortizzatori sociali.

Nella prima:

  • Pensioni di invalidità,vecchiaia e superstiti
  • Liquidazioni per fine rapporto di lavoro
  • Indennità di malattia, infortuni e maternità

Nella seconda:

  • Indennità di disoccupazione
  • Assegni di integrazione salariale

 Quali sono le spese assistenziali?

Anche qui vanno distinte le prestazioni in denaro e le prestazioni in natura.

Le prime sono:

  • Pensioni sociali
  • Pensioni di guerra
  • Pensioni di invalidità civile
  • Pensioni ai non udenti e ai non vedenti

Nella seconda:

  • Servizi deglia sili nido
  • Servizi delle strutture socio-assistenziali

Quale potrebbe essere una delle tante soluzioni per risolvere l’annoso problema pensionistico?

In sostanza, al di là dei dati e delle parole, l’unica soluzione sarebbe quella di ripartire dai versamenti effettuati. Bisognerebbe far chiarezza tra chi una pensione, anche di importo elevato, l’ha costruita in anni di lavoro e chi invece ha usufruito di agevolazioni e ora prende un assegno mensile che è nettamente più vantaggioso rispetto ai contributi versati.

 

I nostri 7 giorni: quando cambia menu l’Italia?

7-giorni-tuttacronacaLuca Parmitano ha terminato la sua missione e lunedì mattina, alle 3.49, toccherà nuovamente il suolo. Chissà come gli apparirà la Terra “dal suolo”. Niente più cime innevate, alberi a ricoprire le brutture e distanze che tutto appianano. Abituato, letteralmente, a guardarsi attorno e vedere lo spazio infinito, come si ritroverà in mezzo a muri di burocrazia e macerie di quella che era l’Italia? Viene da chiederselo, perchè nella suoi 166 giorni di lontananza ci ha abiuati a spazi infiniti e ha condiviso con noi la bellezza del Mondo… visto dall’alto! Mancheranno a noi quelle foto che offrivano uno sguardo d’insieme che permetteva di vedere oltre. Ce lo chiediamo perchè in questi 7 giorni il tempo è trascorso ma tutto è rimasto uguale. Abbiamo continuato ad assistere ai soliti dibattiti, le solite prese di posizione, le solite proteste. La settimana è iniziata con i riflettori puntati sul ministro Cancellieri e Giulia Ligresti, con il primo che difendeva il suo operato e la seconda che, libera dalle sbarre, andava a fare shopping. Perchè in Italia possono cambiare volti e nomi, ma resta quel essere “amico di…” Ed ecco che ci si chiede: una questione umana, deve valere per un singolo, o la legge è davvero uguale per tutti? La fiducia nel sistema crolla, così come si sta sgretolando poco alla volta anche il Pdl, con quella lotta intestina che ormai è incarnata in Berlusconi e Alfano: se anche il “braccio destro” viene amputato perchè si permette di pensare con la sua testa, che ne sarà degli altri. Il governo intanto va avanti, prendendo tempo, parlando di una crisi dalla quale si uscirà “poi”, “un domani”, “un giorno”. Ora quel giorno è stato individuato a fine 2014. La teoria dei piccoli passi può anche andar bene, quando il tempo c’è e quando quei piccoli spostamenti in avanti si possono toccare con mano. Il problema sorge quando chi fa queste promesse non appartiene a quella categoria che si trova a dover chiedere costantemente aiuto ai genitori, ai parenti, agli amici per poter continuare a sopravvivere. Perchè tempo non c’è, non più. Quindi ora che Parmitano torna cosa gli offriremo? Il menù è variegato, ma non è mutato. Le lotte intestine proseguono anche nel Pd, un tempo erano le primarie che mettevano in contrapposizione Renzi e Bersani. Ora c’è Renzi contro il resto di un partito che crea scalpore anche solo per i tesseramenti. Un partito che tra i suoi esponenti ha il sindaco di Roma che pedala sempre più da solo e che si ritrova a fare i conti con l’ennesimo scandalo, quello dell’Atac, che ci mostra una volta di più quanto radicata e profonda sia la corruzione. E se non bastasse, si specula anche sulle tragedie, come la cresta sulla New Town de L’Aquila ha dimostrato. Con cosa addolciremo il ritorno del nostro uomo delle stelle?

7giorniMa ripercorrendo questa settimana non si può non ricordare anche il giallo sulla morte della 28enne Simona Riso, così come le migliaia di vittime del supertifone Haiyan che ha investito le Filippine. E non possiamo certo scordarci del clamore suscitato dall’apprendere la notizia delle baby squillo del Parioli, con la madre della più giovane delle due, appena 14enne, che la spingeva a vendere il suo corpo. La deriva di una generazione spesso abbandonata a se stessa, figlia di adulti che, forse, non sanno più comunicare con coloro che rappresentano il nostro futuro. Li si lascia da soli, magari in balia di web e televisione dove vengono appresi comportamenti rischiosi per la vita e modelli irraggiungibili che mettono a serio rischio la salute. Come la nuova moda dello svenimento indotto, ma anche quell’ideale di magretta del Thigh Gap e l‘anoressia che colpisce sempre più i giovani. E la tv questa settimana ha fatto parecchio discutere per quanto capitato ad Anna Oxa nel corso della trasmissione Ballando con le stelle. Se la settimana scorsa c’erano state polemiche, sabato l’artista è tornata ad esibirsi solo per infortunarsi e cadere a terra. La diretta è poi continuata, scatenando le ire del Codacons. Per fortuna il tubo catodico riesce anche a strapparci qualche sorriso prendendo spunto da personaggi positivi, ecco allora che arriva l’imitazione di Papa Francesco offertaci da Crozza: quel frigo sulle spalle forse non ci ricorda i nostri “pesi quotidiani”? E per chi era stanco di preoccuparsi (o disperarsi) sul proprio futuro con il sempre discusso tema delle pensioni, c’è stata la possibilità di guardare a un futuro più prossimo che riguardasse altro, con più precisione, la situazione del Milan, che si prepara a dire addio non solo allo storico ad Galliani ma, pare, anche all’intero clan Raiola, Mario Balotelli in testa. Per fortuna a gennaio sarà di nuovo stagione di calciomercato e, almeno per un po’, vedremo le cose cambiare veramente, anche se si tratta solo di panchine calcistiche. Un piccolo cambiamento però c’è stato anche in classifica: la Juve ha battuto il Napoli raggiungendo il secondo posto in classifica dietro alla Roma che si è dovuta fermare al pareggio. E proprio al Sassuolo è bello pensare: veniva considerato la Cenerentola del campionato, eppure ha guardato “dentro se stessa” dopo un’incredibile batosta contro l’Inter e ha imboccato un’altra strada. Noi vogliamo dare il bentornato a Parmitano con un augurio che riguarda tutti quanti noi: che anche se siamo “incastrati” in una vita che non ci appartiene, riusciamo a renderci conto che cambiare direzione è possibile (certo, non facile).

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Biglietti clonati e fondi neri: lo scandalo dell’Atac che fa infuriare i cittadini

atac-tuttacronacaE’ stata pubblicata da Repubblica un’inchiesta, con le firme di Daniele Autieri e Carlo Bonini, che ha svelato un giro di biglietti clonati e fondi neri creato dall’Atac di Roma per finanziare la politica capitolina.E da quando è apparsa, si sono scatenate le polemiche. Il giro sarebbe nato dopo l’elezione di Alemanno nel 2008 e sarebbe iniziato con un “patto bipartisan” al fine di mettere tutti d’accordo per quel che riguarda la gestione dei trasporti pubblici della Città Eterna. Per l’operazione si sono spesi 70 milioni di euro all’anno di fondi neri, poi recuperati grazie a tanto complesso quanto ben organizzato sistema basato sulla produzione di “titoli di viaggio”, ossia i comuni biglietti dei mezzi pubblici,  clonati e non fatturati, poi immessi nel circuito dei rivenditori. Così facendo si sarebbero recuperti, annualmente, 70 milioni di euro da suddividere tra i partiti della scena politica romana. Tali biglietti falsi sarebbero stati prodotti nella sede Atac, grazie a personale compiacente che da tempo lavorava per l’azienda.

Così: l’Atac stampa biglietti per autobus e metro. E i biglietti sono denaro. Chi ha le mani sui biglietti, ha le mani sulla cassa. E se quella cassa è in parte in chiaro e in parte in nero, perché quei biglietti sono in parte veri e in parte falsi, chi ha le mani sull’Atac ha di fatto le mani su una banca che batte moneta. Già, “i biglietti falsi”. E’ una truffa che può costare all’Atac anche 70 milioni di euro l’anno, perché consente di immettere sul mercato milioni di titoli di viaggio contraffatti.

La truffa sarebbe stata ideata intorno al 2000 e nel tempo vi avrebbero fatto ricorso tanto manager, politici e locali quanto parlamentari anche perchè per “preservare” il sistema era necessario che venissero coinvolti tutti e che tutti potessero beneficiare di quel denaro sottratto all’azienda. Denaro sottratto, di conseguenza, ai cittadini. Mentre nessuno tra quelli che ne erano a conoscenza parlava.

Ovviamente la reazione è stata immediata sul web, con tweet di sfogo e la creazione di una pagina in Facebook, Roma non paga l’Atac. Per domani, inoltre, è stata organizzata una manifestazione che prevede un presidio sotto l’edificio della Sede Legale di Atac, al 45 di via Prenestina. Romani e non accomunati dall’utilizzo quotidiano dei mezzi pubblici gestiti da Atac, sfibrati da anni di disservizi, ritardi e malfunzionamenti. I motivi della protesta sono espressi senza mezzi termini:

Milioni di cittadini inconsapevoli per oltre un decennio hanno inconsapevolmente finanziato il peggior malaffare di chi usurpa la politica e in realtà pensa solo ai propri interessi e non al bene della collettività. Quelle risorse sarebbero state importantissime per ripianare i buchi dell’atac e finanziare una mobilità sostenibile, risolvere i tanti problemi delle aree periferiche non coperte da alcun mezzo, potenziare le linee, evitare i rincari, garantire mobilità notturna e diurna come avviene in tutte le grandi città del mondo.

In attesa che si faccia piena luce sulla vicenda, si vuole mettere in atto uno “sciopero del biglietto”. Quello che si richiede, inoltre, è che i vertici di Atac non vengano azzerati per far spazio a nuove proposte e investimenti straordinari per migliorare la rete dei mezzi pubblici della capitale, travolta dall’ennesimo scandalo. Anche i politici ora chiedono spiegazioni. Come Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, che ha chiesto al sindaco Marino di aprire un’indagine interna  al Comune £perché la vicenda è talmente inquietante che richiede un immediato e puntuale chiarimento”. Lapidario anche il commento del Primo Cittadino: “Se ci sono dei colpevoli, di qualunque partito siano, spero che siano arrestati e che venga buttata la chiave”.

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In Cina i tombini diventano artistici…

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I tombini sono sicuramente utili, ma anche decisamente brutti. Così per arricchire l’arredo urbano e attirare l’attenzione di turisti e cittadini, Changsha, città della centrale provincia cinese di Hunan, si trasforma nella capitale del 3D e fa diventare artistico questo anti estetico elemento indispensabile per la città.  In occasione della Shuguang 798 Urban Experience Gallery, in città sono stati esposti, nelle ultime settimane, oltre 50 disegni, tutti in 3 dimensioni. L’iniziativa sembra molto apprezzata da residenti e visitatori. Soprattutto dai più piccini, a bocca aperta di fronte a Spiderman intento a fuggire dalle fognature e agli Angry Birds del noto videogame…

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Quegli aumenti prossimi venturi, in pole position la carne!

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Sapere da dove arriva la carne che mangiamo potrebbe costarci caro. I consumatori infatti potrebbero dover pagare un possibile aumento sul prezzo della carne anche fino al 90%. A mettere in guardia i cittadini dell’Eurozona è stata la Commissione Europea. La notizia è stata riportata dal Spiegel Online.

La decisione è sorta dopo la scoperta di carne equina in prodotti che invece sponsorizzavano carne di manzo. Si è quindi deciso a livello europeo che si dovesse agire e porre il marchio di provenienza obbligatoriamente sulle confezioni, ma tale operazione potrebbe alleggerire di molto le tasche dei consumatori. I costi saranno elevati anche per i controlli che andranno effettuati sulle etichettature in modo da non poter ingannare il consumatore finale con un marchio contraffatto. naturalmente l’intera operazione avrà dei costi che faranno di conseguenza lievitare i prezzi. Diventeremo tutti vegetariani?

Il Premier ricorda la tragedia del Vajont: mai più cittadini di serie A e B

vajont-letta-tuttacronacaIn occasione del 50° anniversario della tragedia del Vajont, il Premier Letta si è recato nel Bellunese, in visita ai luoghi della memoria, come il cimitero monumentale di Fortogna, vicino a Longarone, dove si trovano le lapidi delle 1910 vittime della tragedia. “Dobbiamo cambiare la filosofia dell’emergenza. Non è possibile che nel nostro Paese ci siano emergenze in cui i cittadini siano di serie A e di serie B a seconda del peso politico dei territori. I nostri cittadini sono tutti di serie A.” E visto che abbiamo il dovere di guardare alla Storia per imparare, ha aggiunto: “Nella legge di stabilità ci sarà una norma che stanzierà quei 50 milioni di euro che sono frutto della vendita degli aerei di Stato per la Protezione civile. E’ questo uno degli aspetti sui quali dobbiamo spingere”. Enrico Letta ha anche citato il Presidente Napolitano, che il 9 ottobre aveva ricordato come il Vajont non fu una classica fatalità, ma la conseguenza di drammatiche colpe umane, di cui non vanno taciute le responsabilità, aggiungendo che “è così che le Istituzioni si devono comportare oggi 50 anni dopo il Vajont. Perchè delle contraddizioni devono farsi carico”. E ancora: ”E’ importante celebrare i 50 anni del Vajont soprattutto per le importanti contraddizioni che questa storia ci ha consegnato: Mancanza dello Stato, mancanze pesanti del nostro sistema e, Oggi, una nuova attenzione rispetto al territorio e alla sicurezza dei cittadini”. Ma le parole del Premier ricalcano anche quelle di Franco Gabrielli: “Bisogna lavorare – ha aggiunto – perche’ il tema del dissesto idrogeologico trovi risposte, perchè le trovi la montagna, perchè le trovi il nostro territorio reso meno fragile con regole giuste ed un uso del suolo diverso rispetto al passato”. Rispondendo ai cronisti sulle istanze di autogoverno provenienti dai territori in montagna, il premier ha detto che “il tema dell’autogoverno e della specificità della montagna lo considero essenziale, ed è una delle questioni dell’agenda”.

Sesso su una rampa con una prostituta, il degrado di Roma denunciato sul web

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Il sesso a pagamento continua a essere un grave disagio per gli abitanti del quartiere Prati Fiscali a Roma. Se di giorno la zona è un luogo residenziale e commerciale come tante aree della capitale, appena dopo il tramonto il quartiere si trasforma e decine di prostitute affollano le strade. Camminano lungo i marciapiedi a pochi passi dalle abitazioni, amplificando il degrado e rendendo difficile la vota agli abitanti del quartiere. Un utente, giorni fa ha deciso di fotografare una coppia intenta a consumare un rapporto sessuale sulla rampa di un noto negozio del quartiere, proprio per denunciare il livello a cui si è arrivati negli ultimi tempi. Sembra che la città sia stata abbandonata a se stessa e sono i cittadini a rimanere vittima dell’aumento di attività criminali.

 

Ad Agrigento i cittadini s’improvvisano addetti ai tombini

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Le piogge stanno creando molti disagi in Italia e la paura di alluvioni si fa sempre più spazio tra i cittadini e così i residenti ad Agrigento si sono dati appuntamento in piazza per aprire e pulire i tombini visto che l’amministrazione comunale non lo fa da anni. C’è anche chi scatta una foto e la invia tramite Twitter a diversi media per denunciare quanto sta avvenendo in città.

 

Paese sotto shock, gli uccelli attaccano nel Viterbese: 9 feriti

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Chi pensava che Alfred Hitchcock con “Gli Uccelli” avesse raccontato un evento ai limiti dell’immaginazione si sbagliava. Gli uccelli attaccano l’uomo e lo sanno bene gli abitanti di Canino, in provincia di Viterbo. Il paese è sotto shock a causa di una coppia di allocchi che attaccano le persone e già 9 feriti sono stati curati nell’ospedale locale. La Forestale ha posizionato due gabbie con la speranza di poterli catturare.  Non è comunque la prima volta che accade già tempo fa gli uccelli avevano attaccato l’uomo in Kentucky. 

 

Venezia vittima dei writers, sfregiati i palazzi storici e religiosi

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Venezia e la lotta contro i writers scatenati. Disegni e scritte che imbrattano i più bei palazzi storici e i monumenti religiosi della città che regala a milioni di turisti la magia dei suoi canali e il fascino dei riflessi degli edifici sull’acqua. Il degrado ha stretto in una morsa Venezia che si trova attraversata dalle navi da crociera sull’acqua e dalla vernice nelle strade.  È una battaglia fra chi di giorno pulisce e chi di notte imbratta, ma è anche una battaglia contro il portafoglio: per cancellare i graffiti servono soldi e non pochi. Basta vedere l’elenco dei monumenti danneggiati dai writers per capire il danno ingente che sta subendo notte dopo notte la città:

Graffiti sulle mura perimetrali di San Cassiano e a Santa Maria Mater Domini: le scritte sono state ripulite, così come quelle a Santa Maria Mater Domini, ma qui solo in parte: sono finiti i soldi. I 14mila euro investiti non sono bastati.

Oggi in soccorso dei parroci, ma anche dei cittadini che vedono le proprie case imbrattate, arriva il Comune: «Punteremo a sistemare delle telecamere in modo da difendere i luoghi di culto e gli edifici storici da chi vuole sporcarli», afferma l’assessore ai Lavori pubblici, Alessandro Maggioni. Maggioni va anche oltre ipotizzando in tempi brevi anche una sorta di mobilitazione sul tipo delle giornate “ambientaliste” organizzate per raccogliere i rifiuti e i detriti sulla spiaggia o nei parchi.

Chi non ricorda la questione degli scuri dei negozi nelle parti posteriori del Ponte di Rialto insozzati dai writers? Solo pochi mesi fa il Comune insieme ai negozianti del posto, grazie al progetto di restauro del Ponte, è riuscito a pulire piazzando anche delle telecamere a circuito chiuso.

Incostituzionale colpire solo una fascia di cittadini.

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La tassa sui ricchi non si può applicale lo ha stabilito la Consulta avendo riscontrato un’incostituzionalità in un comma  del decreto legge 98 del 2011. La norma censurata disponeva infatti un contributo perequativo per le pensioni oltre i 90 mila euro lordi. Contributo che la Corte Costituzionale considera di natura tributaria e in cui ravvisa “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini”.  Questa  decisione sicuramente provocherà problemi al ministro del Lavoro, Giovannini, che aveva già annunciato che i futuri provvedimenti sull’occupazione sarebbero stati finanziati anche tassando le pensioni d’oro.

Si afferma il principio dell’uguaglianza dei cittadini come previsto dalla Costituzione, quindi anche per quei cittadini che percepiscono redditi più elevati non è possibile applicare un criterio discriminatorio che va a colpire un’unica categoria.

A sollevare la questione di legittimità costituzionale di fronte alla Consulta è stata la Corte dei Conti, sezione giurisdizionale per la Regione Campania, a seguito del ricorso di un magistrato presidente della Corte dei conti in quiescenza dal 21 dicembre 2007 e titolare di pensione superiore a 90mila euro: nel mirino, il comma 22.bis dell’art.18 del decreto-legge 98 emanato il 6 luglio 2011, contenente disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria.

D’altra parte chi percepisce un reddito elevato è già sottoposto, in base al criterio di progressività della tassazione italiana, a dover versare all’erario un contributo più elevato di chi invece ha un reddito più basso. La tassa applicata quindi sui pensionati che hanno più di 90mila euro annui è una incostituzionalità che va a gravare solo e unicamente su una certa fascia di cittadini, oltre tutto pensionati. Una vera e propria “disparità di trattamento”.

“L’intervento – si legge in sentenza – riguarda, infatti, i soli pensionati, senza garantire il rispetto dei principi fondamentali di uguaglianza a parità di reddito, attraverso una irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi”.

 

Fiorello, l’Europa e una strizzatina di…

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Fiorello non si sente cittadino europeo e lo dice a gran voce dai microfoni de “L’Altra Europa” trasmissione trasmessa da Radio24 e condotta da Federico Taddia.

Nell’intervista andata in onda oggi alle 10,00 il noto showman afferma:

“Non mi sento per nulla cittadino europeo, perché ancora non mi hanno fatto sentire di essere anche europeo. Non so quanto gli altri italiani si sentano europei. Perché secondo me è l’Europa stessa che ci tiene lontani: sembriamo sempre la causa di tutto. Forse sto dicendo cose impopolari, ma Francia e Germania sembrano un po’ i fighetti della situazione e le altre nazioni sembrano tutte di Serie B. O si è tutti uniti o non si è tutti uniti: ogni volta che c’è uno stato in difficoltà si è tutti pronti a dargli addosso. Tutta questa unità non la vedo: in questo momento all`Europa bisognerebbe proprio dare una strizzatina alle p***e”.

Napolitano alle Fosse Ardeatine!

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è recato alle Fosse Ardeatine per ricordare il massacro compiuto il 24 marzo 1944 a Roma dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia in seguito all’attentato di via Rasella, il giorno prima, ad opera di partigiani italiani che uccisero 32 soldati tedeschi.

Nel 69° anniversario della ricorrenza il Presidente della Repubblica si è appellato all’unità del Paese e al benessere dei cittadini. Napolitano ha richiamato anche il dovere di dare continuità alle istituzioni. Poi si è fermato con i ragazzi delle scuole nel cortile delle Fosse Ardeatine.

L’ITALIA ALLA DERIVA… dati ISTAT-CNEL, non c’è più futuro?!

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In Italia, tra il 2010 e il 2011, l’indicatore della ‘grave deprivazione’ sale dal 6,9% all’11,1%, cio’ significa che 6,7 milioni di persone sono in difficolta’ economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Si tratta di individui in famiglie con 4 o piu’ sintomi di disagio in un set di 9.

Il primo senza dubbio è il potere d’acquisto che in Italia durante la crisi è crollato, scendendo del 5% tra il 2007 e il 2011.  Il rapporto fa notare come la contrazione del potere d’acquisto si sia riflessa solo in parte sulla spesa per consumi finali delle famiglie, calata in termini reali dell’1,1%. Ecco che i cittadini hanno cercato di mantenere il proprio standard di vita attingendo ai risparmi accumulati o risparmiando meno. Infatti la propensione a mettere da parte le risorse è scesa dal 15,5% del 2007  all’11,5% del secondo trimestre 2012, accelerando il calo iniziato nel 2006. Inoltre in Italia la crisi ha aggravato le disuguaglianze: nel 2011 il 20% più ricco della popolazione ha ricevuto un reddito di 5,6 volte superiore a quello del quinto più povero. Si tratta di un valore superiore alla media europea. Infatti, spiega il rapporto, dal 2004 la concentrazione della ricchezza è tornata a salire, pur restando inferiore a quella degli anni ’90, e la quota di ricchezza totale posseduta dal 10% più benestante è aumentata nel 2010 al 45,9% (era al 44,3% nel 2008).

In Italia, tra il 2010 e il 2011, l’indicatore della ‘grave deprivazione’ sale dal 6,9% all’11,1%, ciò significa che 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Si tratta di individui in famiglie con 4 o più sintomi di disagio in un set di 9. Lo rileva il rapporto Bes Istat-Cnel.  Il rapporto spiega come la grave deprivazione materiale sia una misura associata agli indicatori di povertà monetaria, ma non a essi totalmente sovrapponibile. Secondo la metodologia Eurostat si presenta, appunto, quando si manifestano quattro o più sintomi di disagio economico su un elenco di nove. Nel 2011, dopo la sostanziale stabilità che aveva caratterizzato gli anni precedenti, l’indicatore è aumentato in modo «sensibile» (+4,2 punti percentuali). In particolare è cresciuta la quota di individui in famiglie che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste (dal 33,3% al 38,5%), di non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), un pasto adeguato ogni due giorni se lo volessero (dal 6,7% al 12,3%) e che riferiscono di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2% al 17,9%). Il rapporto Bes indica anche come il rischio di povertà, stimato a partire dal reddito netto disponibile, risulti più elevato della media dell’Ue e abbia raggiunto nel 2010 il 19,6%.

Nei primi 9 mesi del 2012 la quota delle famiglie indebitate, sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2011, ha segnato un balzo, passando dal 2,3% al 6,5%. Lo rileva il rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) di Istat e Cnel, spiegando che il più frequente ricorso al debito, generato in molti casi da mere esigenze di spesa, riguarda importi mediamente più bassi.

Dodici campi, dalla salute al lavoro, dall’ambiente alle relazioni sociali e 134 ‘termometrì per misurare il benessere equo e sostenibile (Bes), con l’obiettivo di monitorare lo stato di salute del Paese con indicatori che vadano «al di là del Pil». Un tema che negli ultimi anni ha registrato un vivace dibattito a livello internazionale e che ora vede l’Italia schierata in prima linea. È questo il lavoro portato avanti dal Cnel e dall’Istat sin dal dicembre del 2010 e oggi arriva a compimento con la presentazione del primo rapporto Bes davanti al capo dello Stato Giorgio Napolitano, al presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini; con la partecipazione del Presidente del Cnel Antonio Marzano e del Presidente dell’Istat Enrico Giovannini. Il Cnel, organo a cui partecipano rappresentanti di associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e del terzo settore, e l’Istat, dove operano esperti della misurazione dei fenomeni economici e sociali, hanno unito le proprie forze per giungere ad un insieme condiviso di indicatori utili a definire lo stato e il progresso del Paese. È stato così costituito un comitato insieme all’associazionismo femminile, ecologista, dei consumatori, a cui si è affiancata una commissione scientifica. A riguardo Istat e Cnel fanno anche notare come la consultazione con i cittadini sia stata ampia. L’impegno è quello di arrivare a una sorta di ‘costituzione statisticà, cioè un riferimento costante e condiviso dalla società italiana in grado di segnare la direzione del progresso. Uno strumento quindi utile anche per la messa a punto delle politiche necessarie al Paese. In particolare, si punta a sintetizzare gli indicatori in modo da elaborarne uno per ciascun dominio, quindi in tutto circa 12, anche per meglio capire miglioramenti e peggioramenti. Infatti, il Bes sarà aggiornato annualmente.

Ma la colpa di tutto questo di chi è? Gli italiani lo sanno e pure troppo bene come evidenziano i dati dell’Istat-Cnel. Cala la fiducia dei cittadini nei confronti della politica e soprattutto quella riposta nei partiti che è stata rilevata ai minimi storici. La media, in un’ipotetica pagella su una scala da 0 a 10, si ferma al 2,3. Voti bassi anche per la fiducia verso il Parlamento (3,6), le amministrazioni locali (4) e la giustizia (4,4).

Sui cassintegrati le banche ci guadagnano!

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Più cassintegrati ci sono, più le banche guadagnano. Quanto? Difficile dirlo con precisione perché ogni istituto di credito fissa il proprio tasso d’interesse sugli anticipi concessi ai cassintegrati e garantiti dal denaro degli ammortizzatori sociali che lo Stato tarda a versare ai lavoratori. Nel caso di banca Intesa, ad esempio, la cosiddetta ”anticipazione sociale” costa 35 euro su un importo prestato di 1.500 euro per una durata di sette mesi ad un tasso annuale effettivo globale del 4,03 per cento. Per Mps, invece, il riferimento sul tasso è l’Euribor a tre mesi, che naviga attorno allo 0,30%, ma nella realtà poi il saggio applicato si decide al momento dell’istruttoria della pratica. In Unicredit, invece, in filiale, non si riesce a spuntare nemmeno un foglietto illustrativo del prodotto ”anticipazione sociale”. In ogni caso una cosa è certa: se si è in assenza di fido, allora scattano interessi che possono variare fra il 14 e il 22 per cento a seconda dell’istituto di credito. Per fortuna che l’anticipazione, come spiega il dettaglio informativo alla clientela di Intesa, prevede l’apertura di ”conto corrente e un’apertura di credito” per sostenere il lavoratore ”in Cassa integrazione guadagni straordinaria o in Cassa integrazione Straordinaria Guadagni in Deroga quale anticipo delle somme che l’Inps verserà a titolo di integrazione salariale straordinaria”.

Un prodotto bancario, insomma, studiato nei dettagli cogliendo l’opportunità dei ritardi di pagamento dello Stato. Del resto la vicenda dell’anticipazione sociale è storia vecchia. Dell’accordo fra l’Associazione bancaria Italiana, Confindustria e i sindacati sulla questione c’è già traccia nel 2009 quando le parti, ”alla luce della situazione economica in atto nel Paese” ritengono ”opportuna la convergenza delle azioni ed il rafforzamento della collaborazione tra gli attori sociali” per dare una mano ai lavoratori ”in attesa del pagamento diretto da parte dell’Inps”. Da allora l’intesa è stata periodicamente rinnovata. E “le banche coinvolte anticipano, per un massimo di sette mesi, un’indennità non superiore ai 900 euro mensili”, come spiega una nota dell’Abi che ha rinnovato fino al 2013 l’intesa siglata con Confindustria e i sindacati.

Del resto i lavoratori spesso non possono permettersi lunghi tempi di pagamento come i quattro mesi di coda provocati dal ministro del Welfare uscente, Elsa Fornero, con i ritardi nel via libera, appena arrivato, alla copertura di 200 milioni per i versamenti 2012 e 2013 della Cassa in deroga (cifra, tra l’altro, secondo i sindacati, inferiore ai 380 milioni necessari). Senza contare che le attese possono anche essere più lunghe: ”Per la cassa straordinaria i tempi di erogazione possono arrivare anche a sei mesi perché tutto è centralizzato – spiegano dall’Osservatorio della Cisl su cassa integrazione e politiche del lavoro – Per quella in deroga, invece, le tempistiche possono variare da regione a regione a seconda della procedura burocratica decisa dall’ente”. Accade così che Regioni come la Calabria lascino a secco i cassintegrati anche per sei mesi, con le tensioni sociali che ne derivano.

E così, l’anticipazione sociale, nata a supporto dei lavoratori, si sta trasformando in un piccolo business bancario.

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