L’autore della strage di Utøya: “Playstation 3 o inizio sciopero della fame”

Anders Behring Breivik-tuttacronaca“Mi costringete all’inferno, non riuscirò a sopravvivere a lungo. Mi state uccidendo e se muoio, tutti gli estremisti e radicali di destra del mondo europeo sapranno precisamente chi mi ha torturato a morte”. A scriverlo in una lettera inviata alla France Presse è Anders Behring Breivik, il serial killer che nel luglio 2011 uccise otto persone con un’autobomba a Oslo, in Norvegia, e 69 laburisti nel campeggio politico di Utøya. Il giovane si trova ora in isolamento nel carcere di Skien ha minacciato lo sciopero della fame se non miglioreranno le sue condizioni detentive. Breivik si lamenta per non aver ricevuto una console per i videogiochi e minaccia d’iniziare uno sciopero della fame per ottenere un miglioramento delle condizioni di detenzione. Per lui, infatti, avere una Playstation 2 al posto della più moderna PS3 è una “tortura”. Come ricorda Crimeblog:

Breivik è stato dichiarato sano di mente e condannato al massimo della pena: 21 anni di carcere. Prima di compiere la sua strage scrisse un manifesto politico di 1500 pagine nel quale, con la complicità dei partiti “amici” d’Europa, auspicava l’espulsione di tutti gli immigrati dall’Europa entro il 2083, ovverosia il 400esimo anniversario del fallito assedio di Vienna da parte degli Ottomani.

Ancora, l’uomo chiede che il suo “salario” settimanale di 36 euro venga raddoppiato e vorrebbe inoltre poter comunicare liberamente con l’esterno tramite Internet e vorrebbe una tecnologia più moderna rispetto alla macchina da scrivere. L’aspetto inquietante, in tutto questo, è che aveva utilizzato proprio la playstation per preparare la strage del luglio di tre anni fa. Fra le altre richieste vi sono la cessazione delle ispezioni corporali e il miglioramento delle condizioni delle sue passeggiate quotidiane. L’uomo ha detto:

Lo sciopero della fame non terminerà finché il ministro della Giustizia Anundsen e il Dipartimento delle carceri non smetteranno di trattarmi peggio di un animale,

Nel suo isolamento dispone di tre celle di otto metri quadri ciascuna: una per dormire, una per studiare e scrivere, l’altra per tenersi in allenamento. A breve l’uomo dovrebbe rendere nota la data di inizio dello sciopero della fame.

Alessandro Di Battista: il grillino che sognava Amici

alessandro-di-battista-tuttacronacaDi Alessandro Di Battista si sente molto parlare, soprattutto dopo l’intervista a Le Invasioni Barbariche con Daria Bignardi, in cui gli si chiedeva un commento sulla fede fascista del padre. La risposta alla giornalista è poi arrivata da Casalino e altri grillini, che alludendo ad Adriano Sofri le hanno chiesto: “Com’è l’aver sposato il figlio di un assassino?” Ma prima di diventare una figura di primo piano all’interno del M5S, Di Battista ha coltivato il sogno di fare l’attore. Franco Bechis su Libero rivela che aveva tentato di partecipare ad ‘Amici’, il talent scout condotto da Maria De Filippi.  “Aveva fatto una buona impressione, ricordano bene i selezionatori. E infatti era riuscito a passare le forche caudine delle prime prove, procedendo e sperando di arrivare nel gruppo che avrebbe poi animato la trasmissione. A pochi passi dal traguardo andò male. E forse è stata la fortuna di Di Battista, perché la mancata carriera da attore gliene ha spalancata una più politica. Tornato in Università si è sudato (2007-2008) un master alla Sapienza in tutela internazionale dei diritti umani”.Prima del Master Di Battista aveva già lavorato come volontario alla Caritas prima in Kosovo e poi in Guatemala, poi è andato a fare l’ufficio stampa presso il Consiglio italiano dei rifugiati, ha fatto uno stage in Congo per l’associazione Amka onlus, è tornato a Roma a fare il ricercatore per la commissione nazionale italiana per l’Unesco.

La Bignardi presa di mira anche da Selvaggia Lucarelli

selvaggia-lucarelli-tuttacronacaDue fazioni contrapposte, all’attatto o in difesa di Daria Bignardi a seguito dell’intervista durante la trasmissione Le Invasioni Barbariche che ha visto in studio il grillino Di Battista. Ora Selvaggia Lucarelli ha a sua volta preso la parola e le rivolge aggettivi del tenore di sadica, schifata, rapita, narcolettica, diabolica, solo per citarne alcuni. Il programma, osserva, da anni sulla cresta dell’onda, regge a share e lotte intestine nel palinsesto di La7 e, anzi, va pure meglio degli anni precedenti. A questo punto Selvaggia traccia un schema tipo del programma,  “quelle certezze a cui lo spettatore è ormai irrimediabilmente affezionato”.

a) la faccia schifata della Bignardi quando davanti a sé ha l’ospite  «la redazione ha insistito tanto». Tra sguardi assassini, smorfie alla Facci e pause per guardare la cartelletta in cerca della domanda più infame come facevano i professori guardando il registro dopo aver pronunciato la frase «Oggi interroghiamo…», l’intervista barbarica denominata «le-stavo-sulle-pa…» è un’esperienza che segna più del divorzio con figli in età adolescenziale. […]

b) la faccia rapita della Bignardi quando, al contrario,  ha l’ospite «Fi.. di legno sarà tua sorella». Le capita, spesso, con gli attori. 

c) l’occhio narcolettico  in presenza dell’ospite «Quando ho finito svegliatemi». Succede con gli ospiti nei confronti dei quali prova una totale, plateale, smaccata indifferenza. Le è successo con Belen. […] 

d) l’intervista «Esci da quel corpo!». Ogni tanto, Daria, è vittima di una possessione demoniaca che la coglie in momenti del tutto imprevedibili. Come la piccola Regan de L’esorcista,  lei è lì che discorre amabile con l’ospite di turno, e tra sorrisi e convenevoli a un certo punto le scappa una frase che è generata da il Male. Da Belzebù.[…] 

e) l’intervista  «quanto m’attizza la piccozza». Daria nutre una misteriosa e viscerale passione per gli alpinisti. Li intervista tutti. 

E non può mancare la conclusione con l’ultimo affondo: 

La ragione di certe infatuazioni di Daria non la conosce nessuno, come del resto nessuno ha ancora ben capito perché al suo invito dicano tutti sì, nonostante  la graticola che attende l’ospite. Diciamo che l’intervista barbarica è una sorta di chiamata alle armi: bisogna dire sì, nella viva speranza di non starle sulle ba….

 

“Sono stato becero. Come lei”: Rocco Casalino vs Daria Bignardi

rocco-casalino-tuttacronacaL’ex gieffino Rocco Casalino, ora in forze al Movimento 5 Stelle, dopo aver scritto una lettera aperta a Daria Bignardi a seguito dell’intervista ad Alessandro Di Battista nel corso della trasmissione a “Le invasioni barbariche”, rilascia due interviste a La Stampa e a Repubblica. “È come se si fosse chiuso un ciclo. Come se, 15 anni dopo, mi fossi messo definitivamente alle spalle l’esperienza del Grande Fratello”, spiega. Daria Bignardi “la consideravo un’amica. Fu la prima a intervistarmi quando uscii dalla casa. E adesso ci confrontiamo su un piano diverso. Di lei mi fidavo. Invece ci ha teso una trappola”.  Commentando il suo post spiega: “Sono stato becero. È vero. Come è stata becera lei. Noi siamo stati vittime di un trattamento violento. E io ho cercato di farle capire come ci si sente in certi momenti”. E ancora: “Ho usato lo stesso metro che ha avuto lei in trasmissione quando ha chiesto a Di Battista se da bambino non lo facesse stare male avere un padre fascista”.  “Anch’io ho fatto una domanda. Ho provato in privato. Via sms. Non mi ha risposto. Allora ho scelto il blog”. E ribadisce: “Prima Daria ha messo in relazione Di Battista e il fascismo. Poi ha fatto entrare Augias e gli ha fatto dire che i nostri militanti hanno atteggiamenti squadristi. Uno schema chiaro. Al quale suo marito, Luca Sofri, non è estraneo. Nella pausa pubblicitaria le suggeriva all’orecchio le cose da dire”. Ancora, Casalino tiene a sottolineare:Sono un attivista e un professionista – dice al quotidiano diretto da Ezio Mauro -, ma prima di tutto attivista. Se c’è da lottare, lotto”. “Siamo in pieno bipolarismo: noi contro la casta – dice a proposito delle parole del premier a difesa di Daria Bignardi -. E la casta si difende. Letta si occupi dei problemi del Paese”.

Casalino: “Cara Bignardi, com’è l’aver sposato il figlio di un assassino?”

daria-bignardi-tuttacronacaUna lettera aperta indirizzata a Daria Bignardi è apparsa sul blog di Beppe Grillo, a firma Rocco Casalino, che oggi lavora alla comunicazione di M5S ma che anni fa prese parte a Grande Fratello quando alla conduzione c’era proprio la giornalista: “Cara Daria Bignardi, ti propongo questa riflessione sulla trasmissione di venerdì sera. Come sarebbe per te – si legge – se ti invitassi a una trasmissione tv e le domande fossero: come si sente tuo figlio a scuola ad avere il nonno mandante di un assassino? Come è l’aver sposato il figlio di un assassino?”.   “E se insistessi su questa domanda come hai fatto tu per il padre ex fascista di Di Battista? E se dopo aver avuto te ospite invitassi uno scrittore che invece di parlare del suo libro raccontasse di cosa è stato Lotta continua e di cosa pensa di te? E se questo scrittore utilizzasse il suo tempo non per parlare del suo libro ma per denigrare te che, oltretutto, saresti impossibilitata a difenderti? Tu penseresti che io sia stato corretto come conduttore o penseresti che questo invito sia stato una trappola ben orchestrata per far prevalere una idea e una tattica precostituita? Ad esempio che il MoVimento 5 Stelle e i suoi parlamentari sono squadristi”. E ancora: “Con una grande abilità sei passata dal papà fascista (tra l’altro, ex fascista, ora vota m5s) ad Augias che ci dipinge come neofascisti. Ma assomigliate più voi a quel regime, voi che utilizzate tecniche da istituto luce, o noi che volevamo solo evitare che andassero 7,5 miliardi di euro alle banche? 7,5 miliardi che pagheremo noi tutti, tu e la tua famiglia comprese”, conclude Casalino.

Yara Gambirasio e l’imprenditore che forse conosce l’assassino

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Ci potrebbero essere novità sul caso Yara. Ieri, in Procura a Bergamo, gli inquirenti hanno sentito per oltre due ore un giovane bergamasco. L’uomo, secondo Quarto Grado,  è un albergatore originario di un paese che dista cinque chilometri da Brembate di Sopra e non era mai stato sentito dagli investigatori nè era mai stato sottoposto al prelievo del Dna. Per la trasmissione, che andrà in onda questa sera su Retequattro, il giovane, che non è formalmente indagato, ma sul quale sono in corso ulteriori accertamenti, ha dichiarato ai microfoni di Quarto Grado di avere alcuni amici il cui Dna è stato confrontato con quello dell’assassino di Yara (‘Ignoto 1’). Il ragazzo, inoltre, avrebbe risposto anche a domande su suoi conoscenti impiegati – ai tempi della scomparsa di Yara – nei lavori di costruzione del centro commerciale di Mapello. La trasmissione svelerà, inoltre, che tra i numerosi capelli, peli e tessuti epiteliali repertati sul corpo di Yara Gambirasio nel campo di Chignolo d’Isola, alcuni non appartengono alla giovane nè sono di origine animale. La notizia è stata data questa mattina, in un incontro di tre ore, alla titolare delle indagini, il pm Letizia Ruggeri, dal dottor Carlo Previderè, ricercatore del Dipartimento Medicina Legale e Scienze Forensi dell’Università di Pavia, nominato consulente della Procura di Bergamo. I reperti saranno ora ulteriormente analizzati per tentare di risalire ai gruppi etnici di appartenenza e, se lo stato di conservazione lo permetterà, all’individuazione di precisi profili genetici.

L’omicidio di Fondi: fermato il figlio della vicina

omicidio-fondi-tuttacronacaAnche un secondo uomo è stato fermato dai carabinieri in relazione alla rapina in una casa a Fondi, in provincia di Latina, dove il cadavere di una donna è stato rinvenuto imbavagliata e legata. In precedenza era stato fermato un immigrato nordafricano ma i militari hanno sempre ipotizzato la presenza di un’altra persona. Il secondo fermato è il figlio della vicina della vittima, anche lei rapinata e picchiata selvaggiamente. A scoprire il cadavere della 57enne Silvana Cerro è stata la figlia.

La tragica morte di una 57enne: imbavagliata, legata e uccisa

carabinieri-tuttacronacaAveva 57 anni Silvana Cerro e viveva a Fondi, in provincia di Latina. E proprio qui, nella sua abitazione, la figlia ha trovato il corpo della donna, imbavagliata, con uno straccio in gola che probabilmente l’ha soffocata, e immobilizzata in più punti con il nastro adesivo. I carabinieri pensano si tratti di una rapina degenerata in tragedia.  Per i carabinieri si tratta di una rapina degenerata in tragedia. Gli assassini, secondo gli investigatori sarebbero in due, hanno anche ferito la vicina 78enne del piano di sotto, Concetta Lauretti, dopo averle portato via denaro e qualche gioiello e averla ferita brutalmente. La donna è stata soccorsa dagli uomini del 118. Quello che i militari non riescono a spiegare, è il motivo di una simile violenza. In passato, la vittima era stata coiunvolta in un giro di droga, ma tale particolare al momento non sembra ricollegabile ai fatti. Nel frattempo, i carabinieri hanno fermato e portato in caserma un immigrato nordafricano per accertamenti. Il presunto complice invece sarebbe riuscito a sfuggire ai militari.

Ha un volto l’assassino di Bari: è un 18enne nigeriano

caterina-susca-omicida-bari-tuttacronacaNwajiobi Donald, 18enne nigeriano, ha confessato l’omicidio della 60enne Caterina Susca, strangolata l’11 novembre nella sua casa di Torre a Mare, a sud di Bari. A incastrarlo, in base alle prime indiscrezioni, anche i risultati degli accertamenti scientifici. Restano però non pochi dubbi sul movente e sulle dinamiche dell’omicidio. Al momento c’è anche un altro indagato. Si tratta di un 30enne ghanese che era stato trattenuto per accertamenti per 24 ore in questura e rilasciato martedì sera. Stando a fonti della procura, il ragazzo, regolarmente residente in Italia, ha confessato di aver compiuto il delitto nell’interrogatorio a cui è stato sottoposto, durante il quale gli sono state contestate le “numerose prove a carico raccolte nelle ore immediatamente successive alla feroce aggressione”. L’autopsia e gli accertamenti utili a ricostruire la dinamica del delitto verranno compiuti venerdì. Secondo quanto dichiarato dal procuratore aggiunto Annamaria Tosto, determinante per la soluzione del caso è stata la collaborazione dei cittadini, con i vicini di casa della vittima che avevano chiamato le forze dell’ordine e con uno di loro che aveva anche scattato una fotografia a un uomo che stava scappando. “Per la rapida soluzione del caso – si legge in una nota della Procura di Bari – è stata determinante l’attività svolta, sotto la direzione del dott. Luigi Rinella, dalla Squadra Mobile della questura di Bari che, grazie anche alla fattiva collaborazione dei cittadini, ha sviluppato e verificato con tempestività ed intuito tutti gli spunti investigativi disponibili pervenendo all’identificazione del presunto autore del reato”.

L’assassino buddhista che chiede cibo vegetariano e maestro zen

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Catello Romano, detenuto stabiese sottoposto a regime di 41 bis nel carcere di Novara, ha diritto al menù vegano e potrà vedere il maestro Zen. Lo ha deciso con sentenza la Cassazione dando ragione al killer di camorra, reo confesso, che a 19 anni prese parte all’omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino. Catello Romano si è dichiarato buddhista e in considerazione dei diritti di libertà di culto riconosciuto nella nostra costituzione il killer ha diritto al suo menù e alla sua guida spirituale.

 

Delitto di Udine: il killer avrebbe potuto uccidere ancora

nicola-garbino-tuttacronacaSecondo il Gip Paolo Lauteri, Nicola Garbino, il killer di Silvia Gobbato, poteva uccidere ancora. Per l’uomo, che assistito dall’avvocato Manlio Bianchini ha confermato davanti al Gip e al pm Marco Panzeri quanto già riferito in precedenza agli inquirenti, è stato convalidato l’arresto. Stando a quanto ha raccontato, l’intenzione era di rapire Silvia minacciandola con un coltello per poi chiedere un riscatto. La donna ha però reagito tentando di resistere e per questo lui l’ha colpita con oltre 12 coltellate. Garbino avrebbe anche messo una mano sulla bocca dell’avvocatessa per tentare di zittirla, ma lei ha ugualmente gridato: “Ho pensato che con tutto quel rumore potesse sopraggiungere qualcuno, ho pensato di scappare ma all’improvviso l’ho colpita con una coltellata, credo alla pancia. L’ho quindi colpita con altre coltellate, non ricordo né il numero delle coltellate inferte, penso comunque una decina, né l’esatta ubicazione dei colpi”. L’uomo è quindi fuggito quando ha sentito il rumore di qualcuno che si avvicinava: “Ero convinto, però, che sarei stato preso dai carabinieri. Per tornare verso la macchina mi sono diretto di nuovo verso il luogo del delitto, ma a un certo punto venni bloccato da un agente della municipale di Tavagnacco”. L’agente l’ha invitato a tornare sui suoi passi, essendo la zona presidiata dalle forze dell’ordine. E’ allora che Garbino ha chiesto al vigile un passaggio in auto “per tornare verso il parco del Cormor”, in direzione del cimitero, “dove avevo lasciato la macchina”. Essendosi visto negare il passaggio, ha quindi percorso a piedi un tratto della tangenziale. “Sono passato anche davanti a un distributore di benzina, pensavo di essere stato ripreso dalle telecamere”. Considerata l’efferatezza del crimine, secondo il giudice Lauteri esiste un concreto rischio di reiterazione. Nel dispositivo si legge:  “L’omicida agisce andando al di là di quelle che sono le inibizioni tipiche del vivere civile e una volta infranta, questa barriera rischia di non costituire più quell’ostacolo che poteva rappresentare prima. In termini tecnico-giuridici è chiara la configurazione di un pericolo di ricaduta”.

Omicidio di Udine: spunta l’ipotesi del movente sessuale

silvia-gobbato-tuttacronacaE’ stato Nicola Garbino ad aver strappato la vita, accoltellandola, a Silvia Gobbato. Lo studente fuoricorso ha confessato e gli investigatori non hanno dubbi al riguardo. Quello che non convince del racconto del 36enne, però, è il movente. Stando a quanto ha raccontato, avrebbe avuto intenzione di rapire l’avvocatessa nel primo pomeriggio di martedì, mentre faceva jogging lungo l’ippovia del Cormor alle porte di Udine, per poi chiedere il riscatto. Gli inquirenti però non ne sono convinti e ora si fa strada il movente sessuale. Nella notte, nel frattempo, è arrivata la prova schiacciante della sua colpevolezza. I carabinieri del Ris di Parma hanno effettuato la prima analisi sugli indumenti e sui guanti sequestrati a Garbino. All’interno del guanto destro, trovato insieme agli indumenti e al coltello nella borsa con cui il sospettato si stava allontanando giovedì dalla zona del crimine, sono state isolate tracce di sangue della vittima e dell’uomo, compatibili con la ferita che gli è stata riscontrata proprio sulla mano. Sui pantaloni e sulla felpa della tuta sono state trovate tracce copiose di sangue della vittima. Per quel che riguarda il coltello, in acciaio e con una lama lunga 25-30 cm, verrà analizzato in un secondo momento. L’arma è stata probabilmente lavata nel torrente Cormor e appare sporca di fango. Non presenta tracce evidenti di sangue, che verranno ricercate con esami più approfonditi. Ma “le indagini non sono concluse” e, probabilmente, Garbino aveva già fatto dei sopralluoghi e organizzato l’agguato con cura. Come riporta il Gazzettino, martedì si è nascosto tra gli alberi in un punto che conosceva, dove avrebbe portato poi una ragazza. Voleva legarla a un albero per chiedere il riscatto con il cellulare della vittima. Ha atteso pazientemente, un paio d’ore, fino a che è passata Silvia. L’ha scelta a caso, perché era sola e correva piano. La sua reazione avrebbe scatenato però la furia omicida, durata nemmeno un minuto. Un attimo prima che uno dei testimoni arrivasse sulla scena con il cane e si accorgesse del telefonino a terra, in mezzo al sentiero. L’uomo ha riferito che, guardandosi intorno, ha avuto l’impressione di vedere un’ombra muoversi tra gli alberi.

Sul luogo del delitto, sono stati portati dei fiori e dei messaggi in ricordo della giovane vita spezzata.

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Garbino “è un pezzo di pane”. Udine il giorno dopo la confessione del killer

silvia-gobbato-assassino-tuttacronacaSi sono riuniti oggi sul luogo dov’è avvenuto l’efferato omicidio di Silvia Gobbato, la madre assieme alla famiglia Ortis e altri parenti. Presente anche l’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzoccato, “per un momento di preghiera e una benedizione”. E se la Chiesa udinese è vicino alla famiglia, non è da meno la Giunta comunale della città, che si è riunita oggi, spiega il sindaco Furio Honsell, per “fermarsi a discutere e riflettere sul gravissimo fatto di sangue avvenuto lo scorso 17 settembre in un comune dell’hinterland udinese”. Il primo cittadino ha proseguito spiegando che “La giunta vuole dare un messaggio di fiducia nelle istituzioni, ma anche esprimere il proprio sgomento di fronte a un tale barbaro femminicidio e manifestare la propria vicinanza alle famiglie coinvolte in questa tristissima vicenda. Da parte nostra – ha concluso – riteniamo importante continuare a garantire il nostro impegno per promuovere una società più attenta, più responsabile, più umana”.

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“Un ragazzo serio, un po’ chiuso, ma sempre educato”. Ma anche “Un bravo giovane”. E’ quanto raccontano di Nicola Garbino, il 36enne reo confesso del delitto di Silvia Gobbato, alcuni vicini. Il padrino e la madrina sono invece sconcertati: “Cosa? Cosa? Lui? Nicola? Impossibile. No, non è lui. Lui è un pezzo di pane”. L’uomo, taciturno e silenzioso, è iscritto all’Università di Udine, facoltà d’ingegneria, studia a casa e ogni tanto dà qualche esame. Mantenuto dai genitori con i quali abita e che lo amano molto, non ha mai lavorato e, sembra, non ha mai avuto relazioni sentimentali stabili. Dopo la risoluzione del caso da parte dei carabinieri, alla quale si è giunti dopo il fermo e la confessione di Garbino, al cancello del Comando provinciale di viale Trieste, a Udine, ha fatto la sua apparizione un grande cartello bianco con una scritta nera: “Un ringraziamento all’Arma dei carabinieri per l’eccellenza investigativa”. Sono stati due giovani ad appenderlo, spiegando: “Hanno risolto tanti casi, questo addirittura in due giorni”.

L’assassino di Udine è un 36enne studente fuori corso

giovane-donna-uccisa-a-coltellate-udine“Mi servivano soldi, volevo il riscatto”. Sono queste le agghiaccianti parole di Nicola Garbino, il 36enne che ha confessato l’omicidio di Silvia Gobbato. “L’ho aggredita per rapirla ma lei ha reagito”. L’uomo era stato fermato oggi in mattinata nei pressi del centro commerciale Città Fiera di Martignacco alla periferia di Udine da una pattuglia del carabinieri ai quali ha subito detto: “Mi avete beccato”. Il 36enne abita con i genitori a Zugliano di Pozzuolo del Friuli e non ha problemi mentali e non era in cura, come in un primo momento era emerso da ambienti investigativi, aveva solo un forte disagio. Come riporta il Gazzettino, non aveva mai trovato un lavoro e si era iscritto all’università a Udine dove risulta tuttora fuori corso nella facoltà di Ingegneria. Garbino, che vive ancora con i genitori, ha spiegato ai militari che era intenzionato a rapire una donna: Silvia Gobbato si è trovata su quella strada ed è stata scelta a caso, visto che non la conosceva. “Silvia – ha raccontato il 36enne – era da sola, correva piano, quindi potevo facilmente ‘catturarla’ e soprattutto aveva con sè un telefonino con il quale volevo poi telefonare alla sua famiglia per chiedere il riscatto”. Garbino l’ha avvicinata in modo fulmineo e l’avrebbe subito minacciata con il coltello. Il piano era immobilizzarla e poi usare il telefonino per denunciarne il rapimento e reclamare il riscatto.  Ma Silvia ha reagito, difendendosi. Una reazione che non aveva previsto. L’agguato è degenerato nell’omicidio della 28enne. Al momento del fermo, l’uomo ra in stato confusionale e vagava con una mountain bike di colore rosso. Con sè aveva uno zainetto che conteneva un coltello da cucina e degli abiti sporchi di sangue. L’uomo è stato poi portato sul luogo del delitto lungo l’ippovia di Udine dove è stata trovata la ragazza. Dopo i primi dubbi degli investigatori, tutti i riscontri fatti hanno portato a puntuali verifiche.

Un fermo per l’omicidio della brasiliana

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Il mistero intorno all’omicidio di  Marilia Rodrigues Martins, la 29enne brasiliana uccisa a Gambara nel Bresciano potrebbe fra qualche ora essere risolto. Al momento risulta in stato di fermo Claudio Grigoletto, uno dei due datori di lavoro della vittima. L’uomo è stato ascoltato dai carabinieri per tutta la notte. Grigoletto, in un primo tempo, aveva raccontato di aver visto la giovane per l’ultima volta giovedì scorso. Secondo il suo racconto, quel pomeriggio, alle 18, Grigoletto avrebbe mandato un messaggio alla ragazza per chiedere come andava il lavoro. Lei avrebbe risposto: “Tutto tranquillo”. Al momento Grigoletto sarebbe stato fermato per omicidio aggravato dopo che dall’autopsia è emerso che la giovane donna è stata prima strangolata e successivamente colpita con un oggetto pesante. L’assassino poi avrebbe provocato una fuga di gas per simulare un suicidio o per sperare in un’esplosione che cancellasse le prove. Marilia era incinta di alcuni mesi. 

L’autopsia conferma: Marilia Rodrigues Silva è stata uccisa

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Marilia Rodrigues Silva, la 29enne brasiliana trovata morta giovedì scorso nell’ufficio dell’azienda in cui lavorava, “Alpi aviation do Brasil”, a Gambara, nel Bresciano, è stata uccisa. Lo ha stabilito l’autopsia e la notizia è stata confermata in ambienti giudiziari. Gli inquirenti hanno già sentito il fidanzato, i conoscenti e il datore di lavoro della donna, che secondo alcune testimonianze aveva scoperto da poco di essere incinta.

Omicidio? S’indaga sulla morte della 29enne brasiliana

brescia_brasiliana-morta-tuttacronacaRestano un mistero le circostanze della morte della 29enne Marilia Rodrigues Silva Martins, il cui corpo senza vita era stato rinvenuto a Gambara, nel bresciano, sul pavimento dell’ufficio dove lavorava. La Procura intanto ha aperto un fascicolo contro ignoti: la ragazza potrebbe essere stata uccisa oppure comunque morta nel corso di una lite, della quale non si conosce però il motivo. Dai primi rilievi, pare che il decesso sia da far risalire alla notte tra il 29 ed il 30 agosto scorsi. L’ultima parola sulla causa della morte della giovane donna la diranno comunque l’autopsia disposta dal magistrato, in programma lunedì, e i rilievi e le analisi dei carabinieri della scientifica di Brescia. Stando agli accertamenti del medico legale, il cadavere della giovane brasiliana presenta delle vistose ferite al volto e alla nuca che sarebbero incompatibili con una banale caduta. Nel frattempo proseguono le indagini e gli interrogatori tra conoscenti e colleghi di lavoro della ragazza che lavorava per la ditta “Alpi aviation do Brasil”, che opera nel settore della vendita di aerei ed elicotteri ultraleggeri. Al momento non ci sarebbero indagati.

Offerta taglia per la cattura dell’assassino della gioielliera!

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Mirkoro, catena di negozi di compravendita di oro usato, ha offerto una taglia di 50mila euro “per la cattura dell’assassino” di Maria Angela Granomelli, uccisa lo scorso 3 agosto nella sua gioielleria a Saronno (Varese) da un uomo che l’ha colpita alla testa con un portagioie e ha infierito con calci e pugni per poi fuggire con monili di scarso valore. E’ una settimana che quattro camion con cartelli avvisano della taglia che pende sull’uomo mostrato dalle telecamere a circuito chiuso della gioielleria e diffuse dalla Procura di Busto Arsizio. Nei prossimi giorni si pensa anche che possano essere distribuiti anche volantini nella zona.

I titolari della catena, si legge in una nota, ”conoscevano personalmente la signora Maria Angela Granomelli e per questo motivo è stato deciso un gesto forte e significativo, al fine di aiutare e sostenere il lavoro degli inquirenti e delle forze dell’ordine”.

”Tale somma verrà erogata a colui o coloro che consegneranno alle forze dell’ordine l’individuo ritratto in fotografia – prosegue -, e nel caso in cui la cattura avverrà da parte delle forze dell’ordine tale somme verrà devoluta seguendo specifiche indicazioni da parte dell’arma”.

Violenza estiva: figlio uccide padre a Ventimiglia.

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L’ennesima violenza perpetrata tra le mura domestiche. Gabriele Forino, 30 anni, avrebbe ucciso, intorno a mezzogiorno, il padre Eliseo di 64, in un appartamento a Roverino, frazione di Ventimiglia. Alla base del delitto ci sarebbe una lite scoppiata fra i due e poi terminata con l’assassinio del padre. Il giovane è stato arrestato dai carabinieri. Poche le indiscrezioni che sono emerse, al momento sembrerebbe che l’uomo sia stato ucciso con un corpo contundente, forse a badilate, ma ancora non vi sono conferme. Il 30enne è stato arrestato.

 

La lunga scia dei femminicidi estivi: uccide la convivente e si dà alla fuga.

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Da nord a sud il fenomeno dilaga. Oggi l’ennesimo femminicidio è avvenuto a Palermo dove un 36enne, Benedetto Conti,  ha ucciso con un coltello la propria convivente 26enne, Rosy Bonanno, al culmine di una lite e poi si è dato alla fuga. L’uomo è stato, poi, fermato a Villabate, sempre in provincia di Palermo, in un’abitazione nella quale risulta residente.  La coppia ha un bambino di due anni che sembrerebbe aver assistito all’omicidio.

Benedetto Conti sarebbe stato denunciato sei volte dalla vittima, la sua ex compagna Rosy Bonanno, per stalking. L’uomo avrebbe dovuto vedere il figlio avuto con la vittima due volte a settimana ma sarebbe andato nella casa degli ex “suoceri” quotidianamente disturbando e assillando la donna.

La madre della vittima, Teresa Matassa ha affermato “E’ un delitto annunciato. Si sapeva che finiva così. L’assistente sociale, la polizia sapevano tutto, abbiamo fatto le denunce, da due anni denunciamo violenze, minacce, intimidazioni”.

Giallo a Salerno, va a fuoco una casa e dentro c’è il corpo di una donna

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Il corpo di una donna con alcune ferite da taglio alla gola è stato rinvenuto all’interno di un’abitazione andata a fuoco nella notte scorsa, in via Porta del Bagno, nel centro storico di Polla, nel salernitano. La vittima si chiamava  Olena Tonkoshkurova, 50 anni, di nazionalità ucraina, viveva da sola e faceva la massaggiatrice. Ora è al vaglio degli inquirenti la possibilità che l’incendio, sviluppatosi intorno alle 3,30,  abbia origine dolosa ed è stato appiccato dall’assassino per far perdere le tracce.

Omicidio nel perugino: si è suicidato il sospettato

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Francesco Cristofari, 50 anni e sospettato dell’omicidio di Roberto Burnelli, è stato trovato morto impiccato a un albero vicino a un casolare in una zona boscosa tra Marsciano e Gualdo Cattaneo. Sono stati i carabinieri e volontari a fare il ritrovamento, avvenuto non distante dal casale di famiglia. L’ipotesi è che Cristofari si sia suicidato dopo aver compiuto il delitto ieri mattina, quando ha tagliato la gola, probabilmente dopo averlo colpito alla testa con un bastone, a Burnelli. Subito dopo il delitto era stata una dipendente dell’azienda, compagna della vittima, a lanciare l’allarme: arrivando sul luogo aveva infatti udito un urlo del commerciante e visto scappare il suo ex marito, che si era allontanato con un furgone Fiat Fiorino dell’azienda poi trovato abbandonato nella zona di Gualdo Cattaneo con, all’interno, diverse tracce di sangue. A seguito della segnalazione, i carabinieri del comando provinciale di Perugia avevano quindi avviato una battuta per le ricerche che erano state però ostacolate dalla pioggia e il vento che avevano interessato tutta la provincia.

Uomo ucciso a bastonate nel perugino: è giallo

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In provincia di Perugia, a Marsciano, è stato ritrovato il corpo di un uomo, Roberto Burnelli, di 51 anni che sarebbe stato ucciso, stando alle prime indiscrezioni, a colpi di bastone. Il carnefice, dopo l’assassinio, si sarebbe dato alla fuga, abbandonando il corpo sul luogo del delitto, un’azienda. Si tratta di due cittadini italiani, entrambi originari del luogo e con qualche legame comune: si parla infatti di gelosia come possibile movente in quanto l’omicida avrebbe  avuto una relazione con una donna attualmente legata alla vittima. Pare che il presunto assassino abbia raggiunto l’uomo sul posto di lavoro, intorno alle 6 di questa mattina, e in quel luogo si sarebbe scatenata la lite fatale. Sul posto una vasta battuta di ricerche dei carabinieri del reparto operativo di Perugia e della compagnia di Todi.

“Il male ero io”. Maso e un libro catartico per redimersi

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Si può uccidere i propri genitori massacrandoli con l’aiuto di tre amici solo per soldi e poi redimersi?  il 17 aprile 1991 Pietro Maso non ebbe nessuna pietà per sua mamma e suo papà e li annientò solo per intascare la sua parte di eredità. Reo confesso per questo crimine agghiacciante che sconvolse l’Italia, fu condannato a 30 anni. Oggi, il 41enne Maso, è un uomo libero, sposato e lavora in una ditta milanese che assembla computer. Una vita normale, un lavoro ( che di questi tempi suona quasi come un privilegio) e un libro in arrivo dal titolo “Il male sono io”.

Senza falsi pudori e senza pregiudizi c’è da chiedersi se un giovane che oggi legge questa storia non possa gridare a un’ingiustizia sociale. Chi compie un delitto, si pente e può pubblicare un libro, c’è chi studia per anni, si laurea cerca una collaborazione in una casa editrice e si vede chiudere la porta in faccia. Se tutto va bene, ma bene veramente si ritrova per 1 anno con un contratto a progetto a fare fotocopie nel tentativo, quasi impossibile, di far arrivare il proprio manoscritto sulla scrivania di un editore. Ma c’è anche chi ripone il manoscritto nel cassetto e va a lavorare al fast food. I loro nomi resteranno per sempre soffocati da chi sale alla ribalta dell’attenzione pubblica con crimini efferati, di una violenza inaudita che fanno rabbrividire per la freddezza con la quale sono compiuti.

Ma Maso è solo l’ultimo ad avere un posto d’onore tra gli scaffali di una libreria.  Ricordiamoci di  “Una storia da dimenticare e Catene spezzate” di Luciano Lutring, il solista del mitra, o “Tre monete d’oro” di Bruno Brancher e “Waiting to be Heard” di Amanda Knox, con i presunti maltrattamenti di una guardia carceraria.

Il problema non è quindi la riabilitazione di un condannato, il problema è di ingiustizia sociale. Se in Italia si è ottimi universitari, con un brillante curriculum e una gran volontà di ottenere i frutti dei propri sforzi ci si troverà presto soffocati come quei genitori, stritolati da un sistema che ormai si basa solo sullo scandalismo. E allora va bene Maso, va bene Amanda, va bene Bruno Brancher, va bene Luciano Lutring.

E’ troppo semplicistico parlare di stupore per le polemiche, di un uomo come tutti gli altri, perchè Maso come tutti gli altri non lo è proprio. E’ un privilegiato con un lavoro fisso in una ditta, con un libro in uscita. E c’è chi onestamente ha lavorato e sudato una vita, chi non ha commesso omicidi efferrati, chi ha sempre assistito i propri genitori che ora non riesce ad arrivare a fine mese. E’ giustizia? E’ qualunquismo? E’ populismo? O è forse una fotografia tragica della nostra realtà italiana?

 

Spari a Gioia Tauro… Muore proprietario terriero!

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Un proprietario terriero, Livio Musco, di 74 anni, è stato ucciso nel suo studio, nel palazzo di famiglia, a Gioia Tauro. L’uomo, vedovo, padre di tre figli, è stato raggiunto da due colpi di pistola di piccolo calibro, forse una 6.35, al volto ed al collo. Le indagini sono condotte dai carabinieri che non escludono che la vittima potesse conoscere il suo assassino. Sulla porta dello studio, infatti, non sono stati trovati segni di effrazione.

Riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni

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Guerinoni è l’autista di Gorno che, secondo gli inquirenti, potrebbe essere il padre naturale del killer di Yara. L’esame sarà affidato all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che aveva già eseguito l’autopsia sul cadavere di Yara.

 

L’Orco Nero che ha sconvolto la Cina!

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La Cina è sconvolta dalla vicenda di un bimbo di soli due mesi che è stato rapito e ucciso. Dopo due giorni di frenetica caccia all’uomo il responsabile si è consegnato alla polizia confessando tutto. La storia ha avuto ampia eco su tutta la stampa e la rabbia dei cinesi è esplosa sul web con oltre 60mila post, molti dei quali invocano la pena di morte per l’assassino. Il bimbo era stato lasciato in macchina dal padre che era sceso per fare una commissione in un negozio lasciando anche le chiavi attaccate. A questo punto è arrivato Zhou Xijun, 48 anni, che ha rubato l’auto senza accorgersi della presenza del piccolo. Poi l’orrore: quando ha visto il neonato l’uomo ha perso la testa, lo ha strangolato ed ha bruciando il corpicino. Nel giro di poche ore, dopo che la notizia si è diffusa, sono stati oltre 60.000 i post pubblicati sulla rete cinese. In molti chiedono la pena di morte per l’assassino. La macchina del padre del neonato è stata ritrovata dalla polizia nella città di Yongfa, dinanzi ad una scuola elementare. Una guardia della scuola ha detto che ieri mattina verso le 8.20 un uomo aveva lasciato la macchina parcheggiata davanti all’edificio scolastico dicendo che sarebbe venuta a riprenderla la sera stessa, allontanandosi poi su un taxi. Non vedendolo tornare fino a sera il guardiano della scuola ha chiamato la polizia. L’autista del taxi ha raccontato alla polizia che quando l’uomo è salito a bordo non c’era nessun bimbo per cui si ritiene che l’avesse già ucciso. I resti del corpicino non sono finora stati ritrovati.

YARA, ora si cerca la madre dell’assassino con il Dna di 1000 donne

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La caccia all’assassino di Yara Gambirasio prende una pista inedita: questa volta nel mirino finiscono mille donne. Si cerca infatti la madre del cosiddetto “ignoto 1”, l’omicida della ragazzina, l’uomo che ha lasciato il suo codice genetico sugli slip e sui leggings della tredicenne. E a questo scopo gli inquirenti stanno per procedere all’analisi del Dna di un migliaio di potenziali madri del colpevole.

L’album dell’orrore o la Spoon River del femminicidio?

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Sul sito “in quanto donna” è stato fatto un elenco con tutti i volti delle donne uccise per femminicidio. Volti di ragazze, di mogli, di fidanzate che sono cadute sotto la rabbia e l’odio dei loro uomini. E’ l’elenco delle donne che non sono state amate, ma possedute come da esibire o da sottomettere. Donne private della loro libertà di decidere di troncare una relazione, di allontanarsi, di ricostruirsi una vita. Un elenco di donne e delle loro storie… per non dimenticarle, per ricordarsi che quell’assissino è quell’uomo che l’avrebbe dovute proteggere, sostenere e amarle… invece si è trasformato in un criminale assetato della loro vita!

In barba alle politiche… Maradona pronto a parlare a Napolitano!

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“Non posso forzare nessuno a parlare della mia faccenda ma se il Presidente Napolitano mi vorrà parlare gli spiegherò tutto”. Cosi Diego Armando Maradona a Napoli. Poi scherza anche sulla politica italiana: “però non so chi e” il vostro presidente del Consiglio. E’ Grillo, Berlusconi?”.

“Non ho ammazzato nessuno, vengo a chiedere giustizia”. Lo ha detto Diego Armando Maradona nel corso della conferenza stampa a Napoli. “Dicono che molte volte la giustizia non esiste – ha aggiunto – voglio credere che per me la giustizia esiste. Io sono una vittima”.

E’ il momento di venire in Italia e ironizzare? Un criminale che in un momento così delicato vuole la grazia dal Presidente della Repubblica? Ma arrestarlo immediatamente per vilipendio ed evasione fiscale? BENVENUTI NEL PAESE DELLE BANANE (neppure più repubblica) dove in un momento di crisi finanziaria, con un piede nel fosso, un criminale egocentrico ed un evasore fiscale con precedenti di droga viene osannato e fatto parlare pubblcamente! Ha ammazzato il buon gusto, ha superato ogni buon senso e ha ucciso una buona occasione per restare in silenzio! Assassino vergognati!  Vuole pubblicità? Sponsorizzazioni? Altri soldi per evadere ancora?

Silenzio per la famiglia Guerinoni… ma Yara ha diritto alla verità!

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“La pressione mediatica che negli ultimi giorni ha nuovamente afflitto la famiglia Guerinoni impone di rivendicare con immutata determinazione la volonta’ della stessa di non rilasciare alcuna dichiarazione, tantomeno in riferimento ai recenti accadimenti”. E’ l’appello della famiglia di Giuseppe Guerinoni l’uomo morto nel ’99 e della cui salma e’ stata disposta la riesumazione nell’inchiesta sull’omicidio di Yara. ”Rispettate il nostro silenzio”, dice la famiglia.

Un silenzio comprensibile, così come è comprensibile l’urlo della famiglia di Yara che non ha permesso l’archivizione del caso. Che ha alzato la voce, che ha urlato la propria rabbia per delle indagini forse non condotte al meglio e probabilmente per indizi tralasciati. Ora si attende la riesumazione e si spera nella verità.

 

C’è un presunto colpevole e si riesuma la salma del padre del killer!

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Novità nell’inchiesta sull’uccisione di Yara Gambirasio e forse novità assoluta in Italia per la risoluzione di un caso.  “Quarto Grado” ha reso nota l’indiscrezione secondo la quale Procura di Bergamo ha disposto la riesumazione della salma di Giuseppe Guerinoni. L’uomo è il padre del presunto assassino di Yara. La riesumazione è prevista per la prossima settimana.
Guerinoni era di Gorno morto nel 1999. La riesumazione è necessaria per prelevare un campione biologico di Guerinoni e confrontarlo con il Dna che l’assassino ha lasciato sugli slip della giovane ginnasta di Brembate di Sopra. Finora l’unico indagato per la morte di Yara è il marocchino, anche se il suo fascicolo è stato da tempo stralciato da quello principale.
Gli inquirenti, lavorando sulla saliva prelevata da una vecchia patente di guida, sono arrivati a individuare un uomo che sarebbe il padre dell’assassino della ragazzina. Una convinzione che deriva dal fatto che l’uomo in questione è morto nel 1999 e che il suo Dna è quasi perfettamente compatibile con quello rinvenuto sugli slip e sui leggins di Yara. Gli inquirenti hanno dunque effettuato le analisi sui suoi figli (due maschi e una femmina) naturali che sono risultati “puliti”. Da qui l’ipotesi che l’uomo di Gorno possa aver avuto un figlio illegittimo, tesi che fa arrabbiare i suoi familiari “perché Giuseppe non era un donnaiolo”.

Nepal: leopardo assassino

Secondo la Cnn, il distretto di Baitadi, a 600 km a ovest di Kathmandu, è immerso nel terrore da due mesi. Un feroce leopardo si aggira in quella zona ed ha già divorato 15 persone, per lo più bambini sotto i 10 anni. L’ultima vittima è un bambino di 4 anni, trascinato nella foresta mentre giocava nel cortile di casa, di cui è stata ritrovata solo la testa. In tutta la zona vige ormai il coprifuoco notturno.

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