Esistono in tutto il mondo, ma in Italia la notizia ha fatto scalpore e in breve si sono innalzate le polemiche. Eppure da New York a Parigi, da Londra a Los Angeles i ristoranti che vietano l’ingresso ai bambini sono molto diffusi. Hanno una clientela di solito formata da uomini d’affari o semplicemente da gruppi di persone che vogliono trascorrere una serata o un pomeriggio lontano dal chiasso dei bambini. Ma dopo le recensioni negative su alcuni siti di viaggio dovute proprio al divieto d’ingresso per i bambini (quelli inferiori ai 10 possono entrare sino alle 21) il locale Sirani di Bagnolo Mella nel Bresciano si è dovuto difendere
«È una regola che abbiamo adottato 7 anni fa e i nostri clienti sono felici così, quelli a cui non piace possono andare da qualche altra parte».
Eppure in Italia almeno da 3 o 4 anni si stanno diffondendo i locali “no kids”, ma Sirani aveva anticipato i tempi esibendo sin dal 2007 un cartello che invita gli adulti ad essere responsabili e i bambini educati:
«Questo fino alle 21 – dicono dal ristorante – perché dopo sono ammessi solo gli adulti».
Naturalmente l’Italia fa fatica a capire un locale che fa una scelta così radicale ( e neppure troppo visto che poi sopra i 10 anni vengono accettati) e c’è chi scrive:
«Cartelli assurdi, il locale è molto carino, tutto buonissimo e prezzi buoni – ha scritto Marisilisa – Ma se non volevano bambini dovevano aprire una gioielleria, non una pasticceria».
La replica non tarda ad arrivare da parte dello staff del ristorante:
«Quando c’erano i bambini dovevamo spesso ascoltare le lamentele degli altri clienti ora funziona tutto benissimo».
Ci sono tanti locali e pasticcerie, perché continuare a polemizzare? Non è più facile cambiare locale? E’ un obbligo dover mangiare con le urla dei ragazzini nelle orecchie?