Coming out nel mondo del cinema: parla Ellen Page

ellen-page-comingout-tuttacronacaHa 26 anni l’attrice Ellen Page, l’adolescente incinta del film Juno, ruolo per il quale si era guadagnata la nomination all’Oscar. Rispetto ad allora (il film è stato presentato nel 2007) è cresciuta e venerdì notte, nel corso della conferenza a Las Vegas “Time to THRIVE”, che sostiene i diritti LGBT, ha fatto coming out. “Sono stanca di nascondermi e non dire la verità”, ha esordito, aggiungendo: “Sono qui oggi perché sono gay. E perché forse posso fare la differenza e aiutare altre persone come me a vivere una vita più facile. Mi sento investita di una responsabilità”. Ancora, la giovane attrice ha raccontato come durante l’adolescenza ha sofferto nel dover nascondere il suo essere lesbica, ricordando gli episodi di bullismo e violenza cui spesso i giovani gay sono sottoposti. Ancora, ha sottolineato come il “sistema Hollywood” troppo spesso imponga modelli stereotipati di bellezza e comportamento che “non sono utili a nessuno”: “Io sono qui, un’attrice, in rappresentanza  di un’industria che impone degli standard oppressivi su tutti noi….Standard di bellezza, di benessere, di successo. Standard che, mi duole ammetterlo, mi hanno ferito… ti dicono come devi comportarti, come devi vestirti, chi devi essere. Ho cercato di resistere, di mantenermi autentica, di seguire il mio cuore; ma può essere davvero dura”.

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Confessa il tradimento dopo essere rimasta incinta… ma il referto era sbagliato!

test-gravidanza-tuttacronacaUna donna di Modena si è vista costretta a confessare al fidanzato, che non poteva avere figli, di avere un amante. Questo perchè il suo referto medico, dopo essersi sottoposta a degli esami clinici per un malessere, spiegava che era al terzo mese di gravidanza. Il fidanzato di Gianna non l’ha presa bene: ha distrutto il salotto, preso le sue cose ed è andato via. Ma in seguito lei ha fatto una nuova ecografia che ha svelato la verità: non era incinta. E non lo era mai stata: nessun aborto, un semplice errore medico che le era costato una relazione. E così Gianna ha fatto causa e ha inoltrato una immediata richiesta di danni al Centro medico, che si è conclusa con un risarcimento di 15mila euro. L’avvocato Matteo Mion, suo difensore, ha spiegato: “Ci siamo messi d’accordo subito senza ricorrere al tribunale per l’evidenza dei fatti”.

La morte di Daniele Fulli: l’assassino confessa

Giallo-cadavere-sugli-argini-del-Tevere-tuttacronacaNon è ancora stato trovato il punteruolo con il quale è stato ferito il 28enne Daniele Fulli, il cadavere del quale è stato trovato nel pomeriggio di mercoledì, ma nel frattempo è arrivata la confessione del suo omicida. Il 32enne Andrea Troisio era stato fermato nella notte e ha confessato il delitto durante il primo interrogatorio. L’uomo vive da tempo nella comunità di recupero per tossicodipendenti e vanta precedenti per rapina, guida in stato di ebrezza e possesso di sostanze stupefacenti. Come ha spiegato in una conferenza stampa tenutasi in questura Renato Cortese, capo della squadra mobile di Roma, si è risaliti a Troisio grazie alle testimonianze di parenti e amici della vittima e all’analisi dei tabulati dei cellulari. Andrea e Daniele si era conosciuti da pochi giorni e insieme si sarebbero recati, il 4 gennaio, giorno della scomparsa di Fulli, sulle sponde del Tevere, in zona Magliana, dove poi è stato ritrovato il corpo della vittima. Gli inquirenti avanzano due ipotesi circa movente e dinamica del delitto:  la vittima potrebbe aver rifiutato un rapporto sessuale e per questo sarebbe stato ucciso. Una seconda ipotesi racconta invece che forse Fulli cercava una relazione più stabile mentre Troisio voleva rapporti più occasionali. Al termine di una lite, dopo un rapporto sessuale, Troisio si sarebbe dunque lanciato su Fulli e lo avrebbe colpito più volte fino ad ucciderlo. Sarebbe quindi in ogni caso esclusa la premeditazione.

Rifiuta le avances di un amico: Georgina muore strangolata

vittima1_killer-tuttacronacaLo scorso maggio la 17enne Georgia Williams era sparita: dopo alcuni giorni trovarono il suo corpo in un bosco. La giovane era stata strangolata, uccisa da un amico che compare in una foto scattata loro poco prima della morte della ragazza. Lui è il 23enne Jamie Reynolds, che ne era innamorato ma non era stato in grado di accettare di essere rifiutato. Dopo la sparizione di Georgina, del ragazzo si erano perse le tracce salvo poi trovarlo in Scozia. A lungo ha negato di essere coinvolto nel delitto ma oggi è crollato ed ha confessato il suo gesto. Ad aiutare le forze dell’ordine nelle ricerche sono stati gli amici della vittima anche grazie a Facebook. Ora il ragazzo rischia l’ergastolo. vittima_killer-tuttacronaca

Un video per fare outing: l’annuncio di Tom Daley

Tom-Daley-tuttacronacaDue volte campione europeo, oro ai Mondiali di Roma, bronzo olimpico a Londra. Gli appassionati di sport conoscono Tom Daley e le sue acrobazie dalla piattaforma da 10 metri. Di lui, però, ora si parla per un video pubblicato dallo stesso atleta su Youtube, nel quale fa outing. “La scorsa primavera la mia vita è cambiata moltissimo nel momento in cui ho incontrato una persona che mi fa sentire felice, sicuro, che mi fa apparire tutto grandioso. E questa persona è un ragazzo”. Il campione inglese di tuffi confessa la propria omosessualità riconoscendo che la cosa ha sorpreso in parte anche lui “anche se era sempre nella mia testa l’idea che potesse succedere e tutto il mio mondo è cambiato. Esco con un ragazzo e non potrei essere più felice”. Tom ricorda quindi quanto gli diceva il padre, mancato a 40 anni a causa di un cancro: “mi ha sempre detto: ‘finché sei felice tu, sono felice anch’io’. Anche mia mamma mi è stata vicina, e così anche la mia famiglia e gli amici. Voglio ancora vincere una medaglia d’oro a Rio 2016 per la Gran Bretagna e sono ancora più motivato che mai a farlo”. Per quel che riguarda la reazione delle Federnuoto britannica, il presidente Edward Lord ha commentato in Twtter: “Dobbiamo appoggiare la decisione di Tom Daley di uscire allo scoperto. E’ molto coraggioso e sono fiero di lui”.

Ha un volto l’assassino di Bari: è un 18enne nigeriano

caterina-susca-omicida-bari-tuttacronacaNwajiobi Donald, 18enne nigeriano, ha confessato l’omicidio della 60enne Caterina Susca, strangolata l’11 novembre nella sua casa di Torre a Mare, a sud di Bari. A incastrarlo, in base alle prime indiscrezioni, anche i risultati degli accertamenti scientifici. Restano però non pochi dubbi sul movente e sulle dinamiche dell’omicidio. Al momento c’è anche un altro indagato. Si tratta di un 30enne ghanese che era stato trattenuto per accertamenti per 24 ore in questura e rilasciato martedì sera. Stando a fonti della procura, il ragazzo, regolarmente residente in Italia, ha confessato di aver compiuto il delitto nell’interrogatorio a cui è stato sottoposto, durante il quale gli sono state contestate le “numerose prove a carico raccolte nelle ore immediatamente successive alla feroce aggressione”. L’autopsia e gli accertamenti utili a ricostruire la dinamica del delitto verranno compiuti venerdì. Secondo quanto dichiarato dal procuratore aggiunto Annamaria Tosto, determinante per la soluzione del caso è stata la collaborazione dei cittadini, con i vicini di casa della vittima che avevano chiamato le forze dell’ordine e con uno di loro che aveva anche scattato una fotografia a un uomo che stava scappando. “Per la rapida soluzione del caso – si legge in una nota della Procura di Bari – è stata determinante l’attività svolta, sotto la direzione del dott. Luigi Rinella, dalla Squadra Mobile della questura di Bari che, grazie anche alla fattiva collaborazione dei cittadini, ha sviluppato e verificato con tempestività ed intuito tutti gli spunti investigativi disponibili pervenendo all’identificazione del presunto autore del reato”.

Duplice omicidio nella Marsica: l’ex marito confessa

omicidio-pescina-tuttacronacaSi chiama Veli Selmanaj, detto Willi, il 46enne bracciante agricolo che, dopo esser stato fermato dai carabinieri, ha confessato di aver ucciso ieri l’ex moglie e la figlia a Pescina. Le sue vittime, la 50enne Fatima e la 21enne Sene Ada, lavoravano in un’azienda agricola di Ortucchio, in provincia di L’Aquila. L’agguato, a colpi di pistola, era avvenuto poco prima della chiusura del supermercato. Al momento dell’arresto l’uomo si trovava nella frazione di Venere. Nei pressi è stata rinvenuta anche l’arma del delitto. Il kosovaro, che era rientrato martedì dalla Germania, dove lavorava, per espletare le pratiche relative alla separazione, era stato allontanato dalla moglie perché accusato di molestie sessuali e violenza nei confronti della figlia. La coppia aveva 7 figli.

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Duplice omicidio a Reggio Calabria: Gianrocco Foti confessa

gianrocco-foti-tuttacronacaE’ l’operaio metalmeccanico Gianrocco Foti di 38 anni, incensurato, sposato con una cittadina polacca e padre di un bambino, l’autore del duplice omicidio che ha spezzato la vita di Joan Lacatus, 28 anni, e della sua compagna  Jonela Hololea, di 35, i due romeni trovati nel bagliaio dell’Alfa Romeo abbandonata sul molo di San Gregorio, a Reggio Calabria. L’uomo, fermato dalla polizia, ha confessato. Foti, come riporta ReggioPress, ha raccontato di una relazione sentimentale con una giovane prostituta romena che, con vari stratagemmi, era riuscita a più riprese, nello spazio di sei mesi, a farsi consegnare una somma di denaro superiore a 25 mila euro salvo poi troncare il raporto. L’uomo, nel tentativo di recuperare la somma, si è rivolto a Lacatus, amico della donna. I due s’incontrano ma il tentativo non porta ad alcun risultato e l’operaio è pervaso dall’esasperazione. In un ennesimo incontro, a cui prende parte anche la Hololea, a sua volta intermediaria per la restituzione del denaro, i romeni usano il pretesto di prendere la somma da un’abitazione di San Gregorio, in realtà conducono Foti in un luogo dove si trovano altri tre connazionali. I cinque romeni, stando alla ricostruzione dell’operaio, lo aggrediscono. A quel punto lui apre il fuoco. Quando ieri pomeriggio i detective della Sezione omicidi raggiungono l’abitazione dell’uomo, lui li accoglie con calma glaciale, stando a quanto riferito da uno degli agenti. Chiede il motivo del controllo e consegna l’arma, detenuta legalmente, una Beretta calibro 9×21, compatibile con quella utilizzata per compiere il duplice omicidio. Dall’arma mancavano 5 proiettili, proprio il numero dei bossoli trovati sulla scena del crimine. Foti viene accompagnato in Questura e sottoposto a  interrogatorio durante il quale nega ogni responsabilità. Nel frattempo, gli specialisti del Gabinetto regionale di polizia scientifica constatano che la pistola è l’arma del delitto. Nelle prime ore di stamani, davanti all’evidenza dei fatti, Gianrocco Foti è crollato e ha confessato.

Roberto Vecchioni confessa: operato per un tumore al rene

roberto-vecchioni-tumore-tuttacronacaRoberto Vecchioni si apre ai suoi fan e lo fa mentre firma l’introduzione del libro “C’era una volta il medico di famiglia”, scritto a quattro mano da Maurizio Bruni e Francesco Carelli. Parla proprio di salute e sanità, confessando: “L’anno scorso sono stato operato per un piccolo tumore al rene e ora sto bene. Ho visto dieci professori tra l’Italia e l’estero e ho ricevuto dieci pareri in cui ognuno mi prospettava con freddezza un intervento diverso. E posso dire che il paziente ha bisogno anche di sensibilità, del lato umano del medico”. Attraverso questo ruolo inedito di paziente il cantautore racconta uno spaccato della sua vita e coglie l’occasione per fare un appello:  “Bisogna valorizzare la figura del medico di famiglia, quello di una volta, che sa tutto di te e dei tuoi parenti, che ha in mano le certelle di tutti, che non si chiude nella sua torre d’avorio ma vive sul campo, ti segue, si sbatte, va in giro”. E aggiunge: “Non dico che il medico deve essere innamorato del paziente ma non può lasciarlo ad operazione fatta, dargli una cura e poi andarsene. Il medico rimane ancora una figura che cura non solo il corpo, ma l’anima. E le due cose devono essere riportate insieme”.  Il professore conclude spiegando che il camice bianco “è soprattutto un artista, ho questa concezione un po’ romantica di un professionista che sappia avere intuizioni, e le intuizioni sono artistiche”.

Delitto di Udine: il killer avrebbe potuto uccidere ancora

nicola-garbino-tuttacronacaSecondo il Gip Paolo Lauteri, Nicola Garbino, il killer di Silvia Gobbato, poteva uccidere ancora. Per l’uomo, che assistito dall’avvocato Manlio Bianchini ha confermato davanti al Gip e al pm Marco Panzeri quanto già riferito in precedenza agli inquirenti, è stato convalidato l’arresto. Stando a quanto ha raccontato, l’intenzione era di rapire Silvia minacciandola con un coltello per poi chiedere un riscatto. La donna ha però reagito tentando di resistere e per questo lui l’ha colpita con oltre 12 coltellate. Garbino avrebbe anche messo una mano sulla bocca dell’avvocatessa per tentare di zittirla, ma lei ha ugualmente gridato: “Ho pensato che con tutto quel rumore potesse sopraggiungere qualcuno, ho pensato di scappare ma all’improvviso l’ho colpita con una coltellata, credo alla pancia. L’ho quindi colpita con altre coltellate, non ricordo né il numero delle coltellate inferte, penso comunque una decina, né l’esatta ubicazione dei colpi”. L’uomo è quindi fuggito quando ha sentito il rumore di qualcuno che si avvicinava: “Ero convinto, però, che sarei stato preso dai carabinieri. Per tornare verso la macchina mi sono diretto di nuovo verso il luogo del delitto, ma a un certo punto venni bloccato da un agente della municipale di Tavagnacco”. L’agente l’ha invitato a tornare sui suoi passi, essendo la zona presidiata dalle forze dell’ordine. E’ allora che Garbino ha chiesto al vigile un passaggio in auto “per tornare verso il parco del Cormor”, in direzione del cimitero, “dove avevo lasciato la macchina”. Essendosi visto negare il passaggio, ha quindi percorso a piedi un tratto della tangenziale. “Sono passato anche davanti a un distributore di benzina, pensavo di essere stato ripreso dalle telecamere”. Considerata l’efferatezza del crimine, secondo il giudice Lauteri esiste un concreto rischio di reiterazione. Nel dispositivo si legge:  “L’omicida agisce andando al di là di quelle che sono le inibizioni tipiche del vivere civile e una volta infranta, questa barriera rischia di non costituire più quell’ostacolo che poteva rappresentare prima. In termini tecnico-giuridici è chiara la configurazione di un pericolo di ricaduta”.

Una supertestimone: “Anch’io ho rischiato di morire per colpa di Pizzicolo”

Andrea_Pizzocolo-lodi-tuttacronacaGli investigatori della questura di Lodi avrebbero ricevuto la denuncia di una donna che avrebbe riferito: “Anche io ho rischiato di morire per colpa di Pizzocolo”. L’uomo è accusato dell’omicidio della 18enne romena Lavininia Ailoaiei. Sull’identità della donna gli inquirenti, che non confermano neanche la sua esistenza, viene mantenuto il più stretto riserbo. Si viene così intanto rafforzando la pista del serial killer mentre continua a pieno ritmo l’analisi dei filmati salvati nei computer del killer. Pizzocolo aveva realizzato, con l’ausilio di telecamere nascoste nelle stanze di alcuni motel della Lombardia, numerosi filmati pornografici girati da Pizzocolo. Resta ancora il mistero sul giro vorticoso di denaro sui conti del ragioniere mentre si continua a seguire la pista del regista di “snuff movies”, film nei quali viene ripresa la morte in diretta. Gli inquirenti hanno ricostruito decine di serate passate dal killer nei motel tra le province di Lodi, Milano, Cremona e Varese.

Omicidio di Udine: spunta l’ipotesi del movente sessuale

silvia-gobbato-tuttacronacaE’ stato Nicola Garbino ad aver strappato la vita, accoltellandola, a Silvia Gobbato. Lo studente fuoricorso ha confessato e gli investigatori non hanno dubbi al riguardo. Quello che non convince del racconto del 36enne, però, è il movente. Stando a quanto ha raccontato, avrebbe avuto intenzione di rapire l’avvocatessa nel primo pomeriggio di martedì, mentre faceva jogging lungo l’ippovia del Cormor alle porte di Udine, per poi chiedere il riscatto. Gli inquirenti però non ne sono convinti e ora si fa strada il movente sessuale. Nella notte, nel frattempo, è arrivata la prova schiacciante della sua colpevolezza. I carabinieri del Ris di Parma hanno effettuato la prima analisi sugli indumenti e sui guanti sequestrati a Garbino. All’interno del guanto destro, trovato insieme agli indumenti e al coltello nella borsa con cui il sospettato si stava allontanando giovedì dalla zona del crimine, sono state isolate tracce di sangue della vittima e dell’uomo, compatibili con la ferita che gli è stata riscontrata proprio sulla mano. Sui pantaloni e sulla felpa della tuta sono state trovate tracce copiose di sangue della vittima. Per quel che riguarda il coltello, in acciaio e con una lama lunga 25-30 cm, verrà analizzato in un secondo momento. L’arma è stata probabilmente lavata nel torrente Cormor e appare sporca di fango. Non presenta tracce evidenti di sangue, che verranno ricercate con esami più approfonditi. Ma “le indagini non sono concluse” e, probabilmente, Garbino aveva già fatto dei sopralluoghi e organizzato l’agguato con cura. Come riporta il Gazzettino, martedì si è nascosto tra gli alberi in un punto che conosceva, dove avrebbe portato poi una ragazza. Voleva legarla a un albero per chiedere il riscatto con il cellulare della vittima. Ha atteso pazientemente, un paio d’ore, fino a che è passata Silvia. L’ha scelta a caso, perché era sola e correva piano. La sua reazione avrebbe scatenato però la furia omicida, durata nemmeno un minuto. Un attimo prima che uno dei testimoni arrivasse sulla scena con il cane e si accorgesse del telefonino a terra, in mezzo al sentiero. L’uomo ha riferito che, guardandosi intorno, ha avuto l’impressione di vedere un’ombra muoversi tra gli alberi.

Sul luogo del delitto, sono stati portati dei fiori e dei messaggi in ricordo della giovane vita spezzata.

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Garbino “è un pezzo di pane”. Udine il giorno dopo la confessione del killer

silvia-gobbato-assassino-tuttacronacaSi sono riuniti oggi sul luogo dov’è avvenuto l’efferato omicidio di Silvia Gobbato, la madre assieme alla famiglia Ortis e altri parenti. Presente anche l’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzoccato, “per un momento di preghiera e una benedizione”. E se la Chiesa udinese è vicino alla famiglia, non è da meno la Giunta comunale della città, che si è riunita oggi, spiega il sindaco Furio Honsell, per “fermarsi a discutere e riflettere sul gravissimo fatto di sangue avvenuto lo scorso 17 settembre in un comune dell’hinterland udinese”. Il primo cittadino ha proseguito spiegando che “La giunta vuole dare un messaggio di fiducia nelle istituzioni, ma anche esprimere il proprio sgomento di fronte a un tale barbaro femminicidio e manifestare la propria vicinanza alle famiglie coinvolte in questa tristissima vicenda. Da parte nostra – ha concluso – riteniamo importante continuare a garantire il nostro impegno per promuovere una società più attenta, più responsabile, più umana”.

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“Un ragazzo serio, un po’ chiuso, ma sempre educato”. Ma anche “Un bravo giovane”. E’ quanto raccontano di Nicola Garbino, il 36enne reo confesso del delitto di Silvia Gobbato, alcuni vicini. Il padrino e la madrina sono invece sconcertati: “Cosa? Cosa? Lui? Nicola? Impossibile. No, non è lui. Lui è un pezzo di pane”. L’uomo, taciturno e silenzioso, è iscritto all’Università di Udine, facoltà d’ingegneria, studia a casa e ogni tanto dà qualche esame. Mantenuto dai genitori con i quali abita e che lo amano molto, non ha mai lavorato e, sembra, non ha mai avuto relazioni sentimentali stabili. Dopo la risoluzione del caso da parte dei carabinieri, alla quale si è giunti dopo il fermo e la confessione di Garbino, al cancello del Comando provinciale di viale Trieste, a Udine, ha fatto la sua apparizione un grande cartello bianco con una scritta nera: “Un ringraziamento all’Arma dei carabinieri per l’eccellenza investigativa”. Sono stati due giovani ad appenderlo, spiegando: “Hanno risolto tanti casi, questo addirittura in due giorni”.

L’assassino di Udine è un 36enne studente fuori corso

giovane-donna-uccisa-a-coltellate-udine“Mi servivano soldi, volevo il riscatto”. Sono queste le agghiaccianti parole di Nicola Garbino, il 36enne che ha confessato l’omicidio di Silvia Gobbato. “L’ho aggredita per rapirla ma lei ha reagito”. L’uomo era stato fermato oggi in mattinata nei pressi del centro commerciale Città Fiera di Martignacco alla periferia di Udine da una pattuglia del carabinieri ai quali ha subito detto: “Mi avete beccato”. Il 36enne abita con i genitori a Zugliano di Pozzuolo del Friuli e non ha problemi mentali e non era in cura, come in un primo momento era emerso da ambienti investigativi, aveva solo un forte disagio. Come riporta il Gazzettino, non aveva mai trovato un lavoro e si era iscritto all’università a Udine dove risulta tuttora fuori corso nella facoltà di Ingegneria. Garbino, che vive ancora con i genitori, ha spiegato ai militari che era intenzionato a rapire una donna: Silvia Gobbato si è trovata su quella strada ed è stata scelta a caso, visto che non la conosceva. “Silvia – ha raccontato il 36enne – era da sola, correva piano, quindi potevo facilmente ‘catturarla’ e soprattutto aveva con sè un telefonino con il quale volevo poi telefonare alla sua famiglia per chiedere il riscatto”. Garbino l’ha avvicinata in modo fulmineo e l’avrebbe subito minacciata con il coltello. Il piano era immobilizzarla e poi usare il telefonino per denunciarne il rapimento e reclamare il riscatto.  Ma Silvia ha reagito, difendendosi. Una reazione che non aveva previsto. L’agguato è degenerato nell’omicidio della 28enne. Al momento del fermo, l’uomo ra in stato confusionale e vagava con una mountain bike di colore rosso. Con sè aveva uno zainetto che conteneva un coltello da cucina e degli abiti sporchi di sangue. L’uomo è stato poi portato sul luogo del delitto lungo l’ippovia di Udine dove è stata trovata la ragazza. Dopo i primi dubbi degli investigatori, tutti i riscontri fatti hanno portato a puntuali verifiche.

L’omicidio dell’avvocatessa: il fermato ha confessato

silvia-gobbato-confessione-tuttacronacaSi era diffusa rapidamente la voce del fermo del 36enne incensurato di Pozzuolo del Friuli, con problemi psichici e in cura presso una struttura di igiene mentale che era stato fermato per l’omicidio di Silvia Gobbato, la 28enne praticante avvocato uccisa due giorni fa mentre faceva jogging assieme all’amico Giorgio Ortis. L’uomo, intercettato mentre passeggiava in bicicletta e trovato in possesso di un coltello da cucina sporco di sangue, aveva gli abiti a loro volta macchiati. Fonti vicino agli investigatori hanno spiegato che era in stato confusionale.  Il fermato ha già confessato l’omicidio. Sulle braccia aveva segni e graffi compatibili con una colluttazione con la povera ragazza e sembra la conoscesse già.

Regista di snuff movies? Pizzocolo e il “giro di denaro vorticoso”

lavinia-pizzoccolo-lodi-tuttacronacaContinua a indagare sull’omicidio dell’escort romena 18enne Lavinia Simona Aiolaiei la Questura di Lodi, che  si sta avvicinando alla verità sulla morte per strangolamento mentre faceva sesso con il suo assassino. Il ragioniere 41enne Andrea Pizzocolo avrebbe cinque conti correnti a lui intestati, “un giro di denaro vorticoso” che non si addice a un ragioniere che guadagna 1.800 euro al mese con moglie e figli a carico, spiegano gli investigatori che ipotizzano l’uomo fosse un regista di snuff movies. Si tratta di film legati al mercato nero, venduti a cifre esorbitanti, che ritraggono scene di sesso estremo e terminano con la morte di una persona. L’ipotesi giustificherebbe le telecamere rinvenute nella stanza del Moon Motel di Busto Arsizio e quella nascosta nell’orologio del killer. Bisognerà però attendere il proseguimento delle indagini per scoprire se l’ipotesi corrisponde alla realtà.

L’assassino di Lavinia: caccia alle decine di donne che ha filmato

lavinia-omicidio-lodi-tuttacronacaAndrea Pizzicolo, il ragioniere 41enne fermato per l’omicidio di Lavinia Simona Ailoaiei, la 18enne romena abbandonata in un campo di San Martino in Strada, ha girato un video dell’agonia della giovane con tre telecamere digitali ad alta definizione nascoste nella stanza del motel Moon di Busto Arsizio e del motel Silk vicino a Lodi. Per i primissimi piani è invece stata utilizzata una minitelecamera a fibra ottica acquistata in rete e che teneva nascosta nel cinturino dell’orologio. In Questura a Lodi sono convinti si tratti di un’attrezzatura da specialista che non si concilia con un incidente casuale. Il giudice Isabella Ciriaco, che ha convalidato il fermo dell’uomo, ha visto i filmati: “Anche la descrizione più dettagliata e realistica non può rendere con sufficiente giustizia la freddezza, la lucidità, la tenacia e la crudeltà che trasuda dai filmati”. Sarebbe a dire, come spiega La Stampa, che le immagini mostrano come il ragioniere non si lasciò prendere dal panico non riuscendo a rompere le cinghie di plastica che stavano ammazzando la sua vittima in un gioco erotico condiviso, ma che quasi sicuramente l’epilogo che avrebbe avuto la vicenda sarebbe stato accettato se non addirittura programmato. La differenza è sostanziale e rischia di valergli l’ergastolo. La vittima, come ha stabilito l’autopsia, è morta in un motel di Busto Arsizio prima di essere abbandonata in un campo di mais del lodigiano. Ma nell’auto di Pizzicolo sono state trovate anche altre telecamere e schede video mentre nella sua abitazione gli investigatori hanno rinvenuto ulteriori riprese riversate in dvd con immagini ad alta definizione. In questi filmati l’uomo appare protagonista di altri incontri con decine di ragazze più o meno giovani, europee ma quasi sicuramente straniere, probabilmente contattate via internet. Nessuno conosce che fine abbiano fatto queste giovani e l’ipotesi dell’assassino seriale sembra essere quella a cui gli investigatori credono meno, considerato che non ci sono casi aperti su donne scomparse. Potrebbe però essere che l’uomo sia un frequentatore attivo di siti dove vengono postati video di sesso estremo. Al riguardo, si attenderanno le risposte che daranno i suoi computer. Le ragazze riprese potrebbero offrire più informazioni, una volta identificate. Per quel che riguarda i vicini di Pizzocolo hanno solo riferito che, quando era solo in casa, l’uomo riceveva molte ragazze, spesso straniere, anche giovani.  E hanno aggiunto che le tapparelle erano sempre abbassate e di notte si sentiva sempre, solo il rumore continuo della doccia aperta.

Lavinia, uccisa per un gioco erotico, ripresa mentre moriva

Lavinia Simona Ailoaiei-tuttacronaca

Shock in procura per alcuni video trovati sull’automobile di Andrea Pizzocolo, il 41 enne di Arese accusato di aver ucciso la 18enne Lavinia Simona Ailoaiei. La morte della ragazza potrebbe quindi non essere stato un incidente come ipotizzato in un primo tempo ma un omicidio volontario. Il quadro quindi che starebbe prendendo forma sarebbe un quadro più complesso con le accuse di vilipendio di cadavere e le aggravanti della premeditazione, le sevizie e i motivi abietti e futili. In quella stanza del Motel Moon di Busto Arsizio e del Motel Link di San Martino in Strada si sarebbero consumati atti di una violenza che la stessa procura, vedendo i video, avrebbe definito «raccapricciante». I dettagli sui contenuti naturalmente non sono stati diffusi ma sembrerebbe svanire l’ipotesi di un tragico incidente. Arese al momento si è avvalso della facoltà di non rispondere.

 

Svolta nel caso della donna trovata morta nelle campagne del Lodigiano

donna-uccisa-lodi-tuttacronacaLa pozia ha fermato il presunto killer della donna, una romena di 18 anni che è stata trovata morta nelle campagne di San Martino in Strada ieri. Si tratterebbe di un italiano di 41 anni che avrebbe ucciso per strangolamento. La giovane, che s’ipotizza sia stata uccisa in un altro luogo, è stata rinvenuta con due fascette autobloccanti da elettricista strette attorno al collo. Il suo cadavere è stato rinvenuto grazie a un agricoltore. Il Procuratore capo della Repubblica di Lodi, Vincenzo Russo, ha spiegato che le indagini cercheranno di verificare se “la poveretta sia stata violentata prima di venire uccisa. La dinamica è abbastanza chiara: qualcuno l’ha ammazzata e successivamente l’ha scaricata già nuda sul posto per poi fuggire via”. Il tratto di campagna in cui è stato rinvenuto il corpo, che al momento del ritrovamento era nudo, non è lontano dalla statale via Emilia che conduce da Lodi a Codogno e quella stradina di campagna, soprattutto la sera, è parecchio frequentata da giovani che raggiungono il centro ricreativo dalla zona del Piacentino. Si indaga anche nel mondo della prostituzione. Questo fa pensare che ci potrebbero essere dei testimoni.

Aggiornamento ore 12:47

Vicenzo Russo, procuratore della Repubblica, ha spiegato che il 41enne fermato ha confessato di aver conosciuto la giovane via Internet e e di averla uccisa strangolandola durante un gioco erotico. L’uomo ha confessato anche di aver avuto un rapporto sessuale con la vittima quando era già morta. Gli sono stati contestati l’omicidio volontario e atti osceni su cadavere.

“Non ho più il seno” così si confessa Monica!

monica-bellucci-seno-allattamento-figlie-tuttacronaca

“Non ho più il mio seno”, Monica Bellucci ci scherza su, ma sembra che il decolleté che ha fatto impazzire gli italiani sia scomparso dopo che l’attrice ha perso peso allattando le due figlie Deva e Leonie. A “Grazia” l’attrice, inoltre, confessa: “Quando Vincent torna capisco che lo amo. Quando non ci vediamo da tempo e magari gli do un appuntamento al ristorante capisco che è uno che mi piace, se non lo conoscessi chiederei in giro ‘Chi è?’…”. L’amore per le figlie, avute dopo i quarant’anni, è immenso, tanto che Monica si dedica a loro notte e giorno, e anche quando ha dovuto scegliere di allattarle non si è tirata indietro: “Ormai non ho più seno, ho allattato Deva fino a nove mesi, Leonie fino a un anno. Allora sì che l’avevo…”.

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