E’ stata licenziata una donna giudice in Bosnia. La causa: si era spogliata nel suo ufficio per poi stendersi sulla scrivani a prendere il sole. La donna, membro della Corte Suprema, è stata immortalata in questa posa, mentre si trovava nel suo ufficio privato, da una persona dotata di macchina fotografica e posizionata nello stabile di fronte. Lo scatto ha fatto immediatamente il giro dei media locali facendo scattare un’indagine interna. L’identità del giudice è così venuta alla luce e la donna è stata licenziata per aver “danneggiato l’immagine della Corte Suprema”. Il fatto che la protagonista fosse un professionista ‘anziano’ con molta esperienza, ha pesato ancora di più sul provvedimento disciplinare.

Lui un capoufficio 50enne trevigiano e lei una 40enne sposata costretta a subire prima l’intrusione tra le sue cose, poi l’avance dell’uomo e infine scoprire di essere costantemente spiata con microtelecamere nascosti negli oggetti più comuni. Dalla penna, alla chiavetta usb, ma soprattutto quella telecamera nascosta nell’orologio da polso dell’uomo che filmava le gambe e il décolleté dell’impiegata. I primi sospetti erano giunti quando la donna aveva notato che durante la pausa caffè le sue cose venivano manomesse. Impronte sul cellulare e borsa in disordine erano state le prime avvisaglie che l’avevano portata poi a chiedere un cassetto personale dove riporre i suoi oggetti personali. Poi la situazione era diventata insostenibile: il capo ufficio aveva cercato degli approcci e la donna aveva anche pensato di cambiare lavoro, ma in tempo di crisi era stata costretta a desistere dall’idea di abbandonare il suo posto. Poi con il passare del tempo si era fatta sospettosa al punto di avere la sensazione di essere spiata. Sensazione che ben presto è stata confermata quando un gesto del polso dell’uomo ha svelato una terribile verità. La 40enne è andata in internet dove ha scoperto che l’orologio del suo capo ufficio contiene una microtelecamera nascosta, così come le penne o la chiavetta usb. Ha quindi sporto denuncia per interferenze illecite nella vita privata e molestie.