Renzi inizia con tagli: a partire dal telefono dei parlamentari!

cellulare-parlamentari-tuttacronacaIl governo Renzi pensa ai tagli e fa la sua prima mossa per colpire i parlamentari. O meglio, le loro telefonate gratis. Il loro rimborso annuo scende infatti a 1200 euro rispetto ai quasi 4mila di cui avevano beneficiato fino ad oggi. Si legge sul Corriere della Sera: “Rimborso forfettario di circa 4.000 euro…se poi a chiamare fosse il figlio, la moglie, la sorella, la madre, il padre, la nonna o il nonno, l’amico o l’amica del parlamentare in questione, poco importava. E se la conversazione fosse privata, interessava ancora meno…Ora dovrà essere dimostrato che a fare quelle telefonate sono stati i deputati nell’esercizio del loro mandato parlamentare”.

Gli italiani, sempre più poveri e più malati

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I tagli alla spesa pubblica hanno avuto forti ripercussioni sugli italiani che ora si trovano (forse) alla fine della crisi (almeno questo i politici) molto più poveri e malati. Non riuscendo a far quadrare i conti la prima spesa che viene tagliata è quella per i medicinali. Si stima ceh siano circa 5 milioni gli italiani che abbiano dovuto rinunciare alle cure. “Tra il 2007 e il 2013 la Fondazione banco farmaceutico ha incrementato la raccolta di farmaci del 241%. I farmaci donati nell’ultimo anno sono stati 1.162.859”, si legge nel testo. Questo aumento è dovuto da un lato alla crescita delle donazioni durante la Grf (+23%), dall’altro al boom delle donazioni aziendali (+1345%). Il trend di forte crescita della povertà ha però aumentato la forbice tra bisogno e capacità di risposta attraverso le donazioni. Se nel 2007 la giornata riusciva a coprire quasi il 55% delle richieste, nel 2013 siamo scesi al 43,2%.

Se questi dati sono allarmanti ancor di più lo saranno nei prossimi anni quando a una minor prevenzione corrisponderà una maggior richiesta di cure ospedaliere e specialistiche e la domanda potrebbe mettere in crisi le strutture sanitarie che già sono in affanno. Quali misure si stanno mettendo in atto affinché non ci sia fra qualche anno la crisi degli ospedali? Per il moemnto si è parlato solo di tagli e di riduzione delle spese, ma quello che oggi viene tagliato potrebbe aver costi molto più elevati nel futuro!

Spending review ovvero la scusa per tagliare le pensioni!

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Tutti i cittadini si auguravano una spending review, cioè un contenimento della spesa pubblica e quindi un miglioramento del bilancio dello Stato, ma in Italia, paese delle anomalie e dei termini stranieri usati per aggirare diritti acquisiti e maturati, la “beffa” è dietro l’angolo. Lo scrive De Dominicis a chiare note su Libero e stavolta, il termine è fissato in primavera, non saranno solo le pensioni d’oro ( o presunte tali) a dover dare un altro forte contributo di solidarietà, ma saranno anche i pensionati del ceto medio che con la proposta Cottarelli vedranno una vera e propria stretta sugli assegni maturati con il retributivo.

Nuovo affondo sulle pensioni. Nel 2014 dovrebbe arrivare un altro taglio agli assegni previdenziali. Dopo la botta assestata con la legge di stabilità, il governo di Enrico Letta potrebbe tornare alla carica del sistema pensionistico. La sforbiciata, secondo i ben informati, è attesa per primavera. Stavolta a preparare il terreno all’esecutivo è Carlo Cottarelli: l’ennesimo giro di vite pensionistico, infatti, sarebbe pronto a entrare nella spending review, curata appunto dall’ex funzionario del Fondo monetario internazionale. Per ora non ci sono numeri. Lo stesso commissario straordinario per la spesa pubblica incaricato dal governo Letta, però, nelle scorse settimana aveva fatto accenno a possibili interventi sui cosiddetti assegni d’oro o d’argento, cioè quelli di importo elevato.

Con la finanziaria appena approvata dal Parlamento sono stati introdotti contributi di solidarietà temporanei che scattano a determinate soglie: 6%oltre 90mila euro, 12% a 128mila e 18% a 193mila. E sempre con la manovra per il 2014 è stato varato un tetto (a 302mila euro) al cumulo trapensione e compensi per incarichi pubblici. Cottarelli sta studiando misure anche su questo fronte. Nel dettaglio, il piano potrebbe prevedere tagli alle pensioni retributive, vale a dire quelle calcolate (e pagate) non solo sulla base dei contributi versati, ma soprattutto sugli (ultimi) stipendi percepiti. Un meccanismo rimasto in piedi fino al 1996 e poi progressivamente smantellato fino all’intervento a gamba tesa del governo dei tecnici guidato da Mario Monti e con la legge targata Elsa Fornero. Tra le varie ipotesi di intervento sul tavolo di Cottarelli – e del ministro del Lavoro, Enrico Giovannini – c’è anche il passaggio al contributivo secco per gli assegni di reversibilità.

A sostenere l’assalto alle pensioni c’è, in prima linea, Scelta civica. Secondo Irene Tinagli, esponente del partito fondato dall’ex premier Monti, bisogna «intervenire sulla quota di pensione che non corrisponde ai contributi versati, utilizzando le risorse ricavate per aumentare i fondi per l’infanzia e per l’assistenza agli anziani». Non solo previdenza. Nel mirino di Cottarelli, ci sono tutte le spese dei ministeri. Secondo indiscrezioni riportate ieri da alcuni quotidiani, il commissario avrebbe cominciato a realizzare una specie di lista delle spese «anomale». Finora sono stati messi in evidenza alcuni casi particolari. Come quello della curiosa presenza di due ministeri sostanzialmente identici: Coesione territoriale e Affari regionali. Un doppione creato da Letta con ogni probabilità per distribuire poltrone tra le varie anime delle (ex) larghe intese. Si pagano, così, due ministri e due strutture. E mentre gli stipendi dei funzionari di Palazzo Chigi crescono – come documentato su Liberodi ieri – Cottarelli prova a tagliare qualche caffè alla presidenza del consiglio: nella black list ci sono infatti i 4mila euro per le forniture di caffè e i 20mila euro per l’ac – qua. E poi 14.374 euro per la squadra di Football americano Legio XIII (progetto di integrazione delle comunità di stranieri). La spending review dovrebbe portare a risparmi per 32 miliardi. E, in teoria, dovrebbe servire (anche) per ridurre la pressione fiscale, già calata, secondo Letta, nel 2013. Il premier, però, ieri stato smentito da Confcommercio. Secondo l’associazione dei commercianti, il peso delle tasse è salito al 44,3% lo scorso anno, nuovo record assoluto nella storia del nostro Paese dopo quello già raggiunto nel corso del 2012, e c’è la previsione di un livello stabile ben oltre il 44% anche nel 2014. La pressione del fisco va su e i consumi continuano a scendere, colpendo anche i saldi di fine stagione. Negli ultimi 5 anni – per l’Adusbef – gli italiani hanno più che dimezzato il budget destinato ai saldi: «da quelli del 2009 agli attuali la cifra è passata dai 450 ai 200 euro». L’andamen – to delle vendite nel periodo di saldi negli ultimi anni è stato disastroso – sostiene anche il Codacons – gli stessi commercianti al termine dei precedenti sconti invernali hanno denunciato fortissime riduzioni degli acquisti con punte del meno 30%. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è convinto che l’abbattimento delle tasse è dietro l’angolo. Ma a credergli sono rimasti davvero in pochi

La spending review del Cav: Berlusconi e le sue ville

Berlusconi-tagli-tuttacronacaSarà anche rientrato nella top ten dei paperoni italiani stilata grazie ai dati di Borsa 2013, ma la spending review si è affacciata anche all’orizzonte di Silvio Berlusconi che, come riporta il Corriere della Sera, si trova a tagliare le spese. A partire dalle proprietà immobiliari, come Villa di Macherio e Villa Gernetto. Si legge nel quotidiano:

Niente albero di Natale alla Villa Belvedere a Macherio. L’albero non è mai stato addobbato, e da domani la settecentesca villa storica che fu dei Visconti di Modrone, chiuderà i battenti. I dipendenti avrebbero già ricevuto la lettera che comunica la fine del rapporto di lavoro. Veronica Lario, la moglie in via di separazione dall’ex premier, vive ormai da tempo a Milano. E la necessità di economie – meglio, di evitare gli sprechi – ormai coinvolge persino uno degli uomini più ricchi d’Italia. La storia dei Berlusconi a Macherio, tuttavia, continua. Le due figlie di Veronica, Barbara ed Eleonora, resteranno entrambe a vivere nell’area: nella grande cascina adiacente all’edificio storico a suo tempo acquistata dal loro padre.

Del resto, non è soltanto villa Belvedere a essere caduta sotto i rigori della spending review famigliare. Villa Gernetto, il palazzo di Lesmo che era stato acquistato per la mai nata Università della libertà e poi divenuta sede di rappresentanza per gli eventi privati berlusconiani, è ormai deserta da molti mesi. Non dispone di personale, il riscaldamento è staccato. Nel giro stretto del Cavaliere, neppure si esclude che possa essere discretamente messa in vendita. Cosa comunque non semplice.

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Insegnanti precari con mille euro in meno in busta paga. Male anche i professionisti

insegnanti-precari-tuttacronacaPessime notizie sotto l’albero per gli insegnanti precari: non verranno più pagate le ferie maturate, come è sempre avvenuto fino ad adesso. Sono circa mille euro in meno quelli che molti insegnanti che a dicembre si aspettavano di vedersele pagate almeno per l’anno scolastico appena passato hanno trovato in busta paga. Come riporta il Messaggero:

Quella delle ferie dei precari è una questione che si trascina da tempo. «È l’ennesima ingiustizia per i supplenti», sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, uno dei sindacati della scuola. Tutto nasce dalla legge sulla Spending review varata dal governo Monti, nel 2012, che ha previsto la non monetizzazione delle ferie maturate per il personale del pubblico impiego.
Quella legge però non dava indicazioni specifiche per i precari del settore scuola, perciò è stato necessario aggiungere una precisazione con la successiva legge di stabilità. E la precisazione è la seguente: per il personale della scuola le ferie possono essere monetizzate, però dal conto delle ferie maturate bisogna sottrarre i giorni in cui l’attività didattica è stata sospesa, cioè le vacanze di Natale, di Pasqua e una parte di giugno.
Per i docenti di ruolo gli effetti di questa norma sono nulli: per loro le vacanze arrivano regolarmente con la chiusura estiva delle scuole, e le mensilità di retribuzione restano sempre dodici più tredicesima. Diverso è il caso dei precari con contratto a dieci mesi. Per loro il rapporto di lavoro si interrompe ogni anno a luglio e agosto per poi riprendersi a settembre. Questo diverso meccanismo di calcolo delle ferie si traduce dunque in un taglio consistente dello stipendio. E quel taglio si fa sentire tutto a dicembre, il mese in cui veniva normalmente erogato il pagamento delle ferie maturate l’anno prima. Gli interessati però contestano il principio introdotto dalla nuova legge.

E i problemi non sono solo dei precari della scuola ma anche dei professionisti, il cui reddito cala. Come sottolinea il Sole 24 Ore:

Non si arresta la caduta dei redditi dei professionisti. Dal 2008 al 2012 i lavoratori autonomi denunciano un un ulteriore calo dei redditi: il dato medio è ora sceso a 31.324 euro, in flessione di quasi il 10 per cento. Questa è la fotografia contenuta nel terzo rapporto Adepp sulla previdenza privata. E i dati delle singole casse previdenziali- raccolti dal Sole 24 Ore -aggiungono altri dettagli. A soffrire di più sono le professioni giuridiche e tecniche: i notai hanno visto “sparire” il 45 per cento dei propri redditi reali a partire dal 2007. La crisi colpisce di più le categorie “deboli”: donne e giovani. Per Andrea Camporese, presidente di Adepp, servono “strategie per anticipare l’ingresso dei giovani”. Intanto da gennaio le regioni potranno aprire i bandi di finanziamento europeo per i professionisti.
Ecco alcuni esempi: I notai nel 2007 avevano un reddito medio di 195.794 euro, mentre nel 2012 era di 107.400 (- 45%), gli architetti da 30.260 a 20.535 (- 32,1%), gli ingegneri da 44.864 a 33.299 (-25,8%), gli avvocati da 57.215 a 47.402 (-17,2%).

La crisi che si abbatte sui pensionati: quasi uno su due non arriva a fine mese

crisi-pensionati-tuttacronacaUn’analisi realizzata dallo Spi-Cgil in collaborazione con Ipsos su consumi e potere d’acquisto dei pensionati ha rilevato che il 46,2% dei pensionati italiani fatica ad arrivare alla fine del mese e si ritrova così costretto a rimandare pagamenti, a intaccare i propri risparmi, a chiedere prestiti e aiuti ad altri. Il 24,3% invece ci arriva senza troppi problemi ma spende quasi tutto quello che prende di pensione mentre il 29,5% non solo ci arriva ma riesce anche a risparmiare qualcosa, facendo però delle rinunce. Il 37,2% dei pensionati che mettono ancora da parte qualcosa infatti ha dovuto ridurre le spese superflue e anche qualche consumo importante (il 15,2%). Lo stesso dicasi di chi arriva a fine mese senza troppi problemi: il 46,2% ha tagliato le spese superflue, il 21% consumi importanti e l’11,8% anche consumi necessari. La situazione è ben più grave per chi vive in difficoltà economiche anche gravi, che ha dovuto apportare tagli notevoli. Il 19,8% dei pensionati  ha dovuto ridurre diversi consumi necessari, il 28,4% ha ridotto abbastanza i propri consumi e anche qualcuno importante, il 31,4% ha tolto solo il superfluo. Appena il 20,4% riesce a sopravvivere in maniera dignitosa, senza bisogno di ridurre in modo significativo le spese. Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil, commenta: “I pensionati  hanno dato tanto a questo paese in termini di sacrifici e ora non ne possono proprio più. E’ per questo che chiediamo al governo di dare loro delle risposte, a partire dalla Legge di Stabilità. Sarebbe inoltre ora che si riattivasse il tavolo di confronto tra governo e sindacati, istituito dal governo Prodi e rimosso da Berlusconi e da Monti. Non è un caso che da allora la condizione dei pensionati e degli anziani non ha fatto altro che peggiorare”.

175 piccoli ospedali a rischio chiusura

piccoli-ospedali-chiusura-tuttacronacaSono 175 i piccoli ospedali con meno di 120 posti letto inseriti nella lista stilata dal governo che dovranno chiudere se Regioni e governo daranno via libera al Patto per la salute. Come ricorda La Stampa, forse chiuderanno per poco, in attesa di essere riconvertiti in quelle strutture per la riabilitazione o per le lungodegenze che scarseggiano.Tali strutture resistono da 20 anni e, spiega sempre il quotidiano, sono inutili, costosi e insicuri, visto che mancano di servizi di emergenza e apparecchiature in grado di affrontare i casi di una qualche complessità. E, cosa non da poco, con pochissimo utilizzo. Basti pensare che ci sono nosocomi con 15-20 posti letto utilizzati anche meno di 3 giorni su 10. Il ministro della Salute Lorenzin vorrebbe siglare il Patto per la salute con le Regioni prima di Natale, per poi inviarlo in Gazzetta sotto forma di decreto. La lista in realtà sarebbe di 222 mini-nosocomi con meno di 120 posti letto, ma tra questi andranno salvati: i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, che in realtà ospedali non sono; gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, perché fanno ricerca; i centri per “post acuti”, che servono per chi dopo un ricovero non è in grado di tornare a casa ma ha bisogno di cure meno intensive. Alla fine si arriva alla lista di 175 ospedaletti. Al riguardo della loro chiusura, i medici hanno pareri diversi: “Nelle zone disagiate vanno mantenuti dei presidi sanitari, magari non ospedali veri e propri ma servizi con caratteriste utili a quella popolazione sì”, è il parere di Costantino Troise, segretario nazionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao. Che è però favorevole alla riconversione dei mini ospedali vicino ai grandi nosocomi. “Gli ospedaletti rappresentano un pericolo per i cittadini e persino per chi ci lavora, perché non hanno specialisti, strumentazioni e casistica sufficienti ad operare in sicurezza”, taglia invece corto Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil medici.

Stabilità forse, insicurezza certa! Troppi tagli alla polizia

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Stavolta non è scandalismo o catastrofismo è Alessandro Pansa,  il capo della Polizia, ha dichiarare  “Non possiamo offrire lo stesso servizio di sicurezza al cittadino che offrivamo qualche anno fa, con 15 mila poliziotti, 15 mila carabinieri e migliaia di finanzieri in meno”. Il numero uno del Dipartimento sicurezza del ministero dell’Interno in un intervista a La Repubblica ha affermato:  “Ogni tanto qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città o in alcune parti del Paese. Voglio essere chiaro con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza in nessuna parte del territorio”. Se nel passato si era gridato ai tagli, sicuramente non si era mai arrivati a questo punto e sempre secondo il racconto di Repubblica, Pansa, che oltre ad essere il capo della Polizia è anche il numero uno dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, ha anche aggiunto: “Non è più pensabile – ha spiegato – ragionare come se sul territorio siano schierati 110 mila uomini. Dal 2014 ce ne saranno solo 94 mila”. Pansa ha espresso anche la preoccupazione che i tagli possano penalizzare il comparto della sicurezza a favore di quello della Difesa, impegnato da anni nelle “pattuglie miste” e in compiti di presidio di obiettivi a rischio nelle città. “Bisogna chiarire – ha dichiarato – chi ha la legittimità dell’uso della forza nell’ambito della sicurezza”. “Perché – ha detto in polemica con la Difesa – se spostiamo l’asse verso il sistema militare, creiamo qualche scompenso anche rispetto ai principi costituzionali”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario dell’Anfp Enzo Letizia: “Il taglio delle risorse, in un momento di crisi economica, comporta un aumento della criminalità perché mancano uomini e mezzi”.

I dati non sono per nulla positivi: nel nostro paese sono in aumento furti e rapine. A Bari i delitti sono aumentati del 2,2%, negli ultimi otto mesi del 50% gli omicidi, del 16% i furti, del 70% le rapine in abitazione. A Roma crescita dei delitti del 3,2%, con un incremento tra gennaio e agosto del 43% degli omicidi volontari, del 4,3% dei furti in generale e dell’8,7% dei furti negli esercizi commerciali. Il record negativo spetta a Firenze, in testa alla classifica per l’aumento dei delitti nel 2012 (9,2%) rispetto al 2011. E poi ancora: a Cagliari da gennaio ad agosto sono aumentati del 28% i furti in abitazione, a Napoli crescono dell’11,4% le violenze sessuali e del 18,6% le rapine.

“Potrebbe succedere anche a te”, i tagli alla sanità spagnola

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Flebo, camice e richiesta d’aiuto, questa è l’ultima provocazione dell’associazione Medicos del Mundo per protestare contro  i tagli alla sanità effettuati dal governo di Rajoy negli ultimi mesi. L’iniziativa si è svolta lo scorso 14 novembre per le strade di Madrid, nell’ambito della campagna “Nadie Desechado” (in italiano “Nessun rifiuto”).

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Tra il teatro di strada e la protesta sociale, le foto in fretta stanno facendo il giro del web con l’avvertimento, che è diventato poi lo slogan della campagna di sensibilizzazione  “Potrebbe succedere a te”. L’idea è stata realizzata con la collaborazione dell’artista Yolanda Dominguez, che mira a evidenziare come la sanità non può diventare un “lusso per  pochi”.

Potrebbe succedere anche a noi?

L’Imu si finanzia con le pensioni! Anziani pronti a emigrare?

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Levare la seconda rata dell’Imu si abbatterà sui pensionati e non solo quelli d’oro. Oggi doveva arrivare in Consiglio dei Ministri il decreto per eliminare la seconda rata dell’Imu, ma invece il provvedimento è slittato perché deve andare di pari passo con quello sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia che a sua volta deve attendere un via libera da parte della Bce. A bloccare il provvedimento sarebbe lo stop alla cancellazione per beni e terreni agricoli, contestato dal ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo. I soldi non ci sono per le coperture ma l'”ariete” scagliata dall’ex Pdl sul governo continua a far sentire i propri esiti negativi e  all’orizzonte si profila un’altra mazzata per gli italiani. Non era meglio magare l’Imu? Come ricorda oggi La Stampa, la copertura finanziaria per lo stop a giugno della prima rata non ha funzionato, con il flop della sanatoria sulle slot machine. All’appello mancano 1,2 miliardi (2 miliardi sono stati racimolati dall’aumento al 120% degli acconti Irap e Ires di banche e assicurazioni).

Per questo c’è il rischio concreto che scatti la “clausola di salvaguardia”, come stabiliva il decreto sulla rata dell’Imu, ossia un aumento automatico delle accise sui carburanti.

Se già mancano i soldi per finanziarie l’abolizione della prima rata, figuriamoci quelli per la seconda. Per coprire il solo stop all’Imu sulla prima casa servirebbero ben 2,4 miliardi. Ma a questi potrebbero aggiungersi i 400 milioni necessari per esentare i fabbricati agricoli (una battaglia a cui gli agricoltori non vogliono rinunciare), più altri 500 milioni voluti dai comuni.

Il tutto mentre il commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, promette tagli a destra e a manca. I tagli – spiega Cottarelli in un colloquio con il Corriere della Sera – non riguarderanno solo le pensioni d’oro, ma a che quelle d’argento. L’Italia – riconosce il commissario – “ha fatto un’ottima riforma (la riforma Fornero, ndr) che assicura la riduzione dei flussi di spesa per i prossimi vent’anni. Pochi paesi sono riusciti a farla”.

Detto questo, secondo Cottarelli nel presente il Paese “ha un grosso problema: una spesa in rapporto al Pil che è troppo alta, tra le più alte del mondo”. Per questo – aggiunge – “sarà necessario toccare le pensioni d’oro e d’argento. L’approccio della legge di Stabilità è di congelare la perequazione. So che esistono difficoltà a livello costituzionale. Ma c’è una scelta da fare”.

Che rimane agli anziani? Emigrare?

Shock all’ospedale: precipita un ascensore!

-ascensore-tuttacronacaDue infermieri e un paziente trasportato in barella si sono trovati a vivere un incubo, questa sera, all’ospedale di Venafro, in provincia di Isernia, quando sono rimasti intrappolati nella cabina di un ascensore precipitato e arrestatosi tra il secondo e il primo piano. Tutti e tre ne sono usciti illesi, ma sono stati soccorsi in stato di shock. I carabinieri sono giunti sul posto per accertare le cause del guasto. La struttura è parzialmente dismessa dopo i tagli disposti dal piano sanitario regionale.

Tagli alla sanità… necessari dopo la bocciatura Ue!

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Bruxelles ordina e il Governo corre ai ripari. Così Carlo Cottarelli, doppo la bocciatura della Legge di Stabilità da parte della Commissione Ue, ha pronto un piano di riduzione della spesa pubblica. Obiettivo: recuperare 2-3 mld di euro immediatamente. Mirino puntato sulla Sanità. Previsione: arrivare a 1-1,5 mld di tagli nel 2014, ma è solo l’inizio! La carta che il ministro dell’Economia Saccomanni potrà giocarsi già alla riunione dell’Eurogruppo di venerdì è la realizzazione nel 2014 di risparmi da 1,5 mld contro i 600 mln prudenzialmente cifrati nella legge di Stabilità. E non è escluso che l’asticella dei tagli, fino al 2015, possa salire ancora. Insomma, si raschia il fondo e a rimpolpare le casse dello Stato, arriva pure il super-acconto dei contribuenti. Il Fisco bussa alla porta di venti milioni di cittadini: un esercito che entro i prossimi 15 giorni (entro il 2 dicembre) tra Irpef, Irap e Ires farà confluire 34 mld di euro nelle tasche del Tesoro. Si rischia davvero il collasso.

Che tempo che fa alla Rai? Aria di privatizzazione?

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Intervenendo a Che Tempo Che Fa, il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni, ha annunciato delle privatizzazioni nel settore pubblico parlando di “varie ipotesi” che sarebbero al vaglio.  Tra queste non ha escluso anche la tv pubblica, la Rai infatti sarebbe sotto il mirino di una possibile privatizzazione. Queste le parole del ministro del Tesoro:  «Stiamo guardando ogni possibile soluzione. L’obiettivo è dare una mano alla riduzione del debito pubblico». Quando poi Fazio chiede se comunque, l’emittente di Stato rimarrà pubblica, il ministro ha risposto di sì. «Noi abbiamo detto, lo ha detto anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, che intendiamo annunciare entro fine anno un programma di privatizzazioni che coprirà sia proprietà immobiliari dello Stato, ma anche partecipazioni azionarie, che sono ancora numerose anche se veniamo dopo un percorso di privatizzazioni significative negli anni scorsi».

Saccomanni dice che ieri ha sentito il Premier Letta e sulla crisi di governo ha ammesso: «Continuiamo a essere ottimisti perché credo che il danno che l’economia italiana avrebbe – ha continuato Saccomanni – da un irrompere nuovamente di instabilità politica sarebbe talmente forte che sono convinto che le forze politiche non vorranno percorrere questa strada. Non posso entrare in previsioni abbiamo lavorato molto bene su con questa strada, un rapporto cooperativo con tutti quanti».

A breve sarà presentata la relazione del commissario sulla spending review. Il ministro ha ricordato che l’obiettivo è «recuperare 10 miliardi in tre anni. Nella sanità concorderemo con il ministro gli interventi. Molto c’è da fare sulle partecipate, le società legate ad enti locali o alla pubblica amministrazione»

Il ministro ha quindi difeso la nuova legge di Stabilità: «Abbiamo ridotto il carico fiscale su imprese e lavoratori. Ci sono incentivi che puntano alla competitività del sistema. E le risorse, un miliardo e mezzo, le abbiamo ottenuto facendo dei tagli. Ci sarà maggiore potere d’acquisto per le famiglie e più spinta sulla crescita con aiuti alle aziende».

Fatebenefratelli in stato di crisi: chiusure e licenziamenti in vista

fatebenefratelli-crisi-tuttacronaca170 lavoratori in esubero su un totale di 936, tra dipendenti e consulenti esterni. 170 professionisti a cui il Fatebenefratelli, che ha indetto lo stato di crisi, dovrà rinunciare. Così come dovrà cancellare i 500 ricoveri del servizio psichiatrico di diagnosi e cura effettuati ogni anno, ben 11.250 sacche di sangue del servizio trasfusionale e 18.599 prestazioni di dialisi. Non solo, sull’Isola Tiberina si taglieranno anche le attività terapeutiche oncologiche di 2500 unità e 1300 ricoveri in convenzione, di terapia intensiva e di 30 mila prestazioni di radioterapia. La manovra è stata presentata ieri dal dal vicepresidente Fra Giampiero Luzzato: “Dobbiamo adottare decisioni difficili che comportano una riduzione di programmi destinati agli utenti più bisognosi. Dover licenziare il personale è una decisione angosciante, che talvolta però deve essere presa: con questo piano l’ospedale tornerà ad essere in equilibrio anche se con i livelli di produzione ridotti”. Tutto questo perchè, visti i conti, la struttura non riesce a sopravvivere. E poco importa l’ira dei sindacati: troppi problemi economici. Alla loro base, il contenzioso per gli anni 2006/2009 con abbattimenti tariffari, livelli di produzione non riconosciuti e funzioni come la terapia intensiva neonatale, l’emergenza e la rianimazione non remunerate per un importo di 70 milioni di euro, il decreto del commissario Bondi del 2012 che ha tagliato il 7% del budget a prestazione già erogate e la riduzione delle funzioni da 18 a 8 milioni. Lo stato di crisi rischia di portare al collasso quello che è uno degli ospedali più prestigiosi del Centro, che ora deve ricorrere a misure drastiche per sopravvivere.

Contratti bloccati e addio allo straordinario per gli statali!

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Per i dipendenti pubblici arriva l’estensione del blocco dei contratti che era già intervenuto nel triennio 2010-2012 e che ora arriverà sino al dicembre 2014. Tale estensione riguarda anche il personale del servizio sanitario locale. Poi, sempre nella bozza si legge  ”per le amministrazioni statali, compresa la Presidenza del Consiglio dei ministri, la spesa per le prestazioni di lavoro straordinario va ridotta, rispetto alle risorse finanziarie allo scopo assegnate per l’anno finanziario 2013, del 10% a decorrere dall’anno 2014”.

Ma quale Service Tax… si cambia ancora e arriva la Trise!

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Ormai in Italia non ci si sorprende più, neppure l’ennesima pozione amara. Tutto e il contrario di tutto può essere possibile ed ecco che la Service Tax che doveva far dimenticare l’Imu e contenere i costi per gli italiani viene spazzata via dalla TRISE! Alcuni già ipotizzano che il cambio sia stato reso necessario avendo in passato promesso con la denominazione “la service tax” una tassa soft che doveva essere “meno della metà di Imu e Tares insieme” e non potendo arrivare a far quadrare i conti pubblici ecco che si è preferito cambiare nome alla tassa. Ma questo lo dicono soltanto i maligni!

«È istituito in tutti i comuni un tributo sui servizi comunali, denominato TRISE che si articola in due componenti: la prima, a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani(TARI); la seconda, a fronte della copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (TASI)». Si legge nella bozza della legge di stabilità.

Arriva anche la deduzione Irap, ma è solo per i neo-assunti e il massimo delle deduzioni è di 15mila euro a dipendente.

Esclusione del patto di stabilità interno «al fine di consentire agli enti locali nel 2014 e 2015 i pagamenti in conto capitale». È quanto prevede una prima bozza della legge di stabilità in cui dalla norma si calcolano oneri «sull’indebitamento e sul fabbisogno di 1.000 milioni di euro per l’anno 2014 e di 1.000 milioni per l’anno 2015». Regioni e enti locali non potranno più ricorrere ai derivati. Lo prevede una prima bozza della legge di stabilità. Finora il blocco al ricorso alla finanza derivata era temporaneo, in attesa di un regolamento. Con la legge di stabilità diventerebbe definitivo. Stop quindi hai derivati!

Sanità? «Siamo in contatto con loro e alla fine troveremo una soluzione equa per tutti quanti», ha spiegato il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni rispondendo alle preoccupazioni dei presidenti delle Regioni.

Nella legge di stabilità c’è spazio per gli investimenti «sia quelli di natura infrastrutturale come ferrovie e Anas sia un allentamento del patto di stabilità per i comuni» che daranno «più risorse agli investimenti».Gli investimenti, per Saccomanni, sono «soprattutto di sostegno per le riforme idrogeologiche, per edilizia scolastica, progetti che possono essere attuati rapidamente».

Allarme Sanità: Lorenzin con i Presidenti delle Regioni!

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Ancora la pietanza non è servita, ma fa già discutere. Per tagliare il costo del lavoro, bisogna tagliare la Sanità. L’equazione non torna e l’allarme viene lanciato dal Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin che si schiera al fianco dei Presidenti delle Regioni che avevano già nei giorni scorsi sollevato il problema:

“I tagli per ora sono solo un’indiscrezione. Ma se ci fossero salterebbe il patto per la Salute. I risparmi si stabiliscono solo tra ministero e Regioni,non con tagli lineari ma con una mirata lotta agli sprechi. Altrimenti saltano le 15 regioni sotto piano di rientro e sono in difficoltà anche le cinque che hanno i conti in ordine”, così la Lorenzin.

Sulla questione è intervenuto anche il segretario del Pd, Guglielmo Epifani: “Bisogna lavorare per aiutare la crescita, sostenendo le possibilità di investire dei comuni virtuosi, allentando il patto di stabilità, e guardando con attenzione alle esigenze delle autonomie. Ma dobbiamo dare anche un altro segnale di inversione di tendenza e di fiducia rispetto alle attese dei cittadini, chiudendo finalmente la stagione dei tagli continui alla sanità”.

Se non verrà tagliata la Sanità pubblica cosa verrà tagliato?

Il menù del Governo: cosa ci servirà la legge di stabilità?

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Il Governo ha preparato il menù da servire l’anno prossimo agli italiani. Il piatto forte della casa sarà il cuneo fiscale, con maggiori detrazioni  per i lavoratori dipendenti.

Intanto il Premier avverte tramite tweet i giornalisti di non creare “caos” o meglio allarmismo: “Giornali a caccia di indiscrezioni spacciate per fatti su Legge Stabilità. Invito a leggere testo vero del Cdm martedì. Il resto è solo caos…”.

Insomma meglio non parlarne prima che il piatto sia in tavola e non possa più essere rimandato in cucina per variare qualche ingrediente poco digeribile.

Tra le ipotesi sul cuneo fiscale sembra che l’intervento possa concretizzarsi in un aumento di 200-300 euro in busta paga a primavera del 2014, per i redditi dipendenti sotto i 55.000. Tale misura a favore di lavoratori e imprese impiegherebbe circa 10 miliardi di euro in tre anni da scalare in: 5 nel 2014, 3 nel 2015 e 2 nel 2016. Per quanto riguarda il 2014 il “maggior beneficio” però andrà sicuramente nelle tasche dei lavoratori, almeno secondo le intenzioni del Governo.

L’altra pietanza sarà la rimodulazione dell’Iva, forse con l’arrivo quarta aliquota e la definizione della nuova service tax. Ma l’Iva prevede l’intervento su competenze anche dell’Ue e il tema si fa caldo e complesso. Qui gli “ingredienti” potrebbero davvero variare e il piatto servito potrebbe essere estremamente delizioso o estremamente  indigesto. Le ipotesi sul tavolo potrebbero prevedere l’aggiunta di una quarta aliquota Iva che si aggiungerebbe alle 3 già esistenti. Questa nuova aliquota, che dovrebbe aggirarsi intorno al 7/8%, comprenderebbe beni che ora sono irregimentati sotto un’ aliquota del 4% e altri che invece sono sottoposti l’aliquota del 10%. Secondo quanto asserisce il Governo il risultato poi dovrebbe essere “zero” aumenti.

Per contorno ci sarebbe inoltre il taglio al costo del lavoro e  la ripartenza degli investimenti e delle assunzioni. In che modo? Anche qui sono diversi gli interventi allo studio:

  • potenziamento dell’Ace (aiuto alla crescita economica),
  • o la rivalutazione dei beni,
  • o la deducibilità del costo del lavoro ai fini Irap.

Ma anche l’ipotesi di una revisione dei contributi Inail per premiare le aziende più sicure a scapito di quelle meno accorte al tema.

E ritorna in tavola anche il vecchio progetto che già si era tentato di introdurre e cioè la possibilità di emettere mini-bond per finanziare le Pmi.

Il “dolce” sarebbe l’eliminazione dell’Imu e l’introduzione della Service Tax! Si riuscirà a mantenere la parola data e davvero la “la service tax sarà meno della metà di Imu e Tares insieme”? Sembra improbabile. Anche perché con la manovrina si è andato ad aggravare ancor maggiormente la situazione dei Comuni e ulteriori tagli sono stati necessari, per cui ora andranno reperite risorse. Come anticipa il Sole 24 Ore si potrebbe quindi partire con un’aliquota del 3 per mille ovvero una tassa di 30 centesimi a metro quadro con una ricaduta anche sugli inquilini. Il governo ha già
annunciato di mettere sul piatto già 2 miliardi per abbassare il peso del prelievo. Fino, se possibile ad azzerarlo, sulla prima casa bilanciando sugli altri immobili.

Arriverà l’adeguamento per le pensioni oltre 6 volte il minimo, vale a dire quelle fino a 3000 euro lordi al mese? E’ possibile che tale intervento sia previsto nella legge di stabilità a scapito però del reddito di cittadinanza o di inserimento come lo si vuole chiamare. Il caffè insomma sarà più dolce per chi lavora e più amaro per i disoccupati. ma le sigle sindacali sono d’accordo che va privilegiato chi lavora e chi ha lavorato piuttosto di chi non lavora ed è disoccupato.

Ma questo menù porterà davvero alla ripresa o sarà solo il tamponamento di situazioni che restano problematiche e complesse? La disoccupazione si riprenderà grazie al cuneo fiscale o sarebbe servita una manovra di taglio ben superiore per dare un segnale forte anche agli investitori stranieri? Intanto resta pane, acqua, sudore e sangue per le famiglie italiane su cui si è ripercossa l’Iva al 22%, la Tares e altre 100 tasse che hanno fatto quest’anno schizzare la pressione fiscale a livelli insostenibili… per migliorare la situazione di disagio di tanti cittadini c’è ancora tempo? La scuola, la sanità e i servizi al cittadino saranno ancora usufruibili a fronte dei tagli effettuati?

Come annuncia il quotidiano La Repubblica i tagli della Spending Review guidata da Carlo Cottarelli inciderà ancora. Per il momento si parla del prossimo taglio alla Sanità con circa 2 miliardi di ticket a rischio. ma il Governo assicura che non verranno intaccati i servizi… per chi può ancora pagarli?

“Il cinema italiano è morto, se non viene rinnovano il tax credit è sepolto”

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La cultura in Italia sta morendo e questo è sotto gli occhi di tutti i cittadini. L’ultimo colpo che ancora oggi lascia interdetti e stupiti è stata l’approvazione di una legge sul lavoro che favorisce i ragazzi non diplomati… Che ruolo ha oggi la cultura in Italia? Tra musei che si chiudonoPompei che agonizza e spettacoli che vengono annullati sembra proprio che non ci sia speranza per l’arte, la musica, la letteratura, teatro e il cinema.  Oggi l’allarme viene anche da uno degli artisti più conosciuti in Italia, che da sempre si batte per il cinema e che oggi, senza mezze parole, parla di una crisi profonda di settore e di ripercussioni pesanti, nei prossimi mesi, sull’industria cinematografica. Lui è Giancarlo Giannini che in un’intervista-appello all’Huffington Post cerca di attirare l’attenzione delle istituzioni sulla catastrofe che sta colpendo la settima arte.

“Non so perché, ma nel nostro paese non si capisce che la cultura può essere un motore importante nello sviluppo economico e un elemento fondamentale per le nuove generazioni. Se non rinnovano il tax credit il cinema italiano, che è già morto, viene definitivamente sepolto”, con queste parole Giancarlo Giannini ha cercato di sollevare l’opinione pubblica su un problema che non trova il giusto spazio sulla stampa sempre più impegnata a raccontare le problematiche di un governo di larghe intese che sembra ormai essere alle strette e i “mal di pancia” del partito democratico che ha perso la sua identità e il rapporto con gli elettori a causa delle continue lotte intestine.

Cosa è la tax credit?

E’ un credito d’imposta che prevede la possibilità di compensare debiti fiscali (Ires, Irap, Irpef, Iva, contributi previdenziali e assicurativi) con il credito maturato a seguito di un investimento nel settore cinematografico. I destinatari di questa agevolazione sono le imprese di produzione e distribuzione cinematografica, gli esercenti cinematografici, le imprese di produzione esecutiva e post-produzione (industrie tecniche), nonché le imprese non appartenenti al settore cineaudiovisivo associate in partecipazione agli utili di un film dal produttore di quest’ultimo. Per usufruirne però i produttori devono chiedere alla direzione generale per il Cinema il riconoscimento dell’eleggibilità culturale dei film prodotti. Inoltre il credito d’imposta è pari al 15% del costo complessivo di produzione, ma solo fino a un ammontare massimo pari a 3.500.000 euro per periodo d’imposta.

Ecco parte dell’intervista rilasciata da Giannini all’Huffington.

Nei giorni scorsi i giornali hanno riportato una riunione di fuoco al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove lei insegna recitazione, a causa degli ulteriori tagli previsti all’interno del Fus. A cosa va incontro il cinema italiano?

Questi nuovi tagli annunciati vanno sommati ai tanti già realizzati e ovviamente chiunque lavori in questo settore sa che ci troviamo in una situazione drammatica. Come ho già detto, l’unica buona notizia in questi anni è stata l’introduzione del tax credit, che prevede il riconoscimento di un credito d’imposta pari al 40% dell’investimento a favore di chi investe in opere cinematografiche…peccato che sia stata poco pubblicizzata. I costi per realizzare un film crescono e contemporaneamente i soldi si dimezzano, non si può pensare di avere prodotti di qualità senza risorse. Se decidono di tagliare ancora è un macello.

Anche il teatro in Italia non gode di buona salute, c’è il rischio che l’intero sistema culturale del paese crolli? Cosa dovrebbe fare la classe dirigente?

Le persone ai vertici cambiano continuamente, ma tutti operano tagli alla cultura, come se fosse spazzatura. Il risultato è che chiudono i teatri e i cinema diventano supermercati, ma è una storia che va avanti da anni…non è una novità. Non bisogna chiedersi se “qualcuno può fare qualcosa”, perché la verità è che “nessuno ha mai fatto qualcosa”. Il fatto è che i tagli vengono fatti ad occhi chiusi: in passato avevano pensato anche di chiudere il Centro Sperimentale, io mi chiedo come si possa pensare una cosa del genere…bisogna proprio essere dei trogloditi. E’ la scuola più antica del mondo di cinema, è un luogo prestigioso e pieno di storia, davanti alle nostre proteste hanno detto “ci siamo sbagliati”…ma come ci si può sbagliare su una cosa del genere?

Quindi il primo passo è trovare un valido interlocutore?

Certo, a volte mi domando con chi si possa parlare, chi veramente abbia voglia di fare qualcosa per la cultura, quello che vedo sono solo indifferenza e ignoranza. Se ne fregano delle nostre opinioni, delle grida disperate di chi fa questo mestiere, anche se hai fatto cinema in tutto il mondo ti chiamano solo quando gli servi per una bella fotografia…poi quando fai le cose e sei in difficoltà nessuno ti aiuta, anzi spesso vieni trattato male. Spesso mi domando: ma chi crede nella sperimentazione in Italia? La risposta è nessuno. Credere nella sperimentazione significa credere nel futuro, nell’intuizione, nella capacità creativa delle persone. Se non inventi delle cose e non le brevetti, come fai a competere con gli stranieri? Ci troviamo in una situazione caotica e confusa che nessuno riesce a gestire, non c’è una visione del futuro, ma si vive secondo il vecchio detto “pochi, maledetti e subito”.

Senza soldi i film non si possono fare, ma forse al cinema italiano di oggi manca anche qualcos’altro…

Manca tutto: le idee, il coraggio, c’è meno fantasia e ci sono pochi veri talenti in giro, ma questo riguarda tutto il mondo…gli americani non fanno altro che remake. Non sono i soldi che fanno i buoni film, ma le idee, però non si può nemmeno pensare di accontentarsi di quei pochi prodotti a basso budget che rappresentano l’eccezione che conferma la regola. In passato fare cinema era una cosa molto rigorosa, ma se oggi la gente non va a vedere i film forse è anche perché i film sono brutti, senza considerare che se sei nelle sale con 800 copie è una cosa, con 40 è un’altra. Come si può pretendere che un film faccia i soldi con sole 40 copie in giro?

Il cinema italiano dei tempi d’oro aveva maestranze eccellenti, cosa ne sarà di Cinecittà?

Quel mondo si è perso, non credo che nessuno giri più a Cinecittà, so che fanno delle cose televisive.

Oggi in proporzione si investe di più nelle fiction che nel cinema, ma non sempre i prodotti sono all’altezza delle aspettative. Lei crede che ci sia una specie di abbassamento culturale dell’audiovisivo in Italia?

Si, direi proprio di si, in America fanno dei prodotti televisivi molto belli, sono dei geni in questo campo, noi abbiamo ancora molto da imparare. Però dei segnali positivi ci sono, ad esempio la serie con Castellitto (In Treatment, n.d.r.) andata in onda su Sky era interessante. Comunque tutto finirà lì, in Tv, perché il cinema non esisterà più, quindi speriamo che almeno sul piccolo schermo si preservi la qualità.

Il lunedì nero della sanità italiana: medici in sciopero

sciopero-sanità-tuttacronacaContro i tagli pesanti, il blocco del turnover e del contratto, s’incrociano le braccia oggi per quattro ore all’inizio di ogni turno. Sarà questo l’effetto dello sciopero indetto dai sindacati che rappresentano in tutto 115 mila medici e veterinari dipendenti del Servizio sanitario e anche i 20mila dirigenti sanitari, amministrativi, tecnici e professionali del Ssn. Ad essere a rischio saranno tutti gli interventi programmati, le visite e gli esami diagnostici negli ospedali e nei servizi territoriali pubblici. Stando a quanto stimato dai sindacati, sono circa 500mila controlli specialistici e 30mila interventi chirurgici quelli che potrebbero saltare, mentre sono garantite le prestazioni essenziali e quelle di emergenza e urgenza. Ma non solo medici. Anche i veterinari si fermeranno oggi, bloccando così le macellazioni dei capi di bestiame, migliaia di bovini, suini e ovini. Altra conseguenza: verranno a mancare i consueti controlli per la sicurezza alimentare nei mercati ittici e in quelli ortofrutticoli. Per la mattinata, inoltre, è previsto un sit-in di protesta in camice bianco davanti all’ingresso della sede del Ministero dell’Economia.  Massimo Cozza, segretario nazionale dei medici della Cgil, ha spiegato: “Siamo al limite della sopravvivenza del sistema e le condizioni di lavoro, la penuria di risorse, la dilagante precarietà, il blocco dei contratti imposto da oltre 4 anni e la strisciante privatizzazione della sanità impongono una reazione”.

L’ultimo annuncio di Letta: sulla cultura invertiremo rotta

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“Quelli sulla cultura sono tagli precedenti che danno effetti ora. Nella legge di stabilità, come ho promesso, invertiremo la rotta”. Questo l’ennesimo annuncio del premier Enrico Letta, su Twitter, in risposta a un follower che gli chiedeva perché, nonostante il suo impegno, siano stati tagliati i fondi al ministero dei Beni Culturali.

Il governo di servizio è diventato il governo degli annunci? E come pensa il Premier di invertire la rotta se solo non si riesce a eliminare l’Imu? Che significa invertire rotta, affondare? 

Cultura in crisi: a Palermo il Biondo agonizza

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Lenta agonia del Teatro Stabile Biondo di Palermo:

Il commissario straordinario della provincia di Palermo Domenico Tucci ha comunicato al direttore del Teatro Biondo Stabile di Palermo Pietro Carriglio «che i pesanti tagli ai trasferimenti statali e regionali alle Province, impediscono la formulazione immediata del proprio bilancio e quindi non consentono di poter autorizzare il direttore a iscrivere nel bilancio dello Stabile la quota associativa prevista dallo Statuto».

Tuttavia il Commissario si impegna ad intraprendere «ogni possibile iniziativa – afferma una nota – per consentire al Biondo di continuare a svolgere la sua apprezzata attività che rappresenta per il nostro territorio un punto di riferimento insostituibile. In tal senso farà il possibile per assicurare in sede di approvazione del bilancio risorse, anche se più limitate, in quanto tra gli obiettivi principali del Commissario rimane comunque quello di tutelare la cultura siciliana in tutti i suoi aspetti».

Il Biondo non è l’unico a dover chiudere i battenti a causa dei tagli alla cultura, nella città siciliana infatti sono diversi gli enti culturali che hanno chiuso o sono in procinto di serrare i cancelli e per fortuna qualche mese fa Enrico Letta a Che tempo che fa aveva detto che si sarebbe dimesso se ci fossero stati altri tagli alla cultura… quali taglia ci possono essere se non ci sono fondi per questo settore?

 

Cala il sipario? Il cinema e lo stato di agitazione permanente contro i tagli

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Era il 5 maggio quando il neo premier Letta aveva fatto la sua apparizione a Che tempo che fa e, dopo aver toccato vari temi, aveva dichiarato “mi prendo l’impegno: io mi dimetto se facciamo altri tagli alla scuola, alla ricerca e alla cultura”. Forse la scarsa memoria italiana, forse il clima estivo che fa pensare ad altro, forse ancora lo spauracchio Iva e Imu, fatto sta che la parola non è stata mantenuta e sembra nessuno ne sia rimasto colpito. Almeno questa era l’impressione che si aveva fino ad oggi. Ma nelle ultime ore il clima si è fatto rovente: a Cinè – Le giornate professionali di cinema, in corso a Riccione, le associazioni del settore cinematografico, tra cui Anica, Agis, Anec, Anem, Apt e Centoautori, hanno annunciato lo stato di agitazione permanente contro i tagli al tax credit. A infiammare ulteriormente gli animi è intervenuto Veronesi che ha proposto di bloccare tutto “con uno sciopero a oltranza, devono capire che la nostra risposta sarà dura. Si può fare creando una cassa comune in cui i più ricchi mettono dei soldi, e chi perde il lavoro può attingere là, per sei/sette mesi, un anno, quanto serve. Per bloccare una cosa del genere basta fermarsi”. Il regista ha poi aggiunto: “Qui non si parla di artisti che vogliono fare i film, ma delle migliaia di precari, di lavoratori del mondo del cinema. Quello dei tagli è un passo veramente sbagliato di un governo nuovo che sta mettendo il piede in una fossa. Io non sono per chiedere incontri o mediare. Loro non ci sono venuti incontro mai, ci hanno sempre detto di sì come ai cretini, ora la reazione dev’essere forte, solo così se ne accorgeranno”. Ma le associazioni di settore non lo seguono su tutta la linea, essendo ancora aperte al dialogo pur tenendo pronto un calendario d’iniziative bellicose come il presidio nelle sedi del Ministero della cultura e la possibilità, che qualcuno accarezza, di non mandare i film italiani ai grandi festival autunnali di Venezia e Roma. Tutto questo per riportare il tax credit, dimezzato dal governo nel 2014, almeno ai 90 milioni di euro iniziali per poi riuscire a stabilizzarlo nel tempo. Anche il presidente dell’Anica Riccardo Tozzi è intervenuto al riguardo: “Tutto il cinema è unito nella battaglia per il tax credit, dagli autori alle film Commission e se non otterremo quello che chiediamo prenderemo tutte le iniziative per bloccare il cinema italiano. Ci troviamo di nuovo nella situazione di lottare contro i tagli, e stavolta è particolarmente sbalorditivo, visto che c’è un presidente del Consiglio che si era impegnato a dimettersi se ci fossero stati tagli alla cultura. Eppure questo è il più drammatico taglio al nostro settore degli ultimi anni”. Ma trova anche una giustificazione per questo atteggiamento, dichiarandosi convinto che “Letta sia in buona fede, c’è stato un malinteso. Al governo non hanno capito che questa decisione rischia di avere effetti micidiali, così rischia di essere falcidiato soprattutto il nostro cinema d’autore, resterebbero solo opere prime e commedie blockbuster”. Stando a Tozzi, quindi, il governo non si sarebbe reso conto che l’introduzione del tax credit rappresentava la soluzione contro la riduzione costante del Fondo Unico per lo spettacolo, che oggi, aggiunge  il presidente dall’Anec Lionello Cerri, “è di 478 milioni di euro complessivi, di cui solo 71 milioni per cinema, nei quali sono inclusi anche i 30 che vanno al Festival di Venezia a Cinecittà luce e alla Scuola nazionale di Cinema. Il cinema non pubblico lavora su 40 milioni di euro, di cui 20 per la produzione cinematografica”. Ma nella discussione è intervenuto anche il cugino del premier, l’ad di Medusa Giampaolo Letta: “Non vi farò fare il titolo Letta contro Letta le premesse per un ascolto da parte del governo sono delle migliori, ma a maggior ragione dobbiamo far sentire la nostra voce. Iniziative, come quelle fatte nel 2010 al festival di Roma erano state efficaci. I soldi ci sono o c’erano, basta poco”.

Estate 2013: tempo di vacanze low cost

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Non tutti partiranno per le vacanze quest’anno e delle famiglie che hanno programmato di trascorrere qualche giorno fuori il 58% ha preventivato un budget inferiore ai mille euro. Tra questi, il 18% pensa di spendere addirittura meno di 500 euro. E’ quando emerge da un’analisi di Coldiretti, che evidenzia anche come meno di 2 famiglie su 2, pari al 64%, si concederanno almeno un giorno di relax fuori casa. Sempre stando all’indagine, il 27% delle famiglie spenderà tra i mille e i duemila euro mentre solo il 6% sopra i duemila. L’8%, infine, ha preferito non rispondere. Vacanze low cost insomma, risparmiando sulla durata e la distanza delle destinazioni, mentre altri, il 18%, hanno optato per la bassa stagione. Un modo per tagliere è poi il limitare i divertimenti, che si tratti di cinema, parchi gioco o discoteche, ma c’è anche un 25% che sceglie di risparmiare sull’alloggio. Ma il cibo resta “sacro”: solo l’11% opta per rinunciare all’acquisto di prodotti tipici e il 10% eviterà di mangiare fuori. In compenso, ritorna la tradizione del pic-nic in spiaggia. Altro taglio alla spesa verrà fatto evitando l’acquisto di souvenir per i quali, nel caso, in molti opteranno per prodotti agroalimentari.  Ma l’estate 2013 non sarà solo crisi e tagli: le nostre spiagge regalano ancora tanti sorrisi. Non ci credete! La pagina Facebook Foto imbarazzanti spiagge – Italia 2013 ci offre tutto il “meglio” di quello in cui ci si può imbattere durante una giornata al mare!

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Berlusconi: “Ci volete mandar fuori dalla moneta unica? Fatelo”

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Berlusconi torna in campo e lo fa da Pontida, dove ha preso parte alla cerimonia d’inaugurazione di Villa San Mauro, la nuova casa di cura per anziani nel bergamasco. E vista l’occasione, ironizza sulla propria età: “Tutti mi vogliono rottamare, cosi’ ho portato le mie cose e saro’ il primo ospite di questa struttura”. Passa quindi a parlare dell’Unione Europea spiegando che “Bisogna che chi va su non sbatta i tacchi di fronte a queste autorità di Bruxelles che, per nove anni di esperienza che ho io, a trattare a Bruxelles sono sempre quelli che tutti i Paesi mandano lì perchè li vogliono mandare via”. L’ex premier ha quindi continuato: “Il governo vada alla Ue e dica ‘il limite del 3% all’anno e del fiscal compact ve lo potete dimenticare’. Ci volete mandar fuori dalla moneta unica? Fatelo. Ci volete mandar fuori dalla Ue, ma no… Vi ricordiamo che noi versiamo 18 miliardi all’anno e ce ne ridate indietro solo 10”.  E ancora: E’ “inaccettabile” che non si trovino gli otto miliardi che servono per l’Imu ed evitare l’aumento dell’Iva: “Il governo sta affannosamente cercando otto miliardi, ma quale azienda non riesce a tagliare i costi dell’1%.” Il Cavaliere ha quindi aggiunto che “Il governo non potrà mai creare lavoro, il lavoro lo possono creare solo gli imprenditori, dobbiamo sostenere questi capitani coraggiosi che oggi dobbiamo chiamare eroi”.

Il PD verso la cassa integrazione!

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Misani, il tesoriere del Pd, ha incontrato i dipendenti alla sede del partito a Sant’Andrea delle Fratte e non ha indorato la pillola: la situazione economica del partito è “molto difficile” e, vista la riforma del finanziamento pubblico, diventa “inevitabile” il ricorso alla Cassa integrazione per i 180 lavoratori. Come lo stesso tesoriere ha spiegato, L’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti è destinata però a rendere necessaria una profonda riorganizzazione e la prospettiva inevitabile è quella di un ridimensionamento di tutte le strutture di partito”, aggiungendo: “Quanto agli strumenti da utilizzare, nessuna decisione è stata assunta. Ne discuteremo insieme ai lavoratori e ai loro rappresentanti per governare in modo il più possibile condiviso questo processo di riorganizzazione”. Al vertice, è stato anche spiegato come il bilancio del 2012  sia destinato a chiudere in passivo, questo anche perchè, nel luglio scorso, il Pd, così come tutti i partiti, ha rinunciato alla rata annuale del finanziamento in favore dei terremotati dell’Emilia. A queso si è aggiunta l’approvazione della legge sul finanziamento dei partiti che dimezzava i fondi. Per quanto la rata del luglio 2013 arriverà, il progressivo taglio dei fondi pubblici, sostituito dal meccanismo del 2 per mille e dalle contribuzioni volontarie, non può colmare il buco. Motivo per il quale sarà “inevitabile” ricorrere agli ammortizzatori sociali. Al riguardo, il tesoriere ha nominato due volte la cassa integrazione ed una volta il contratto di solidarietà. E se anche, per la cig, si cercherà di allungarne il tempo di durata, sarà comunque necessario pensare a una diminuzione del numero degli attuali 180 dipendenti.

Niente aumento dei ticket sanitari? Ci si sta lavorando…

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L’ipotesi a cui stanno lavorando Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, e Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, si basa sui risparmi di spesa già effettuati e che permetterebbero di non far entrare in vigore i nuovi ticket sanitari previsti per il 2014, con i quali si contava di incassare due miliardi di euro. Il progetto d’inserimento, infatti, sarebbe già stato fermato ed il lavoro sarebbe già ad uno stadio avanzato. Lorenzin sembra abbia imposto al collega la necessità di non imporre nuove misure “insostenibili” per i cittadini.

Grillo tra i tagli e la “marcetta su Brescia”

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Sul suo blog, oggi Beppe grillo parla di quanto avverrà nel pomeriggio, ossia la manifestazione del PdL: “Nel pomeriggio dell’11 maggio 2013, un condannato a quattro anni di evasione fiscale in secondo grado, farà la sua marcetta su Brescia in piazza del Duomo contro la magistratura. I giudici hanno il torto di giudicarlo, per lui dovrebbero voltarsi dall’altra parte come il pdmenoelle o rimanere silenti come le statue di sale delle Istituzioni. Ma, purtroppo per Al Tappone, giudicare è il loro mestiere e i tribunali della Repubblica non sono ancora stati privatizzati. Non un fiato da Capitan Findus Letta, non un sospiro dai vertici del pdmenoelle in nome della “pacificazione“. Una parola usata per nascondere l’immondo mercimonio di un governo che rimane in piedi perché sostenuto da un condannato per i suoi fini personali. Napolitano ha detto che “Bisogna fermare la violenza verbale prima che si trasformi in eversione“. A Milano con l’occupazione del Palazzo di Giustizia da parte dei nominati da Berlusconi in Parlamento l’eversione è già avvenuta.” Grillo continua sottolineando che, senza che ci sia stato un commento di Napolitano al riguardo, quella violenza a Berlusconi è dunque permessa, a lui e a chi lo sostiene. “Basta a queste sentenze annunciate, emesse sulla base di teoremi politici-giudiziari“, Gregorio Fontana, pdl. “C’è uno scatenamento di forze, non solo giudiziarie, che hanno un duplice obiettivo: colpire Berlusconi e mettere in crisi l’equilibrio di governo“, Fabrizio Cicchitto, pdl, tessera P2 2232. Magistrati “politicizzati accecati da un odio pregiudiziale che mi vorrebbero interdetto e politicamente morto“, Silvio Berlusconi, pdl, tessera P2 1816.” Insomma, magistratura “fiamma semprre più debole” che “supplisce in parte alla Fine della Politica avvenuta con la Seconda Repubblica”. Infine la chiusa, con una citazione di Leonardo Sciasci: “Lo Stato non può processare sé stesso” e la conclusione “E oggi Berlusconi è lo Stato.”

Nel frattempo Twitter è invasa dall’hashtag #LettaFirmalo, riferito ad un precedente post che Grillo ha pubblicato con una richiesta chiara al premier, affinchè “firmi un decreto anche per abolire i rimborsi elettorali e dimezzare lo stipendio dei parlamentari”, così come fanno i deputati pentastellati. Bersani non gli ha datto ascolto, come reagirà ora Letta?

La guerra delle femministe contro Obama

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Le femministe americane dichiarano guerra a Barack Obama. Secondo la National Organization of Women (Now), storica associazione delle donne Usa, il presidente, con la sua proposta di tagli alla sanità e alle pensioni, finirà per aggravare la discriminazione tra uomini e donne. Il ‘Now’ ha annunciato una manifestazione nei prossimi giorni davanti alla Casa Bianca, denunciando le proposte di Obama come ”un tradimento” del suo elettorato.

Cipro nel terrore… oggi sarà annunciato il tasso del prelievo…50%?

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Non sarà del 37,5% il prelievo che sarà attuato a Cipro sui depositi oltre i 100mila euro. I media locali parlano di tagli che potrebbero arrivare a 50% nel migliore dei casi o addirittura sfiorare il 60%. L’isola è nel terrore e si temono manifestazioni violente, mentre si attende che sia annunciato il vero tasso di prelievo.

La stangata cipriota all’attacco dei soldi della Chiesa

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Se i correntisti con depositi oltre i 100mila euro con conti presso la Bank of Cyprus e la Laiki Bank si aspettano un vero e proprio salasso che potrebbe intaccare fino al 40% della somma, anche il capitale della Chiesa di Nicosia è sotto stretta osservazione. Il ministro delle finanze cipriota, Michalis Sarris, ha infatti annunciato che la sola Chiesa ortodossa, conti alla mano, ha già perso oltre 100 mln di euro di capitale, precisando poi che i conotrolli su conti e depositi si “protrarrano per alcune settimane” al fne di scongiurare una fuga di capitali. Anche l’arcivescovo Chrysostomos II ha manifestato la sua opinione affermando che “Ci saranno ancora molte difficoltà, alcuni perderanno il lavoro, gli affamati si moltiplicheranno e dovremo avere cura della gente”. Va ricordato che questa Chiesa è proprietaria di un immenso patrimonio immobiliare sull’isola ed ha interessi ed azioni in numerose banche e attività industriali e commerciali e che lo stesso Chrysostomos si è da subito offerto di aiutare il Paese a uscire dalla crisi ipotecando i beni della Chiesa in cambio di titoli di Stato.

Oggi intanto è stato segnato il decimo giorno consecutivo di chiusura delle banche mentre migliaia di studenti liceali  e alcuni centinaia di bancari, che vedono a rischio il loro posto di lavoro, hanno fatto sentire la loro voce per le strade di Nicosia inondandole di slogan contro la troika e i banchieri locali, visti come i responsabili dell’attuale situazione. Nel fratttempo il contante scarseggia, al bancomat si possono prelevare al massimo 100 euro ed il ministero delle Finanze ha comunicato che anche gli sportelli degli istituti di credito non coinvolti nella ristrutturazione sarebbero rimasti chiusi mentre si profila l’ipotesi che la riapertura di Bank of Cyprus e Laiki Bank potrebbe slittare a martedì prossimo.

Per ricevere qualche rassicurazione bisogna invece cercare all’estero, guardando alle succursali in Grecia: la Banca del Pireo ha infatti ufficializzato l’acquisto, per 524 milioni di euro, delle filiali greche di Cyprus Bank, Laiki Bank ed Hellenic Bank: in protesta a questa cessione Andreas Artemis, presidente della Bank of Cyprus, ha presentato le dimissioni con una lettera inviata al Consiglio di amministrazione della banca, dal quale sono state respinte. Tali filiali non subiranno le perdite imposte ai loro ormai ex gruppi ciprioti e potranno riaprire domani.

Nel frattempo si rincorrono le dichiarazioni di vari politici. Il ministro Sarris ha dichiarato che «l’uscita di Cipro dall’eurozona…è un’ipotesi che non vogliamo nemmeno prendere in considerazione». Mentre Panicos Demetriades, governatore della Banca Centrale, dopo aver affermato che «è in atto uno sforzo sovrumano per far sì che le banche riaprano giovedì», ha rassicurato che le restrizioni che saranno imposte ai movimenti dei capitali non saranno troppo rigide. A queste voci si è poi aggiunta quella di Francois Hollande, che ha comunicato di considerare Cipro «un caso unico» ed ha ammonito: la garanzia dei depositi bancari nell’Unione europea «deve essere un principio assoluto, irrevocabile».

Muore bimbo di 7 mesi, rimandato a casa dall’ospedale!

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È morto a 7 mesi, dopo che al Pronto Soccorso lo avevano visitato e rimandato a casa con una terapia antibiotica e antipiretica. La tragedia ieri sera a Chivasso. Il bimbo aveva febbre e gola arrossata. Tre ore dopo, però, i genitori si sono ripresentati: il piccolo, in stato di shock, è morto poco dopo il trasferimento a Torino. Di nuovo un caso di malasanità, di superficialità nella diagnosi e di tagli che iniziano a mostrare il lato buio in cui versano gli ospedali italiani. Pochi medici nei turni di notte, poco personale e spesso strutture che avrebbero bisogno di una ristrutturazione profonda… ma era più importante il pareggio di bilancio piuttosto che una vita umana!

Resta Easter Egg Roll anche dopo i tagli alla Casa Bianca!

Easter Egg Roll-tuttacronaca

La scure dei tagli negli Usa ha cancellato persino i tour dei visitatori alla Casa Bianca, ma ha risparmiato la tradizionale cerimonia pasquale delle uova in cui i bambini fanno rotolare un uovo con un cucchiaio gigante. L’appuntamento, quest’anno fissato per il primo aprile, e’ stato confermato dal portavoce di 1600 Pennsylvania Avenue, Jay Carney. L’Easter Egg Roll e’ un appuntamento immancabile alla Casa Bianca da ormai 135 anni e si tiene il giorno dopo Pasqua, la Pasquetta italiana.

L’America taglia e Standard & Poor’s la grazia!

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Arrivano i tagli alla spesa, quelli tanto temuti, quelli che non è stato possibile frenare. Quei tagli che il presidente americano Obama ha definito “Stupidi e non necessari”. Tagli che andranno a cancellare 750.000 posti di lavoro e che si abbatteranno sull’America come uno tsunami per l’economia.

85 miliardi di dollari tagliati dalla spesa pubblica finoa  settembre.

E le agenzie di rating? Standard & Poor’s? Tutto ok, l’America va avanti: i tagli avranno un impatto limitato sull’economia a condizione che non si prolunghino nel tempo.

Un taglio alla spesa pubblica statunitense di importanza epocale non ha nessun effetto sul lungo termine? La perdita di 750mila posti di lavoro verrà recuperata nel secondo trimestre? Quindi perchè tanta preoccupazione prima, se poi non influisce questa mannaia sul bilancio statunitense?

Pare evidente che le agenzie di rating non sono affidabili, sono solo organismi di potere nelle mani di chi gestisce una dittatura finanziaria e impone le proprie regole al mondo intero. Accordi e scambi di favore, eliminazione di partner finanziari non graditi, poteri decisionali che vengono imposti con la minaccia di default… un’agenzia di rating è solo una dittatura legalizzata che con la forza finanziaria si impone a livello globale.

IN ITALIA NON SAREBBE ANDATA COSI’… ci avrebbero declassato all’istante. Due pesi, due misure, un’unica grande DITTATURA!

 

Nessun accordo… l’AMERICA TREMA!

Obama si presenta al popolo sconfitto… nessun accordo ancora e mancano poche ore al tracollo!

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Non c’è ancora accordo negli Stati Uniti per evitare il “sequester” e i tagli automatici alla spesa per 85 miliardi di dollari potrebbero scattare oggi. Le trattative a Washington finora sono fallite.

Oggi il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha incontrato i leader del Congresso per tentare di trovare all’ultimo un compromesso che scongiuri un nuovo colpo all’economia americana. Alle 17.35 ora italiana Obama si è presentato per rilasciare una dichiarazione dai toni durissimi: i tagli automatici alla spesa avranno un «effetto domino» sull’economia e porteranno alla perdita di 750.000 posti di lavoro.

«Serve un compromesso, Il deficit e il debito vanno risanati con un approccio bilanciato», ha affermato il presidente Usa. Poi l’appello: «I tagli automatici alla spesa non sono necessari», serve «responsabilità». Di parere opposto lo speaker della Camera, John Boehner che, al termine dell’incontro alla Casa Bianca, ha ribadito la linea dei repubblicani: «Il problema non sono le maggiori entrate ma la spesa».

I tagli colpiranno tutti i pubblici servizi e in particolare i programmi sociali, la spesa per l’educazione, i fondi per la ricerca e i salari. Il Fondo Monetario Internazionale ha già messo in guardia gli Usa: se non non eviteranno il “sequester” l’istituto di Washington è pronto a rivedere al ribasso le stime sulla crescita statunitense e globale. In particolare la revisione del Pil americano sarebbe di almeno 0,5% rispetto all’attuale +2% per l’anno corrente. Se non sarà raggiunto un compromesso i tagli scatteranno alla mezzanotte di oggi (23,59 orario di Washington, le sei di sabato mattina in Italia). La Casa Bianca ha fatto sapere che spariranno 70.000 posti negli asili nido, 14.000 insegnanti perderanno il posto e sarà tolta l’assistenza a 600.000 donne e famiglie povere.

I tagli sulla manutenzione causano black-out di 2 ore nel carcere di Genova

Secondo giorno di sciopero in Grecia contro le misure di austerità

Leggi articolo precedente.

Presidenziali Usa 2012 – Cap 35: Big Bird e pupazzi Muppet marciano contro Romney

Pupazzi in marcia davanti a Capitol Hill, a Washington. La promessa del candidato repubblicano di tagliare i sussidi alla tv pubblica Pbs, rete che trasmette la trasmissione per bambini più famosa d’America, Sesame Street ha mobilitato le masse. A dar man forte a Big Bird, il canarino giallo della trasmissione, circa un migliaio di persone che si sono travestite con i costumi dei personaggi del Muppet Show prima di scendere in strada.

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