E’ la Commissione europea a chiedersi se la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia non sia, in realtà, un paravento dietro cui nascondere illeciti aiuti di Stato alle banche. E proprio per vederci chiaro ha inviato una lettera al ministero dell’Economia per chiedere delucidazioni. Ad essere sotto esame è un decreto che l’ex ministro Saccomanni avrebbe omesso di notificare a Bruxelles e che prevede in particolare la rivalutazione da 300 milioni di lire a 7,5 miliardi di euro delle quote di via Nazionale, in possesso di molti istituti. La riforma vieta di detenere più del 3% del capitale. Come spiega Repubblica, sopra questa soglia sono in particolare Intesa-SanPaolo e Unicredit, ma anche Generali, Cassa di risparmio di Bologna, Inps e Carige. Il decreto prevede la dismissione delle quote eccedenti che, se non trovano investitori sul mercato, possono essere acquistate “temporaneamente” dalla Banca d’Italia stessa. Non solo, vi è anche nn’altra norma che prevede la possibilità della distribuzione di un dividendo, da parte della Banca d’Italia, fino al 6% del valore di ogni singola quota. Dalla rivalutazione il Tesoro ha incassato un extragettito fiscale. Ancora il quotidiano Repubblica cita in particolare la denuncia dell’eurodeputato dell’Idv, Niccolò Rinaldi ma sul tavolo della commissione ve ne sarebbe almeno un’altra: quella delle due associazioni di consumatori Adusbef-Federconsumatori che all’inizio del mese avevano presentato un esposto a circa 130 procure generali e alla Corte dei Conti contro la riforma della Banca d’Italia. Elio Lannutti, presidente di Adusbef, afferma: “Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi la mail della Commissione Europea. C’è indicato un indirizzo al quale mandare ulteriore documentazione. Ho anche chiamato il funzionario e posso dare la conferma che sul tema si è attivata la commissione”. L’articolo di Repubblica, che evidenzia come “per ora Bruxelles non salta alla conclusioni, perché il caso Bankitalia è appena agli inizi”, sostiene che al di là delle segnalazioni le autorità europee avevano comunque notato l’operazione, in considerazione anche dell’esame che l’Eba – l’autorità europea sulle banche – sui bilanci degli istituti.
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Aiuti di Stato illeciti alle banche? Se lo chiede Bruxelles
Pubblicato da tdy22 in febbraio 28, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/28/aiuti-di-stato-illeciti-alle-banche-se-lo-chiede-bruxelles/
Il buco nero di Mps diventa segreto di Stato
Il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni si è avvalso del diritto di di espungere dal testo, inviato oltre due mesi fa, “informazioni considerate confidenziali”. Di fatto quindi il governo italiano impedisce agli uffici di Bruxelles, secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, ” di rendere nota la decisione con cui la Commissione europea ha imposto il 27 novembre scorso al Monte dei Paschi di Siena di restituire entro il 2014 tre dei quattro miliardi di prestito statale (i cosiddetti Monti bond) ottenuti un anno fa”. Il buco nero di Mps diventa quindi un segreto di Stato? Sicuramente il triangolo che lunedì scorso si è ritrovato intorno a un tavolo qualche ombra a riguardo la getta. Infatti un comunicato della Banca d’Italia ha reso noto l’incontro che si è svolto tra la Banca, la Vigilanza e il governo. Per la Banca erano infatti presenti Il governatore Ignazio Visco e il direttore generale Salvatore Rossi che hanno ricevuto il presidente di Mps Alessandro Profumo con l’amministratore delegato Fabrizio Viola e il presidente della Fondazione Mps Antonella Mansi con il direttore generale Enrico Granata. La nota al termine dell’incontro naturalmente è stata rassicurante: “L’incontro si è svolto in un clima costruttivo, nella responsabile consapevolezza di tutte le parti che il Monte possa continuare a rappresentare una realtà bancaria importante nell’economia del Paese, a condizione di poter contare su un adeguato supporto patrimoniale e su un assetto azionario stabile”.
Ma come spiega Il Fatto Quotidiano, ciò a cui va fatta la massima attenzione è proprio ” un adeguato supporto patrimoniale”. La storia viene da lontano. Tutto comincia infatti nell’autunno del 2011 quando lo spread vola a quota 500 e nasce il governo Monti. A questo punto European banking authority ordina a Mps una trasfusione di capitali freschi da 3,3 miliardi di euro. La banca senese è pesantemente esposta sui titoli di Stato italiani, la cui perdita di valore è misurata dall’impennata dello spread. E’ allarme, tanto che a rimetterci il posto è il direttore generale Antonio Vigni che viene sostituito con un uomo di fiducia della Banca d’Italia, Viola. Il presidente del Monte, Giuseppe Mussari, prima minaccia un ricorso alla Corte di giustizia europea contro la raccomandazione Eba, ma poco dopo si dimette. Il Pd non perde tempo e al suo posto arriva Alessandro Profumo. Che succede nel 2012? Per i vertici la crisi di Mps è una difficoltà fisiologica e si va avanti fino al 9 ottobre 2012, quando gli azionisti invocano l’azione di responsabilità contro Mussari e Profumo replica seccamente: “Non abbiamo elementi”.
Come scrive Il Fatto Quotidiano:
Il 9 ottobre Profumo non ha elementi, però il 10 ottobre Viola scova in fondo a una cassaforte in uso al suo predecessore Vigni l’ormai celebre mandate agreement, la prova che inchioderebbe Mussari, oggi a processo per ostacolo alle autorità di vigilanza. Nei giorni scorsi la dirigente della Consob Guglielmina Onofri ha testimoniato al tribunale di Siena che gli uomini di Viola avevano già trovato il 20 settembre – venti giorni prima – copia di contratto, con l’indicazione che l’originale si trovava in quella cassaforte. Elio Lannutti, presidente dell’associazione di risparmiatori Adusbef, ha denunciato Viola per falsa testimonianza.
Per capire tante stranezze va spiegato il mandate agreement. Nel 2009 Mussari sta andando con i conti in rosso sotto il peso della sciagurata acquisizione di Antonveneta, pagata 9 miliardi quando ne valeva forse la metà. Per rinviare i problemi convince Nomura e Deutsche Bank a ricontrattare operazioni che vedono Mps in forte perdita. Le due banche fanno il favore, ma a fronte della ricontrattazione con cui rinunciano ai guadagni di due operazioni (rispettivamente Alexandria e Santorini) ottengono una nuova complicata manovra su titoli di Stato (Btp a scadenza 2034) con cui si rifanno abbondantemente ma a lungo termine, consentendo a Mussari di nascondere per un po’ il buco del bilancio.
Gli ispettori di Consob e Bankitalia notano già a fine 2011 queste operazioni in pesante perdita, ma fare cattivi affari non è vietato. E al processo, incalzati dalle domande della difesa di Mussari, argomentano che senza il mandate agreement, il contratto che appunto lega le due operazioni (Btp 2034 e ristrutturazione Alexandria), l’operazione in Btp restava un’operazione in Btp, anche se somigliava terribilmente a un “derivato sintetico” con perdita automatica incorporata.
La distinzione è decisiva per capire la portata dell’affare di Stato. L’esistenza del mandate agreement viene rivelata dal Fatto il 22 gennaio 2013, con un articolo di Marco Lillo. Lo scandalo esplode e Mussari si dimette dall’Abi. Due giorni dopo a Siena si svolge un’infuocata assemblea degli azionisti, chiamati a un aumento di capitale da 4,1 miliardi al servizio della eventuale conversione dei Monti Bond. Infatti a dicembre 2012, prima dello scandalo, Profumo ha avuto dal governo Monti un prestito di quell’importo, perpetuo ma convertibile in azioni quando lo decida la banca. Trattandosi di un aiuto di Stato, la Commissione europea dà la necessaria approvazione, provvisoria in attesa di un piano di ritrutturazione della banca. All’assemblea del 25 gennaio, nonostante la fresca scoperta dei derivati nascosti di Mussari, Profumo non perde l’aplomb: “La necessaria richiesta del supporto pubblico si riconduce prevalentemente alla crisi del debito sovrano e solo in misura minore anche alle attività di verifica ancora in corso sulle operazioni Alexandria, Santorini e Nota Italia di cui tutti parlano”. Profumo ha dunque chiesto gli aiuti di Stato lamentando difficoltà esogene, come si dice in gergo, cioè non dovute alla gestione di Mussari ma alla crisi mondiale. Il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia, se ne ricorderà.
Il 6 febbraio Mps comunica di aver calcolato in 730 milioni la perdita su Alexandria e Santorini. All’assemblea degli azionisti del 29 aprile successivo torna in ballo l’azione di responsabilità contro Mussari, e Profumo sfodera un argomento opposto rispetto a tre mesi prima: “La rilevazione operata a fini Eba a fine settembre 2011 ha evidenziato per la Banca una riserva AFS negativa per 3,2 miliardi circa (di cui 1,2 miliardi imputabili all’operazione Nomura e 870 milioni imputabili all’operazione Deutsche Bank), costringendo la Banca a ricorrere a onerose azioni di rafforzamento patrimoniale”. Dunque le operazioni di Mussari hanno lasciato in eredità un buco patrimoniale di 2,07 miliardi, che Profumo fino a quel giorno aveva ascritto alla “crisi del debito sovrano”.
Qui parte l’attacco di Almunia. A luglio 2013 scrive a Saccomanni (fino a due mesi prima direttore generale della Banca d’Italia) minacciando l’Italia di una procedura d’infrazione sugli aiuti di Stato a Mps. Ai primi di settembre, a Cernobbio, scopre le carte. Prima dichiara che l’aumento di capitale da un miliardo prospettato da Profumo è insufficiente. Poi concorda con Saccomanni che l’aumento dovrà essere da tre miliardi, finalizzati alla rapida restituzione del 74 per cento dei Monti Bond. Strano. Profumo lavora su un rafforzamento patrimoniale da 5,1 miliardi (4,1 di Monti Bond più un miliardo di aumento di capitale). Almunia invece impone di restituire 3 miliardi di Monti Bond, e, siccome un decimo dell’aumento di capitale da 3 miliardi va in spese, la banca ci deve mettere 300 milioni suoi, mentre svanisce anche il miliardo di maggior patrimonio che Profumo voleva chiedere al mercato. Risultato: il di cui sopra “adeguato supporto patrimoniale” scende da 5,1 a non più di 3,8 miliardi, e per Mps non è una bella notizia.
Le ragioni del castigo inflitto da Almunia a Mps – compreso il ridimensionamento da terza banca italiana a banca regionale – sono scritte nel documento che il governo italiano non vuole rendere pubblico. All’assemblea del 28 dicembre scorso l’azionista Giuseppe Bivona, rappresentante del Codacons, ha sostenuto, logica e Trattato europeo alla mano, che Almunia, imponendone la restituzione, ha di fatto bocciato gli aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 108 del trattato europeo, secondo il quale una mazzata simile è ammessa se “tale aiuto e` attuato in modo abusivo”. Ma attenzione: la scelta di rimborsare i Monti Bond, indebolendo la banca e ribaltando una decisione di pochi mesi prima, è tutta italiana. Per Almunia andava bene anche la conversione in azioni dei Monti Bond, che avrebbe nazionalizzato il Monte quasi azzerando gli azionisti attuali, a cominciare dalla Fondazione. Per Bruxelles basta che gli azionisti non risolvano i loro problemi con i soldi di Pantalone. Perché dunque gridare in coro “tutto ma non la nazionalizzazione!”, visto che i soldi dei contribuenti erano stati già versati senza rimpianti un anno fa? Forse per evitare che un giorno emergano altre sorprese che – trattandosi di banca controllata dallo Stato – gravino sui conti pubblici. Qui si può solo formulare un’ipotesi, visto che il documento ufficiale è segretato nell’evidente imbarazzo di banca, vigilanza e governo.
Per tutto il 2012 Profumo e Viola, in sintonia con Bankitalia e Consob, non hanno visto i perniciosi derivati del presidente dell’Abi in carica, continuando a battezzarli come operazioni in Btp. Così anche dopo la scoperta del mandate agreement Mps ha continuato a contabilizzare quelle operazioni esattamente come le contabilizzava Mussari, che è sotto processo per ostacolo alla vigilanza ma non per falso in bilancio. Lo ha confermato Viola il 28 dicembre scorso: “In data 10 dicembre 2013, la Consob ha di fatto confermato il trattamento contabile applicato dalla banca, che risulta conforme ai principi contabili IAS/IFRS ed è stato concordato con i revisori esterni Kpmg sino al 2010 e Ernst & Young dal 2011”. È quel “di fatto” a segnalare una continuità quantomeno sospetta. Infatti, a dimostrazione di una situazione confusa, la stessa Consob ordina a Mps anche di allegare al bilancio i cosiddetti prospetti pro-forma, che mostrano il bilancio come sarebbe se quelle operazioni in Btp fossero considerate derivati: con miliardi di euro che vanno e vengono da una partita all’altra. Adesso l’unico obiettivo del triangolo Mps-Bankitalia-governo è portare a casa al più presto l’aumento di capitale da 3 miliardi: eviterebbe le insidie della nazionalizzazione e coprirebbe tutto, prima che dal nuovo esame europeo di fine anno (in gergo asset quality review) emerga un nuovo fabbisogno di capitale. O che dal documento secretato di Almunia i mitici mercati scoprano qualche scomoda verità.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 2, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/02/il-buco-nero-di-mps-diventa-segreto-di-stato/
Fisco: si va verso l’accordo con la Svizzera
E’ il ministro dellEconomia Fabrizio Saccomanni a rendere noto che l”accordo a cui l’Italia lavora con la Svizzera per la tassazione dei capitali esportati illegalmente verso l’estero è “vicino” e i colloqui con il governo elvetico sono andati “bene”. Il ministro, che si trova a Davos, dove si tiene il World Economic Forum, ha spiegato tuttavia di non poter ancora “dare una data precisa”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 24, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/24/fisco-si-va-verso-laccordo-con-la-svizzera/
Privatizzazioni, si riparte dalle Poste, almeno 40%
Lo Stato a pezzi o vende i pezzi? Per il momento, nelle mire del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ci sono le privatizzazioni delle Poste Italiane. E’ stato lo stesso ministro a confermarlo a margine del World Economic Forum di Davos, affermando che al Cdm di domani «ci sarà il decreto privatizzazioni: si comincia con il 40% di Poste. Poi vediamo», ha detto Saccomanni. «L’Italia non rischia la deflazione ed è in una situazione completamente diversa da quella del Giappone», ha aggiunto il ministro, che alla domanda se l’Italia rischi uno scenario deflazionistico e debba ispirarsi al modello Abenomics risponde con un laconico: «direi di no».
Pubblicato da tdy22 in gennaio 23, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/23/privatizzazioni-si-riparte-dalle-poste-almeno-40/
Che tempo che fa alla Rai? Aria di privatizzazione?
Intervenendo a Che Tempo Che Fa, il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni, ha annunciato delle privatizzazioni nel settore pubblico parlando di “varie ipotesi” che sarebbero al vaglio. Tra queste non ha escluso anche la tv pubblica, la Rai infatti sarebbe sotto il mirino di una possibile privatizzazione. Queste le parole del ministro del Tesoro: «Stiamo guardando ogni possibile soluzione. L’obiettivo è dare una mano alla riduzione del debito pubblico». Quando poi Fazio chiede se comunque, l’emittente di Stato rimarrà pubblica, il ministro ha risposto di sì. «Noi abbiamo detto, lo ha detto anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, che intendiamo annunciare entro fine anno un programma di privatizzazioni che coprirà sia proprietà immobiliari dello Stato, ma anche partecipazioni azionarie, che sono ancora numerose anche se veniamo dopo un percorso di privatizzazioni significative negli anni scorsi».
Saccomanni dice che ieri ha sentito il Premier Letta e sulla crisi di governo ha ammesso: «Continuiamo a essere ottimisti perché credo che il danno che l’economia italiana avrebbe – ha continuato Saccomanni – da un irrompere nuovamente di instabilità politica sarebbe talmente forte che sono convinto che le forze politiche non vorranno percorrere questa strada. Non posso entrare in previsioni abbiamo lavorato molto bene su con questa strada, un rapporto cooperativo con tutti quanti».
A breve sarà presentata la relazione del commissario sulla spending review. Il ministro ha ricordato che l’obiettivo è «recuperare 10 miliardi in tre anni. Nella sanità concorderemo con il ministro gli interventi. Molto c’è da fare sulle partecipate, le società legate ad enti locali o alla pubblica amministrazione»
Il ministro ha quindi difeso la nuova legge di Stabilità: «Abbiamo ridotto il carico fiscale su imprese e lavoratori. Ci sono incentivi che puntano alla competitività del sistema. E le risorse, un miliardo e mezzo, le abbiamo ottenuto facendo dei tagli. Ci sarà maggiore potere d’acquisto per le famiglie e più spinta sulla crescita con aiuti alle aziende».
Pubblicato da tdy22 in ottobre 26, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/26/che-tempo-che-fa-alla-rai-aria-di-privatizzazione/
L’Imu della discordia… 9 ipotesi e 1000 polemiche!
Una casa è una macchina per abitare diceva Le Corbusier, in Verso una architettura, ma oggi sembra che una casa sia una risorsa indispensabile per il governo affinchè il bilancio torni a quadrare e così torna lo spettro dell’Imu sulla prima casa, naturalmente sarà solo per pochi e molto salata. Secondo Saccomanni infatti l’ipotesi di esenzione totale dell’Imu sulla prima casa “non sembra pienamente giustificabile sul piano dell’equità ed efficienza del tributo”. Invece è molto equo dire alcuni cittadini la pagano e altri no?
Arrivano 9 ipotesi, consultabili online in cui vengono anche indicati pro e contro di ogni proposta. In sostanza si vogliono porre delle aliquote progressive in base ai componenti della famiglia e al valore dell’immobile.
In sostanza si evince dal documento che “Sotto il profilo dell’efficienza, le imposte immobiliari sono preferibili alle imposte sui fattori produttivi (lavoro e capitale) perché minimizzano l’impatto negativo delle imposte sulla crescita economica e hanno effetti meno distorsivi sull’utilizzo dei fattori produttivi e sull’accumulazione del capitale”. Sotto il profilo dell’equità si rileva come “il possesso dell’abitazione principale è uno dei fattori per la definizione della condizione economica dei contribuenti e la relativa capacità contributiva”. Quindi per cercare di intervenire sul lavoro si tartasseranno i pensionati e le famiglie che hanno voluto investire in una casa per assicurare il futuro ai propri figli. Si deprimerà ancora maggiormente il mercato immobiliare per cercare di far leva su un mondo industriale che sembra sempre più volto a cedere il passo. Tra le ultime dichiarazioni di Marchionne che affermava che in Italia non si può fare industria e la vendita di aziende rilevanti come patrimonio storico, ad esempio Loro Piana, sembra la strada davvero più ardua per cercare una ripresa aziendale. Con l’Imu sicuramente si deprimeranno anche i consumi delle famiglie italiane che saranno colpite dalla tassazione, oltre che ha creare ulteriori tensioni sociali tra chi pagherà l’odiosa tassa e chi invece ne sarà esentato.
Un documento che immediatamente scatenato le reazioni dei maggiorenti del Pdl, il primo a parlare è Maurizio Gasparri che dice: “”Basta balletti sull’ imu. Va tolta sulla prima casa o il governo rischia. Serietà e coerenza. L’imu sulla prima casa si toglie e basta”. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta aggiunge: “Non è più il momento delle rassegne; non è più il momento delle ipotesi. È Ormai il tempo delle proposte: chiare politicamente, responsabili finanziariamente e utili per l’economia del nostro paese. Ci auguriamo che arrivino quanto prima”.
Pubblicato da tdy22 in agosto 8, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/08/08/limu-della-discordia-9-ipotesi-e-1000-polemiche/
Saccomanni e i derivati del Tesoro
Sul rischio derivati emerso in questi giorni, ha spiegato Fabrizio Saccomanni, c’è stato un “normale controllo periodico della Corte dei Conti” e “nessun aggravio per i conti pubblici” che ha poi aggiunto che le “coperture certe” individuate “nel breve periodo non comportano aggravi per i cittadini” e “per i conti pubblici”.
Pubblicato da tdy22 in giugno 26, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/26/saccomanni-e-i-derivati-del-tesoro/
Le turbolenze sul governo Letta
Stasera è previsto l’incontro Berlusconi-Letta, ma la tensione è alta. E’ lo stesso senatore Maurizio Gasparri “Sarà un momento per chiarire alcuni aspetti della situazione attuale. Siamo tutti angosciati, ma determinati, vedremo che succede”.
Ma la reazione del capogruppo alla Camera Renato Brunetta è più tagliente: “Se non si fa la riforma dell’imposizione sugli immobili, che era nel programma del governo Letta, evidentemente il governo non va, non funziona. Se il ministro Giovannini, sul lavoro, continua con i suoi annunci, continua a dire che la prossima settimana, o al prossimo Consiglio dei ministri ci saranno le misure per l’occupazione giovanile, cosa di cui nessuno sa nulla, almeno io non sono a conoscenza di nessuna misura preparata dal ministro Giovannini, così non va”.
Le turbolenze ci sono e si fanno sentire anche se arriva l’annuncio da Graziano Delrio, ministro per gli affari regionali, che “Domani in consiglio dei ministri ci sarà il rinvio dell’aumento dell’iva”- e poi aggiunge – “C’è bisogno – dice – di trovare la copertura, per adesso la cosa al 99% più probabile è il rinvio di tre mesi”
Pubblicato da tdy22 in giugno 25, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/25/le-turbolenze-sul-governo-letta/
Contro l’Iva arrivano le Coop
Sono le cooperative a scagliarsi contro l’aumento dell’Iva che sembra ora essere inevitabile. lanciano anche altri allarmi dai ritardi sui ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione, ai difficili accessi al credito, dallo spread più alto al Sud al crollo dei consumi. E’ Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative ad affermare che: “Chiederemo al governo di mettere in campo ogni misura possibile per non far salire l’Iva dal 21 al 22 per cento e per mantenere al 4 l’imposta sulle prestazioni delle cooperative sociali” e aggiunge “Questo non è mai stato il governo che volevamo, è stato salutato con entusiasmo solo perchė ha superato un immobilismo politico che rischiava di paralizzare l’economia. Abbiamo sostenuto con realismo i primi provvedimenti varati dall’esecutivo, come la sospensione dell’Imu o gli annunci sul piano per l’occupazione giovanile, ma siamo nettamente contrari all’aumento dell’Iva che avrebbe l’effetto di deprimere in modo grave i consumi in una fase già delicata di crisi. Ciò che ci preme maggiormente poi è il mantenimento dell’Iva per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle coop sociali al 4%. L’aumento dal 4 al 10 sarebbe devastante e aumenterebbe il clima generale di incertezza. Sarebbero infatti tagliati i servizi ad almeno 500mila persone che rappresentano le fasce più deboli della popolazione”.
Pubblicato da tdy22 in giugno 14, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/14/contro-liva-arrivano-le-coop/
Napolitano e il discorso per i David di Donatello
“Ritengo che abbiamo le carte in regola per guardare al futuro del cinema italiano con ottimismo e senza lamentazioni”, così il Presidente della Repubblica si è espresso nel suo discorso per i premi David per il cinema al Quirinale e poi ha aggiunto che “sappiamo che le competenze del ministro Bray non sono le stesse di chi ha i cordoni della borsa” e quando ci sono poche risorse “scegliere è difficile”. Lo ha detto Napolitano auspicando, per il rilancio del settore, un’azione congiunta del ministro della Cultura Massimo Bray e di quello dell’Economia Fabrizio Saccomanni.
Ci è stata anche la standing ovation a Bertolucci, quando, nella sala dei Corazzieri in cui si è svolto l’evento, è risuonata la sua candidatura al Donatello per la miglior sceneggiatura con il suo ultimo film ‘Io e te’, insieme a Umberto Contarello e Francesca Marciano.
All’evento ha partecipato anche il ministro Bray che ha tenuto a sottolineare: “Dobbiamo individuare tutte le risorse possibili per il fondo dello spettacolo. Credere nel cinema italiano è credere nella sua peculiarità e nella peculiarità della nostra cultura. Il cinema italiano ha sempre saputo reagire nei momenti difficili. E comunque va difeso anche il binomio cultura e turismo che e’ un’enorme opportunità per il nostro paese”.
Ora si attendono i fatti…
Pubblicato da tdy22 in giugno 14, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/14/napolitano-e-il-discorso-per-i-david-di-donatello/
L’IVA aumenterà… INEVITABILE!
“Impossibile evitare l’aumento dell’Iva” Lo ha detto il ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato nel corso della registrazione della puntata di Porta a Porta e ha poi aggiunto: “Fra 16 giorni senza che il governo faccia nulla, visto che è stato un provvedimento già deciso dal precedente esecutivo, noi avremo l’Iva aumentata di un punto dal 21 al 22%. Lo ho già detto nella mia assemblea più difficile, quella della Confcommercio e lo dico ora. In questo momento soldi per evitare l’aumento dell’Iva nel bilancio dello stato non ce ne sono”.
“Bisogna evitare l’aumento dell’Iva. Sono totalmente d’accordo con Sangalli, sarebbe in questo momento, ulteriore benzina su un incendio”. Così Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, intervenendo a TgCom24. “Ce la facciamo? Ce la deve fare il governo. Io sono il legislatore, sono capogruppo al Parlamento. Da tanto tempo il legislativo è diviso dall’esecutivo. L’esecutivo si chiama così perché è il governo. Questo – sottolinea l’ex ministro – è compito del governo, poi la sua maggioranza giudicherà il governo, appoggerà o non appoggerà il governo”. “Negli impegni del presidente Letta per avere questa maggioranza – continua il presidente dei deputati del Pdl – c’era quello di bloccare l’aumento dell’Iva. Adesso vediamo se il governo Letta sa mantenere gli impegni. Noi siamo perché mantenga gli impegni. La maggioranza in Parlamento del governo Letta è perché mantenga gli impegni su cui ha ricevuto la fiducia”. “Adesso è compito del governo: c’è un ministro dell’Economia e delle Finanze che deve presentare e preparare le coperture per questo provvedimento. Noi siamo in attesa che questo avvenga. Se avverrà bene, se non avverrà ci saranno dei problemi, perché vorrà dire che un impegno del governo non si sarà realizzato”, conclude Brunetta.
Sembra quindi che sia l’ennesimo scivolone dell’Italia, l’ulteriore colpo per le industrie e una mannaia sulle famiglie… tutto questo in nome di quel patto di stabilità dal quale non si può prescindere neppure se i disoccupati si uccidono, se i cittadini sono sull’orlo della povertà e se la ricchezza continua a fluire solo verso chi ha i “grandi imperi”… i ricchi sempre più ricchi, la classe media che s’impoverisce e i poveri che si suicidano… Benvenuti in Italia!
Pubblicato da tdy22 in giugno 13, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/13/liva-aumentera-inevitabile/
Stop all’Iva… per qualche mese?
“Sull’Iva il governo ha allo studio tutto il ventaglio delle soluzioni: dallo stop dell’aumento ad un rinvio di qualche mese in attesa di un miglioramento dei conti pubblici”. Così il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni che poi ha aggiunto: “La situazione mostra dei segni che non sono incoraggianti, c’è un quadro peggiore, non solo una decrescita ancora seria, ma anche dati negativi per quanto riguarda il gettito delle imposte. Il governo è al lavoro su tutti i temi che fanno parte dell’impegno programmatico del governo: pressione fiscale sui consumi e su proprietà immobiliare. E’ in corso una quantificazione globale delle esigenze di finanziamento per rispondere a questi obiettivi”. Per rispettare gli impegni europei, ha spiegato il ministro, occorre “il reperimento di coperture con tagli di spesa e ritocchi alla tassazione. Studiamo ogni tipo di soluzione”. Questo il gelido messaggio di Fabrizio Saccomandi, che arriva a gelare le imprese e i consumatori.
Pubblicato da tdy22 in giugno 13, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/13/stop-alliva-per-qualche-mese/
Imu e Iva? Ce le teniamo!
Il primo ministro Enrico Letta, il ministro della Economia Fabrizio Saccomanni e il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco si sono incontrati ieri a Palazzo Chigi e la conclusione sembra essere una sola: ci terremo l’aumento dell’Iva e anche l’Imu, anche se magari non per tutti, ma il carico fiscale non cambierà nel complesso: i soldi forse ci sono, ma ce ne sono meno. Hanno provato a cercare le risorse necessarie per attuare le riforme necessarie per il pacchetto lavoro, l’Imu e la sterilizzazione dell’aumento Iva. Sono Marco Mobili e Marco Rogari a spiegare che, per loro, la conclusione che si tratta di una strada “in salita, che appare sempre più impraticabile”. Sul Corriere della Sera, Enrico Marro spiega: “Per evitare che l’Iva aumenti dal 21% al 22% dal prossimo primo luglio restano solo tre settimane. Ma il governo non ha ancora trovato una soluzione e a Palazzo Chigi prevale il “pessimismo”. Il rischio che l’aumento dell’Iva, e quindi dei prezzi, scatti è a questo punto concreto. Cancellare la decisione presa dal precedente esecutivo costa infatti due miliardi quest’anno e quattro a partire dal prossimo. Ma per la copertura finanziaria di un intervento del genere il governo non sa come fare. Anche perché altre necessità incombono”.
Per quanto possa fare il nuovo governo, deve comunque adeguarsi alle esigenze del fiscal compact, che vuole un ulteriore miglioramento del rapporto debito/pil e il lungo elenco di necessità di spesa. I 40 miliardi di euro che c’erano li hanno impegnati, fra il 2013 e il 2014, per ridurre il debito della Pubblica Amministrazione con le imprese, privilegiando il Sud. E Saccomanni, a Repubblica, ha spiegato che stiamo pagando anche un anno di disastroso Governo Monti: “In Italia, oltre alle debolezze strutturali, si è avuto un periodo di stasi politica da fine 2012 al nuovo governo: 5-6 mesi che l’Italia non si poteva permettere in questa fase”. Ma il ministro dell’economia spera, per quel che rigarda la riforma Imu, di riuscire a trovare “una soluzione a inizio agosto”. Non esclude infatti che “si possa trovare una rimodulazione dell’imposta che oggi grava sulle fasce più basse del Paese. Le risorse vanno trovate altrove”. Sempre su Repubblica, Roberto Petrini individua due “variabili sul tavolo: la tempistica e le risorse. La questione tempo è essenziale, non solo per far fronte all’emergenza lavoro, ma perché il nodo Iva-Imu va sciolto entro il mese di luglio e, sebbene per la riforma della tassazione sugli immobili il governo si sia dato tempo fino al 31 agosto, la cosa dovrà essere risolta entro l’8 agosto, cioè prima della chiusura per ferie del Parlamento”. Per quel che riguarda le risorse, servono almeno 2 miliarsi per l’Imu, a fronte dei 4 inizialmente previsti, che rappresentano il risultato di una “rimodulazione” che elimini la tassa sulla prima casa per i ceti più deboli e la mantenga sui più abbienti. Al riguardo, è previsto “l’aumento delle detrazioni base da 200 a 400 euro, esentando di fatto in questo modo l’85 per cento dei proprietari e lasciando l’onere del pagamento dell’Imu sulla prima casa sul restante 15 per cento dei titolari delle abitazioni di maggior pregio”. Si aggiunge un altro miliardo per intervenire sull’Imu per i capannoni e altri due ne serviranno per evitare l’aumento dell’Iva. Secondo Petrini, il punto è che “le coperture fino ad oggi usate traballano. […]. Ciò significa che il governo dovrà convincere i tre partiti della maggioranza a prendere il coraggio su due mani e dare il via libera ad una nuova fase di spending review con “parametri obiettivi”. La valutazione è che si possono recuperare 2-3 miliardi nella seconda metà dell’anno con un intervento non lineare ma sulla base di un lavoro chirurgico sul fronte delle spese. Un altro miliardo potrebbe venire dal fondo immobiliare del Tesoro ormai operativo, mentre si sta riaprendo l’intera partita dello sfrondamento delle agevolazioni fiscali. Senza contare che, in cerca di risorse, si sta rivalutando anche il cosiddetto piano Giavazzi per il taglio delle agevolazioni alle imprese pubbliche e private che potrebbe portare circa 800 milioni. Almeno 5-6 miliardi per consentire al governo di andare avanti nell’agenda economica”. Saccomanni dice e torna a ribadire che i soldi disponibili in natura non ci sono e quindi “soldi ci sono ma devono essere tolti ad altri”.
Continueremo ad avere vignette ancora a lungo…
Pubblicato da tdy22 in giugno 8, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/08/imu-e-iva-ce-le-teniamo/
L’Imu non è sospesa, ma solo rimodulata?
Chi ha mai parlato di sospendere l’Imu? Forse è stato il sogno degli italiani che vivendo nell’incubo delle tasse avevano avuto una fantasia proibita? Servono fondi da destinare all’occupazione dei giovani e con un decreto che con ogni probabilità arriverà a luglio il governo prevederà una rimodulazione dell’imposta sulla prima casa secondo il reddito del nucleo familiare e con l’introduzione della service tax, un’imposta unica che supererebbe anche l’attuale tassa sull’immondizia. Questo sembra essere il piano che è stato disposto sul tavolo della riunione che si è tenuta a Palazzo Chigi tra il premier Enrico Letta e il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni.
Lo stesso ministro dell’economia qualche ora dopo ha affermato, durante un’intervista alla “Repubblica delle Idee” che non si era mai parlato di “sospensione” ma di “rimodulazione”.
Il Pdl imperversa e il capogruppo alla Camera Renato Brunetta ribatte prontamente quanto dichiarato dal ministro: “Bene fa il ministro tecnico Saccomanni a ricordare che il suo è un governo di coalizione e che nei governi di coalizione le decisioni sono necessariamente affidate alla collegialità dei ministri. Per quanto riguarda la cosiddetta rimodulazione dell’Imu sulla prima casa per le fasce basse sarà certamente una sua opinione che non corrisponde però a quanto concordato in sede di programma. Sarebbe bene in ogni caso che su questi temi così delicati si evitassero opinioni personali. Per quanto riguarda il Pdl non accetteremo nessuna altra formulazione se non l’abolizione dell’Imu sulle prime case per tutti. E questo il presidente Letta lo sa benissimo”.
Pubblicato da tdy22 in giugno 7, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/07/limu-non-e-sospesa-ma-solo-rimodulata/
Niente aumento dei ticket sanitari? Ci si sta lavorando…
L’ipotesi a cui stanno lavorando Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, e Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, si basa sui risparmi di spesa già effettuati e che permetterebbero di non far entrare in vigore i nuovi ticket sanitari previsti per il 2014, con i quali si contava di incassare due miliardi di euro. Il progetto d’inserimento, infatti, sarebbe già stato fermato ed il lavoro sarebbe già ad uno stadio avanzato. Lorenzin sembra abbia imposto al collega la necessità di non imporre nuove misure “insostenibili” per i cittadini.
Pubblicato da tdy22 in Maggio 27, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/05/27/niente-aumento-dei-ticket-sanitari-ci-si-sta-lavorando/
Il vertice di Letta: i conti che non tornano e il popolo che si suicida?
Vertice a palazzo Chigi fra il premier Enrico Letta, il vicepremier Angelino Alfano e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni per fare il punto sui conti pubblici e sui futuri provvedimenti, in vista della possibile chiusura della procedura Ue per deficit eccessivo attesa il 29 maggio.
Si riuscirà a uscire dallo stallo che sta strozzando l’Italia? A quale costo? Serviranno manovre ulteriori? Nuovi tagli? L’Iva sarà scongiurata?
Pubblicato da tdy22 in Maggio 25, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/05/25/il-vertice-di-letta-i-conti-che-non-tornano-e-il-popolo-che-si-suicida/
Cercasi ministri disperatamente… addio gioventù!
Cercasi ministri disperatamente! Bersani deve trovare un esecutivo inattaccabili così dovrà rinunciare, ammesso che ci abbia mai pensato, a mettere nuove leve nei punti cardini del governo. Perdono quota i nomi di Alessia Mosca, Paola De Micheli, Francesco Boccia, MIguel Gotor, Andrea Orlando che potrebbero solo ricoprire posti da viceministro o sottosegretario.
Stando alle prime indiscrezioni, si parla di Anna Maria Cancellieri confermata agli Interni, Bombassei allo Sviluppo, Padoan o Saccomanni all’Economia e la giornalista Gabanelli con un ruolo da definire. E si punta anche su Mario Monti agli Esteri.
La squadra prenderà la forma di quello che nel Pd chiamano il “governo civico”. Oltre ai nomi già citati potrebbero farne parte l’imprenditore Oscar Farinetti, inventore di Eataly, l’ex direttore di Confindustria Giampaolo Galli e il giurista Stefano Rodotà. A contendersi il ministero degli Esteri potrebbero invece esserci il direttore di Bankitalia Fabrizio Saccomanni e il patron di Brembo Alberto Bombassei.
Tra i nomi che circolano sui quotidiani c’è anche quello di Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, a lui Bersani vorrebbe affidare la Giustizia. Nella stessa ricostruzione si parla anche della Cancellieri, riconfermata agli Interni.
Ci sono altri nomi cari ai centristi che a largo del Nazzareno stanno valutando. Tra questi, per la Cultura, i montiani avrebbero infatti avanzato la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai. Si parla delle Pari opportunità per la filosofa Michela Marzano e dell’Istruzione per la democratica Maria Chiara Carrozza, ex direttore della Scuola di Sant’Anna di Pisa.
Vecchie facce, vecchia politica… Parte da qui il rinnovamento?
Pubblicato da tdy22 in marzo 23, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/23/cercasi-ministri-disperatamente-addio-gioventu/
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