La cosiddetta “Dieta del gruppo sanguigno”, inventata alla fine degli anni ’90 dal naturopata Peter D’Adamo, che si basa sul presupposto che a ogni gruppo sanguigno corrispondano diverse glicoproteine nelle cellule che rendono più “digeribili” alcuni cibi, portando a ridurre il rischio cardiometabolico e a stare sani più a lungo, non avrebbe alcuna validazione scientifica. Almeno stando a quanto sostengono i ricercatori dell’Università di Toronto, in Canada, che hanno osservato 1455 persone constatando che il modo in cui ciascuno reagiva alle quattro diete ideate (per i gruppi sanguigni a, b, ab e zero) nulla aveva a che vedere con il gruppo sanguigno di appartenenza. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Plos One. Ai partecipanti sono state chieste informazioni dettagliate sull’alimentazione quotidiana, attribuendo loro un punteggio sulla base dell’aderenza o meno alla dieta del gruppo sanguigno di appartenenza. Chi “sgarrava” di più avrebbe dovuto essere maggiormente a rischio, avere alcuni parametri come trigliceridi, colesterolo o glicemia oltre i limiti. Si è invece scoperto che il meccanismo non era così automatico. Il dottor Ahmed El-Sohemy, che ha svolto la ricerca, spiega: “Alcuni regimi alimentari erano di per sè sani e in coloro che li seguivano si evidenziavano profili cardiometabolici positivi ma questo era del tutto indipendente dai gruppi sanguigni. In pratica, la ricerca ha evidenziato che il modo in cui ciascun individuo risponde a un’alimentazione vegetariana o povera di carboidrati ha a che vedere solo con la sua capacità di adattarsi a quello specifico regime dietetico”. Sembra tramontare così, almeno fino a quando non si faranno ulteriori studi per confrontarla con una dieta standard, la possibilità di dare validazione scientifica alla dieta dei gruppi sanguigni, che prendeva le mosse dall’eredità genetica dei nostri antenati e dalle loro abitudini alimentari.
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La dieta del gruppo sanguigno non ha validità scientifica!
Pubblicato da tdy22 in gennaio 19, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/19/la-dieta-del-gruppo-sanguinio-non-ha-validita-scientifica/
Bastano 7 semplici regole… per dire addio alla dieta!
L’incubo della vita moderna? Il peso forma. Quel numero sfuggente che cerchiamo nella bilancia. In molti tentano tante diete, le più svariate, eppure quei chili in più non se ne vanno. Oppure ritornano. C’è qualcosa di sbagliato che impedisce all’organismo di lavorare nel modo giusto. Serve quindi comprendere quali sono gli errori che commettiamo e come correggerli. A spiegarcelo ci pensa la nutrizionista e diet coach Samantha Biale, nel suo libro “La dieta B Factor”. Le regole da seguire per sempre non solo per dimagrire, ma soprattutto per non ingrassare più e star bene in salute sono solo 7, semplici e non privative… e che in fin dei conti il nostro buonsenso conosce già:
Pubblicato da tdy22 in gennaio 18, 2014
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Bimbo di 8 anni muore per una malattia rarissima: “Stato assassino”
E’ morto a 8 anni, a causa di una malattia rarissima che ha colpito appena 5 bimbi in tutto il mondo, il piccolo Manuele Costantino, i cui genitori chiedevano di accedere alle cure con il metodo Stamina di Vannoni. A renderlo noto Pietro Crisafulli, presidente di “Sicilia Risvegli Onlus” e vice presidente del Movimento Vite Sospese. Su Facebook, Crisafulli rivolge anche un appello a Papa Francesco: “Metta a disposizione il suo ospedale. Non c’è più tempo da perdere, qui muoiono donne, uomini e bambini”. Ma nel post non appare solo una richiesta d’aiuto, anche un attacco diretto allo Stato. E lo scontro viene alimentato sulla pagina “Movimento Vite Sospese” che parla di “Stato assassino” perché avrebbero negato le cure al piccolo Manuele. “È morto per colpa esclusiva di questo Stato – ha scritto Crisafulli su facebook – che ritengo assassino, dal momento che alcuni giudici di Palermo gli avevano negato la tanta discussa ”cura” con le cellule staminali del prof. Vannoni e del Dr. Andolina”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 17, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/17/bimbo-di-8-anni-muore-per-una-malattia-rarissima-stato-assassino/
Stamina shock: “Nel protocollo dosi adatte ai topi, non all’uomo”
Dosi per topi e non per uomini. La quantità di cellule staminali mesenchimali indicata nel protocollo Stamina equivale a quella che viene utilizzata nei trapianti nel topo e non nell’uomo. Dai documenti prodotti dal Comitato scientifico del ministero della Salute – già “bocciato” dal Tar del Lazio perché ritenuto non imparziale – è emerso che le dosi di cellule staminali mesenchimali indicate nel protocollo Vannoni sono minime, adatte ai topi ma non certo all’inoculazione in un essere umano. Gli scienziati hanno infatti osservato che la dose utilizzata per i trapianti cellulari nell’uomo è di circa due milioni per chilogrammo di peso corporeo, mentre il protocollo Stamina prevede il trapianto di due milioni di cellule in totale, come nel caso della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), e l’adeguamento al peso corporeo non viene indicato con una dose esatta. Non solo, è stato rilevato dagli esperti che le cellule sono ottenute in coltura primaria senza ricorrere ai successivi passaggi seriali, che vengono normalmente utilizzati nei laboratori per ottenere una quantità di cellule adatta al trapianto nell’uomo. E ancora, il metodo non ha dimostrato prove di differenziazione cellulare, ossia di trasformazione delle staminali iniettate in neuroni e manca il rispetto dei criteri di sicurezza nella produzione e nella conservazione delle cellule. Non è stato neanche messo in campo alcun metodo per lo screening di patogeni: nessuna prevenzione di possibili infezioni. La metodologia di Davide Vannoni, secondo gli scienziati, non spiega come si riesca ad ottenere dalle cellule staminali i neuroni necessari a ottenere miglioramenti nelle patologie degenerative che Stamina Foundation sostiene di ottenere. Nel frattempo, l‘agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) diffida gli Spedali Civili di Brescia “dal procedere al prelevamento e al conseguente trasferimento di campioni cellulari riferibili al cosiddetto ‘metodo Stamina’”. È quanto si legge nel testo della diffida, indirizzato agli Spedali Civili di Brescia.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
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Paga 50mila euro per Stamina: il marito muore prima del previsto
E’ Milena Mattavelli, vedova di Umberto, a raccontare a La Stampa la sua esperienza con il metodo Stamina. La donna ha infatti denunciato di aver pagatooOltre 50 mila euro a Davide Vannoni per far curare il marito ma l’uomo è morto comunque dopo cinque anni. “Vannoni mi disse: ‘Stia tranquilla, le prometto che lo rimetto in piedi’. Ricordo che poi mi passarono una specie di preventivo, ho ancora il foglio. Prelievo midollo: 2000 euro. Preparazione cellule: 27 mila euro. 8000 euro a iniezione, 2500 euro per la crioconservazione. Ma la verità è che abbiamo pagato molto di più, oltre 50 mila euro”. Umberto, racconta, si è aggravato “subito dopo l’ultima infusione all’ospedale di Brescia. Domenica pomeriggio l’ho imboccato qui sul divano, lunedì mattina alle 8 è morto”. E ora Milena riflette: “Secondo i medici, mio marito doveva vivere 9 anni, dalla scoperta della malattia. Invece è morto dopo 5 anni appena. Magari per cercare di aiutarlo a guarire in tutti i modi, io gli ho accorciato la vita”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
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Esaminato il misterioso protocollo Stamina… manca un passaggio!
E’ l’Ansa ad annunciare di aver visionato il “misterioso” protocollo Stamina, mai pubblicato in Italia e intorno al quale è aperto un acceso dibattito tra Ministero della Salute e malati. Il nodo cruciale è sulla mancanza di un passaggio:
L’assenza di spiegazioni sul ‘passaggio’ dalle staminali mesenchimali ai neuroni, su cui di fatto si fonda il metodo promosso dalla Stamina Foundation, era stata rilevata dal primo comitato scientifico del ministero (poi ‘cancellato’ dal Tar su ricorso di Stamina) ed è in contrasto con quanto chiesto dal Parlamento nel decreto che autorizzava la sperimentazione del trattamento. In alcuni documenti prodotti dal Comitato ministeriale si legge che il metodo Stamina per ottenere neuroni dalle cellule staminali mesenchimali è stato riprodotto in laboratori stranieri di livello internazionale sulla base delle indicazioni contenute nella domanda di brevetto, ma in nessun caso sono stati ottenuti neuroni. In realtà, per ragioni non comprensibili, Stamina avrebbe depositato due protocolli diversi e quello consegnato agli esperti del ministero, a differenza di quello presentato agli Spedali riuniti di Brescia, ometteva qualsiasi spiegazione sul passaggio dalle staminali ai neuroni.
L’Ansa lancia la notizia proprio nel giorno in cui di fatto la commissione d’indagine nominata dal Senato ha iniziato i suoi lavori e a quanto sembra dalle premesse ci sarebbero quindi i presupposti, se ciò fosse confermato, per attendersi un ulteriore blocco alla sperimentazione. La presidente della commissione sanità, Grazia De Biasi, nel presentare i lavori dell’organismo, ha espresso stamattina l’opinione che in attesa di un chiarimento “la sperimentazione del metodo Stamina” debba “continuare ad essere bloccata”: “Stiamo parlando del Servizio sanitario nazionale – ha detto – che non può permettersi in alcun modo di mettere a repentaglio la salute dei cittadini”.
I test, si leggerebbe nei documenti, hanno trattato le cellule staminali mesenchimali con acido retinoico (indicato come principio attivo per ottenere il differenziamento delle cellule) e con etanolo come solvente. I risultati ottenuti sono simili sia quando le cellule sono trattare con acido retinoico ed etanolo, sia quando sono trattate con il solo etanolo: la loro forma si è modificata nello stesso modo per effetto dell’ etanolo. Risulta poi una tossicità delle cellule così ottenute.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 8, 2014
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La dieta prima e dopo le abbuffate delle feste
Arriva la dieta da fare dopo i pranzi di Natale e Santo Stefano e prima di lanciarsi nella grande abbuffata dell’ultimo dell’anno. L’avvertimento arriva dal Ministero della Salute che ha lanciato il proprio vademecum “E’ Natale, buona salute a tutti!” in cui suggerisce idee, ricette e consigli utili per rimanere in forma anche durante le festività di fine anno.
La colazione deve essere un must: “Anche se si è pieni, è fondamentale non saltare mai la colazione ma semmai farne una più leggera” raccomanda Maria Rosaria D’Isanto, Biologa Nutrizionista, Specialista in Scienza dell’Alimentazione e presidente dell’Associazione Italiana Nutrizionisti (AINut). Sì al caffè, al tè o una tisana ma senza zuccherare troppo. “Si può prendere il latte o lo yogurt magari parzialmente scremati o magri, ma non bisogna mangiare a colazione il panettone o gli altri dolci natalizi. Meglio fette biscottate, cereali integrali o una fettina di pane” aggiunge l’esperta. Per chi la mattina non ha proprio fame basta anche una spremuta di arance o della frutta fresca.
Raddoppiare la frutta e la verdura: “A pranzo si può mangiare un minestrone o una zuppa di verdure con farro, orzo o riso che oltretutto ci scaldano. Poi si può aggiungere una verdura cruda che fa bene per due motivi: aumenta il senso di sazietà ed è ricca di acqua per cui ci aiuta ad idratarci” consiglia la nutrizionista. Occhio ai condimenti: uno-due cucchiaini di olio per piatto, ma non di più usando con parsimonia anche il sale. A cena si può ripetere lo stesso schema della verdura doppia (sia cruda che cotta) magari preparando una bella insalata ricca in cui mettere anche legumi e frutta. “E’ importante che anche quando si sta attenti alla dieta, non si sacrifichi il gusto perché altrimenti il sacrificio non dura a lungo” suggerisce D’Isanto.
Come secondo, meglio optare per i filetti di pesce. “Si possono cuocere al forno o al cartoccio usando pochissimi condimenti e perciò risultano molto leggeri e facilmente digeribili”. E la carne? “Non va esclusa, ma scelta sempre con il criterio della leggerezza. No alla bistecca, sì alla fettina di girello e alla carne bianca”. Per il pane, scegliere quello semplice (meglio se senza sale) e non più di 50 grammi.
Si sa che l’acqua fa bene quindi meglio abbondare dopo le abbuffate delle feste… ma se l’acqua non piace o dà un senso di pesantezza si può aggirare l’ostacolo bevendo tisane. Soprattutto se il pranzo di Natale ci ha lasciato un po’ gonfi l’ideale è una tisana ai semi di finocchio o ai frutti rossi.
Ottimo anche il movimento, già dal giorno dopo il Cenone, meglio se farlo diventare un momento social… in due o tre si cammina meglio!
Il vero problema post natalizio però sono gli avanzi… chissà perché resta sempre da mangiare per 10 o 15 giorni e per non sprecare si seguitano a ingurgitare quelle calorie d’eccezione che dovevano essere riservate agli esclusivi giorni di festa. Il consiglio è dunque di regolarsi nel fare le spese e nel cucinare in modo che subito dopo senza alcun inutile rimorso si possa dare il via a buon piatto d’insalata o di verdure miste.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 27, 2013
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Chernobyl 27 anni dopo: cinghiali radiattivi in Friuli
Era stato il deputato pentastellato Aris Prodani a presentare un’interrogazione a seguito della quale il Ministero della Salute ha confermato quanto riscontrato dall’Arpa in Friuli: due campioni di cinghiali contaminati da radiazioni nucleari. “In seguito ai casi della Val Sesia in Piemonte, legati alla contaminazione da cesio 137 dovute all’incidente di Chernobyl del 1986, e a situazioni analoghe verificatesi in Austria e in Baviera, nel maggio scorso abbiamo interrogato il governo per sapere se fosse a conoscenza della presenza, sul territorio nazionale, di animali selvatici contaminati da radiazioni nucleari – spiega Prodani -. Ora è giunta la conferma che il problema riguarda anche il nostro territorio”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 11, 2013
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175 piccoli ospedali a rischio chiusura
Sono 175 i piccoli ospedali con meno di 120 posti letto inseriti nella lista stilata dal governo che dovranno chiudere se Regioni e governo daranno via libera al Patto per la salute. Come ricorda La Stampa, forse chiuderanno per poco, in attesa di essere riconvertiti in quelle strutture per la riabilitazione o per le lungodegenze che scarseggiano.Tali strutture resistono da 20 anni e, spiega sempre il quotidiano, sono inutili, costosi e insicuri, visto che mancano di servizi di emergenza e apparecchiature in grado di affrontare i casi di una qualche complessità. E, cosa non da poco, con pochissimo utilizzo. Basti pensare che ci sono nosocomi con 15-20 posti letto utilizzati anche meno di 3 giorni su 10. Il ministro della Salute Lorenzin vorrebbe siglare il Patto per la salute con le Regioni prima di Natale, per poi inviarlo in Gazzetta sotto forma di decreto. La lista in realtà sarebbe di 222 mini-nosocomi con meno di 120 posti letto, ma tra questi andranno salvati: i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, che in realtà ospedali non sono; gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, perché fanno ricerca; i centri per “post acuti”, che servono per chi dopo un ricovero non è in grado di tornare a casa ma ha bisogno di cure meno intensive. Alla fine si arriva alla lista di 175 ospedaletti. Al riguardo della loro chiusura, i medici hanno pareri diversi: “Nelle zone disagiate vanno mantenuti dei presidi sanitari, magari non ospedali veri e propri ma servizi con caratteriste utili a quella popolazione sì”, è il parere di Costantino Troise, segretario nazionale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao. Che è però favorevole alla riconversione dei mini ospedali vicino ai grandi nosocomi. “Gli ospedaletti rappresentano un pericolo per i cittadini e persino per chi ci lavora, perché non hanno specialisti, strumentazioni e casistica sufficienti ad operare in sicurezza”, taglia invece corto Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil medici.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 8, 2013
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Ancora allerta frutti di bosco, Ministero consiglia di cuocerli 2 minuti
Continua l’allerta per l’epidemia di epatite A causata dall’ingestione di frutti di bosco surgelati contaminati. Come riporta il Fatto Alimentare “Negli ultimi cinque mesi il virus ha colpito oltre 400 persone e il picco non sembra diminuire”. Le regioni più colpite sarebbero quelle del Centro-Nord, dove il consumo di frutti di bosco surgelati è più elevato. La task force costituita dal Ministero della salute non ha individuato la causa, la situazione, sempre come rivela il Fatto Alimentare, è complessa:
Ci sono difficoltà logistiche (la documentazione richiesta ad alcuni paesi come la Polonia per definire la rintracciabilità della materia prima è arrivata solo dopo 45 giorni) ma in questo periodo la comunicazione è stata carente. C’è di più le analisi fatte dagli istituti zooprofilattici del Piemonte e della Lombardia sono state centinaia ma nonostante ciò le aziende coinvolte contestano i risultati e dichiarano di non avere riscontrano alcun virus nei loro lotti. Dalle analisi effettuate a Torino dal procuratore Raffaele Guariniello nel mese di agosto emerge un altro dato preoccupante. Se prima le aziende erano tre di piccole medie dimensioni, adesso l’elenco si è arricchito con un lotto di frutti di bosco firmato dai supermercati Picard e da un secondo lotto firmato da Buitoni con un prodotto della linea La Valle degli Orti. La sensazione è che la lista sia destinata ad allungarsi e che il pericolo epatite A sia stato sottovalutato. Che fare? L’unica cosa è non consumare confezioni di frutti di bosco surgelati crudi. Occorre assolutamente farli cuocere per almeno due minuti. Il virus dell’epatite A, infatti, sopravvive a basse temperature, ma viene rapidamente inattivato dal calore.
Il ministero rivolge un appello anche a gelaterie, pasticcerie, artigiani e ristoratori che producono e vendono frullati, preparazioni di frutta o che usano frutti di bosco crudi senza di farli cuocere. L’autorità sanitaria parla anche di “guarnizioni per dolci” un’espressione criptica che dovrebbe indicare i frutti di bosco crudi disposti sopra le torte di pasta frolla già cotte o sopra il gelato quando viene travasato nelle vaschette. Nessun problema invece per lo yogurt a perchè la frutta viene pastorizzata prima di essere utilizzata. Di fronte a questa situazione critica è a dir poco stucchevole la posizione delle catene di supermercati che non hanno mai pubblicato sui loro siti le fotografie dei lotti ritirati dal commercio. Anche il ministero non ha mai pubblicato le fotografie! Gli unici supermercati che hanno informato i clienti sono stati: Auchan, Simply e Sogegross, mentre secondo le nostre fonti le insegne e i punti vendita coinvolti sono 35.
Pubblicato da tdy22 in settembre 30, 2013
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Il rischio Anisakis e il nuovo cartello in pescheria
INFORMAZIONI AL CONSUMATORE PER UN CORRETTO IMPIEGO DI PESCE E CEFALOPODI FRESCHI
In caso di consumo crudo, marinato o non completamente cotto il prodotto deve essere preventivamente congelato per almeno 96 ore a – 18 °C in congelatore domestico contrassegnato con tre o più stelle.
Questo sarà il cartello che molti consumatori di pesce troveranno in pescheria. La misura è stata presa dal Ministero della Salute con il decreto 17 luglio 2013. Lo scopo è di limitare ulteriormente il rischio di anisakidosi. Questa patologia può colpire chi consuma prodotti ittici crudi o poco cotti, contaminati da larve di Anisakis, un parassita sempre più diffuso nel Mediterraneo. Il cartello si deve ritenere valido solo se si intende mangiare pesce crudo o non completamente cotto, quindi ad esempio se si intende fare il sushi o un carpaccio di spigola, non ci sono pericoli se il pesce viene invece cotto anche se l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) suggerisce che si deve portare la parte più interna del pesce ad una temperatura superiore a 60 °C per almeno un minuto.
Secondo il Ministero il cartello deve essere posizionato in un luogo ben visibile e avere caratteri tipografici adeguati. Secondo il legislatore la congelazione va fatta in un freezer a tre o più stelle. La disposizione è pensata per il consumo di pesce crudo in casa dove abitualmente non si utilizzano abbattitori di temperatura, presenti invece nelle cucine dei ristoranti che permettono di ridurre il tempo di congelazione.
In questa prima fase la norma non è rivolta a crostacei (gamberi e scampi) e molluschi come tartufi ed ostriche.
Pubblicato da tdy22 in settembre 14, 2013
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Operatore di un allevamento emiliano positivo al virus dell’aviaria
Come rende noto il ministero della Salute, è stata registrata, dall’Istituto superiore di Sanità, la positività per il virus dell’influenza aviaria H7N7 in una persona “affetta da congiuntivite ed esposta per motivi professionali a volatili malati appartenenti agli allevamenti presenti nella Regione Emilia Romagna”, nei quali era stata riscontrata la presenza dell’infezione virale. Uno dei primi sintomi del virus è infatti la congiuntivite. Ad essere stato contagiato un dipendente della ditta Eurovo a Mordano, in provincia di Bologna: “Sugli oltre 100 addetti, solo in un caso è stata accertata una forma di lieve congiuntivite”. Si tratta di uno degli addetti all’abbattimento delle galline colpite dall’influenza aviaria e alla sanificazione degli stabilimenti. Il ministero, in una nota, spiega che tutti gli addetti impegnati nelle attività di bonifica “sono, a titolo precauzionale, sottoposti a visite di idoneità e controllo sanitario e, sugli oltre 100 addetti, solo in un caso è stata accertata una forma di lieve congiuntivite che rappresenta la più frequente conseguenza possibile di infezione che l’uomo può contrarre dal virus H7N7 ed esclusivamente nel caso di diretto contatto con animali malati o morti, come è per chi sta operando nella sanificazione degli allevamenti”. L’addetto è sottoposto, così come i suoi familiari, a terapia antibiotica e si trova a casa sua. La situazione è comunque costantemente monitorata. Il ministero ha ricordato che “Il virus H7N7 non viene facilmente trasmesso all’uomo che può infettarsi solo se viene a trovarsi a contatto diretto con l’animale malato o morto. A differenza di altri virus aviari (quali ad esempio H7N9 o H5N1), H7N7 tende a dare nell’uomo una patologia di lieve entità (come la congiuntivite), come già osservato in un focolaio umano verificatosi anni fa in Olanda”. Nella nota si legge inoltre: “Essendo rara la trasmissione da persona a persona i focolai umani tendono ad autolimitarsi, per cui il rischio di comunità è estremamente basso o addirittura irrilevante”. La Regione Emilia Romagna, di concerto col ministero della Salute, avendo “prontamente identificato i focolai animali, ha adottato tutte le procedure necessarie a porre sotto controllo l’infezione”. Nel frattempo, il ministero della Salute continua il monitoraggio sull’influenza aviaria i cui focolai accertati sono quattro.
Pubblicato da tdy22 in settembre 2, 2013
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Allarme frutti di bosco surgelati si corre il rischio di epatite A
Dopo il presunto allarme del botulino nel pesto, poi rientrato quando i controlli hanno dimostrato l’infondatezza dell’episodio, sembra che i guai per i supermercati in questa torrida estate 2013 non siano ancora finiti. Ora, come si legge su Il Fatto Alimentare, a finire sotto la lente d’osservazione sono i frutti di bosco surgelati acquistati al supermercato. Ogni giorno, stando a quanto scritto dal sito online, due persone vengono colpite dal virus dell’epatite A in seguito all’assunzione di frutti di bosco. L’epidemia sembrerebbe essere fuori controllo e molti consumatori hanno nel proprio freezer un prodotto che potrebbe danneggiare la salute senza neppure essere stati avvisati. Nei primi sei mesi di quest’anno secondo Epicentro le persone colpite da epatite A sono state 471, mentre l’anno scorso nello stesso periodo erano 123. Si tratta di oltre 300 persone colpite dal virus dell’epatite A per avere mangiato frutti di bosco surgelati.
Il numero di persone che possono contrarre l’epatite A è destinato ad aumentare, lo scrive anche il Ministero della salute oltre a esserci un documento redatto appositamente su questa epidemia italiana dall’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa). La notizia è stata rilanciata dai giornali 40 giorni fa ma poi è caduta nel’oblio, anche se i casi aumentano e nulla lascia pensare ad una fine. È di questi giorni la notizia riportata nel sito La Provincia di Varese, di due ragazzini colpiti da Epatite A in modo grave per avere mangiato cibo contaminato. Il giornale non parla di frutti di bosco, ma il sospetto è lecito visto l’incremento esponenziale dei casi che si stanno registrando in questi mesi nella zona.
Come mai per il botulino nel pesto si è fatto molto clamore e per questa epidemia di epatite A non si è fatto nulla, si chiede il Fatto Alimentare? E ancora perché il ministero non ha pubblicato le fotografie dei quattro prodotti ritirati? Dobbiamo pensare che la macchina organizzativa dell’allerta si attiva solo quando si parla di botulino? Per rendersi conto basta dire che non si riesce a trovare la fotografia della confezione di frutti di bosco Erica ritirata dal mercato!
Pubblicato da tdy22 in luglio 28, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/28/allarme-frutti-di-bosco-surgelati-si-corre-il-rischio-di-epatite-a/
Report shock: Taranto muore per colpa di sigarette e alcol, non dell’Ilva.
Nessuno lo nega a Taranto si muore di cancro, ma la colpa non sarebbe dell’Ilva, ma secondo il rapporto di Enrico Bondi, commissario straordinario sull’Ilva, le cause sarebbero da ricercarsi nelle sigarette e nell’alcol. Come riportato da “Il Fatto Quotidiano”:
L’Ilva non ha colpe, i fattori responsabili per le malattie e i decessi per tumore a Taranto sarebbero altri: “Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening”.
Bondi, inoltre, continua il giornalista de “Il Fatto Quotidiano”:
ha allegato una perizia in cui si critica duramente lo studio Sentieri compiuto dal ministero della Salute e la valutazione del danno sanitario effettuato da Arpa Puglia che aveva spiegato che, anche con la piena attuazione delle misure previste nell’Aia (Autorizzazioni integrata ambientale), l’impatto degli inquinanti sulla popolazione non si sarebbe azzerata, ma solo dimezzata. “I dati di mortalità per tumori nello Studio Sentieri – si legge nel documento in possesso del Fatto – si riferiscono al periodo 2003-09. L’incidenza e la mortalità per tumori riflette esposizioni che risalgono a un lontano passato.
Bondi, spiega ancora il quotidiano diretto da Padellaro, va anche all’attacco frontale con gli esperti dell’Arpa, rei, secondo il commissario, di aver falsato i risultati omettendo alcuni dati:
Ma l’attacco più duro è quello nel quale gli esperti accusano l’Arpa di aver prodotto un documento escludendo dall’elenco degli inquinanti il PM10 . Un’omissione cercata perchè “i dati di esposizione a questo inquinante sono sostanzialmente nella norma” e quindi “la scelta di concentrarsi su tre gruppi di cancerogeni (IPA, composti organici e metalli) offre piu garanzie di ottenere un risultato che attribuirebbe all’Ilva un certo numero di casi di tumore o di decessi”.
Pubblicato da tdy22 in luglio 14, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/14/report-shock-taranto-muore-per-colpa-di-sigarette-e-alcol-non-dellilva/
Salute in sciopero: domani iniziano gli ortopedici
Luglio sarà il mese degli scioperi dei medici e dei veterinari. Domani 1 luglio, i primi a protestare saranno 7 mila ortopedici, lunedì 22 invece sciopereranno per quattro ore 115mila medici e veterinari dipendenti del Servizio sanitario nazionale, insieme ai 20mila dirigenti sanitari, amministrativi, tecnici e professionali del Servizio sanitario nazionale.
I disagi dello sciopero si stanno già facendo sentire: domani salteranno 2 mila interventi e migliaia di visite ambulatoriali. Saranno garantite solo le urgenze.
Le proteste del comparto medico sono un monito per la drammatica situazione che ha messo in ginocchio l’intero sistema sanitario che ha dovuto subire i colpi d’accetta della politica che ha tagliato drasticamente il bilancio a danno della qualità e della quantità delle prestazioni mediche erogate.
I giovani medici poi sono condannati al precariato stabile per questo uno degli slogan sarà proprio “contratto subito” anche perché l’ultimo risale al 2009 e già si parla di una proroga che estenda il blocco a tutto il 2014.
”Siamo ormai allo stremo – spiega Massimo Cozza, segretario della Cgil Medici – senza risorse, senza contratto, con più precari e costretti ad una medicina difensiva» che manda in fumo almeno «10 miliardi l’anno”.
Pubblicato da tdy22 in giugno 30, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/30/salute-in-sciopero-domani-iniziano-gli-ortopedici/
Attenzione agli integratori alimentari.
Arriva l’allarme integratori alimentari, ormai il fenomeno si sta espandendo anche in Italia, ma non tutti conoscono ancora i rischi che alcuni di essi possono comportare. Prima di sostituire una corretta alimentazione con gli integratori bisogna comunque informarsi correttamente e non farsi tentare dalle etichette che promettono spesso un immediato risultato.
Cosa sono? Gli integratori dovrebbero, come dice lo stesso nome, integrare la nostra dieta quotidiana e non sostituirsi ad essa. Lo stesso ministero della Salute, li classifica come “addizionali” alimentari che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive quali vitamine e minerali, oltre ad altre sostanze con un effetto nutritivo o fisiologico come “aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”.
Il settore nel 2012 ha fatturato qualcosa come 127 milioni di euro, con un aumento del 12,8 per cento rispetto all’anno precedente, a dimostrazione di come gli italiani apprezzino gli integratori.
Come sono disciplinati?
La loro immissione sul mercato è disciplinata dal regolamento europeo 1170 / 2009 nel quale vengono elencati i prodotti autorizzati alla vendita e le quantità somministrabili, tra vitamine e minerali.
La richiesta per immettere un integratore sul mercato viene espletata in 90 giorni. L’esito non viene comunicato e non viene pubblicato.Quindi vige un regime di silenzio assenso, in cui, se non vengono rinvenute sostanze tossiche o fattori nocivi alla salute il prodotto può essere commercializzato.
Cosa comporta?
Arrigo Cicero, ricercatore di medicina interna all’Università di Bologna e membro del comitato scientifico di “Rimini In_Forma”, spiega: il produttore manda una scheda tecnica al ministero il quale a sua volta ha a disposizione un preciso lasso di tempo per verificarla, senza ispezionare capsule e bustine. Se non si riceve nessuna risposta allora il prodotto puo’ essere commercializzato. I controlli in questo caso sono però a posteriori, ed intervengono quindi i Nas.
Ancora Cicero fa notare: “Qualche volta un prodotto venduto come integratore non contiene realmente la parte attiva della sostanza Posso scrivere ‘contiene pino’ per fare un esempio. Ma magari la parte attiva è solo nelle radici o nelle gemme. E nel mio integratore ci metto polvere di corteccia. C’é il pino, ma non fa niente. Oppure, il principio attivo c’è, ma in una quantità insufficiente a garantire dei risultati”.
Ecco perché servirebbe un maggior controllo su questi farmaci che ognuno di noi può acquistare al supermercato e senza ricetta medica.
Pubblicato da tdy22 in giugno 23, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/23/attenzione-agli-integratori-alimentari/
Esplosione all’aeroporto di Atlanta
Allarme all’aeroporto di Atlanta dove si è verificata un’esplosione senza fumo nè fiamme nell’area riservata alla manutenzione. Subito è iniziata l’evacuazione del terminal, portata a termine con ordine dalle autorità, anche se non è chiaro se si sia trattato di un ordigno o di un incidente. Contemporaneamente, altri due edifici pubblici della città, l’edificio del Ministero della Salute dello stato della Georgia e quello della relativa Corte Suprema, sono stati fatti evacuare per delle telefonate anonime che avevano segnalato la presenza di bombe. Non si hanno segnalazioni di danni a cose o persone, ma il traffico aereo è stato comunque interrotto.
Pubblicato da tdy22 in giugno 11, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/11/esplosione-allaeroporto-di-atlanta/
Cinghiali al cesio 137!
In 27 cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia, in provincia di Vercelli, sono state ritrovate tracce di cesio 137 i cui valori vanno oltre la soglia prevista dal regolamento in caso di incidente nucleare. In particolare il cesio è stato prelevato dalla lingua e dal diaframma di capi abbattuti nel 2012/2013. Il Ministro della Salute ha allertato i Carabinieri del Nas e del Noe.
Pubblicato da tdy22 in marzo 7, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/07/cinghiali-al-cesio-137/
Poesie e racconti: i colori della fantasia
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