Bonev vs Pascale: l’attrice indagata per diffamazione

michelle-bonev-francesca-pascale-tuttacronacaFrancesca Pascale, compagna di Silvio Berlusconi, aveva querelato l’attrice bulgara Michelle Bonev parlando di “una vera e propria azione persecutoria” nei suoi confronti, messa in atto attraverso la stampa e i social network. Oggi l’attrice, iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di diffamazione nei confronti della first lady di Forza Italia, è stata interrogata nel pomeriggio dal pm Eugenio Albamonte negli uffici della procura di Roma.

Brunetta da Santoro: “mi sono fatto un c… così” VIDEO

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A Servizio Pubblico ieri sera è scoppiata la polemica tra un ragazzo e Renato Brunetta. Al centro della discussione la frase che il giovane a rivolto al deputato di Forza Italia “Lei riuscirebbe a campare con 800 euro al mese?”, immediata la replica di Brunetta “Io ho campato con 800 euro al mese”, ma il ragazzo attacca “Se l’avesse fatto, non ruberebbe i soldi degli italiani così” e a questo punto Brunetta si adira e ribatte: “Alla sua età ho guadagnato anche di meno. Mi sono fatto un c**o così. Facevo il venditore ambulante”

Laura Boldrini e la solidarietà a Daniela Santanchè

santanchè-tuttacronacaUn comunicato ha reso noto che “La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha telefonato all’onorevole Daniela Santanchè per esprimerle piena solidarietà. La chiamata fa seguito ad un’intervista televisiva nella quale un giovane incappucciato qualificatosi come ultrà aveva detto, a proposito dell’esponente di Forza Italia: ‘A sentir parlare ‘sta gente vorrei veramente andar lì ad ammazzare'”. Quanto accaduto nel corso della trasmissione Servizio Pubblico era stato trattato anche da Stefano Zurlo su il Giornale:

Tre minuti e 23 secondi come non si erano mai visti in tv, senza filtri e senza barriere, una sorta di istigazione all’omicidio che entra nelle case di milioni di italiani e, per di più, dalla porta autorevole di un programma di successo come Servizio pubblico.

«Per morire fra dieci anni di cancro ai polmoni preferisco morire domani sparato da un poliziotto…». A parlare è naturalmente un tizio senza nome, incappucciato, che però non si fa pregare e va dritto al punto: spariamo ai politici. Poi, con una rapida sequenza, fa i nomi di Barbara d’Urso e Daniela Santanchè: «Sono su Canale 5 con mia mamma, che mi guardo Barbara d’Urso – esordisce lo sconosciuto – con quei quattro stronzi tipo la signora Santanchè che parla, dopo tre minuti mi sale un nervoso che vorrei andare lì ad ammazzare nel vero senso della parola, ma non posso, non perché non ho le capacità, ma perché fra me e loro ci sono quei personaggi, i poliziotti. I poliziotti sono nemici perché difendono quei criminali. Mio padre ripeteva: hai capito che il forno era caldo dopo che hai messo la mano… Tu non puoi capire i tuoi errori se nessuno ti punisce, io posso punirti una volta, due, alla terza volta devo ammazzarti. Se comincio a sparare alle gambe, io ci penso due volte prima di sbagliare, allora, c… uno dice sarà meglio che mi comporti bene perché hanno sparato a quello. E ti dirò di più: questo che ti sto dicendo è un po’ il pensiero comune di tutti: vecchi, donne, pensionati, non pensionati. Se domani parto per Roma e invece di fare come quel signore calabrese che ha sparato al carabiniere ne secco uno di quelli, io faccio l’ergastolo ma nel giro di 24 ore ho più fan di Eminem e Madonna».

Stalking e diffamazione: la Pascale querela Michelle Bonev

francesca-pascale-tuttacronacaMichelle Bonev è stata querelata da Francesca Pascale. E’ Licia Polizio, legale della Pascale, a rendere noto che l’attuale compagna di Berlusconi ha accusato l’attrice bulgara di aver condotto una vera e propria azione persecutoria nei suoi confronti sia attraverso la stampa che tramite i social network. Tra le altre dichiarazioni che la Bonev aveva rilasciato alla stampa, anche quella di aver avuto rapporti sessuali con Silvio Berlusconi per ottenere la produzione di una fiction e l’omosessualità di Franesca Pascale

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“Sono in pericolo, ho subito intimidazioni”. Parla Michelle Bonev

michelle-bonev-tuttacronacaMichelle Bonev, dopo un periodo di silenzio seguito alle sue dichiarazioni su Silvio Berlusconi e Francesca Pascale, torna oggi a rivolgersi ad amici e fan su Facebook con un lungo post accompagnato da un videomessaggio. L’attrice denuncia di aver subito intimidazioni da persone non meglio specificate:

Voglio scusarmi con voi del mio silenzio, ma sono stati giorni molto difficili per me. Ho dovuto pensare soprattutto alla mia incolumità. Sono stata costretta a lasciare la mia casa per alcuni giorni perché ci sono stati tentativi di intimidazione nei miei confronti. E’ giusto che voi sappiate come vive una persona come me che denuncia questo sistema. Dopo le mie dichiarazioni su Silvio Berlusconi e Francesca Pascale, sia sul mio blog che a Servizio Pubblico, vivo in costante tensione, sorvegliata da uomini di mia fiducia giorno e notte, mentre chi corrompe crea nuovi partiti e viene ritratto sulle copertine dei settimanali e sulle prime pagine dei quotidiani.

Io non mi sento di puntare il dito verso qualcuno in particolare, ma voglio dire a chi cerca di intimidirmi che sono già stata al Comando dei Carabinieri e ho fatto un esposto, che permetterà loro di svolgere le indagini. Prima o poi vi prenderanno. Nessuno può arrogarsi il diritto di minacciare o calpestare la libertà di un essere umano. L’Italia è un Paese democratico e io non mi piegherò davanti a metodi mafiosi. Il Diritto Umano numero uno recita: “Tutti gli esseri umani sono liberi e eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” Io mi chiedo, e chiedo a voi: ma se io non potessi permettermi un servizio di sicurezza, che salvaguardi la mia vita, potrei stare qui adesso a parlare con voi? Non lasciatemi da sola, ho bisogno del vostro sostegno.

Questo il video pubblicato su Youtube, dal titolo “Io non ho paura: nessuna intimidazione può fermare la verità”

Il nuovo post di Michelle Bonev: “Armi di distrazione di massa”

Michelle-Bonev-tuttacronacaTorna a prendere la parola Michelle Bonev e lo fa scrivendo un lungo post nel suo blog. L’attrice esordisce spiegando che “Nelle due settimane successive alle mie dichiarazioni a Servizio Pubblico ho potuto verificare cosa succede a una persona come me, che non vuole più far parte di questo sistema corrotto. Sono stata attaccata senza tregua dalla stampa di regime con futili argomentazioni, con l’unico obiettivo di minare la mia credibilità e distrarre dai fatti che ho denunciato. Ricevo sistematicamente insulti gratuiti da politici e giornalisti considerati importanti, senza avere pari opportunità di replica. Nessun rispetto, solo inaudita volgarità. Perfino l’Ordine dei Giornalisti si muove contro Michele Santoro per le mie dichiarazioni a Servizio Pubblico, per voce del segretario nazionale Paolo Pirovano. Ma stranamente non fa alcuna dichiarazione contro quei giornalisti che ogni giorno alimentano la propaganda berlusconiana su tutti i giornali.” Ma con tutto questo clamore incentrato sulla sua persona, spiega di non riuscire a comprendere come mai il punto focale della sua autodenuncia non sia un argomento trattato dalla stampa: “Non è stato scritto nemmeno un articolo che approfondisca il fatto che Silvio Berlusconi, mentre era in carica come Presidente del Consiglio, intervenisse regolarmente su enti pubblici e sulle sue società, in pieno conflitto d’interessi, utilizzando risorse umane ed economiche a fini personali o per compiacere una delle sue ‘amiche'”. Ossia: “imponendo all’allora Direttore Generale Rai Mauro Masi l’erogazione di 1 milione di euro per i diritti televisivi del mio film “Goodbye Mama”; imponendo all’ex Ministro della Cultura Sandro Bondi la creazione di un premio speciale durante la Mostra del Cinema di Venezia per il mio film “Goodbye Mama”; imponendo al Direttore Mediaset Fiction Giancarlo Scheri la produzione della fiction “Donne in Gioco” da parte della mia società Romantica Entertainment.” La Bonev prosegue quindi spiegando che nessuno ha mai smentito le sue dichiarazioni e sottolinea come gli stessi che in passato hanno lodato il suo film “Goodbye Mama” ora “invece, senza alcun pudore, mi attaccano, rinnegando tutto quello che avevano dichiarato. Cos’è cambiato? Perché nessun giornalista ha chiesto spiegazioni a questi signori?”

Affronta quindi il tema della “presunta richiesta di 10 milioni di euro da parte di Francesca Pascale. Destinatari: Michelle Bonev, Michele Santoro, Francesca Fagnani, Servizio Pubblico, La7 e del suo editore Urbano Cairo. Tuttora confermo di non aver ricevuto alcuna comunicazione, sia formale che informale, di azioni legali nei miei confronti. In ogni caso, ribadisco ancora una volta, sono disposta a sostenere la verità anche davanti ai magistrati, come ho fatto a Servizio Pubblico e sul mio blog.” E prosegue con una riflessione sui giornalisti: “Ma davvero a nessun giornalista interessa come un Paese si sia ridotto ad uso e consumo di un pregiudicato e di una ragazza di 29 anni non eletta, senza alcun merito o titolo? E’ molto preoccupante che ogni giorno vengano pubblicati articoli con l’intento di attribuire una finta credibilità a Silvio Berlusconi attraverso la costruzione mediatica dell’immagine della sua “fidanzata”. Sembra quasi configurarsi lo scenario inquietante di un Silvio Berlusconi agli arresti domiciliari ad Arcore e di una Francesca Pascale a Palazzo Grazioli che dirige politica e governo. Si cerca in tutti i modi di distrarre l’opinione pubblica con cose futili: cani, fagiolini, messaggini… ma non c’è nessuno che accenda i riflettori sui legami tra politica e spettacolo dopo le mie dichiarazioni pubbliche.” Quello che vuole sottolineare l’attrice è il fatto che sia Berlusconi che la Pascale “si prendano gioco di milioni di persone, in modo sistematico, dipingendo un quadretto familiare che non esiste. Si vuole far credere che il bunga-bunga, di cui tutto il mondo ha parlato in questi anni, sia finito: la verità è che non è così. Si vuole far credere che Francesca Pascale abbia fatto “pulizia” nelle residenze dell’ex Cavaliere, ma la realtà è che lei è solo una delle tante che frequentavano Silvio Berlusconi già ai tempi delle “olgettine” e che la loro “relazione” è basata su ricatti e menzogne. Un intreccio che si ripercuote inevitabilmente sulla politica e sulle istituzioni: è di questo che dovrebbero parlare i giornali oggi. Non si possono ridurre questioni di tale rilevanza ad una lite fra donne, trasformandole nel più becero gossip.”

Dopo aver spiegato la sua situazione attuale, e ribadito la sua posizione, spiega: “In molti mi chiedono perché ho deciso di parlare solo ora, perché “sputo nel piatto dove ho mangiato”? Rispondo semplicemente che prima avevo paura, mi ero compromessa e non volevo perdere tutto. Per me sarebbe stato molto più conveniente andare avanti, piuttosto che dire la verità. Non c’è mai fine per chi resta nel sistema, si trova sempre una via di uscita, un “benefattore” pronto ad aiutare una bella ragazza. Non si ottiene popolarità a denunciare un sistema corrotto che porta ricchezza e potere a migliaia di persone. Esiste un equilibrio ben organizzato da decenni; sarebbe da pazzi pensare di poterlo distruggere. La corruzione è radicata ovunque, per questo il nostro Paese è ridotto così.” E conclude: “La Legge è sempre più lenta mentre la comunicazione oggi è velocissima: senza contraddittorio e senza alcun approfondimento, può fare il lavaggio del cervello a molte persone in poco tempo. Io questo lo so, e lo sto vivendo sulla mia pelle in queste ore, ma non intendo mollare, perché mi sento forte nella verità. Ho pagato a caro prezzo i compromessi che ho fatto, perdendo me stessa, i miei valori, la mia giovinezza. Ora mi chiedo come abbia potuto farmi così male? Io, che ho sempre creduto nei valori della vita. Mi sembra di essermi risvegliata da un lungo stato di coma, e di aver dimenticato chi io sia. Non posso che ricominciare da me. Mi chiamo Dragomira Boneva Ianeva, in arte Michelle Bonev, e sono una donna libera. Non possiedo altro che la verità. E da questa base ricostruirò la mia vita.”

Che tempo che fa alla Rai? Aria di privatizzazione?

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Intervenendo a Che Tempo Che Fa, il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni, ha annunciato delle privatizzazioni nel settore pubblico parlando di “varie ipotesi” che sarebbero al vaglio.  Tra queste non ha escluso anche la tv pubblica, la Rai infatti sarebbe sotto il mirino di una possibile privatizzazione. Queste le parole del ministro del Tesoro:  «Stiamo guardando ogni possibile soluzione. L’obiettivo è dare una mano alla riduzione del debito pubblico». Quando poi Fazio chiede se comunque, l’emittente di Stato rimarrà pubblica, il ministro ha risposto di sì. «Noi abbiamo detto, lo ha detto anche il presidente del Consiglio Enrico Letta, che intendiamo annunciare entro fine anno un programma di privatizzazioni che coprirà sia proprietà immobiliari dello Stato, ma anche partecipazioni azionarie, che sono ancora numerose anche se veniamo dopo un percorso di privatizzazioni significative negli anni scorsi».

Saccomanni dice che ieri ha sentito il Premier Letta e sulla crisi di governo ha ammesso: «Continuiamo a essere ottimisti perché credo che il danno che l’economia italiana avrebbe – ha continuato Saccomanni – da un irrompere nuovamente di instabilità politica sarebbe talmente forte che sono convinto che le forze politiche non vorranno percorrere questa strada. Non posso entrare in previsioni abbiamo lavorato molto bene su con questa strada, un rapporto cooperativo con tutti quanti».

A breve sarà presentata la relazione del commissario sulla spending review. Il ministro ha ricordato che l’obiettivo è «recuperare 10 miliardi in tre anni. Nella sanità concorderemo con il ministro gli interventi. Molto c’è da fare sulle partecipate, le società legate ad enti locali o alla pubblica amministrazione»

Il ministro ha quindi difeso la nuova legge di Stabilità: «Abbiamo ridotto il carico fiscale su imprese e lavoratori. Ci sono incentivi che puntano alla competitività del sistema. E le risorse, un miliardo e mezzo, le abbiamo ottenuto facendo dei tagli. Ci sarà maggiore potere d’acquisto per le famiglie e più spinta sulla crescita con aiuti alle aziende».

10 milioni tanto vale l’indignazione della Pascale

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10 milioni! Un risarcimento record quello richiesto dalla Pascale dopo la puntata di Servizio Pubblico mandata in onda su La7 che vedeva ospite Michelle Bonev che ha raccontato l’ennesimo “tomo” sulla presunta storiaccia si sesso, fiction e soldi che riguarderebbe il Cavaliere. L’accusa era già avvenuta, ma mediatamente ancora non era scoppiato il caso che invece ha avuto origine ieri sera. Ora si batte invece cassa su Michele Santoro, il programma e l’editore Umberto Cairo.

Secondo il Corriere del Mezzogiorno, la Pascale ha chiesto per la puntata di Servizio Pubblico un risarcimento danni da 10 milioni di euro da destinare interamente alle case-famiglia di Napoli. Il quotidiano scrive: 

La Pascale ha assistito alla trasmissione insieme a Silvio Berlusconi, a Dudù e ai direttori dei tg Mediaset. Al di là degli aspetti legati alle fiction di Michelle, quello che ha scosso Francesca è stato (ovviamente) lo spazio dato alle affermazioni della Bonev sulla sua sfera privata e sui suoi gusti sessuali. Milioni di persone hanno ascoltato la “confessione” della Bonev, che si è soffermata a lungo sulla presunta omosessualità di Francesca Pascale, – «”nventata ad arte per gettare fango sulla sua relazione con Silvio Berlusconi”, dicono fonti vicinissime a Francesca.

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Altro risarcimento danni sarebbe stato richiesto poi per il passaggio in cui la Bonev accusava Berlusconi di aver picchiato la compagna nel corso di un litigio. Si legge ancora sul Corriere:

“Per la prima volta è stata brava a recitare!” avrebbe esclamato furibonda la Pascale alla fine della trasmissione. Curiosità: sul suo profilo facebook, lo scorso 30 aprile, Michelle Bonev attaccò la blogger Selvaggia Lucarelli, che aveva scritto un “pungente” post sulla love story Pascale-Berlusconi. “Brava Selvaggia – scriveva Michelle – giusta mossa! Anche tu hai bisogno di Francesca per fare notizia!!! Perché, parliamoci chiaro, ormai i tuoi articoli sono tutti uguali. E’ facile scrivere di chi ha lo stile di non controbattere”.

Alla luce di quel che ieri sera è stato dichiarato in trasmissione oggi quel post assume tutt’altro valore:

“Sono stata l’unica a credere in te, l’unica a ripetere che eri tu la donna giusta per lui. Questi sono i fatti. Il risultato è che oggi voi state sulle copertine dei settimanali e io sono distrutta professionalmente e psicologicamente, con un’azienda messa in liquidazione. Due mesi fa ti avevo scritto che avevo bisogno di incontrare Silvio e ancora sto aspettando la risposta. Questa è la verità”. Il tono si fa poi incalzante: “Perciò non scrivere che tu per me ci sei sempre – prosegue il messaggio della Bonev alla Pascale di 15 giorni fa – perchè è una delle tante bugie che racconti. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perchè saranno saziati”

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Il Pdl torna a compattarsi: tutti contro Santoro

servizio-pubblico-santoro-pdl-tuttacronacaNon poteva non innescare le polemiche l’intervento dell’attrice Michelle Bonev a Servizio Pubblico, soprattutto in casa Pdl, da dove non hanno tardato a levarsi le voci. “Non accetteremo mai che il confronto politico scenda a questo livello. La nostra storia e la storia del presidente Silvio Berlusconi non potrà mai essere sporcata da un giornalismo qualunquista e volgare che utilizza presunti gossip e personaggi discutibili”, dichiara il segretario del Pdl Angelino Alfano “La puntata di Servizio Pubblico di questa sera è semplicemente indecente e vergognosa”, aggiunge Raffaele Fitto. Da parte sua Cicchitto osserva: “Da Samarcanda in poi Santoro ha sempre voluto dare espressione alle battaglie piu’ radicali ed estremiste di un settore della sinistra. Francamente oggi sta offrendo il peggio di se stesso – peraltro mostrando un moralismo da quattro soldi – su di terreno deteriore e qualunquista che con la politica fatta attraverso la televisione e col servizio pubblico non ha proprio nulla a che fare. Per onesta’ intellettuale gli consigliamo di cambiare nome al programma. Da oggi in poi non piu’ Servizio Pubblico”. Non è meno duro il ministro Lupi, che dirama un comunicato: “Il giornalismo guardonista da buco della serratura ha raggiunto il suo vertice questa sera a servizio Pubblico. L’ossessione per il nemico non si arresta di fronte a niente. La riduzione della politica a gossip che vellica gli istinti più bassi con attacchi alla persona sin nei suoi affetti più intimi non è degna di essere definita dibattito pubblico. La persona di Silvio Berlusconi, il suo ruolo politico in questi anni, la fiducia che milioni di italiani continuano ad accordargli meritano rispetto. Difenderò sempre il valore di questa esperienza politica e umana dalle bassezze di chi sembra lavorare alla dissoluzione del nostro Pese”. Il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, dopo i recenti attacchi alla Rai trova ora l’occasione per lanciare nuovi strali su La7: “Non è più giornalismo, non è più informazione. Da Santoro ormai solo fango, fango mediatico gettato nel viso dell’avversario politico di turno. Dov’è finito il moralismo dei compagni di una volta? Dov’è finita la deontologia di un mestiere così ambito? Da ‘Servizio pubblico’ uno spettacolo indecente, inguardabile e barbaro. Questa non è televisione, è macelleria televisiva che non potrà che ritorcersi contro chi la fa”. Ovviamente non potevano mancare dichiarazione dalla Pitonessa, il più strenuo difensore della causa Berlusconi. Ha detto Daniela Santanche’: “Squallido Santoro, classico uomo ‘utilizzatore finale’. Andrebbe indagato per sfruttamento della prostituzione”.

La Bonev da Santoro scatena il panico a palazzo Grazioli!

pascale-bonev-tuttacronacaMichelle Bonev questa sera è ospite di Michele Santoro a Servizio Pubblico e a palazzo Grazioli il panico dilaga: la brutta storia di sesso, favori e fiction che ha il Cavaliere come protagonista non poteva avere un impatto più forte nel quartiere del leader del Pdl, con la Pascale che ha denunciato l’attrice per un post in cui denunciava le abitudini saffiche della first lady di casa Berlusconi. E’ l’Huffington Post a spiegare:

Francesca è preoccupata per le rivelazioni dell’attrice che quando frequentava palazzo Grazioli ottenne un premio per le sue qualità dall’allora ministro Bondi. Sono di fuoco le parole che la first lady pronuncia verso Michelle e verso Santoro, indicato come il principale regista di una mai dismessa “macchina del fango”. È in questo clima che Maria Rosaria Rossi, detta dai maligni la “badante”, si è fatta venire un’idea per limitare i danni. Idea di cui il ministro Nunzia De Girolamo, entrata nel cerchio magico della Pascale come scritto da Repubblica, diventa braccio operativo. È lei a organizzare in fretta e furia una “task force” di comunicatori che monitori i social network durante la trasmissione di Santoro, provando a limitare danni e parole pesante su Francesca.

Stando così le cose, non resta che chiamare gli addetti stampa esperti in internet, a loro spetta

il compito di “fare qualcosa” per evitare che Francesca venga massacrata su twitter e su internet: “Figuriamoci che hashtag escono mentre la Bonev racconta le sue storielle” è la preoccupazione dell’improvvisata unità di crisi. “Controinformazione” è la parola d’ordine. La Bonev fa paura alla fidanzata ufficiale. Perché rischia di mettere in crisi l’intera operazione che Francesca ha costruito passo dopo passo, intervista dopo intervista: la Bonev ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali col Cavaliere in cambio di pressioni sulla Rai per la produzione delle fiction, ha rivelato nuovi particolari sulle abitudini da Sultano dell’allora premier. E soprattutto ha cosparso di veleni Francesca. Più delle abitudini saffiche il messaggio che innervosisce la Pascale è l’allusione al suo essere non una fidanzata vera, ma una copertura usata da Berlusconi in campagna elettorale per rimettere insieme i cocci di un’immagine devastata dal Bunga bunga, dopo essere stata una delle tante.

Proprio qui sta il tasto dolente:

È questo che fa saltare i nervi della Pascale. Ripiombare dal patinato di Vanity Fair, modello promessa sposa, all’epoca in cui – su internet è pieno di foto – si faceva immortalare con la Bonev, Nicole Minetti e Berlusconi in mezzo. Da promessa sposa a ragazza di Papi, insomma. Un ritorno al passato che ben si presta al gioco di veleni e di attacchi sotterranei chi non gradisce il suo ruolo sempre più invadente. A partire dai tanti parlamentari che non riescono più a parlare col Capo visto che del controllo centralino si è impadronito il duo Rossi-Pascale. Per questo Francesca non ha intenzione di fermarsi all’improvvisata unità di crisi per lavare l’offesa della Bonev. Dopo la trasmissione, nuovo consulto col suo cerchio magico.

Michelle Bonev a Servizio Pubblico: tra il suo rapporto con Berlusconi e la Pascale

michellebonev-serviziopubblico-tuttacronacaFrancesca Fagnani, di Servizio Pubblico, ha intervistato Michelle Bonev, l’attrice bulgara che nel suo blog aveva parlato del rapporto tra Berlusconi e la Pascale, affermando che la first lady di Palazzo Grazioli sarebbe lesbica. Nel suo colloquio con la giornalista, che andrà in onda questa sera, tra le altre cose racconta:

Mentre (Berlusconi) mi accompagnava verso l’ascensore, si fermava spesso a sentire la mia storia, quella del film che volevo fare. Poi mi ha preso tutte e due le mani e mi ha detto: «Michelle, io ti supporterò, non esitare di chiedermi aiuto, anche finanziariamente» guardandomi dritto negli occhi. Io gli dissi «Grazie, grazie presidente. A me piacerebbe molto che Medusa prendesse i diritti, che potesse coprodurre con me questo film». Quando ad ottobre lui mi disse che la Rai sarebbe stata molto felice di acquistare i diritti del mio film per un milione di euro, io sono rimasta molto colpita. E allora chiamai il direttore responsabile della Rai…

Ma spiega anche che il leader di Forza Italia le disse “ ’Sai ‘è stato grazie al mio intervento, ho parlato con chi di dovere… ho chiamato Masi. Non ti piacerebbe poi andare a Venezia?’, proseguì lui. ‘Parlo col ministro Bondi e vediamo come arrivare ad avere un premio’. Il premio alla fine ci fu (“Action for Women”). Dopo, fu il massacro. Io sono andata da lui, con le lacrime negli occhi, e gli ho chiesto – visto che le affermazioni della stampa erano ‘la nuova escort di Berlusconi ci costa 400 mila euro‘ – di fare delle smentite, quantomeno per il mio nome. Lui ha preso il giornale con la mia foto e ha detto ‘Aah, questa sei tu? Che belle tette che hai’.”

Ma durante l’intervista la Bonev torna anche a parlare della Pascale e spiega: “’Fu Berlusconi a parlarmi di lei. ‘A Francesca piacciono le donne’, mi fece lui. ‘Tanto è vero che non ha mai avuto rapporti con uomini. È iniziato tutto molti anni fa, con la sua insegnante, molto più grande di lei… Francesca è molto gelosa delle ragazze che sono intorno a me, perché secondo lei sono tutte delle poco di buono. E il suo intento è proteggermi, lei vorrebbe stare vicino a me per proteggermi’. Questo mi disse”

Il servizio pubblico diventa luogo di tensione

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Cosa sta succedendo agli italiani? E cosa sta accadendo al servizio pubblico romano? Una notizia di qualche giorno fa riportava che un autista arrivato in ritardo a una fermata e spinto dalle lamentele dei passeggeri si fosse fermato e per alcuni minuti avesse chiuso le porte impedendo di salire e scendere. Poi una volta riaperte non sarebbe ripartito, tanto di spingere alcuni passeggeri in ritardo a scuola o al lavoro a precipitarsi fuori dall’autobus. A testimoniare i fatti ci sarebbe anche un video, anche se ancora le responsabilità vanno accertate. E’ notizia invece di oggi che sulla linea 511 dell’Atac che presta servizio al Casilino, nella giornata di domenica sera intorno alle 23.30 sarebbe salito a bordo un uomo, un romano di 53 anni che avrebbe iniziato a gridare all’autista che la corsa non finiva al capolinea Pantano-Borghese dove l’autobus si era fermato. Secondo il passeggero l’autista doveva riaccendere il mezzo e portarlo fin sotto casa.

Il cinquantenne ha iniziato a prendere a calci lo sportello del guidatore mentre l’autista è riuscito a barricarsi vicino al volante. Ma i calci del violento hanno infranto i vetri dello sportello. Se non fosse intervenuta subito la polizia l’autista sarebbe stato raggiunto dall’aggressore. Naturalmente l’uomo ha cercato, inutilmente, di resistere anche agli agenti di polizia prima di venir trascinato in commissariato.

Cosa sta avvenendo ai romani, al servizio pubblico e quali solo le tensioni sociali che si stanno riversando sui cittadini?

Il giallo della lettera scomparsa: De Gregorio non ha prove contro Berlusconi?

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“L’originale della lettera consegnata dall’allora console italiano Alessandro De Pedys a Sergio De Gregorio non si trova”. Così la Guardia di Finanza spiega di non aver trovato negli archivi del Ministero degli Esteri la lettera che incastrerebbe Silvio Berlusconi secondo quanto affermato da Sergio De Gregorio. Nella lettera ci sarebbero dovute essere le presunte pressioni di Silvio Berlusconi per bloccare la rogatoria nell’ex colonia britannica ai tempi dell’inchiesta Mediaset.

Lo scorso lunedì 30 settembre la Guardia di Finanza su richiesta dei pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, si è recata alla Farnesina per acquisire la documentazione sulla vicenda, e in particolare quella missiva non ancora trovata, di cui lo stesso De Gregorio aveva parlato lo scorso 10 settembre nel suo interrogatorio davanti ai due pm.

Durante le acquisizioni è però spuntata un’insolita e alquanto anomala lettera dei legali dei co-imputati cinesi di Berlusconi e Frank Agrama nell’inchiesta sui diritti tv, che venne inviata il 23 giugno 2008 all’allora ministro degli esteri Franco Frattini e che ora, assieme a tutte le carte raccolte la scorsa settimana, è depositata agli atti del processo Mediatrade a carico di Piersilvio Berlusconi, di Fedele Confalonieri, dello stesso Agrama e di altre persone. Il Cavaliere, invece, è uscito dal procedimento con un proscioglimento disposto al termine dell’udienza preliminare.

De Gregorio una ventina di giorni fa ha raccontato ai magistrati di Milano di “aver avuto” copia di quell’ “appunto” sulla richiesta di assistenza giudiziaria da De Pedys, durante la sua visita ufficiale a Hong Kong nel 2007. Appunto che ha consegnato agli inquirenti, i quali però una settimana fa sono andati a ‘caccia’ dell’originale.

Originale che non è stato trovato né, come si legge nel verbale della Guardia di Finanza, nella cassaforte della Direzione Generale del settore Italiani all’Estero e Politiche Migratorie della Farnesina, né nello speciale “armadio corazzato” in quanto, come ha spiegato un funzionario, non è da escludere che non fosse stato “protocollato ufficialmente” e quindi non “rinvenibile tramite i sistemi di protocollazione elettronica”.

Gli investigatori, però, durante la loro ‘visita’ negli uffici del ministero hanno acquisito altra documentazione inerente alla rogatoria a Hong Kong. E così, tra le carte, è spuntata l’insolita lettera dei legali dei coimputati cinesi di Berlusconi e Agrama nell’inchiesta sui diritti tv. Inchiesta per la quale l’ex premier è stato condannato definitivamente a 4 anni di carcere mentre per la rideterminazione al di sotto dei tre anni dell’interdizione dai pubblici uffici la Corte d’appello ha fissato l’udienza per il prossimo 19 ottobre.

Gli avvocati dei due cittadini di Hong Kong, nell’estate del 2008, scrissero all’allora ministro degli esteri Franco Frattini chiedendo di trasmettere, non appena l’avesse ricevuta, al collega della Giustizia Angelino Alfano una lettera del giugno del 2008 in cui si riferiva di una sorta di “controrogatoria”, con la quale la corte di Hong Kong voleva interrogare come testimoni i pm De Pasquale e Spadaro e i loro consulenti in merito a presunte irregolarità avvenute quando erano stati nell’ex colonia britannica per assistere alla rogatoria. La lettera è stata acquisita, mentre né Frattini né Alfano risultano coinvolti negli accertamenti della magistratura.

 

L’operazione libertà, c’è stata! così De Gregorio

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Sergio De Gregorio a Servizio pubblico conferma che l’operazione libertà c’è stata e consisteva nel boicottaggio sistematico di portare i senatori a vantaggio del Pdl: la parola d’ordine era “renditi indipendente”. Tanti deputati e tanti senatori hanno partecipato a questa operazione, De Gregorio non era l’unico. I parlamentari che aderivano, secondo De Gregorio,  venivano portati al cospetto di Berlusconi che li rassicurava e prometteva la rielezione.

Sempre De Gregorio afferma che quando provò a corrompere Caforio, il parlamentare dell’Idv lo registrò e portò il nastro a Di Pietro, il quale minacciò di denunciarlo… ma il nastro sparì.

“La politica sporca”, Sergio De Gregorio a Servizio Pubblico

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Torna Servizio Pubblico, il programma condotto da Michele Santoro, e questa sera va in scena “La politica sporca”. Al centro della puntata di questa sera c’è l’intervista di Sergio De Gregorio dal quale, proprio ieri sera, ha preso le distanze Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale. Santoro apre con il monologo di Dudù. S’inizia con il caffè al bar dove Santoro viene avvicinato da un sostenitore di Berlusconi che gli ricorda che il Cavaliere è una persona per bene  “Dudù, è un complotto dei giudici!” gli avrebbero detto, e a lui è venuto in mente un giudice inglese, che avrebbe detto che trasformare i reati comuni in reati politici è inaccettabile, così come lo è parlare di persecuzione politica per reati comuni. Ma perché non reagire a chi ci dice che Berlusconi è una brava persona? Perché in fondo siamo tutti un po’ Dudù!

Protagonista del primo reportage della stagione è Daniele Lorenzano. Chi è costui? L’uomo di Mediaset che trattava con l’aiuto delle major americane i servizi televisivi ed è stato condannato a 3 anni e 8 mesi per evasione fiscale. E dove si trova? A Marrakech! L’inviato Bertazzoni scopre che Lorenzano vive in una vera e propria  fortezza di lusso. QUi però l’inviato viene allontanato da una decina di poliziotti che dicono all’inviato che lì proprio non ci può stare.

E qui entra in gioco De Gregorio, durante la puntata di Servizio Pubblico, sostiene di non essersi candidato per non voler vedere la scena di sè stesso che esce dal parlamento in manette. “Quante persone conosce che non si sono ricandidate? Sarei stato sicuramente rieletto. Ci sono ancora degli impresentabili, ma come si può parlare di impresentabili se il primo impresentabile è il capo del partito?” conclude De Gregorio.

De Gregorio ribadisce che «Quando fai politica sai di doverti sporcare le mani. Non me le sporcherei più così, ma ormai quello che è fatto è fatto, non posso farci più niente»

Santoro chiede a De Gregorio quali rapporti intercorressero tra lui e Berlusconi. De Gregorio ha detto “nei suoi confronti non ho sentimenti di vendetta o acredine, fa lo stesso errore che hanno commesso i suoi nemici nei suoi confronti. Io per ripulire la mia coscenza ho deciso di dire la verità. La verità è che Berlusconi, per Craxi – che secondo De Gregorio era un grande statista-  era “il bugiardo”. Che mondo vuole imporre Berlusconi a questo paese?”

De Gregorio sostiene di aver ottenuto da Walter Lavitola 3 milioni: 1 milione dichiarati e 2 in nero per sabotare Prodi. «Berlusconi mi ha suggerito e mi ha spinto per quella strategia di sabotaggio, io non ho venduto la mia posizione, l’ho negoziata e per una senatore è una cosa grave, lo so». Belpietro sostien che Prodi non è caduto per un’opera di sabotaggio: «De Gregorio da solo non avrebbe potuto fare niente, aveva votato contro Prodi anche Turigliatto. Per quanto riguarda la compravendita c’è un’indagine in corso. In tasca a De Gregorio giravano molti soldi in tasca, è curioso che non siano stati messi nero su bianco».

Belpietro sostiene di ricordarsi di De Gregorio nel 1996 perchè era andato a Napoli per una nuova iniziativa editoriale. Oltre a De Gregorio c’era anche Lavitola. Belpietro sostiene che volevano fare una rivista da allegare un giornale, ma «c’era poca sostanza mi è stato detto che nel casertano avremmo dovuto pagare la camorra per distribuire il giornale. Sono tornato a Milano e non mi sono più occupato di quella faccenda tranne quando mi accorsi che era un allegato de Il Giornale, fino a quando non diventai direttore della testata e scaricai l’allegato».

Gli utenti poi criticano però la fiction ricreata in studio con attori che diventano alcuni protagonisti importanti nella vicenda Mediaset:

Dalle ricostruzioni presentate da Servizio Pubblico su Agrama di fatto “condannerebbero” Fininvest alle sue responsabilità circa la compravendita dei diritti. Belpietro difende Berlusconi negando che lui potesse essere il socio occulto.

 

Santoro sta con Renzi… drastico il giornalista Mieli!

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Michele Santoro, dal palco della festa del Fatto Quotidiano a Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, incorona l’esponente del Pd al centro di continui attacchi sia del suo partito che di quello avversario. Un uomo che mette paura al Pdl e che spaventa il Pd, ma secondo il conduttore di Servizio Pubblico è davvero l’uomo che può cambiare l’Italia “Sono contento se vince Renzi, almeno si volta pagina”.  Più drastico Paolo Mieli, secondo cui il Cavaliere “è finito”. Entrambi concordi nel descrivere le conseguenze di vent’anni di berlusconismo, dove l’illusione del “tutti ricchi” ha tenuto insieme il Paese.

Santoro ha fatto riferimento anche al reportage di Presa Diretta realizzato da Riccardo Iacona che ha avuto il merito e il coraggio di ritornare alle periferie,  dove la sinistra non metteva più piede da tempo”.

Il conduttore ha poi aggiunto:

“Cosa abbiamo fatto per le ragazze del bunga bunga? Chi nasce povero deve avere la speranza di poter cambiare la propria condizione sociale. La tv generalista che modello ha proposto in alternativa al reality del porno?”.

Secondo Santoro “stiamo rischiando la terza Guerra mondiale”, quella con la “g” maiuscola a cui siamo abituati solo sui libri di scuola. “La disuguaglianza ha assunto forme mostruose con il precariato”, ma dopo il moto popolare (e quello virtuale in Rete) si apre il problema tutto italiano della paura davanti alla libertà: “Si cerca la nuova Italia, e poi si trova la più vecchia delle Italie”, rileva lo sguardo da storico di Mieli.

Davide contro Golia: la class action contro la Rai

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Andrea Maestri, l’avvocato che ha promosso la class action di 123 abbonati Rai di Ravenna contro la tv pubblica, si è definito proprio Davide contro Golia. La battaglia intrapresa  da Maestri è destinata a vedere in campo la tv pubblica che si difenderà da 125 abbonati Rai che non possono usufruire del servizio o ne usufruiscono solo parzialmente, pur pagando il canone. Il problema è sulla recezione del segnale, un disagio che non è sicuramente circoscritto all’area di Ravenna, ma che è stato rilevato in vaste zone d’Italia, dalla Val D’Aosta alla Sicilia. E’ passato un  anno dal completamento dello switch off e molti teleutenti sono rimasti senza poter vedere i programmi della Rai, tanto da promuovere un caso che è stato portato davanti al Tar del Lazio il 18 Luglio e di cui ora, si attende la sentenza.

“Mi sento un po’ come Davide contro Golia – dice Maestri – perché la Rai e la sua controllata Raiway (la società che possiede e gestisce la rete) si sono costituite in giudizio schierando fior fiore di avvocati. Nel pool di quattro legali della tv di Stato c’è anche Giuseppe De Vergottini, professore emerito di diritto costituzionale dell’università di Bologna, con il quale mi sono laureato io stesso col massimo dei voti, nonché uno dei trenta saggi nominati dal premier Enrico Letta per lavorare alle riforme”.

Non solo, De Vergottini fa anche parte del team di otto giuristi che ha stilato i sei pareri che puntano a sancire l’incostituzionalità della legge Severino, ovvero della norma che potrebbe scrivere la parola fine alla carriera parlamentare di Silvio Berlusconi.

La Rai schiera anche un altro nome illustre, Carlo Mirabile, che oltre a essere un esperto nel settore degli appalti pubblici, tra le varie cariche ha ricoperto quella di vicepresidente di Lottomatica Sistemi e di consigliere giuridico dell’amministratore delegato di Poste Italiane. Una potenza di fuoco giuridica che farebbe impallidire qualunque controparte. Così come farà impallidire anche la parcella del “dream team” di consulenti legali Rai, ben superiore a quella di Maestri: “Noi abbiamo chiesto 10 euro a ogni sottoscrittore della class action e il rimborso delle spese di bollo”.

Ma chi dovrà pagare il conto della Rai? I contribuenti, ergo gli abbonati della televisione pubblica. Gli stessi che stanno portando avanti la class action, gli stessi che continuano a pagare un canone per il quale non ricevono il servizio (l’azione collettiva punta alla restituzione dei versamenti degli ultimi tre anni) ma che intanto retribuisce indirettamente chi è dall’altra parte della barricata da dove chiama in causa anche il Ministero dello Sviluppo Economico.

La Rai, per adesso, ha risposto alla diffida inviata da Maestri (come da prassi) sottolineando che il canone di abbonamento “ha natura di prestazione tributaria fondata sulla legge, e non costituisce quindi un corrispettivo per la prestazione di un servizio” e che il digitale terrestre non funziona per l’inadeguatezza “dei sistemi di ricezione dei singoli cittadini anche per difetto di puntamento delle antenne”.

Intanto gli abbonati ravennati attendono il verdetto del Tar: “Sono un po’ preoccupato perché in effetti io sono solo un piccolo avvocato – ammette Maestri – ma è anche vero che siamo in tanti a far valere le nostre ragioni”.

Travaglio su Berlusconi: “Domani è un altro porno”

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“Domani è un altro porno”, con questo titolo Marco Travaglio prova a raccontare gli esiti o meglio i non esiti della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.

“Orsù, signori del Pd, non vi agitate. Comunque vada a finire il processo Mediaset in Cassazione, cambia poco o nulla. Siamo in Italia, mica in un Paese serio. Altrimenti oggi si processerebbe un vecchio pensionato della politica, già da tempo allontanato dai suoi compari di partito per questioni di decenza e isolato dalle opposizioni (pare che nei Paesi seri esistano, e si oppongano pure) e dalle massime cariche dello Stato, che rifiuterebbero di stringergli la mano e farsi fotografare con lui per motivi igienici. Ma, appunto, siamo in Italia: dunque non c’è nulla che la Corte possa aggiungere sul conto del-l’illustre imputato che già non si sapesse prima. Nulla che possa precludergli ciò che una legge del ’57 e i principi di disciplina e onore fissati dalla Costituzione avrebbero dovuto da sempre impedirgli: fare politica. Se la Corte annulla la sua condanna con rinvio a un nuovo appello, il reato cade in prescrizione (e sarebbe la nona volta). Se la Corte annulla la condanna senza rinvio (pare che il giudice relatore sia un annullatore impenitente), B. è salvo per un altro paio d’anni, finché non arriva in Cassazione il processo Ruby. (…)

Lui dice che vuole andare in galera, tanto sa benissimo (la legge Cirielli l’ha fatta lui) che non ci andrà mai neppure se insiste. Ci sarebbe, è vero, l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Ma intanto deve passare dal voto della giunta e dell’aula del Senato, dove col voto segreto può succedere di tutto: anche che il partito unico Pdmenoellepiùelle trascini la cosa alle calende greche sino a fine legislatura (come a fine anni 90 con Dell’Utri) o addirittura respinga la sentenza definitiva innescando un conflitto di attribuzioni dinanzi alla Consulta dai tempi biblici. (…)

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E B., pur eletto, in Parlamento non mette mai piede (ha il record mondiale di assenteismo: 99,84%). In ogni caso, nessuno gli impedirebbe di presentare alle elezioni una lista Pdl o Forza Italia o Forza Gnocca o Forza Frode con su scritto “Berlusconi Presidente” e, in caso di vittoria, intestare il governo al solito prestanome (magari la figlia) in attesa che scada l’interdizione e qualche servo si dimetta per farlo eleggere al suo posto. Dunque, signori del fu Pd, cos’è tutta questa agitazione? Che sia un delinquente lo sappiamo tutti da anni, basta leggere una sola delle sue sentenze di prescrizione o di assoluzione perché si era depenalizzato il reato. L’unico pericolo per il governo sarebbe un vostro colpo di reni: un leader, ad averlo, che si alzasse in piedi e dicesse “con quel delinquente non possiamo restare alleati un minuto di più”. (…)

Ora è tardi. E B. il governo Letta non ve lo fa cadere manco se lo condannano, tanto comanda lui e la faccia la mettete voi. Il peggio che può capitarvi è sputtanarvi un altro po’ con i vostri elettori superstiti, ma anche qui il più è fatto. Dunque state sereni. Fate come lui che la sa lunga: se fa casino è solo per spaventare la Corte, caricandola di responsabilità che toccherebbero ad altri, e per ricattare il Pd e il Colle. Così domani incasserà l’ennesimo premio-fedeltà: tipo un’amnistia o una mezza grazia alla Sallusti che gli commuti la pena cancellando l’interdizione. Tranquilli, ragazzi. Domani, comunque vada in Cassazione, è un altro porno.”

La Rai fa flop! Il servizio pubblico non fa share?

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E’ Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano a non usare mezzi termini “La Rai è una fabbrica di flop”. Il giornalista fa anche nomi e cognomi e non parla certo di programmi sconosciuti o di nicchia. Tra i nomi figurano:  David Parenzo, Nicola Porro e Neri Marcorè.

Il venerdì sicuramente è un giorno difficile, già lo è in inverno figuriamoci d’estate, ma certo che i dati mostrati da Tecce sul Fatto Quotidiano sicuramente fanno riflettere: David Parenzo “La Guerra dei mondi”, quattro puntate sull’attualità andate in onda tra giugno e luglio per poi riprendere in autunno, hanno avuto uno share conclusivo del 3,5%, parecchio al di sotto della media del 7,9%. Per questo, scrive Tecce, la Rai chiederà al direttore di rete Andrea Vianello di chiudere la trasmissione.

Vittime del cattivo share legato al calendario sono stati anche Neri Marcorè con il suo spettacolo del lunedì sera, e Fabio Fazio, che ha rinunciato al lunedì ripiegando sui tradizionali sabato e domenica.

Anche un giornalista della carta stampata già prestato alla televisione (La7) come Nicola Porro ha deluso le attese con il suo programma “Virus” e anche qui Tecce rileva il danno:

Virus si è inclinato a 5,25% di share, ma il vicedirettore del Giornale avrà la rivincita in autunno. Tentare può nuocere. Perché i piccoli chimici di viale Mazzini giocano con i milioni di euro, questi prodotti sono stati venduti ai pubblicitari con stime ben maggiori: per una semplice ragione, altrimenti nessuno li avrebbe “comprati”. Il danno estivo si può riparare, quel che non si ripara, e consiste in uno spreco, sono le scenografie e il lavoro che vanno al macero. E anche quei professionisti coinvolti che, responsabili o immuni, sciupano un’occasione. Mancano ancora due mesi, di pazienza e attesa, all’apertura del bar sport di Antonio Polito che non dovrà far rimpiangere il processo di Biscardi. Polito, forse, opterà per la grazia.

 

Brunetta vs Fazio: Che tempo che fa?

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“Che tempo che fa” la trasmissione di Fabio Fazio su Rai Tre finisce in Aula al Parlamento, dove è stata presentata un’interrogazione parlamentare da parte del presidente del gruppo del Pdl, Renato Brunetta, alla Commissione di vigilanza Rai:

“La trasmissione, che fa della legalità la sua bandiera e del moralismo la sua cifra programmatica, ha disatteso clamorosamente le norme che impongono alle reti televisive di ‘servizio pubblico’ la salvaguardia del pluralismo e il rispetto dell’equilibrio dei punti di vista”.

Brunetta scrive anche:

“…emerge che nel periodo compreso tra il 30 settembre 2012 e il 26 maggio 2013, su 60 puntate andate in onda su Rai Tre, la trasmissione ‘Che tempo che fa’ ha ospitato ben 20 esponenti appartenenti al Partito Democratico o comunque riconducibili alla coalizione di centrosinistra (Pierluigi Bersani, il 7 ottobre 2012, Matteo Renzi, l’8 ottobre 2012, Walter Veltroni, il 14 ottobre 2012, Giusi Nicolini, il 15 ottobre 2012, Nichi Vendola, il 29 ottobre 2012, Susanna Camusso, il 5 novembre 2012, Matteo Renzi, il 26 novembre 2012, Pierluigi Bersani il 26 novembre 2012, Massimo D’Alema, il 23 dicembre 2012, Pierluigi Bersani, il 3 marzo 2013, Matteo Renzi, il 9 marzo 2013, Nichi Vendola, il 18 marzo 2013, Laura Boldrini, il 24 marzo 2013, Rosario Crocetta, il 25 marzo 2013, Matteo Renzi, il 27 aprile 2013, Maurizio Landini, il 4 maggio 2013, Enrico Letta, il 5 maggio 2013, Josefa Idem, l’11 maggio 2013, Giuliano Amato, il 12 maggio 2013, Walter Veltroni, il 19 maggio 2013), mentre soltanto 4 sono stati gli ospiti presenti in trasmissione appartenenti alla coalizione di centrodestra (Sandro Bondi, il 12 novembre 2012, Roberto Maroni, il 18 novembre 2012 e il 2 marzo 2013, Angelino Alfano il 26 maggio 2013)”.

E conclude “I dati riferiscono anche di una monotona presenza di intellettuali e giornalisti che poi sono diventati senatori del Pd, come Massimo Mucchetti e Luigi Manconi, e direttori di giornali pressoche’ tutti riferiti all’area di sinistra. Tutto questo contrasta con qualsiasi norma giuridica e deontologica, ben consapevole che ‘la tutela del principio del pluralismo non significa lottizzazione numerica degli spazi e degli operatori tra i partiti, ma corretta rappresentazione della pluralita’ delle posizioni in cui si articola il dibattito politico-istituzionale e delle diverse ispirazioni culturali. Tutte le diverse matrici culturali del Paese hanno dignita’ e diritto ad esprimere la propria visione progettuale e la propria interpretazione della realta”.

Brunetta chiede quindi, ai vertici della Rai “di giustificare formalmente al Parlamento le motivazioni del mancato controllo sulla trasmissione citata tale da violare apertamente l’equilibrio dell’informazione politica, nel rispetto dei principi di tutela del pluralismo, dell’imparzialita’, della completezza, dell’obiettivita’ e della parita’ di trattamento”. E domanda a presidente e direttore generale della televisione di Stato “quali iniziative tempestive intendano prendere per garantire il diritto alla completa e obiettiva informazione del cittadino e rispetto del pluralismo nell’informazione all’interno dei programmi di approfondimento politico del servizio pubblico radiotelevisivo”.

Le immagini inedite di Provenzano a Servizio Pubblico

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Un vecchio che è solo l’ombra del sanguinario capo mafia che fu. Questa l’immagine di Provenzano che se ad alcuni ha fatto pena ad altri, con immagini ancora vivide negli occhi delle mattanze operate in tanti anni di dominio della cosca Provenzano, rabbia. Im realtà i filmati raccontano i colloquio che l’ex boss ha con i suoi familiari, uno a maggio e uno a dicembre dello scorso anno. Il primo è dopo un presunto tentato suicidio da parte di Provenzano… ipotesi che non convinse la Procura e fu archiviata come una “farsa”.

Il secondo video invece mostra un Provenzano più provato e in cattive condizioni di salute che accusa di essere stato picchiato dietro le reni e poi si corregge dicendo che è invece caduto dal letto.

Oggi come ieri: a Servizio Pubblico si parla della strage di Capaci

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Inizia con la canzone Io non ho paura Servizio Pubblico, ed un ricordo a Don Andrea Gallo, che probabilmente è in Paradiso perchè “io sto con gli ultimi”. Ma sicuramente tutti lo staranno osservando con curiosità, perchè “di preti in Paradiso se ne vedono pochi”.  Subito dopo, si entra nel vivo con Walter Veltroni parla del suo libro “E se domani” e viene facile il collegamento con gli anni delle stragi: il ’92 ed il ’93. Anche allora il sistema democratico era in crisi e se qualcuno provava a “spostare” il potere verso sinistra qualcuno interveniva per “destabilizzare” in modo da mantenere l’assetto che c’era. Ma si può tornare anche gli anni ’64 e ’69, pensare a Moro e poi fare un salto al recente attentato a Palazzo Chigi il giorno dell’insediamento. 500 kg di tritolo sullla strada di Capaci: Riina fa dietro front prima di far uccidere Falcone a Roma. Perchè un simile scelta? Veltroni spiega che la mafia ha sempre avuto un rapporto con la politica, in particolar modo con la Democrazia Cristiana legata ad Andreotti che fino a quel momento l’aveva tutelata ma, con l’avanzata del giudice sempre più potente, questo “patto” veniva interrotto: serviva messaggio forte quindi, un attentato come non se n’erano mai visti.

In tutto questo, la mente corre rapida anche a Paolo Borsellino: che fine ha fatto l’agenda rossa del giudice? Non solo, la moglie Agnese avrebbe anche confidato che il giorno dopo, quando l’ufficio della vittima era già stato sigillato, alla riapertura i cassetti erano vuoti. Quanto resta ancora immerso nel silenzio? Perchè i pentiti della mafia hanno parlato ma, nonostante l’indagine sulla trattativa Stato-Mafia, i politici non l’hanno fatto. Ma se questa è la posizione di Travaglio, Vespa è dell’idea che lo Stato non tratta con la mafia come non ha fatto con il terrorismo. Anche Veltroni però è dell’idea che una trattativa ci sia stata, prova ne sarebbe la sparizione dei documenti. Serve capire allora chi sia stato a dirigere: chi è stato il regista? “Che qualcuno in questo Paese abbia costantemente depistato o costruito”, quindi, sembra chiaro.

Travaglio vs Santanchè: la Boccassini ha fatto da notaio!

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La Santanchè esordisce così: “Quella della Boccassini è pulizia etnica; ha dato della puttane a tutte le ragazze che entravano ad Arcore”. Sono le parole di Daniela Santanchè, che chiede a Travaglio: “La vittima dov’è? Berlusconi ha trattato con rispetto ogni donna”. E rinfaccia al giornalista di aver espresso solo “odio razziale”. La pasionaria del Pdl poi si rivolge al vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” e a Santoro, sfidandoli con una domanda: “Siete uomini ricchi e potenti anche voi. Potete escludere che non avete mai conosciuto una giovane donna che vi frequentava per avere dei vantaggi?”. E puntualizza: “In ogni armadio di uomo c’è uno scheletro. Lo dico da donna”

La risposta di Travaglio è “Tante persone finiscono in galera per aver fatto queste cose perché non sono Presidente del Consiglio”. E ribadisce: “I magistrati non potevano non indagare di fronte a quanto si sono ritrovati davanti”.

Ma quindi sarebbe bastato una poliziotta diversa quella notte per non affidare Ruby alla Minetti? Una poliziotta tipo… tipo… tipo…

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C’era una volta Enrico! Così apre Servizio Pubblico.

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C’era una volta Enrico, c’era una volta Berlino e i partiti non seppero cambiare in tempo. Santoro cerca di spiegare i fatti della settimana, dall’attacco di Grillo a Flores, a Berlusconi e il processo Mediaset, fruga nella memoria fino alla transazione che ci fu tra la Rai e Idro Montanelli. Quello che ne esce è un discorso sconclusionato a difesa dei giornalisti… di un Flores che non è proprio digeribile… di un Flores che da tempo non va oltre al suo programma fatto da bravo impiegato che ha perso lo smalto… forse non è solo colpa sua, ma certamente c’è stato un grande “insulto” all’intelligenza dei cittadini… che sono già orfani di  “Mamma, ho perso il partito”  che sarebbe invece dovuto essere l’elemento su cui puntare. L’elettorato di destra a dover ingoiare Letta come Premier e l’elettorato di sinistra costretto a vedere Letta “ricattato” dal Pdl. Ma soprattutto ad assistere a Formigoni e Miccichè eletti nelle commissioni.

Travaglio a Servizio Pubblico cita Corrado Guzzanti

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“Dicono che la guerra fra ds e sn è finita. Col governo Letta (Enrico, non Gianni) è arrivata la pace”

“Abbiamo anche la Costituente per riscrivere la Costituzione: si chiamerà Convenzione”

“Ammesso e non concesso che ci sia stata la guerra tra destra e sinistra non si sa bene chi ha vinto o ha perso”

“Questa guerra dei 20 anni tra Berlusconi e la sinistra non s’è proprio vista, né fredda né calda”

Berlusconi con la sn s’è sempre trovato benissimo, e lei con lui: se non c’era lui, chi li votava?”

Travaglio cita Corrado Guzzanti: “Padrone ingrato abbiamo portato acqua con le orecchie manda almeno il cestino a Natale”

 

Becchi a Servizio Pubblico: “ho scherzato sugli spari”

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Becchi ritratta la posizione di oggi in cui aveva dichiarato “Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia. La situazione se non migliora peggiora e non so quanto la gente possa resistere, non so quanto il Movimento possa frenare la violenza della gente, che e’ nella natura delle cose. Letta che va dalla Merkel e’ un segnale chiaro. Unica cosa fondamentale e’ l’Europa e la Bce. Siamo governati ancora dalla Merkel con le banche e i banchieri come l’attuale ministro dell’Economia. Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia”.

Questa sera sembra però che la versione sia diversa… era solo uno scherzo!

A questo punto non si capiesce de è più grave l’affermazione di oggi o quella appena fatta a Servizio Pubblico. Forse sulle dichiarazioni di Becchi è  pesata anche la “scomunica”  del M5S.

Il comunicato congiunto dei gruppi parlamentari M5S recitava questo: ‘In merito alle ‘uscite’ odierne del professor Paolo Becchi in diversi mezzi di comunicazione i gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle di Camera e Senato prendono nettamente le distanze da tutto quanto proferito dal docente dell’ateneo genovese. Inoltre si ribadisce che il professor Becchi non e’ un ideologo del M5S, si tratta semmai di un’etichetta attaccata al personaggio sulle cui posizioni deputati e senatori non si riconoscono affatto’.

Poi il concetto è stato ribadito da Vito Crimi: “Apprendiamo dalle agenzie di alcune dichiarazioni del professor Paolo Becchi, filosofo del Diritto all’Università di Genova, aventi ad oggetto il doloroso attentato perpetrato ai danni delle forze dell’ordine davanti a Palazzo Chigi solo pochi giorni fa (per il quale il Movimento 5 Stelle ha già espresso la più ferma condanna e il suo sincero, unanime, cordoglio), nonché altresì suoi personali scenari futuri circa le sorti del Paese, comunicati durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara”. Il Movimento 5 Stelle tiene a specificare che il professor Becchi, che spesso viene erroneamente definito “ideologo” del Movimento stesso, è in realtà un semplice simpatizzante che non è in relazione alcuna né con il Movimento né con chi ha gettato le basi per farlo nascere e crescere, né ha in alcun modo relazione alcuna, ufficiale o ufficiosa, con gli attivisti e tantomeno con gli eletti e i portavoce. Le sue idee sono pertanto espresse a titolo personale e non rappresentano il pensiero del Movimento 5 Stelle, che ogni giorno è impegnato con serietà e determinazione nelle istituzioni per conferire sostanza alle speranze di cambiamento che quasi nove milioni di italiani gli hanno consegnato. Nella fattispecie, con specifico riguardo alle dichiarazioni oggetto di questo comunicato stampa, il Movimento 5 Stelle prende le distanze e si dissocia con fermezza dalle interpretazioni del professor Becchi, che parla legittimamente ma rappresentando, come ogni cittadino, solo se stesso”.

Gli “Spari Sopra” di Michele Santoro a Servizio Pubblico

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Quando schifani ha aperto la sua mail ha trovato “gli spari sopra sono per voi!”

Celentano oggi ha osato dire che chi spara e chi si uccide non ha rispetto per la sua famiglia, è un esibizionista e un vigliacco. Come si può dare un giudizio morale alla disperazione?

Santoro: “lo stato è ipocrita ed è molto più vigliacco. Chi si rafforza le scorte, chi non vede l’elusione, l’evasione”.

Gli spari sopra sono per noi! Non ci sono innocenti?

A.CELENTANO

SOGNIAMO per disarticolare il potere criminale… ROBERTO SAVIANO!

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Saviano:  “Educare alla felicità è la più grande arma per disarticolare il potere criminale”.

L’allegria sta arrivando. Mutuando il film “No” di Pablo Larrain, Saviano parla dei nostri giorni facendo un parallelismo con il regime di Pinochet. Un grande dittatore a cui serve la legittimazione democratica ed è convinto di poterla avere ribattendo colpo su colpo i suoi avversari politici. Un regime che aveva fatto i crimini più nefasti e che godeva però di un consenso largo anche grazie a una popolazione che non poteva immaginare un mondo diverso da quello in cui stava vivendo, ma poi arrivò il cambiamento e passò attraverso la speranza e la voglia di un mondo migliore… Si prospettò davanti non una lotta, ma una vita diversa… Pinochet fu battuto da un’idea nuova di mondo, di vita, di progetto esistenziale che andava oltre al condannare gli atti criminali del dittatore e si poneva su un piano di prospettiva diversa… Si iniziò a far sognare il mondo!

Travaglio e le lodi ai nostri Premier

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“Ci risiamo. Sono 20 anni che passiamo da un salvatore della patria all’altro”, ma invece avere dei buoni politici?

“Prima tutti innamorati di Senatore Monti e Fornero. Ora non escono più di casa.” Ma come farà il cane di Monti se non lo fa uscire?

“Da noi è meglio della monarchia: il potere si trasmette per partenogenesi: da zio a nipote, come Paperopoli”, fra un po’ possiamo anche fare  le elezioni con le tessere di monopoly?

“Parlano di 3a Repubblica ma sono gli stessi della 1a e della 2a”, ma perché non abbiamo rieletto Andreotti?

“Lo chiamano governo temporaneo ma non provvisorio. Come dire nano ma non basso o pirla ma non fesso”

“Lo Zimbabwe temeva di restare l’unico paese con un Presidente di 88 anni, invece no: ci siamo a che noi”

“Tutti vogliono bandire la parola ‘piazza’: un postaccio antidemocratico, con buona pace degli ateniesi”, ma in fondo la Grecia non sta molto bene!

“Il PD non avrebbe mai candidato Rodotà: è di sinistra”

Napolitano 2 settimane fa: ‘Non mi convinceranno a restare, mia rielezione sarebbe ai limiti del ridicolo'”

Il problema è che dopo l’intervento di Travaglio c’è la risposta di Fassina… perchè politici che non sanno più neppure arrampicarsi sugli specchi? Rodotà, secondo Fassina, non aveva i numeri… ma invece Prodi e Marini sono andati alla grande? Uno in più o in meno?

Fassina si scontra con Travaglio: lei deve studiare la costituzione

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Fassina a Travaglio: lei deve studiare la costituzione e se poi dobbiamo accontentare la platea allora diciamolo.

Ma come si può parlare così da uomo di sinistra del Pd… Ma siamo sicuri che Fassina non sia del Pdl?

Ma Fassina ha sempre e comunque la sua aria di supponenza o qualche volta riesce anche a levarsi la maschera e diventare l’uomo fragile, una barca alla deriva senza più il suo timoniere?

E piovono gli insulti su Twitter:

“Ogni volta che parla Fassina una tessera del PD si incendia per autocombustione”.

“Fassina uno dei responsabili del tracollo Pd, dovrebbe prenderne atto, come altri. Politicamente impresentabile”.

 

Nessuno ci voleva credere ma ora c’è il video… La Russa scappa in ambulanza

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Nessuno ci credeva quando fu data la notizia che dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, con il rinnovo dell’incarico a Giorgio Napolitano e durante le contestazioni di Piazza con gli italiani che si indignavano per la mancata elezione di Rodotà, La Russa fosse uscito dal Palazzo in ambulanza… Purtroppo è vero! Ecco il video.

Il 25 aprile a Servizio Pubblico

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Democrazia il governo di un popolo intero!

Dalle Vallette di Torino, dove ancora c’erano i partigiani con il sogno di una repubblica demcratica basata sul lavoro a una repubblica presidenziale? Cosa non è successo in Italia e cosa sta succedendo? Dalla piazza al re… ci si arriverà attraverso l’alleanza Pd e Pdl? Ha altre alternative Letta, dopo il disastro di Bersani?

Servizio Pubblico con Travaglio e Saviano festeggia il 25 aprile

roberto saviano-tuttacronaca-servizio pubblico

Il 25 aprile da Santoro sarà festeggiato con Roberto Saviano che interverrà a Servizio Pubblico nella puntata che avrà come titolo “O la piazza o il re”. Il titolo non lascia dubbi, la tensione che si è vissuta a Roma in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica è stato un chiaro segnale di insofferenza tragica di una popolazione sull’orlo del baratro. Ora Letta e l’impresa fantascientifica di formare il governo… tra un Pdl che chiede non solo la torta ma anche le candeline e un Pd che la torta la fa collassare ogni volta… intanto si cerca di annettere qualche ingrediente in più… e si spera che se non subito prima o poi qualche “stellina” cadrà…

 

Uno sguardo agli… agnolotti alla piemontese

La ricetta puoi trovarla QUI!

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Marco Travaglio in… L’odore dei soldi!

Intervista di Luttazzi a Travaglio 3/14/2001

Marco Travaglio in… i 10 saggi

4/4/2013

Marco Travaglio in… Casta concordia auto affondata.

Puntata del 4/18/2013.

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