La cosiddetta “ghigliottina” messa in atto da Laura Boldrini durante la discussione sul decreto Imu/Bankitalia dello scorso gennaio aveva dato il via alla protesta grillina con i pentastellati che si erano visti stroncare in questo modo l’ostruzionismo ad oltranza. Ieri sono arrivate le sanzioni e oggi Beppe Grillo dimostra tutta la sua ammirazione per i 26 deputati M5S sospesi. Secondo l’ex comico, infatti, meritano “26 medaglie”. Nel post Grillo denuncia la diversa entità delle sanzioni comminate ai deputati M5S e al questore Dambruoso: “Un cittadino che picchia una donna fuori dal Parlamento finisce in gattabuia. Dambruoso resta al suo posto di questore a sovrintendere all’ordine dell’aula!”.
“Arrivano le impressionanti sanzioni ai portavoce deputati del M5S” che “fece ostruzionismo, e alla fine la Boldrini applicò per la prima volta nella storia l’ormai famosa “ghigliottina” tagliando gli interventi in aula e approvando il decreto senza altre discussioni. Il M5S protestò rumorosamente, la deputata Lupo si beccò un ceffone in faccia ad opera dell’illustre statista questore Dambruoso, e oggi arriva la sentenza della Presidenza che punisce tutto ciò. Punisce, ovviamente, solo il M5S: ben 26 i deputati “espulsi” dai lavori di aula fino a 25 giorni, inclusa Loretta Lupo”, si legge nel blog, a firma di “M5S Camera”.
Nel post di definisce come “privilegi da Casta”, la disparità delle sanzioni comminate a Dambruoso e ai deputati Cinque Stelle. “Ma non vi preoccupate: molti di loro saranno nelle piazze, nei mercati, nei paesi a parlare con i cittadini. Un MoVimento inarrestabile”, conclude il post.
Era il 29 gennaio e alla Camera si votava il DL Imu-Bankitalia tra i disordini provocati dai pentastellati. Ora l’Ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso la sanzione per i 23 deputati pentastellati, colpiti con dieci giorni di sospensione dai lavori parlamentari. Più dura la sanzione per Silvia Benedetti: diede un morso a un commesso, le sono stati inflitti 12 giorni di sospensione. Alessandro Di Battista è invece stato sospeso per 20 giorni: oltre a quelli inflittigli per i tumulti in Aula, ne sconta altrettanti per aver impedito al capogruppo del Pd Roberto Speranza di rilasciare una dichiarazione ai cronisti nella sala stampa di Montecitorio. Ancora, Massimo De Roma ha ricevuto una lettera di biasimo e 3 giorni di sospensione per aver rivolto insulti sessisti alle deputate del Pd.
Tassare i Bot, cioè quei soldi che i cittadini prestano allo Stato per avere dei rendimenti e che ora invece saranno tassati. Non è meglio quindi prendere titoli di stato stranieri se il Paese in cui viviamo aumenta la tassazione sul prestito che gli facciamo? Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio dichiara:
«Se una signora anziana ha messo da parte 100mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute. Vediamo».
Insomma i cittadini italiani non sono tutti uguali, chi ha risparmiato per una vita e ha investito in Bot sostenendo il proprio Paese ora viene considerato un ricco speculatore a cui aumentare le tasse? Ma il problema non sono i 20 o 30 euro, è il concetto alla base del ragionamento… E Naturalmente questa è solo la punta dell’iceberg… poi arriva l’Imu! Delrio anche qui ha le idee chiare «Io sono contrario personalmente a cambiare le regole ogni sei mesi, ma non decido io. L’Imu è stata una tassazione molto criticata ma a regime avrà una sua dignità. Manderemo milioni di dichiarazioni precompilate sulle tasse locali».
Poi c’è la patrimoniale? «Non la faremo – dice Delrio -. L’Imu fu una patrimoniale a tutti gli effetti, il governo Monti la introdusse perche Paese aveva bisogno di sistemare i conti». E i dipendenti statali: «Il tema non è tagliare la P.a., ma renderla più efficiente e amica. C’è moltissimo efficientamento da fare. Non credo che in questo momento questo Paese si possa permettere di licenziare». Così a In mezz’ora Graziano Delrio, che immagina «percorsi di conversione da un lavoro inutile a un lavoro utile».
L’Italicum è stato congelato come aveva chiesto Alfano? «No, non è congelato – dice Delrio -. Io ero presente alle consultazioni, ho sentito tutti i colloqui, dal partito più grande al più piccolo, ed a tutti è stata detta la stessa cosa; bisogna approvare la legge elettorale alla Camera» poi sulle tante polemiche scoppiate in questi giorni Delrio afferma «È giusto che giornali e corpi intermedi mantengano un atteggiamento di distanza dal governo che è assolutamente sano. Noi dobbiamo dimostrare con i fatti di essere all’altezza»e poi aggiunge «Se faremo male è giusto che ci critichino. Ma non siamo interessati da alleanze strutturali per sostenere il governo. Se faremo bene al Paese convinceremo gli industriali».
L’ennesimo duro attacco di Beppe Grillo arriva dal suo blog e stavolta il Semplice Portavoce del M5S si scagli contro la riforma elettorale, la ‘ghigliottina’ decisa dalla presidente Laura Boldrini e il decreto Imu-Bankitalia. Parole dure quelle di Grillo che si rivolgono proprio al Presidente della Camera: «In Italia è in corso, ora, un colpo di Stato. Non puoi più far finta di nulla», poi l’ex-comico ha aggiunto anche che secondo lui questa «è la fine della democrazia» e ha invitato Laura Boldrini a dimettersi.
L’Aula di Montecitorio ha approvato il dl Imu-Bankitalia dopo l’applicazione della “ghigliottina” decisa dal presidente della Camera, Laura Boldrini, a fronte dell’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle. Il decreto è passato con 236 sì mentre sono stati 209 i no. Non appena la presidente ha aperto la votazione, tuttavia, è scoppiata la bagarre. I deputati di M5S hanno iniziato a urlare, ma Boldrini è andata avanti facendo finta di niente. A quel punto, i Cinque Stelle sono corsi verso i banchi del governo. I commessi hanno provato a fermarli ma senza riuscirci. Proteste anche da parte dei deputati Fdi, che hanno lanciato monete di cioccolata. Fabio Rampelli di Fdi ha invece sventolato una bandiera tricolore che i commessi in non sono mai riusciti a togliergli dalle mani. In Aula il caos è durato diversi minuti. Dai banchi del Pd è partito il coro: “Fascisti, Fascisti” con un’accusa legata anche alle parole pronunciate nel corso del suo intervento dal pentastellato Angelo Tofalo.
Ieri i pentastellati hanno dato del “boia” al Presidente della Repubblica. Oggi tornano ad utilizzare il termine rispolverando il moto fascista “Boia chi molla”. Angelo Tofalo, deputato grillino, al temine del suo intervento in aula a Montecitorio dove si discute di Imu-Bankitalia, ha detto: “Boia chi molla, presidente Boldrini. Boia chi molla, e noi non mollermo fino alla fine”. Tofalo, membro del Copasir, ha provato a sdoganare l’espressione fascista: “Si tratta di un’espressione diventata famosa come un motto fascista; tuttavia fu coniata da Eleonora Pimentel Fonseca durante le barricate della repubblica partenopea nel 1799 e utilizzata anche nelle cinque giornate di milano del 1848”.
Si era parlato nei giorni scorsi di un bollettino con la rata dell’Imu arrivato a un bimbo orfano di padre di soli sei anni. Ora il Comune di Sesegana, in provincia di Treviso, ha deciso di fare causa alla madre e al legale del piccolo, con l’accusa di “aver diffamato e leso l’immagine dei dipendenti e del Comune” dichiara il sindaco Vincenza Scarpa. La giunta, come spiega il Gazzettino, ha quindi deciso d’intentare una causa penale con la richiesta di risarcimento dei danni nei confronti della mamma del bambino di sei anni. Nei giorni scorsi, dopo l’arrivo di una cartella esattoriale per il pagamento dell’Imu da 1.754 euro, cartella intestata al piccolo, la madre si è rivolta ad un legale e hanno reso pubblica la vicenda, accusando il comune di aver sbagliato. “Non c’è stato alcun errore” ribadisce il sindaco. “In questo momento di crisi economica e di valori – attacca Scarpa – non possiamo sopportare che passi un messaggio del genere”.
Anche un bimbo di sei anni, orfano di padre, si è visto recapitare a casa un bollettino per il pagamento dell’Imu. E non si tratta di un errore. Il fatto è accaduto in provincia di Treviso, a Sesegana, ed è il sindaco a spiegare come sia possibile: “Non c’è stato errore. Se il minore ha ereditato l’immobile che è una seconda casa, deve pagare”. Quella cartella da 1.754 euro arrivata al piccolo ignaro di tutto, non è pazza. “È una cosa normale” dice il primo cittadino. E ancora: “Minori o disabili sono affidati ad un tutore legale, a questa figura spetta il compito di tutelarne gli interessi”. E dunque di pagare l’imposta, se è dovuta. “Anche se il bambino erede avesse soltanto due mesi sarebbe tenuto a pagare”. L’edificio su cui il piccolo deve pagare l’Imu era di proprietà del padre imprenditore, deceduto non molto tempo fa. La madre, ricevuto il bollettino, si è rivolta a un legale che ha fatto sapere che il bimbo è sì destinatario dell’eredità del padre defunto, ma che per diventare erede effettivo occorre l’accettazione. Che pare invece non ci sia stata. Al riguardo, precisa il sindaco: “Però non l’ha comunicato agli uffici comunali quindi non c’è alcun errore da parte del Comune”. Anzi, a Susegana di casi simili, ossia di cartelle esattoriali intestate a minori o disabili affidati ad un tutore che ne fa le veci davanti alla legge, ce ne sono almeno altri sei. “E tutti pagano regolarmente”. La tassa, quindi, va pagata entro il 16 dicembre. In caso di obiezioni da presentare, lo si potrà fare a pagamento avvenuto. “In ogni caso, se il tutore di questo bambino aveva delle contestazioni da fare – chiosa il sindaco Scarpa – poteva recarsi nei nostri uffici e gli sarebbero stati dati tutti i chiarimenti necessari”.
Messo, ma anche annullato! La legge di Stabilità aveva introdotto il cuneo fiscale a favore delle imprese con una abbassamento dei premi Inail. Per l’associazione dei commercianti:
“Si tratta di un beneficio che, oltre ad essere già di per sé troppo esiguo, viene anche completamente azzerato per i maggiori versamenti che vengono richiesti in questa fine di 2013 che, di fatto, garantirebbero allo Stato introiti di importo complessivo superiore alla dimensione stessa della riduzione del cuneo fiscale promessa. In pratica, alle imprese viene chiesto di anticipare oggi alle casse pubbliche il beneficio fiscale che riceveranno il prossimo anno”.
Confcommercio in collaborazione con il Cer sottolinea che alcune delle coperture che erano state indicate per l’abolizione della prima rata dell’Imu sull’abitazione principale non sono state in realtà mai conseguite.
Cioè, si è tolta un’imposta (si fa per dire perché in pratica sembra solo aver cambiato nome) senza avere i soldi per farlo e ora per coprire l’ammanco si va a pescare nelle tasche di imprese (con l’aumento degli acconti Ires-Irap) e cittadini-consumatori (con l’aumento delle le accise su gas, energia elettrica e bevande alcoliche come previsto dalla clausola di salvaguardia).
All’appello mancano infatti 600 milioni di gettito che erano attesi dalla sanatoria sulle slot machine e dai maggiori introiti Iva associati allo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione, per 925 milioni.
Insomma secondo quanto riscontrato in questi dati, la Stabilità avrebbe solo fatto un giroconto senza alleggerire le imprese. Conti alla mano il maggior gettito fiscale generato dall’aumento degli acconti di imposta Ires-Irap a carico delle imprese vale 1,147 miliardi, quindi vanifica lo sconto che le imprese dovrebbero avere nel 2014 per il taglio del cuneo, pari a un miliardo.
La notizie è talmente assurda che è difficile da credere sia accaduto, eppure è così. Stando a quanto riporta la Gazzetta del Lunedì del Levante, un bimbo di 10 anni di Sestri Levante, in provincia di Genova, si è visto recapitare una richiesta di pagamento dell’Imu da parte dell’ufficio tributi. Il piccolo risulta infatti sposato e non residente nella stessa casa del coniuge, da qui la richiesta del pagamento dell’imposta sugli immobili. E’ stato il padre del bimbo a raccontare la vicenda spiegando che, probabilmente, l’errore deriva dal fatto che lui e sua moglie hanno residenze differenti. Il genitore chiede quindi che il Comune faccia marcia indietro e intanto ne approfitta per una battuta: “Mio figlio è stato sposato con la sua compagna di banco, ma ora non stanno più insieme. L’unica cosa che possiede sono una bicicletta e una macchina radiocomandata, sempre che risultino tassabili”.
“L’unica cosa seria sarebbe rimettere l’Imu. Che serietà ha un Paese che in pochi anni toglie e mette l’Imu 6 volte?”, così Susanna Camusso, segretaria della Cgil che tuona sulle ultime vicende del governo e della patrimoniale, ormai diventata una soap opera. La preoccupazione arriva dalle copertura per la prima rata dell’imposta, varato dal governo in concomitanza con lo sblocco dei rimborsi della Pa alle imprese creditrici.
A ciò si aggiunge l’allarme dei Caf, secondo i quali il calcolo della seconda tranche dell’imposta richiede più tempo e la scadenza proposta dal governo per il 16 gennaio porterà con sé inevitabili errori: da quello della poca chiarezza nel pagamento della seconda rata, e degli errori e contenziosi, a quello che alla fine i contribuenti si ritrovino a pagare di più, dal momento che, denuncia la Cgia, mancherebbero le coperture per l’abolizione della prima rata, e quindi scatterebbero le “clausole di salvaguardia”. Tradotto: se non si trovano i soldi scattano aumenti sulle accise di benzina e diesel, sugli alcolici, sulle slot machine e sulle sigarette elettroniche. Sul piede di guerra anche i sindaci. I contribuenti dei Comuni che hanno alzato l’aliquota oltre lo 0,4% di base ne dovranno pagare una parte. Lo Stato dovrebbe garantire la copertura al 60%. Il resto toccherà pagarlo ai residenti di città come Milano e Napoli. Un passo avanti rispetto al 50% iniziale, ma non abbastanza, secondo Pisapia.
I Caf, poi, temono errori nel pagamento della seconda rata. La scadenza è il 16 gennaio, e c’è il rischio di un ingorgo fiscale (insieme finiranno i saldi Imu e Tares e gli acconti Iuc e Tari) per un totale, in media, di 223 euro in un mese. I Caf, attraverso Unimpresa, avvertono: “L’approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai Comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l’elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali”.
I sindaci italiani aspettano risposte dal governo e non intendono attendere oltre. Piero Fassino, presidente dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), rinnovando la richiesta di un incontro urgente con il Presidente del Consiglio ha lanciato un appello: ”Il Governo faccia rapidamente chiarezza sulla seconda rata dell’Imu 2013 e onori gli impegni assunti con i contribuenti e i Comuni italiani. I sindaci hanno dimostrato ampiamente responsabilità e spirito propositivo, ma non si può abusare della loro pazienza e tanto meno si puo’ abusare della pazienza dei cittadini”. Ha quindi sottolineato: ”Da troppe settimane e ancora nelle ultime ore -si susseguono da parte di singoli esponenti governativi dichiarazioni contraddittorie e addirittura antitetiche. E’ tempo che cessi questo assurdo balletto di parole che hanno il solo esito di alimentare confusione e sconcerto nei cittadini ed esasperazione negli Amministratori locali”. E poi ha aggiunto: “All’atto della decisione di superare l’Imu sulla prima casa il Governo assunse due espliciti impegni: i contribuenti non avrebbero più pagato l’Imu nel 2013 e ai Comuni sarebbe stato garantito l’identico importo onde poter assicurare l’erogazione di essenziali servizi ai cittadini. E’ troppo chiedere che finalmente si dia corso a impegni così esplicitamente assunti?” A rimarcare la dose il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, anche lui in merito all’abolizione delle seconda rata dell’Imu: ”L’ipotesi che il Governo non dia ai si sono stancati di essere bancomat o esattori del Governo”. Una situazione, quella del reperimento delle risorse che vengono meno in seguito all’abolizione dell’imposta per cui de Magistris ha riferito di essere ”in costante contatto” con il presidente dell’Anci Piero Fassino.
Liberi dall’Imu (che in realtà ha cambiato nome in Tasi)? Non proprio e non tutti. A parlare della ‘mini-Imu’ è Il Mattino che spiega che, per i residenti nei Comuni che quest’anno hanno deciso aumenti di aliquote, la decisione di far pagare ai contribuenti il 50% dell’aumento delle aliquote Imu sulle prime case decise dai Comuni nel 2013 porterebbe una ‘mini-stangata’ di 42 euro medi a residente. Come spiega il segretario confederale Uil Guglielmo Loy, infatti, ad oggi, anche se c’è ancora tempo per l’approvazione dei Bilanci comunali, sono 873 i Comuni che hanno deliberato aumenti di aliquote dell’Imu sulla prima casa e tra essi 11 Città capoluogo. Il quotidiano così scrive:
In totale, ad oggi (c’è tempo ancora fino al 9 Dicembre per definire le aliquote del 2013), si tratta di 3,4 milioni di prime case che si aggiungono ai 44.785 «nababbi» possessori di una prima casa di lusso (A/1, A/8 e A/9), i quali verseranno il saldo il 16 Dicembre. Nello specifico, rileva lo studio della Uil, a Milano l’aliquota è passata dal 4 al 6 per mille; a Bologna dal 4 al 5 per mille; a Napoli dal 5 al 6 per mille; a Genova dal 5 al 5,8 per mille; ad Ancona dal 5,5 al 6 per mille; a Benevento dal 5 al 6 per mille; a Verona si passa dal 4 al 5 per mille; a Frosinone, Caltanissetta, Cosenza e Vibo Valentia passa dal 4 al 6 per mille.
Ecco allora che l’esenzione totale viene a mancare:
Diversamente, dunque, dalle aspettative, non c’è la propagandata esenzione totale. Secondo i calcoli del Servizio Politiche Territoriali della Uil, il conto a Milano è di 73 euro (nel 2012, però, si sono pagati 292 euro medi); a Bologna di 40 euro medi (321 euro nel 2012); a Napoli di 38 euro medi (379 euro nel 2012); a Genova di 31 euro medi (72 euro nel 2012); ad Ancona di 21 euro medi (341 euro nel 2012) ; a Verona di 31 euro medi (281 euro nel 2012).
Dunque, rileva la Uil, si avrà un risparmio rispetto al 2012, ma la tassa sulla casa si pagherà comunque. In totale, ad oggi (c’è tempo ancora fino al 9 Dicembre per definire le aliquote del 2013), si tratta di 3,4 milioni di prime case che si aggiungono ai 44.785 possessori di una prima casa di lusso (A/1, A/8 e A/9), i quali verseranno il saldo il 16 Dicembre.
Quindi, tra saldo Imu e Tares e acconto Iuc, tra il 16 Dicembre e il 16 Gennaio, si profila un vero ingorgo fiscale per le tasse sulla casa. «Questo incrocio fiscale, insieme agli aumenti delle Addizionali Irpef, rischia di contrarre ancora di più i consumi interni e quindi la ripresa economica ed occupazionale. Sul fisco locale – conclude Loy – servono certezze, perchè con cambi di nome, di regole di scadenze, oltre che ad aumentare il peso fiscale si disorientano i contribuenti».
L’Imu non si pagherà più, la promessa del centrodestra è mantenuta! E’ infatti in arrivo la Tasi, cioè un Imu che costa di più. Domani mattina, 26 novembre si discuterà l’emendamento che riguarda la Tasi ovvero la la“service tax” che sostituirà l’Imu. Che differenza c’è tra le due tasse? Che la Tasi costerà di più! Rimane infatti l’impianto di fondo, cioè che saranno i Comuni a stabilire l’aliquota e queste modifiche istituirebbero un fondo comunale di circa 350-400 milioni l’anno. Saranno previste delle detrazioni per i carichi familiari, come era già previsto nel 2012 con una detrazione di 50 euro a figlio.
Come spiega Blitz Quotidiano:
A questo si affiancherebbe un altro miliardo, già stanziato nella legge di stabilità, per la detrazione sulla prima casa. In questo modo chi non ha pagato l’Imu nel 2012, rimarrebbe esente anche nel 2014. Lo slittamento dell’approvazione del provvedimento da parte della commissione Bilancio a lunedì pomeriggio (oggi 25 novembre), costringerà il governo a porre la fiducia in Aula. Qui, infatti, la legge di stabilità arriverà martedì mattina, con l’obbligo di approvarla entro la giornata, prima cioè del voto del Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. E sarà proprio quel voto di fiducia a sancire il passaggio all’opposizione di Forza Italia che in commissione nel week-end a quasi sempre votato contro il Governo.
Saldo seconda rata, gli aumenti, le aliquote. In ogni caso la rata Imu di dicembre (prime case di lusso, seconde case, affitti) riguarderà circa 30 milioni di immobili, in molti caso con importi maggiorati perché le delibere locali fanno lievitare il conto fino al25%in più rispetto ai valori del 2012. Nei capoluoghi di provincia l’aliquota ordinaria è arrivata all’1% di media grazie anche agli ultimi rincari deliberati la scorsa settimana da 17 Comuni. A Trieste, per esempio, un trilocale affittato a canone libero, quest’anno pagherà 993 euro (di cui 539 di saldo) contro i 909 euro del 2012. Per un box auto, un proprietario di Prato verserà 294 euro contro i 233 del 2012. Dal momento che l’acconto Imu è stato pagato con riferimento alle vecchie aliquote, il risultato è che i rincari si fanno sentire proprio in sede di saldo.
“Non ci sarà alcun aumento della benzina. Il dl Imu sarà all’esame del Cdm che discuterà di questa ipotesi, che si atteggia come clausola di salvaguardia differita nel tempo. Ci sarà quindi tutto il tempo” per non farla scattare. Lo dice il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanni Legnini a Sky Tg24.
Si blinda la stabilità e si cercano coperture per la seconda rata dell’Imu… da dove verranno?
Fra le coperture allo studio dell’esecutivo, secondo una bozza del dl di cui ha dato notizia l’agenzia Ansa, per la cancellazione della seconda rata Imu c’è l’aumento al 128% per il 2013 (al 127% nel 2014) dell’acconto Ires per banche e assicurazioni, oltre all’aumento delle accise su carburanti a partire dal 2015. Nel testo si trova anche l’acconto sull’imposta del risparmio amministrato.
Per quanto riguarda gli acconti dell’imposta sull’Ires, si legge nella bozza, è aumentato dal 100 al 101% per le società. Sul fronte del risparmio amministrato, “i soggetti che applicano l’imposta sostitutiva sono tenuti, entro il 16 dicembre di ciascun anno, al versamento di un importo, a titolo di acconto, pari al 100% dell’ammontare complessivo dei versamenti dovuti nei primi undici mesi del medesimo anno”. Per quanto riguarda gli aumenti delle accise su benzina e gasoli, mirano a “determinare maggiori entrate nette non inferiori pari a 1.505 milioni di euro per l’anno 2015 ed a 42,2 milioni di euro per l’anno 2016”.
Il decreto prevede anche una norma interpretativa sugli acconti di Irpef e Ires
nel caso in cui i contribuenti scelgano di fare il calcolo previsionale. Viene stabilito che l’importo versato non può essere inferiore al 100% dell’imposta che risulterà dovuta con la dichiarazione dei redditi: questo si traduce in un mini-beneficio (ma evita una sorta di prestito forzoso visto che si tratta di un pagamento d’acconto fatto su previsioni di guadagni reali) per le società che ora devono versare il 101% se scelgono il calcolo dell’acconto automatico.
Levare la seconda rata dell’Imu si abbatterà sui pensionati e non solo quelli d’oro. Oggi doveva arrivare in Consiglio dei Ministri il decreto per eliminare la seconda rata dell’Imu, ma invece il provvedimento è slittato perché deve andare di pari passo con quello sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia che a sua volta deve attendere un via libera da parte della Bce. A bloccare il provvedimento sarebbe lo stop alla cancellazione per beni e terreni agricoli, contestato dal ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo. I soldi non ci sono per le coperture ma l'”ariete” scagliata dall’ex Pdl sul governo continua a far sentire i propri esiti negativi e all’orizzonte si profila un’altra mazzata per gli italiani. Non era meglio magare l’Imu? Come ricorda oggi La Stampa, la copertura finanziaria per lo stop a giugno della prima rata non ha funzionato, con il flop della sanatoria sulle slot machine. All’appello mancano 1,2 miliardi (2 miliardi sono stati racimolati dall’aumento al 120% degli acconti Irap e Ires di banche e assicurazioni).
Per questo c’è il rischio concreto che scatti la “clausola di salvaguardia”, come stabiliva il decreto sulla rata dell’Imu, ossia un aumento automatico delle accise sui carburanti.
Se già mancano i soldi per finanziarie l’abolizione della prima rata, figuriamoci quelli per la seconda. Per coprire il solo stop all’Imu sulla prima casa servirebbero ben 2,4 miliardi. Ma a questi potrebbero aggiungersi i 400 milioni necessari per esentare i fabbricati agricoli (una battaglia a cui gli agricoltori non vogliono rinunciare), più altri 500 milioni voluti dai comuni.
Il tutto mentre il commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, promette tagli a destra e a manca. I tagli – spiega Cottarelli in un colloquio con il Corriere della Sera – non riguarderanno solo le pensioni d’oro, ma a che quelle d’argento. L’Italia – riconosce il commissario – “ha fatto un’ottima riforma (la riforma Fornero, ndr) che assicura la riduzione dei flussi di spesa per i prossimi vent’anni. Pochi paesi sono riusciti a farla”.
Detto questo, secondo Cottarelli nel presente il Paese “ha un grosso problema: una spesa in rapporto al Pil che è troppo alta, tra le più alte del mondo”. Per questo – aggiunge – “sarà necessario toccare le pensioni d’oro e d’argento. L’approccio della legge di Stabilità è di congelare la perequazione. So che esistono difficoltà a livello costituzionale. Ma c’è una scelta da fare”.
Per Letta c’è tempo! Il Premier chiede di essere giudicato alla fine del 2014 quando abbasserà le tasse, diminuirà il debito pubblico, probabilmente il tasso di disoccupazione sarà negativo e anche gli uccellini torneranno a cinguettare all’unisono. Un mondo perfetto, dove i migranti saranno integrati, il Pil sarà alle stelle e la Germania sarà costretta a comprare i Btp? Per il momento questo è però nei sogni di Enrico Letta che invece ha una realtà fatta di un muro alla finanziaria composto da 3093 emendamenti, con il Pil in caduta, il tasso di disoccupazione crescente, la cassa integrazione che le regioni non riescono a pagare…
“Alla fine del 2014 si vedrà la crescita, giudicatemi allora” e poi aggiunge: “Dalla crisi si esce solo passo passo […]. C’è un’unica possibilità, cioè andare avanti”, spiega il premier ricorrendo alla metafora per antonomasia. “Stiamo facendo la trasvolata dell’Atlantico e già si vedono i grattacieli di Manhattan”. L’atterraggio – prosegue – è previsto “per la fine del 2014, con le tasse che scendono, la crescita che c’è e i primi segnali dalla lotta alla disoccupazione”. È allora – rilancia Letta – che mi si potrà giudicare.
Quanto all’Imu – afferma il premier – “abbiamo mantenuto gli impegni presi”. “Le coperture saranno trovate e indicate nei prossimi giorni. L’obiettivo è però quello di non ricominciare a fare debiti. Non ho alcuna intenzione di essere meno che rigoroso a riguardo”.
Nonostante ci sia ottimismo in casa 5 stelle sembra proprio che l’emendamento del reddito di cittadinanza, fissato a 600 euro e integrazioni per chi non arriva a tale somma, presentato dai pentastellati e discusso sul blog dagli inscritti al portale entro il 30 giugno sia destinato all’oblio. La politica ha già risposto alla proposta del Movimento 5 Stelle con il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, che ha respinto al mittente la proposta con toni particolarmente duri. “Le balle di Grillo sono sempre più grosse. Il nuovo che avanza”.
La proposta però prevedeva anche le coperture necessarie con tagli al ministero della Difesa e alle pensioni d’oro, ma risorse anche dall’Imu sugli immobili che fanno capo alla Chiesa.
L’esponente di governo del Pd si spiega, punto per punto. “Il costo complessivo supera, secondo le valutazioni più prudenti, i 30 miliardi di euro all’anno. La cosiddetta ‘copertura’ – secondo il M5S – arriverebbe dal taglio delle pensioni d’oro, dall’Imu sui beni della Chiesa e dal taglio delle spese militari. La prima voce, anche nell’ipotesi di considerare ‘d’oro’ le pensioni superiori a 3500 euro netti mensili, implica risparmi di alcune centinaia di milioni di euro all’anno”.
“L’eventuale Imu sui beni della Chiesa utilizzati per attività miste – prosegue Fassina – porterebbe un gettito aggiuntivo di alcune decine di milioni di euro all’anno. Infine, l’azzeramento delle spese militari, non soltanto gli F-35 ma tutto, proprio tutto, a parte il ‘dettaglio’ dell’impossibilità di utilizzare risorse in conto capitale per finanziare spesa corrente, libererebbe circa 3,5 miliardi all’anno”.
“In totale, in una generosissima valutazione, si arriverebbe intorno a 4 miliardi disponibili soltanto per alcuni anni. Un decimo di una prudente previsione di spesa”.
“Finalmente ce l’abbiamo fatta – annuncia trionfante il deputato stellato Marco Baldassare, in un video diffuso in rete – dopo mesi di confronto con cittadini, esperti, associazioni”. “Servono parecchi soldi e noi li troviamo – gli fa eco il collega Daniele Pesco – tagliandoli al ministero della Difesa, tagliando le pensioni d’oro, facendo pagare l’Imu alla Chiesa e ottenendo nuove risorse dal gioco d’azzardo”.
Su Twitter, il leader di Sel Nichi Vendola: “Anche M5S dopo Sel presenta proposta per reddito minimo? Bene. Una legge giusta che Parlamento ora può votare, perché una maggioranza è possibile. Il reddito minimo garantito può essere uno strumento contro la solitudine di una generazione prigioniera dell’ergastolo della precarietà e della disoccupazione di massa”.
Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha messo in risalto una “ingiustizia sociale”. Il problema sollevato da Bonanni è semplice: come mai il poker telematico che fattura 50 miliardi di euro paga solo lo 0,46% di tasse? Come è possibile che un Governo “al servizio dei cittadini” possa tollerare di alzare le tasse a imprese, industrie, attività agricole senza toccare il gioco d’azzardo? Come si può alzare l’Iva al 22% ma non toccare quella del poker online? Bonanni quindi spiega che “alzando questa tassazione al 22% si potrebbero avere a disposizione più di dieci miliardi di euro in grado, quindi, di risolvere anche il problema dell’Imu. Mi devono spiegare perché queste lobbies fanno quello che vogliono. Serve un dibattito pubblico su queste cose”.
Dove sono le coperture? Come si riesce a non sforare il 3% e non far pagare l’Imu? Aggravando le banche, le imprese e l’agricoltura, a danno di mutui, prestiti, lavoro e Pil. Non c’è tempo per calibrare la manovra e quindi Letta ha giocato d’anticipo: “La decisione è stata assunta, gli italiani non pagheranno la seconda e terza rata Imu”. Quindi il totem del centro-destra non si tocca, anche a scapito dei lavoratori e degli agricoltori. L’unico settore quindi che sembrava tirare e potesse essere un’alternativa… si è dissolta! Ecco che arriva l’Imu all’agricol: quindi terreni e beni agricoli sembra ormai tacito che debbano essere tassati.
Come rileva l’Huffington:
A via XX settembre, l’unica ipotesi che sembra scongiurata sarebbe quella che a crescere possano essere anche gli acconti Irpef dei contribuenti comuni. In questo caso, i cittadini finirebbero per non pagare l’Imu a dicembre, ma si troverebbero quindici giorni prima di fronte a cartelle Irpef più onerose. Una beffa che sarebbe praticamente impossibile far digerire senza conseguenze.
Restano quindi gli acconti Ires e Irap (Il secondo è di fatto agganciato al primo). Qui la questione è particolarmente complessa. Perché l’imposta sui redditi di impresa era già aumentata dal 100 al 101% con il varo del decreto per congelare l’aumento dell’Iva a fine giugno. All’indomani del via libera al provvedimento, peraltro, il capogruppo Pdl aveva tuonato contro la soluzione trovata parlando di “presa in giro” e dicendosi convinto che il Parlamento avrebbe cambiato il testo in sede di conversione. In piena estate, il Parlamento lasciò le cose esattamente così. Con l’acconto Irpef portato al 100% e quello Ires, e Irap al 101%.
Il secondo aumento, si legge nel dossier della Camera che accompagna il provvedimento, vale 267 milioni di euro per l’Ires e 163 per l’Irap.
Una delle ipotesi più accreditata è quella di far crescere ancora questa percentuale. Di quanto? Dipenderà dalle “scelte politiche” e a quanto si vorrà far pagare le imprese, pensando che ogni punto vale circa 450 milioni di euro. Meno si deciderà si spingere l’accelerazione in questa direzione più si dovrà puntare sulla soluzione ipotizzata in partenza. Far schizzare oltre il 115% il solo acconto riservato alle banche. Insomma, meno pagheranno le imprese, più pagheranno le banche.
Torna l’incubo Imu. L’esenzione della seconda rata dell’odiata tassa sulla casa sarebbe a rischio: per il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sarebbe infatti a dir poco arduo reperire i fondi necessari per l’eliminazione totale dell’imposta. Per dire addio alla tassa su abitazioni principali, terreni agricoli e fabbricati rurali servono 2,4 miliardi di euro. Il titolare del dicastero di via XX Settembre ha espresso i suoi dubbi incontrando i cronisti a Londra dopo un vertice con il governatore della Banca d’Inghilterra.
“A fronte di poco più di 6 miliardi di euro di nuove entrate tributarie a cui si aggiungono 65 milioni di entrate extra tributarie e altri 135 milioni di riduzione dei crediti di imposta, nel 2014 – rileva la Cgia – gli italiani saranno chiamati a versare allo stato complessivamente 6,227 miliardi di euro di nuove imposte. Per contro, ‘godranno’ di una riduzione delle tasse e dei contributi da versare all’erario per un importo pari a 5,119 miliardi di euro. Pertanto, la differenza tra i 6,227 miliardi di nuove imposte e i 5,119 miliardi di minori tasse dà come risultato 1,108 miliardi di euro”.
“A nostro avviso – sottolinea il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi – il risultato è sottostimato. Corriamo il pericolo che il saldo sia più pesante. Secondo i tecnici del governo, la trise, vale a dire il nuovo tributo sui servizi, dovrebbe farci risparmiare un miliardo di euro rispetto a quanto pagavamo di tares e di imu. Un vantaggio economico che, purtroppo, rischia di essere eroso dall’azione dei sindaci. I comuni, infatti, avranno un’ampia discrezionalità nell’applicazione della trise ed è molto probabile che ne inaspriranno il prelievo per lenire le difficoltà economiche in cui versano, con evidenti ripercussioni negative per i bilanci delle famiglie e delle imprese”.
Saranno le tasse locali a pesare ulteriormente sulle spalle dei contribuenti. E’ il quotidiano La Repubblica a pubblicare un’attenta analisi di come cambieranno i tributi nelle maggiori città italiane alle prese con la chiusura di bilanci deludenti e in molti casi in rosso.
Secondo il quotidiano:
Molti municipi hanno varato aliquote Imu sulla prima casa più alte dello scorso anno. Ma l’imposta è stata cancellata (da ieri il decreto che azzera la prima rata è legge) e le compensazioni statali non saranno sufficienti, perché calcolate sul gettito 2012. A questo si aggiunge l’ansia per la nuova Trise, specie la componente Tasi che dal 2014 sostituirà l’Imu.
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Quindi la Tasi sarà posta al massimo consentito, proprio perché il miliardo di compensazione che è stato stanziato da Saccomanni potrebbe non bastare. Insomma lo stato riduce le tasse, ma sono gli enti locali costretti a innalzarle, questi sembrerebbero essere i primi frutti del governo di larghe intese.
«Ci vorrà qualche risorsa in più. Tra i 400 e gli 800 milioni, come prima valutazione»,confermava ieri Guido Castelli, responsabile per la finanza locale dell’Anci e presidente Ifel. A caccia di risorse, i sindaci sembrano ripiegare su tariffe rifiuti e addizionali Irpef. Con il rischio sempre più concreto che la pressione fiscale locale, sommata a quella record nazionale, arrivi a un punto di non ritorno e sopportazione per i cittadini.
Su questa base vediamo cosa accade a Roma secondo La Repubblica:
Prima di definire l’atteggiamento per le aliquote della nuova tassa, la giunta Marino vuole essere certa che quel finanziamento arrivi davvero, in una Capitale che già ha un’addizionale Irpef comunale dello 0,5 per cento a cui se ne somma una seconda, per il debito commissariato, dello 0,4 per cento. Roma è quindi l’unico Comune italiano a sfondare il tetto dello 0,8 per cento previsto per legge.
E a Milano?
Capitolo Imu: nei giorni scorsi il Consiglio comunale ha votato l’aumento dell’Imu sulla prima casa, con l’aliquota portata al massimo, lo 0,6 per cento. Prelievo virtuale, per le tasche dei milanesi, visto che l’aumento è stato deliberato dalla giunta Pisapia nella prospettiva che sia il governo a coprire l’intero importo, compreso l’ultimo aumento, che dovrebbe portare nelle casse comunali 110 milioni extra, indispensabili per chiudere in pareggio il bilancio 2013. Lunedì sera, poi, c’è stata la sofferta votazione anche sull’addizionale Irpef: la soglia di esenzione è scesa da 33.500 a 21mila euro, con un’aliquota unica per tutti, quella massima dello 0,8 per cento. Una scelta non certo indolore: perché, per quanto la soglia di esenzione resti tra le più alte tra i grandi Comuni, gli aumenti peseranno fino a cinque volte, rispetto al 2012, anche sui ceti medi.
Forse con l’incognita della Legge di Stabilità, che non molti gradiscono, per qualche giorno le dinamiche politiche vertono più sul comprendere il significato di Trise, Tari e Tasi e sul parare gli attacchi che arrivano sia da dentro il palazzo che da fuori. E in mezzo a questo fuoco incrociato potrebbe essere passata in secondo piano la mossa di Monti, che ieri è intervenuto alla trasmissione In Mezz’ora. L’ex presidente di Scelta Civica non ha parlato dei guai del suo ex gruppo e neanche della presunta bontà di questa nuova Legge. Ha mirato al centro della questione denunciando il fatto che il governo è appeso alle sorti di Berlusconi, con uno “scambio” tra Legge di Stabilità e decadenza. Parole che probabilmente hanno colpito forte il Premier, visto che da Palazzo Chigi arriva solo un “La questione non lo turba”. Troppo netta la sentenza per non destare sospetti. E la prima domanda che ci si pone è cosa accadrà domani, visto che per domani era previsto un incontro tra i due. Sempre da Palazzo Chigi spiegano: “E’ fissato col presidente di Scelta civica quindi non sappiamo se viene lui”.
Da quello che è trapelato, il Premier l’ha presa male, anche perchè sa che Monti è rivestito dall’aura di interlocutore affidabile in svariati ambienti: serve la sua parola perchè vi sia un attestato di serietà, di legittimazione. E non è solo questo il problema: in molti nel Pd condividono proprio la lettura del Professore. Dice Dario Nardella, fedelissimo di Renzi: “Le larghe intese garantiscono grandi numeri ma con i grandi numeri devi fare grandi cose. Di fronte alla legge di stabilità questo concetto vale ancora di più. Al momento questa legge che parte da buoni intenzioni non è certo la legge della svolta”. E c’è un motivo se per dirla con Monti è “inginocchiata” al Cavaliere. Prosegue il dem: “L’impronta di Berlusconi è ovunque. Berlusconi ha sequestrato il dibattito politico”. Così, mentre si avvicinano le elezioni per il Segretario del Partito democratico, Letta non può non sentire la terra tremare forte sotto i suoi piedi. Perchè l’influenza di Berlusconi è forte e trapela e con tutte le fibrillazioni che caratterizzano Camera e Senato ad ogni incontro, solo Letta continua a pensare che “va tutto bene”. Parole che, ormai, sembrano dedicate a lisciare il pelo a chi prova a manifestare qualche dubbio…
Chi si aspettava una mobilitazione di massa, dovrà ricredersi. Nel giorno in cui Bruxelles esamina la Legge di Stabilità italiana, Cgil, Cisl e Uil decidono di indire scioperi territoriali per metà novembre della durata di 4 ore. Quindi nessun movimento unitario come invece sembrava che dovesse esserci, né una serie di scioperi a catena ma solo un “timido” avviso di dissenso contro una “soft” legge finanziaria che ha scontentato quasi tutti senza poter però alzare la voce poiché stavolta le bastonate sono meno evidenti di altre anche se alcuni sentori già ci sono: con la Tasi ci sarà chi pagherà più dell’Imu e inoltre, a lungo andare, i tagli si ripercuoteranno sui cittadini, la ripresa e l’occupazione tarderanno ad arrivare e allora sì che la mobilitazione si farà sentire… ma ci sarà ancora tempo per protestare?
Prima le dimissioni, poi il silenzio e ora Mario Monti cerca di raccontarsi in “Mezz’ora” da Lucia Annunziata. L’ex leader di Scelta Civica non ha solo attaccato, nei giorni scorsi Mauro e Casini, ma l’intero sistema politico italiano che, secondo il Professore, sta lentamente inginocchiandosi al Pdl e alle scelte economiche che il centrodestra italiano impone.
“Mi sono dimesso da Scelta civica – ha ribadito oggi – perché Mauro e Casini hanno criticato me e il partito sulla base di due argomenti con un secondo fine. Uno il Ppe, l’altro è che la mia linea celerebbe dei trabocchetti, disturberebbe il manovratore”.
Poi ha attaccato il governo: “Sull’Imu Letta si è inginocchiato davanti al Pdl, non potendo fare manovra incisiva sul cuneo fiscale e sull’Iva. Io ho dovuto praticare massicce dosi di austerità. A fine 2011 situazione di grave crisi finanziaria. Serviva austerità per evitare che l’Italia finisse come la Grecia e un governo coloniale della Troika. Letta fa bene a mantenere i conti a posto, ma serve la crescita, e per questo servono le riforme. Questo governo, nato come il governo del fare, sta diventando il governo del disfare”.
Sulla decadenza del Cav: “Io voterò in base alla relazione della Giunta. Per me è voto sull’applicazione di una legge mai prima contestata. Non un giudizio sulla persona. Alcuni degli 11 che hanno firmato mi hanno detto di loro iniziativa che voteranno per la decadenza e non vogliono un gruppo dell’Udc”.
Poi torna a ripetere che non era nei scuoi progetti diventare Primo Ministro: “Non avevo immaginato di governare l’Italia. Mi sono sempre battuto tenacemente perché cambi la cultura della politica italiana. I contenuti prevalgano sulle formule e sui posizionamenti. Sc ha avuto il voto di 3 milioni di italiani, desidero dire loro che il mio impegno politico non finisce. Credo che anche l’impegno di Scelta Civica non finirà. Le mie dimissioni sono state necessarie perché non finisse nella polvere questa operazione poco trasparente e poco corretta”.
Monti si dichiara di essere rimasto anche sorpreso quando ha appreso che Mario Mauro era stato invitato a pranzo dal Cavaliere “Non ne sapevo nulla, immagino che abbiano trattato solo di materie di competenze del ministero della Difesa, per questo non ho criticato Mauro di non avermi avvertito”.
Ma c’è spazio anche per il cagnolino che la Bignardi gli regalò in trasmissione che ora definisce “un’operazione poco corretta” sulla quale molti hanno speculato.
Un Mario Monti che torna a parlare in tv e a dare la sua personale visione su scelte che non condivide e su nemici del passato e del presente, che lo hanno osannato e denigrato, messo in prima linea e poi in un angolo, assecondato e contraddetto, ma di fatto hanno minato la sua immagine emarginandolo dalle decisioni.
Ci sarà l’iter parlamentare che potrebbe apportare delle modifiche, ma la sostanza sembra rigidamente ancorata e parla di un “peggioramento” delle tasse per la classe media italiana. Da domani, lunedì 21 ottobre, si inizierà il dibattito in Senato, ma di fatto sembra che la mannaia non sia solo per l’anno che verrà, ma anzi è destinata a crescere nel 2015 e nel 2016, fino ad arrivare ai 10 miliardi che servono per il 2017.
Altro problema saranno le seconde case e il mercato immobiliare. Se sono nello stesso comune di residenza sarà applicata un Irpef pari al 50% della rendita delle abitazioni non affittate. Sono però escluse sia le case di vacanza sia gli immobili di altro tipo, che pure in una prima versione del provvedimento erano stati sottoposti allo stesso trattamento. Insomma quelle famiglie che si trovano con il mercato immobiliare in crisi e che non riescono ad affittare l’appartamento che spesso era un reddito integrativo di una pensione o di un disoccupato ora saranno tartassati dall’Irpef, più naturalmente la Trise da pagare ( e si vedrà quanto inciderà e se a conti fatti davvero si possa non rimpiangere l’Imu).
Diminuita anche la detrazione per le imprese che scende al 20% dell’Imu pagata sugli immobili strumentali: in precedenza era stato previsto che la deduzione fosse al 50 per cento.
Sempre in tema di immobili, l’assetto del tributo sui servizi ed in particolare della componente Tasi resta per ora quello delineato nei giorni scorsi: stessa base imponibile dell’Imu con aliquota complessiva che non dovrà superare quella massima della vecchia imposta, salvo una base dell’1 per mille: così ad esempio per la generalità degli immobili tra Tasi e Imu si potrà arrivare all’11,6 per mille. Per le abitazioni principali nel 2014 c’è il tetto al 2,5 per mille, mentre non sono previste specifiche detrazioni.
Gli interventi di riduzione del costo del lavoro a beneficio di imprese e lavoratori sono state confermati, in attesa dell’esame parlamentare: dunque calo della detrazione base Irpef per i dipendenti (il vantaggio è di 159 euro l’anno per un reddito di 20 mila) e alleggerimento dell’Irap per le imprese che assumono. Si lavorerà anche alla revisione delle attuali detrazioni Irpef per oneri (19 per cento): la loro razionalizzazione dovrà fruttare 488 milioni nel 2014 e poi importi crescenti: se non sarà portata a termine, la misura dello sconto scenderà automaticamente al 18 e poi al 17.
L’INCOGNITA CHE SI SVELERA’ IL 15 GENNAIO:
Ma in materia di revisione delle agevolazioni, c’è anche un altro progetto ben più ambizioso, dal quale si attendono 3 miliardi nel 2015, 7 l’anno successivo e 10 al regime dal 2017. Come saranno trovati questi soldi? Dovrà dirlo uno specifico decreto da adottare entro il 15 gennaio 2015. La formulazione è abbastanza vaga: si parla di «variazioni delle aliquote di imposta e riduzioni della misura delle agevolazioni e delle detrazioni vigenti».
Ma gli stessi obiettivi potranno essere raggiunti con «provvedimenti normativi che assicurino, in tutto o in parte, i predetti importi attraverso il conseguimento di maggiori entrate ovvero di risparmi di spesa». Insomma se non è una voce lasciata in bianco poco ci manca. A proposito di risparmi di spesa sono specificati in modo molto cauto anche i possibili proventi della spending review (con provvedimenti da adottare entro il prossimo 31 luglio): 600 milioni nel 2015 destinati a diventare poi 1,3 miliardi.
Confermato anche il prelievo sulle pensioni d’oro:
5 per cento per la parte sopra 150 mila euro l’anno, 10 per cento sopra i 200 mila e 15 per cento oltre i 250 mila. Il meccanismo non appare troppo diverso da quello già bocciata dalla Corte costituzionale.
La seconda casa, o una casa da affittare per integrare la pensione o anche un reddito per il figlio disoccupato diventerà il nuovo mirino del fisco italiano. La Trise infatti, la tassa rifiuti e servizi che farà il suo esordio il prossimo anno, si abbatterà sul mercato immobiliare già fortemente in crisi. Levata l’Imu ora, il testo entrato al Consiglio dei ministri porterà con sé anche una stangata sulle seconde case sfitte, che torneranno a fare reddito ai fini Irpef anche se in misura dimezzata rispetto ai tempi dell’Ici. Mentre la componente rifiuti, Tari nel nuovo vocabolario fiscale, sarà più o meno uguale a quest’anno.
Come scrive La Stampa:
Ma, novità dell’ultim’ora, la quota Tasi sui servizi come strade, illuminazione e sicurezza è destinata ad aumentare ulteriormente, visto che per compensare ai comuni l’abrogazione dell’Imu nel 2014 il Governo sembra aver messo sul piatto la metà di quanto promesso, ossia un solo miliardo anziché due. I sindaci avranno ampio potere di spingere su aliquote e tariffe: c’è da scommette che finiranno per premere il piede sull’acceleratore. Infine, il 2014 rischia di trasformarsi in un groviglio fiscale. Basti pensare che in alcune città, come Palermo, nel 2014 si pagheranno le rate della Tares sui rifiuti per il 2013 mentre si sovrapporrà la quota della Tari, anch’essa sui rifiuti, ma quelli del 2014. Alla faccia della semplificazione fiscale.
Per i dipendenti pubblici arriva l’estensione del blocco dei contratti che era già intervenuto nel triennio 2010-2012 e che ora arriverà sino al dicembre 2014. Tale estensione riguarda anche il personale del servizio sanitario locale. Poi, sempre nella bozza si legge ”per le amministrazioni statali, compresa la Presidenza del Consiglio dei ministri, la spesa per le prestazioni di lavoro straordinario va ridotta, rispetto alle risorse finanziarie allo scopo assegnate per l’anno finanziario 2013, del 10% a decorrere dall’anno 2014”.
Ormai in Italia non ci si sorprende più, neppure l’ennesima pozione amara. Tutto e il contrario di tutto può essere possibile ed ecco che la Service Tax che doveva far dimenticare l’Imu e contenere i costi per gli italiani viene spazzata via dalla TRISE! Alcuni già ipotizzano che il cambio sia stato reso necessario avendo in passato promesso con la denominazione “la service tax” una tassa soft che doveva essere “meno della metà di Imu e Tares insieme” e non potendo arrivare a far quadrare i conti pubblici ecco che si è preferito cambiare nome alla tassa. Ma questo lo dicono soltanto i maligni!
«È istituito in tutti i comuni un tributo sui servizi comunali, denominato TRISE che si articola in due componenti: la prima, a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti urbani(TARI); la seconda, a fronte della copertura dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (TASI)». Si legge nella bozza della legge di stabilità.
Arriva anche la deduzione Irap, ma è solo per i neo-assunti e il massimo delle deduzioni è di 15mila euro a dipendente.
Esclusione del patto di stabilità interno «al fine di consentire agli enti locali nel 2014 e 2015 i pagamenti in conto capitale». È quanto prevede una prima bozza della legge di stabilità in cui dalla norma si calcolano oneri «sull’indebitamento e sul fabbisogno di 1.000 milioni di euro per l’anno 2014 e di 1.000 milioni per l’anno 2015». Regioni e enti locali non potranno più ricorrere ai derivati. Lo prevede una prima bozza della legge di stabilità. Finora il blocco al ricorso alla finanza derivata era temporaneo, in attesa di un regolamento. Con la legge di stabilità diventerebbe definitivo. Stop quindi hai derivati!
Sanità? «Siamo in contatto con loro e alla fine troveremo una soluzione equa per tutti quanti», ha spiegato il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni rispondendo alle preoccupazioni dei presidenti delle Regioni.
Nella legge di stabilità c’è spazio per gli investimenti «sia quelli di natura infrastrutturale come ferrovie e Anas sia un allentamento del patto di stabilità per i comuni» che daranno «più risorse agli investimenti».Gli investimenti, per Saccomanni, sono «soprattutto di sostegno per le riforme idrogeologiche, per edilizia scolastica, progetti che possono essere attuati rapidamente».
Il Governo ha preparato il menù da servire l’anno prossimo agli italiani. Il piatto forte della casa sarà il cuneo fiscale, con maggiori detrazioni per i lavoratori dipendenti.
Intanto il Premier avverte tramite tweet i giornalisti di non creare “caos” o meglio allarmismo: “Giornali a caccia di indiscrezioni spacciate per fatti su Legge Stabilità. Invito a leggere testo vero del Cdm martedì. Il resto è solo caos…”.
Insomma meglio non parlarne prima che il piatto sia in tavola e non possa più essere rimandato in cucina per variare qualche ingrediente poco digeribile.
Tra le ipotesi sul cuneo fiscale sembra che l’intervento possa concretizzarsi in un aumento di 200-300 euro in busta paga a primavera del 2014, per i redditi dipendenti sotto i 55.000. Tale misura a favore di lavoratori e imprese impiegherebbe circa 10 miliardi di euro in tre anni da scalare in: 5 nel 2014, 3 nel 2015 e 2 nel 2016. Per quanto riguarda il 2014 il “maggior beneficio” però andrà sicuramente nelle tasche dei lavoratori, almeno secondo le intenzioni del Governo.
L’altra pietanza sarà la rimodulazione dell’Iva, forse con l’arrivo quarta aliquota e la definizione della nuova service tax. Ma l’Iva prevede l’intervento su competenze anche dell’Ue e il tema si fa caldo e complesso. Qui gli “ingredienti” potrebbero davvero variare e il piatto servito potrebbe essere estremamente delizioso o estremamente indigesto. Le ipotesi sul tavolo potrebbero prevedere l’aggiunta di una quarta aliquota Iva che si aggiungerebbe alle 3 già esistenti. Questa nuova aliquota, che dovrebbe aggirarsi intorno al 7/8%, comprenderebbe beni che ora sono irregimentati sotto un’ aliquota del 4% e altri che invece sono sottoposti l’aliquota del 10%. Secondo quanto asserisce il Governo il risultato poi dovrebbe essere “zero” aumenti.
Per contorno ci sarebbe inoltre il taglio al costo del lavoro e la ripartenza degli investimenti e delle assunzioni. In che modo? Anche qui sono diversi gli interventi allo studio:
potenziamento dell’Ace (aiuto alla crescita economica),
o la rivalutazione dei beni,
o la deducibilità del costo del lavoro ai fini Irap.
Ma anche l’ipotesi di una revisione dei contributi Inail per premiare le aziende più sicure a scapito di quelle meno accorte al tema.
E ritorna in tavola anche il vecchio progetto che già si era tentato di introdurre e cioè la possibilità di emettere mini-bond per finanziare le Pmi.
Il “dolce” sarebbe l’eliminazione dell’Imu e l’introduzione della Service Tax! Si riuscirà a mantenere la parola data e davvero la “la service tax sarà meno della metà di Imu e Tares insieme”? Sembra improbabile. Anche perché con la manovrina si è andato ad aggravare ancor maggiormente la situazione dei Comuni e ulteriori tagli sono stati necessari, per cui ora andranno reperite risorse. Come anticipa il Sole 24 Ore si potrebbe quindi partire con un’aliquota del 3 per mille ovvero una tassa di 30 centesimi a metro quadro con una ricaduta anche sugli inquilini. Il governo ha già
annunciato di mettere sul piatto già 2 miliardi per abbassare il peso del prelievo. Fino, se possibile ad azzerarlo, sulla prima casa bilanciando sugli altri immobili.
Arriverà l’adeguamento per le pensioni oltre 6 volte il minimo, vale a dire quelle fino a 3000 euro lordi al mese? E’ possibile che tale intervento sia previsto nella legge di stabilità a scapito però del reddito di cittadinanza o di inserimento come lo si vuole chiamare. Il caffè insomma sarà più dolce per chi lavora e più amaro per i disoccupati. ma le sigle sindacali sono d’accordo che va privilegiato chi lavora e chi ha lavorato piuttosto di chi non lavora ed è disoccupato.
Ma questo menù porterà davvero alla ripresa o sarà solo il tamponamento di situazioni che restano problematiche e complesse? La disoccupazione si riprenderà grazie al cuneo fiscale o sarebbe servita una manovra di taglio ben superiore per dare un segnale forte anche agli investitori stranieri? Intanto resta pane, acqua, sudore e sangue per le famiglie italiane su cui si è ripercossa l’Iva al 22%, la Tares e altre 100 tasse che hanno fatto quest’anno schizzare la pressione fiscale a livelli insostenibili… per migliorare la situazione di disagio di tanti cittadini c’è ancora tempo? La scuola, la sanità e i servizi al cittadino saranno ancora usufruibili a fronte dei tagli effettuati?
Come annuncia il quotidiano La Repubblica i tagli della Spending Review guidata da Carlo Cottarelli inciderà ancora. Per il momento si parla del prossimo taglio alla Sanità con circa 2 miliardi di ticket a rischio. ma il Governo assicura che non verranno intaccati i servizi… per chi può ancora pagarli?
Giorgio Napolitano, oggi a Cracovia, ai giornalisti che chiedevano insistentemente circa l’Imu e gli scontri di governo a cui si era assistito nei giorni scorsi, ha dichiarato:
“Abbiamo avuto piccoli episodi e motivi di polemica, ma non mi pare che siano da sopravvalutare” e poi ha sottolineato “Non ho dettagli a riguardo, francamente ne ho parlato l’altro ieri con il presidente del Consiglio e non mi pare che fossero emersi”.
Sulla stessa linea del Capo dello Stato è Matteo Renzi: “Spero che il Paese colga questo momento per non continuare nei derby e nelle risse quotidiane – ha detto -. Queste dell’Iva, dell’Imu sono sicuramente importanti, non voglio essere superficiale, ma c’è un problema che va oltre i miliardi dell’Imu o dell’Iva, capiamo come fare a rilanciare l’economia in un momento in cui l’intera Europa è in crisi”. Anche Matteo Colaninno, responsabile economia del Pd, gioca di sponda con il capo dello Stato per chiudere la questione: “Non ci sono problemi sulla prima rata dell’Imu – ha detto -. Inoltre sono già stati disposti i trasferimenti ai Comuni e qualsiasi ipotesi alternativa sarebbe impossibile e ardua”.
Dello stesso avviso è Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio alla Camera: “È evidente – ha detto – che dobbiamo decidere il modello progressivo che si applicherà. Penso che questo emendamento verrà ritirato. Ho fatto appello ai colleghi: i comuni hanno già incassato dal Governo le risorse”.
Tutti d’accordo con Brunetta che aveva dichiarato a Radio 1:
“Non può passare l’emendamento del Pd sulla prima casa – ha detto -. Semmai dovesse passare, noi chiederemo al Governo di mettere la fiducia sul’intero provvedimento, secondo la formulazione originaria proposta dal governo, per risolvere la questione”.
Case di ricchi e case dei poveri, metropoli e grandi città, continua il pasticcio della rata Imu! A Roma e Milano si pagherà anche su 40 mq, invece a Messina la dimensione media dovrebbe pagare su una metratura media di 124 mq.
Chi si vuol far pagare?
Se prima dell’emendamento l’abrogazione totale dell’Imu escludeva solo delle categorie catastali più ricche A/1, A/8 e A/9, la novità coinvolgerebbe oggi anche le categorie A/2, A/3 e A/7. Quest’ultima, che identifica abitazioni principali con metratura media di 150 mq, farebbe pagare pressoché tutti. Al contrario, le categorie A/4, A/5 e A/6, che identificano immobili di scarso pregio sarebbero praticamente tutte escluse dal pagamento.
Categoria A/2, rendita di 750 euro, città per città . Utilizzando le simulazioni statistiche catastali del Corriere della Sera dell’8 settembre, ci concentriamo sulle categorie A/2 e A/3, per vedere quale dimensione corrisponda alla rendita minima di 750 euro. A Roma e Milano, la classe A/2 equivale a un monolocale di 36 mq. A Napoli la superficie sale a 48 mq, a Palermo a 96 mq, a Torino 33 mq.
Categoria A/3, rendita 750 euro, città per città. Nella A/3, dove la percentuale di immobili esenti sarebbe molto maggiore, per pagare a Roma bastano 41 metri mentre a Milano si sale a 55 e a Palermo addirittura 139.
7 giorni. Solo una settimana concede Berlusconi a Letta e la concede per attuare un programma minimale:
Cancellazione della seconda rata dell’Imu
Evitare l’aumento dell’Iva
Legge di stabilità senza tasse
Voto!
Ma poi nelle sue parole, forse un velo di incertezza c’è visto che per la prima volta paragona il Pdl alle correnti del Pd:
“Dobbiamo restare uniti non dobbiamo dare all’esterno l’impressione che sta dando il Pd, i panni sporchi si lavano in casa. Quello che hanno fatto i ministri lo hanno fatto in buona fede ma abbiamo chiarito tutto.”.
Sembra proprio che il Cavaliere sia deciso a fare un regalo all’Italia nel giorno del suo compleanno: votare la legge di stabilità e il congelamento Iva sino a gennaio. Ma la gioia dura poco e Silvio Berlusconi precisa: ”Se il governo proporrà una legge di stabilità realmente utile all’Italia, noi la voteremo. Se bloccheranno l’aumento dell’Iva senza aumentare altre tasse noi lo voteremo. Se, come si sono impegnati a fare, taglieranno anche la seconda rata Imu, noi voteremo favorevolmente”.
Ma ci potrà essere una legge di stabilità che a giudizio del Cavaliere sia davvero utile all’Italia? Può essere concepito un congelamento Iva senza altre tasse? Siamo già oltre la soglia del 3% e senza le dovute correzioni sicuramente si sfonderà il tetto massimo previsto dall’Eurozona e l’Italia rientrerà ancora una volta in una procedura di infrazione. Ma Berlusconi incolpa il Pd: “Nelle ultime settimane abbiamo avuto un governo capace solo di rinviare di proporre il blocco dell’Iva aumentando altre tasse, di tagliare l’Imu solo a metà per ricattare il Pdl e costringerlo a stare al governo, un governo prono rispetto ai diktat dei burocrati dell’Unione europea”. Da ciò l’ultimo atto: “Abbiamo pazientemente offerto soluzioni a ogni livello istituzionale per evitare di fare precipitare la situazione. Non ci hanno voluto ascoltare”.
“Noi siamo quelli che hanno voluto il governo Monti e il governo Letta, sperando potesse essere un governo di riforme e di pacificazione. So e sappiamo distinguereil reale interesse dei cittadini”, scrive Berlusconi in un messaggio pubblicato on-line… il Cavaliere non si dimentica dell’Italia neppure nel giorno del suo compleanno e prosegue “Noi ci siamo e ci saremo” su stop a Imu e aumento Iva e “su tutte le altre misure utili, come il rifinanziamento della cassa integrazione, delle missioni internazionali, il taglio del cuneo fiscale”, afferma il leader di Fi, spiegando che il suo partito è pronto a votare le leggi economiche che il governo proporrà, se “utili” al Paese.
Ma l’esperienza di governo per Silvio Berlusconi si conclude inesorabilmente qui, nessun dietrofront: “A chi mi chiede di farmi da parte e accettare con cristiana rassegnazione la mia sorte giudiziaria, presente e futura, dico che lo farei senza esitazione, se ciò fosse utile al Paese”. “Invece – aggiunge – darei il mio avallo a una democrazia dimezzata dove i magistrati politicizzati decidono chi deve governare”.
Berlusconi è conscio di aver preso una decisione “dura e impopolare” chiedendo ai ministri Pdl di dare le proprie dimissioni. “Ho previsto tutte le accuse che mi stanno rovesciando addosso in queste ore e anche lo sconcerto di parte del nostro elettorato, preoccupato giustamente della situazione economica e sociale”. “A loro dico di non credere a coloro che da vent’anni hanno bloccato le nostre riforme per cercare di eliminarmi dalla scena politica”. E rivendica di “aver salvato i governi della sinistra negli anni Novanta quando non avevano maggioranza sulla politica estera”.
“Non sono sceso in campo – conclude – non ho messo a repentaglio una vita di lavoro, di successi e di sacrifici per lasciare in queste condizioni il mio Paese”. “Per questo ritengo mio dovere continuare a restare in campo, per offrire una alternativa ai poteri non democratici – perché non eletti dal popolo – che loro sì, irresponsabilmente, vogliono mettere in ginocchio il nostro Paese”.
Roma, la città eterna, oggi potrebbe non esserlo più. La città rischia di essere ingoiata, non dalla piena del tevere, bensì dalla bancarotta dei conti comunali. A dirlo è proprio il sindaco Ignazio Marino che si appella al governo affinché “salvi Roma”.
Il sindaco Marino in una conferenza stampa sul bilancio cittadino ha detto:
“L’analisi ci dice che abbiamo 867 milioni di debiti. Noi vogliamo un confronto con il governo affinché la Capitale abbia ciò che le spetta”
“Faccio un appello a chi ha senso di responsabilità – ha aggiunto Marino – l’obiettivo è salvare Roma e lo dobbiamo fare insieme. O si è con Roma o contro. Il governo deve fare gli stessi sforzi che stiamo facendo noi”.
“Nelle prossime ore chiederò a tutti i parlamentari eletti a Roma di aiutarci nel dialogo con il governo. La Capitale d’Italia non può fallire e non fallirà”. “Stiamo comunque lavorando su diverse ipotesi – aggiunge – da un lato senza aiuti del governo, dall’altro con”.
Il sindaco ha poi tenuto a sottolineare che non aumenteranno le tasse:
“Non aumenteremo l’Irpef – ha detto il sindaco in una conferenza stampa – così come non siamo intenzionati ad aumentare la Tares. Stiamo però riflettendo se aumentare l’Imu, ma una decisione non è stata ancora presa. C’è una discussione in corso perché, nonostante la cancellazione dell’Imu, alcune città hanno deciso di innalzare l’aliquota che verrà rimborsata dal governo. Prenderemo una decisione nelle prossime settimane”.
Unica incertezza nel calendario del Fisco è la seconda rata dell’Imu per il resto sono scadenze su scadenze, tasse su tasse. Lunedì 30 settembre sarà il “T-day”. A Milano bisogna pagare la tassa rifiuti, ma ci sono anche le scadenze previdenziali come il versamento dei contributi volontari, o la revisione delle auto, in totale le tasse da pagare saranno 49 adempimenti. I soggetti colpiti saranno molteplici: dai lavoratori dipendenti agli artigiani e commercianti, dai pensionati ai proprietari immobiliari, dai «creditori pignoratizi», agli enti creditizi, dalle Onlus alle associazioni sportive dilettantistiche, dalle società di capitali agli enti senza scopo di lucro. Il fisco e la burocrazia non risparmiano nemmeno il Senato, la Camera, la presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale che devono trasmettere alcuni elenchi.
E tutto questo quando si parlava di semplificazione e soprattutto di minor pressione fiscale. Secondo Unioncamere le scadenze amministrative alle imprese sono arrivate a costare ben 22 miliardi l’anno. Come può riprendersi l’Italia? Come è auspicabile una ripresa se l’industria continua ad essere imbottigliata tra scadenze e tasse? Anche assumere un lavoratore ormai sembrerebbe esser diventato un lusso!
Il sindaco ecologista, che pedonalizza i Fori avrà pensato che a settembre è tempo di vendemmia e perché non spremere Roma? D’altra parte i conti sono in rosso e necessitano di un cocktail salutare che possa far abbassare il debito di circa 800 milioni. Per il momento quindi sul tavolo ci sono le ipotesi dell’aumento della tassa di soggiorno, l’aumento Irpef comunale che passerebbe dallo 0,9 all’1,2% del reddito di ciascun contribuente e l’aumento dell’Imu sulla prima casa. Non era abolità? Sì, ma ritorna. Giovanna Vitale su cronaca di Repubblica scrive:
“Aumentare di un punto l’Imu sulla prima casa (dallo 0,5 allo 0,6 per mille). Un aumento in realtà fittizio, visto che la tassa è stata abolita, che vale però 120 milioni: sempre che, quando a fine anno il ministero dell’economia rimborserà i comuni, lo faccia sul mancato incasso effettivo e non sullo storico”. Aumentare l’aliquota Imu cioè, per poter chiedere allo Stato un rimborso più corposo a fine anno. Uno stratagemma che sembra, ad una lettura distratta, a costo zero ma che comunque pesa sulle casse pubbliche.
Se poi dovesse cadere il governo la seconda rata dell’Imu non sarebbe più solo virtuale. Non l’unico aumento però. Un altro ben più pesante e molto più direttamente nelle tasche dei romani sarà quello dell’addizionale comunale Irpef che aumenterà di uno 0,3%.
“Per chiudere la manovra 2013 – scrive Ernesto Menicucci sul Corriere della Sera -, rifatti i calcoli, servono 815 milioni di euro e, per reperirli, una parte arriverà dall’aumento delle aliquote. Quali? La tassa di soggiorno (da 5 a 10 euro al giorno per gli hotel a 4 e 5 stelle) e, molto probabilmente, da un ulteriore innalzamento dell’Irpef: dall’attuale 0,9 per cento, secondo le simulazioni fatte dal Campidoglio, si dovrebbe arrivare a 1,2. In questo modo, si recupererebbero circa 240-250 milioni di euro”.
Sul tavolo c’è anche il federalismo fiscale per i municipi, tagli agli sprechi ma, inevitabilmente anche ai servizi. L’assessore al bilancio Daniela Morgante, giudice della Corte dei Conti, è infatti accusata anche da alcuni colleghi di partito di ragionare troppo con la calcolatrice e poco con la politica e starebbe, secondo indiscrezioni riprese sia da Repubblica che dal Corriere della Sera, pensando di lasciare l’incarico subito dopo il varo della manovra in questione.
Lo scrive Valentina Conte su La Repubblica. Sono 4 miliardi quelli che Mario Monti avrebbe “regalato” alla Chiesa rinunciando ai soldi dell’Ici da parte degli edifici ecclesiastici. Tutto inizia quando l’Unione europea fa notare all’Italia che l‘esenzione dall’Ici per gli immobili non di culto era un aiuto di Stato. La tassa va pagata anche dalla Chiesa, ma il governo Monti spiega che calcolare quanto dovuto tra il 2006 e il 2011 era impossibile.
Non essendo facile il calcolo del quanto dovuto in passato, la tassa semplicemente è stata ignorata, spiega la Conte:
“Proprio perché la presunta “impossibilità assoluta” di riavere le somme di fatto «non è stata mai provata». Chi l’ha detto e dov’è scritto che non si può calcolare e recuperare l’Ici pregressa, si chiedono in pratica i due? La questione non è di poco conto. Stime Anci valutavano gli introiti Ici su quegli immobili, riferibili ad enti non profit e per lo più alla Chiesa, pari a 600- 800 milioni l’anno. Moltiplicati per sei annualità, fanno una cifra astronomica, attorno ai 4 miliardi. Una manna dal cielo, se confrontata con la caccia affannosa alle risorse di queste ore per evitare il rincaro Iva (serve un miliardo). O per cancellare la rata di Natale dell’Imu (2,3 miliardi). O ancora quanto basta (circa 1,6 miliardi) per riportare nei ranghi il rapporto tra deficit e Pil (leggermente tracimato al 3,1%), non ripiombare nella procedura di infrazione europea e sbloccare altri soldi (12 miliardi) da usare l’anno prossimo per fare investimenti e occupazione”.
E se la vecchia Ici non è stata pagata, anche i soldi dell’Imu potrebbero non arrivare mai, spiega la Conte:
“Il governo Monti che di fatto ha messo in campo l’Imu e ne ha definito i nuovi contorni anche per questi enti non profit — proprio per avere il via libera di Bruxelles, intascato appunto il 19 dicembre scorso — non ne ha mai ultimato le procedure attuative. In un anno e mezzo, né Monti né in seguito Letta sono riusciti ad ottenere dal ministero dell’Economia quel regolamento così indispensabile per calcolare concretamente le porzioni commerciali da quelle non commerciali dei singoli immobili. In Via Venti Settembre assicurano che arriverà entro dicembre. Intanto, nel 2012 e nel 2013, vista la confusione e le circolari criptiche, nessuno ha pagato l’Imu. O meglio: ha pagato chi già versava l’Ici a suo tempo. Gli altri sono in attesa della burocrazia, pigra o pilotata, che arriva sempre dopo, a volte tardi. Con grandi pasticci per il Paese, come il recente caso Telecom insegna, neppure in grado di difendere la propria rete telefonica perché nessun decreto attuativo l’ha ancora definita strategica”.
Ci vorrebbe uno scrittore di libri di spionaggio per raccontare il misterioso giallo intorno alla seconda rata dell’Imu che forse sarà svelata al prossimo capitolo, cioè a fine novembre, così con il fiato in gola gli italiani forse si ritroveranno a doverla pagare a dicembre. Nella manovra da 3 miliardi che il governo è in procinto di approvare per tamponare i conti pubblici non ce n’è traccia. Insomma non ci sono risorse destinate alla copertura della seconda rata.
La manovra di aggiustamento costa da sola 1,6 miliardi, ai quali si aggiunge 1 miliardo per evitare l’aumento dell’Iva al 22% e 400 milioni per rifinanziare le missioni militari all’estero. Sono, appunto, 3 miliardi che il governo pensa di ricavare da un intervento di vendita di immobili pubblici, da un taglio alla spesa dei ministeri e da un ulteriore aumento dell’acconto Irpef e Ires.
Taglio delle tasse sul lavoro e sulle pensioni in modo che possa essere redistribuito il reddito. La Camusso lancia il suo ultimatum e si augura che la legge di stabilità possa dare risposte alle sue richieste, altrimenti… l’autunno da caldo diventerà bollente. La Cgil chiede anche al governo di «convocare un tavolo» con le parti sociali.
La legge di stabilità, ha aggiunto la Camusso, «o cambia il passo o siamo destinati a declinare. Nessun meccanismo che ragiona su Imu e Iva raggiunge l’obiettivo della redistribuzione del reddito». «Il dibattito che c’è non convince, per usare un eufemismo – afferma ancora la Camusso – sembra ci sia uno schema di galleggiamento, non ci si sta confrontando con il profilo del Paese e le esigenze dei cittadini. E non si aggredisce il nodo fondamentale, che è quello dell’ingiustizia nella distribuzione del reddito e della sovrabbondante tassazione sul lavoro dipendente e sulle pensioni».
«Dire la verità sui conti pubblici? Mi pare un buon proposito ma insieme alla verità sui conti bisogna anche dire che i nostri conti peggiorano in ragione delle politiche fatte fino a oggi che non hanno portato al risanamento e peggiorato la situazione di una parte degli italiani e al miglioramento per altri», ha detto ancora la Camusso, interpellata alla fine del direttivo sulle dichiarazioni del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.
Per il sindacato, come spiega ancora Camusso, servirebbe anche una «politica industriale di qualità» senza quel pacchetto di privatizzazioni che si profila all’orizzonte. «Alle privatizzazioni diciamo un gigantesco “no” a carattere cubitale perché se ne parla troppo ipotizzando gli spezzatini più incredibili e inutili», commenta ancora il segretario generale della Cgil che rinvia al mittente anche i possibili nuovi tagli lineari alla spesa pubblica. «Bisogna distinguere tra tagli dei beni e dei servizi, che non sono la stessa cosa» ha concluso.
Questa mattina il presidente di Confindustria aveva fatto delle dichiarazioni in linea con le parole della Camusso. «Secondo me il congelamento dell’Iva non è la cosa prioritaria», ha detto Squinzi a margine dell’inaugurazione del Cersaie a Bologna. «Da tempo stiamo chiedendo ad alta voce, con tutta la nostra forza, il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e un intervento deciso sul cuneo fiscale. Questo – ha concluso – darebbe una spinta maggiore per far ripartire l’economia». Il 2 settembre scorsoConfindustria e sindacati avevano già presentato un documento congiunto con le priorità per la Legge di stabilità e per la crescita del Paese.
Entro domenica servono 2,4 miliardi trasferiti dallo Stato ai Comuni altrimenti non saranno pagati gli stipendi dei dipendenti. L’annuncio arriva dal presidente dell’Anci, Piero Fassino, durante l’audizione alla Camera sul decreto legge sull’Imu.
“Allo stato attuale dei fatti – ha spiegato Fassino rivolgendosi alle commissioni Bilancio e finanze di Montecitorio – la prima rata promessa in questi giorni non è ancora stata trasferita ai Comuni”. Senza questi trasferimenti rischiano dunque di saltare gli stipendi ai dipendenti.
I conti non tornano e la Bce avvisa l’Italia. Quel deficit pubblico rischia, di nuovo, di sforare il 3% di Pil. Lo dicono le ultime aste dei Btp dove i titoli di Stato a 15 e a tre anni vengono venduti pagando interessi sensibilmente più alti di appena uno-due mesi fa. Questo segnale arriva anche dallo spread in risalita verso quota 260.
L’instabilità politica italiana quanto pesa sul deficit? Pesano probabilmente di più le scelte operate da questo governo di larghe intese che ha cancellato le entrate di quattro miliardi di Imu, ne vuole cancellare altrettante di Iva e intanto vuole pagare 40 miliardi di debiti del governo alle imprese. Il che dovrebbe richiedere una diminuzione della spesa pubblica che invece continua a essere di 840 miliardi. E’ chiaro che la cancellazione dell’Imu e la non introduzione dell’Iva peseranno sul deficit e sul futuro dell’Italia. Che significa avere poi un deficit più elevato? Che quando si chiede un prestito chi lo concede chiede maggiori garanzie e interessi più alti per coprire i rischi di un eventuale insolvenza.
C’è chi quindi riconduce le problematiche italiane non all’instabilità politica, ma quanto a scelte del governo Letta che sta facendo una politica più di destra basata sul deficit che di sinistra basata sulle tasse. Ma la matematica, i mercati e l’Europa prima o poi vengono a portare i dati e a chiedere di far tornare i conti.
Ma la crisi a che punto è? Secondo Blitz Quotidiano:
Se tutto va bene, tra sette/otto anni. Eccoli i veri conti del paese: rispetto al 2007 meno nove per cento di ricchezza prodotta. Meno 7,6% di consumi. Meno 27% di investimenti. Meno 25% la produzione industriale. Meno sette per cento abbondante l’occupazione (al netto dei cassa integrati). Pressione fiscale ufficiale al 44,5%, pressione fiscale per chi le tasse le paga davvero al 53,5%. Debito pubblico al 131,7% del Pil.
Sale la tensione fra le classi sociali? Aumenta il divario fra poveri e ricchi? C’è chi specula sulla crisi? C’è davvero un futuro che sta andando in fumo? Ci sarà una nuova crisi di governo? Per il momento c’è allerta deficit!
Si sapeva che per finanziare la cancellazione dell’Imu ci sarebbe dovuto essere il taglio su altri fondi, ora si ha nel dettaglio la situazione e farne le spese sono l’occupazione (con un taglio di 250 milioni) e le energie rinnovabili con un “prelievo” di 300 milioni degli investimenti. Tra queste non mancano sforbiciate ai fondi per le assunzioni alla sicurezza; la riduzione delle risorse per la lotta all’evasione; e la scure da 300 milioni per la manutenzione ferroviaria. A quando il prossimo incidente ferroviario e le condoglianze dei politici? Intanto chi ha una casa di proprietà non paga l’Imu mentre i giovani una casa non l’avranno mai! Era davvero necessaria la cancellazione o serviva a mantenere in vita il governo esangue?
Prima di addentrarci una faccenda davvero complessa tra condanne e condoni, dobbiamo capire chi è Francesco Corallo, il re delle slot, costituitosi i primi d’agosto, dopo 14 mesi di latitanza. Figlio di Gaetano Corallo, amico del boss mafioso Nitto Santapaola condannato negli anni ottanta per associazione a delinquere nel processo per la scalata dei catanesi ai casinò del nord Italia. Naturalmente Francesco afferma che con il padre non ha contatti da anni. Quindi torna in Italia nel 2004, dopo anni trascorsi a fare affari in Sud America, e diventa in breve il principale protagonista del mercato di slot machine nel nostro Paese. Peccato che qualcosa non va nel verso giusto e spuntano presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm, guidata da Massimo Ponzellini.
Ponzellini è lo stesso, come riporta Il Fatto Quotidiano in data 17 novembre 2012:
Dopo la pubblicazione delle intercettazionidell’indagine sui fidi facili della Bpm, nelle quali si svelavano le raccomandazioni di Daniela Santanché, Ignazio La Russa, Paolo Romani e le pressioni per le pratiche di Paolo Berlusconi e Michela Vittoria Brambilla, nessuno ha verificato cosa sia successo ai crediti di politici, amici e familiari. La posizione di Paolo Berlusconi per esempio è rimasto un caso singolare. Il fratello dell’ex premier vanta una concessione personale di un milione di euro per cassa e gode sulla sua holding Pbf Srl di una linea di credito di ben 5 milioni di euro, interamente utilizzati, il cui rientro scade solo il 30 settembre del 2013. Una posizione generosa da parte di Bpm che si è garantita solo con una fideiussione personale di Paolo Berlusconi e con l’impegno della società di Paolo Berlusocni a usare i soldi che le deriveranno da un incasso futuro per un’operazione immobiliare: la Cascinazza. Solo il 26 settembre scorso, visto il protrarsi dei termini per la chiusura dell’operazione Cascinazza, Pbf ha rilasciato una garanzia ulteriore a Bpm. Nessuna ipoteca però ma solo un’altra lettera di Paolo Berlusconi che stavolta si impegna a cedere non solo i proventi dell’operazione Cascinazza, se mai si chiuderà, ma anche gli utili o i proventi della cessione delle quote sociali.
Nello stesso articolo de Il Fatto Quotidiano si legge ancora:
Secondo le intercettazioni telefoniche Massimo Ponzellini minacciava sfracelli con i suoi se “non sistemavano la roba della Brambilla”. Effettivamente il gruppo della famiglia dell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, composto dalla Sal che si occupa di commercio di prodotti ittici e dalla Trafilerie Brambilla può contare sulla Bpm. Il consiglio di gestione del 23 ottobre scorso ha analizzato la situazione e ha revocato la linea capital market da un milione di euro della Trafilerie Brambilla.
E ora “conosciamo” Ponzolini e Corallo possiamo addentrarci dentro il condono Letta che potrebbe consentire a Bplus, la società del re delle slot, di essere messa in vendita con un guadagno di circa 200 milioni che finirebbero nelle tasche di Corallo: condannato al condono!
Come scrive oggi Il Fatto Quotidiano:
Il condono che prevede la possibilità di sanare le penali per i disservizi del 2004-2007 con il 25 per cento del dovuto potrebbe sbloccare la partita: lo Stato incasserebbe 211 milioni di euro utili per coprire l’intervento sull’Imu, l’acquirente entrerebbe nel mercato più redditizio d’Europa dalla porta principale pagando poco più di 250 milioni (la differenza tra la valutazione della società e le penali scontate da pagare). E Francesco Corallo potrebbe tornare ai suoi casinò delle Antille con 200 milioni in tasca, anche se sarebbe costretto ad abbandonare la sua gallina dalle uova d’oro in mano ai concorrenti più graditi alle autorità italiane.
Ma solo dopo avere risolto i suoi problemi con la giustizia milanese che lo tiene agli arresti domiciliari per il caso dei prestiti facili della Bpm…
…La prefettura di Roma, il 26 luglio, ha sospeso temporaneamente la validità dell’informativa antimafia interdittiva del 24 settembre 2012, che aveva causato l’esclusione di Bplus dalla gara per le concessioni. Lo Stato non può fare a meno degli 800 milioni di euro di imposte versate ogni anno grazie alle macchinette di Bplus e quindi si era trovata una soluzione all’italiana: l’attribuzione del controllo a ‘Bplus Trust’, guidata dall’amministratore fiduciario, l’avvocato olandese Jeroen Veen, gradito alla proprietà. Entro il 15 novembre prossimo i giochi dovrebbero essere fatti su entrambi i tavoli: il condono e la cessione.
Uno è premier, l’altro sindaco di Firenze. Uno si trova a Genova, l’altro a Borgo Sisa, in provincia di Forlì. Letta e Renzi prendono la parola per una sfida a distanza, sui palchi di due diverse feste del Pd. Anche se sembra che un vincitore ci sia già: stando a Swg, infatti, Renzi è nettamente in vantaggio su Letta per quanto riguarda la popolarità riscossa negli italiani: 47 contro 43.
Enrico Letta, a Genova, ci tiene a specificare: “Quando discutiamo insieme nelle nostre Feste, vorrei che si partisse sempre da un’idea di fondo: questo è un governo per il quale sto dando tutto, la salute, il sangue, tutto. Ma non è il governo per cui ho fatto la campagna elettorale. La prossima campagna elettorale io la farò per un governo di centrosinistra”. Subito dopo ci tiene a smentire uno dei luoghi comuni sul suo carattere: “Io freddo? no”. Peccato che per esemplificare incappa in una gaffe calcistica che una parte del pubblico non può perdonargli: “Non sono mai mancato alla festa di Genova e ogni volta, nell’iniziare, ho sempre salutato la parte genoana che è gemellata con noi pisani. Un saluto ai rossoblu”, dice infatti letta. I presenti di fede sampdoriana fischiano. E il premier si difende: “no, visto che dicevano che sono freddo…”. Visto che il tema caldo di questi giorni è l’Imu, tiene a specificare: “L’Imu è una tassa iniqua e non progressiva, la Service Tax sarà più bassa e non sarà caricata sugli affittuari contro i proprietari. Risponderà a esigenze di equità e progressività”. E per quanto riguarda l’Iva promette di far di tutto per evitare l’aumento. Ma parla anche del ministro Kyenge: “La mia scelta, fatta in solitudine, di Cecile Kyenge al ministero della Integrazione sta cambiando il paese E’ stata una scelta necessaria” per combattere “il razzismo di ritorno”. Il tema successivo è il lavoro: “Con Camusso Bonanni e Angeletti ragionamento di prospettiva. Legge di stabilità sia scritta con un accordo su più salari e più competitività, rilanciando industria, economia e lavoro. Non voglio che la crescita sia senza lavoro, non bisogna più perdere posti di lavoro”. Ma non poteva mancare un riferimento a Berlusconi: “Non credo ci siano molti margini su vicenda Berlusconi. Separazione tra la vita del governo e queste vicende. Se si votasse oggi con il Porcellum e il tripolarismo non avremmo nuovamente una maggioranza”. Ha quindi sottolineato che “Governo non ha nulla da fare rispetto a vicende che sono di competenza del Senato”. Del resto: “La riforma della giustizia ha a che fare con le esigenze dei cittadini italiani. Ma anche su questo abbiamo fatto dei passi avanti, facendo scelte che erano nel programma del Pd”. Riguardo alla durata del governo spiega: “A una domanda che mi chiedeva la durata del governo ho risposto che non dovevo rispondere a questa questione, e che non mi davo scadenze, non che pensavo ad un governo di legislatura. Poi voi giornalisti fate passi avanti. Se non si può andare avanti e realizzare gli obbiettivi del governo, si va a casa, ma non senza aver cambiato la legge elettorale, altrimenti il paese sarebbe ingovernabile”. E ricorda che “La Corte costituzionale il 3 dicembre si riunirà e, finalmente dico io, dichiarerà incostituzionale il Porcellum”. Del resto, “Con un sistema come il nostro, con questo bicameralismo e questa legge elettorale, è ovvio che saranno larghe intese per sempre. Bisogna arrivare ad un’unica Camera con la metà dei parlamentari, un Senato composto dai rappresentanti di Regioni e Comuni”. E riguardo il suo partito: “Da vicesegretario del Pd ho vissuto nella sua evoluzione la fusione tra Margherita e Ds. Oggi siamo un partito unito”. Quindi: “Nel congresso discuteremo e ci confronteremo, ma alla fine siamo tutti democratici, tutti uniti insieme per lo stesso obiettivo. Con ragionamenti che ci portano al passato la gente ci inseguirebbe con il forcone”. E lancia un appello: “Concentriamoci sul progetto per l’Italia più che sulle regole. Evitiamo che il paese intero ci compatisca, la cosa più stupida che il partito potrebbe fare. Il segretario eletto si impegni a fare il segretario, compito molto significativo di per sé”. Parla anche della questione siriana: “L’utilizzo delle armi chimiche nei confronti della popolazione civile rappresenta crimine contro l’umanità. Iniziamo con una forte condanna di questo gesto”, ma sottolinea: “Condanna e reazione sulla Siria sono dovute e necessarie, ma nella cornice dell’Onu. In caso contrario non parteciperemo. Ma politicamente stiamo con Hollande e Obama, non con Assad”. Il premier coglie l’occasione anche per ringraziare il Presidente della Repubblica: “Non finiremo mai di ringraziare Giorgio Napolitano di quello che ha fatto per l’Italia. Non solo per la scelta dei senatori a vita, ma perché l’Italia non è andato alla deriva”. In precedenza, Letta aveva parlato all’Istituto italiano di tecnologia, dove ha parlato del tema della ricerca:
Matteo Renzi, a Borgo Sisa, ci tiene invece a iniziare sottolineando: “Basta con i referendum su Berlusconi, gli italiani meritano di più” e aggiunge: “Quest’estate i giornali erano pieni di questioni tecniche per gli avvocati, dall’indulto alla buona condotta, dalla Cassazione alla legge Severino”. E ha proseguito: “Poi con i falchi, le colombe e la pitonessa i giornali erano anche per gli appassionati di animali. Basta con questo gorillaio, gli italiani meritano di più del referendum su Silvio Berlusconi che va avanti da vent’anni. Bisogna voltare pagina”. Quello su cui preme il sindaco fiorentino è che la politica non ha raggiunto i suoi obiettivi: “Nessuno oggi è così ingenuo da non sapere che la politica non ha raggiunto tutti i suoi obiettivi. Abbiamo il diritto di chiedere che la politica torni a riscaldare le nostre anime”. Quello che Renzi vuole è il cambiamento: “O tutti insieme ci diamo una mossa e proviamo a cambiare Pd e l’Europa o non andiamo da nessuna parte”. E ancora: “Per archiviare la domanda sul futuro di Berlusconi c’è un solo modo: smettere di parlarne. In qualsiasi paese civile un leader condannato, specialmente per evasione fiscale, va a casa lui, non c’è bisogno della decadenza”. Ha quindi sottolineato: “Non dobbiamo avere la spocchia di giudicare chi ha votato Berlusconi, è il centrodestra che deve rispondere alla domanda se hanno mantenuto le promesse o no. L’unica promessa mantenuta, quella dell’abolizione dell’Imu, gliel’abbiamo fatta mantenere noi”. Anche il sindaco tocca il tema della durata del governo: “Tutti si chiedono quanto dura il Governo. Ma il problema non è quanto dura, ma cosa fa. Noi siamo con il Governo se fa le cose, non tifiamo contro”. Parla anche dell’Imu, “L’unica promessa che il Pdl è riuscito a mantenere” e “li abbiamo aiutati noi”. E sul futuro del PD “O tutti insieme ci diamo una smossa e proviamo a portare Pd e Italia o non si va da nessuna parte. La frontiera è esattamente dove sta il Pd”. E per quel che riguarda le correnti interne: “Se divento segretario la prima cosa che rottamiamo sono le correnti”.
“Palazzo Chigi smentisce le indiscrezioni su nuove ipotesi di tassazione sulle seconde case, per coprire il provvedimento sull’Imu, riportate su alcuni giornali stamane. Tali indiscrezioni evidentemente si riferiscono a bozze circolate nei giorni scorsi e che non faranno parte del provvedimento che sara’ in Gazzetta Ufficiale”.
Si è gridato all’abolizione della tassa sulla prima casa, si è sbandierato la diminuzione della pressione fiscale e si è brindato al successo della politica del Pdl! Bene, ora è tempo di pagare i conti… quelli salati. I possessori di seconde abitazioni non affittate sono in procinto di ricevere il “taglio della testa” con buona pace al “tasso delle imposte”. Infatti con l’abolizione dell’Imu si è ripristinata una tassa tagliata dal governo Monti che invece aveva incluso dentro alla tassazione Imu anche l’imponibile Irpef del “reddito fondiario” per immobili non locati. Il che suona come una vera e propria minaccia per tutti i possessori di una seconda o terza casa non locata. Il semplice possesso di un immobile – se non utilizzato come abitazione principale – è da considerare comunque come possibile fonte di reddito. Un reddito presunto, ma pur sempre reddito. In tempo di crisi, di mercato immobiliare immobile, si ritiene un “lusso” avere una casa sfitta e quindi la si tassa come se fosse fonte di reddito. Ad essere colpite sono tecnicamente tutte le case acquistate e non adibite ad abitazione principale. È il caso di appartamenti in attesa di essere locati, o utilizzati come alloggio temporaneo senza residenza, o occupati da familiari. O, appunto, le cosiddette case-vacanze.
Però rallegriamoci abbiamo abolito l’IMU!
Si dice che Berlusconi sia ai ferri corti con i suoi… E’ proprio il suo elettorato ad avere le seconde o terze case, molte al mare e in montagna. Per tutti i possessori di una seconda abitazione quindi, ora l’abolizione dell’Imu, non è più un regalo, ma un inferno, perché rischiano di pagare più dell’anno precedente.
In più i ministri del Pdl avevano assicurato il loro leader che il decreto avrebbe previsto la cancellazione di entrambe le rate Imu del 2013. Il testo, al contrario, prevede soltanto l’abolizione della prima per le abitazioni principali e della seconda per i fabbricati industriali. Tenendo in conto che per le prime case si dovrà aspettare il decreto di accompagnamento della Legge di Stabilità, previsto per metà ottobre.
Come riferito da Libero, Berlusconi ieri “ha quasi sventrato Angelino Alfano e Renato Brunetta, perché nulla di quello che gli avevano raccontato era contenuto nel decreto. Alfano è cascato dalle nuvole, e con lui tutti i ministri del Pdl, che sostengono di non aver mai discusso e visto la norma sulla tassazione delle seconde case”. Strigliati dal Cavaliere, si sono rivolti a un ignaro Dario Franceschini e, perfino, al premier Enrico Letta, che, secondo il quotidiano di Maurizio Belpietro, avrebbe detto arrabbiato: “Quell’articolo deve saltare”.
Chi ha colpa dunque? Come riportato ancora da Libero, s’è scaricata la responsabilità “sul povero Fabrizio Saccomanni, presunto autore dell’attentato. Ma qualcuno ha pensato a un brutto scherzo di Fassina”. Come che sia, è impresa impari cassare l’articolo ora che il decreto legge è alla firma di Napolitano, tanto più che nessuno sarebbe in grado, in poche ore, di reperire una copertura da 1 miliardo e 374 milioni: perché tanto vale quella che è già stata ribatezzata la “stangata sulle seconde case”.
Si sarebbe dovuta chiamare Taser, l’erede dell’Imu, ma poi nelle stanze dei bottoni qualcuno si è accorto che non era certo un bel nome! Se si digita su google si scopre facilmente, per chi non lo sa, che Taser è un’arma da difesa che fa uso dell’elettricità per far contrarre i muscoli del soggetto colpito. Se ne sono accorti anche su internet che qualcosa non andava, insomma oltre al pagamento la beffa:
Si è quindi deciso di tornare a un bel nome rassicurante, che ben si sposa con il governo di servizio ai cittadini: “Service tax”.
Naturalmente ora sul web il dibattito è su tutti gli studenti fuori sede che saranno costretti a pagare la tassa sulla casa in affitto o chi non può mettersi una casa e quindi sceglie la locazione piuttosto che l’acquisto:
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