Aiuti di Stato illeciti alle banche? Se lo chiede Bruxelles

Banca-d’Italia-tuttacronacaE’ la Commissione europea a chiedersi se la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia non sia, in realtà, un paravento dietro cui nascondere illeciti aiuti di Stato alle banche. E proprio per vederci chiaro ha inviato una lettera al ministero dell’Economia per chiedere delucidazioni. Ad essere sotto esame è un decreto che l’ex ministro Saccomanni avrebbe omesso di notificare a Bruxelles e che prevede in particolare la rivalutazione da 300 milioni di lire a 7,5 miliardi di euro delle quote di via Nazionale, in possesso di molti istituti. La riforma vieta di detenere più del 3% del capitale. Come spiega Repubblica, sopra questa soglia sono in particolare Intesa-SanPaolo e Unicredit, ma anche Generali, Cassa di risparmio di Bologna, Inps e Carige. Il decreto prevede la dismissione delle quote eccedenti che, se non trovano investitori sul mercato, possono essere acquistate “temporaneamente” dalla Banca d’Italia stessa. Non solo, vi è anche nn’altra norma che prevede la possibilità della distribuzione di un dividendo, da parte della Banca d’Italia, fino al 6% del valore di ogni singola quota. Dalla rivalutazione il Tesoro ha incassato un extragettito fiscale. Ancora il quotidiano Repubblica cita in particolare la denuncia dell’eurodeputato dell’Idv, Niccolò Rinaldi ma sul tavolo della commissione ve ne sarebbe almeno un’altra: quella delle due associazioni di consumatori Adusbef-Federconsumatori che all’inizio del mese avevano presentato un esposto a circa 130 procure generali e alla Corte dei Conti contro la riforma della Banca d’Italia. Elio Lannutti, presidente di Adusbef, afferma: “Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi la mail della Commissione Europea. C’è indicato un indirizzo al quale mandare ulteriore documentazione. Ho anche chiamato il funzionario e posso dare la conferma che sul tema si è attivata la commissione”. L’articolo di Repubblica, che evidenzia come “per ora Bruxelles non salta alla conclusioni, perché il caso Bankitalia è appena agli inizi”, sostiene che al di là delle segnalazioni le autorità europee avevano comunque notato l’operazione, in considerazione anche dell’esame che l’Eba – l’autorità europea sulle banche – sui bilanci degli istituti.

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E’ arrivata l’ora del rimpasto? Saccomanni resta, saltano 4 ministri

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La direzione nazionale del Pd di domani sarà incandescente. Queste sono le previsioni per il duro faccia a faccia che domani ci sarà al Nazareno tra Enrico Letta e Matteo Renzi. Ora il Premier dovrà far attenzione al fuoco amico, il più pericoloso. Secondo alcune indiscrezioni raccontate ad Affaritaliani.it da un parlamentare democratico molto vicino al premier, dovrebbe annunciare il suo “rimpasto”.

“Il presidente del Consiglio è pronto. Molto probabilmente nel suo intervento di domani alla Direzione Nazionale del Pd annuncerà il rimpasto di governo”, afferma il dem. Il piano di Letta prevede un accordo con Renzi sulle riforme mentre l’esecutivo proseguirà la sua strada con l’agenda politico-economica.  Il cerchio verrà chiuso con il programma per il 2014, che includerà un’accelerazione sui temi economici, del lavoro e del Welfare. Ma per ripartire con l’azione di governo il premier ha intenzione di rinnovare la squadra dei ministri. Secondo quanto racconta un parlamentare democratico a stretto contatto con Letta, le teste pronte a saltare sarebbero 3 o 4. Certamente c’è da trovare un nuovo responsabile delle Politiche Agricole, dopo le dimissioni di Nunzia De Girolamo. E in pole rimane il renziano ex prodiano Ernesto Carbone. A rischio sarebbero anche Flavio Zanonato e Cecile Kyenge.

Promozione possibile per Graziano Delrio, stimatissimo dal sindaco di Firenze. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni dovrebbe restare invece al suo posto. “Con l’Europa dobbiamo essere credibili in termini di riduzione del deficit e del debito e per il contenimento della spesa pubblica. Per questo motivo – spiega la fonte lettiana – e per cercare di ottenere l’uscita della spesa per gli investimenti dal patto di stabilità Ue, serve continuità”. Quindi in Via XX Settembre non dovrebbero esserci novità, se non il rimpiazzo del viceministro Stefano Fassina.

Niente prelievo sugli stipendi dei prof? Il governo ci prova con i bidelli

bidello-tuttacronacaIl governo non metterà le mani in tasca agli insegnanti… ora ci prova con il personale non docente, ossia soprattutto bidelli e chi nella scuola fa lavoro di segreteria. La denuncia arriva dai sindacati che fanno riferimento a una circolare del ministero dell’Istruzione nella quale si chiede la restituzione al personale ausiliario, tecnico e amministrativo della scuola dell’incentivo economico, stabilito con un accordo del 2011, per mansioni che vanno oltre i normali compiti. Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola, ha affermato: “Noi impugneremo questo provvedimento perché  ingiusto, iniquo e offensivo. Riguarda il personale Ata, personale che ha delle retribuzioni tali che gridano vendetta al cielo!” Quello che prevede la circolare è il prelievo degli aumenti contrattuali legati alla professionalità (incentivi che vanno da un minimo di 600 a un massimo di 1.800 euro annui che si tra traducono mensilmente in una cifra che va dai 50 ai 150 euro). Ad essere interessate potrebbero essere 8mila persone e nel frattempo la Uil scuola ha già inviato una lettera al ministro Carrozza nella quale viene sollecitato il ritiro del provvedimento. “Va evitato – dice – un altro pasticcio”.

Marcia indietro sugli insegnanti! Il governo ha rischiato di farsi male da solo

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Gli insegnanti non restituiranno i 150 euro”: il Governo fa marcia indietro. Alla fine il Governo ha fatto marcia indietro sugli insegnanti: dalla riunione a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza è arrivata la decisione di sospendere il provvedimento che imponeva la restituzione degli scatti di anzianità del 2012. Il flash dell’Ansa è delle 10 e un quarto, a inizio mattinata il vicepremier Angelino Alfano aveva già rassicurato gli insegnanti e, di riflesso, l’alleato di maggioranza, il Pd che storicamente rappresenta la categoria: ”In questo modo il governo rischia di farsi male da solo. Entreremo nel merito della vicenda, i cui dettagli ancora non conosciamo, per evitare che si verifichi il prelievo”, aveva affermato Alfano, intervenuto alla “Telefonata” su Canale 5.

Tagli allo stipendio degli insegnanti: 150 euro in meno

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Ritorno amaro tra i banchi per gli insegnanti italiani che si sono trovati di fronte al taglio di 150 euro di stipendio. Il taglio è stato operato dal ministero dell’Economia  che chiede la restituzione degli scatti stipendiali già percepiti nel 2013 con una trattenuta appunto di 150 euro mensili, a partire da gennaio. Immediata l’ira dei docenti che si vedono così negare un diritto già acquisito, ma soprattutto la richiesta ha fatto anche sorgere un vero scontro all’interno del governo con il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che si è schierata al fianco degli insegnanti e ha scritto immediatamente al collega Saccomanni.  Ma se i membri di un esecutivo si scontrano tra loro come è possibile governare un Paese ed effettuare delle riforme? Se non c’è coesione e un indirizzo unitario come si riesce a trovare un’intesa che consenta di dettare un agenda sul prossimo anno? Intanto al fianco dei lavoratori della scuola si sono schierati anche i sindacati che minacciano lo sciopero.

I sindacati già da giorni protestano con forza. «Le istruzioni impartite dal Ministero dell’Economia per un graduale recupero degli scatti maturati nel 2012 costituiscono una decisione inaccettabile che va bloccata, una vera e propria provocazione che se attuata non potrà rimanere senza risposta» ha tuonato il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima. E dalla Gilda è arrivato un aut aut: «Siamo stanchi di aspettare: vengano restituiti ai docenti gli scatti stipendiali 2012 o sarà sciopero generale». Per la Flc-Cgil si assiste «ancora una volta a un pesante intervento sui diritti acquisiti dei lavoratori della scuola, che saranno costretti a restituire le somme legittimamente e giustamente percepite». «La scuola – ricorda il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo – ha già contribuito pesantemente al risanamento dei conti pubblici, finanziandolo con i tagli di personale (8 miliardi di euro), con il blocco del contratto di lavoro, con il taglio del salario e con l’aumento dei carichi di lavoro». Il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, parla di «situazione gravissima, mai accaduta prima». La nota del ministero dell’Economia del 27 dicembre – ricorda – «produce come effetto che, senza che nessuno sia stato avvertito, senza che sia stata fornita nessuna spiegazione, si procede con il prelievo nello stipendio. Come a dire, poichè la scuola è centrale nelle scelte di Governo, apriamo il nuovo anno togliendo parte della retribuzione di quelli che l’avevano legittimamente percepita, perchè le regole sono cambiate. Il decreto, che viene interpretato in modo retroattivo, è di novembre e decide di togliere gli aumenti maturati a gennaio. Ed è qui il pasticcio vero, con un Governo che, in questa vicenda, infila un errore dopo l’altro, trattando il personale della scuola anziché come lavoratori titolari di diritti, come sudditi».

Bombe carta a Roma: la manifestazione a La Sapienza raggiunge i tetti

la sapienza-manifestazione-tuttacronacaNon si placano le proteste in Italia e oggi gli studenti de La Sapienza sono scesi in piazza. L’occasione è la manifestazione contro la Conferenza Nazionale sulla Green Economy che si svolge nell’aula magna. I giovani hanno sfondato le transenne e lanciato bombe carta mentre le forze dell’ordine difendono l’ingresso. All’interno dell’Aula magna sono presenti i ministri Saccomanni, Orlando, Lorenzin, Giovannini, e altri sono attesi. I lavori della conferenza nel frattempo proseguono ed è stato trasmesso anche un video messaggio del premier Enrico Letta. Alcuni studenti tra quelli che protestano all’Università la Sapienza sono anche saliti sul tetto della facoltà di Fisica esponendo uno striscione. Tra gli studenti in protesta anche diversi specializzandi di Medicina che lamentano i tagli alle borse di studio. “Questa è l’ennesima passerella odiosa – spiegano – un incontro vergognoso, mentre la ricerca è asservita agli interessi dei privati”.  Ma durante la manifestazione sarebbero anche stati fermati due studenti mentre la polizia avrebbe effettuato delle cariche, stnado a quanto raccontano gli stessi giovani mentre, in corteo, accerchiano l’Aula Magna dell’ateneo dove l’incontro si svolge. La polizia sta presidiando la zona ed il corteo è stato momentaneamente bloccato. Gli studenti urlano “bella scena la celere che carica gli studenti all’università. Non ce ne andiamo finchè non ci restituite i nostri compagni”.

Saccomanni: la Stabilità non si tocca!

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Non si modificherà. la Stabilità resta com’è? E’ il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni al suo arrivo alla sede del Consiglio europeo per l’Eurogruppo ad affermare:

“Spiegherò bene le misure che abbiamo preso negli ultimi giorni, dal 15 ottobre a oggi sono accadute molte cose come privatizzazioni, spending review e il progetto quote Bankitalia, che secondo noi rispondono a richieste Ue”:

Saccomanni ha poi aggiunto che le misure prese “vanno incontro alle richieste della commissione europea” e ha ricordato il commento del presidente eurogruppo Jeroen Dijsselbloem sull’Italia che ha detto come “non sia stata avanzata nessuna richiesta di modifica dei progetti di bilancio”. L’impegno del ministro è tutto per la riduzione dello “stock del debito e tutto è utile perché una volta che scende, se le politiche sono virtuose, non sale”.

Per quanto riguarda le disposizioni per il rientro dei capitali all’estero, Saccomanni ribadisce che non rappresentano “un condono e neppure uno scudo” spiegando che si tratta di un intervento strutturale perché incide nelle relazioni dello Stato con il contribuente “distinguendo tra il contribuente onesto e collaborativo e il contribuente non collaborativo”.

Chissà se dopo le spiegazioni di Saccomanni non ci saranno più macchie sulla Stabilità italiana?

Tagli alla sanità… necessari dopo la bocciatura Ue!

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Bruxelles ordina e il Governo corre ai ripari. Così Carlo Cottarelli, doppo la bocciatura della Legge di Stabilità da parte della Commissione Ue, ha pronto un piano di riduzione della spesa pubblica. Obiettivo: recuperare 2-3 mld di euro immediatamente. Mirino puntato sulla Sanità. Previsione: arrivare a 1-1,5 mld di tagli nel 2014, ma è solo l’inizio! La carta che il ministro dell’Economia Saccomanni potrà giocarsi già alla riunione dell’Eurogruppo di venerdì è la realizzazione nel 2014 di risparmi da 1,5 mld contro i 600 mln prudenzialmente cifrati nella legge di Stabilità. E non è escluso che l’asticella dei tagli, fino al 2015, possa salire ancora. Insomma, si raschia il fondo e a rimpolpare le casse dello Stato, arriva pure il super-acconto dei contribuenti. Il Fisco bussa alla porta di venti milioni di cittadini: un esercito che entro i prossimi 15 giorni (entro il 2 dicembre) tra Irpef, Irap e Ires farà confluire 34 mld di euro nelle tasche del Tesoro. Si rischia davvero il collasso.

Saccomanni dal ristorante al Parlamento

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Si parlerebbe un presunto comportamento offensivo da parte del ministro Saccomanni nei confronti di Silvio Berlusconi, almeno secondo la versione riportata sulle pagine di Libero dove ha trovato spazio anche una lettera di un cittadino che racconterebbe la sua esperienza di “vicino di tavolo” del ministro dell’Economia:

Buongiorno, sono quasi certo che non pubblicherete questa mia, ma desidero raccontarvi brevemente, con molta amarezza, quanto mi è accaduto. Sabato 9.11.2013 ero a pranzo in un ristorante in Toscana. Accanto al tavolo dove ero seduto con mia moglie, si sono accomodati il ministro Saccomanni, sua moglie ed altre due coppie di loro amici, anch’essi noti. Molto rumorosi, poco discreti è dire poco. Eravamo a pranzo avanzato, quindi per una buona mezz’ora ci siamo dovuti sorbire i loro commenti sulla compagna di Berlusconi e mogli di vari altri politici, tutte le colpe del Pdl e menate varie; il tutto a voce alta e senza discrezione alcuna. Il top è stato quando uno dei suoi amici, a voce alta dice: «Che bello vedere che a Berlusconi gli stanno facendo un c**o come una capanna», e giù risate compiaciute da parte degli altri cinque. Inutile commentare.

Immediata la replica di Brunetta che ha presentato un’interrogazione in Parlamento per verificare se questi fatti  “corrispondano al vero, vista la non smentita, ad oggi, del ministro dell’Economia e delle Finanze; se si ritiene opportuno che un membro del governo si renda protagonista di un fatto cosi’ increscioso, che tende a colpire, ridicolizzare e demolire l’immagine del leader di una delle forze che sostengono il medesimo governo, nonché l’intero partito del ‘Popolo della Libertà” e, di conseguenza, tutti i suoi elettori; quali interventi intenda adottare il presidente del Consiglio, nell’ambito della sua responsabilità in merito alla tutela dell’unita’ dell’indirizzo e politico amministrativo del governo, per stigmatizzare tale comportamento e per impedire che episodi del genere non si verifichino in futuro”, così ha poi concluso Brunetta.

La ripresa che non ci sarà e la crisi del commercio!

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«Il 2014 non sarà certo l’anno di una ripresa sostanziale», il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio,  nel suo intervento nella giornata di mobilitazione nazionale per la legalità, ha parlato di abusivismo, contraffazione e della crisi che per le imprese continua a farsi sentire ancora molto forte. «Non sarà l’anno della ripresa — ha aggiunto Sangalli — anche per gli effetti di una legge di stabilità, che se non verrà corretta in parlamento, lascerà di fatto irrisolti i problemi strutturali della nostra economia, e soprattutto non avvierà quella stagione di riforme che auspichiamo da tempo». Poi l’intervento di Sangalli si è occupato di legalità: «Sette esercizi su 100 sono abusivi — ha spiegato — nei mercati ambulanti del Mezzogiorno si arriva a un abusivo su tre. Siamo in una situazione di allarme rosso e chiediamo, dunque, tolleranza zero contro ogni forma di illegalità».

Come spiega il Corriere della Sera:

Confcommercio ha realizzato infatti un’indagine su dati Istat e Censis che ha analizzato i riflessi economici dei mercati irregolari. Si tratta di «stime per difetto», ha fatto sapere l’associazione secondo cui a causa dell’illegalità rischiano di sparire 43.000 negozi regolari all’anno, insieme a 79.000 lavoratori. Lo studio, presentato dal direttore Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, evidenzia inoltre che il fatturato sottratto al commercio al dettaglio legale nel 2013 dovrebbe attestarsi a 8,8 miliardi di euro, pari al 4,9% del fatturato regolare. Il dato dell’illegalità nel commercio, ha spiegato Bella, «è molto superiore al Sud e nelle Isole rispetto al resto del paese». Riguardo al settore turistico, bar e ristoranti, nel 2013, il fatturato abusivo nel 2013 dovrebbe attestarsi a circa 5,2 miliardi, il 10% del volume d’affari del settore ( con rischio sopravvivenza per 27.000 imprese e 106.000 occupati regolari).

«Tanti imprenditori — ha aggiunto Sangalli — abituati da sempre a rimboccarsi le maniche hanno, lasciatemelo dire, incredibilmente ancora fiducia. Non chiedono allo Stato di lavorare per loro ma si meritano, e noi lo chiediamo a gran voce, una vita decisamente più facile, meno onerosa e più sicura nell’esercizio delle loro attività».

La risposta del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, a Roma per l’inaugurazione dell’anno di studi 2013/2014 della Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza non si è fatta attendere: «Dopo una grave e prolungata crisi l’attività economica dell’Italia si sta stabilizzando e il paese si sta avviando ad una graduale ripresa. Nel 2014 — ha aggiunto — la dinamica del prodotto è stimata pari all’1,1%. A partire dal 2015 la crescita del Pil si porterebbe sui livelli vicini al 2%». Per quanto riguarda la legge di Stabilità il ministro è stato chiaro. «Non abbiamo a disposizione soluzioni semplici per reperire ulteriori risorse e concedere sgravi fiscali più ampi — ha detto —. Ora spetta al parlamento approvare la legge apportando quei miglioramenti considerati necessari nel rispetto dei saldi. L’elevato numero emendamenti non ci spaventa».

Chi difende i pensionati?

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L’autunno caldo, o meglio l’inverno di fuoco. C’è chi in Italia ha iniziato a puntualizzare e a far venire al pettine i nodi, ma soprattutto le differenze tra pensioni d’oro e pensioni sudate, tra chi ha usufruito di scivoli e chi invece ha costruito anno dopo anno la propria pensione. Così Franco Abruzzo nominato presidente del “Movimento nazionale pensionati per l’Italia”, prova a chiarire il concetto:

Lo sport nazionale è quello di colpire i pensionati, che hanno costruito il loro reddito con il lavoro, mentre il Governo Letta/Alfano e il Pd afflitto da populismo e demagogia nulla dicono sullo Stato che riesce a incassare solo 69 miliardi dei 737 miliardi di tasse accertate e notificate.

L’ultima è di queste ore.

Aumenteranno benzina e gasolio perché lo Stato non è il grado neppure di farsi pagare dai bicazzieri legalizzati concessionari di slot machine il dovuto di multe su cui Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni avevano già fatto lo sconto del 70%, accontentandosi di 233 milioni invece del miliardo e 165 milioni dovuti.

La cifra cui ha rinunciato lo Stato, oltre 900 milioni, in un colpo solo è ben superiore a qualsiasi contributo di solidarietà eppure i biscazzieri non sono contenti e vogliono lo sconto dell’80%.

Cosa fa Letta senza attributi? China la testa e sevizia i pensionati che non si sanno difendere. Altro che palle d’acciaio, qui siamo a canne al vento.

Invece serve una politica “MANETTARA” contro evasori, mafiosi e percettori di redditi clandestini, che succhiano ogni anno 500 miliardi di euro ai cittadini onesti. Gli espropri proletari sono una brutta pagina della cronaca italiana”.

Mentre il Tribunale di Palermo ha dichiarato non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del blocco della perequazione automatica delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps ordinando la immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, il Governo Letta/Alfano e il Pd si apprestano a colpire le pensioni costruite con il lavoro con un prelievo bocciato dalla Corte costituzionale, mentre nulla decidono sul fronte della battaglia contro gli evasori/ladri, contro i mafiosi e contro i percettori di redditi clandestini, una miniera calcolata dalla Banca d’Italia in almeno 500 miliardi di euro.

Il Governo e i gruppi parlamentari nulla hanno previsto sul fronte repressivo contro chi ruba al Popolo italiano. L’ultimo scandalo romano dell’Atac e il contemporaneo aumento del costo delle pensioni della casta suggeriscono una politica altamente repressiva. Servono una politica “MANETTARA” contro chi succhia miliardi di euro ai cittadini onesti e una politica di scelte concrete e di immediata efficacia in direzione del potenziamento al cubo delle attività della Direzione delle entrate, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato. I gruppi parlamentari non dicono nulla sullo Stato che riesce a incassare solo 69 miliardi dei 737 miliardi di tasse accertate e notificate”.

La Corte costituzionale, con la sentenza 116/2013, ha cancellato i tagli alle pensioni sopra i 90 mila euro, perché la normativa rappresentava “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini (i pensionati)”. In sostanza se lo Stato ha bisogno DI RISORSE ECONOMICHE devono pagare tutti, pensionati e lavoratori attivi.

Non è più possibile mettere sotto torchio soltanto i pensionati. L’assunto è semplice e chiaro. E’ una perdita di tempo, quindi, discutere su quali e quanti tagli effettuare in danno dei pensionati. Lo Stato deve scegliere gli obiettivi per far cassa utilizzando soprattutto l’arma della confisca in tempi rapidissimi. Qualcuno dovrebbe sottolineare al Governo Letta/Alfano e al Pd:

a) che l’uguaglianza di trattamento è un valore costituzionale fondamentale tra cittadini in quiescenza e cittadini in attività;

b) che LO STATO PUO’ RECUPERARE I QUATTRINI UTILI AL RILANCIO DELL’OCCUPAZIONE E DELLO SVILUPPO COLPENDO LE MAFIE E I LADRI (=EVASORI).

I signori parlamentari del Pd non HANNO DISTINTO LE pensioni costruite con il lavoro da quelle frutto di leggi e leggine ad personas. Sparare sul mucchio è molto facile, ma non è equilibrato e giusto. Gli espropri proletari sono una brutta pagina della cronaca italiana.

Falcidiate le partite Iva! Dove è l’uscita dal tunnel?

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Dove siamo diretti? Secondo Saccomanni fuori dal tunnel anche se i dati parlano davvero di una realtà diversa. Le partite Iva dal 2008 al giugno 2013, secondo la Cgil, sono crollate di circa 400mila unità. Si sono persi quindi 400mila lavoratori indipendenti. «A differenza dei lavoratori dipendenti – rileva il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi – quando un autonomo chiude l’attività non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito. Tranne i collaboratori a progetto che possono contare su un indennizzo una tantum, le partite Iva non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione, di nessuna forma di cassa integrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso si ritrovano soli con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare».

«In proporzione – prosegue Bortolussi – la crisi ha colpito in maniera più evidente il mondo delle partite Iva rispetto a quello del lavoro dipendente. Se in termini assoluti la platea dei subordinati ha perso ben 583.000 lavoratori, la variazione percentuale, invece, è diminuita solo del 3,3 per cento, mentre l’incidenza percentuale della perdita dei posti di lavoro sul totale della categoria si è fermata al 3,5 per cento. Tassi, questi ultimi, che sono meno della metà di quelli registrati dai lavoratori indipendenti».

Chi penserà a questo nuovo tunnel italiano?

In un lustro è crollato il popolo delle partite Iva: dal 2008 al giugno del 2013, secondo la Cgia, hanno cessato l’attività 400 mila lavoratori indipendenti. In questi cinque anni e mezzo di crisi economica la contrazione è stata del 6,7%. Sempre nello stesso periodo di tempo, ogni 100 lavoratori autonomi, ben 7,2 hanno cessato l’attività. Al 30 giugno di quest’anno il cosiddetto popolo delle partite Iva ammontava a 5.559.000 lavoratori. «A differenza dei lavoratori dipendenti – rileva il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi – quando un autonomo chiude l’attività non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito. Tranne i collaboratori a progetto che possono contare su un indennizzo una tantum, le partite Iva non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione, di nessuna forma di cassa integrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare». Una situazione di difficoltà, ricorda la Cgia, che, purtroppo, ha spinto in questi ultimi anni molti piccoli imprenditori a compiere dei gesti estremi dettati dalla disperazione. «In proporzione – prosegue Bortolussi – la crisi ha colpito in maniera più evidente il mondo delle partite Iva rispetto a quello del lavoro dipendente. Se in termini assoluti la platea dei subordinati ha perso ben 583.000 lavoratori, la variazione percentuale, invece, è diminuita solo del 3,3 per cento, mentre l’incidenza percentuale della perdita dei posti di lavoro sul totale della categoria si è fermata al 3,5 per cento. Tassi, questi ultimi, che sono meno della metà di quelli registrati dai lavoratori indipendenti».

La contrazione  in questi ultimi cinque anni e mezzo,è stata del 9,9%. Male anche l’andamento dei coadiuvanti familiari, ovvero i collaboratori familiari: la riduzione è stata di 78.000 unità (-19,4%). Anche i collaboratori occasionali o a progetto hanno subito un deciso ridimensionamento: la riduzione occupazionale è stata di 56.000 unità (-12%). Così pure per gli imprenditori, vale a dire i soggetti a capo di attività strutturate con dipendenti, sono diminuiti di 37.000 unità (-12,9%). Le uniche categorie che hanno registrato risultati positivi sono stati i soci delle cooperative (+ 2.000 unità, pari al +6,2%) e, soprattutto, i liberi professionisti. Il numero degli iscritti agli ordini e ai collegi professionali sono aumentati di 125.000 unità (+10,7%). «Verosimilmente – conclude Bortolussi – la tendenza positiva fatta segnare dai liberi professionisti potrebbe essere riconducibile sia all’aumento del numero di coloro che hanno deciso di mettersi in proprio non avendo nessun’altra alternativa per entrare nel mercato del lavoro, sia all’incremento delle cosiddette false partite Iva. In riferimento a quest’ultimo caso, ci si riferisce, ad esempio, a quei giovani che in questi ultimi anni hanno prestato la propria attività come veri e propri lavoratori subordinati, nonostante fossero a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi. Una modalità, quest’ultima, molto praticata soprattutto nel Pubblico impiego». Infine, segnala la Cgia, a livello territoriale è stato il Nordovest ha registrare la caduta occupazione più forte tra gli autonomi (-7,9%), mentre il Centro è stata l’area geografica meno investita dalla crisi, nonostante la contrazione sia stata di tutto rispetto: – 4,1%. (fonte: Ansa)

I conti non tornano e torna l’Imu?

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Torna l’incubo Imu. L’esenzione della seconda rata dell’odiata tassa sulla casa sarebbe a rischio: per il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sarebbe infatti a dir poco arduo reperire i fondi necessari per l’eliminazione totale dell’imposta. Per dire addio alla tassa su abitazioni principali, terreni agricoli e fabbricati rurali servono 2,4 miliardi di euro. Il titolare del dicastero di via XX Settembre ha espresso i suoi dubbi incontrando i cronisti a Londra dopo un vertice con il governatore della Banca d’Inghilterra.

Pilato non è morto, ha cambiato faccia e continua a lavarsi le mani

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Dopo il pranzo sembra che ci sia stato il lavacro. Enrico Letta, Angelino Alfano e Fabrizio Saccomanni rimandano il problema al Parlamento: i 14 euro del famoso cuneo fiscale saranno, nel caso che si trovino soluzioni per le coperture, alzati in Parlamento. Non sarà quindi il governo a cambiare la Legge di Stabilità nel nucleo centrale che prevedeva di aumentare la busta paga e quindi riavviare i consumi ormai contratti.

“Spetta al Parlamento definire la platea dei destinatari nell’intervento della legge di stabilità sul cuneo fiscale con l’obiettivo di rendere ”più incisivi” gli effetti del provvedimento”. D’altra parte, osservano fonti di Palazzo Chigi, “il premier stesso ha più volte spiegato che la manovra ha un cammino in due tempi, il primo spetta all’esecutivo, il secondo al Parlamento”.

Ma perchè rimandare al parlamento? Per tenere in vita il Governo?

“Avanti pancia a terra”, così Letta dopo la pace con Fassina

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“L’incontro è stato positivo. Ora avanti pancia a terra”, secondo fonti di Palazzo Chigi, ha commentato così il premier Enrico Letta le dimissioni scongiurate da parte di Stefano Fassina. Ora il vice ministro seguirà la legge di Stabilità in Parlamento e il confronto con le parti sociali per migliorarla. Letta e Fassina hanno “ragionato su come superare i problemi di collegialità che Fassina ha posto”. Letta ha incontrato il vice ministro a sorpresa il 19 ottobre visto che inizialmente l’incontro era in programma per lunedì. Letta e Fassina, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, “hanno esaminato insieme il complesso della situazione e valutato come gestire ora sia il passaggio della legge di stabilità che il vice ministro seguirà in Parlamento sia il confronto con le parti sociali per migliorarla”. Premier e vice ministro, riferiscono le stesse fonti, “hanno anche ragionato su come superare i problemi di collegialità posti da Fassina”.

La stabilità che destabilizza il Governo: Fassina pronto alle dimissioni?

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Avrebbe deciso Stefano Fassina! Secondo le indiscrezioni raccolte  dall’Huffington Post in ambienti politici il vice ministro all’Economia, ha già pronte le dimissioni e attenderebbe solo il ritorno di Letta dagli Stati Uniti per presentarle. Alla base della decisione ci sarebbe l’estromissione a cui il vice di Saccomanni sarebbe stato “sottoposto” in occasione dei lavori preparatori per la legge di stabilità.  Provvedimento che, anche in base alle deleghe ricevute, avrebbe dovuto seguire e difendere durante l’iter parlamentare che inizierà in Senato il prossimo 22 ottobre. Del resto Fassina non ha nascosto di non condividere quasi nulla dell’impianto della manovra che Letta e Saccomanni si preparano a firmare. In un durissimo post pubblicato solo ieri proprio su Huffpost, Fassina ha praticamente smontato pezzo per pezzo la legge di stabilità.

La stabilità destabilizza il Governo?

I nostri 7 giorni: le foglie autunnali cadono e le notizie piovono

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Le prime foglie autunnali sono già cadute e finalmente si è raddrizzata anche la Concordia. Tra lacrime, applausi e abbracci,è saltato fuori anche un graffito. Tanta commozione per quella che sembrava un’impresa impossibile e che invece, con sudore e determinazione, è stata portata a termine. La dura lotta contro lo scheletro di una nave ferita a morte ad averla vinta, per ora è stata l’intelligenza e la capacità umana. Una vittoria, un traguardo che alcuni hanno paragonato al rinascita dell’Italia… ma è stato immediatamente bacchettato. C’è chi invece la sua lotta la sta combattendo in un letto d’ospedale dopo un tragico incidente e, così, la sua compagna coraggiosamente lancia un messaggio in rete per continuare a sperare che un domani ci possa ancora essere anche per Fabio. Si appella a Ligabue, alla sua musica, alla sua voce affinché possa lanciare un appello per fare uscire dal tunnel quel poliziotto sfortunato che si è trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato. E sono molti i politici che al loro posto non vogliono starci, Saccomanni oggi ha posto le sue regole, mentre scriveva già le sue dimissioni. C’è anche chi invece a quella poltrona ci è affezionato da 20 anni e di lasciarla non ha proprio voglia, eppure stavolta sembra che non riesca a salvarlo né l’esercito, né un miracolo. Ma d’altra parte sembra che la crisi ci sia anche per i  fenomeni soprannaturali tanto che c’è chi ha deciso di piombare dal cielo sulla papamobile per cercare di essere assunto come stuntman e trovare un impiego.

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Tutti coloro che pensavano che Francesco Totti potesse essere poi sul viale del tramonto, si sono dovuti ricredere. Il capitano ha firmato il contratto che lo lega alla Roma per altri due anni… i laziali si devono mettere quindi l’anima in pace. In lacrime dopo il derby, si sono solo potuti consolare con chi dopo aver perso una partita importante, si è trovato anche deriso sul web. I biancocelesti almeno hanno perso a testa alta. Niente però è andato come il pronostico sexy aveva auspicato, forse ha ragione chi festeggia solo dopo il gol… prima è sempre rischioso mettersi a nudo! Ma è pericoloso anche chiamare per nome un giocatore… si finisce espulsi, per colpa di un ortaggio. Il pericolo è ovunque dalla chiesa in Pakistan al centro commerciale in Kenya, così come le ombre che si estendono dalla Sapienza fino al “Concorsone”.  Come diceva Nietsche “Se guardi dentro il buio per troppo tempo, il buio ti guarda dentro”  è necessario quindi illuminare il tunnel anche quando l’uscita non è vicina, senza farsi ingoiare dall’inquinamento o dalle radiazioni che sembrano prospettare un futuro tragico, quasi la realizzazione di quella “fine del mondo” che i Maya avevano previsto. Cosa c’è di meglio di un pensiero positivo che ci possa traghettare fuori dalle nebbie che ogni giorno tentano di tarparci le ali?

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

La mannaia sprezzante del Pdl su Saccomanni scalfirà l’Italia?

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Non è certo un Maurizio Gasparri con la sua aria sprezzante che può con slogan e attacchi personali impensierire un governo che sembrerebbe riuscire a passare indenne anche la decandenza di Berlusconi, ormai sembra quasi inevitabile, quanto avverrà. Se Saccomanni lascia i problemi dell’Italia aumenteranno e saranno gli stessi elettori, soprattutto quelli del centrodestra a capire l’errore che si sta compiendo, con aut aut, minacce e clima da campagna elettorale indegna di ogni democrazia che si rispetti.

Il vicepresidente del Senato lancia la sua mannaia: “Saccomanni fa fatica a gestire una situazione economica complessa che richiede ben altro spirito di iniziativa e maggiore capacità di visione. Penso da tempo che altre scelte per il ministero sarebbero migliori. A partire da una diretta responsabilità di Letta in materia economica” e poi aggiunge  “le minacce di Saccomanni non fanno paura a nessuno”.

Forse spera che quelle del Pdl invece facciano tremare il Pd e le larghe alleanze?

Gasparri confusamente e genericamente rilancia “abbiamo indicato coperture per oltre dieci miliardi di euro, che coprono largamente la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e il blocco dell’Iva. Forse perfino Saccomanni sa che se l’Iva aumentasse le entrate dello Stato diminuirebbero. Insomma se non se la sente lasci. E le prevedibili liturgiche dichiarazioni di sostegno che arrivano scontate non lo illudano. Un cambio all’Economia è auspicato da tutti, a destra e a sinistra. Ne ho personale riscontro da mesi. E allora meno Imu, stop all’Iva e meno Saccomanni. Non è una ricetta risolutiva, ma attenua i mali”.

A questo punto però le dimissioni del Ministro dell’economia sono sul tavolo.

Così è costretto a intervenire il presidente del Consiglio, Enrico Letta, che avrebbe espresso, secondo fonti vicine a Palazzo Chigi,  la  “vicinanza e piena sintonia”  a Saccomanni e avrebbe aggiunto che “i margini per soluzioni di politica economica ci sono”.

Dopo l’Imu, tempo di pensare alla riforma elettorale: parla Enrico Letta

enrico-letta-legge-elettorale-tuttacronacaHa parlato ai microfoni di Radio anch’io, su Radio 1, il premier Enrico Letta, e ha affermato: “Io insisto: il ‘porcellum’ è uno dei guai principali del nostro Paese” e sia la parte delle “riforme costituzionali, sia la parte dalla riforma elettorale”, saranno i temi “prioritari dell’autunno”. Il giorno dopo il Consiglio dei ministri, riguardo la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi, sembra sereno: “Ho sempre detto che non temevo” che potesse incidere sulle sorti del governo “e non temo a maggior ragione adesso che ci sia un’influenza sulla vita del governo, perchè gli italiani hanno bisogno di governo, di risposte, di concretezza nelle risposte, quindi credo che ci sia bisogno di muoversi su questa strada. Quello che abbiamo fatto ieri fa parte di questa filosofia della concretezza delle risposte”. Non è comunque entrato nel merito della questione decadenza visto che “è una decisione che riguarda la Giunta del Senato che si occupa di queste cose, ho sempre separato le due questioni e continuerò a farlo anche adesso”. Ma il Premier ha anche parlato della nuova service tax che entrerà in vigore l’anno prossimo spiegando che quello su cui si concentra principalmente è la situazione degli italiani: “Le famiglie avranno una riduzione fiscale importante e dalla nuova service tax dell’anno prossimo in particolare ci sarà più equità, le famiglie numerose saranno meno penalizzate rispetto a quanto l’Imu faceva oggi. Ho sempre concentrato la mia azione non sulla politica o sul politichese, ma sulle cose concrete che riguardano il rilancio del nostro Paese. Al di là del governo più debole o più forte, delle scadenze, del chiacchiericcio politico che in questo momento non mi interessa e lascio perdere, ci sono sette risultati importanti che riguardano l’Italia e gli italiani.” Infine, parlando della sessione autunnale, ha ricordato che serve guardare “lontano”. “Le risposte di ieri sono risposte importanti su Cig, esodati e lavoratori in difficoltà su mutui casa”, ma sono una “prima risposta” e “sono molto fiducioso nel fatto che la sessione autunnale, questo maggiore respiro che oggi possiamo avere e questo orizzonte più lungo che ci dà la possibilità di guardare più lontano” ci permetterà di “costruire una legge di stabilità con dei pilastri basati sulle riforme strutturali e sulla crescita”.

Nell’Imu ci sono 700 milioni per gli esodati!

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Il Consiglio dei ministri, convocato per le 17 di questo pomeriggio, sarà decisivo per la controversa abolizione definitiva dell’Imu 2013. L’obiettivo del governo è quello di cancellare la tassa sia sulla prima, che sulla seconda casa: per la copertura economica dell’operazione servono 4,6 miliardi, ci saranno aumenti delle accise su alcolici, giochi e tabacchi. Ma alla quadratura dei conti mancherebbe un altro miliardo, ma si sono stanziati 700 milioni per gli esodati. Secondo fonti de La Stampa è stato trovato l’accordo quindi per dare la pensione a 10mila esodati in due anni. Arrivano anche 400 milioni per rifinanziare la cassa in deroga. Insomma si è dati un colpo al cerchio e uno alla botte: il Pdl può sventolare la carta dell’Imu e il Pd risponde con esodati e cassa in deroga… la quadratura politica è perfetta, quella finanziaria meno. Chi pagherà?

Monti e il governo che cede alle pressioni del PdL

mario_monti_imu-tuttacronacaConsiglio dei ministri convocato oggi alle 17 per l’esame, come recita la convocazione, “del seguente ordine del giorno: – Decreto-legge: Disposizioni urgenti in materia di IMU, abitazioni e cassa integrazione guadagni (Presidenza – Vicepresidenza e Interno – Economia e Finanze – Lavoro e politiche sociali – Infrastrutture e Trasporti – Affari regionali e Autonomie); – Leggi regionali; – varie ed eventuali.” E se Brunetta, ai microfoni del Tg1, è apparso soddisfatto, “Finalmente ci sarà la soluzione per l’Imu sulla prima casa e i terreni agricoli. Cancellazione per il 2013 e riforma complessiva della tassazione degli immobili, in termini di service tax, dal 2014. Stiamo definendo le coperture in maniera seria, responsabile, trasparente”, lo stesso non dicasi per Mario Monti. Intervenuto stamattina a Omnibus, ha attaccato la scelta del governo sull’IMU, definendola un “cedimento di Enrico Letta e del Ministro Saccomanni, di cui ho in grandissima stima, e del PD alle pressioni del PDL”. E ha proseguito: “L’Europa chiedeva da tempo che l’Italia introducesse una tassazione per la prima casa, non per un sadico gusto di far pagare di più ai cittadini ma per poter ridurre semmai la tassazione sul lavoro, stimolando la produttività”.  Monti ha poi detto: “Il Governo ha scelto una strada diversa, quella di arrendersi alla forte pressione del PDL. Quindi si avrà, se ho capito bene, un successo politico del PDL, un’apparente soddisfazione per i proprietari di case e tutti i cittadini finiranno a pagare tutto questo con piccoli aumenti a piccole tasse e l’aumento dei tassi d’interesse”. Ha quindi concluso: “Il Governo è guidato da un partito, con il PD pronto ad accondiscendere alle pressioni, anche se non le condivide, del PDL e con Scelta Civica che non ha i numeri per impedire questa evoluzione. Tutto questo dà la sensazione, all’interno e all’esterno del Paese, che anche se c’è un Governo, si accettano pressioni che non hanno molto senso dal punto di vista economico e civile”.

L’Imu sulla prima casa abolita per il 2013: tasse su alcolici, giochi e tabacchi

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Come verranno coperti i 4,8 miliardi a cui lo Stato rinuncerà abolendo l’Imu sull’abitazione principale e sugli immobili agricoli?

Nel menu delle coperture entreranno anche voci che rappresentano di fatto un aumento di imposta: ritocchi delle accise su alcol e tabacchi, interventi sui giochi e forse anche una maggiorazione della stessa Imu a dicembre per gli altri immobili, in particolare le seconde case.

 E potrebbe anche tornare in ballo l’aumento dell’Iva destinato a scattare il primo ottobre, in assenza di un intervento che vale un miliardo per gli ultimi tre mesi dell’anno. Sul piano politico sarebbero così state superate le resistenze del Pd, che ancora ieri al termine di un vertice tra il segretario Epifani e la delegazione governativa, aveva ricordato come tra le proprie priorità figurino altre voci, dalla cassa integrazione in deroga agli esodati.

Sarebbe contraddetto anche, se questa ipotesi si concretizzasse, quanto invocato dal ministro Zanonato e cioé che l’operazione Imu non avrebbe provocato un aumento del prelievo fiscale sotto altra forma.

Da questa operazione dovrebbero essere esclusi prodotti di più ampio uso quali benzina e gasolio, anche se potrebbero poi verificarsi aumenti se le risorse non bastassero nel proseguo dei mesi.

Per il 2014 c’è invece sul tavolo l’ipotesi di una service tax per i servizi da pagare nel Comune o nella circoscrizione di residenza.

Verso una soluzione per l’Imu? Se ne parla…

letta_epifani-tuttacronacaHa avuto luogo l’incontro tra il segretario Epifani e i ministri del PD oggi, in via del Nazareno e al termine è stato diramato il comunicato che spiega come il risanamento del Paese non passi per l’abolizione dell’Imu: “Le priorità riguardano la scuola, il rifinanziamento della Cassa integrazione guadagni, il tema degli esodati. In una fase di drammatico calo dei consumi interni sarebbe utile evitare il previsto aumento dell’aliquota Iva”. Ma la nota prosegue parlando proprio della tassa sulla casa: “Il tema del superamento dell’Imu, come previsto dal programma di governo dovrebbe essere affrontato attraverso soluzioni eque e che siano nel contesto di un riforma federale”. La nota sembra dunque voler sottolineare che i democratici non hanno piegato la testa davanti alle richieste del Pdl, come ha ribadito Epifani: “Non accettiamo ultimatum, non c’è solo l’Imu”. Al riguardo prende la parola anche il ministro dello Sviluppo economico Zanonato:  “Non c’è nessuna ipotesi di aumentare le tasse per coprire l’eventuale mancato gettito dell’Imu”. Ma se non si prevede di aumentare le accise su alcool e tabacchi, come invece era stato prospettato nei giorni scorsi, ci si chiede come sia possibile coprire il mancato introito della tassa sulla prima casa e, di conseguenza, chi potrebbero essere coloro che dovranno pagarla. Un’indicazione era giunta da Delrio che aveva indicato che le abitazioni di lusso sarebbero 73mila, su un totlare di oltre 33milioni ma il PdL vuole stringere il più possibile le persone che potrebbero essere colpite dall’Imu, che per il Pd potrebbero essere troppo poche. Bisognerà quindi capire dove verrà tracciata la linea di demarcazione anche se sembra che, nonostante le incertezze ancora presenti, si possa trovare un accordo: nelle more delle diverse ipotesi ancora al vaglio, l’abolizione (o la sostanziale rimodulazione) riguarderà il solo 2013. L’ostacolo sulla via dell’intesa potrebbe essere rappresentato dalle preoccupazioni del ministro Fabrizio Saccomanni. che però ha avuto un incontro in tarda mattinata con Angelino Alfano e durante il quale sono emersi segnali positivi:

alfano-imu-twitter-tuttacronacaAd essere ancora preoccupata per la questione è l’Anci, che si è riunita questa mattina e alle 17 invierà una delegazione a Palazzo Chigi.

Disequilibrio Letta: rassicura sul governo, annuncia autunno caldo e ripresa anemica

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Letta non ha dubbi sulla ripresa, ma non nasconde neppure i suoi timori e progetta già un piano per battere un ripresa “anemica”. Un discorso tra disequilibri che potrebbero generare un autunno caldo, quindi con la paura di tensioni sociali, e prospettive davvero ostiche per il lavoro.

“Sappiamo benissimo che questa ripresa rischia di essere una ripresa di crescita senza lavoro. Questo è il grosso rischio che c’è, ma noi vogliamo lavorare perché non sia anemica. E’ necessario legare la crescita al lavoro”.

“Io e il ministro Saccomanni abbiamo accompagnato fin dall’inizio il ruolo della Cassa, lo sviluppo e preparazione del piano. La ripresa va colta, i segnali ci sono ma sappiamo tutte le difficoltà sociali che ci sono in tutte le forme preoccupanti. Sappiamo benissimo che questa ripresa rischia di essere una ripresa di crescita senza lavoro. Noi vogliamo lavorare perché ci sia ma non sia anemica come spesso è avvenuto in Italia negli ultimi 20 anni”, spiega Letta.

“Abbiamo ritenuto utile che anche da noi riproponessimo questo approccio sviluppista. Quindi presentiamo oggi il piano industriale della Cassa Depositi e prestiti congiuntamente, pur consapevoli della separazione dei ruoli”. Così il presidente del Consiglio presentando il piano industriale della Cassa depositi e prestiti. “Il nuovo clima che si respira in Europa a partire dall’ultimo Consiglio Europeo ha portato un forte focus nuovo attorno alle missioni finanziare con missioni pubbliche – afferma Letta – Al consiglio europeo ha partecipato il presidente della Banca Europea di investimenti e ha marcato il ruolo delle principali Casse di deposito e prestito”.

“I segnali di crescita e ripresa ci sono” ma c’è anche “il clima sociale molto faticoso e pieno di difficoltà: è questo il rischio più grande per l’autunno”.

“Spero che la politica italiana – ha detto il Premier – non si dimentichi l’importanza dei tassi di interesse e dello spread. Ho avuto l’impressione che se ne è parlato tanto nel 2011, poi come spesso avviene in Italia c’è stata una indigestione e non se ne parla più”.

La fiducia tornata sui mercati, dimostrata dallo spread “ai minimi”, è “figlia della stabilità”. Letta ha sottolineato che “questa fiducia ci deve spingere a non fermarci ma a spingere” perché continui.

“Voglio attirare l’attenzione sulla parola, per altro non nuova, che torna e vogliamo rilanciare: la parola Mezzogiorno. Vogliamo togliere l’idea che l’Italia abbia perso la speranza che il Mezzogiorno possa crescere e ripartire”. “Ieri in Cdm, il ministro della coesione territoriale ha presentato le linee del piano per l’utilizzo dei fondi strutturale di coesione del 2014-2020. Sarà una grandissima opportunità”, conclude.

La Cassa depositi e presiti avrà un ruolo per il piano di privatizzazioni ”che il governo intende presentare in autunno ”. Si’ – ha risposto – è evidente che Cdp avrà un ruolo ”.

“Derubricherei queste polemiche a questioni di merito importanti che troveranno un loro punto di sintesi alla fine di questo mese di agosto, quando dobbiamo per forza presentare le soluzioni rispetto ai problemi in scadenza tra cui anche quello sulla tassazione della prima casa”.

“Sapete che siamo abituati a navigare su una nave che naviga sempre tra tempeste, onde e marosi. La nave si sta dimostrando più solida di quel che pensano i nostri detrattori”.

Le brutte notizie per l’Italia: mercato debole e disoccupazione alle stelle

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Fmi ci regala una doccia fredda. Dopo le parole di speranza di Letta e la ripresa economica prospettata da Saccomanni ( ma immediatamente stroncata da Squinzi) arriva l’ennesima tegola sulla testa degli italiani: «Le prospettive di crescita restano deboli, la disoccupazione è a livelli alti in modo inaccettabile e la fiducia del mercato è ancora debole». Questo si legge nell’Article IV del Fmi sull’Italia. E poi il report prosegue dicendo che state adottate «azioni decise dalla fine del 2011 per rafforzare i conti pubblici», ma «il lavoro non è ancora completato».
L’Fmi ha tagliato dal -1,5% al -1,8% le stime sul Pil italiano del 2013. Ha alzato quelle per il 2014 dal +0,5% al +0,7%. «La ripresa è attesa a fine 2013, sostenuta dall’export e da una modesto miglioramento degli investimenti», si legge nell’Article IV sull’Italia. Quindi -1,8% e +0,7% (presunto) ci porterebbe ad avere ancora un Pil negativo per il prossimo anno: – 1,1%. Possiamo parlare di ripresa economica o solo di non esser caduti nel baratro?

Inoltre le cattive notizie non finiscono qui:  L’Fmi si schiera contro la cancellazione dell’Imu sulla prima casa. «La tassa sulla proprietà sulla prima casa dovrebbe essere mantenuta per ragioni di equità ed efficienza e la revisione dei valori catastali accelerata per assicurare l’equità»,

«La priorità deve essere data ad aumentare la bassa occupazione dell’Italia, soprattutto di giovani e donne». Dimezzare il gap con il resto dell’Europa, spiega l’Article IV del Fmi, «potrebbe alzare il Pil di circa il 2,5% entro il 2018». È necessario agire «per migliorare la bassa produttività e competitività dell’economia».
«Un ribilanciamento del risanamento fiscale è assolutamente necessario per sostenere la crescita», si legge nell’Article IV del Fmi sull’Italia, «modificare la composizione del risanamento attraverso tagli di spesa e minori tasse». Un efficace pagamento dei debiti P.A «può ridurre le difficoltà del credito delle aziende».

La cena Berlusconi-Letta… un piatto amaro per gli italiani

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La cena a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Enrico Letta si è consumata in un clima “cordiale e positivo” alla presenza anche di Gianni Letta e di Angelino Alfano. Un incontro durato tre ore che ha riservato un piatto amaro per gli italiani. Lo stop dell’Iva ci sarà ma lo pagheremo caro. Le coperture infatti dovrebbero arrivare da un aumento selettivo delle accise sugli olii combustibili, dall’introduzione del balzello sulle sigarette elettroniche, dal taglio dei fondi per la costruzione dell’autostrada libica decisa con il trattato di amicizia e da tagli ad altri investimenti. Saccomanni tuttavia, avrebbe un asso nella manica: un possibile aumento dell’acconto Irpef di novembre. Farlo salire del 5% farebbe salire gli incassi del 2013 di un miliardo di euro circa, permettendo di rimandare l’Iva fino a dicembre. Poi verrebbe scalato nel 2014, ma sicuramente sarebbe un duro colpo per gli italiani che si troverebbero a dover anticipare le tasse dell’anno futuro… fin quando sarà possibile strangolare i cittadini?

Le turbolenze sul governo Letta

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Stasera è previsto l’incontro Berlusconi-Letta, ma la tensione è alta. E’ lo stesso senatore Maurizio Gasparri “Sarà un momento per chiarire alcuni aspetti della situazione attuale. Siamo tutti angosciati, ma determinati, vedremo che succede”.

Ma la reazione del capogruppo alla Camera Renato Brunetta è più tagliente:  “Se non si fa la riforma dell’imposizione sugli immobili, che era nel programma del governo Letta, evidentemente il governo non va, non funziona. Se il ministro Giovannini, sul lavoro, continua con i suoi annunci, continua a dire che la prossima settimana, o al prossimo Consiglio dei ministri ci saranno le misure per l’occupazione giovanile, cosa di cui nessuno sa nulla, almeno io non sono a conoscenza di nessuna misura preparata dal ministro Giovannini, così non va”.

Le turbolenze ci sono e si fanno sentire anche se arriva l’annuncio da Graziano Delrio, ministro per gli affari regionali, che “Domani in consiglio dei ministri ci sarà il rinvio dell’aumento dell’iva”- e poi aggiunge – “C’è bisogno – dice – di trovare la copertura, per adesso la cosa al 99% più probabile è il rinvio di tre mesi”

 

Imu e Iva? Ce le teniamo!

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Il primo ministro Enrico Letta, il ministro della Economia Fabrizio Saccomanni e il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco si sono incontrati ieri a Palazzo Chigi e la conclusione sembra essere una sola: ci terremo l’aumento dell’Iva e anche l’Imu, anche se magari non per tutti, ma il carico fiscale non cambierà nel complesso: i soldi forse ci sono, ma ce ne sono meno. Hanno provato a cercare le risorse necessarie per attuare le riforme necessarie per il pacchetto lavoro, l’Imu e la sterilizzazione dell’aumento Iva. Sono Marco Mobili e Marco Rogari a spiegare che, per loro, la conclusione che si tratta di una strada “in salita, che appare sempre più impraticabile”. Sul Corriere della Sera, Enrico Marro spiega: “Per evitare che l’Iva aumenti dal 21% al 22% dal prossimo primo luglio restano solo tre settimane. Ma il governo non ha ancora trovato una soluzione e a Palazzo Chigi prevale il “pessimismo”. Il rischio che l’aumento dell’Iva, e quindi dei prezzi, scatti è a questo punto concreto. Cancellare la decisione presa dal precedente esecutivo costa infatti due miliardi quest’anno e quattro a partire dal prossimo. Ma per la copertura finanziaria di un intervento del genere il governo non sa come fare. Anche perché altre necessità incombono”.

Per quanto possa fare il nuovo governo, deve comunque adeguarsi alle esigenze del fiscal compact, che vuole un ulteriore miglioramento del rapporto debito/pil e il lungo elenco di necessità di spesa. I 40 miliardi di euro che c’erano li hanno impegnati, fra il 2013 e il 2014, per ridurre il debito della Pubblica Amministrazione con le imprese, privilegiando il Sud. E Saccomanni, a Repubblica, ha spiegato che stiamo pagando anche un anno di disastroso Governo Monti: “In Italia, oltre alle debolezze strutturali, si è avuto un periodo di stasi politica da fine 2012 al nuovo governo: 5-6 mesi che l’Italia non si poteva permettere in questa fase”. Ma il ministro dell’economia spera, per quel che rigarda la riforma Imu, di riuscire a trovare “una soluzione a inizio agosto”. Non esclude infatti che “si possa trovare una rimodulazione dell’imposta che oggi grava sulle fasce più basse del Paese. Le risorse vanno trovate altrove”. Sempre su Repubblica, Roberto Petrini individua due “variabili sul tavolo: la tempistica e le risorse. La questione tempo è essenziale, non solo per far fronte all’emergenza lavoro, ma perché il nodo Iva-Imu va sciolto entro il mese di luglio e, sebbene per la riforma della tassazione sugli immobili il governo si sia dato tempo fino al 31 agosto, la cosa dovrà essere risolta entro l’8 agosto, cioè prima della chiusura per ferie del Parlamento”. Per quel che riguarda le risorse, servono almeno 2 miliarsi per l’Imu, a fronte dei 4 inizialmente previsti, che rappresentano il risultato di una “rimodulazione” che elimini la tassa sulla prima casa per i ceti più deboli e la mantenga sui più abbienti. Al riguardo, è previsto “l’aumento delle detrazioni base da 200 a 400 euro, esentando di fatto in questo modo l’85 per cento dei proprietari e lasciando l’onere del pagamento dell’Imu sulla prima casa sul restante 15 per cento dei titolari delle abitazioni di maggior pregio”. Si aggiunge un altro miliardo per intervenire sull’Imu per i capannoni e altri due ne serviranno per evitare l’aumento dell’Iva. Secondo Petrini, il punto è che “le coperture fino ad oggi usate traballano. […]. Ciò significa che il governo dovrà convincere i tre partiti della maggioranza a prendere il coraggio su due mani e dare il via libera ad una nuova fase di spending review con “parametri obiettivi”. La valutazione è che si possono recuperare 2-3 miliardi nella seconda metà dell’anno con un intervento non lineare ma sulla base di un lavoro chirurgico sul fronte delle spese. Un altro miliardo potrebbe venire dal fondo immobiliare del Tesoro ormai operativo, mentre si sta riaprendo l’intera partita dello sfrondamento delle agevolazioni fiscali. Senza contare che, in cerca di risorse, si sta rivalutando anche il cosiddetto piano Giavazzi per il taglio delle agevolazioni alle imprese pubbliche e private che potrebbe portare circa 800 milioni. Almeno 5-6 miliardi per consentire al governo di andare avanti nell’agenda economica”. Saccomanni dice e torna a ribadire che i soldi disponibili in natura non ci sono e quindi “soldi ci sono ma devono essere tolti ad altri”.

Continueremo ad avere vignette ancora a lungo…

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Cercasi ministri disperatamente… addio gioventù!

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Cercasi ministri disperatamente! Bersani deve trovare un esecutivo inattaccabili così dovrà rinunciare, ammesso che ci abbia mai pensato, a mettere nuove leve nei punti cardini del governo. Perdono quota i nomi di Alessia Mosca, Paola De Micheli, Francesco Boccia, MIguel Gotor, Andrea Orlando che potrebbero solo ricoprire posti da viceministro o sottosegretario.

Stando alle prime indiscrezioni, si parla di Anna Maria Cancellieri confermata agli Interni, Bombassei allo Sviluppo, Padoan o Saccomanni all’Economia e la giornalista Gabanelli con un ruolo da definire. E si punta anche su Mario Monti agli Esteri.

La squadra prenderà la forma di quello che nel Pd chiamano il “governo civico”. Oltre ai nomi già citati potrebbero farne parte l’imprenditore Oscar Farinetti, inventore di Eataly, l’ex direttore di Confindustria Giampaolo Galli e il giurista Stefano Rodotà. A contendersi il ministero degli Esteri potrebbero invece esserci il direttore di Bankitalia Fabrizio Saccomanni e il patron di Brembo Alberto Bombassei.

Tra i nomi che circolano sui quotidiani c’è anche quello di Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, a lui Bersani vorrebbe affidare la Giustizia. Nella stessa ricostruzione si parla anche della Cancellieri, riconfermata agli Interni.

Ci sono altri nomi cari ai centristi che a largo del Nazzareno stanno valutando. Tra questi, per la Cultura, i montiani avrebbero infatti avanzato la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai. Si parla delle Pari opportunità per la filosofa Michela Marzano e dell’Istruzione per la democratica Maria Chiara Carrozza, ex direttore della Scuola di Sant’Anna di Pisa.

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