Moody’s e quell’Italia disoccupata, ma… in ripresa!

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Sempre più disoccupazione, ma in ripresa! Questo il quadro impietoso dell’agenzia di rating Moody’s per il 2014. Moody’s si aspetta un ritorno della crescita in Italia dopo due anni di recessione, in un clima globale ”meno incerto”. L’agenzia vede per l’Italia un Pil 2013 fra -2 e -1% (tre mesi fa era fra -2,5% e -1,5%) e fra zero e +1% nel 2014 (era -0,5% e +0,5%).

Continua però la crescita della disoccupazione, prevista fra il 12 e 13% nel 2014.

Crescita senza occupazione, la produzione che non produce posti di lavoro: questa è la “ripresa” economica nell’Eurozona al tempo del capitalismo finanziario.

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Per Letta c’è tempo… rinvia i giudizi! L’Italia nel frattempo deve sopravvivere?

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Per Letta c’è tempo! Il Premier chiede di essere giudicato alla fine del 2014 quando abbasserà le tasse, diminuirà il debito pubblico, probabilmente il tasso di disoccupazione sarà negativo e anche gli uccellini torneranno a cinguettare all’unisono. Un mondo perfetto, dove i migranti saranno integrati, il Pil sarà alle stelle e la Germania sarà costretta a comprare i Btp? Per il momento questo è però nei sogni di Enrico Letta che invece ha una realtà fatta di un muro alla finanziaria composto da 3093 emendamenti, con il Pil in caduta, il tasso di disoccupazione crescente, la cassa integrazione che le regioni non riescono a pagare…

“Alla fine del 2014 si vedrà la crescita, giudicatemi allora” e poi aggiunge: “Dalla crisi si esce solo passo passo […]. C’è un’unica possibilità, cioè andare avanti”, spiega il premier ricorrendo alla metafora per antonomasia. “Stiamo facendo la trasvolata dell’Atlantico e già si vedono i grattacieli di Manhattan”. L’atterraggio – prosegue – è previsto “per la fine del 2014, con le tasse che scendono, la crescita che c’è e i primi segnali dalla lotta alla disoccupazione”. È allora – rilancia Letta – che mi si potrà giudicare.

Quanto all’Imu – afferma il premier – “abbiamo mantenuto gli impegni presi”. “Le coperture saranno trovate e indicate nei prossimi giorni. L’obiettivo è però quello di non ricominciare a fare debiti. Non ho alcuna intenzione di essere meno che rigoroso a riguardo”.

L’instabilità trasformata in Stabilità. Pagano banche, imprese e agricoltura.

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Dove sono le coperture? Come si riesce a non sforare il 3% e non far pagare l’Imu? Aggravando le banche, le imprese e l’agricoltura, a danno di mutui, prestiti, lavoro e Pil. Non c’è tempo per calibrare la manovra e quindi Letta ha giocato d’anticipo:  “La decisione è stata assunta, gli italiani non pagheranno la seconda e terza rata Imu”. Quindi il totem del centro-destra non si tocca, anche a scapito dei lavoratori e degli agricoltori. L’unico settore quindi che sembrava tirare e potesse essere un’alternativa… si è dissolta! Ecco che arriva l’Imu all’agricol: quindi terreni  e beni agricoli sembra ormai tacito che debbano essere tassati.

Come rileva l’Huffington:

A via XX settembre, l’unica ipotesi che sembra scongiurata sarebbe quella che a crescere possano essere anche gli acconti Irpef dei contribuenti comuni. In questo caso, i cittadini finirebbero per non pagare l’Imu a dicembre, ma si troverebbero quindici giorni prima di fronte a cartelle Irpef più onerose. Una beffa che sarebbe praticamente impossibile far digerire senza conseguenze.

Restano quindi gli acconti Ires e Irap (Il secondo è di fatto agganciato al primo). Qui la questione è particolarmente complessa. Perché l’imposta sui redditi di impresa era già aumentata dal 100 al 101% con il varo del decreto per congelare l’aumento dell’Iva a fine giugno. All’indomani del via libera al provvedimento, peraltro, il capogruppo Pdl aveva tuonato contro la soluzione trovata parlando di “presa in giro” e dicendosi convinto che il Parlamento avrebbe cambiato il testo in sede di conversione. In piena estate, il Parlamento lasciò le cose esattamente così. Con l’acconto Irpef portato al 100% e quello Ires, e Irap al 101%.

Il secondo aumento, si legge nel dossier della Camera che accompagna il provvedimento, vale 267 milioni di euro per l’Ires e 163 per l’Irap.

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Una delle ipotesi più accreditata è quella di far crescere ancora questa percentuale. Di quanto? Dipenderà dalle “scelte politiche” e a quanto si vorrà far pagare le imprese, pensando che ogni punto vale circa 450 milioni di euro. Meno si deciderà si spingere l’accelerazione in questa direzione più si dovrà puntare sulla soluzione ipotizzata in partenza. Far schizzare oltre il 115% il solo acconto riservato alle banche. Insomma, meno pagheranno le imprese, più pagheranno le banche.

 

Le larghe intese cotte a puntino?

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Le larghe intese sono cotte a puntino? Sembra che il Governo di coalizione stia dando i suoi nefasti frutti. Il Pdl è a rischio scissione diviso tra chi vuole rimanere al governo e chi invece vuole andare a elezioni. Al centro c’è ancora la questione giudiziaria di Berlusconi, la copertura dell’Imu della seconda rata che stenta a trovarsi e un’economia stagnante che fa alzare gli indici di disoccupazione e peggiorare il Pil. La destra italiana è divisa poi tra falchi,colombe, pitonesse e leonesse, non manca davvero nessuno all’appello. L’esercito del Cavaliere disarcionato è al completo… pronto per essere servito in tavola dopo lo scontro finale per la decadenza. Dall’altra parte il Pd veleggia sulle correnti del Congresso e il tesseramento diventa un boomerang. Ed ecco che il timoniere Epifani vuole cambiare rotta e imprimere un passo diverso alla corsa per la segreteria, impedendo il tesseramento, ma dall’altra parte è pronto a sparare sulla barca “amica-nemica” Pippo Civati che afferma «Capisco l’appello di Epifani ma mi sembra che la risposta sia peggiore del danno. Io vorrei trovare una soluzione ma questa mi sembra possa essere controproducente anche perché così chi ha fatto un milione di tessere ha vinto», ha detto Civati. «Epifani, Cuperlo e Renzi sono d’accordo per fermare il tesseramento. Questa è una proposta tardiva e insufficiente. Le irregolarità si sono consumate nelle scorse settimane, 34 federazioni su 118, ovvero quasi una su tre, non hanno fornito dati sul tesseramento e sono da considerare, quindi, irregolari. La nostra proposta è di sanzionare il tesseramento selvaggio e chi ha violato le regole, senza penalizzare quelli che genuinamente scelgono di aderire al partito democratico». E anche a sinistra siamo cotti a puntino?

L’Europa cresce e l’Italia rimane schiacciata?

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L’Europa a due velocità non è una notizia nuova, ma se ci sono «segnali crescenti che l’economia europea ha raggiunto un punto di svolta»  anche se «è troppo presto per cantare vittoria» perché «la disoccupazione resta a livelli inaccettabilmente alti», in Italia la crescita è frenata e la disoccupazione si prevede in aumento. Peggiorano le stime Ue sul deficit italiano: a maggio Bruxelles prevedeva un 2,9% nel 2013, e oggi sale invece al 3%, mentre il 2,5% che aveva previsto nel 2014 sale al 2,7%. «Dopo i grandi sforzi del 2012 rallenta la correzione di bilancio», scrive la Commissione che «a politiche invariate» prevede nel 2015 un disavanzo al 2,5%. Nuovo record del debito pubblico italiano, che dal 133% di quest’anno è destinato a toccare quota 134% nel 2014 «anche a causa del pagamento dei debiti della p.a.», è la prospettiva indicata nelle previsioni della Commissione Ue, che vedono una «leggera discesa» al 133,1% solo nel 2015. Peggiora il Pil: dal -1,3% previsto in primavera passa oggi a -1,8%, mentre resta invariata a 0,7% la stima del pil del 2014. «La recessione potrebbe essere al punto di svolta. Dopo una nuova forte contrazione nel 2012-13 l’attività si riprenderà gradualmente nel 2014-15», scrive Bruxelles. «Gli indicatori disponibili suggeriscono che la recessione potrebbe essere vicina a un punto di svolta. La produzione industriale è scesa a luglio e agosto, indicando una nuova moderata contrazione nei risultati nel terzo trimestre. Ma la migliorata fiducia delle imprese dalla scorsa estate, guidata soprattutto da una valutazione positiva degli ordini degli export, lascia prevedere una moderata e graduale ripresa a partire dal quarto trimestre del 2013», scrive Bruxelles.

Insomma l’Europa forse riparte, ma l’Italia resta schiacciata?

La ripresa è in ritardo! Arretra ancora il Pil, ma ora si spera nel 2014

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La ripresa? Ci assicurano che ci sarà nel 2014, ma per ora l’unica certezza è che il Pil fa un passo indietro e si porta a -1,8. Poi l’Istat però emana anche quello che dovrebbe essere un dato positivo, nel prossimo anno il nostro Pil sarà +0,7. Ma è davvero positivo? Il governo nelle ultime stime ufficiali indicava -1,7% per il 2013 e +1% per il 2014. Quindi la ripresa è in ritardo? Sembra proprio di sì… E non preoccupa tanto quello 0,1% in peggioramento fatto registrare nel 2013, ma quel -0,3% (da 1 ora si parla di 0,7%) che non promette nulla di buono. Vi ricordate le parole di Romano Prodi all’inaugurazione dell’Eurozona?

“Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”.
Dove sono andate a finire quelle parole? Dove sono i sogni infranti di milioni di italiani che speravano di entrare a far parte degli Stati Uniti d’Europa? Dove è la difesa degli stati membri? Nella condanna dei cittadini greci? Nella debacle di Malta, nella disoccupazione della Spagna e nel Pil negativo dell’Italia?
Oggi, a distanza di anni (che sembrano ormai anni luce) Romano Prodi torna a parlare e lo fa in un ottica diversa. In un intervista rilasciata al Sole 24 Ore risponde così alle domande del giornalista:
Sul deficit/Pil attualmente fissato al 3%
“Non è stupido che ci siano i parametri come punto di riferimento. E’ stupido che si lascino immutati 20 anni. Il 3% di deficit-Pil ha senso in certi momenti, in altri sarebbe giusto lo zero, in altri il 4 o il 5%”. Prodi propone allora di “escludere temporaneamente dal computo del deficit i 51 miliardi versati dall’Italia alla solidarietà europea e usare quelle risorse per investimenti pubblici straordinari”.
La Bce è influenzata dalla Bundesbank
“Un accordo presuppone una politica che lo gestisca e la politica non si fa con le tabelline. Ci fosse ancora un’Europa forte sì. Ma oggi ci sono solo i Paesi e uno solo al comando, la Germania. Anche la Bce, che pure, con Draghi, è l’unico potere forte europeo e ha fatto tanto, non è onnipotente. Ha uno statuto e la Bundesbank in consiglio…”.
Italia, Francia e Spagna dovrebbero battere i pugni sul tavolo
Di fronte a questa situazione i cosiddetti pugni sul tavolo “dovrebbero batterli insieme Francia, Italia e Spagna, ma non lo fanno perche’ ciascuno si illude di cavarsela da solo”. Quanto alla situazione dell’Italia, “in tre anni di austerità il rapporto fra debito e Pil è sempre aumentato. Vuol dire che è una politica sbagliata. Se sforassimo i parametri i tassi andrebbero alle stelle e saremmo daccapo”.

 

Ci si inabissa ancora… cala il Pil e raddoppiati i poveri

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Cattive notizie per il governo? No solo un ritocco al ribasso del Pil che nel terzo trimestre peggiora ancora, ma invece di fermarsi al -1,7 come previsto dall’Istat tocca invece -1,8%. Cosa è mai lo 0,1% in meno? Di per sé il calo non è un dato positivo ma non sarebbe da mettersi le mani nei capelli se non fosse per le ripercussioni che tale valore può avere non solo a livello nazionale ma anche e soprattutto europeo o mondiale. L’Istat corre ai ripari e afferma che però ci sarà “una debole variazione positiva” che dovrebbe arrivare a fine anno dovrebbe quindi “terminare la fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011”. Quindi tutto risolto? Speriamo che la variazione auspicata dall’Istat non siano i panettoni e gli spumanti per Natale e l’anno nuovo… Ma l’altro dato invece sconvolgente arriva sempre dall’Istat e stavolta la cattiva notizia è delle più pesanti e porta “gravi conseguenze” come affermato dallo stesso istituto di ricerca: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta è raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni. Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minori. Aumentano le famiglie che comprano meno: il 65%.

Ma se questo già basterebbe a mettere in ginocchio il Paese arriva anche l’inflazione: Secondo le previsioni Istat, per il 2014 – in presenza dell’aumento dell’aliquota Iva – l’aumento dei prezzi acquisito a fine 2013 e trasferito al 2014 risulterebbe di 0,3 punti percentuali più elevato rispetto ad una situazione di assenza di manovra.

 

Fmi taglia ancora la crescita mondiale, Ma l’Italia con il Pil a -1,8%

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Avremmo voluto finalmente gridare all’uscita dal tunnel e invece il Fmi rivede al ribasso le già non rosee previsioni di crescita mondiale. Il Pil quest’anno infatti crescerà a livello mondiale del 2,9% cioè  – 0,3% in meno rispetto alle stime di luglio, ma si attende il 2014 per avere l’accelerazione al 3,6% (-0,2% rispetto a quanto previsto in precedenza).

Il pil dell’Italia si contrarrà quest’anno dell’1,8%, dopo il -2,4% del 2012, per poi tornare a crescere nel 2014, quando segnerà un +0,7%. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) confermando le previsioni di luglio. Il tasso di disoccupazione si attesterà nel 2013 al 12,5% e nel 2014 al 12,4%, in linea con la media dell’area euro (12,3% nel 2013 e nel 12,2% nel 2014).

Nell’Eurozona «è necessario più allentamento monetario, inclusi ulteriore taglio dei tassi di interesse e ulteriori misure non convenzionali per ridurre la frammentazione del mercato finanziario e migliorare l’accesso al credito soprattutto per le pmi». Lo dice il Fmi, sottolineando che sono necessarie riforme nel settore finanziario.

I danni all’economia americana causati da un breve shutdown sono limitati, ma uno shutdown lungo può creare enormi difficoltà. «Ancora più importante è il fatto che il tetto del debito deve essere aumentato: non farlo prontamente potrebbe causare seri danni all’economia globale». Lo afferma il Fmi.

Cala il potere d’acquisto, peggiore dal 1990

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Male il potere d’acquisto delle famiglie che scende del 2%, ma se si vede il potere reale allora tale indice tocca il 4,7% il peggiore dal 1990, cioè da quando si è dato inizio alle serie storiche. Ma le anche il risparmio che ha toccano i minimi negli ultimi 22 anni. Deficit confermato al 3% del Pil dopo il 3,8 del 2011, ma solo grazie all’Iva che aumentando ha riportato entro il limite il nostro debito pubblico. Il Pil infatti continua a essere in caduta libera scendendo nel 2012 del 2,5%, il che significa che, se pur di poco, è stata peggiorata la stima preliminare di marzo del 2,4%

L’Istituto ha anche corretto, questa volta al rialzo, la crescita registrata per il 2011, che passa da +0,4% a +0,5%. I dati sono sicuramente aiutati dalle esportazioni essendo il mercato interno in continuo calo.

Il valore aggiunto, a prezzi costanti, presenta cali in tutti i settori: -5,8% le costruzioni, -4,4% l’agricoltura, silvicoltura e pesca, -3,1% l’industria in senso stretto e -1,7% i servizi.

Quanto alla pressione fiscale l’Istat conferma che nel 2012 è salita al 44% del Pil. Invariato rispetto a marzo anche il debito, al 127% del Pil.

Sforato il tetto massimo del rapporto Deficit-Pil… sarà tra il 3-3,1%

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E’ nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza che venerdì andrà al Consiglio dei ministri: il deficit  tendenziale per il 2013 sarà stimato al 3-3,1%, non confermando quindi il tetto di 2,9%. Il rapporto tra deficit e Pil quindi sforerà di un decimale il tetto fissato dalla Ue con il patto di Stabilità. Lo si apprende da fonti di governo, secondo le quali però si rientrerà entro il limite senza bisogno di una manovra.

Il governo è alla frutta e la recessione è finita

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Il governo, nonostante l’ottimismo di Letta, soffre. Sembra che il pasto si sia concluso e sulla tavola siano rimaste solo le briciole delle “larghe intese”. In un clima teso per la Giunta di Palazzo Madama chiamata  a decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi, si apprende la buona notizia che la recessione è finita nel terzo trimestre.

Lo afferma il Centro studi di Confindustria (Csc), che nelle previsioni colloca l’interruzione della caduta del Pil nel terzo trimestre di quest’anno e il ritorno a variazioni positive nel quarto (+0,3%). L’economia italiana è arrivata “al punto di svolta”, anche se la ripresa sarà “lenta”. E probabilmente, come già annunciato mesi fa, senza un sostanziale aumento del lavoro. Ancora in calo l’occupazione che nel quarto trimestre del 2013 toccherà “un nuovo punto di minimo” dall’inizio della crisi, con un milione e 805 mila posti di lavoro (indicati come Ula, Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) in meno rispetto a fine 2007 (-7,2%). La domanda di lavoro ritornerà a crescere “da primavera 2014”. “L’emergenza del mercato del lavoro fatica a rientrare spontaneamente – spiega il Centro studi di Confindustria -, data la lentezza della ripresa”, perciò sono “urgenti provvedimenti sia per innalzare la crescita sostenibile del Paese sia per aumentare l’occupabilità delle persone”. Il tasso di disoccupazione è previsto in leggera frenata, al 12,1% nel 2013 e al 12,3% nel 2014 (dalle precedenti previsioni 12,2% e 12,6%), rimanendo “sostanzialmente fermo ai massimi già raggiunti”.

Migliorano le previsioni sul Pil: le stime diffuse indicano una contrazione dell’1,6% per il 2013 (contro il -1,9% delle previsioni di giugno) ed una crescita dello 0,7% per il 2014 (dal precedente +0,5%). Il centro studi di Confindustria lancia anche un segnale alla politica: “sulla strada della ripresa persistono infatti rischi, interni e internazionali, e ostacoli. Cruciale – aggiunge – è la stabilità politica”.

Secondo le previsioni di Confindustria, la pressione fiscale raggiungerà nel 2013 il valore record del 44,5% del Pil (dal 44% del 2012) e rimarrà molto alta anche nel 2014 (si attesterà al 44,2%). La pressione effettiva, escluso il sommerso, toccherà invece il 53,5% quest’anno e il 53,2% nel 2014.
Per il Centro studi di Confindustria, “deve essere prioritario nella prossima legge di stabilità ridurre l’eccessivo carico fiscale che grava sul lavoro e sull’impresa agendo sul cuneo fiscale e contributivo”. L’associazione degli industriali sottolinea inoltre come “l’azione di un Paese, che deve mantenere i conti pubblici in equilibrio e viene da più di un decennio di decrescita, non può non essere convintamente rivolta ad accrescere la propria competitività”.
E’ una buona notizia? Forse è solo l’ennesimo annuncio che lascerà l’amaro in bocca fra qualche mese? Si può gioire per una ripresa lenta e senza lavoro?

Pil italiano ancora negativo, mentre l’Europa esce dalla recessione

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L’Europa a 17 è uscita “tecnicamente” dalla recessione con un Pil a +0,3% nel secondo trimestre dell’anno. Ma invece si confermano gli incubi italiani, il nostro Pil infatti risulta ancora negativo ed è pari a -0,2%. Inoltre il Prodotto interno Lordo italiano è tra i peggiori dell’Eurozona insieme a Olanda, Slovenia e Cipro. Dove è la ripresa, se l’Italia è ancora in recessione?

Stroncati i sogni di ripresa? Pil italiano a -1,8

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L’Italia è l’unico Paese del G7, cioè tra le sette nazioni più industrializzate, a far registrare un Pil negativo per l’anno in corso. Sono quindi stroncati i sogni di ripresa tanto annunciati da Enrico Letta? E’ vero che mancano pochi mesi alla fine del 2013, ma è pur vero che l’Ocse, ha confermato la  stima di una contrazione del Pil italiano dell’1,8%. L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un aggiornamento di interim delle sue previsioni economiche, ha affermato che l’area euro come insieme non è più in recessione.  A livello mondiale, sempre secondo l’Ocse, soprattutto nelle “grandi economie emergenti, la crescita ha rallentato”, mentre “l’attività si sta espandendo a ritmi incoraggianti in Nord America, Giappone e Regno Unito, mentre l’area euro come insieme non è più in recessione”, afferma l’Ocse. Per gli Usa quest’anno è previsto un più 1,7 per cento del Pil, in Germania un più 0,7 per cento, in Francia un più 0,3 per cento e in Gb un più 1,5 per cento.

L’Ocse comunque avverte che il miglioramento della crescita nei paesi avanzati, per quanto gradito “non è ancora consolidato” mentre “permangono rischi rilevanti”. Bisogna continuare a sostenere la domanda, anche con politiche monetaria straordinarie, mentre le riforme strutturali volte a rimuovere gli impedimenti alla crescita e alla creazione di lavoro restano “vitali”, conclude l’ente parigino con un comunicato.

Sotto la sabbia dell’economia sommersa, emergono 17,5mld

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Cosa c’è sotto la sabbia della nostra economia sommersa? Un fiume sconosciuto in cui navigano professionisti e imprenditori. Un torrente sotterraneo che grazie al redditometro è stato scoperto dalla Guardia di Finanza e che da gennaio a oggi ha fruttato redditi per un ammontare pari a 17,5 miliardi di euro. Sono 4933 le persone che al momento risultano indagate dalle Finanza e per 1771 professionisti è già scattata la denuncia per omessa dichiarazione dei redditi.

«Si tratta – spiegano alla Guardia di Finanza – di soggetti che, pur svolgendo attività imprenditoriali o professionali, erano completamente sconosciuti al Fisco ed hanno vissuto alle spalle dei contribuenti onesti, usufruendo di servizi pubblici che non hanno mai contribuito a pagare, intestando spesso beni e patrimoni a prestanome o a società di comodo».

Chi naviga in questo fiume di lavoro in nero?

Si va dallo sfruttamento dell’immigrazione clandestina alle frodi in danno del sistema previdenziale.

Anche qui, nel 2013, le operazioni messe a punto dalla Guardia di Finanza restituiscono numeri impressionanti: scoperti 19.250 lavoratori irregolari, di cui 9.252 impiegati completamente in nero, da parte di 3.233 datori di lavoro. Non accennano a diminuire i fenomeni di «caporalato» collegati a gravi forme di violazione dei diritti dei lavoratori, generalmente immigrati e clandestini, sottopagati e costretti a lavorare in condizioni precarie ed in violazione delle norme di sicurezza. Senza contare  la  lunga serie di irregolarità connesse all’applicazione di forme contrattuali atipiche o flessibili come collaborazioni coordinate e continuative e contratti part-time.

 «L’economia sommersa e lo sfruttamento dei lavoratori oltre a danneggiare le casse dello Stato – spiegano ancora dalla Guardia di Finanza – alterano le regole del mercato, creando un illecito vantaggio competitivo ai danni dei contribuenti onesti». Altri fenomeni strettamente connessi all’economia sommersa ed allo sfruttamento del lavoro irregolare sono la produzione ed il commercio di falsi. Sempre, dall’inizio dell’anno, sono stati sequestrati 64 milioni di prodotti contraffatti con oltre 5 mila responsabili denunciati (e 50 arrestati). L’«industria del falso» muove milioni di euro: in 6.500 operazioni di controllo del territorio ed indagini anticontraffazione, in media 30 al giorno, le fiamme gialle hanno ritirato dal mercato 34 milioni di prodotti tarocchi, 27 milioni di prodotti pericolosi e quasi 3 milioni di falsi «made in Italy». Il giro di affari sottratto all’economia criminale ha un valore stimabile in oltre 700 milioni di euro. E, nel ricostruire la filiera di produzione dei falsi, le Fiamme Gialle hanno inoltre individuato 400 imprese illecite adibite ad opifici e depositi.

L’Europa veleggia fuori dalla recessione, l’Italia fa il gambero

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L’Europa veleggia fuori dalla recessione  secondo la stima flash di Eurostat nel secondo trimestre 2013 il Pil cresce dello 0,3% sia in Eurozona che nella Ue-27. Un valore superiore alle previsioni e soprattutto il primo dato positivo dopo sei trimestri di cali consecutivi. Sicuramente non è l’uscita dai guai perché basta confrontare lo stesso trimestre del 2012 e scoprire che il Pil è a -1,1 in Eurozona e di -0,7 nella Ue, però il dato non è pessimo. E l’Italia? In Italia le cose non vanno, altro trimestre nero a -0,2%. Peggio di noi Cipro a -1,4%. Meglio di noi anche la Spagna con -0,1%. Volano gli Usa a +1,4% e bene in Giappone a +0,6% (anche se c’è stata una frenata rispetto al trimestre scorso in cui l’indice si attestava su +0,9%). Crescita anche  per la Germania, la Repubblica Ceca e la Finlandia con un favorevole +0,7%.

 La ripresa italiana dove sta? Sicuramente nella mente dei politici che continuano a esultare in un clima di instabilità politica che sicuramente non aiuta il nostro Paese. Troppa attenzione ai problemi del Cavaliere e tutto rimandato all’autunno. La spending review sulle auto e sugli aerei di stato è arrivata tardi, quando ormai gran parte delle spese dell’anno in corso sono già state effettuate, quindi se risparmio ci sarà sarà sugli esercizi futuri. Tutto rimandato, il futuro è rosa, ma il Pil dell’Italia fa il gambero rosso ?

L’Italia un “vaso rotto”? Il Pil continua a calare… record negativo!

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Secondo trimestre del 2013 ennesimo dato negativo ed è l’ottavo consecutivo. L’Istat comunicando il dato ricora che un’analoga situazione non si è mai verificata dall’inizio delle serie storiche, a partire cioè dal primo trimestre 1990. L’istituto di statistica evidenza anche come tutti i settori economici che contribuiscono al Pil siano col segno meno: in particolare vanno giù agricoltura, industria e servizi. Il calo è del -2% su base annua.

Ma poi si dovrebbe “gioire” se si vede la produzione industriale di giugno che fa segnale un +0,3.  Rispetto a giugno 2012, il dato (corretto per gli effetti di calendario) resta negativo, -2,1%

Ci sarà davvero la ripresa? Quello che lascia perplessi è che tutti i settori fanno segnare un calo, non vi è quindi un comparto che possa spingere l’indotto a risollevarsi. Non tirano i servizi, né l’industria… ma anche l’agricoltura che poteva essere davvero il nuovo motore, ammesso che si riconvertisse al biologico e al km 0, sembra non avere le risorse necessarie per rinnovarsi. Il quadro appare quindi quantomeno stazionario in quelle nicchie economiche che ancora non sono in calo, ma che non riescono, data la scarsa disponibilità di risorse e i prestiti bloccati dalle banche, ad alzare la testa. Mai come ora servirebbe avere il coraggio di investire, ma chi vuole rischiare i capitali in un quadro internazionale depresso e un clima politico italiano in bilico?

E’ in arrivo una nuova crisi economica?

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Sembrava spazzata l’eurocrisi, ma c’è chi è pronto a giurare che invece siamo in una fase in cui si potrebbe ancora intensificare. Come è possibile? Analizzando i tassi d’interesse a livello globali ci si accorge che stanno lievitando e questo è l’effetto del ritiro, graduale, della liquidità della Fed. Quindi il costo del debito per molti paesi europei ancora in contrazione del Pil (come l’Italia) potrebbe risultare insostenibile. La Bce sta quindi pensando a “misure non convenzionali” da mettere in campo per evitare un nuovo crash della moneta unica che potrebbe risultare fatale per molti paesi dell’eurozona.

Mario Draghi avrebbe chiesto ai suoi collaboratori di fare una ricognizione a 360° per individuare quelle misure che, anche se non riuscissero a evitare una nuova crisi, quanto meno la potrebbero mitigare.

 

 

Ma quanto ci costa il Parlamento? 1,5 miliardi!

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Con calma, in 3 anni, ma i rimborsi elettorali spariranno… naturalmente saranno sostituiti con il 2 per mille che farà lievitare probabilmente gli introiti. Ma se il finanziamento pubblico cambia, non cambiano invece i costi del Parlamento. Quanto ci costa? Lo 0,1% del Pil cioè 1,5 miliardi di euro. 2 assemblee, paragonabili a due consigli di amministrazioni di grandi aziende internazionali, che spendono lo 0,1% del loro profitto per riunirsi e deliberare… è possibile? Ma all’estero quanto costa? Più di uno studio ha dimostrato che il nostro Parlamento costa il doppio rispetto alle assemblee dei nostri partner europei. Eppure l’efficienza del legislatore italiano non è certo migliore di quello dei francesi o inglesi. Ma tanto basta alzare l’Iva, mettere un po’ di Tares e un aumento sulla benzina per seguitare a mantenere i propri privilegi… Poi i tagli ci sono stati non lamentiamoci, i presidente di Camera e Senato si sono decurtati lo stipendio del 30% e i ministri lavorano percependo “solo” lo stipendio mensile!!!

 

Quella cura che sta uccidendo il paziente: il patto di stabilità

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“Il Patto di stabilità è la cura che sta uccidendo il paziente: stiamo morendo”. Zingaretti non usa mezzi termini per definire la drammatica situazione delle regioni italiane. Anche Nichi Vendola lancia il suo allarme “A Roma non hanno orecchie per ascoltare, sono stufo di avere ragione, non arriviamo vivi al 2014. Siamo di fronte ad una condanna a morte – ha aggiunto il presidente della Puglia – il cappio al collo si è stretto sempre di più e siamo al punto in cui l’osso si sta spezzando. Non possiamo sopravvivere. Bisogna avere il coraggio di dire la verità: l’Europa ha usato la medicina sbagliata, la sofferenza di oggi è figlia delle risposte errate date alla crisi del 2008, ovvero il blocco della spesa”. Per il governatore pugliese, “il governo non può scodellare la minestra, non può inventare risorse che non ci sono. Le politiche depressive minacciano la democrazia e non possono essere contestate in chiave sentimentale e poi essere lasciate intatte. L’Europa ha imboccato, così, la strada della propria dissoluzione”.

E Zingaretti ripete che la “situazione delirante” ed ha chiesto che almeno si escludano dagli obiettivi del Patto di stabilità le spese sui cofinanziamenti per i fondi europei. “Non escludo altre iniziative di mobilitazione – ha affermato – non faremo spegnere i riflettori”.
L’Europa ci sta uccidendo credendo di curarci?

Pil in calo e la stampa estera critica gli stipendi troppo alti

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Il Pil è in calo… anzi è in ormai in fondo a un precipizio! E cosa accade? C’è chi come il  Wall Street Journal critica i salari: “stipendi troppo alti in Italia e Francia hanno eroso la competitività dei loro prodotti sui mercati globali”.

Ma analizzando i dati del Pil secondo quanto ha dichiarato l’Istat  “il calo congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell’industria e dei servizi e di un aumento nel settore dell’agricoltura”. Cosa è successo ancora una volta al nostro Pil?

L’industria e il terziario non tirano più. Bisogna trovare nuove nicchie di mercato. Non possiamo essere competitivi su una merce dozzinale o sulla bassa qualità, dovremo invece esserlo nei cosiddetti beni di lusso… su quei prodotti che da sempre sono le nostre eccellenze. Perché l’agricoltura, ad esempio il bio, sta facendo segnare dati positivi? Perché le richieste dei consumatori stanno cambiando mentre le industrie e il terziario sono settori in cui non si è più investito e continuano a produrre merce ad alto costo che non è più competitiva sul mercato invaso dal low budget asiatico. Il nostro Pil quindi risente oltre che della crisi finanziaria di un problema strutturale legato a processi produttivi troppo rigidi che continuano a immettere prodotti obsoleti. Il terziario che doveva essere l’asso nella manica dell’Italia è diventato un boomerang quando è andato in crisi di idee… i servizi anche qui non vanno più incontro ai cittadini… sembra che offerta e domanda abbiano preso due rette parallele che non si incontreranno mai!

Se prendiamo il comparto dell’alta moda, che è uno dei pochissimi settori che nonostante la crisi continua a dare segnali positivi, vedremo che la ricerca di nuovi tessuti, di nuovi tagli, di integrare culture diverse ha generato quel circolo virtuoso che si è concretizzato in un profitto. Quindi qui si è riusciti a far incontrare domanda e offerta!

Può essere quindi che il Pil risenta di due componenti, una crisi economica e una crisi di idee? Può essere che la ripresa economica deve  essere accompagnata da un attento ascolto alla domanda? Ma dove prendere i soldi per la riconversione industriale che può portare alla produzione di beni davvero redditizi? Magari dai fondi europei che l’Italia non ha mai sfruttato fino in fondo…  Serve quindi, investire su idee giovani!!!

Si rimanda la ripresa in Italia… aspettate il 2014!

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Aspettare! Ma c’è chi non può proprio più aspettare. C’è chi si suicida per i debiti c’è chi sceglie di andare all’estero. C’è chi semplicemente non ce la fa a vivere e si trova degli espedienti. C’è la criminalità in aumento, c’è l’occupazione in caduta libera, ma il governo, non può che correggere al ribasso le stime sulla crescita per quest’anno. Secondo quanto annunciato dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, nel 2013 il Pil scenderà dell’1,3% (la previsione del Documento di economia e finanza prevedeva una flessione dello 0,2%). La situazione migliorerà nel 2014 con un aumento dell’1,3%, in lieve miglioramento rispetto al +1,1% della precedente stima. Nel 2014 infine il rapporto deficit/Pil si fermerà all’1,7%.

Clamorosa rivelazione nel caso Reeva-Pistorius!

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Continuano le indagini sull’omicidio di Reeva. la fidanzata di Oscar Pistorius. Da quanto divulgato dalla polizia sembra che Reeva avesse incontrato un suo ex fidanzato due giorni prima di essere uccisa. Pistorius, colto dalla gelosia, avrebbe chiamato per ben due volte durante l’appuntamento la sua compagna.
Ad oggi il campione atletico nega ancora l’omicidio e continua a ribadire la sua tesi iniziale secondo la quale si sarebbe confuso pensando ad un intruso.
L’ex di Reeva ha dichiarato che il loro sarebbe stato un incontro amichevole: «Lei mi ha contattato e ci siamo visti per un caffè. Sembrava felice, lei non avrebbe permesso a nessuno di farla stare male».

L’ITALIA ALLA DERIVA… dati ISTAT-CNEL, non c’è più futuro?!

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In Italia, tra il 2010 e il 2011, l’indicatore della ‘grave deprivazione’ sale dal 6,9% all’11,1%, cio’ significa che 6,7 milioni di persone sono in difficolta’ economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Si tratta di individui in famiglie con 4 o piu’ sintomi di disagio in un set di 9.

Il primo senza dubbio è il potere d’acquisto che in Italia durante la crisi è crollato, scendendo del 5% tra il 2007 e il 2011.  Il rapporto fa notare come la contrazione del potere d’acquisto si sia riflessa solo in parte sulla spesa per consumi finali delle famiglie, calata in termini reali dell’1,1%. Ecco che i cittadini hanno cercato di mantenere il proprio standard di vita attingendo ai risparmi accumulati o risparmiando meno. Infatti la propensione a mettere da parte le risorse è scesa dal 15,5% del 2007  all’11,5% del secondo trimestre 2012, accelerando il calo iniziato nel 2006. Inoltre in Italia la crisi ha aggravato le disuguaglianze: nel 2011 il 20% più ricco della popolazione ha ricevuto un reddito di 5,6 volte superiore a quello del quinto più povero. Si tratta di un valore superiore alla media europea. Infatti, spiega il rapporto, dal 2004 la concentrazione della ricchezza è tornata a salire, pur restando inferiore a quella degli anni ’90, e la quota di ricchezza totale posseduta dal 10% più benestante è aumentata nel 2010 al 45,9% (era al 44,3% nel 2008).

In Italia, tra il 2010 e il 2011, l’indicatore della ‘grave deprivazione’ sale dal 6,9% all’11,1%, ciò significa che 6,7 milioni di persone sono in difficoltà economiche, con un rialzo di 2,5 milioni in un anno. Si tratta di individui in famiglie con 4 o più sintomi di disagio in un set di 9. Lo rileva il rapporto Bes Istat-Cnel.  Il rapporto spiega come la grave deprivazione materiale sia una misura associata agli indicatori di povertà monetaria, ma non a essi totalmente sovrapponibile. Secondo la metodologia Eurostat si presenta, appunto, quando si manifestano quattro o più sintomi di disagio economico su un elenco di nove. Nel 2011, dopo la sostanziale stabilità che aveva caratterizzato gli anni precedenti, l’indicatore è aumentato in modo «sensibile» (+4,2 punti percentuali). In particolare è cresciuta la quota di individui in famiglie che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste (dal 33,3% al 38,5%), di non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), un pasto adeguato ogni due giorni se lo volessero (dal 6,7% al 12,3%) e che riferiscono di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2% al 17,9%). Il rapporto Bes indica anche come il rischio di povertà, stimato a partire dal reddito netto disponibile, risulti più elevato della media dell’Ue e abbia raggiunto nel 2010 il 19,6%.

Nei primi 9 mesi del 2012 la quota delle famiglie indebitate, sostanzialmente stabile tra il 2008 e il 2011, ha segnato un balzo, passando dal 2,3% al 6,5%. Lo rileva il rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) di Istat e Cnel, spiegando che il più frequente ricorso al debito, generato in molti casi da mere esigenze di spesa, riguarda importi mediamente più bassi.

Dodici campi, dalla salute al lavoro, dall’ambiente alle relazioni sociali e 134 ‘termometrì per misurare il benessere equo e sostenibile (Bes), con l’obiettivo di monitorare lo stato di salute del Paese con indicatori che vadano «al di là del Pil». Un tema che negli ultimi anni ha registrato un vivace dibattito a livello internazionale e che ora vede l’Italia schierata in prima linea. È questo il lavoro portato avanti dal Cnel e dall’Istat sin dal dicembre del 2010 e oggi arriva a compimento con la presentazione del primo rapporto Bes davanti al capo dello Stato Giorgio Napolitano, al presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini; con la partecipazione del Presidente del Cnel Antonio Marzano e del Presidente dell’Istat Enrico Giovannini. Il Cnel, organo a cui partecipano rappresentanti di associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e del terzo settore, e l’Istat, dove operano esperti della misurazione dei fenomeni economici e sociali, hanno unito le proprie forze per giungere ad un insieme condiviso di indicatori utili a definire lo stato e il progresso del Paese. È stato così costituito un comitato insieme all’associazionismo femminile, ecologista, dei consumatori, a cui si è affiancata una commissione scientifica. A riguardo Istat e Cnel fanno anche notare come la consultazione con i cittadini sia stata ampia. L’impegno è quello di arrivare a una sorta di ‘costituzione statisticà, cioè un riferimento costante e condiviso dalla società italiana in grado di segnare la direzione del progresso. Uno strumento quindi utile anche per la messa a punto delle politiche necessarie al Paese. In particolare, si punta a sintetizzare gli indicatori in modo da elaborarne uno per ciascun dominio, quindi in tutto circa 12, anche per meglio capire miglioramenti e peggioramenti. Infatti, il Bes sarà aggiornato annualmente.

Ma la colpa di tutto questo di chi è? Gli italiani lo sanno e pure troppo bene come evidenziano i dati dell’Istat-Cnel. Cala la fiducia dei cittadini nei confronti della politica e soprattutto quella riposta nei partiti che è stata rilevata ai minimi storici. La media, in un’ipotetica pagella su una scala da 0 a 10, si ferma al 2,3. Voti bassi anche per la fiducia verso il Parlamento (3,6), le amministrazioni locali (4) e la giustizia (4,4).

Il pentimento di Pistorius: non è giusto che non posso viaggiare! Datemi il passaporto.

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Pistorius col capo chino, Pistorius in lacrime, Pistorius che prega. E, forse, Pistorius che recita una parte. Quella del «buono». La strada verso standing ovation di chi già lo vorrebbe vedere completamente assolto è ancora lunga e accidentata. Ma il clan familiare (e legale) di Pistorius sembra all’altezza del compito. Trasformare, agli occhi dell’opinione pubblica, un presunto colpevole in un probabile innocente. I mezzi (economici e mediatici) a disposizioni di «Blade Runner» sono ottimi e abbondanti. Il compito di «gran burattinaio» è stato affidato ad Uncle Arnold, lo zio con la faccia da duro che ospita il nipote nella sua abitazione e, soprattutto, gli impedisce di commettere passi falsi. La parola d’ordine è: strategia. E in questa logica rientra la prima dichiarazione da uomo libero di Pistorius: «Voglio incontrare la famiglia di Reeva e ringrazio tutti quelli che hanno pregato per nostre due famiglie». Notare il risvolto ecumenico di quel «nostre», come a dire che – tutto sommato – tra vittima e carnefice non è che ci sia poi gran differenza… e infatti il campione sudafricano, amareggiato e affranto, la prima cosa che fa è contestato le condizioni per la liberta’ su cauzione e fa appello per potere recuperare il passaporto e viaggiare all’estero.

NO COMMENT!

Si dimette Botha, l’investigatore del caso Pistorius!

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Il principale investigatore nel caso di Oscar Pistorius, Hilton Botha, si è dimesso dalla polizia sudafricana. Lo riferisce la Bbc. Botha, che di recente era stato già estromesso dall’inchiesta, era finito nella bufera per una serie di errori commessi nel condurre le indagini sulla morte di Reeva Steenkamp, la fidanzata dell’atleta. L’investigatore era a sua volta sotto inchiesta per omicidio.

 

ORRORE: Pistorius diventa un film! E’ lite sull’attore.

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La tragica morte di Reeva Steenkamp per mano di Oscar Pistorius ha sconvolto il mondo intero. L’atleta paralimpico accusato dell’omicidio della fidanzata è stato rilasciato su cauzione per 85mila dollari. La vicenda ancora è alquanto complicata sia perché è stato sostituito il capo dell’inchiesta che per sospetto inquinamento delle prove. Intanto Hollywood freme: Ryan Gosling e James Franco sono in lizza per interpretare in un film Pistorius.

Secondo una fonte del magazine Star sembra che “Ryan sia la scelta naturale, anche perché assomiglia in modo sorprendente a Oscar! Ma James ha già interpretato un personaggio con un grave handicap in 127 Hours”. I produttori del film vorrebbero presentare la storia di Oscar partendo dai suoi successi sportivi, raccontando il motivo dell’handicap fino ad arrivare alla tragica morte di Reeva Steenkamp, senza addentrarsi però in giudizi o citazioni processuali.

Reeva era un’appassionata di armi. ECCO LA FOTO!

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Reeva Steenkamp, la modella sudafricana uccisa la notte di San Valentino da Oscar Pistorius, con il fidanzato campione paratleta condivideva la passione per le armi: a questa conclusione giunge oggi il tabloid britannico The Sun, che pubblica in esclusiva una foto che ritrae la ragazza ad un poligono di tiro mentre si esercita con una pistola calibro 9 simile a quella con cui lui l’ha uccisa. La foto, scrive il Sun, risale a qualche mese fa e dopo quell’esercitazione al tiro, scrive ancora il tabloid, lei ha scritto il seguente messaggio su un social network: «Ho giocato con la pistola questa mattina. Ora mi sento meno stressata». L’immagine mostra una certa dimestichezza di Reeva con la pistola: cuffie anti-rumore, occhiali anti-riflesso, le gambe leggermente divaricate e le ginocchia leggermente piegate per assorbire il rinculo dell’arma, che tiene con due mani a braccia tese mentre è concentrata a prendere la mira. Il Sun cita anche una fonte sudafricana «vicina all’inchiesta», secondo la quale l’immagine «dimostra che lei stessa era familiare con le armi e non l’avrebbe quindi messa a disagio che il suo fidanzato ne tenesse una nel letto». In Sudafrica, Paese che ha un tasso di violenza elevatissimo e un’incidenza della violenza sulle donne fra le più drammatiche al mondo, le armi sono molto diffuse.

Nessun accordo… l’AMERICA TREMA!

Obama si presenta al popolo sconfitto… nessun accordo ancora e mancano poche ore al tracollo!

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Non c’è ancora accordo negli Stati Uniti per evitare il “sequester” e i tagli automatici alla spesa per 85 miliardi di dollari potrebbero scattare oggi. Le trattative a Washington finora sono fallite.

Oggi il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha incontrato i leader del Congresso per tentare di trovare all’ultimo un compromesso che scongiuri un nuovo colpo all’economia americana. Alle 17.35 ora italiana Obama si è presentato per rilasciare una dichiarazione dai toni durissimi: i tagli automatici alla spesa avranno un «effetto domino» sull’economia e porteranno alla perdita di 750.000 posti di lavoro.

«Serve un compromesso, Il deficit e il debito vanno risanati con un approccio bilanciato», ha affermato il presidente Usa. Poi l’appello: «I tagli automatici alla spesa non sono necessari», serve «responsabilità». Di parere opposto lo speaker della Camera, John Boehner che, al termine dell’incontro alla Casa Bianca, ha ribadito la linea dei repubblicani: «Il problema non sono le maggiori entrate ma la spesa».

I tagli colpiranno tutti i pubblici servizi e in particolare i programmi sociali, la spesa per l’educazione, i fondi per la ricerca e i salari. Il Fondo Monetario Internazionale ha già messo in guardia gli Usa: se non non eviteranno il “sequester” l’istituto di Washington è pronto a rivedere al ribasso le stime sulla crescita statunitense e globale. In particolare la revisione del Pil americano sarebbe di almeno 0,5% rispetto all’attuale +2% per l’anno corrente. Se non sarà raggiunto un compromesso i tagli scatteranno alla mezzanotte di oggi (23,59 orario di Washington, le sei di sabato mattina in Italia). La Casa Bianca ha fatto sapere che spariranno 70.000 posti negli asili nido, 14.000 insegnanti perderanno il posto e sarà tolta l’assistenza a 600.000 donne e famiglie povere.

Gli Steenkamp rischiano di non poter pagare l’affitto! Era Reeva ad aiutarli.

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I genitori di Reeva Steenkamp, la fidanzata di Oscar Pistorius uccisa dall’atleta nella notte di San Valentino, oltre al dolore per la morte della figlia ora devono affrontare un altro problema, questa volta economico. La modella, infatti, aiutava finanziariamente i familiari, che ora rischiano di non poter più pagare l’affitto.
Secondo un parente della famiglia, ogni volta che Reeva andava a trovare i genitori si accertava che avessero abbastanza soldi per vivere, poiché il padre (ex fantino ed ex addestratore di cavalli da corsa) spesso non veniva pagato per il proprio lavoro. E ora, secondo il congiunto, “la morte di Reeva ha anche pesanti implicazioni economiche per la famiglia”. La madre della modella, del resto, non ha mai fatto mistero del fatto che la famiglia non ha mai avuto molti soldi benché in casa ci fosse “molto amore”: “Abbiamo dato a Reeva ciò che abbiamo potuto”, aveva spiegato la donna.
Intanto emerge anche che i medicinali trovati nell’appartamento di Pistorius non sarebbero vietati nelle competizioni sportive… anche se ancora la notizia non è ufficiale.

REEVA INCINTA?

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Le voci girano e ce ne sono troppe a volte… ma questa volta l’indiscrezione potrebbe anche essere vera o quanto meno plausibile. Pistorius avrebbe ucciso Reeva perchè era incinta. La famiglia smentisce. I risultati dell’autopsia effettuata sul corpo della ragazza vengono secretati dagli inquirenti. Secondo il tabloid statunitense National Enquirer, la notizia sarebbe invece stata verificata. Il giorno di San Valentino Reeva avrebbe parlato della sua gravidanza a Pistorius e lui sarebbe uscito fuori di testa  colpendo la ragazza alla testa, al petto, alla mano e naturalmente al bacino, proprio per “rimuovere il problema”?

Pistorius cerimonia in onore di Reeva… Scandaloso!

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Oscar Pistorius terra’ questa sera una cerimonia privata in ricordo della sua fidanzata Reeva Steenkamp, da lui uccisa la notte di San Valentino. All’atleta sudafricano, accusato di omicidio premeditato per la morte di Reeva, e’ stata concessa la liberta’ su cauzione. Il campione sostiene di avere sparato alla sua compagna scambiandola per un intruso. La cerimonia si terra’ nella casa dello zio Arnold. La famiglia Pistorius ha detto che ”Oscar continua a piangere per Reeva ed e’ in lutto”.

CONSIGLIO DELL’AVVOCATO?

L’ultima foto di Reeva!

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Rilassata e sorridente. Appariva così Reeva Steenkamp poche ore prima di morire. L’immagine è quella delle telecamere di sicurezza posizionate fuori dalla casa del fidanzato Oscar, che da lì a poco sarebbe diventato il suo carnefice. Il fotogramma, che nonostante sia sfocato mostra chiaramente la serenità della modella 29enne, è stato mostrato in anteprima dal canale Cctv nel corso di un documentario sul fatto di cronaca che ha sconvolto il Sudafrica.

 

Pistorius è impotente?

 

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Forse non era un prodotto utile a fini del doping, ma sicuramente neanche un innocuo prodotto a base di composti vegetali. Il testosterone che gli inquirenti dicono di aver trovato a casa di Oscar Pistorius, il quattrocentista disabile accusato di aver ucciso a colpi di pistola la sua fidanzata, sarebbe uno «stimolante sessuale»: lo scrive il settimanale sudafricano City Press, citando un medico sportivo. Hilton Botha, il detective poi rimosso dall’incarico, aveva affermato mercoledì in tribunale a Pretoria che «due scatole di testosterone» ed alcune siringhe erano state trovate a casa dell’atleta, incriminato per aver ucciso la fidanzata Reeva Steenkamp.

L’avvocato di Pistorius, Barry Roux, aveva spiegato che si trattava di un rimedio a base vegetale, il testo compasutium coenzyma, che l’atleta «aveva il diritto di utilizzare». Il medico sportivo Jon Patricios, intervistato da City Press, ha spiegato che questo prodotto, che si assume tramite iniezioni – composto da pezzi di cuore e di testicoli di animali, nonché‚ da piante medicinali e vitamine – serve di norma a combattere problemi di erezione. È però sconsigliato agli sportivi perché‚ li può far risultare positivi ai test antidoping.

 

Investigatore privato per la famiglia di Reeva!

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La famiglia di Reva Steenkamp, uccisa dal fidanzato Oscar Pistorius la notte di San Valentino, ha deciso di assumere un detective privato che li tenga aggiornati sull’andamento delle indagini. Lo riferiscono i media sudafricano. Lance Esptein, questo il nome delle’investigatore, era presente in tribunale venerdi’, quando a Pistorius e’ stata concessa la liberta’ su cauzione. L’agenzia di Epstein si definisce “una delle agenzie leader in Sudafrica con oltre 100 anni di esperienza.

CI SARA’ GIUSTIZIA PER REEVA?

La famiglia Pistorius… anche il fratello accusato di omicidio volontario!

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Carl, il fratello del campione Oscar Pistorius che rischia l’ergastolo per la morte della fidanzata Reeva, e’ accusato di ‘omicidio volontario’ per la morte di un motociclista in un incidente da lui causato nel 2010. Lo ha riferito la radio sudafricana Ewn spiegando che la prima udienza del suo processo era prevista per lo scorso giovedi’, giorno in cui era ancora in corso il procedimento a carico di Oscar. L’udienza del fratello Carl e’ stata rinviata al mese prossimo. Kenny Oldwage, il legale, si sarebbe detto fiducioso sull’assoluzione del suo cliente.

Padre coraggio! “Oscar deve rispondere alla sua coscienza”

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Pistorius dovra’ fare i conti con la sua coscienza. Lo ha detto, secondo quanto riportato dai media sudafricani, il padre di Reeva Steenkamp, la modella uccisa dal campione di atletica. “Non importa quanti soldi ha o quanto siano bravi i suoi avvocati, dovra’ fare i conti con la sua coscienza se permettera’ alla squadra legale di mentire per lui”, ha detto Barry Steenkamp. ‘Se sta dicendo la verita’, forse potro’ perdonarlo. Ma se invece non e’ andata come dice lui, deve soffrire e soffrira”

Solo 85mila euro! Cauzione farsa per Pistorius!

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Il giudice Desmond Nair ha fissato a un milione di rand sudafricani, circa 85mila euro, la cauzione di Oscar Pistorius. Un decimo della somma è da versare in contanti, il resto in garanzia. L’atleta, che dovrà comparire in tribunale il 4 giugno, dovrà presentarsi ogni mattina al commissariato, consegnare tutti i suoi passaporti e le sue armi, e stare lontano dagli aeroporti.

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Da FEMMINICIDIO a Soap Opera mediatica… OK A CAUZIONE

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Questa mattina in aula sembra che si respiri già molta tensione. La maggioranza dell’opinione pubblica chiede che non vi siano trattamenti di favore per Pistorius, ma che si applichi la giustizia come in qualsiasi altro caso. La prima anomalia sicuramente è quella di aver voluto per una settimana prorogare la decisione. Solitamente il rilascio su cauzione viene deciso nella prima udienza. Inoltre molti giornali locali questa mattina s’interrogavano sull’atteggiamento della famiglia di Pistorius:  dopo 7 giorni dall’omicidio nessun familiare si è messo in contatto con la famiglia della vittima per esprimere il cordoglio.

Secondo il pm l’omicidio di Reeva sarebbe stato pianificato durante la serata. Secondo l’accusa se Pistorius era così paranoico sulla sicurezza come più volte è stato affermato dalla difesa come mai, lasciava la finestra del bagno aperta e non chiudeva a chiave la porta di casa?  Perchè non ha chiamato la sicurezza? Il comprensorio dove abita Pistorius è sorvegliato 24h al giorno eppure l’atleta non l’ha chiamata!

Qualche tempo fa a una rivista aveva dichiarato «Non ho ancora trovato la persona giusta, ma è ok»: così Oscar Pistorius in una intervista pubblicata a febbraio prima dell’omicidio di Reeva Steenkamp parlava dei suoi problemi sentimentali. «È difficile trovare la persona giusta, di cui ci si possa fidare, che tenga private le cose private», sottolineava Pistorius al magazine «Serve una persona davvero speciale per avere una relazione con uno sportivo. Non è una vita facile».

Fino a 50 mila euro per un intervista a Pistorius dopo la decisione della Corte.

“NON SO SE CI SONO GLI ESTREMI PER OMICIDIO PREMEDITATO, AL MOMENTO MANTENGO QUESTA IMPUTAZIONE: Omicidio volontario premeditato” così il giudice.

Il giudice massacra Botha e la conduzione delle indagini! Errori su errori elencati in 90 minuti di requisitoria.

LA CORTE DECIDE DI  CONCEDERE LA SCARCERAZIONE SU CAUZIONE!

Perché non vi è  reale pericolo per la società e reale pericolo di fuga, nè reale possibilità di contaminazione delle prove, di corruzione dei testimoni o di reiterazione del reato.

Tuttavia fa presente che la difesa non è riuscita a provare le eccezionali circostanze che possono concedere la scarcerazione su cauzione…  MA E’ LIBERO!!!

SHOW DEL GIUDICE DAVANTI ALLE TELECAMERE TRA LA FAMIGLIA CHE E’ STATA TUTTO IL TEMPO ALLO STREMO E LA TENSIONE ALTISSIMA DI TUTTI I PRESENTI CHE ATTENDEVANO UN VERDETTO: il giudice non si è curato di nessuno e ha recitato per due ore una scena da film thriller.

Calpestato il corpo sepolto di Reeva!

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