La rivoluzione scolastica taglierà le pensioni? Scontro generazionale

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Lo si sapeva, ma ci si aspettava che la guerra generazionale fosse condotta dopo una attenta riflessione, invece il governo Renzi asfalta immediatamente i pensionati e mira dritto a scardinare i diritti acquisiti come gli scatti di anzianità dei professori. “Basta scatti” questa sarà la nuova bayyaglia che già dalle prime ore della sua investitura a ministro dell’Istruzione Stefania Giannini vuole portare avanti. Si punterà sul merito… ma come sarà rilevato questo merito? Si passerà a calcolare le attività extrascolastiche? Quindi una lezione preparata con attenzione che segue il programma ministeriale passerà in subordine a una visita al museo dove i ragazzi possono correre felici nel parco? Oppure si darà rilievo ai professori che usano la tecnologia nelle scuole all’avanguardia, mentre in periferia i professori non hanno i gessi per scrivere alla lavagna? Interrogativi che non sono nuovi, ma tornano di attualità anche alla luce delle parole della neoministro che in attesa della fiducia nei due rami del Parlamento già sentenzia”Un Paese che spende 265 miliardi in pensioni e solo 54 miliardi per scuola e ricerca – dice il neo ministro, segretaria di Scelta Civica – deve porsi qualche interrogativo”.  “Gli automatismi sono il frutto di un mancato coraggio politico del passato – dice Stefania Giannini -. Ma ovviamente sto parlando in modo generale, prescindendo da eventuali misure che ancora non ho neanche lontanamento concepito”.

Quindi non possiamo dire come secondo lei dovrebbe essere applicato il principio della valutazione meritocratica?

“C’è una terza parola fondamentale: autonomia – risponde il neo ministro dell’Istruzione -. La valutazione si collega all’autonimia e alla responsabilità di chi è autore del processo. Posso fare l’esempio delle università, che sono diventate responsabili di sé stesse da quando sono istituzioni con bilancio autonomo. Credo che anche nella scuola si debba introdurre questo concetto”.

Lei in passato ha detto che, a suo giudizio, nelle università andrebbero aboliti i concorsi.

«Ora però sono ministro e posso solo dire che questo capitolo va certamente rivisitato».

Ma qual è l’alternativa al concorso pubblico? L’assunzione per chiamata diretta

«No, non funzionerebbe in un sistema come quello italiano ed europeo».

E allora?

«E allora autonomia e responsabilità. Le università dovrebbero poter adottare il loro sistema valutativo, e rispondere del prodotto finale, dei risultati conseguiti».

E come si misurano i risultati raggiunti da un’università?

«Si possono seguire gli esempi di altri paesi che hanno fatto scelte politicamente diverse dalle nostre, più proiettate verso il futuro».

Quali paesi?

«Per esempio la Gran Bretagna. Dove sono passati da una valutazione dei risultati puramente quantitativa a una valutazione anche qualitativa».  

Il sistema inglese di valutazione è complesso e articolato. Le valutazioni dei professori avvengono durante l’arco della loro carriera e comportano una serie di controlli e verifiche date da corsi di aggiornamento e tecniche di insegnamento che vengono modificate in base alla scuola in cui insegnano. Chi può poi con assoluta sicurezza affermare che un professore con un ottimo curriculum sia il migliore per trasferire le sue nozioni ai ragazzi? Si può sapere molto, essere enciclopedie viventi ed essere totalmente incapaci di insegnare… pura demagogia e populismo o solo voglia di rivalsa contro i pensionati destinati a pagare gli sbagli di una classe politica incapace? Rottamare gli anziani per dare possibilità ai giovani? Questa è l’Italia dream?

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Indagati 3 professori del Cavour di Roma per la morte del ragazzo dai pantaloni rosa

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Secondo quando riporta il Corriera della Sera: «Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pubblico ministero Pantaleo Polifemo hanno deciso di incriminare i quattro per la scoperta della scritta ‘Andrea f….’ sul banco del ragazzo e per la rimozione degli infissi della porta della classe dopo il gesto estremo del giovane. La colpa di professori e preside sarebbe stata la sottovalutazione dell’impatto delle offese sullo studente.  Ad arricchire il quadro probatorio, le testimonianze di amici e compagni di classe di Andrea: molti hanno riferito come il quindicenne sia stato vittima di persecuzioni dei coetanei avvenute nella completa noncuranza degli insegnanti. Non ci sono solo i docenti nel mirino della magistratura. Per il tragico gesto di Andrea la Procura dei minori ha messo sotto inchiesta gli autori delle offese: si tratta di sei minorenni, le loro posizioni sono al vaglio del pm che potrebbe accusarli di stalking, morte come conseguenza di un altro delitto o istigazione al suicidio.  A provare le loro responsabilità sono, innanzitutto, le offese in chat e le umiliazioni sulla bacheca di Facebook. Ma anche la creazione del profilo intitolato il ‘ragazzo dai pantaloni rosa’ nato senza il consenso del giovane è un indizio del clima pesante creatosi intorno a lui. Andrea – per l’accusa – sarebbe stato vessato per i suoi comportamenti eccentrici, confusi da alcuni con un’inclinazione omosessuale (assolutamente legittima) del ragazzo, comunque smentita da Teresa, la madre. E un impulso determinante alle indagini è stato impresso proprio da Eugenio Pini, il legale della famiglia di Andrea: è stato lui a depositare al Palazzo di giustizia un corposo dossier con una perizia sul computer del giovane». Inoltre nell’articolo del Corriere della Sera si legge anche:

«Avevano il dovere di censurare le offese indirizzate dai compagni di classe ad Andrea, lo studente del liceo Cavour che si è tolto la vita la sera del 20 novembre del 2012. E invece tre docenti dell’istituto frequentato dal giovane – noto come ‘il ragazzo dai pantaloni rosa’ – sono rimasti indifferenti ai comportamenti offensivi degli studenti: un atteggiamento indulgente che ne ha comportato l’iscrizione nel registro degli indagati per l’accusa di ‘omessa vigilanza’. Anche la preside del liceo è sotto inchiesta per lo stesso reato: secondo la Procura, la dirigente è sempre stata a conoscenza delle vessazioni ma non ha ordinato ai prof di porre un freno al dileggiamento di Andrea».

Il fac simile con Benito Mussolini e la sorella gemella Benita

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Se si è trattata di una provocazione, di uno scherzo di cattivo gusto o semplicemente di una scelta poco attenta ancora non è dato saperlo, ma certo che il fac simile del modello per iscriversi agli enti di formazione professionale in cui i nomi degli studenti portati ad esempio sono Benito Mussolini e la “sorella” gemella Benita ha suscitato notevole scalpore. Dopo le polemiche il fac simile è stato rimosso. La scoperta è stata fatta dal Corriere della Sera che racconta come il modello fosse consultabile in internet da tutti i professori, impiegati e dirigenti dei centri di formazione accreditati dal Pirellone che sono 859 (numero aggiornato al dicembre 2013) per fornire istruzioni per compilare online le iscrizioni al prossimo anno, il cui termine è fissato per il 28 febbraio prossimo. La schermata ‘facsimile’ fornita dal sito della Regione riportava una scheda d’iscrizione ed è appunto in questa scheda che sono stati usati come esempio i nomi degli alunni Benito e Benita Mussolini, data di nascita 1 gennaio 1990, codici fiscali: MSSBNT90A01L400B e MSSBNT90A01L400F.

“Sono molto adirata e sebbene si tratti di un manuale tecnico non accessibile al pubblico, ma all’interno di un’area riservata del sito rivolta esclusivamente agli operatori accreditati – dice l’assessore all’Istruzione, Valentina Aprea annunciando l’avvio di una verifica interna – considero gravissimo e inammissibile questo incidente”.

C’è del marcio nel concorso per i professori?

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La notizia la riporta il Fatto Quotidiano che a sua volta riporta la denuncia di Gianluca Vacca, deputato del Movimento 5 stelle, che a gennaio ricevette una lettera con i nomi dei professori risultati vincitori. Nomi che il Miur ha pubblicato però solo nei primi giorni di febbraio e di cui 37 idonei su 40 coincidono con i nomi “in anteprima” consegnati al deputato M5s.

Così spiega il Fatto quotidiano:

“Diffondere in anticipo i risultati sembra ormai essere una consuetudine nelle commissioni per l’abilitazione universitaria, in violazione del segreto d’ufficio. Dopo le rivelazioni del Fatto sul settore di Storia Antica, dove i nomi degli abilitati erano stati spediti al ministero mesi prima che fossero resi pubblici, anche in Diritto costituzionale gli aspirati docenti hanno saputo prima della pubblicazione di aver conseguito l’idoneità. Informazioni in possesso dei soli commissari. Cosa che fa sospettare che la selezione sia stata pilotata”.

I sospetti prendono forma dalla denuncia di Gianluca Vacca di M5s, che in una raccomandata ha ricevuto i nomi di 40 candidati, di cui 37 poi effettivamente idonei:

“Tra questi risulta anche l’assistente di studio del giudice della Corte costituzionale, Giuliano Amato. Un’idoneità che ha scatenato le ire di molti candidati bocciati. La missiva è datata 17 gennaio, ma i risultati sono stati pubblicati dal ministero solo due giorni fa”.

E questo non sarebbe il primo scandalo per il diritto costituzionale, che già in altre occasioni era finito al centro di discussioni:

“Nel 2008 il concorso nazionale per i costituzionalisti è finito nel mirino della Procura di Bari e della Guardia di Finanza, che ha denunciato – con l’accusa di associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa – ben 38 docenti universitari, tra i quali i 5 saggi nominati a suo tempo dal premier Enrico Letta per riformare la Costituzione. Una cupola avrebbe infatti pilotato i concorsi in diversi atenei”.

A niente è servito il nuovo meccanismo di reclutamento voluto da Maria Stella Gelmini e basato sull’abilitazione nazionale, spiega Di Goggia:

“Ma, anche in questo caso, un collegio fantasma avrebbe operato al fianco della commissione nazionale (5 membri) prevista dal nuovo meccanismo. Tutto denunciato a suo tempo dal commissario esterno (proveniente dai paesi Ocse), Francisco Balaguer Callejon, professore di Diritto costituzionale all’Università di Granada. I criteri adottati sarebbero stati di volta in volta cambiati, modifiche di cui Balaguer veniva informato solo al momento di doverle ratificare, e a cui si è opposto inutilmente. A luglio del 2013, si è dimesso denunciando tutto in una lettera alla comunità accademica, già sconvolta dalle inchieste giudiziarie”.

E con l’arrivo dei risultati delle proroghe, che hanno riguardato tutta la prima tornata di assegnazioni di cattedere dal 2011, tornano i sospetti di irregolarità, scrive Di Goggia:

“Ad oggi, mancano ancora i risultati di numerosi settori. L’onorevole Vacca di M5S depositerà nei prossimi giorni un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Istruzione, per verificare il rispetto dei tempi massimi previsti dal bando. Tempi che secondo i deputati non sarebbero stati rispettati. Se fosse confermato l’intera selezione sarebbe a rischio”.

 

Insegnanti precari con mille euro in meno in busta paga. Male anche i professionisti

insegnanti-precari-tuttacronacaPessime notizie sotto l’albero per gli insegnanti precari: non verranno più pagate le ferie maturate, come è sempre avvenuto fino ad adesso. Sono circa mille euro in meno quelli che molti insegnanti che a dicembre si aspettavano di vedersele pagate almeno per l’anno scolastico appena passato hanno trovato in busta paga. Come riporta il Messaggero:

Quella delle ferie dei precari è una questione che si trascina da tempo. «È l’ennesima ingiustizia per i supplenti», sostiene Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, uno dei sindacati della scuola. Tutto nasce dalla legge sulla Spending review varata dal governo Monti, nel 2012, che ha previsto la non monetizzazione delle ferie maturate per il personale del pubblico impiego.
Quella legge però non dava indicazioni specifiche per i precari del settore scuola, perciò è stato necessario aggiungere una precisazione con la successiva legge di stabilità. E la precisazione è la seguente: per il personale della scuola le ferie possono essere monetizzate, però dal conto delle ferie maturate bisogna sottrarre i giorni in cui l’attività didattica è stata sospesa, cioè le vacanze di Natale, di Pasqua e una parte di giugno.
Per i docenti di ruolo gli effetti di questa norma sono nulli: per loro le vacanze arrivano regolarmente con la chiusura estiva delle scuole, e le mensilità di retribuzione restano sempre dodici più tredicesima. Diverso è il caso dei precari con contratto a dieci mesi. Per loro il rapporto di lavoro si interrompe ogni anno a luglio e agosto per poi riprendersi a settembre. Questo diverso meccanismo di calcolo delle ferie si traduce dunque in un taglio consistente dello stipendio. E quel taglio si fa sentire tutto a dicembre, il mese in cui veniva normalmente erogato il pagamento delle ferie maturate l’anno prima. Gli interessati però contestano il principio introdotto dalla nuova legge.

E i problemi non sono solo dei precari della scuola ma anche dei professionisti, il cui reddito cala. Come sottolinea il Sole 24 Ore:

Non si arresta la caduta dei redditi dei professionisti. Dal 2008 al 2012 i lavoratori autonomi denunciano un un ulteriore calo dei redditi: il dato medio è ora sceso a 31.324 euro, in flessione di quasi il 10 per cento. Questa è la fotografia contenuta nel terzo rapporto Adepp sulla previdenza privata. E i dati delle singole casse previdenziali- raccolti dal Sole 24 Ore -aggiungono altri dettagli. A soffrire di più sono le professioni giuridiche e tecniche: i notai hanno visto “sparire” il 45 per cento dei propri redditi reali a partire dal 2007. La crisi colpisce di più le categorie “deboli”: donne e giovani. Per Andrea Camporese, presidente di Adepp, servono “strategie per anticipare l’ingresso dei giovani”. Intanto da gennaio le regioni potranno aprire i bandi di finanziamento europeo per i professionisti.
Ecco alcuni esempi: I notai nel 2007 avevano un reddito medio di 195.794 euro, mentre nel 2012 era di 107.400 (- 45%), gli architetti da 30.260 a 20.535 (- 32,1%), gli ingegneri da 44.864 a 33.299 (-25,8%), gli avvocati da 57.215 a 47.402 (-17,2%).

Dopo anni di lavoro… 20 giorni di pensione, poi richiamati in servizio!

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Neppure un fervido sceneggiatore sarebbe stato in grado di inserire un colpo di scena degno della migliore tradizione della commedia all’italiana. peccato che non siamo in un film e che non sia un ciak di un scena, ma che in gioco ci siamo le vite delle persone: 8 professori del Veneto. Gli insegnanti, tutti con almeno 40 anni di servizio e tutti docenti congedati a inizio ottobre, quando iniziavano a godere la loro nuova vita da pensionati, hanno ricevuto una telefonata. La provincia spiega che si è sbagliata, c’è stato un errore e quindi la cessazione dal servizio deve considerarsi annullata. Certo si può ricorrere, ma intanto bisogna tornare a lavoro.

Così uno degli otto docenti ex pensionati racconta al Corriere della Sera quanto accaduto:

«A dire il vero la cessazione di servizio partiva dal primo settembre – continua l’insegnante – ma quella telefonata mi ha cambiato la vita: nonostante il ritardo ero comunque felice di dar seguito alle passioni che avevo dovuto mettere in secondo piano. Ho terminato la mia ultima lezione e ho salutato tutti». Venti giorni dopo però il contrordine: «Prof, c’è stato un errore. Deve tornare a scuola». L’avviso è perentorio: «si comunica che la cessazione di servizio è da considerarsi annullata». 

In realtà quella del docente, e degli altri è una vicenda che inizia nel 2011, quando entra a regime la Fornero e la pensione si allontana. Poi però era arrivata quella che sembrava essere una svolta. Sembrava, appunto. Ancora il Corriere:

L’odissea del prof ha inizio nel 2011, quando il docente, classe 1952, conti alla mano, matura il diritto alla pensione per l’anno successivo. Ma la legge Fornero blocca tutto posticipando di cinque anni la «porta » per il pensionamento. «Sul punto è stata portata avanti una class action – precisa il prof – ma non sappiamo ancora quale potrà essere l’esito dell’azione legale contro il ministero». Nel frattempo, tutti i docenti «bloccati» tornano in cattedra. Poi all’inizio dello scorso settembre la svolta. Il telefono della scuola che squilla, la normativa a pennello e l’agognato pensionamento. Per legge «se ci sono esuberi in una classe di concorso e avendo acquisito i quarant’anni di lavoro, questi esuberi possono andare in pensione».

Storia dell’Arte eliminata dai programmi scolastici: arriva la petizione

storia-arte-scuola-tuttacronacaPer (de)merito della Riforma Gelmini del 2010, in un Paese come l’Italia, patria dei Beni Culturali, l’insegnamento della Storia dell’Arte è stata cancellata, da tutti i programmi, anche da quelli di istituti a vocazione artistica quali il liceo classico e l’istituto tecnico per il turismo, che dovrebbe formare coloro che un domani dovrebbero far conoscere l’Italia all’estero. L’indignazione dilaga e sono gli stessi storici dell’arte a chiedere il ripristino della materia. Una petizione sul sito firmiamo.it, “Ripristiniamo storia dell’arte nelle scuole“, ha già raccolto 2321 firme. Scopo, reindirizzare poi la richiesta al ministro Carrozza. Il testo spiega: “Nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, impedire ai ragazzi di maturare una adeguata conoscenza del proprio patrimonio storico-artistico significa ostacolare una formazione culturale degna di questo nome, ma anche impedire la formazione di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo Cultura”. A seguito delle numerose proteste, levatesi anche dall’associazione Anisa degli insegnanti della storia dell’arte e da Italia Nostra, hanno aderito all’appello anche l’attuale ministro Massimo Bray, Salvatore Settis, Adriano La Regina, Cesare De Seta e Rosi Fontana.

Il Prof bocciato che dà dei “grillini” agli allievi

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Dal 2005 è obbligatorio un questionario di valutazione per tutti i professori universitari italiani e a dare i voti per una volta sono gli allievi. Così a Padova, alla facoltà di Economia, due professori sono stati “bocciati” dai loro studenti. In realtà la reazione causa-effetto non è così immediata anche perché se rinnovare o meno l’incarico spetta all’ateneo e non agli studenti, ma sicuramente quel feedback così negativo che parlava di continui ritardi, di assenze e di colloqui che spesso si svolgevano al bar invece che nelle aule della facoltà, ha pesato non poco sui due professori che alla fine non hanno visto rinnovato il loro incarico. Il consiglio del dipartimento infatti in occasione dei rinnovi si è spaccato e per 11 voti a 10 ha deciso di fare a meno dell’insegnamento di questi docenti.

Quali sono state le dichiarazioni di uno dei professori?

«La nostra è un’epoca grillina — si è difeso uno dei “bocciati” sul Corriere del Veneto —: le minoranze strillano e ottengono».

Veramente però il mancato rinnovo è stato votato a maggioranza… strano che un professore di economia parli di minoranze quando i numeri sono ben chiari: 11 a 10.

Intanto gli studenti esultano su Facebook: «una grande vittoria degli studenti per una didattica di qualità »: «Le nostre pressioni per un’analisi attenta della situazione sono servite – si legge nella nota pubblicata dal sindacato «Studenti per» di Economia -. Finalmente la valutazione della didattica comincia a dare i suoi frutti».

Pompei restaurata dalla Germania.

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Pompei si salverà… grazie a 10 milioni di euro e un team  superspecializzato di professori e ricercatori della Technische Universität di Monaco di Baviera e dell’istituto Fraunhofer di Stoccarda. Così la Germania investe nel patrimonio culturale italiano con un programma di restauri e ricerca decennale che si occuperà anche della scelta di materiali antichi da utilizzare per la conservazione del sito vesuviano.

“Conservare Pompei per l’eternità”, “Sottrarre Pompei al secondo seppellimento” gli slogan usati dai ricercatori bavaresi per sintetizzare il senso di un progetto internazionale, che vede scendere in campo il top della scienza tedesca: da un lato il Fraunhofer, il più grande centro di ricerca tecnica d’Europa, una corazzata di tecnologia e innovazione, 22 mila dipendenti, finanziata dall’industria tedesca, oltre che dal governo federale e dai land, con l’Istituto per la fisica delle costruzioni, l’Ibp che ha sede a Stoccarda; dall’altro la Tum, Technische Universität München, l’università numero 1 in Germania secondo la classifica annuale stilata a Shanghai. Progetto definito, saranno inizialmente oltre una cinquantina gli esperti impegnati a Pompei.

Il “Pompei Sustainable Preservation Project”, il Progetto Pompei per la conservazione sostenibile, sarà sviluppato in dieci anni, partenza estate 2014. Terzo promotore del progetto è l’Iccrom, il centro studi per il restauro affiliato all’Unesco, che ha sede a Roma. Partner italiano è il Cnr che partecipa con l’Ibam, l’istituto per i beni archeologici e monumentali di Catania

“L’idea di fare qualcosa per Pompei  –  racconta Ralf Kilian, capo del settore restauro del Fraunhofer  –  venne dieci anni fa a me e all’archeologo Albrecht Matthaei mentre lavoravamo nella città romana e vedevamo le rovine disgregarsi sempre più. La cattedra di restauro della Tum di Monaco e il professor Emmerling potranno introdurre nuovi concetti per la conservazione di Pompei”.

Gli istituti coinvolti collaboreranno con la Soprintendenza per i beni archeologici di Pompei e l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, per far divenire Pompei un centro di ricerca sulla conservazione dell’architettura antica. Il programma coinvolge anche la School of geography and environment dell’Università di Oxford, il Dipartimento di storia antica dell’Historicum della LudwigMaximiliansUniversität Munchen (Lmu Munchen), il Deutsches Archäologisches Institut (Dai) di Roma e l’Università di Pisa.

“Dobbiamo curare questa eredità  –  ha spiegato Klaus Sedlbauer, direttore del Fraunhofer  –  non soltanto per conservare l’antico, ma anche per sviluppare il nuovo”. Il programma dei lavori prevede di intervenire in maniera completa su un’intera insula di Pompei. Si opererà in maniera esemplare, con un restauro radicale, dai giardini fino alle coperture, affrontando il problema delle acque piovane e sperimentando l’utilizzo di malte antiche, adatte a resistere e a garantire condizioni di conservazioni ottimali nel tempo.

“Oltre al restauro a regola d’arte e alla messa in sicurezza duratura degli edifici antichi  –  spiega il professor Erwin Emmerling della Tum di Monaco  –  il team vuole sviluppare strategie e metodi innovativi per prevenire un ulteriore decadimento. Questo significa anche creare nuovi sistemi per edifici di protezione, e costruirli tutelando sia le rovine, sia i visitatori, nonché allestire aree verdi compatibili con il valore storico degli giardini antichi”.

Oltre al team di archeologi e restauratori che sarà impegnato tutto l’anno, dal 2015 è prevista la nascita di una summer school per formare sul campo 510 persone all’anno. I partner del “Pompei Sustainable Preservation Project” sono alla ricerca di una società di raccolta sponsor o di un mecenate che garantisca la prosecuzione negli anni del programma di restauri.

“Con questo intervento  –  racconta il referente italiano del progetto, Daniele Malfitana, direttore dell’Ibam Cnr  –  una nuova generazione di ricercatori e restauratori provenienti da diversi paesi si confronterà con gli esperti del settore e le best practices messe in campo per Pompei potranno così essere impiegate in altri siti nel mondo”.

Speriamo solo che gli archeologi tedeschi non facciano interventi di restauro invasivi come quelli che furono poi oggetto di critiche per il Partenone.

Insulti ai prof in rete? Chi ci rimette è il voto in condotta

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La lezione più importante appresa dagli studenti dell’istituto Agnesi di Milano quest’anno? Non s’insultano i professori sul web. I ragazzi erano stati avvisati già in autunno, quando avevano iniziato a proliferare i siti “spotted”, delle pagine di social network dove si trattava il gossip scolastico ma che presto sono state invase da insulti e offese ai docenti, volgarità che ora influenzeranno le valutazioni dei ragazzi: almeno trenta vedranno abbassarsi il voto in condotta. Ad essere puniti saranno tutti quelli che hanno postato frasi contro i prof o che, attraverso i like, ne hanno condiviso i contenuti. Un docente ha comunque sottolineato che “Non parliamo però di un cinque in condotta”, che porterebbe automaticamente alla bocciatura, ma di un altro passo nel percorso intrapreso dal preside dell’istituto, Giovanni Gaglio, che aveva sottolineato fin da subito la “gravità dei fatti”. Già nel corso dell’anno scolastico, dopo l’intervento della polizia postale, allertata dal direttore scolastico, una studentessa si era autodenunciata venendo sospesa.

Salette riservate alla mensa dei poveri… per imprenditori e professori!

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Ci sono poveri di serie A e di serie B. C’è chi alla mensa di via Saponaro, estrema periferia sud di Milano, può godere di un saletta privata, con accesso riservato. A chi è destinato? Agli ex dirigenti d’azienda, professori, fisioterapisti, quelli che hanno perso il lavoro, la casa e che ora hanno paura di perdere l’unica cosa che gli è rimasta… la dignità.  Ogni giorno per loro è una vergogna… ma per gli altri? Chi magari ha lasciato il proprio paese in guerra e sperava in Italia di poter iniziare a costruirsi con dignità una vita, non ha forse diritto lo stesso a una saletta? Non ha diritto alla privacy e alla dignità anche chi non è un libero professionista? Chi magari qui ha parenti e amici che hanno trovato un lavoro e lui deve mostrarsi in fila alla Caritas?

Tutti a scuola! Domani il voto lo prendono i professori, via al concorso!

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