“Potrebbe succedere anche a te”, i tagli alla sanità spagnola

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Flebo, camice e richiesta d’aiuto, questa è l’ultima provocazione dell’associazione Medicos del Mundo per protestare contro  i tagli alla sanità effettuati dal governo di Rajoy negli ultimi mesi. L’iniziativa si è svolta lo scorso 14 novembre per le strade di Madrid, nell’ambito della campagna “Nadie Desechado” (in italiano “Nessun rifiuto”).

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Tra il teatro di strada e la protesta sociale, le foto in fretta stanno facendo il giro del web con l’avvertimento, che è diventato poi lo slogan della campagna di sensibilizzazione  “Potrebbe succedere a te”. L’idea è stata realizzata con la collaborazione dell’artista Yolanda Dominguez, che mira a evidenziare come la sanità non può diventare un “lusso per  pochi”.

Potrebbe succedere anche a noi?

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12enne viola i siti della polizia e del servizio sanitario

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Una storia incredibile. Un adolescente canadese di soli 12 anni è stato accusato di aver  attaccato i siti della polizia di Montreal e quello della Sanità pubblica del Quebec nella primavera del 2012. Lo avrebbe fatto per conto del collettivo di hacker di Anonymous, in cambio di un videogames. Il ragazzo si sarebbe presentato davanti al giudice con l’uniforme della scuola, la Notre-Dame-de-Grace, accompagnato dal padre e dal legale che ha dichiarato:  «Ha 12 anni e non è stato mosso da motivazioni politiche».  La polizia stima che abbia causato un danno pari a 60mila dollari.

 

Cambia mappa la sanità, ora è possibile curarsi in tutta Europa

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La sanità italiana sempre più in difficoltà avrà ora un alleato… la sanità europea. Ma se per i cittadini la caduta delle frontiere sanitarie rappresenta una vera e propria libertà e un maggior diritto alle cure, per i medici e le strutture sanitarie aumenterà invece la competizione. Il principio approvato nella direttiva del 2011 1 dal Parlamento di Strasburgo che diverrà operativa nella settimana tra il 25 ottobre e il 4 novembre consentirà ai malati di richiede, tramite il proprio Paese di residenza assistenza sanitaria a un qualunque Stato membro dell’Unione europea, soprattutto nei casi di estrema necessità. Quindi se il proprio Paese non risponde alle esigenze specifiche di quella malattia si potrà richiedere la cura nei Paesi dove i macchinari sono adeguati, non ci sono liste d’attesa e c’è accesso a nuovi metodi di cura.

Le limitazioni prevedono: l’assistenza “a lungo termine” che non sarà riconosciuta così come le vaccinazioni e i trapianti.

Se una persona deciderà di curarsi in uno Stato dell’Unione europea, sarà il sistema sanitario del proprio Paese di residenza a coprire le spese relative, ad esempio, al viaggio e all’alloggio, alle visite mediche e specialistiche, al ricovero, all’acquisto di farmaci e dispositivi medici (tutori, protesi). Questo a patto che le cure e i trattamenti avvengano in una struttura pubblica o si svolgano online, attraverso assistenza medica telematica. Nel caso in cui il paziente si rivolga invece a una struttura privata, le spese saranno a suo carico. A decidere sulle modalità e sul tipo di rimborso da offrire ai cittadini saranno i singoli Paesi, in base a leggi fissate a livello nazionale. La direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera stabilisce solo alcune regole di massima, che escludono ad esempio i rimborsi per i cosiddetti “servizi di assistenza a lungo termine” e per le cure rilasciate da strutture private. L’obiettivo è infatti quello di controllare le spese evitando, per quanto possibile, spreco di risorse finanziarie, tecniche e umane.
La direttiva europea non interferirà sulle scelte etiche dei singoli Stati e dei loro operatori sanitari quali medici e farmacisti. Pertanto, se lo Stato prescelto per le cure consiglierà ad esempio l’assunzione di un medicinale che nel Paese di residenza è soggetto a obiezione di coscienza (in Italia la pillola abortiva RU486 e la pillola del giorno dopo), nulla vieterà al medico curante, al farmacista e alla struttura sanitaria di astenersi dalla prescrizione, dalla vendita e dalla somministrazione del farmaco. La regola varrà anche per quelle cure e quei farmaci ritenuti, dal Paese di residenza, “a rischio” per la salute delle persone. Anche in questi casi sarà il medico curante e il farmacista a valutare i singoli casi al fine di tutelare la salute pubblica.

C’è la sanità pubblica e quella parlamentare… sistemi a confronto

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Gli italiani temono ulteriori tagli al sistema sanitario che già ne ha subiti più di quelli che sono sostenibili, per dare un servizio nazionale efficiente. Eppure in Italia c’è un sistema sanitario “parallelo” che è eccellente: quello dei parlamentari. Qui si entra in un universo perfetto, il migliore dei mondi possibili… Anche “La Gabbia” se ne è occupata qualche giorno fa andando a mettere il naso in quella sanità pubblica che ha il sapore di clinica extralusso: infermeria attrezzata, 5 studi medici, fisioterapia, una sala benessere e se ci fosse bisogno di cure fuori dal mondo dorato di Montecitorio si può entrare in clinica ed essere rimborsati. Come espresso nel servizio di Monica Raucci le spese mediche del 2010 dei parlamentari sono alquanto “originali”: 3 milioni di euro per odontoiatria, 3.173.000 euro per ricoveri e interventi, 146 mila euro per protesi acustica bilaterale, 204 mila euro per cure termali.

Naturalmente dell’assistenza sanitaria ne possono beneficiare anche i familiari dei parlamentari:  coniuge, figli non coniugati fino al 26° anno di età, figli inabili al lavoro, coniuge separato o divorziato e perfino convivente more-uxorio (a patto che la convivenza perduri da almeno 3 anni). I parlamentari inoltre possono godere dei servizi di centri convenzionati con Camera e Senato senza dover mettersi in lista d’attesa o avere file da rispettare.

Ora però sembra che si sia davvero esagerato visto che è stata aperta anche un’inchiesta e s’indaga sull’ex deputato Pdl Marco Pugliese per false attestazioni di fisioterapie di cui avrebbe secondo l’accusa incassato i rimborsi dal servizio sanitario integrativo. Il pm Henry John Woodcock ha disposto perquisizioni eseguite dai carabinieri del Noe.

La lunga linea di Tangentopoli: ritrovato il bottino di Poggiolini

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Dove era quel bottino di Poggiolini, del re mida della sanità? Ovvio, nel posto più sicuro: un  caveau della Banca d’Italia. Ma chi lo ricordava più? Chi ancora si ricorda di Duilio Poggiolini e di Francesco De Lorenzo? Era il 1994 e sulle prime pagine dei quotidiani Poggiolini e de Lorenzo erano il simbolo di quel sistema politico che stava franando, quello di Tangentopoli, quello della P2 di cui Poggiolini era membro  e ancora oggi insignito dell’onorificenza di grande ufficiale. Ma chi era Poggiolini? Il direttore del servizio farmaceutico del ministero e d’accordo con il ministro decideva i prezzi dei farmaci. Così gli italiani, costretti dalla malattia in alcuni casi anche a indebitarsi, non facevano altro che arricchire Sua Sanità, come veniva chiamato lo stesso Poggiolini. Nella cassaforte c’erano lingotti d’oro per un valore stimabile attorno ai 200 miliardi di lire. A cui vanno aggiunti gli altri 100 scovati in 6 conti correnti. Oltre ai lingotti dalla cassaforte saltarono fuori monete antiche, Ecu, medaglie, sterline, rubli, dollari, pesos, fermacarte, accendini, penne, timbri, persino biglietti da visita, tutto esclusivamente d’ oro. Oro massiccio. E pensare che la moglie aveva appena detto agli inquirenti: “Ve la apro volentieri, ma non troverete niente”.

Il carcere come politico ne fece poco  sette mesi. Poi venne trasferito agli arresti domiciliari. Nonostante i 45 capi d’accusa contestati (dalle tangenti, ameno 40 episodi, al sangue infetto), sparì l’associazione per delinquere e la sentenza definitiva lo condannò a 4 anni e mezzo. Alla fine ulteriori due anni vennero cancellati dall’indulto, il resto della pena la scontò prestando opera ai servizi sociali.

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Ma se Poggiolini era una figura “ambigua” era spalleggiato bene da Francesco De Lorenzo, il quale quando fu condannato  per tangenti in via definitiva a cinque anni di carcere. Andò a consegnarsi e disse: “Mi ritengo un prigioniero politico”. Potremmo quindi oggi parlare degli strani corsi e ricorsi storici di Vico?

De Lorenzo veniva da una vita accademica di tutto rispetto, studi in Italia e negli Stati Uniti, riconoscimenti internazionali in campo scientifico, ma anche soprannominato il viceré di Napoli: per un decennio almeno fu lui a comandare. Non c’erano sindaci né assessori. C’era De Lorenzo, che aveva iniziato la sua carriera politica come consigliere comunale. Nella vicenda Mani Pulite entrò in maniera prepotente. Venne arrestato la prima volta con cento capi d’imputazione contestati. Tra lui e Poggiolini stabilirono un singolare record: 145 capi d’imputazione in due. Ma mentre Poggiolini ha ammesso le sue responsabilità, De Lorenzo ha sempre negato ogni addebito. L’ennesimo martire della giustizia italiana?

Per il momento sono stati recuperati 26 milioni di euro che con ogni probabilità torneranno nelle casse dello Stato… ma quanti sono i bottini ancora nascosti?

 

 

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