La colomba Alfano sfodera gli artigli?

alfano-colomba-tuttacronacaLa Giunta per il regolamento del Senato ha stabilito che il voto per la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore sarà palese e Angelino Alfano non ha mancato di manifestare il suo disappunto al riguardo: “La decisione di Scelta civica e Partito democratico di sostenere il voto palese col M5S è la violazione del principio di civiltà che regola, da decenni, il voto sulle singole persone e i loro diritti soggettivi”. Si prepara quindi a sfoderare gli artigli: “E ora, innanzitutto in sede parlamentare, lì dove si è consumato il sopruso, sarà battaglia per ripristinare il diritto alla democrazia”, ha aggiunto.

7 a 6: in giunta vince il voto palese

voto-palese-tuttacronacaCon 7 voti a favore e 6 contrari, la Giunta per il regolamento del Senato ha stabilito che il voto per la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore sarà palese, questo perchè non sarebbe un voto sulla persona, ma sull’integrità del Plenum del Senato. La prima voce che si è levata per criticare tale decisione è stata quella del capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati Renato Brunetta, che in Twitter ha scritto: “Dalla Giunta una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile”.

brunetta-giuntaDi parere opposto il segretario dem Guglielmo Epifani, che difende la Legge Severino: “Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta. Basta polemiche che vanno oltre ogni limite. La legge Severino è perfettamente costituzionale e va applicata, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti”. Per quel che riguarda i senatori del M5S, si sono rivolti al presidente del Senato Grasso presentando un appello: “Chiediamo che il Presidente del Senato Grasso faccia seguito a quanto affermato ieri e calendarizzi immediatamente per la prossima settimana già dal 5 novembre il voto sulla decadenza del senatore Berlusconi. Ora non ci sono più ostacoli. Si voti subito”.

 

A che punto si è giunti in Giunta? La sentenza di Milano ha ripercussioni!

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Una gran confusione nella Giunta per il regolamento del Senato che alla fine è stata sospesa. Si doveva decidere con quale modalità votare per la decadenza di Silvio Berlusconi. Tra Pd e M5S che puntavano a modificare il regolamento e il Pdl che si aggrappava al voto segreto alla fine è giunta la motivazione della Corte d’Appello di Milano. E’ stato Francesco Nitto Palma ad affermare:

“La corte d’Appello di Milano ha appena detto che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi dà ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti”, ha detto il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma. A suo giudizio, dunque, è venuta meno “la fretta” di qualcuno di decidere su voto palese o segreto. La sentenza di Milano – sostiene – si allinea alle “doglianze” che il Pdl aveva già avanzato e quindi ora “non c’è più motivo di andare avanti”. “La questione – aggiunge – dovrebbe ritornare alla giunta per le elezioni”.
Intanto i capigruppi fissano il calendario dei lavori dell’aula il 22 novembre e non c’è traccia del voto sull’esclusione dell’ex premier. Il M5S insorge, ma la maggioranza lo approva. Questo significa che sarà l’assemblea a doversi esprimere. E i senatori del Movimento di Beppe Grillo chiedono che questo avvenga già oggi pomeriggio. “Il Movimento 5 Stelle chiede che si voti sulla decadenza di Berlusconi.Siamo al ridicolo. Non si può più perdere tempo. Proporremo di calendarizzare il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi già dal 5 novembre”, afferma la presidente dei senatori M5S Paola Taverna.

Come spiega La Repubblica:
La capigruppo ha fissato solo l’approdo in aula della legge di stabilità tra il 18 e il 22 novembre e il bilancio interno e il decreto scuola dal 5 al 7 novembre. Il presidente del Senato Piero Grasso ha detto ai capigruppo che attende la giunta del regolamento sulla questione voto segreto/voto palese prima di calendarizzare in aula la decadenza del leader Pdl dal seggio di senatore. E, ovviamente, la nuova capigruppo potrà fissare una data anche prima del 22 essendo sempre possibili modifiche al calendario.

La Giunta potrebbe anche scegliere di non esprimersi, lasciando la decisione all’aula. Mentre Secondo alcune indiscrezioni, lo stesso Berlusconi potrebbe chiedere il voto palese per evitare imboscate da parte dell’ala governativa del Pdl.

In Giunta viene individuato l’ago della bilancia in Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato. La senatrice di Scelta Civica si è schierata con Pdl, Lega e Gal (Grandi autonomie e libertà) a favore del voto segreto e contro modifiche del regolamento.

In Giunta potrebbe pesare l’assenza di Karl Zeller, il componente Svp della Giunta del regolamento del Senato, bloccato in Trentino Alto Adige dallo sciopero aereo. Il suo era voto avrebbe potuto essere decisivo, dal momento che la sua formazione politica non aveva ancora annunciato che posizione avrebbe tenuto. Dopo aver comunicato che stava cercando di raggiungere Roma, Zeller spiega il suo orientamento: “Visti i precedenti sulle incompatibilità, sarebbe di votare a scrutinio segreto, a meno che non ci siano novità dell’ultima ora. Io sono comunque contro il cambiamento delle regole”.

Con la sua assenza, lo schieramento del voto segreto perderebbe quindi un voto. “Ma decisiva sarà Lanzillotta” aggiunge Zeller, che poi fa i conti: “Senza di me e la senatrice di Scelta Civica, Pd con Sel e M5S hanno 6 voti mentre Pdl, Lega e Gal ne hanno 5. Se io sarò assente e Lanzillotta sarà per il voto segreto, si concluderà con un pareggio: 6 a 6”.

La sola idea che la Giunta discuta sul voto palese o segreto sulla decadenza del suo leader lascia “esterrefatto” il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani, “visto che c’è un regolamento chiarissimo per cui il voto è segreto”, dichiara a La telefonata di Belpietro su Canale 5. Ogni modifica a quel regolamento “sarebbe un fatto grave, perché c’è il presupposto per il rinvio della norma alla Corte Costituzionale per un’interpretazione della stessa”. E se “si dovesse arrivare alla decadenza di Berlusconi, ci riuniremo e decideremo con lui, come sempre saremo uniti”.

Netta la democratica Stefania Pezzopane, vicepresidente della Giunta delle elezioni del Senato: “La decadenza di Berlusconi in Senato si voterà in aula a metà novembre” dichiara a Citofonare Adinolfi su Radio ies, “i berlusconiani punteranno a sovrapporre la discussione della legge di stabilità sul voto sulla decadenza. Non deve accadere, voteremo prima. Per questo non drammatizzerei il voto di oggi su palese o segreto. Che sia voto palese o voto segreto purchè si voti. E si stia attenti a non dare a Berlusconi un’ulteriore occasione per atteggiarsi a martire”.

Beppe Grillo, arrivando alla Camera, ribadisce la posizione del M5S con queste parole: “Voto palese, il voto segreto è una vergogna. Noi siamo per il voto assolutamente palese. Noi facciamo quello che diciamo, non siamo come loro, basta con questa pantomima”.

ARIA DI CRISI al Senato… Governo salvato dalla Lega che è all’opposizione

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Quella crisi di Governo scongiurata qualche settimana fa torna prepotentemente a spirare tra i banchi del Senato. Oggi è andata infatti al voto la legge costituzionale che istituisce il famoso comitato che dovrà discutere e varare la grande riforma dell’architettura dello Stato. Il super comitato evita il pantano parlamentare, ma apre anche la strada al superamento di riforme fatte dai rappresentanti dei cittadini. Chi ha votato il comitato?  E’ stato scelto nei palazzi, di fatto per blindare il governo e fare riforme senza che possa entrare in crisi l’esecutivo. Essendo una legge costituzionale e avendo bisogno di 214 voti (pari ai due terzi) il Governo Letta è salvo solo grazie ai voti della Lega, quei 16, che hanno permesso di far passare indenne la legge elettorale. Un partito, quello della Lega, che è all’opposizione e che si è dimostrato compatto, dopo l’ordine dato da Calderoli, di votare a favore della Legge. E’ stato poi lo stesso Roberto Calderoli, presidente di turno a legge l’esito della votazione:

“Favorevoli duecentodiciotto, contrari 58, astenuti 12”.

Sguardi tesi tra Quagliariello e Schifani, quando è stato chiaro che molti avevano tradito e non solo i soliti noti.

11 sono stati gli astenuti: Elisabetta Casellati, Vincenzo D’Anna, Domenico De Siano, Ciro Falanga, Pietro Iurlaro, Pietro Langella, Eva Longo, Antonio Milo, Augusto Minzolini, Nitto Palma, Domenico Scilipoti. A cui si devono aggiungere i numerosi assenti: Bondi, Bonfrisco, Ghedini, Matteoli, Mussolini, Enrico Piccinelli, Repetti, Maria Rosaria Rossi, Denis Verdini, Riccardo Villari, oltre ovviamente a Silvio Berlusconi.

Il Governo è comunque indebolito per non dire a pezzi… sono lontani quei 235 sì che avevano dati una larga maggioranza a Letta di proseguire sulla sua strada e ora le dinamiche in Aula hanno mostrato davvero di poter far crollare l’esecutivo in ogni istante. Il Pd ha dovuto anche stringere le maglie e riunire i dissidenti storici come la Puppato che hanno votato a favore:

“Niente scherzi – è il messaggio recapitato loro dal gruppo del Pd – perché i numeri sono in bilico e se si va sotto su questo rischiamo la crisi e l’incidente atomico con Napolitano”. L’unico che si è comunque astenuto del Pd è Felice Casson.

Dopo la condanna in tribunale, Berlusconi assolto a Porta a Porta?

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Se il tribunale condanna, la tv assolve e così Silvio Berlusconi riceva la sua “purificazione” a Porta a Porta. Bruno Vespa accusa la magistratura e nell’attesa che oggi il Pdl ritorni a protestare in piazza, nello studio dove propio l’ex Premier firmò il “contratto con gli italiani”, va in onda la difesa a spada tratta del Cavaliere.

E proprio il conduttore ad aprire la puntata con: “Quasi nessuno immaginava una condanna così severa, compresa la richiesta della Corte di aprire un processo per falsa testimonianza contro parte dei testimoni del processo, comprese molte delle ragazze che facevano parte delle ‘serate eleganti’, deputati e collaboratori dell’ex presidente del Consiglio”, spiega. Per Vespa la “sentenza non dovrebbe avere conseguenze dirette sulla stabilità dell’esecutivo, ma segna un punto di svolta nei rapporti tra politica e magistratura”.

La puntata va avanti tra un’intervista a Daniela Santanché al garantismo di Francesco Nitto Palma, l’ex ministro nel governo Berlusconi (ora presidente della Commissione giustizia del Senato), fino ad arrivare alle teorie di Maurizio Belpietro.

La magistratura sotto processo mediatico?

Nitto Palma afferma sicuro che: “Avendo letto le carte, pensavo di dover commentare questa sera una sentenza di assoluzione, dato che non ho ritrovato alcun serio elemento probatorio per sostenere l’accusa, con riferimento al reato di concussione e prostituzione minorile”, attacca. Poi spiega come “tutti i testimoni che hanno rilasciato dichiarazioni diverse rispetto alla posizione dell’accusa” sono coinvolti ora nella trasmissione delle carte alla Procura per falsa testimonianza.

Ma se il Pdl fa quadrato come è logico ci si sarebbe aspettati ben altra reazione da Dario Nardella, giovane deputato del Pd, che invece stupisce tutti dichiarando: “Evidentemente i giudici hanno valutato le carte con questo esito”, spiega, parlando della necessitò di “rispettare le sentenze”, ma senza esprimersi in merito e ricordando come si tratti soltanto del primo grado. Non prima di spiegare come sia necessario dividere le questioni politiche dai problemi giudiziari del Cavaliere. Parole che hanno un gusto amaro, proprio perché pronunciate da un giovane democratico che ancora una volta sembra ribadire il ruolo della magistratura senza voler prendere nessun tipo di posizione e di giudizio politico ed etico. 

“Picchia duro” Maurizio Belpietro, direttore di Libero che afferma: “Una sentenza incredibile, non esiste una prova certa, i presunti concussi dicono di non essere tali, la vittima che dice di non essersi mai prostituita”, attacca. Le stesse posizioni ribadite da tempo e andate in onda nelle televisioni di famiglia nell’ “inchiesta” di Rete 4 “La guerra dei vent’anni”. Tutti si alternano a dipingere Berlusconi come il classico “perseguitato politico”.  

Il PdL che prova in tutti i modi a salvare Berlusconi

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Mentre i cittadini del Popolo della Libertà si organizzavano per formare “l’esercito di Silvio”, Francesco Nitto Palma ha presentato un ddl che prevede sei mesi di sospensione per i procedimenti in corso se, a causa delle dichiarazioni rese, i magistrati che lo ‘dirigono’ sono passibili di azione disciplinare da parte del Guardasigilli e del Procuratore generale della Cassazione. Stando al testo, diventerebbe illecito disciplinare per le toghe “rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali”. Oltre a questo, nei tre articoli del dd, viene previsto come illecito anche “ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell’apparenza, nel contesto sociale o nell’ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni”. Stabilisce inoltre che tutti i procedimenti pendenti “alla data di entrata in vigore della presente legge” siano “rimessi al ministro della Giustizia e al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione per le proprie determinazioni in ordine all’eventuale esercizio dell’azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per il periodo di sei mesi”. Secondo l’agenzia Dire, il senatore Felice Casson, Pd, sarebbe già stato nominato relatore del ddl, ma, interprellato dall’Huffington Post, afferma di “non saperne niente” aggiungendo: “Escludo di relazionare qualsiasi norma pro Berlusconi”. Considerato che Nitto Palma prende di mira le toghe politicizzate, è lo stesso Bondi, però, a schierarsi contro l’autore del ddl che rischia di “creare ulteriori problemi al presidente Silvio Berlusconi”. Il coordinatore Pdl ha infatti spiegato che “c’è qualcosa che non mi convince nella presentazione del disegno di legge sui processi presentato dal presidente della commissione Giustizia”. “Non è questa – avverte – la strada maestra per riformare la giustizia per cui esiste una sempre più estesa coscienza e condivisione”. “Semmai – è la bacchettata finale di Bondi – è la strada più facile per creare ulteriori problemi al Presidente Silvio Berlusconi”.In seguito, è arrivata una precisazione dello stesso Nitto Palama: “Nel mio ddl non c’è nessun riferimento ai processi penali in corso, è falso il blocco dei processi”. E aggiunge: “Riguarda solo i procedimenti e i trasferimenti d’ufficio dei magistrati”.

M5S pronto a votare Casson ma arriva la telefonata dal Colle!

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“Noi Felice Casson l’avremmo votato”. È Mario Michele Giarrusso a spiegarlo. Il senatore del Movimento 5 stelle parla chiaro: “Ieri non abbiamo votato scheda bianca, come ha fatto il Pd, per caso”. L’ex magistrato del Partito democratico evidentemente rispecchiava i requisiti di trasparenza e autorevolezza richiesti dai grillini. O forse convergere sul suo nome sarebbe stato un modo come un altro per bloccare l’elezione di Nitto Palma, fedelissimo di Silvio Berlusconi, alla presidenza della commissione Giustizia del Senato.

Fatto sta che i senatori a 5 stelle hanno fatto arrivare chiaro e forte il messaggio: “Abbiamo reso nota la nostra disponibilità a votare il candidato del Pd sia allo stesso Casson, sia al capogruppo Luigi Zanda”. Forse non sarebbe bastato per spuntarla, ma poco ci sarebbe mancato.

Ma, a quanto emerso dalle dichiarazioni post-voto, due leghisti si sono astenuti, e su Palma sarebbero confluiti due voti Democratici, arrivati per scongiurare eventuali sorprese. Secondo la versione di Giarrusso il perché è presto spiegato: mancava la volontà politica di affossare la candidatura dell’ex Guardasigilli. “Noi fino a stamattina siamo rimasti della nostra idea. Zanda e Casson lo sapevano, ma alla fine hanno deciso di virare sulla scheda bianca”, dice Giarrusso. Che continua: “È arrivata una telefonata dal Colle, perché altrimenti il governo sarebbe stato a rischio e Palma non poteva saltare. Noi in terza votazione abbiamo votato un nostro nome solo per poter arrivare al ballottaggio e dare fino all’ultimo la possibilità al Pd di ripensarci. Ma Zanda ha deciso di continuare su quella strada”. Se ci fosse stata la volontà, insomma, il Pd avrebbe potuto contare sul Movimento 5 stelle per l’elezione di un suo esponente. La prima volta dall’inizio della legislatura.

Che gioco sta facendo il Pd? E’ possibile avere un Enrico Letta ricattato  e un Pd osannante verso il Cav. per avere la governabilità in Italia? Il Pd è morto e Berlusconi gode di ottima salute… la condanna di oggi sarà stracciata in Cassazione dal suo amico Giorgio Santacroce anche lui eletto con i voti del Pd

Francesco Nitto Palma passa… sconfitta per il Pd. E per l’Italia onesta?

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Francesco Nitto Palma è stato eletto presidente della Commissione Giustizia al Senato. Alla quarta votazione ha ottenuto 13 voti, mentre ci sono state otto schede bianche, una nulla e quattro per Mario Michele Giarrusso del Movimento 5 Stelle. L’elezione è stata accolta con un applauso dal Pdl. Poco prima c’era stata la terza fumata nera. Sui 26 presenti, alla terza votazione, Palma aveva ottenuto 13 voti, mentre c’erano state nove schede bianche e quattro indicazioni per Giarrusso. Dopo la bocciatura di ieri, Renato Schifani aveva dichiarato: “Resta lui il nostro candidato”, riferendosi all’ex magistrato vicino a Silvio Berlusconi.

“A noi quest’accordo non è piaciuto, ma io penso che gli accordi vadano rispettati e quindi ho votato a favore di Nitto Palma”, ha dichiarato il senatore di Svp, Karl Zeller, uscendo dalla Commissione Giustizia del Senato. Mentre il capogruppo di Scelta civica al Senato, Gianluca Susta, ha detto: ”Quello a cui abbiamo assistito con la votazione sulla presidenza Nitto Palma in Commissione Giustizia è davvero il teatrino della vecchia politica. Hanno votato senza battere ciglio Formigoni in commissione Agricoltura e poi qui, dopo aver preso un accordo preciso, non lo hanno rispettato”.

Il Partito democratico, nel frattempo, propone la rinuncia all’indennità di funzione per i parlamentari che fanno parte degli uffici di presidenza delle commissioni di Senato e Camera. “Serve un segnale vero di sobrietà”, hanno spiegato i capigruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, e al Senato, Luigi Zanda. E hanno aggiunto: “I gruppi parlamentari del Pd proporranno che tutti i senatori e i deputati eletti negli uffici di presidenza delle commissioni, presidenti, vicepresidenti e segretari, rinuncino alle indennità di funzione previste per tali incarichi”.

Ma su cosa non hanno le indennità i parlamentari?

La politica è uno sberleffo agli italiani? Dopo Nitto la Santanchè?

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“Ho appena appreso che abbiamo votato Formigoni alla presidenza della commissione Ambiente del Senato…Ma dico: Formigoni! Un plurindagato!”. Pippo Civati è sconvolto quando esce dall’aula di Montecitorio, nervoso. E non è finita! Formigoni è passato Nitto Palma no. All’orizzonte però c’è odore di Santanchè: il Pdl la propone come vicepresidente della Camera al posto lasciato dal neoministro Maurizio Lupi. Che farà il Pd? Civati non ha dubbi: “Io non la voto!”. Ma non è il solo (per fortuna!) anche altri deputati del Pd, renziani e non incrociati in Transatlantico, rispondono allo stesso modo. Sulla vicepresidenza il voto è segreto, si aspettano quindi i franchi tiratori. Il Giovane Turco Matteo Orfini lo mette in conto: “L’abbiamo visto durante l’elezione del capo dello Stato che il gruppo non tiene…”. Ma stavolta la ‘bomba’ non scoppierà solo tra le mura di casa Pd, il rischio è che stavolta la deflagrazione investa il neonato governo Letta. Ma la politica è diventato solo uno sberleffo agli italiani? Tra nomi “impresentabili” e “franchi tiratori” ci può essere un governo di servizio?

Nitto Palma è un po’ troppo anche per un governo di larghe intese

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Scoppia anche un caso Palma. La commissione Giustizia del Senato non riesce ad eleggere il candidato del Pdl né alla prima né alla seconda votazione. “Ognuno si assumerà le proprie responsabilità”, ha poi commentato il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani.

Forse le responsabilità sono di chi l’ha proposto e lo ha candidato alla gogna mediatica!

 

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