“Vaffa a Moretti e Fs”: il pendolare si sfoga su Fb e finisce in tribunale

pendolare-disperato-tuttacronacaHa 41 anni un pendolare, architetto di Bergamo, che aveva creato su Facebook la pagina: “Un caro vaffa… a Mauro Moretti, amministratore di Fs: in centomila per mandarlo a casa a calci in c…”. l’idea era di offrire agli utenti delle ferrovie un luogo dove sfogare le frustrazioni dei continui disservizi di Trenitalia. Ma se Beppe Grillo a furia di “vaffa” ha portato i suoi al Parlamento, un normale cittadino che non sopporta più di pagre costosi biglietti per servizi che lasciano a desiderare è finito direttamente in tribunale. Ferrovie dello Stato infatti ha denunciato la pagina Facebook alla polizia postale e ora il pendolare e un altro utente sono stati denunciati per diffamazione aggravata e istigazione a delinquere. E’ L’Eco di Bergamo che racconta l’accaduto:

“Indubbiamente volgare (e purtroppo in linea col lessico da blog), qualcosa che poteva essere confinato nella sfera della maleducazione generata dalla perdita di pazienza (sacrosanta, quest’ultima, visti i disagi a cui vengono sottoposti i viaggiatori di certe tratte). Invece, secondo l’ad delle Ferrovie, quel titolo-incitamento conterrebbe due reati: diffamazione aggravata e istigazione a delinquere. Per questo motivo Moretti nell’aprile 2010 aveva denunciato alla polizia postale di Roma l’autore della pagina – un architetto di 41 anni, residente a Bergamo – che aveva raccolto centinaia di adesioni e di commenti”.

La pagina ha portato in tribunale a Roma il fondatore architetto e un uomo di Genova di 30:

“Ora, a distanza di quasi cinque anni, il professionista bergamasco è finito a processo nella capitale, insieme a un trentenne genovese (quest’ultimo per un’altra frase ritenuta diffamatoria). Per il difensore «si tratta di espressioni forti, ma non di accusa gratuite: sono critiche strutturate, non a casaccio»”.

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Abbandona la scuola a 15 anni: troppi insulti in aula e su Facebook

cyberbullismo-tuttacronacaLo chiamavano “il sorcio” a causa dei suoi denti sporgenti e lui, dopo esser stato deriso tanto a scuola che su Facebook, non è più riuscito a sopportare il bullismo di cui era vittima ha deciso di abbandonare la prima liceo che frequentava. I genitori del 15enne, che vive a Rimini, una volta scoperto quanto stava accadendo, hanno sporto denuncia e quattro minori sono finiti sotto inchiesta per diffamazione. L’adolescente si era recentemente trasferito a Rimini dalla Sicilia e, se l’accoglienza non era stata delle migliori, è andata ancora peggio nella scuola che frequentava, con offese che dalle aule scolastiche sono rimbalzate su Facebbok. Non riuscendo più a sopportare le continue umiliazioni a cui veniva sottoposto dai coetanei, il giovane ha deciso infine di parlarne con i genitori che non solo lo hanno ritirato da scuola e denunciato gli aguzzini, ma hanno anche deciso di abbandonare la città.

Bonev vs Pascale: l’attrice indagata per diffamazione

michelle-bonev-francesca-pascale-tuttacronacaFrancesca Pascale, compagna di Silvio Berlusconi, aveva querelato l’attrice bulgara Michelle Bonev parlando di “una vera e propria azione persecutoria” nei suoi confronti, messa in atto attraverso la stampa e i social network. Oggi l’attrice, iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di diffamazione nei confronti della first lady di Forza Italia, è stata interrogata nel pomeriggio dal pm Eugenio Albamonte negli uffici della procura di Roma.

Stalking e diffamazione: la Pascale querela Michelle Bonev

francesca-pascale-tuttacronacaMichelle Bonev è stata querelata da Francesca Pascale. E’ Licia Polizio, legale della Pascale, a rendere noto che l’attuale compagna di Berlusconi ha accusato l’attrice bulgara di aver condotto una vera e propria azione persecutoria nei suoi confronti sia attraverso la stampa che tramite i social network. Tra le altre dichiarazioni che la Bonev aveva rilasciato alla stampa, anche quella di aver avuto rapporti sessuali con Silvio Berlusconi per ottenere la produzione di una fiction e l’omosessualità di Franesca Pascale

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Sallusti indagato a Genova per diffamazione

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Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, è indagato a Genova per il reato di diffamazione nei confronti della famiglia di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso durante gli scontri del G8 del 2001. I fatti risalgono all’ottobre dello stesso anno, quando Sallusti, nel corso della trasmissione televisiva Matrix, disse «Hanno fatto bene! Hanno fatto bene», riferendosi all’uccisione del manifestante.

La frase venne detta a Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, che a sua volta lo mandò a quel paese. I familiari del giovane, insieme al comitato Piazza Carlo Giuliani, avevano presentato una querela nei confronti di Sallusti, che era stato indagato dal pubblico ministero Biagio Mazzeo. Nei giorni scorsi il pm ha chiesto l’archiviazione per il direttore, ma la famiglia Giuliani si è opposta. Sarà adesso il gip Adriana Petri a decidere se accogliere o meno l’archiviazione.

Giornalista querelata per diffamazione: ha postato un commento in Fb

Marina-Morpurgo-tuttacronacaSe qualche giorno fa si era scoperto che un’utente di TripAdvisor dovrà rispondere di diffamazione per aver parlato di “vino avariato” con riferimento a una nota osteria di Bologna, ora si viene a sapere che una giornalista in pensione, Marina Morpurgo, è stata querelata a causa di un post pubblicato in Facebook nel quale criticava la pubblicità di un salone di Bellezza di Foggia. Il manifesto in questione raffigurata una bambina di circa 6 anni che si mette il rossetto. La giornalista, sul suo profilo, aveva citato i fumetti di Paperino, commentando in modo ironico la foto. Poche parole che le sono valse un avviso di garanzia per diffamazione alla quale non riusciva a credere: “Non mi era mai successo nel corso della mia lunga carriera – ha raccontato – e mi chiedo perché sono stata scelta proprio io tra tanti che hanno commentato anche in modo ben più duro”. “Io avevo solo detto che l’ideatore del manifesto andava impeciato e impiumato, come nelle strisce di Paperino – ha continuato la Morpurgo – e avevo citato la frase, una citazione dai Caroselli mi pare dell’amarena Fabbri, ‘Lo possiamo torturare?’, ma scambiare queste battute e citazioni fumettistiche per non so cosa è davvero assurdo.” Quello che la Morpurgo invoca ora è l’articolo 21 della Costituzione, che garantisce la libertà d’espressione, mentre nega un intento diffamatorio: “Spero si vada verso l’archiviazione perché altrimenti sarebbe veramente grottesco. Oltretutto mi chiederei se un magistrato di un territorio difficile come Foggia, che non è certo un paesino sperduto della Svizzera, non ha altro da fare che perseguire me a Milano per un post su Fb”.

Recensione online negativa: l’osteria denuncia un utente di TripAdvisor

tripadvisor-tuttacronacaE’ il Corriere di Bologna a raccontare come una rinomata osteria del capoluogo emiliano ha citato in giudizio un utente di TripAdvisor che, parlando del locale, in un post datato 12 giugno ha scritto: “non è ammissibile essere serviti dopo ore, e male, solo perché il locale è molto famoso e la gente fa la fila per entrare. E, soprattutto, non è ammissibile presentarsi per tre volte di fila e ricevere vino imbevibile. Non parlo di vino cattivo, no, parlo di vino avariato, roba da creare problemi di salute”. Il contenuto espresso nel giudizio, ritenuto evidentemente non veritiero e quindi offensivo, ha fatto scattare un’accusa per diffamazione. L’autrice del post, da poco ricevuto l’invito a comparire, si difenderà da quella che definisce “una pagliacciata”. I titolari del ristorante hanno spiegato di non avercela con Tripadvisor o con il sistema delle social-recensioni ma di voler solo difendere il buon nome della loro attività.

Paolini “Ho conosciuto Ratzinger in una sauna per gay”. Diffamazione?

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Parole di diffamazione secondo gli avvocati Marcello e Michelangelo Melandri, legali della Rai che hanno già chiesto che il tribunale trasmetta gli atti alla Procura. A far scoppiare la bomba è stata una dichiarazione spontanea rilasciata da, Gabriele Paolini, nell’ambito di uno dei processi per una delle sue incursioni ai danni di due collegamenti in diretta della Rai, nella quale il “disturbatore” ha affermato:

“Ho conosciuto Joseph Ratzinger in una sauna per gay, a Torino, quando avevo 14 anni” e poi ha proseguito:

“Sono vent’anni che vengo ai processi. Oggi per me è emozionante perché vengo da detenuto per un altro motivo e perché è presente in aula mia madre. Nel periodo dei fatti che mi sono contestati in questo processo, gridavo di una infanzia rubata. Ho nella mia vita scelto di stare dietro ai giornalisti non per disturbare, ma per dire la mia verità. E per un motivo o un altro, la mia voce è stata sempre ascoltata a metà. Nelle due occasioni di cui si occupa questo processo chiedevo le dimissioni di Ratzinger”.

Roberto Saviano condannato per diffamazione

RobertoSaviano-tuttacronacaE’ stato condannato a risarcire con 30mila euro una persona citata nel suo best seller Gomorra. La condanna per diffamazione è stata decisa dal Tribunale di Milano al termine di una causa civile intentata da Enzo Boccolato. Orietta Miccichè, giudice della prima sezione civile, ha, come si legge nel dispositivo della sentenza, “accertato il contenuto diffamatorio in danno di Enzo Boccolato della frase contenuta a pagina 291 del libro intitolato ‘Gomorra’”, nella parte in cui “l’autore prospetta che Enzo Boccolato insieme ad Antonio La Torre ‘si preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina’”. Il giudice ha quindi condannato “Saviano e Arnoldo Mondadori Editore Spa (editore del libro, ndr) in via tra loro solidale al risarcimento del danno subito da Enzo Boccolato e a corrispondergli la somma di 30mila euro”. Il giudice ha anche ordinato “la pubblicazione dell’intestazione e del dispositivo della presente sentenza a cura e spese dei convenuti una volta a caratteri doppi del normale sul quotidiano ‘La Repubblica’ entro 30 giorni della notifica in forma esecutiva della presente sentenza”.  A carico dei “convenuti” anche le spese legali del procedimento. Ha spiegato il legale di Boccolato, l’avvocato Santoro: “Nel libro ‘Gomorra’ Saviano aveva infatti descritto il Boccolato, che è incensurato e che da vari anni vive in Venezuela conducendo una florida attività nel campo ittico e del tutto estraneo ad ogni attività camorristica, come collegato ai La Torre in relazione al traffico internazionale di cocaina, sostenendo che questo, unitamente ai La Torre ‘si preparava anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina’”.

Condannato Emilio Fede per diffamazione

imane_fadil_emilio-fede-tuttacronacaEmilio Fede, quand’era ancora direttore del Tg4, in un editoriale aveva accusato la modella marocchina Imane Fadil, torinese d’adozione, di estorsione nei suoi confronti. Secondo Fede, la giovane gli avrebbe chiesto 50mila euro per il suo silenzio sulle cene di Arcore. La circostanza si è poi rivelata infondata e ora l’ex direttore è stato condannato a pagare una multa di 10mila euro per diffamazione. Il giudice monocratico Ivana Pane ha riconosciuto alla ragazza anche una provvisionale di 40 mila euro, in attesa che il giudizio civile stabilisca il risarcimento.

Non fu diffamazione: Formigli e Rai assolti

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Corrado Formigli e la Rai sono stati assolti dalla Corte di appello di Torino dall’accusa di aver diffamato la Fiat. I fatti si riferivano a una puntata di Annozero del 2 dicembre 2010 dove l’Alfa MiTo veniva paragonata ad altre auto di stessa categoria. A dare la notizia è lo stesso Formigli, all’epoca coautore della trasmissione, su Twitter. Santoro era già stato assolto in Assise.

 

 

Padellaro e Travaglio rinviati a giudizio per diffamazione

padellaro-travaglio-minzolin-tuttacronaca

Marco Travaglio e Antonio Padellaro, vicedirettore e direttore del Fatto Quotidiano, hanno depositato questa mattina durante l’udienza per diffamazione, avviata dall’ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini, ora senatore Pdl  – per un articolo del 3 giugno del 2011 dal titolo Mutatis Mutandis – una memoria difensiva in cui veniva chiaramente ribadito il «Diritto di satira». Non ci sarebbe quindi diffamazione, ma solo ironia in “Mutatis Mutandis” secondo Travaglio e Padellaro. Di diverso avviso invece l’avvocato del senatore del Popolo della Libertà Minzolin, Fabrizio Siggia il quale ha dichiarato «Non sapevo che il Fatto fosse diventato il Vernacoliere»

Quale è il passaggio incriminato?

Come si legge in Mutatis Mutandis: «Più sotto si celebra un altro eroe dei nostri tempi: Minzolingua, a cui “la spectre della par condicio” (l’Agcom) avrebbe financo “vietato di intervistare il premier”: ecco, il Direttorissimo marcia ogni giorno su Palazzo Grazioli per strapazzare B. con le sue domande scomode, ma ogni volta trova sull’uscio l’Agcom a sbarrargli la strada. Ora la Spectre, non contenta di averlo privato della carta di credito aziendale costringendolo addirittura a pagarsi le ferie di tasca sua, lo perseguita perché “culturalmente di minoranza nel servizio pubblico” (nel senso che anche l’ultimo usciere Rai è più colto di lui) e vorrebbe mettergli gli “schiavettoni” per un “reato di opinione”. Se dovesse accadere, ci batteremmo come un sol uomo per impedirlo. Ma i mutandieri si rassicurino. Nel caso di specie, quello di opinione si configura come reato impossibile: se mai Minzolingua ha avuto un’opinione, non era la sua»

 

Corte di Strasburgo: sono i gestori dei siti web i responsabili dei commenti

commenti-internet-tuttacronacaLa Corte europea dei diritti umani, in una sentenza con cui ha assolto l’Estonia per aver multato uno dei maggiori siti d’informazione del Paese, ha stabilito che multare un sito d’informazione per non aver censurato i commenti offensivi anonimi postati dai lettori è “giustificato e non viola la libertà d’espressione”. La Corte, nella sentenza, ha sottolineato che la responsabilità dei commenti pubblicati è dei gestori del sito, in quanto sono gli unici a poter impedire o cancellare i commenti, azione impossibile per gli utenti o per la parte offesa. Per quel che riguarda il sito, affermano ancora i giudici, sono stati gli stessi gestori ad aver fissato le regole per pubblicare i commenti: considerato che permettono agli utenti di rimanere anonimi, si sono di fatto assunti la responsabilità dei contenuti. Il caso è nato dopo che il portale aveva pubblicato un articolo riguardante le controverse scelte operate da una compagnia di navigazione. Gli utenti hanno poi postato commenti che sono stati ritenuti estremamente offensivi e diffamatori, arrivando anche a minacciare i proprietari della compagnia di navigazione.

Indagati i genitori di Balotelli!!!

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Tensioni su tensioni in casa Balotelli: i genitori dell’attaccante del Milan sarebbero indagati per diffamazione a mezzo stampa dell’ex compagna di Supermario, Raffaella Fico. Bisogna tornare al 27 dicembre 2012 quando una lettera inviata dai coniugi Balotelli, dal titolo ‘Cara Raffaela l’amore vale di più dei soldi e della notorietà, fu pubblicata dalla Gazzetta dello Sport, ora le indagini sarebbero arrivate a conclusione e si attende solo il rinvio a  giudizio di Francesco Balotelli e Silvia Nostro. Nell’avviso di chiusura indagini si legge: «i genitori di Balotelli avrebbero offeso ripetutamente l’onore e il personale decoro di Raffaella Fico rivolgendosi pubblicamente alla stessa in qualità di genitori adottivi del calciatore Mario Balotelli e lasciandosi andare ad una serie di considerazioni poco lusinghiere sulla sua persona attinenti sia alla notoria relazione sentimentale intercorsa tra loro sia attinenti alla questione della nascita di una bambina dalla loro relazione».

Circostanza quest’ultima, scrive il pm, «sostenuta dalla Fico in un’altra intervista e smentita dal Balotelli e vicenda per la quale il Balotelli si è anche rifiutato di sottoporsi alla prova del Dna».
I genitori nella lettera scrivevano tra le altre cose, rivolgendosi alla showgirl: «Ma non ti sembra di aver lucrato abbastanza dalla storia con Mario?».

Alta marea per Saviano, denunciato per diffamazione da uno skipper

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Roberto Saviano nel suo ultimo libro dal titolo «Zero, zero, zero»  edito da Feltrinelli, accenna al maxi sequestro di hashish avvenuto sulla Sheldan, imbarcazione di proprietà dello skipper francese Jean Luc Capelle. L’imbarcazione affittata a clienti che poi erano stati bloccati a Imperia con un carico di droga era quindi diventata la “protagonista” di uno dei capitoli del libro di Saviano. Secondo lo skipper francese, l’esposizione dei fatti come raccontati da Saviano costituirebbe una grave diffamazione e oltretutto verrebbe attribuito, sempre secondo i legali si Capelle, di narcotrafficante allo skipper che invece sarebbe estraneo ai fatti. Il passaggio più contestato è da riscontrarsi quando Saviano scrive   «Gli skipper di imbarcazioni a vela e a motore sono una forza crescente a disposizione del narcotraffico» e più avanti racconta l’esperienza della Sheldan, ma il proprietario non viene citato.

Ora si aspetta che la magistratura segua il suo corso e chiarisca se ci possono essere gli estremi di una diffamazione anche senza aver fatto nomi e cognomi.

La foto di Aldrovandi non è veritiera? Giovanardi indagato per diffamazione

federico-aldrovandi

In diverse occasioni, il senatore Pdl Carlo Giovanardi, l’ex senatore ora in Fratelli d’Italia Alberto Balboni e il segretario nazionale del Coisp, sindacato di polizia, Franco Maccari, hanno sostenuto che non fosse veritiera la foto di Federico Aldrovandi all’obitorio, con la testa appoggiata su un lenzuolo macchiato di sangue. La madre del ragazzo,Patrizia Moretti, morto a Ferrara nel 2005 dopo un controllo da parte di alcuni agenti di polizia, si è sentita pubblicamente offesa da simili posizioni. Ora la procura della città ha aperto un fascicolo per diffamazione ai danni della donna. Era stata lei stessa a sporgere querela dopo il sit in organizzato dal Coisp a sostegno dei 4 agenti condannati, proprio sotto le finestre del Comune di Ferrara per il quale lavora. Quel giorno, Patrizia era scesa in strada portando con sé la foto ingrandita che ritraeva il figlio morto, così come l’hanno potuto vedere i parenti all’obitorio. Riguardo l’immagine, Maccari aveva affermato che “non è stata ammessa in tribunale perché non veritiera”, mentre Balboni aveva aggiunto che “la foto non corrisponde alla verità”, ed era stata usata dalla stampa “per una campagna di disinformazione ma è una falsificazione della realtà”. Giovanardi, intervenendo poi alla trasmissione radiofonica La Zanzara, aveva infine dichiarato che  la macchia rossa sulla foto non era sangue “ma un cuscino”.

Carcerato s’impicca a Foggia, sarebbe uscito nel 2029

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Tana libera tutti: decreto svuotacarceri. Ai domiciliari i casi simili a Sallusti!

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