Che succede con FI all’opposizione? Arriva il “Vietnam” istituzionale?

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Che succede con Forza Italia all’opposizione? E’ iniziato il Vietnam in Italia? La situazione per il governo Letta si complica. Non tanto per i numeri che sicuramente, nonostante l’uscita di Forza Italia, il governo avrà sicuramente, ma piuttosto per la situazione che ora si pone a livello internazionale e soprattutto per le riforme che sembrerebbero in bilico.  Quale è l’iter quindi che si prospetta all’esecutivo sulle riforme?

Come afferma l’Huffigton Post:

Il ddl per l’istituzione del comitato riforme arriva in aula alla Camera intorno all’11 dicembre, per quello che sarà l’esame definitivo in quarta lettura. Ma se il testo sarà approvato con una maggioranza semplice e non con i due terzi dei componenti di Montecitorio, si aprirà quello che qualche fonte governativa descrive già come un possibile “Vietnam” per l’esecutivo Letta. In quanto, da Costituzione, ci saranno tre mesi di tempo per chiedere un referendum costituzionale. E c’è chi non sta aspettando altro, come il Movimento Cinque Stelle e l’area di sinistra che sta tra Stefano Rodotà e Maurizio Landini della Fiom, protagonisti anche di una manifestazione di piazza a metà ottobre contro la modifica dell’articolo 138 della Costituzione. Insomma, se il comitato non avrà i due terzi del Parlamento non potrà cominciare a lavorare sulle riforme. Nei tre mesi successivi – da gennaio a marzo cioè – ci sarà la possibilità di raccogliere 500mila firme tra gli elettori oppure il consenso di cinque consigli regionali o ancora le firme di un quinto dei membri della Camera per chiedere il referendum.

E’ un rischio che il governo non può correre. Il punto non è il referendum in sé. Ma l’attesa del referendum, che produrrebbe automaticamente uno stallo di mesi e mesi. L’attività legislativa sulle riforme ne risulterebbe paralizzata e non sarebbe una bella notizia per un esecutivo nato con il compito di approvare le riforme istituzionali. Il governo sarebbe immediatamente esposto agli attacchi di chi lo aspetta al varco, orologio alla mano, sui provvedimenti concreti. E su questo c’è la fila, tra renziani, grillini, per non parlare dei berlusconiani (quelli che resteranno tali dopo la decadenza del Cavaliere). Per dire: in attesa delle primarie dell’8 dicembre che dovrebbero eleggere Renzi segretario del Pd, i suoi fedelissimi lo dicono già che “per un governo nato per le riforme, qualsiasi cosa rallenti tale processo non sarebbe un bene. La mission del governo risulterebbe azzoppata…”. A quel punto, la richiesta dei renziani sarebbe quella di procedere subito alla riforma della legge elettorale e parallelamente all’abolizione del Senato con il tradizionale procedimento di modifica della Costituzione, cioè senza l’accelerazione cercata finora con la modifica dell’articolo 138, che oltre a istituire il comitato delle riforme (40 tra deputati e senatori) accorcia anche i tempi delle riforme stesse.

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Alfano e il ritorno dei “cattivi maestri”

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Duro attacco del ministro dell’Interno a Stefano Rodotà che aveva affermato:

Atti come la lettera delle nuove Brigate Rosse, in cui si auspica che il movimento no Tav ‘faccia uno scatto politico – organizzativo’, sono deprecabili, ma comprensibili e non devono contribuire a derubricare la realizzazione dell’opera a una mera questione di ordine pubblico. In Italia dovremmo prendere atto di quanto stia avvenendo a livello internazionale e riaprire una riflessione politica più ampia sull’infrastruttura, a maggior ragione in un momento di fibrillazione sociale molto forte, in cui non sarebbe giustificabile un impiego consistente di capitali in un’impresa che rischia di rimanere sospesa.

In sostanza Stefano Rodotà, aveva fatto una riflessione su come la Francia dichiarando di pubblica utilità i lavori del cantiere Tav, ma non dando certezze sullo stanziamento finanziario per l’opera di fatto aveva rinviato i lavori della Torino – Lione. Secondo Rodotà era possibile che tale decisione fosse equivalente a una rinuncia a costruire il tratto pertinente alla Francia.

Nel frattempo il Popolo delle Libertà sembra aver trovato un nuovo nemico: «Cosa c’e’ da comprendere nella violenza contro le forze dell’ordine e gli operai che lavorano alla Tav? Che cosa c’e’ da comprendere nei ripetuti danneggiamenti dolosi all’opera? Che cosa c’e’ da comprendere nel fatto che delinquenti abbiano trasformato un cantiere in un campo di battaglia? Le parole di Rodotà sono gravissime e irresponsabili», affermava la deputata del Pdl Elvira Savino. “Chi è stato candidato alla presidenza della Repubblica non può fare certe affermazioni: le smentisca. Lo Stato non deve indietreggiare di un millimetro e non deve mostrare alcun cedimento dinanzi alla violenza e alle minacce dei terroristi”, aveva anche concluso in un concitato intervento l’esponente del centrodestra.

Poi oggi a sguainare la spada è stato proprio Angelino Alfano secondo cui le parole di Stefano Rodotà, che oggi ha definito deprecabili ma comprensibili le affermazioni delle Nuove Br, «sono gravissime, inquietanti. Le condanno duramente, mi auguro che Rodotà le rettifichi. Mi chiedo – dice sempre il vicepremier – se non ci sia da temere per il ritorno dei cattivi maestri».

Forse con i cattivi maestri la politica dovrebbe confrontarsi più spesso. Forse anche un cattivo maestro non avrebbe mai fatto trovare l’Italia in una imbarazzante diatriba internazionale con il rinvio in patria della moglie e della figlia minorenne di un rifugiato politico. Forse ci si dimentica troppo facilmente dei propri “epic fail” e si punta il dito dritto a chi ha solo espresso un’opinione personale.

Rodotà comunque è intervenuto per rispondere ad Alfano: «Ho detto che quelle delle Br sono parole inaccettabile, la mia storia politica è totalmente estranea al terrorismo rosso, sono stato frainteso» e poi ha aggiunto «Le parole usate dalle nuove Br “non sono ‘comprensibili’ nel senso che siano giustificabili in alcun modo; significa invece che purtroppo esiste ancora qualche persona che continua a usare un linguaggio pericoloso e inaccettabile».

E ancora per sgombrare il campo dai dubbi:

Non ho la minima idea di giustificare, anzi dico che sono minacce e vengono da un mondo che continua a comportarsi come ha sempre fatto. Questo e’ il dato che voglio mettere in evidenza, dico che cosa vi aspettate visto che purtroppo quella cultura non e’ stata ancora completamente sgominata. Ogni manifestazione violenta ha da parte mia il più assoluto dissenso”

Ma Alfano, quasi con toni presi in prestito da altre stagioni politiche, ha comunque  sottolineato duramente «siamo lo Stato e lo Stato farà fino in fondo il proprio mestiere». L’opinione dei cittadini forse ha smesso da tempo di essere ascoltata dai rappresentati politici?

E persino nel Partito Democratico c’è chi si è schierato contro a Rodotà:

“Rodota’ ci ripensi. E corregga le sue parole. Se il suo pronunciamento e’ vero, allora ha commesso un errore gravissimo. Niente di cio’ che dicono i terroristi delle Brigate Rosse puo’ essere comprensibile”. Cosi’ Emanuele Fiano, presidente forum Sicurezza e Difesa del Pd. “La storia delle Br ce lo ha insegnato e ce lo dicono le decine e decine di vittime innocenti, tra i magistrati, gli operai, i semplici cittadini, le forze dell’ordine. Nessuna comprensione – aggiunge – e’ possibile per cio’ che viene dall’ideologia di morte dei brigatisti. Per questo, a Stefano Rodota’ diciamo che continueremo a difendere il diritto al dissenso democratico e pacifico, ma nessuno potra’ mai portarci a considerare ammissibile la violenza. Chi non accetta questo ragionamento, la legittima”, conclude Fiano.

Mentre il PdL continua la gara: «E’ davvero impressionante leggere dichiarazioni come quelle del professor Rodota’ in merito al contenuto delle lettere delle nuove Br. Parlare di espressioni deprecabili ma comprensibili è un linguaggio proprio di quella fascia di intellettuali che purtroppo giustifico’ e copri’ movimenti che dettero vita agli anni bui della nostra Repubblica», afferma Jole Santelli. «Se gli italiani pensano che Stefano Rodotà poteva dire le bestialità che ha detto stando al Quirinale e da li esprimere la sua comprensione per le affermazioni delle Brigate Rosse, beh, credo che in molti avranno un brivido lungo la schiena», dichiara invece Osvaldo Napoli, vice presidente dell’Osservatorio sulla Tav. «Rodotà – aggiunge – è stato candidato, e per questo si è detto lusingato, dal M5s alla più alta magistratura dello Stato. Pensare che 35 anni dopo l’assassinio di Aldo Moro un “cattivo maestro” poteva ritrovarsi a guidare il Paese e’ qualcosa di terribile che dovrebbe indurre tutti alla riflessione. Anch’io spero, come il ministro Alfano, che Rodota’ smentisca quelle parole. Ma dispero che non le pronunci ancora». «Mi permetto di suggerire al Pd, nelle cui fila militano molti vecchi comunisti che il terrorismo lo hanno combattuto a viso aperto, di riflettere ancora sulla natura del grillismo e sulle biografie di alcuni personaggi prima di essere travolto dall’antipolitica».

 

La guerra tra Piazzapulita e Grillo continua sul web

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Il popolo della rete è diviso tra Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, il programma di approfondimento politico del lunedì di La7 e Beppe Grillo. Nella ventunesima puntata di Piazzapulita, dal titolo I buoni e i cattivi, andata in onda lunedì 3 giugno alle 21.10 su La7, si è discusso oltre che della finta abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, anche dei nuovi attacchi ai giornalisti, della rottura del M5S  con  Stefano Rodotà e con Milena Gabanelli.

Ed è proprio il conduttore della trasmissione a lanciare la bomba su Beppe Grillo affermando: “Se abbiamo detto delle falsità ci denunci, altrimenti ci faccia fare il nostro lavoro e lui faccia il suo”. E’ più di una sfida e la rete non poteva rimanere indifferente a questa provocazione e si è scatenata su twitter con gli hashtag #PiazzaPulita e #sefossigrillo.

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Grillo e il botta e risposta con l’ottuagenario Rodotà… ma poi ne ha per tutti!

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In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex garante della privacy Rodotà striglia Grillo. Riguardo le scorse amministrative, afferma: “Ha perso per due ragione la prima è politica: hanno inciso sul voto i conflitti e le difficoltà e le polemiche di queste settimane. La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei 5 stelle non sarebbe stata indolore. E cosi è stato”. Continua, lui che dai grillini era stato candidato alla presidenza della Repubblica, parlando del rapporto con la Rete: “La rete  da sola non basta. Non è mai bastata. Guardiamo l’ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour” Tenta anche un paragone “illustre”: “Anche Obama – dice – è stato lo stesso. Si parte dalla rete ma poi si va oltre”. Ma si spinge anche oltre: “Non voglio fare quello con la matita rossa però certo non bastano più le indicazioni di Grillo e Casaleggio. Un movimento nato dalla rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in Parlamento deve cambiare tutto. E non può dire ai parlamentari: non dovete elaborare strategie”. Insomma, il consiglio è che i parlamentari grillini “devono avere la libertà di lavorare”.

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Ma la risposta di Grillo non si fa attendere, e sul suo blog scrive: “In prima fila persino, con mio sincero stupore, un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”. Un salto non da poco: da candidato ideale per il Colle a “ottantenne miracolato”. L’Huffington Post ha provato a farsi rilasciare un commento da Rodotà, ma la sua è stata una risposta laconica: “Non ne voglio parlare, non so a chi si riferisca Grillo”. Ma l’ex comico non si limita a questo, eccolo allora passare all’attacco di tutti i “maestrini dalla penna rossa”. Per, presumibilmente, Nichi Vendola c’è un: “È tornato in grande spolvero il supercazzolaro che non sa nulla né di Ilva, né degli inceneritori concessi alla Marcecaglia, è come le vecchie di “Bocca di Rosa” “Si sa che la gente dà buoni consigli/ se non può più dare cattivo esempio”. Bersani, tornato recentemente sulla cresta dell’onda a seguito delle amministrative, non poteva mancare all’appello: “C’è poi lo smacchiatore di Bettola in grande forma che spiega, con convinzione, che la colpa del governo delle Larghe Intese è del M5S quando il pdmenoelle ha fatto l’impossibile per fottere prima Marini e poi Prodi e non ha neppure preso in considerazione Rodotà”. E come dimenticarsi del rottamatore? “Renzie, lo statista gonfiato, imperversa con le sue ricette e le critiche al M5S su tutti i canali televisivi preda di compiacenti cortigiane come la Gruber. Renzie non è più sindaco di Firenze da tempo, è diventato un venditore a tempo pieno di sé stesso. Vende in giro un sindaco mai usato, come nuovo”. Proseguendo si trova anche Veltroni: “Persino Topo Gigio Veltroni è stato riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte”. E conclude con Pippo Civati: “Che non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino. Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto”.

 

Dal compromesso al tradimento storico, così Strada alla Fiom

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Gino Strada picchia duro contro Enrico Letta e definisce il suo governo come un “tradimento storico”. Lo fa da un palco autorevole quello di piazza San Giovanni in Roma, dove oggi è arrivata la manifestazione Fiom che ha invaso le strede del centro di Roma. Il fondatore di Emergency spera anche che questo esecutivo abbia vita breve e torna a ripetere come ormai esista “una distanza siderale tra la vita degli italiani e quella della Casta politica” e aggiunge come  “La Fiom è, in questo momento, una delle poche realtà in grado di dare voce a quel Paese che voce non ha più”, ha continuato spiegando che, ” se si guarda alle condizioni di lavoro e di vita, è difficile immaginare un Paese più incivile”. E ancora: “Il lavoro, la qualità della vita delle persone non interessano la Casta politica, lo abbiamo visto per decenni e di recente è stato riconfermato con forza.”

C’è sinistra e sinistra… c’è quella di Letta che si professa al servizio del Paese e trova vie di compromesso con il Pdl che sembrano invece tradimenti storici e c’è quella delle piazze… quella che grida il malessere e spesso resta inascoltata. Quell’Italia che chiede lavoro e non propaganda politica con la sospensione dell’Imu che sarà rimodellata per falcidiare ancora una volta chi dopo una vita di sacrifici è riuscito a mettere insieme una seconda casa… la classe media viene sotterrata e la classe povera non riesce a respirare… chi resta? La Casta!    

 

L’intervento di Landini che può far affondare il Pd?

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Landini dal palco di Piazza San Giovanni in Laterano picchia duro e non ci sta. Accusa tutti, anche se stesso. Contro le politiche del governo Monti, in particolare sulle pensioni, “il sindacato, mi ci metto pure io, non ha fatto tutto quello che doveva”.

Si surriscalda l’animo del sindacalista quando poi si parla di Fiat: “In Italia il vero problema non è il costo del lavoro ma il fatto che se non investi, se non fai nuovi prodotti, continuerai a perdere sempre quote di mercato. E questo vale per la Fiat, ma anche per la siderurga e per tutti i settori. Non vi ricordate quello che il Lingotto diceva 3 anni fa? che gli operai non avevano voglia di lavorare, che bisognava aumentare l’orario e altre cose. Tutte sbagliate come dimostrano i dati di questi giorni. C’è bisogno, dunque, che si rilanci una politica industriale, e cioè di un piano con cui tornare ad investire anche nel settore pubblico come fa la Germania, la Francia e gli Usa… che non mi paiono paesi del socialismo reale”.

Ma l’attacco che fa tremare il Pd, oggi il grande assente della manifestazione (solo Barca, Orfini e Civati si sono presentati all’appuntamento), è nel passaggio che resterà nella storia di un leader della Fiom costretto a richiamare le responsabilità del partito per antonomasia simbolo di questo movimento sindacale: “Se questo governo non sarà in grado di cambiare le politiche di Monti e Berlusoni, lo dico ora per non essere cattivo profeta, penso che non avrà lunga vita perchè questa manifestazione dimostra che non ci siamo rassegnati e che le cose le vogliamo cambiare. Non capisco come si può essere al governo con Berlusconi e avere paura di essere qui“.

Quel Pd assente alla manifestazione Fiom

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A Roma oggi sfila il sindacato della Fiom, di quei metalmeccanici duramente colpiti dalla crisi, esodati o licenziati, spesso giovani con contratti a tempo determinato. Il Sel c’è con Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera di Sinistra e Libertà, e con Titti di Salvo. C’è una delegazione del M5S con Vito Crimi. Ma il Pd dove è? Non c’è Epifani? No, non c’è nessuno. Forse per quel patto voluto da Letta, che ha vietato a chiunque fosse nella strana maggioranza Pd e Pdl di partecipare a manifestazioni, forse per paura delle critiche, forse per dimenticanza… il Pd in ogni caso non c’è. Ci si chiede quale allora sia diventato l’elettorato Pd, se i metalmeccanici non sono più il motore trainante di questo partito. Ci si chiede chi prende il posto lasciato dal Partito Democratico? E la risposta è lì sotto gli occhi di tutti… Sel e M5S che potrebbero anche presentarsi insieme alle prossime elezioni e scontrarsi con il partito del Cav? Maurizio Landini, segretario dei metalmeccanici della Cgil, che si sta preparando al discorso in Piazza San Giovanni, dove è previsto che il corteo arriverà dopo aver percorso il centro della città, senza polemiche ha ribadito: “Le assenze si commentano da sole”.

Oggi insieme a Landini, parleranno tra gli altri anche Stefano Rodotà, Gino Strada e Fiorella Mannoia. Anche questo è un dato che si commenta da solo.

Che bello il governo di larghe intese che impedisce al Pd di parlare allo zoccolo duro del suo elettorato… chissà per chi voteranno i metalmeccanici la prossima volta!

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In un tweet la scissione di Barca… si va verso 2 sinistre?

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Nuovo asse Matteo Renzi e Giovani Turchi? E’ solo fantapolitica o è possibile una fusione tra queste due correnti del Pd? La scissione sembra ormai inevitabile e con un congresso alle porte, dopo che tutta la direzione del partito si è dimessa semra probabile un accordo che porti alla candidatura di Matteo Renzi come leader con il supporto del gruppo di Orfini. Proprio il leader dei Giovani Turchi  ha dichiarato:

 «Non è affatto scontato che ci sia il nostro “sì” al governo e non è affatto detto che un esecutivo si possa mettere in piedi solo con il Pdl. Vogliamo discutere pure di questo».

Insomma, tutto viene rimesso in gioco in questo Pd che corre verso Renzi, mentre l’ira della vecchia guardia si scaglia contro Fabrizio Barca con Stefano Fassina che attacca proprio contro il ministro per la coesione del territorio e il suo appoggio a Rodotà «Una roba inaccettabile ». Altro punto focale è la considerazione dei Giovani Turchi nel confronto con il Sel: «Sono come Bertinotti». Ora il loro interlocutore politico si chiama Renzi.

In un tweet forse è nato un nuovo partito. Fabrizio Barca e il suo  “Incomprensibile che il Pd non appoggi Stefano Rodotà o non proponga Emma Bonino” ha creato il caso e poi la scissione dopo l’assemblea Pd in cui si era deciso di votare per Napolitano bis. In quel momento giunge però anche una altra comunicazione congiunta sul Facebook di Maurizio Landini (segretario della Fiom) e Sergio Cofferati (ex segretario della Cgil)

 “Quello che sta accadendo segna il declino della politica. Bisogna cercare di invertire questa tendenza. Quella di Stefano Rodotà è una candidatura di alto profilo, in grado di rappresentare adeguatamente il Paese anche a livello europeo e internazionale. Il lavoro e i diritti che gli danno dignità, il valore della cittadinanza e i fondamenti della Costituzione sono da sempre parte rilevante della sua cultura. È ora di scegliere un Presidente in ragione del suo profilo e non come derivato da accordi politici o di schieramento”.

 Ora si pensa che possano nascere due una moderata che ruoti intorno a Renzi e una più “radicale” che ruoti intorno a Barca inglobando anche il Sel di Nichi Vendola. La sinistra nasce già divisa che garanzie più dare?

“Non siamo qui come 5 stelle!” un cittadino, un uomo, non un parlamentare CRIMI!

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Grandissima presa di posizione del M5S che ricorda ai cittadini italiani che questa sera nessuno è 5 stelle, è una manifestazione pacifica e ricorda che loro che da dentro il parlamento faranno il possibile. Crimi e la piazza che si infiamma.

Sarà rivoluzione?

Sono milioni, Roma è blindata, giornata storica e Crimi parla da cittadino… scende in Piazza come chiunque e chiama la calma.

Inoltre si vocifera che potrebbe non essere piazza del Popolo la “location” di un’eventuale manifestazione del Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo: la piazza dalle 20 alle 24 ospita infatti un altro evento, “A passo di tango in onore del Papa”, festa dedicata a papa Francesco e promossa da Roma capitale in collaborazione con l’Ambasciata argentina in Italia. I parlamentari del Movimento stanno cercando una soluzione alternativa, ma al momento non risultano richieste ufficiali di autorizzazione alle autorità di pubblica sicurezza. Ma è proprio strettamente necessaria la manifestazione a Passo di Tango in questo momento così delicato della democrazia?

Intanto Renzi, incurante del malessere della piazza twitta “Golpe? Ridicolo”. ”Parlare di golpe è ridicolo. Adesso il Pd ha l’occasione di cambiare davvero, senza paura. Ci proveremo”: cosi’ il sindaco di Firenze Matteo Renzi  su twitter. Non è il partito da prendere, non è la  Bastille da conquistare è da percepire che c’era una volontà netta del paese di eleggere una personalità che non fosse un politico.

Rielezione… A volte ritornano… ora si aspetta la resurrezione di Amato e Letta

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A volte ritornano… Ora stanno risorgendo anche se la Pasqua è passata… si parla già di un Governo dalle sbrindellate intese con Amato e Letta alla guida. Intanto Grillo sta cercando una piazza, un posto per gridare ai cittadini il suo dissenso… ormai l’Italia ha indietreggiato. Verrà applicato il programma dei “saggi”, di quegli uomini illuminati che hanno saputo fare un mare di carta straccia su riforme importanti come l’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti … per loro è sacrosanto il privilegio di casta. Un passo indietro, un’inciviltà prima che un inciucio, un schiaffo in faccia ai suicidi di uomini e donne oneste che con dignità abbandonano questa vita per non chiedere l’elemosina dopo una vita di sacrifici. Amato o Letta a questo punto diventano prestanomi… siamo all’interno di una tragica realtà che si ripropone senza aver cambiato nulla e lasciandoci il paese arcaico di sempre, sottomesso ancora di più all’Europa!

Verso Roma: 2/3 di Parlamento vs la Piazza

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Dopo gli attacchi di Grillo, che parla di colpo di Stato sul suo blog, i politici prendono le distanze e gli chiedono non vengano esasperati i toni. “Occorre misurare le parole, per non instillare veleno nel dibattito politico – dice Nichi Vendola – non è un golpe, o un’involuzione autoritaria, ma la nomenklatura che si allea”. E Stefano Fassina del Pd aggiunge: “Grillo parla di golpe: smentisca e si scusi perché le sue sono parole incendiarie”. Anche Stefano Rodotà, da Bari, prende le distanze dopo aver ringraziato chi ha caldeggiato la sua nomina: “Sono sempre stato convinto che le decisioni parlamentari possano e debbano essere discusse e criticate duramente, ma partendo dal presupposto che si muovono nell’ambito della legalità democratica” e, di fronte al clima di tensione crescente, aggiunge “Sono sempre stato contrario alle marce su Roma”. Nel frattempo è giunta l’adesione di Forza Nuova all’appello di M5S e, sul profilo ufficiale Twitter, dice “No al Golpe Napolitano!” e “chiama tutti a manifestare stasera a Montecitorio”. Da parte sua Fico (M5S), uscendo da Montecitorio per raggiungere i cittadini raccolti in piazza, dichiara che “Questa è dittatura dei partiti, una partitocrazia che non vuole cedere e che oggi si è manifestata nel modo più evidente. Loro non hanno interesse per i cittadini, sono auto-arroccati nei palazzi”.

L’Italia traghettata nel passato, con gli stessi volti al potere, quelle stesse persone che hanno permesso la caduta nel baratro ora tirano un sospiro di sollievo perché sentono salde le loro posizioni. Berlusconi stringe le mani ai suoi vicini, Monti sorride soddisfatto dal suo seggio, Bersani respira libero ora che in qualche modo “ce l’ha fatta”. La gente fuori urla, si lamenta, organizza manifestazioni e i rappresentanti della “legalità diplomatica”, quelli che godono del legittimo impedimento per non presentarsi in tribunale, hanno stretto il cappio attorno al collo dei troppi suicidi per la crisi, si sono fatti finanziare da chi inquina il territorio e condanna una città alla morte per inquinamento, tutti loro festeggiano. Rinnovamento? Parole da campagna elettorale!

E nel frattempo la polizia raggiunge Montecitorio, il dispositivo di sicurezza viene aumentato e s’intravedono i sistemi di protezione leggera.

BOMBA ATOMICA IN PARLAMENTO alla votazione n.6 è BIS

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L’Italia in retromarcia che vota Napolitano e ritorna al passato della Prima Repubblica. Annullato il lavoro di mani pulite, annullati in uno scrutinio 20 anni di storia. Il vero vincitore è il Diabolik!

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Si ricomincia da Amato e Napolitano?

Dovremo ringraziare comunque il segretario Bersani che con la sua direzione ci ha permesso un vero Ritorno al Passato!

Come hanno potuto calpestare un popolo sovrano?  A essere traditi sono stati gli italiani, non Bersani che continua a fare il martire dopo che ha fatto affondare un partire storico.

La posta in gioco ora è alta e tutto il potere è nelle mani di un “Presidente-monarca” che può dettare le sue condizioni come ha già fatto in sede di accettazione del rinnovo “…Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità”. Si parla già di un governo di larghe e sbrindellate intese, un immenso inciucio di dimensioni ipergalattiche, che riporti vecchi nomi nei posti chiave e che pian piano “la piovra” della longa manus della politica si riappropri di tutte le sue sedie.

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Rimane l’amarezza, lo sconforto di quello che poteva essere, di quello che milioni di elettori del Pd credevano possibile… Il Rinnovamento. Quella voglia di non dover più assistere ad appalti pubblici truccati, a favoritismi, a una politica sorda e cieca davanti al dramma sociale della povertà. Rimane quel sentimento di impotenza davanti al potere sconsiderato amministrato solo per interessi privati e non per nome e conto del popolo. Ora ritornerà la moda dello spread e del default dell’Alta Finanza che come la terza mano, come una Corte Suprema influirà sulle scelte di Governo monitorata dai poteri internazionali. Perché son giorni che non si sente più parlare delle società di rating? Perché senza un governo il ricatto non è attuabile per l’Alta Finanza internazionale. Ecco perché serviva un Presidente fuori da ogni ricatto politico, ecco perché serviva una personalità che potesse senza paura di ricatti e fuori da ogni contesa politica ergersi come garante di uno stato sovrano. Ecco perché serviva Rodotà. Oggi hanno strappato a brandelli le speranze degli italiani, rottamato i sogni dei giovani, sradicato le radici di un popolo che ha sempre lottato con dignità per essere rispettato nel mondo. Come si sentono oggi gli italiani in patria? Come si vergognano gli italiani all’estero? Che modelli possiamo offrire agli adolescenti? Chi sarà più interessato a lottare per un ideale giusto o sbagliato che sia? Chi ci darà la forza? Chi avrà il coraggio? Ci sarà spazio per una rivoluzione? Sarà pacifica? Forse quella pacifica è già stata sotterrata nel passato… ora è tempo di rinnovamento!

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Grillo urla al Golpe e chiede la mobilitazione! #TuttiaRoma

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Grillo lancia un appello in twitter: “Sto andando a Roma. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Dobbiamo essere milioni”. Nel suo blog, inoltre, spiega il suo stato d’animo e legge la situazione in cui vessa attualmente il Paese:

Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. E’ in atto un colpo di Stato. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Quattro persone: Napolitano, Bersani, Berlusconi e Monti si sono incontrate in un salotto e hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale, di nominare Amato presidente del Consiglio, di applicare come programma di Governo il documento dei dieci saggi di area pdl/pd che tra i suoi punti ha la mordacchia alla magistratura e il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti. Nel dopoguerra, anche nei momenti più oscuri della Repubblica, non c’è mai stata una contrapposizione così netta, così spudorata tra Palazzo e cittadini. Rodotà è la speranza di una nuova Italia, ma è sopra le parti, incorruttibile. Quindi pericoloso. Quindi non votabile. Il MoVimento 5 Stelle ha aperto gli occhi ormai anche ai ciechi sull’inciucio ventennale dei partiti.”

Si parla di golpe politico quindi, con i “4 soliti noti” che continuano a restare arroccati sui loro scranni. Ecco allora che arriva l’appello a tutti gli italiani, di far sentire la voce che per troppo tempo è rimasta inascoltata.

“Il M5S da solo non può però cambiare il Paese. E’ necessaria una mobilitazione popolare. Io sto andando a Roma in camper. Ho terminato la campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia e sto arrivando. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Rimarrò per tutto il tempo necessario. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Di più non posso fare. Qui o si fa la democrazia o si muore come Paese.

LA STRAGE DEGLI ITALIANI: I 10 SAGGI NELL’ESECUTIVO

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La proposta è lì sul tavolo… prendere o lasciare. Già B & B sono stati informati, questa mattina mentre scalavano rapidi il Colle e si inginocchiavano davanti a sua Maestà il Re Giorgio. Il benevolente Giorgio accetta e rilancia. Uno scandalo all’interno di un altro scandalo. Il Secondo mandato a condizione di un Premier, forse Amato e un esecutivo composto dai 10 saggi che assicurino un entrata in porto alla politica: La Prima Repubblica.

Un bel regalo per chi cercava il cambiamento, il rinnovamento, un ruolo da protagonisti nel panorama internazionale:  ci presenteremo con un Presidente che ha sulle spalle 88 primavere e dei politici che appartengono all’era del Psi e della Dc. Abbiamo davanti a noi larghe intese di inciucio e larghe prospettive di corruzione.

BENVENUTI NELL’ITALIA DEL CAMBIAMENTO! PROSIT.

NAPOLITANO BIS, se questa è politica… agli italiani non resta che il suicidio!

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L’Italia non è un paese per gli italiani, ma solo per i politici. Pd e Pdl non sapendo chi scegliere, tra ipocrisie e interessi scelgono il vecchio che “puzza di bruciato” e lo rinstallano sul piedistallo per conservare i loro privilegi. Dopo una campagna elettorale che inneggiava al cambiamento ora vengono giù le maschere e si scoprono i volti senza cerone. Quello noto di Berlusconi lo conoscevamo fin troppo bene, ma quello di Bersani getta nello sconforto il popolo del Pd che aveva creduto nell'”uomo forte”, che invece si è dimostrato un dittatore fragile, un uomo d’argilla che si è frantumato da solo volendo imporre idee non condivise dal resto del partito.

Naturalmente il suo secondo mandato ha un prezzo: un governo di larghe intese: immobile e ingovernabile, l’ennesimo inciucio alle spalle degli italiani.

Ora c’è il “vecchio saggio” che ci traghetterà dalla Seconda Repubblica verso la Prima Repubblica.

Perché il popolo in Italia non si mobilita per impedirlo? Ce lo meritiamo? Ci meritiamo ancora i suicidi? Ancora la corruzione della prima repubblica che si sommerà alla seconda? Ancora il finanziamento pubblico ai partiti? Ancora una legge elettorale ingiusta e indifferente alla volontà del popolo? Una Carta Costituzionale rivista per potenziare i poteri forti? La giustizia al soldo della politica? La stampa sottomessa ai partiti? Le tv di stato con i talent show e la pubblicità Mulino Bianco per obnubilare le menti delle nuove generazioni? E’ questa l’Italia che vogliamo?

Ma tanto anche domani, domenica all’ora di pranzo, milioni di italiani staranno a pranzare tranquilli con le lasagne sul tavolo e  a discutere del campionato… quindi sì, ce lo meritiamo!

Il flash-mob improvvisato dai grillini: Rodotà Presidente!

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Sia deputati che senatori grillini scendono in piazza assieme ai manifestanti. Tutti 160 brandiscono un cartello con scritto “Rodotà perchè no” o, in alternativa, “Rodotà presidente”. Colgono di sorpresa anche i giornalisti presenti con questo flash mob improvvisato. E’ Vito Crimi che prende la parola per far notare che il nome di Rodotà viene urlato in tutte le piazze ed il PD risponde con l’ennesimo inciucio con il PdL dimostrando una volta in più che il Partito Democratico non ascolta né base né cittadini ma solo i propri interessi. E ancora manca la risposta alla fatidica domanda: “Perchè no Rodotà?”. Ci sarà un motivo, a parte il fatto che sia stato il MoVimento 5 Stelle a proporlo, visto che non è un uomo di partito. Ancora una volta in più, comunque, i grillini sono riusciti a far passare un’immagine evocativa: sono gli unici ad ascoltare quello che vuole il popolo ossia, chiaramente, il loro candidato.

Il bianco vergognoso della quinta votazione… Rodotà perchè no?

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Se ne va anche la quinta votazione con un nulla di fatto studiato a tavolino ora che il Pd si è frantumato come “come un savoiardo dentro la tazza del caffelatte bollente”, se si vuole utilizzare quella che potrebbe essere benissimo una metafora bersaniana.

Ma purtroppo la tragedia è palese… è un vuoto incolmabile da cui si teme che possa emergere il vecchio e il peggio come un bis di Napolitano, come la Cancellieri, come un D’Alema o peggio ancora un outsider plurindagato dell’ultimo momento che possa cancellare i processi a Berlusconi e affidare il governo a un “tecnico” per una nuova manovra finanziaria, vistoc eh i conti dello stato restano in sospeso e la Cig non è coperta… uno strangolamento ulteriore dei cittadini per l’incapacità di aver messo un uomo illuminato che possa guidare il paese fuori da questo tunnel perverso in cui i partiti, troppo collusi, corrotti e potenti, non intendono mollare i loro privilegi. Che paghino gli italiani… che paghi il popolo… e il popolo pagherebbe se potesse come ha sempre fatto, nonostante i furbetti di evasori… ma ora sembra che per pagare si debba dare la vita, non abbiamo più nulla da immolare a “lor signori”… Si accontenteranno delle nostre misere vite così prive di ogni valore per loro che hanno interessi internazionali e conti all’estero da tutelare?

Napolitano bis… un pericolo da scongiurare!

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Giorgio Napolitano in queste ore sta subendo diverse pressioni per candidarsi a un secondo mandato… e questa doveva essere la legislatura del cambiamento? Napolitano è un pericolo da scongiurare ed ecco il perchè!

Come lo stesso Travaglio affermava a dicembre è l’uomo che entrò a gamba tesa:

“nell’ inchiesta dei pm di Salerno sul verminaio politico- affaristico-giudiziario che aveva insabbiato le indagini di De Magistris a Catanzaro, chiedendo di leggere gli atti (non si sa bene a che titolo) durante la perquisizione degli uffici giudiziari calabresi, il capo dello Stato si crede il capo dei giudici, autorizzato a immischiarsi nelle indagini che gli danno noia. La scena si ripeté nell’aprile scorso quando, incalzato dallo stalking di Mancino, Napolitano e il suo consigliere mobilitarono in gran segreto il procuratore antimafia e il Pg della Cassazione per deviare le indagini di Palermo sulla trattativa Stato-mafia”.

Poi si scoprì che fra le telefonate intercettate sulle utenze di Mancino, ce n’erano anche quattro con Napolitano e lo stesso giornalista del Fatto Quotidiano commenta così:

“Allora questi scatenò un conflitto di attribuzioni alla Consulta contro la Procura, accusata di aver leso le sue prerogative per non aver distrutto le telefonate con la sua voce, The Voice. Peccato che il Codice assegni il potere di distruggerle non al pm, ma al gip. Ora Napolitano si accinge a firmare il decreto incostituzionale del governo Monti che dissequestra gli impianti inquinanti dell’Ilva, sequestrati da un gip per fermare il disastro colposo e gli omicidi colposi. Cioè fa proprio ciò che imputa falsamente ai pm di Palermo: lede le prerogative di un potere dello Stato. Ma chi si crede di essere: la Supercassazione di lorsignori? Chi gli vuol bene gli regali una copia della Costituzione e gli spieghi che non può fare così. Altrimenti i cittadini comuni, colpevoli di non avere un cognome famoso o una lobby alle spalle, dunque sprovvisti del numero verde di Sos Colle, si fanno strane idee”.

Ma Napolitano è anche il Presidente della grazia a Sallusti, in una vicenda giudiziaria che se non fosse tragica sarebbe comica e quella ancor più grave, a fine mandato, concessa al  colonnello americano della Nato Joseph Romano, condannato a 7 anni definitivi per il sequestro di Abu Omar e latitante dal 2007. Marco Travaglio fa notare quindi:

“Forse non tutti colgono lo scandalo di questa grazia. Romano è stato giudicato colpevole dalla Cassazione per aver rapito nel 2003 – insieme a 27 agenti Cia e con l’appoggio del Sismi del generale Pollari – l’imam di Milano e averlo poi imbarcato della base Nato di Aviano a quella di Ramstein, e di lì al Cairo, dove fu interrogato e torturato per mesi. Il sequestro – scrive la Cassazione – “venne realizzato per trasportare il prigioniero in uno Stato, l’Egitto, nel quale era ammesso l’interrogatorio sotto tortura, a cui Abu Omar fu effettivamente sottoposto. E pazienza se la tortura è bandita non solo dalla leggi europee, ma anche da mezza dozzina di convenzioni Onu e Ue. Tutte regolarmente sottoscritte dall’Italia, tutte violate dai sequestratori italiani e americani di Abu Omar e dai governi italiani di destra e di sinistra, che dal 2006 a oggi proteggono questi delinquenti col segreto di Stato, con tre conflitti di attribuzioni contro i giudici alla Consulta e col blocco dei mandati di cattura disposti dai giudici per assicurarli finalmente alla giustizia”.

E’ poi il presidente che ha salvato Silvio Berlusconi per ben due volte:

“nel novembre 2010 con il rinvio del voto di sfiducia a dopo la finanziaria (intanto quello comprava deputati un tanto al chilo). E il risalvataggio di B. nel dicembre 2011 con l’idea geniale del governo Monti al posto delle elezioni che avrebbero asfaltato il Caimano”.

Ed è poi il Presidente che ha temporeggiato con “i 10 saggi” per assicurare il posto da Capo del Governo al suo protetto Pierluigi Bersani, candidato premier del Pd, congelando un incarico di governo pronto a scongelarsi appena il partito democratico avesse scelto un suo successore che, compiacente e compromesso, ridesse l’incarico di governo proprio al  leader del pd.  Che nel frattempo ci siano stati diversi suicidi per la crisi e l’immobilismo in cui Napolitano ha gettato il paese che importa? Era solo il popolo che si sacrificava in nome del potere politico e delle sorti di Pierluigi Bersani!

Un presidente capace di non riconoscere una forza politica avendo più volte affermato che Beppe Grillo non sapeva neppure chi fosse. Una vergogna per i cittadini che credevano, a torto o a ragione, in un rinnovamento e cambiamento.

E’ un Presidente? Chi lo vuole? Berlusconi per far piazza pulita dei suoi processi, il Pd per avere un amico sulla sedia al Quirinale che come un Re conceda la grazia agli amici e condanni il popolo a morire di stenti in nome dei privilegi politici che da sempre Napolitano difende avendo fatto ribadire tramite i 10 saggi che è giusto il finanziamento ai partiti anche in tempi di crisi.

Facciamolo per loro… Non votate Napolitano Bis.

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I post di Renzi da Facebook: l’analisi del “rottamatore”

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“Seguo con preoccupazione ciò che sta accadendo a Roma, sperando che il voto dei grandi elettori dia al Paese un Presidente della Repubblica autorevole. Nel post precedente vi ho detto la mia su ciò che è accaduto ieri riguardo alla mancata elezione di Prodi”.

Esordisce così nella giornata di oggi il sindaco di Firenze che ieri si era espresso in questi termini:

“Per tutto il giorno di oggi sono stato accusato su Facebook di sostenere una candidatura, quella di Romano Prodi. Adesso l’accusa é opposta: aver complottato contro la candidatura Prodi. Se non ci fosse di mezzo l’Italia ci sarebbe da ridere. Primo punto: io le cose le dico in faccia, sempre. I doppiogiochisti non mi piacciono. Se dico che sosteniamo Prodi, lo facciamo. Se andiamo contro Marini lodiciamo a viso aperto. Secondo punto: il Quirinale richiede per definizione una persona esperta e competente. Lasciatevelo dire da rottamatore, il Quirinale non si trova il candidato “nuovo”. Il Presidente della Repubblica deve avere caratura internazionale e senso dello stato: Prodi sarebbe stato un ottimo presidente. Ma lo hanno fatto fuori alcuni parlamentari PD che al mattino avevano applaudito la sua designazione a scena aperta. Occorre dire a questi rappresentanti del popolo che non si fa così: si deve avere il coraggio delle proprie azioni. Io non sono un grande elettore e non ho mai espresso UN candidato. Ho sempre detto che ce ne sono molti, donne e uomini. Chi ha la responsabilità di guidare il partito adesso abbia la lucidità di indicare una soluzione autorevole, per l’Italia. Chi sta in Parlamento sappia che sta scherzando con il bene più prezioso, la dignità della politica…”

Il post di Renzi inviato oggi su Facebook continua parlando anche delle dimissioni di Bersani e della crisi del Pd:

Trovo inevitabile e saggio che Bersani abbia annunciato le sue dimissioni e spero che il mio partito possa subito uscire dalla delicata crisi che stiamo attraversando dal dopo elezioni: nel mio piccolo farò di tutto per dare una mano al Pd e al Paese. Nel frattempo continuo il mio lavoro in Palazzo Vecchio. Come sapete non sono un grande elettore e dunque trovo corretto mantenere gli impegni da Sindaco. Ho portato il saluto di Firenze ai Maestri del Commercio, adesso celebro due matrimoni, quindi vado all’inaugurazione della Mostra dell’Artigianato in Fortezza. Faccio il mio dovere, insomma. E spero tanto che i grandi elettori facciano il loro dovere, con trasparenza e senza i disgustosi giochini di ieri…

L’analisi lucida e puntuale di Matteo Renzi scandisce il percorso all’inferno in cui leader democratico ha gettato il proprio partito. Quello che Renzi aveva costruito nelle primarie, quando poi era uscito sconfitto riconoscendo la premiership a Bersani.  E se senza dubbio tramare alle spalle è un “gioco politico disonesto e pericoloso per la nazione” c’è da interrogarsi quanto sia stato aperto il dialogo all’interno delle riunioni del Pd proprio dal leader Bersani. Spesso un’errata direzione porta    a distorsioni del sistema come quelle a cui abbiamo assistito nella giornata di ieri.

Senza Capo di Stato, senza Premier, senza Segretario del Partito: TRADITORI!

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Un’assemblea tesissima dove Bersani, descritto dai presenti come furioso, annuncia le sue dimissioni accusando i franchi tiratori di essere dei traditori:

“Guardatevi in faccia, uno su quattro di voi è un traditore”

Nel delirio di onnipotenza Bersani è diventato Gesù?

Da buon servo sciocco gli fa eco Dario Franceschini che ripete le parole di Bersani (tante volte qualcuno non avesse capito): ‘uno su quattro ha tradito’.

Insomma Franceschi a questo punto non ha certezza dell’intelligenza dei suoi… spera ancora che non hanno scritto il nome giusto perchè non hanno capito? C’è bisogno di ripetere le cose così da fissarle nel cervello? Manipoliamo anche i pensieri?

L’addio di Bersani dopo che sara’ risolto il nodo del presidente della repubblica si consuma cosi’ tra gli applausi, anche polemici, di qualcuno, e le accuse incrociate tra le varie tifoserie, alimentando il sospetto che il Pd sia a un punto di rottura nel quale non si escludono scissioni.

BERSANI SI DIMETTE… IL GIAGUARO LO AVEVA IN CASA!

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Bersani è crollato! L’impalcatura non ha retto, si è smontata di colpo e lo ha trascinato a picco. Ha voluto portare avanti le sue idee che si sono rivelate perdenti, all’ultimo momento ha tentato il colpo di coda e ha stretto la mano all’avversario, ne ha baciato l’erede e si è inchinato di fronte al Re Berlusconi che lo ha condotto dentro “il lato oscuro della forza!”

Ma Bersani poteva stare nel lato oscuro? Bersani non sta in nessun lato, meno che meno a sinistra di Berlusconi… Bersani non ha posto, non ha terra, è talmente fragile che una piuma lo può uccidere, e una goccia di pioggia… seppellire. E’ stato un vortice e lo abbiamo visto scomparire dentro un urna che è diventata una bara. Le sue idee tirate forse fuori dalla lampada di  Aladino non hanno esaudito i desideri degli italiani, ma neppure quelli dei parlamentari… perdente, sconfitto, va a smacchiare i pantaloni dopo che il giaguaro, che era in casa sua, lo ha sbranato!

E’ morto Angelo Rovati, braccio destro di Prodi, travolto dallo scandalo Telecom

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È morto a 67 anni Angelo Rovati, ex consigliere di Romano Prodi durante il secondo governo. Rovati da giovane era stato un giocatore di basket negli anni ’60 e ’70 a Cantù, Bologna (Fortitudo), Venezia e Forlì. Rovati fu presidente della Lega pallacanestro di serie A dal ’96 al ’98. Dopo il ritiro dal campo giocato, divenne imprenditore nel settore dei montaggi industriali, logistica e catering.  Nel 1996 iniziò la sua collaborazione pubblica con Romano Prodi, sostenendolo durante la campagna elettorale. Nel 2006 divenne consigliere della presidenza del Consiglio dei ministri, incarico che lasciò poco dopo essendo travolto dallo scandalo del piano di ristrutturazione di Telecom Italia, consegnato in modo privato a Marco Tronchetti Provera.

Renzi e le teorie complottistiche!

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Matteo Renzi prende le distanze dall’affossamento di Romano Prodi nella corsa al Quirinale: “Per tutto il giorno sono stato accusato su Facebook di sostenere una candidatura, quella di Romano Prodi. Ora l’accusa è opposta: aver complottato contro la candidatura Prodi. Se non ci fosse di mezzo l’Italia sarebbe da rider . Io le cose le dico in faccia, sempre. I doppiogiochisti non mi piacciono”

Prodi ruggisce contro Bersani… ora c’è da calmare il leone?

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Prodi non ce la fa durante la quarta votazione e il Pd già logorato implode. E’ la resa dei conti, la Bindi si dimette e Prodi chiede le dimissioni di Bersani con una frase che non lascia equivoci:

‘Chi mi ha portato a questa decisione si assuma le sue responsabilità. Io non posso che prenderne atto’

”Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita.”

Intanto Silvio Berlusconi è appena giunto a Palazzo Chigi insieme con i capigruppo del Pdl per incontrare Mario Monti. L’incontro servirà per fare il punto su una possibile convergenza del Pdl sul nome di Anna Maria Cancellieri come candidato al Colle, proposta avanzata da Scelta Civica.

Prima “vittima” delle scelte del PD: Rosy Bindi si dimette!

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Il presidente dell’assemblea del PD, Rosy Bindi, ha presentato le sue dimissioni. Dopo la spaccatura interna del Partito Democratico con la candidatura di Marini e il ricompattamento sotto il nome di Prodi, la batosta della quarta votazione ha come risultato la firma di uno dei pilastri del partito sotto il foglio di dimissioni. Se Renzi, il rottamatore, non era riuscito a svecchiare il quadro dirigente, i risultati di questi ultimi due giorni, che si sommano all’incapacità di raggiungere la maggioranza congiunta in Camera e Senato dopo l’ultima chiamata alle urne, riescono nell’intento. Non è l’unica defezione: Romano Prodi ha infatti ritirato la sua candidatura. Chi sarà il prossimo?

Il tweet di Maria Laura Rodotà!

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Sta facendo molto discutere un tweet di Maria Laura Rodotà, giornalista del Corriere della Sera e soprattutto figlia di Stefano Rodotà, in cui racconta di essere bersagliata dalle telefonate degli esponenti del Pd. Il contenuto è facilmente immaginabile:

Fantastico. Pur di non parlare col garante quelli del piddì chiamano me per convincermi a convincerlo non si sa di che #aldolapachealcolle

Il tweet ha provocato tantissime reazioni, anche perché dove si è visto mai che gli esponenti del Pd chiamano la figlia del ex garante della Privacy? E poi per cosa? Convincere il padre a rinunciare alla candidatura al Quirinale? Sono impazziti nel partito? Sono allo sbando?

A rispondere al tweet, fra gli altri, anche la piddina Anna Paola Concia che afferma di aver contattato Rodotà e che lui le ha risposto senza problemi.

Se questa è sinistra… Ivan Scalfarotto non ho votato Rodotà ecco il perchè!

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Ivan Scalfarotto, vicepresidente dell’Assemblea nazionale del Partito democratico e deputato al Parlamento, oggi ha scritto sul suo blog le motivazioni per cui secondo lui non era giusto votare Rodotà:

La persona che viene eletta, almeno nel nostro sistema costituzionale che deliberatamente non prevede l’elezione diretta da parte del popolo, non deve rappresentare solo se stessa ma una soluzione politica che assicuri stabilità ed equilibrio politico al paese per un periodo di sette (lunghissimi, sul piano istituzionale) anni“.

Cioè il Presidente della Repubblica visto che non è eletto diretto dal popolo deve essere un gioco di potere? Che assicuri stabilità ed equilibrio? Non che sia super partes e garantista?

“Veniamo dunque a Rodotà. Tolte dal campo le sue straordinarie qualità personali, cosa rappresenterebbe un voto per Rodotà? La risposta è che la scelta del professore avrebbe senso solo se, in termini politici, essa costituisse la legittimazione e lo “sdoganamento” del M5S nel quadro politico-istituzionale del paese. Se costituisse, in altri termini, l’accettazione da parte di M5S del sistema istituzionale della democrazia rappresentativa, disegnata intorno ai partiti, voluta dai nostri costituenti”.

Cioè se l’M5S venisse a dover reggere in piedi un governo con Bersani abbracciato ad Alfano? La democrazia rappresentativa svuotata del significato (cioè se non condivisa la scelta con il popolo) cosa rappresenta? Se stessa?   I nostri costituenti hanno solo parlato di democrazia rappresentativa espressa attraverso i partiti, non di una democrazia che rappresenti i partiti ignorando i cittadini.

“Il problema è che M5S non ha inteso proporre Rodotà a questo scopo. La scelta del candidato Rodotà non significa che il movimento di Grillo ha accettato la responsabilità che deriva dall’essere diventato un protagonista della nostra vita parlamentare. Rodotà è stato scelto solo per essere arrivato terzo alle “quirinarie” e per il fatto che Gabanelli e Strada hanno rinunciato. Non è un’idea che si vuole condividere, ma solo un’altra proposta “prendere-o-lasciare” che non risponde a un pensiero di costruzione di un sistema comune, ma impone al parlamento la combinazione, piuttosto casuale, dell’esito di una competizione online.”

Invece Marini è frutto di un lungo studio a tavolino tra Bersani e Berlusconi? Prodi è frutto di tanti compromessi delle diverse correnti del Pd? Il risultato è noto… ci sono parlamentari che ancora hanno rispetto per il popolo e non li votano.

Inoltre, una volta per tutte, la sinistra la smette di scrivere in modo burocratese e incomprensibile e si avvicina al popolo spiegando le proprie idee in modo semplice ed esaustivo e non coprendosi dietro grandi paroloni solo per mascherare i privilegi acquisiti?

BERSANI LASCIA?

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E ‘ possibile, è probabile, forse sta  diventando certo. Il partito è chiaro che lo sta silurando in ogni modo possibile, il Sel è più vicino ai grillini che al Pd e la base è contro di lui. Cosa resta a Bersani? La certezza di aver perso portando avanti le sue idee. Di non essersi piegato, di non aver ascoltato e di non aver dialogato… di non aver fatto partecipare al suo progetto il partito, i cittadini e soprattutto di aver scelto l’alleato più sbagliato e compromesso che possa esistere al mondo: il corrotto Silvio Berlusconi, che ne esce ringiovanito e rinvigorito da così tanto squallore. Bersani abbracciato ad Alfano, un pugno in faccia agli italiani, una pistola alla tempia per chi sognava un Paese di Sinistra. Sinistra che non è il “sole dell’avvenire”, anche perchè a questo punto neppure con la bomba nucleare riaccendiamo la luce nel cuore di quegli italiani che alla politica ci tengono, che la passione di vedere una legge che nasce e poi cambia e si modifica attraverso l’iter parlamentare e alla fine si applica e consente una qualità di vita  migliore ai cittadini è come un piccolo seme da cui nasce un albero (quell’Ulivo che oggi si è seccato definitivamente e ha mandato al rogo Prodi).

Bersani se va? Forse il partito risorge, forse l’Italia può continuare a sperare che non c’è proprio bisogno di smacchiare il giaguaro sono solo da candeggiare gli animi di certi dirigenti di partito!

BRUCIATO PRODI… Incontro Pd e M5S già da stasera?

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”La candidatura di Prodi non c’è più”. Così Matteo Renzi parlando con i cronisti lasciando Palazzo Vecchio. Il sindaco fiorentino ha poi aggiunto: “Bersani aveva chiesto un voto per Prodi e tutti avevano detto di sì. Ma poi quel voto non c’è stato”. Come dire: il segretario è sfiduciato nei fatti.

Da Roma invece Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera del M5S, conferma l’incontro tra grillini e partito democratico ma mette in chiaro le condizioni:
”Noi abbiamo risposto loro che per noi va bene  a patto che l’incontro venga allargato a tutti i deputati e i senatori che intendono partecipare. Ancora non abbiamo ricevuto una loro risposta, anche se i parlamentari Pd ancora non ne sapevano nulla”.

Scalando il Colle… Sfiora Prodi e sprofonda Bersani! Il presidente non c’è

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Alla 4 votazione sfiora il Quirinale Prodi candidato del Pd, ma non ce la fa. Ma quello che è più evidente è la sconfitta di Bersani che ha dovuto cedere al candidato di Renzi, mettendo da parte le sue velleità di fare il capo del governo. Ora sembra sempre più probabile che ci sia la confusione più totale nelle file del Pd, mentre il Pdl e Scelta Civica si compattano sul nome della cancellieri. M5S e Sel su Rodotà.

Resta l’amarezza di chi come Crimi esprime il suo dissenso che è sicuramente quello della maggior parte di italiani che avevano anche manifestato davanti al Parlamento: Chiediamo agli onorevoli parlamentari di questo paese di rispondere a questa semplice domanda #rodotàperchèno?

Qualcuno ce la farà a far votare al Pd Rodotà?

Il caos in Aula e le manifestazioni in Piazza… così si diventa Presidenti!

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Sin da ieri un gruppetto di cittadini grillini e del popolo viola scandiscono slogan a favore di Stefano Rodotà; a questi si sono uniti nel pomeriggio manifestanti del Pdl chiamati a protestare contro l’ipotesi che Romano Prodi possa salire al Quirinale. Quindi, a sorpresa, sono rumorosamente comparsi una trentina di militanti di Casa Pound, anche loro schierati contro Prodi. Nessun problema di ordine pubblico. La polizia schierata osserva tranquilla mentre i cameraman e fotografi riprendono la scena.

Scandalo al parlamento… la Mussolini e la sua maglietta contro Prodi

mussolini - maglietta

IL DIAVOLO VESTE PRODI!

La mussolini indossa una maglietta  con la scritta “Il diavolo veste Prodi” e la votazione subisce uno stop.

La Mussolini inveisce contro la Boldrini che la richiama “Lei non può farmi nulla, io sono una senatrice”. Grasso tace.

La Boldrini chiede massima collaborazione e prega i Capogruppi dei partiti a intervenire. Inoltre richiama anche al rispetto per la votazione che si sta svolgendo che è delicatissima.

Alla fine la Mussolini viene accompagnata fuori dall’Aula e la votazione riprende.

Stefano Ro-do-tà! Lo gridano i parlamentari a M5S

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«Ro-do-tà! Ro-do-tà!». Alla fine dell’assemblea dei parlamentari del Movimento 5 Stelle i cori sono quasi da stadio, con il candidato al Quirinale Stefano Rodotà acclamato a gran voce dai grillini allo stesso modo in cui veniva acclamato dai cittadini in piazza fuori da Montecitorio, ieri e due giorni fa. 

Il video degli applausi dei neo-parlamentari del M5S è stato pubblicato sul web da Claudio Messora, consulente per la comunicazione per il gruppo dei grillini al Senato.
‘L’urlo che taglia la testa al toro’, si intitola il post che accompagna il video. «La realtà è quella che vedete qui – c’è scritto in uno stralcio del post – Diffondetela. Democrazia diretta vuol dire anche questo».

 

La politica non dovrebbe essere partecipazione? Ancora schede bianche

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La politica dovrebbe essere partecipazione… di idee prima di tutto! Le schede bianche in parlamento per l’elezione del capo di stato denotano la totale mancanza di partecipazione e di idee… un bianco che è immagine del vuoto istituzionale che stiamo vivendo e che convergerà su un nome di compromesso, chiudendo ancora una volta la faccia al dialogo con gli elettori ed estromettendoli dalla partecipazione.

Sembra che Rodotà ormai sia un’utopia!

Alla terza votazione per il Presidente della Repubblica i risultati hanno portato l’ennesima fumata nera.

La scelta del Presidente vista dall’Europa

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L’Italia il paese che non si può governare sta scegliendo il Presidente che la guiderà nei prossimi 7 anni. Ci guardano, ci studiano e non ci capiscono… ma non ci capiamo neppure noi con Bersani abbracciato ad Alfano e con Prodi candidato mentre il popolo invoca Rodotà… Improvvisamente l’Italia è stata sconvolta dalla pandemia grillina?

“Ci sono eventi nella politica italiana, che ci ricordano perchè la raffinata arte degli intrighi politici abbiano avuto origine in questo paese. Occasioni, come la scelta del nuovo Capo dello Stato, dove come diceva Giulio Andreotti, non esistono regole, ma solo errori, che bisogna evitare di compiere” così scrive il settimanale tedesco Die Zeit.

L’Europa si aspetta poi un Presidente che che possa convincere che l’Italia sia una nazione affidabile, nonostante la sua crisi economica e la paralisi politica che l’ha colpita da ormai due anni e mezzo, quando il governo Berlusconi collassò sotto i colpi dello spread. Gli italiani si aspettano un Presidente che chieda all’Europa come si possa ridurre a stracci nazioni come la Grecia (che potrebbe essere ricca solo con il turismo), come si può ridurre a pezzi Cipro (che ha i giacimenti di gas), come si può mettere in crisi Spagna e Portogallo? C’è una volontà di alcuni Paesi che non hanno sbocco al mare di appropriarsi di nazioni contornate dal mare attraverso i ricatti dell’alta finanza? C’è un disegno preciso del nord Europa di dilaniare il sud? E l’Italia è l’unico Paese che tra stenti e sacrifici ancora non si è fatto sottomettere? Quindi ancora noi a dover dimostrare qualcosa?

 Inoltre il settimanale tedesco loda Giorgio Napolitano e le sue scelte… gli italiani se sentono ancora parlare di saggi prendono a calci il Quirinale. Senza poi parlare delle intercettazioni… che naturalmente all’estero non interessano e non hanno rilievo, neanche possono immaginare un Italia senza la mafia, i mandolini e la pizza.

Ecco all’Europa serve un Presidente che possa sottomettere l’Italia al suo volere, agli italiani serve un Presidente che sappia imporsi a livello internazionale! Ecco perché all’Europa va bene Prodi e agli italiani Rodotà.

 

Gli italiani non contano nulla… il PD sceglie Prodi!

Quanto conta l’idea di un italiano?

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In questo momento ZERO. Per tutta la giornata di ieri la base del Pd ha chiesto a gran voce di elegge Rodotà, ma invece Bersani sceglie di ascoltare solo i dirigenti del partito e candida Prodi. E’ una sconfitta per il popolo della sinistra ed è un “oltraggio” a destra. Fino a ieri dovevamo avere un uomo che garantisse tutte le forze in parlamento e a meno di 24h spunta il nome di un ex leader di sinistra. Nei giorni scorsi vi è stata anche la lettera del Presidente del Inps che accusava Prodi e sembra che ora tutto sia stato dimenticato… altra polvere da mettere sotto il tappeto. Bersani non è più un leader, ma forse non lo è mai stato, era solo un uomo fragile che con delirio di onnipotenza ha provato a fare il dittatore non avendone le capacità, riuscendo alla fine solo a centuplicare le correnti interne al suo movimento. Lui se ne andrà questo è chiaro ormai lasciando il Pd agonizzante. La sinistra ha mostrato il suo lato peggiore, quel lato che ha umiliato e dilaniato la coscienza di tanti elettori, di quelli che nella sinistra ci sono cresciuti e hanno condiviso la storia e gli ideali. Di quelli che hanno avuto i parenti partigiani, di quelli che hanno visto scorrere il sangue per un ideale, di quelli che vorrebbero davvero un po’ di giustizia sociale, di uguaglianza, di libertà…  La sinistra ha sempre deluso, è sempre stata incapace di lottare per gli ideali in cui credeva, incapace di proporre l’aborto, il divorzio, incapace di amministrare lo stato se non chiedendo nuovi sforzi ai cittadini. Ecco ora al Colle salirà colui che mise l’una tantum per entrare nell’euro, entrerà un europeista al soldo della Merkel, entrerà quello che Marco Travaglio ha definito un uomo che “profuma di bucato”. Ecco gli italiani non si meritano un uomo risciacquato e una centrifugato… si sarebbero meritati, dopo tanti sforzi e tanti suicidi, un Rodotà!

(Vai a: Romano Prodi visto da Travaglio)

#occupyPD: quando i giovani dicono NO all’inciucio!

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Il senatore del PdL Scilipoti ha lanciato un comunicato: “Voterò il professore Rodotà, politico dell’anticasta”. Ha anche “giustificato” la decisione: “Mi sono lasciato convincere dal tumulto dei 50 dimostranti che da stamattina si sono assiepati a Montecitorio. In fondo, il professore può essere un degno rappresentante dell’anticasta, un esempio di nuovismo a cui non bisogna porre argini”. La sua era una forma ironica, e infatti hanno subito fatto seguito le dovute ‘spiegazioni’: “Il professore è stato deputato al parlamento italiano solo per quattro legislature consecutive (dall’VIII all’XI) mentre solo per undici anni ha calcato i banchi del parlamento europeo; e’ stato per otto anni garante per la protezione dei dati personali, e ora, a soli 80 anni, ha davanti a sé un fulgido e splendente futuro”. Il popolo del web si è sbizzarrito a commentare tali dichiarazioni, ma c’era qualcuno che, altrove, faceva sul serio. Sono i Giovani del Partito Democratico, che, stanchi dell’atteggiamento dei loro “rappresentati”, hanno optato per una manifestazione di protesta che si è estesa lungo tutto lo Stivale. Perchè i giovani dicono NO a un Presidente scelto a tavolino assieme al PdL. Ed ecco allora che #OccupyPD diventa il loro urlo di protesta!

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Cosa c’è nel passato di Sergio Chiamparino?

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Cosa c’è nel passato di Sergio Chiamparino?
C’è il cimitero monumentale di Torino, c’è una storia di esumazioni sbrigative e di tante famiglie a cui viene sottratto il proprio caro e non hanno neppure più una tomba su cui deporre i fiori. Possiamo pure pensare che non è in un cimitero che si trovano le anime dei defunti o che tutto finisca con la morte o che sarebbe meglio per tutti spargere le ceneri in mare senza avere posti di culto che se ci si pensa bene possono anche risultare macabri. Ma la libertà delle persone è di poter scegliere per i propri cari una tomba, un cimitero, un luogo dove portare anche i nipoti a pregare o magari solo a portare un fiore. Se pure ci può suonare retorico, non abbiamo nessun diritto di vietarlo e soprattutto non dovrebbero eliminare questo diritto le istituzioni.
Al centro dello scandalo essenzialmente una società, la Ics e due calabresi, Antonio Marchio di Albi e Ilario Umbaca di Locri.  Alla società il comune affidò un progetto per 24mila esumazioni in due anni esatti e per 9 milioni di euro. Dovevano essere 34 esumazioni al giorno e invece finirono per essere 108 per ottimizzare le spese per le ossa da traslare e gli operai da pagare. Inizia il contenzioso tra la ditta e il Comune. I familiari non trovano più i loro cari. Ammassati insieme agli altri. Tombe profanate da escavatori impazziti, senz’arte e senza grazia. La polvere e lo scandalo sotto la Mole. La Procura indaga per vilipendio delle bare. La storia va su tutti i giornali. Nella sala del Consiglio salta la poltrona dell’assessore di allora, Beppe Lodi, con delega ai Cimiteri. Il sindaco pro tempore, Sergio Chiamparino, chiede scusa ai cittadini. Ma ormai la frittata è fatta. La proposta choc è quella di cremarli al costo di 430 euro o di rimetterli in terra a soli 830.
Dopo sei anni la tegola della giurisdizione. C’è stato un difetto di giurisdizione, la vicenda va trattata non in sede civile ma in un Tribunale amministrativo. Lo scandalo si riduce ad un pugno di mosche. Il comitato dei parenti è sconcertato. A pagarne solo i due calabresi. Rimasti senza lavoro. Sono accampati sul tetto del cimitero monumentale da più di un mese. Chiedono il diritto di sfamare le loro famiglie. All’Ics subentra un’altra ditta che non ne vuole più sapere. Eppure il contratto prevedeva l’obbligo del reintegro.
C’è un capro espiatorio in questa storia. I calabresi calzano bene. Hanno provato pure ad infangarli per furto di bare, Marchio, e molestie sessuali, Umbaca. Non ci sono riusciti. E li hanno licenziati. Sotto la Mole c’è un forte desiderio di dimenticare quella che è ancora una ferita aperta.  Tutto questo avveniva nel lontano 2004 quindi ora Chiamparino è un uomo nuovo, senza macchia nè peccato?

  

Il comico che fa politica e il politico che fa il comico!

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C’era un tempo che la politica era corrotta, ora la corruzione è politica. C’era un tempo che la politica si svolgeva in Parlamento, ora ai talk show.   C’era un tempo che i comici ironizzavano sulla politica e oggi sono i politici a diventar comici, come i comici diventano a loro volta politici. Schizzofrenie di un sistema che è imploso su se stesso, non riuscendo a comunicare con l’esterno. Pur stando nell’epoca dei social network ci sono politici che vogliono fare accordi dentro palazzi chiusi, escludendo il mondo e gli elettori. Ci sono poi i “comici” che la comunicazione la sanno fare, perché è il loro mestiere… pericoloso è, poi, riuscire a incanalare la politica all’interno dei binari di uno “show”. Se i comici insegnassero ai politici la comunicazione, i ritmi di battuta, la musicalità di un monologo, a levarsi la maschera dell’uomo qualunque con i privilegi del deputato… Se i comici ogni tanto scendessero dal palco e la loro politica smettesse di essere costantemente un climax… forse gli uni imparerebbero qualcosa dagli altri.

C’era un tempo, nel lontano 2013, in cui l’Italia era a un bivio… e fu allora, nel vuoto più totale di istituzioni, nello stallo politico più aberrante che mai si sia potuto immaginare, durante le abominevoli battaglie all’interno del Partito Democratico… che le forze politiche si guardarono in faccia e per la prima volta quegli uomini furono in crisi con loro stessi e con le loro idee, come succede a miliardi di cittadini nel mondo ogni giorno, ma come non avveniva più da secoli nella politica italiana… Ecco iniziò da quella lontana primavera del 2013 la Rinascita dell’Italia!

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La fase nuova di Bersani, ADESSO… I Google Glass?

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“Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell assemblea dei nostri grandi elettori”, così ha dichiarato il segretario del Pd.

Ma provare a trovare soluzioni indossando i Google Glass?

Bersani “a pezzi” e slitta la quarta votazione?

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Il Pd ha chiesto uno slittamento di qualche ora della quarta votazione, prevista per venerdì pomeriggio, per l’elezione del presidente della Repubblica. Lo si è appreso da fonti parlamentari che precisano come la richiesta sarà esaminata dalla capigruppo convocata domani. La votazione potrebbe anche slittare a sabato.

Ma invece di slittare non potevano pensare anche a un secondo nome nei giorni scorsi? E’ la solita politica che non sa programmare gli imprevisti? Come si pensa di governare un paese se non si è in grado, su un risultato così incerto e in cui le varianti possono essere molteplici, di avere almeno due nomi condivisi e non un solo nome (nome che ha solo generato la frattura profonda del Pd)?

In bianco la seconda votazione per il Presidente della Repubblica

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E mentre Matteo Renzi si incontrerà questa sera in un ristorante della capitale per discutere con i suoi parlamentari e forse incontrare anche Bersani, al Parlamento è bianco che più bianco non si può. Schede Bianche 418, Rodotà 230, Chiamparino 91 e Altri 139.

Intanto è proprio il leader del Pd a “tranquilizzare” i propri elettori dichiarando “una soluzione si troverà”…ma certo che la soluzione c’è, magari come ipotizza qualcuno sul web ‘Sul conte Mascetti ci potrebbe essere convergenza…’

Intanto Bersani promette una “nuova proposta da parte del Pd”… Andreotti o Martelli?

Matteo arriva a Roma!

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Matteo Renzi nel tardo pomeriggio prenderà un treno per Roma. Secondo quanto riferiscono fonti del suo staff, il sindaco in serata dovrebbe vedere il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, per trovare una soluzione sulla scelta del presidente della Repubblica.

Nel frattempo Pier Luigi Bersani, a quanto si apprende da fonti parlamentari, avrebbe “sondato” Franco Marini per capire se, alla luce della prima votazione, l’ex presidente del Senato aveva intenzione di ritirarsi. Ma Marini per ora avrebbe escluso un passo indietro, convinto di potercela fare, con il sostegno del Pdl, dalla quarta votazione.

Bersani e l’arrampicata sugli specchi…

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Dopo che la prima votazione si è conclusa con un nulla di fatto, il segretario del PdL Alfano ha riferito: “Il Pd comunica l’intenzione di votare scheda bianca alla seconda e alla terza votazione. Ne prendiamo atto e invitiamo tutti a impegnare questo tempo per individuare la soluzione più idonea per eleggere il presidente sin dalla quarta votazione”. La risposta di Bersani, l’impegno per “individuare la soluzione più idonea” è riunire domani pomeriggio, tra il terzo ed il quarto scrutinio, i grandi elettori del partito per decidere la linea da seguire per l’elezione del capo dello Stato. Un lasso di tempo molto limitato insomma, utile per chiudersi nelle stanze del potere e decidere “tra sfere alte”, quegli stessi elettori tra i quali non è stato ammesso lo stesso Renzi. Ma questo significa anche escludere completamente non solo la base del partito ma gli stessi militanti. Bersani ha reso noto il candidato, il “loro” candidato, quello condiviso con Berlusconi, solo ieri sera, per evitare contestazioni molto più forti di quelle che hanno effettivamente avuto luogo? Per evitare di dialogare con l’elettorato e con gli iscritti al partito? Un segretario che “propone e dispone” insomma, tagliando fuori i suoi stessi alleati, quelli senza i quali non avrebbe ottenuto la maggioranza alle urne. Forse qualcuno dovrebbe ricordare a Bersani che se avesse corso da solo alle elezioni ora sarebbe il MoVimento 5 Stelle ad avere la maggioranza in quanto primo partito in Italia?

Marini è bruciato!

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La seconda votazione inizierà alle 15,30. «Marini non è passato. A questo punto bisogna fermarsi e trovare una soluzione diversa. Insistere sarebbe impensabile», ha detto Matteo Orfini (Pd) su Twitter, confermando di fatto il ritiro della candidatura di Marini.

Stessa considerazione l’ha fatta anche Walter Veltroni «Il risultato della prima votazione per il presidente è talmente chiaro che insistere su questa strada sarebbe un grave errore».

«Se non ci sono novità Sel continuerà a votare per Rodotà. E la novità può essere che il Pd fermi la giostra», il commento di Nichi Vendola.

«Quali sono i fatti nuovi a cui mi riferisco? Il Pd che decide di fermare la giostra. Ovvio che continueremo a votare Rodotà. Chiedo a coloro che si definiscono riformisti dov’è il grande riformismo», replica Vendola ai cronisti a Montecitorio

Franco Marini è scongiurato? Analisi della politica italiana dopo la prima votazione

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Quale Italia oggi ha votato attraverso i suoi grandi elettori Franco Marini? Probabilmente l’Italia di Bersani e di Berlusconi, gli unici italiani che con la loro volontà hanno voluto dare alla nazione un Democristiano della Prima Repubblica. Abbandonata ogni idea di cambiamento, quello stesso tanto sbandierato durante le elezioni, Bersani ha saputo solo esprimere la fragilità di cui è protagonista assoluto. La fragilità di Bersani è un po’ la chiave di quello che avremmo visto nel futuro se Marini ce l’avesse fatta. Forse abbiamo scongiurato una politica vecchia e debole che, sentendosi superata e inadeguata a dare risposte al Paese, si è dovuta piegare alle alleanze più scandalose per non abbandonare il potere. Franco Marini è l’espressione tipica, l’emblema di questo tipo di politica: non è stato eletto in Abruzzo, ma l’hanno candidato a Presidente della Repubblica come un novello Forrest Gump. Ma di evoluzioni Franco Marini ne ha fatte tante nel corso degli anni.

Se nel 1985 Franco Marini fu chiamato ‘il lupo marsicano”, perché era bravo a guidare un branco, aveva un grande spirito individualista ed era pronto a mordere, quando serviva, per tirare dritto per la propria strada, nel 2007 fu invece travolto dallo scandalo di Affittopoli per il suo appartamento ai Parioli, zona chic di Roma. Marini, trasformatosi in uomo di casa, accolse i giornalisti dichiarando  “un milione di euro per un piano rialzato e uno scantinato vi sembrano pochi? Sono indignato, anzi no sono proprio incazzato”. Chissà dove aveva trovato quel milione di euro!

Mascetti, Lario, Valeria Marini e Santo Versace… e Bersani?

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Allo spoglio dei voti non poche sono state le “proposte” degli elettori: tra gli altri sono stati candidati Raffaello Mascetti, Veronica Lario, Santo Versace… persino Marini, Valeria Marini! Brutta caduta e pessimo colpo per il segretario Dem Pierluigi Bersani. Al momento, giungono voci, sembra sia impegnato in un rapido meeting con gli uomini di fiducia, tra i quali Enrico Letta, per capire quale mossa effettuare ora. Il tempo è poco, pochissimo, al più tardi alle 15.30 inizierà una nuova elezione e Bersani deve trovare il modo di traghettare le elezioni almeno fino alla quarta chiamata, quando sarà sufficente la maggioranza per eleggere il successore di Napolitano. Una delle possibilità vagliate potrebbe essere quella di dare, come indicazione di voto, scheda bianca.

La Fanpage di Bersani presa d’assalto

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Bersani non aveva fatto una parola sulla sua fanpage, nessun commento per la scelta di Marini come Presidente della Repubblica, ma è stata la base a protestare anche sui social network. Così Bersani non solo è stato contestato all’uscita del teatro capranica dove ieri sera si era svolta la riunione per votare Franco Marini alle elezioni del Presidente del Repubblica, ma anche attraverso internet. Insomma Bersani ha fatto l’en plein.

Ecco la raccolta divertente dei posti arrivati in fanpage:

 “Bersani, non fare il pirla: Rodotà è candidato di altissimo profilo. Ok la solidarietà. Ma adesso dai il via libera a Rodotà. Senza se e senza ma. E poi fai un passo indietro e fai un accordo programmatico con Grillo per un governo sostenuto da altra figura…”

“Bersani, ma li leggi i commenti? Lo vedi che cosa vogliamo? Non me ne frega niente se il Pd muore dopo aver votato Marini, cavoli vostri, la tragedia è che muore l’Italia. La consegnate a piene mani alla distruzione finale, invece di puntare alla sua rinascita. Dire che fate schifo è ancora farvi un complimento”

“Votare Rodotà è un must”,

“Delusione e amarezza per la scelta di Marini”.

 “Noi ‘la base’ non contiamo proprio niente? Bersani hai perso con questa scelta. Dead man walking. E’ solo questione di tempo, verrai seppellito dai voti altrui alle prossime elezioni. E la cosa brutta di tutto questo è che saremo noi a subirne le conseguenze non tu che spenderai tranquillo e pacifico i nostri soldi.VERGOGNATI”,

“Così si fa il gioco di Grillo… non voterò mai più PD”

“Marini??? VERGOGNA! Il paese di nuovo consegnato al pornonano! Ma quando andremo in rovina ci ricorderemo mentre saremo lì a preparare le forche!”.

“Se riuscirete a far eleggere un Marini, un D’Alema od un Amato al Quirinale, avrete commesso il più grande ed incomprensibile suicidio politico che si ricordi in Italia. Se non per convinzione e fibra morale, fate almeno qualcosa di sensato per istinto di conservazione. VOTATE RODOTÀ c*****o! Ma chi vi voterebbe più dopo quest’ennesima p*****a? Io non riuscirei mai a votare Grillo, ma non mi sognerei mai di votare PD un’altra volta”

“Pierluigi, ma sei ubriaco?”

 “Bersani cambia spacciatore”.

 

VINCONO I FRANCHI TIRATORI E PERDE FRANCO MARINI!

franco marini-presidente -elezioni

Marini non raggiunge il quorum utile per la sua elezione a Presidente della Repubblica. Dopo la prima votazione è quindi tutto da rifare sono stati i Franchi tiratori a vincere in Parlamento. L’Italia può tirare un sospiro di sollievo… resta aria di cambiamento fino alla prossima votazione. Solo 524 invece dei 672.

Da questa prima analisi gli italiani possono “gioire” perchè forse nonostante il pessimo comportamento dei B & B i partiti hanno ancora una forza interna da esprimere e una capacità di ribellarsi ai leader quando le scelte sono ingiuste e dettate solo da interesse. Oggi in Parlamento c’è stata la volontà di dire “NO” agli inciuci, ai giochi di potere e alla fragilità della vecchia politica che vuole solo conservare i suoi privilegi e il suo potere. Che Presidente può essere Franco Marini eletto con un accordo a tavolino di Berlusconi e Bersani? Quanto può essere super partes o quanto vittima di un ricatto della destra e della sinistra?  Forse abbiamo evitato la Prima Repubblica per la prima votazione, ora bisogna stringere i denti fino alla quarta!

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