
Per uno strano caso del destino a entrare nella Berlusconeide è Ulisse Di Giacomo, primo dei non eletti in Molise che dovrebbe subentrare a Palazzo Madama al posto del Cavaliere.

E’ subito duro con Silvio Berlusconi, forse brucia ancora quella sconfitta decisa a tavolino. Nessuno sconto quindi oggi può arrivare da chi si è sentito mettere in un angolo dal proprio partito e quando gli viene chiesto se il Cavaliere non possiede più i criteri morali per ricopre la carica parlamentare, Di Giacomo risponde così:
“Non lo dico io, lo dicono i tre gradi di giudizio ai quali è stato sottoposto. Chi viene condannato a quattro anni di carcere non risponde ai requisiti che la stessa Costituzione prevede” e poi ha aggiunto “Ho fatto sapere che ero stato invitato alla seduta pubblica. Se avessero voluto avrebbero potuto contattarmi per confrontarci e consigliarci sul da fare. Nessuno ha risposto, così, insieme al mio legale, abbiamo deciso di presentarci”.
Di Giacomo, attraverso il suo legale ha poi contestato le tesi difensive di Berlusconi e non si pone il problema di eventuali reazioni: “Neanche a me a suo tempo ha fatto piacere sapere della mia estromissione dal Senato tramite la stampa. Nessuno ebbe la correttezza e la dignità di avvertirmi. Io oggi mi riservo di fare tutti i passi necessari per tutelarmi”.
In un’intervista all’Huff si racconta così:
Così ha deciso di farsi rappresentare alla seduta pubblica di oggi.
Certo. C’era il mio legale perché io ero la controparte, e dovevo comportarmi di conseguenza.
Le argomentazioni del suo avvocato contro le tesi di Berlusconi sono state particolarmente aspre.
Sono tutte osservazioni che derivano da sentenze della magistratura. Proprio in Molise abbiamo avuto i primi due casi di applicazione della legge Severino, riguardanti due consiglieri regionali. Il Consiglio di stato non ha consentito loro di candidarsi, confermando la piena costituzionalità della norma. Non sono considerazioni mie.
Quindi non sono valide le obiezioni sulla irretroattività e sullo status particolare di un parlamentare?
Assolutamente no. Il caso è chiaro, questi elementi non ci sono. E’ ovvio che un senatore gode di un’ulteriore tutela, ma questo non significa nulla i fini della moralità di chi ricopre una carica pubblica.
Sta dicendo che Berlusconi non è moralmente degno di far parte del Parlamento?
Di criteri di moralità parla chiaramente il Consiglio di stato, anche per questo il problema della retroattività della legge non si pone.
Ma lei che dice?
Non lo dico io, lo dicono i tre gradi di giudizio ai quali è stato sottoposto il Cavaliere. Chi viene condannato a quattro anni di carcere non risponde ai requisiti che la stessa Costituzione prevede.
Ha sentito il presidente in questi giorni?
No, ma ho fatto sapere al mio partito dell’invito che mi è stato recapitato. Se avessero voluto avrebbero potuto contattarmi per confrontarci e consigliarci sul da fare. Nessuno ha risposto, così, insieme al mio legale, abbiamo deciso di presentarci.
Una volta senatore si iscriverà al gruppo del Pdl?
Non lo so ancora. Mi aspetto magari che qualcuno si accorga del mio subentro, si accorga che finalmente anche il Molise verrà rappresentato in Senato. E che me lo domandi.
Sarà difficile che la accolgano a braccia aperte.
Può anche essere che sia complicato. Può anche darsi che non sarò io a chiedere di entrarci. Comunque, dopo tutto quello che mi hanno fatto, non vedo cos’altro possano farmi.
Cosa le hanno fatto?
Non mi ha fatto certo piacere sapere della mia estromissione dal Senato tramite la stampa. Nessuno ebbe la correttezza e la dignità di avvertirmi. Così io oggi mi riservo di fare tutti i passi necessari per tutelarmi, perché quella fu una coltellata alle spalle.
Decisa da Berlusconi?
Non so chi la decise, sicuramente Berlusconi la fece.
Il suo rapporto con il Cavaliere è finito?
Credo che sia ancora il padre nobile del centrodestra. Che poi possa concretamente essere ancora il riferimento è da vedere, stanno succedendo tante cose, è difficile dirlo.
Nella partita interna al Pdl lei sta dunque con Angelino Alfano?
In tempi non sospetti, subito dopo la sentenza della Cassazione sui diritti televisivi, ho detto che se fossi potuto entrare in Senato avrei sostenuto il governo. Ho anticipato gli eventi che poi sono stato oggetto di dibattito nel partito. E ancora adesso dico che occorre estrema moderazione, che è la cifra storica del nostro partito.
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