S’intitola “Ruby. Sesso e potere ad Arcore” la nuova graphic novel scritta dai giornalisti Gianni Barbacetto e Manuela D’Alessandro e con i disegni di Luca Ferrara. Il volumen, edito da Round Robinm sarà in libreria dal 28 febbraio e permetterà di ripercorrere la vicenda del Rubygate. Non manca nulla, dalle papi girl a Ruby e le olgettine, dalle famose notti del bunga bunga a casa di Berlusconi a Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. E ancora gli autori ripropongono il processo e la condanna dell’ex premier a sette anni per prostituzione minorile. Gli autori spiegano che il libro narra il Rubygate come ”la fine di un’epoca” e come ”il cuore del berlusconismo e del desiderio di molti: sesso, potere e delirio di onnipotenza”. La vicenda si basa sugli atti giudiziari e, tramite le strisce dei fumetti, mostra che nel presunto scandalo delle serate a Villa San Martino, spiegano gli autori,
”ci sono vittime e carnefici, ragazze che si concedono ai desideri del Re e personaggi inquietanti che entrano a corte come amici, pur nuotando in un mondo torbido”.
Ma non mancano neanche ”giornalisti e politici, capi di governo stranieri e manager, impresari discutibili e soubrette arriviste”, tutti protagonisti di quell’arco di tempo che va dalla notte in Questura, conclusasi con il rilascio di Karima El Mahroug, fino alla sentenza di primo grado.
E’ il Fatto Quotidiano a intervistare una delle protagoniste della serate di Arcore del Bunga Bunga, Michelle Conceiçao che, dopo l’arrivo dell’avviso di garanzia a Berlusconi per il processo Ruby ter ha detto: “Silvio Berlusconi è ricattabile e Francesca Pascale lo sa”. La Conceiçao ha inoltre sottolineato che alcune persone saranno sempre pronte a ricattarlo e che lei non ha mai ricevuto i 2500 euro mensili destinati da Berlusconi alle Olgettine:
“Sarà sempre sotto ricatto, ora più di prima: per quanto la sua fidanzata possa tenerlo lontano dai guai, Francesca è una tosta e molto brava, so che ancora alcune ragazze tentano di estorcere soldi al presidente, qualcuno proprio attraverso lei”. Michelle Conceicao è tornata a vivere in Brasile ormai da più di sei mesi. Quando Ruby era ancora soltanto Karima El Mahroug e cominciò a frequentare Arcore venne affidata a Michelle e sempre a lei la marocchina fu consegnata da Nicole Minetti la notte del 27 maggio 2010 dopo il fermo in Questura. Michelle, sentita più volte dai pm milanesi, è tra i 45 indagati nel Ruby tre”.
Al Fatto che le ha chiesto se avesse mai mentito per Berlusconi, la ragazza ha risposto:
“Io non ho mai ricevuto il mensile di 2.500 euro, chi ha ricevuto quei soldi l’ha detto chiaramente e anche il presidente ha spiegato perché versava quei soldi, fra l’altro briciole rispetto a quello che ha”.
Sono stati iscritti nel registro degli indagati, nel’ambito dell’inchiesta Ruby ter, Berlusconi e i suoi difensori, i legali Ghedini e Longo. L’ipotesi è di corruzione in atti giudiziari, in particolare dei testimoni. Quarantacinque in tutto i nomi iscritti nel registro degli indagati: fra loro molti fra i testimoni del processo Ruby accusati di aver detto il falso. Nel comunicato stampa letto dal procuratore della repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, a proposito dell’inchiesta, si legge: “Si è proceduto alla dovuta iscrizione nel registro notizie di reato”. E ancora: “Il procedimento è assegnato al procuratore aggiunto Pietro Forno e al pubblico ministero Luca Gaglio” anche perché “Ilda Boccassini ha comunicato che lei ha altri impegni più pressanti”. La decisione, comunque, era attesa. Per questo, da alcune settimane, su consiglio dei suoi avvocati, Berlusconi aveva smesso di corrispondere la paga alle oltre trenta ‘olgettine’. Scrive Repubblica:
Il procuratore ha spiegato che quando il tribunale dispone con sentenza ulteriori indagini, la prassi della Procura è quella di affidarle ai magistrati che hanno già seguito la prima parte dell’inchiesta. In questo caso si tratta degli aggiunti Boccassini e Forno e del pubblico ministero Antonio Sangermano, che però nel frattempo si è trasferito in un’altra Procura. Di qui, e dal rifiuto di Boccassini, la scelta di affidare l’inchiesta a Forno e a un altro pm del suo dipartimento. “Ora saranno fatte le indagini necessarie e non credo che ci sia una ragione per procedere con il rito immediato”, ha puntualizzato poi il procuratore Bruti Liberati.
I titoli di reato per ora non sono stati esplicitati: “Saranno comunicati ai difensori delle persone che ne faranno richiesta” ha precisa ancora il procuratore. Nel comunicato della procura, comunque si evidenzia che sono stati iscritti nel registro degli indagati “i soggetti” indicati nelle sentenze del tribunale di Milano dei processi ‘Ruby 1’ e ‘Ruby 2’ per “i reati rispettivamente segnalati” dai giudici.
Con la sentenza del 24 giugno scorso (il Cavaliere è stato condannato a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile), i giudici della quarta sezione penale hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura per indagare sulle presunte false testimonianze. Nelle motivazioni igiudici hanno chiarito che la gran parte di questi testimoni avrebbero detto il falso in aula con “deposizioni compiacenti” anche per “vantaggi economici e di carriera” che gli avrebbe garantito l’ex premier. Lo stesso collegio nelle motivazioni ha denunciato la gravissima attività di “inquinamento probatorio” portata avanti dal leader di Forza Italia a indagini e processo in corso, con Ruby e molte delle ragazze “pagate” per mentire.
L’accusa dei giudici, secondo Giuliano Ferrara, è chiara: “Berlusconi non ama giocare a canasta con delle coetanee. Lele Mora non faceva di mestiere il notaio, bensì il procacciatore di starlet per l’industria dello spettacolo, in particolare televisivo. Emilio Fede, che è una maschera della commedia all’italiana da sempre, era amico di Berlusconi. Hanno organizzato con amiche anche avventizie numerose cene private di tono scollacciato e teatrino di un gioco burlesque chiamato bunga bunga.” E’ quanto scrive l’Elefantino ne Il Foglio per spiegare che “Tutto è pronto per il grande rogo”. Il giornalista ne è certo, le toghe trascineranno Silvio Berlusconi in un altro processo “Ruby” per corruzione e come sempre hanno il verdetto già scritto. Le sue previsioni vedono un Berlusconi che sarà trascinato in una nuova inchiesta e in nuovo processo che si svolgerà in tempi rapidi tanto che entro l’estate tutto sarà già finito con l’inevitabile condanna di Silvio e anche con un “grande arresto”. Ecco lo schema delle toghe secondo Ferrara: “Inseguo il tuo stile di vita che disprezzo, ti condanno per prostituzione senza nemmeno avere la prova di atti sessuali, ti espongo al pubblico ludibrio e poi ti accuso di aver pagato le ragazze per rilasciare false dichiarazioni. Seguiranno decreti di perquesizione, sequestri di conti, interrogatori, e forse arresti tra i quali il Grande Arresto, quello di Berlusconi”. Il finale, secondo il giornalista, è già scritto: “Berlusconi sarà sottoposto a un altro rito d’accusa immediato che minaccia di chiudersi entro l’estate e dovrà affrontare senza i suoi avvocati, ora coimputati, le prevedibili conseguenze di una devastante inquisizione delle coscienze disinibite e ora impaurite e confuse. Tutto è pronto per il gigantesco rogo simbolico di una compagnia di giocherelloni che non sapevano di vivere in una Repubblica talebana d’Europa”.
E’ stata depositata stamattina, con quattro giorni d’anticipo sul previsto, la motivazione della sentenza del processo cosiddetto “Ruby due”, nel quale nel luglio scorso sono stati condannati Emilio vede e Lele Mora a sette anni di reclusione, e Nicole Minetti a 5. Nel 390 pagine redatte dai giudici della quinta sezione penale, presidente Annamaria Gatto, viene ricostruita la storia di Ruby e delle sue frequentazione ad Arcore. Ma non solo: si parla dell’intera gestione difensiva di Silvio Berlusconi per il quale il tribunale chiede alla Procura di aprire un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari e per concorso. Inchiesta che include anche i suoi avvocati Niccolò Ghedini e Pietro Longo. Si legge nella motivazione della sentenza: “Il pagamento mensile regolare di una somma di denaro di tale entità (2.500 euro, ndr) a soggetti che devono testimoniare in un processo nel quale colui che elargisce la somma è imputato o in altro processo all’esito del quale colui che elargisce la somma è interessato, non è un’anomalia ma un fatto illecito. Un inquinamento probatorio”. Ancora, i giudici ritengono che Karima El Mahroug, nota come Ruby Rubacuori, abbia mentito consapevolmente, in cambio di denaro, al fine di proteggere lo stesso Berlusconi, in complicità con l’allora avvocato di Lele Mora, Luca Giuliante, ex tesoriere del Pdl in Lombardia. A pagina 268 del provvedimento si legge: “Se Karima ha mentito lo ha fatto consapevolmente e non per effetto di ‘meccanismi di fuga’ che in nessun modo appaiono provati. Le risultanze dell’istruttoria dibattimentale dimostrano con certezza che le menzogne che hanno caratterizzato unicamente la testimonianza resa al dibattimento, ove per altro la giovane ha dimostrato non solo la sua indubbia intelligenza ma anche una sicura furbizia selezionando attentamente le cose che poteva confermare e quelle che doveva smentire, quali domande evadere rifugiandosi dietro i ‘non ricordo’ chi doveva ‘salvare’ e chi ‘buttare a mare’ e ciò tenendo presente sempre il suo personale tornaconto”. Ruby, oltre che per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza dovrà anche rispondere, secondo il tribunale, di propalazione di false notizie. Per quello che riguarda i tre imputati, viene confermata la consapevolezza del fatto che Ruby, all’epoca dei fatti, era minorenne e viene riconosciuto il ruolo di organizzatori dei festini di Arcore e si parla di favoreggiamento della prostituzione. “L’attività di induzione posta in essere da Mora e Fede è plateale. Fede ambisce a mantenere la posizione di prestigio da egli detenuta a Mediaset. Mora ambisce a risollevare le sue disperate condizioni imprenditoriali…”. Il tribunale liquida in via provvisionale con 10 mila euro ciascuno le parti civili, ovvero Ambra Battilana, Chiara Danese, Imane Fadil. Come sottolinea la Stampa, “È ovvio che a questo punto la Procura, riunirà questa sentenza a quella depositata settimana scorsa per la condanna di Berlusconi a 7 anni di reclusione, in un unico procedimento facendo partire, appena avverrà materialmente la trasmissione degli atti da parte del tribunale, la nuova inchiesta che vedrebbe quindi indagati Berlusconi, Ghedini e Longo nonché Ruby e l’avvocato Giuliante per corruzione in atti giudiziari, diverse ‘olgettine’ e alcuni testimoni difensivi per falsa testimonianza; le richieste di rinvio a giudizio potrebbero essere in alcuni casi immediate, senza cioè passare dall’udienza preliminare sulla base degli atti per l’evidenza della prova.”
Cosa si può attendere sotto l’albero di natale Silvio Berlusconi? Un Ruby ter!
Come scrive Il Fatto Quotidiano:
La nuova indagine, si apprende in ambienti giudiziari, dovrebbe essere suddivisa in tre filoni e le iscrizioni saranno un “atto dovuto” dopo il deposito delle motivazioni, con contestuale trasmissione degli atti, dei due collegi che hanno giudicato il Cavaliere (condannato a 7 anni) e Emilio Fede,Lele Mora (condannati a 7 anni) e Nicole Minetti (condannata a 5).
A partire dal giorno dopo del deposito delle motivazioni Berlusconi, i suoi avvocati, le Olgettine e la stessa Karima El Mahroug (che nel processo Ruby bis ha continuato a sostenere che non aveva fatto sesso con Berlusconi) finiranno nel registro degli indagati della Procura di Milano per “intralcio alla giustizia” o “induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria” oppure “corruzione in atti giudiziari” o “subornazione di testimoni” i primi, per falsa testimonianza le seconde. Nel mirino degli inquirenti ci sono gli stipendi da 2500 euro alle ragazze, l’acquisto di case come nel caso del pianista Mariani e del cantante Apicella o anche l’inserimento nelle liste elettorali del Pdl come nel caso della moglie del pianista Mariani o l’ex consigliere diplomatico Bruno Archi, ora vice ministro degli Esteri del governo Letta.
Anche le indagini difensive degli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo finiranno nella lente gli investigatori. Alcuni verbali difensivi furono trovati dagli investigatori della Polizia negli appartamenti di via Olgettina 65 a Milano dove vivevano, a spese del Cavaliere, alcune delle ragazze che partecipavano alle feste. Era il giorno delle perquisizioni successivo all’avviso di garanzia al presidente del Consiglio (14 gennaio 2011). I verbali poi non furono depositati ai pm come successo invece per altri documenti nei giorni successivi. Secondo gli investigatori i documenti con i racconti delle ospiti delle “cene eleganti” già siglati dagli avvocati del premier non risultavano controfirmati dalle testi stesse. E addirittura in casa della soubrette domenicana Marystelle Polanco gli uomini della squadra Mobile avevano scoperto non il suo verbale difensivo ma quello di Barbara Guerra.
Il 15 gennaio, ad appena ventiquattr’ore dalla notifica dell’avviso di garanzia per concussione e prostituzione minorile, il Cavaliere chiama “a corte” tutte le ragazze. L’intento della convocazione è chiarissimo: mettere a punto una strategia che blindi i particolari di quelle serate o meglio li trasformi da “orge bacchiche” (definizione del procuratore aggiunto Piero Forno) a cene eleganti condite con qualche spettacolo di burlesque. Le intercettazioni fanno il resto. Al telefono la soubrette Barbara Faggioli parla chiaro: “Sono chiamata alle 19, da quanto so dalle intercettazioni emergono cose molto brutte”. Quindi avverte Nicole Minetti: “Mi ha chiamato la segreteria del presidente e mi hanno passato il presidente e mi ha detto di convocare tutte le ragazze per parlare con l’avvocato”. Indimenticabile l’intercettazione in cui Ruby parlando al telefono con un’amica dice che Berlusconi le aveva detto: “Fingiti pazza e ti coprirò d’oro”.
Rilascia un’intervista fiume al Corriere della Sera il cantautore Francesco De Gregori che spiega come il suo interesse per la politica sia “molto scemato” rispetto al passato. “Ha presente il principio fondativo delle rivoluzioni liberali, ‘no taxation without representation?’. Ecco, lo rovescerei: pago le tasse, sono felice di farlo, partecipo al gioco. Però, per favore, tassatemi quanto volete, ma non pretendete di rappresentarmi”. E’ lui stesso a raccontare di aver votato ” Monti alla Camera e Bersani al Senato. Mi pareva che Monti avesse governato in modo consapevole in un momento difficile. Sono contento di com’è andata? No. Oggi non so cosa farei. Probabilmente non voterei. Con questo sistema, tanto vale scegliere i parlamentari sull’elenco del telefono”. Il cantautore politico per eccellenza spiega: “Continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos’è il Pd. Sono convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita. E sono a favore della scuola pubblica, delle pari opportunità, della meritocrazia. Tutto questo sta più nell’orizzonte culturale della sinistra che in quello della destra. Ma secondo lei cos’è oggi la sinistra italiana?”. E spiega: “È un arco cangiante che va dall’idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità. Che agita in continuazione i feticci del ‘politicamente corretto’, una moda americana di trent’anni fa, e della ‘Costituzione più bella del mondo’. Che si commuove per lo slow food e poi magari, “en passant”, strizza l’occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non è facile da capire, almeno per me”. Ma di questa situazione è stanco: “Questo governo non piace a nessuno. Ma credo fosse l’unico possibile. Ringrazio Dio che non si sia fatto un governo con Grillo e magari un referendum per uscire dall’euro. Se poi molti nel Pd volevano governare con Grillo e io non sono d’accordo non è un dramma. Ora il Pd è di moda occuparlo, prendere la tessera per poi stracciarla. Non ne posso più di queste spiritosaggini”.
Neanche su Letta ha un parere preciso: “Le ho detto che seguo poco. Se mi chiede chi è ministro di cosa, magari non lo so. Quando viaggio compro sei giornali, ma dopo dieci minuti li poso e comincio a guardare fuori dal finestrino…”. Ma da cosa deriva un simile atteggiamento? “Magari è colpa mia. Mi sento, mischiando Prezzolini e Togliatti, un ‘inutile apota’. Comunque nutro un certo rispetto per il lavoro non facile di Letta e di Alfano. Sono stufo del fatto che, appena si cerca un accordo su una riforma, subito da sinistra si gridi all”inciucio’, al tradimento. Basta con queste sciocchezze. Basta con l’ansia di non avere nemici a sinistra; io ho sempre avuto nemici a sinistra, e non me ne sono mai occupato. Ho votato Pci quando era comunista anche Napolitano. Ma viene il momento in cui la realtà cambia le cose, bisogna distaccarsi da alcune vecchie certezze, lasciare la ciambella di salvataggio ed essere liberi di nuotare, non abbandonando per questo la tua terra d’origine. Non ce la faccio più a sentir recitare la solita solfa “Dì qualcosa di sinistra”. Era la bellissima battuta di un vecchio film, non può diventare l’unica bandiera delle anime belle di oggi. Proviamo piuttosto a dire qualcosa di sensato, di importante, di nuovo. Magari scopriremo che è anche di sinistra”. E non poteva mancare una riflessione su Berlusconi: “Berlusconi è stato fondamentalmente un uomo d’azienda. Nel suo campo e nel suo tempo una persona molto abile, non un vecchio padrone delle ferriere. Ha fatto politica solo per proteggere i suoi interessi, senza avere nessun senso dello Stato, nessun rispetto per le regole e, credo, con alle spalle una scarsa cultura generale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. È imputato di reati gravi e si è difeso dai processi più che nei processi. Che altro vuole sapere? Aveva ragione l’Economist : Berlusconi era inadatto a governare l’Italia. Mi chiedo però anche se l’Italia sia adatta a essere governata da qualcuno”. Un premier non telefona in questura per far liberare un’arrestata dicendo che è la nipote di Mubarak, non crede? “Certo. Andreotti non si sarebbe mai esposto così. Però, guardi, ho seguito con crescente fastidio e disinteresse l’accanimento sulla sua vita privata. Forse potevamo farci qualche domanda in meno su Noemi e qualcuna di più sull’Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare l’ossessione di vederlo in galera. Non condivido nulla dell’etica e dell’estetica berlusconiana, ma mi irrita sentir parlare di ‘regime berlusconiano’: è una falsa rappresentazione, oltre che una mancanza di rispetto per gli oppositori di Castro o di Putin che stanno in carcere. E ho trovato anche ridicolo che si sia appiccicata una lettera scarlatta al sindaco di Firenze per un suo incontro col premier”. E riguardo al sindaco fiorentino, che appare l’uomo del futuro: “Renzi è uno che ha sparigliato. Se il Pd avesse candidato lui probabilmente avrebbe vinto. Ma la scelta del termine rottamazione non mi è mai piaciuta, mi è sempre parsa volgare e violenta. E poi non sono più disposto a seguire nessuno a scatola chiusa”. Non crede quindi molto in lui e sembra non abbia intenzione di votare alle primarie: “Il verbo ‘credere’ non dovrebbe appartenere alla politica. Non basta promettere bene e saper comunicare. E poi penso di non votare alle secondarie, si figuri se voterò alle primarie. Il Pd sta passando l’estate a litigare. E magari anche Renzi ne uscirà logorato”. Ma De Gregori non è convinto neanche dei metodi utilizzati da Grillo: “Ho trovato inquietante la campagna di Grillo, il suo modo di essere e di porsi, il rifiuto del confronto, le adunate oceaniche. Condivido i tagli ai costi della politica e la richiesta di moralizzazione che viene da molti e che Grillo ha saputo ben intercettare. Molti elettori e molti eletti del M5S sono sicuramente persone degne e capaci di fare politica. Ma questa idea della Rete come palingenesi e istituzione iperdemocratica mi ricorda i romanzi di Urania”. E se in passato aveva criticato Veltroni, ora qualcuno che gli piace c’è: “Papa Francesco, la più bella notizia degli ultimi anni. Ma mi piaceva anche Ratzinger. Intellettuale di altissimo livello, all’apparenza nemico del mondo moderno e in realtà avanzatissimo, grande teologo e per questo forse distante dalla gente. Magari i fedeli in piazza San Pietro non lo capivano. Ma il suo discorso di Ratisbona fu un discorso importante”. Ma De Gregori, Viva l’Italia è una canzone che sente ancora adatta al momento: “Sono convinto che l’Italia abbia grandi chance per il futuro. E ogni volta che canto quella canzone sento che ogni parola di quel testo continua ad avere un peso. ‘L’Italia che resiste’, ad esempio; e solo le anime semplici potevano pensare che c’entrasse qualcosa con lo slogan giustizialista ‘resistere resistere resistere’. ‘L’Italia che si dispera e l’Italia che s’innamora’. L’Italia che ogni tanto s’innamora delle persone sbagliate, da Mussolini a Berlusconi. Ma il mio amore per l’Italia, e per gli italiani, non è in discussione. Sono stato berlusconiano solo per trenta secondi in vita mia: quando ho visto i sorrisi di scherno di Merkel e Sarkozy”.
“Domani è un altro porno”, con questo titolo Marco Travaglio prova a raccontare gli esiti o meglio i non esiti della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.
“Orsù, signori del Pd, non vi agitate. Comunque vada a finire il processo Mediaset in Cassazione, cambia poco o nulla. Siamo in Italia, mica in un Paese serio. Altrimenti oggi si processerebbe un vecchio pensionato della politica, già da tempo allontanato dai suoi compari di partito per questioni di decenza e isolato dalle opposizioni (pare che nei Paesi seri esistano, e si oppongano pure) e dalle massime cariche dello Stato, che rifiuterebbero di stringergli la mano e farsi fotografare con lui per motivi igienici. Ma, appunto, siamo in Italia: dunque non c’è nulla che la Corte possa aggiungere sul conto del-l’illustre imputato che già non si sapesse prima. Nulla che possa precludergli ciò che una legge del ’57 e i principi di disciplina e onore fissati dalla Costituzione avrebbero dovuto da sempre impedirgli: fare politica. Se la Corte annulla la sua condanna con rinvio a un nuovo appello, il reato cade in prescrizione (e sarebbe la nona volta). Se la Corte annulla la condanna senza rinvio (pare che il giudice relatore sia un annullatore impenitente), B. è salvo per un altro paio d’anni, finché non arriva in Cassazione il processo Ruby. (…)
Lui dice che vuole andare in galera, tanto sa benissimo (la legge Cirielli l’ha fatta lui) che non ci andrà mai neppure se insiste. Ci sarebbe, è vero, l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Ma intanto deve passare dal voto della giunta e dell’aula del Senato, dove col voto segreto può succedere di tutto: anche che il partito unico Pdmenoellepiùelle trascini la cosa alle calende greche sino a fine legislatura (come a fine anni 90 con Dell’Utri) o addirittura respinga la sentenza definitiva innescando un conflitto di attribuzioni dinanzi alla Consulta dai tempi biblici. (…)
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E B., pur eletto, in Parlamento non mette mai piede (ha il record mondiale di assenteismo: 99,84%). In ogni caso, nessuno gli impedirebbe di presentare alle elezioni una lista Pdl o Forza Italia o Forza Gnocca o Forza Frode con su scritto “Berlusconi Presidente” e, in caso di vittoria, intestare il governo al solito prestanome (magari la figlia) in attesa che scada l’interdizione e qualche servo si dimetta per farlo eleggere al suo posto. Dunque, signori del fu Pd, cos’è tutta questa agitazione? Che sia un delinquente lo sappiamo tutti da anni, basta leggere una sola delle sue sentenze di prescrizione o di assoluzione perché si era depenalizzato il reato. L’unico pericolo per il governo sarebbe un vostro colpo di reni: un leader, ad averlo, che si alzasse in piedi e dicesse “con quel delinquente non possiamo restare alleati un minuto di più”. (…)
Ora è tardi. E B. il governo Letta non ve lo fa cadere manco se lo condannano, tanto comanda lui e la faccia la mettete voi. Il peggio che può capitarvi è sputtanarvi un altro po’ con i vostri elettori superstiti, ma anche qui il più è fatto. Dunque state sereni. Fate come lui che la sa lunga: se fa casino è solo per spaventare la Corte, caricandola di responsabilità che toccherebbero ad altri, e per ricattare il Pd e il Colle. Così domani incasserà l’ennesimo premio-fedeltà: tipo un’amnistia o una mezza grazia alla Sallusti che gli commuti la pena cancellando l’interdizione. Tranquilli, ragazzi. Domani, comunque vada in Cassazione, è un altro porno.”
E’ arrivata oggi dal Tribunale di Milano la sentenza per il processo Ruby 2. Emilio Fede e Lele Mora sono stati condannati a 7 anni di carcere mentre per l’ex consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti la condanna è di 5 anni e 2mila euro di multa. I tre imputati dovranno inoltre pagare le spese processuali. Per quello che riguarda l’interdizione dai pubblici uffici, il tribunale di Milano ha disposto la perpetua per l’ex direttore del Tg4 e l’ex talent scout, mentre per la Minetti l’interdizione dai pubblici uffici è stata stabilita a 5 anni. I giudici hanno inoltre disposto la trasmissione degli atti alla procura per Silvio Berlusconi ed altre persone, tra cui i suoi avvocati Ghedini e Longo, nella sentenza sul caso Ruby a carico di Fede, Mora e Minetti, in relazione alla violazione delle indagini difensive.
E la realtà supera l’immaginazione. Un palco allestito. I militanti davanti alla sua villa arrivati su sollecitazione dei dirigenti del Pdl… Tutto è pronto ma Berlusconi non può scendere, glielo impediscono i legali. Interdetto? Lui chiuso in casa, i militanti che lo invocano… almeno un’apparizione? No, il Cavaliere è risoluto e ritirato nel suo privato. Poi sono Daniela Santanchè e Michela Vittoria Brambilla a convicere l’ex Premier e lui, in barba ai suoi avvocati, accetta l’invito e arriva sul palco.
Stringe le mani, ostenta sorrisi, ma non parla. Il segnale pesa sul Popolo della Libertà tornato ad essere Forza Italia. Il leader è confuso e forse il suo popolo per la prima volta, questo pomeriggio, ha visto la debolezza di Berlusconi.
Per cosa verrà ricordata la manifestazione di oggi davanti alla villa di Berlusconi? Per la Zanicchi che intona “prendi questa mano zingara”? Forse ci si aspettava una adesione maggiore, forse era davvero meglio non apparire piuttosto che mostrarsi muto… forse solo il tempo potrà far chiarezza su un uomo che nell’ultima settimana ha sentito tremare la terra sotto i piedi e che oggi è stato imbavagliato dai suoi avvocati per paura che potesse dire la famosa “frase di troppo”!
Sembra prprio non mancare nessuno tra i militanti di Silvio Berlusconi che oggi si sono dati appuntamento davanti alla villa di Arcore per una manifestazione contro la magistratura. Amministratori locali, dirigenti di partito e parecchi parlamentari. Sotto al palchetto sfilano i big del Pdl: Lucio Malan, Daniele Capezzone, Stefania Prestigiacomo, Daniela Santanchè, Laura Ravetto. Naturalmente in prima linea c’è anche Volpe Pasini, l’ideologo dell’esercito di Silvio.
La prima confusione però è nelle bandiere c’è chi ancora sventola quella del Pdl e chi invece ha riesumato dall’armadio quella di Forza Italia.
Tra gli altri striscioni anche quello dell’Esercito di Silvio e poi cartelli dedicati alla pm di Milano, Ilda Boccassini, sui quali c’è scritto: “Boccassini: ai lavori socialmente utili dopo una vita per lavori inutili a carico del contribuente”.
Arriva anche Iva Zanicchi che spiega “di essere qui per solidarietà più che per Forza Italia, anche se sono d’accordissimo, ritroveremo entusiasmo”. Zanicchi, poi si è soffermata sulla recente condanna a Berlusconi per il caso Ruby dicendo che la “sentenza non mi è proprio piaciuta. Io ho grande rispetto per la magistratura, perchè posso dire che la giustizia in Italia c’è, in questo caso non tanto, mi ha abbastanza sconvolto, sulla condanna e sull’entità, è vergognosa”.
E’ stato montato anche un palchetto sul quale parlerà Silvio Berlusconi alla sua prima uscita pubblica dopo la settimana nera delle condanne inflitte al Cavaliere dalla magistratura. E per tutta la giornata le colombe del Pdl, a partire da Gianni Letta, hanno invitato Berlusconi a usare toni morbidi, nel suo intervento di fronte ai fedelissimi arrivati ad Arcore. Sia sulla magistratura sia sul governo. Chissà. Chi lo conosce bene, spiega che in questi casi non è prevedibile ciò che dirà e come misurerà le parole. E’ un dato ci fatto che, dopo aver rassicurato i ministri sul governo Letta, il Cavaliere ha dato il via libera a una manifestazione contro i giudici di fronte a casa sua.
E’ un fulmine a ciel sereno quello che investe i militanti riuniti davanti all’abitazione di Silvio Berlusconi:
“Berlusconi non parla, i legali hanno sconsigliato”. A sorpresa Mantovani sale sul paco e annuncia che il Cavaliere ha “il cuore gonfio di rabbia” ma i legali, in questa situazione delicata, gli hanno consigliato prudenza. E la folla reclama “Silvio, Silvio”. E qualcuno: “Cambia avvocato e vieni a parlare”.
I militanti si lamentano. Vogliono sentire Berlusconi. Sale sul palco la Zanicchi: “Vogliamo solo un saluto veloce, chiediamo a Berlusconi di venire a farci un saluto, anche senza parlare”
Non usa eufemismi Lele Mora rendendo dichiarazioni spontanee al processo “Ruby bis”. Fa il “mea culpa” e affonda il coltello su quanto secondo lui accadeva nelle serate ad Arcore nella Villa di Silvio Berlusconi. L’udienza si apre con parole dure «dismisura, abuso di potere, degrado, tre parole che ho letto sui giornali e che condivido», così definisce le “serate eleganti” dell’ex Premier. Mora ha poi letto la sua dichiarazione spontanea assistito dai suoi difensori, gli avvocati Gianluca Maris e Nicola Avanzi, «poche parole per non violare il silenzio che mi sono imposto e che per me è l’unica condotta dignitosa» e poi ha aggiunto che durante il suo periodo di carcere, per l’accusa di bancarotta ha avuto modo di riflettere «…perché il carcere ti impone una pausa».
Si è anche scusato con i giornalisti per aver attaccato con polemiche aggressiva la stampa, per poi sottolineare il suo ruolo “passivo” nella vicenda e chiarire che «oggi non voglio più mangiare cibo avariato e lascio il compito di chiarire ai miei difensori». In particolare le sue scuse si sono rivolte al conduttore di ‘Piazza Pulita’ Corrado Formigli. «Mi vergogno – ha spiegato – di tante polemiche che ho fatto in passato contro i giornalisti e i comunisti e voglio chiedere scusa senza se e senza ma». L’ex manager dei vip ha detto di voler «uscire da questa bufera infernale che mi ha tolto la luce».
Mora ha ammesso di aver portato alcune delle ragazze ad Arcore, ma di non averle mai costrette e ha aggiunto di aver ricevuto «un prestito da Berlusconi tramite Fede con cui potevo salvare la mia società». Per i fatti di bancarotta, ha concluso, «mi sono assunto le mie responsabilità, per quelli di questo giudizio valuterete voi giudici».
“Il presidente proprio non meritava una condanna così grave. E sa perché? non c’è al mondo un uomo buono come lui. Io ho frequentato Papa Wojtyla, Madre Teresa e Lady Diana e Berlusconi resta il più gentile e umano di tutti”.
Queste le sconvolgenti parole con cui inizia Lele Mora nell’intervista de “Il Fatto Quotidiano”.
Poi prosegue:
“Sono amareggiato, conosco Berlusconi dall’85, eravamo e siamo grandi amici anche se non ci sentiamo più perché i giudici lo sconsigliano. Io, come il presidente, ho sempre e solo cercato di aiutare ragazze in difficoltà”.
E sottolinea:
“È questo che l’ha fregato, la sua inequiparabile generosità”.
Nelle parole di Lele Mora sembra quasi che sia stato Silvio berlusconi ad essere molestato:
“Alcune si presentavano con la pelliccia e nulla sotto: completamente nude. Ma al presidente non piacevano queste qua. Troppo sfacciate. Lo colpisce la spontaneità”.
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Poi su Ruby non ci sono dubbi:
“Le ha dato soldi per aprire il centro estetico, l’ha fatto per pena. Sono certo che non abbiano mai fatto sesso: anche perché, dopo il suo intervento alla prostata, non tutto funziona al meglio. e poi non la poteva soffrire: puzzava di sudore, era malconcia”.
E poi non ha dubbi:
“Consiglio al presidente di continuare a lottare perché non ha fatto nulla. Venerdì, ho deciso, andrò in tribunale per le dichiarazioni spontanee”.
Ma non sarà forse controproducente che un personaggio “equivoco” come Lele Mora possa andare in Tribunale per una dichiarazione spontanea nel processo che vede imputato l’ex Premier italiano?
Renato Brunetta va contro la successione dinastica che ormai sembra quasi inevitabile. Marina Berlusconi, primogenita del Cavaliere è oggetto di un duro attacco che il capogruppo del Pdl alla camera lancia dai microfoni di 24 Mattino su Radio24. Il parlamentare si esprime senza mezzi termini contro la successione di Marina Berlusconi: “Non mi piacciono le dinastie, né quelle monarchiche né quelle democratiche. Se la dottoressa Marina Berlusconi vuole fare politica, e ne ha tutte le capacità, faccia pure. Ma non penso che sia plausibile un’investitura a carattere ereditario”. E poi aggiunge: “Dimostri le capacità in politica, come ha fatto in ambito manageriale e, se vale, acquisirà ruoli, funzioni, leadership. Io amo il merito, in democrazia è tutto. Essere leader perché si è ‘nati da’ penso sia un modo di selezionare la classe dirigente un pò obsoleto”.
Ma il dissenso del Pdl sulla figlia di Berlusconi arriva da più partiti del partito. Anche Manuela Repetti, parlamentare del popolo delle libertà e compagna di Sandro Bondi, mette le mani avanti su una possibile discesa in campo di Marina: “Non credo – dice durante la trasmissione televisiva Agorà su Raitre – che ci sia bisogno di scoraggiare l’idea di una Marina Berlusconi in politica. Al di là delle considerazioni sincere e oggettive relative alle tante qualità umane, professionali e di onestà che le riconosco, credo che lei stessa non abbia alcuna intenzione di farlo”. E conclude: “Credo che lo stesso Berlusconi, per l’affetto che ogni genitore nutre per i propri figli, non abbia tutto questo desiderio di mandare sua figlia non dico al macello, ma in politica”.
Si è consumato l’ennesimo scontro televisivo sui comportamenti di Silvio Berlusconi, condannato dal tribunale di Milano a 7 anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici. Questa volta a uscire danneggiata sembrerebbe proprio essere la Gelmini che durante la trasmissione di Ballarò avrebbe risposto “confusamente” alla sociologa Amanda Signorelli.
La sociologa infatti ha ribadito come Berlusconi avrebbe “sdoganato il vecchio machismo all’italiana e la prostituzione perchè attraverso tutta la sua lunga storia di uomo pubblico vi è stato un atteggiamento verso le donne di un certo tipo. Ha recuperato il vecchio machismo italiano e ha recuperato un fenomeno molto antico che è la prostituzione, dando a entrambi un tocco postomoderno. Il vecchio machismo implicava il fatto che un uomo avesse delle prestazioni sessuali di un certo livello. Quando Berlusconi negli incontri pubblici non faceva altro che osservare o valutare ad alta voce l’aspetto delle donne presenti, chiedere numeri di telefono, vantarsi delle proprie capacità in termini poco eleganti. In tutta questa situazione quale carisma propone? Non è quello del macho latino, ma dimostra che quello che conta in un uomo è la quantità bulimica di prestazioni sessuali che può pagare. Se la Gelmini andasse in giro a sentire quello che la gente dice sugli autobus o nelle università si renderebbe conto che questa è l’immagine che è stata sfornata, lui ha tanti soldi fa quello che gli pare, perchè glielo dovremmo proibire? Se qualcuno ha trasformato i suoi atteggiamenti o ambizioni sessuali in una questione pubblica, quello è stato Berlusconi stesso con tutti i suoi atteggiamenti, sollecitazioni, pretese fatte in sedi pubbliche nazionali e internazionali. Berlusconi, dal mio punto di vista prettamente culturale e che anche dal punto di vista della prostituzione ha fatto un’innovazione molto grossa: l’ha sdoganata in pieno: Berlusconi è un imprenditore e per lui tutto può essere merce, tutto si misura in valore di mercato. Per Berlusconi non c’è nulla di sbagliato nel fatto che uan donna intelligente brava e bella si metta sul mercato.”
La risposta della Gelmini non ha tardato ad arrivare: “A fronte del compiacimento che colgo in studio di fronte alle condanne di Berlusconi, figurariamoci se mi soprendo per il giudizio o per il pregiudizio nei confronti di Belusconi. Quello che mi fa più orrore nelle parole della professoressa è che quando dice che Berlusconi avrebbe sdoganato la prostituzione, automaticamente condanna al rango di prostitute donne che non conosce. Il suo giudizio morale è pesantissimo solo perché ha letto qualche intercettazione. Se si sente libera di privare della dignità e del decoro altre donne faccia pure, ma questa affermazione mi sembra abbastanza grave”
La sociologa ha quindi ribadito: “Ho precisato che non so quali erano le intenzioni Berlusconi, non so se le ragazze sono state pagate o meno. Lo sdoganamento della prostituzione lo si riconosce andando per le strade e se senti uomini e donne che parlano delle ragazze che si prostituiscono come brave ragazze. Ritengo che il modo di agire di Berlusconi abbia modellato la società”.
Anche dopo l’ulteriore spiegazione della professoressa Signorelli, la Gelmini ha continuato a confondere i termini e in breve tempo la rete a iniziato a twittare quella che per molti è stata una “figuraccia” dell’ex ministro dell’istruzione.
La cena a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Enrico Letta si è consumata in un clima “cordiale e positivo” alla presenza anche di Gianni Letta e di Angelino Alfano. Un incontro durato tre ore che ha riservato un piatto amaro per gli italiani. Lo stop dell’Iva ci sarà ma lo pagheremo caro. Le coperture infatti dovrebbero arrivare da un aumento selettivo delle accise sugli olii combustibili, dall’introduzione del balzello sulle sigarette elettroniche, dal taglio dei fondi per la costruzione dell’autostrada libica decisa con il trattato di amicizia e da tagli ad altri investimenti. Saccomanni tuttavia, avrebbe un asso nella manica: un possibile aumento dell’acconto Irpef di novembre. Farlo salire del 5% farebbe salire gli incassi del 2013 di un miliardo di euro circa, permettendo di rimandare l’Iva fino a dicembre. Poi verrebbe scalato nel 2014, ma sicuramente sarebbe un duro colpo per gli italiani che si troverebbero a dover anticipare le tasse dell’anno futuro… fin quando sarà possibile strangolare i cittadini?
L’inizio è per la Gelmini “Come mai è venuta lei? La Carfagna aveva Pilates. Le ho dato un dispiacere?”. Ma dura poco perchè il tema caldo della serata è ben altro: “Mi sa che è finita la stagione di Silvio…l’estate 2013 se la ricorderà per un po’. Detto così sembra un film dei Vanzina… Sapore d’estate? No, sapore di sbarre”. Poi aggiunge: “Berlusconi è davvero perseguitato. Dai reati! In un anno ha preso 12 anni. La magistratura gli sta allungando la vita! Ma a Berlusconi non è venuto il dubbio che Ghedini si sia laureato al Cepu? E’ l’unico difensore che riesce a far prendere al suo assistito più anni di quelli chiesti dall’accusa!” E la Boccassini? “Non c’era alla lettura della sentenza. Vuoi mettere vederla a casa con gli amici? Con il dolby surround?”
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Poi si concentra su Brunetta, quindi passa alla Biancofiore e all’ineleggibilità di Berlusconi. Si passa al Pd: “Non commentano la sentenza, anzi, dicono che va divisa dalla politica. Eh sì, perché la concussione la faceva da chansonnier”. E sulla Idem: “Ah, si è dovuta dimettere: se sei tedesco e fai il furbetto in Italia, il Pd ti fa un culo così. Se sei brianzolo….ti fa un inciucio così”. Poi: che differenza c’è fra un f35 e il Pd? Uno si spacca non appena prende quota, l’altro è un aereo”. Ce n’è anche per Beppe Grillo: “Sono le 21.34 e Grillo non ha ancora cacciato nessuno? Ci saranno problemi con il wi.fi”
Il Popolo delle Libertà scende in piazza capitanato da Giuliano Ferrara che tramite i social network ha lanciato il raduno a piazza Farnese a Roma contro “il tribunale speciale del comune sentimento del pudore”. Dopo la condanna a 7 anni e l’interdizione dai pubblici uffici, il Direttore del Foglio, raduna gli elettori e manifesta al grido di “Siamo tutte p*****e”. Tra provocazione e cattivo gusto, continua l’escalation dei berlusconiani che si oppongono alla magistratura e non riconoscono il rispetto delle sentenze.
Ferrara debutta passandosi il rossetto sulle labbra e inviando un bacio dedicato a Ilda Bocassini. La folla non è molta, ma una signora lo abbraccia e bacia affermando “Giuliano sei il mejo, grazie”. I presenti lo osannano e lo ringraziano e il direttore del Foglio afferma: “Si sa a Berlusconi piacciono le donne e lui piace a loro. Ma da qua a considerare tutto questo un reato…” Parla per circa mezz’ora, ricostruendo i fatti e indignandosi, chiamando la partecipazione e mettendo le mani avanti:”Domani diranno che è stato un flop ma chissene frega”. Con lui c’è la moglie, Anselma dell’Olio, al loro un cartonato di Mubarak e del Cavaliere.
E’ arrivata anche Francesca Pascale in piazza, che dice: “Mi sento offesa dalla giustizia, Silvio è l’uomo che amo”. Poi aggiunge: “Non sono una put***a e nemmeno Ruby.”
La Santanchè dichiara: “ieri mi sono vergognata di essere italiana” e ribadisce: “non possiamo più subire queste ingiustizie, Berlusconi è stato condannato a morte.” Certo, c’è da dire che noi italiani ci vergogniamo di essere definiti all’estero come il popolo del Bunga Bunga! Sempre nel corso della manifestazione in difesa di Berlusconi ha detto: “Dobbiamo tornare in piazza, è una guerra. Stanno togliendo la libertà a Berlusconi”.
Dal canto suo, la Pascale ha dichiarato: “Questa è una sentenza vergognosa. Sono venuta in piazza perchè mi sentivo di venire. Non ho avvisato Silvio perchè mi avrebbe impedito di essere qui, sarebbe stato preoccupato per me. Penso comunque che se me l’avesse impedito sarebbe stata la prima volta che gli avrei disobbedito”.
“Ridicolo un miliardo per il lavoro, è solo un’aspirina”, ha detto Daniela Santanché in piazza. “Il governo rischia?” Le chiedono i cronisti. “Rischiano tutti i governi che non fanno” risponde lei.
Non è una novità per i salotti della finanza milanese in cui da tempo se ne parlava apertamente. La figlia prediletta e la probabile “erede al trono” potrebbe essere proprio lei: Marina Berlusconi. Non a caso quelle parole dette dopo la sentenza sembravano più da manager e da erede che da figlia:
“Quello cui abbiamo dovuto assistere è uno spettacolo assurdo che con la giustizia nulla ha a che vedere, uno spettacolo che la giustizia non si merita”
Secondo alcune indiscrezioni poi ieri ci sarebbe stata una cena a casa Arcore e il Cavaliere si sarebbe detto “non contrario” a passare di mano lo scettro proprio alla sua primogenita. Continuerà la Dinasty del Cavaliere?
Se il tribunale condanna, la tv assolve e così Silvio Berlusconi riceva la sua “purificazione” a Porta a Porta. Bruno Vespa accusa la magistratura e nell’attesa che oggi il Pdl ritorni a protestare in piazza, nello studio dove propio l’ex Premier firmò il “contratto con gli italiani”, va in onda la difesa a spada tratta del Cavaliere.
E proprio il conduttore ad aprire la puntata con: “Quasi nessuno immaginava una condanna così severa, compresa la richiesta della Corte di aprire un processo per falsa testimonianza contro parte dei testimoni del processo, comprese molte delle ragazze che facevano parte delle ‘serate eleganti’, deputati e collaboratori dell’ex presidente del Consiglio”, spiega. Per Vespa la “sentenza non dovrebbe avere conseguenze dirette sulla stabilità dell’esecutivo, ma segna un punto di svolta nei rapporti tra politica e magistratura”.
La puntata va avanti tra un’intervista a Daniela Santanché al garantismo di Francesco Nitto Palma, l’ex ministro nel governo Berlusconi (ora presidente della Commissione giustizia del Senato), fino ad arrivare alle teorie di Maurizio Belpietro.
La magistratura sotto processo mediatico?
Nitto Palma afferma sicuro che: “Avendo letto le carte, pensavo di dover commentare questa sera una sentenza di assoluzione, dato che non ho ritrovato alcun serio elemento probatorio per sostenere l’accusa, con riferimento al reato di concussione e prostituzione minorile”, attacca. Poi spiega come “tutti i testimoni che hanno rilasciato dichiarazioni diverse rispetto alla posizione dell’accusa” sono coinvolti ora nella trasmissione delle carte alla Procura per falsa testimonianza.
Ma se il Pdl fa quadrato come è logico ci si sarebbe aspettati ben altra reazione da Dario Nardella, giovane deputato del Pd, che invece stupisce tutti dichiarando: “Evidentemente i giudici hanno valutato le carte con questo esito”, spiega, parlando della necessitò di “rispettare le sentenze”, ma senza esprimersi in merito e ricordando come si tratti soltanto del primo grado. Non prima di spiegare come sia necessario dividere le questioni politiche dai problemi giudiziari del Cavaliere. Parole che hanno un gusto amaro, proprio perché pronunciate da un giovane democratico che ancora una volta sembra ribadire il ruolo della magistratura senza voler prendere nessun tipo di posizione e di giudizio politico ed etico.
“Picchia duro” Maurizio Belpietro, direttore di Libero che afferma: “Una sentenza incredibile, non esiste una prova certa, i presunti concussi dicono di non essere tali, la vittima che dice di non essersi mai prostituita”, attacca. Le stesse posizioni ribadite da tempo e andate in onda nelle televisioni di famiglia nell’ “inchiesta” di Rete 4 “La guerra dei vent’anni”. Tutti si alternano a dipingere Berlusconi come il classico “perseguitato politico”.
La pena accessoria della sentenza Ruby potrebbe pesare più della principale. L’interdizione legale per la durata della pena ha già avuto i suoi effetti in borsa, dove il titolo Mediaset ha chiuso in calo del 5,3& a soli 2,39 euro.
Ma cosa significa l’interdizione? Se la pena accessoria fosse confermata fino al terzo grado di giudizio le conseguenze sarebbero dirompenti per i patrimoni di Silvio Berlusconi. L’interdetto legale è una persona che ha commesso un reato la cui pena è superiore ai 5 anni di reclusione per cui il giudice decide di limitare la sua capacità di agire e soprattutto di prendere decisioni nell’ambito del proprio patrimonio. Berlusconi in sostanza sarebbe sostituito da un tutore. Non potrebbe quindi disporre in alcun modo delle aziende di cui è socio come Mediaset e Mondadori.
Era andata in Aula per assistere alla sentenza del processo Ruby, ma dopo la condanna a 7 anni di Silvio Berlusconi, Daniela Santanché è stata accolta da fischi e insulti da parte dei manifestanti che hanno atteso fuori dal Palazzo di Giustizia di Milano, la paralmentare del Pdl. Alcuni hanno anche cantato “Bella Ciao”, dopo la pesante condanna ricaduta sull’ex Premier.
Concussione per costrizione: pena 7 di reclusione. Interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.
Dopo una camera di consiglio infinita è arrivata la sentenza di condanna. Ora la partita si giocherà fuori dalle Aule del tribunale tra il Parlamento e i Media dove Berlusconi dovrà ancora una volta usare le sue armi da abile stratega per convincere i suoi elettori dell’errore giudiziario e della sua innocenza che è stata trasformata in colpevolezza da chi ha voluto minarlo a livello politico e internazionale. Il colpo al governo c’è anche se si cercherà in qualche modo di attutire i danni, ma sicuramente l’Italia dopo questa condanna deve temere le mosse del Cavaliere che, non avendo più nulla da perdere, può muoversi liberamente senza più nessuno scrupolo. Quale sarà il prezzo dell’Italia per la condanna a Berlusconi? Quanto peserà sul governo? Quale sarà la prossima mossa dell’ex premier? 7 anni in Tibet per Berlusconi?
Fonti vicino al Cav. lo descrivono di pessimo umore e pronto al peggio «tanto già so come finisce, finisce male… Io non ho fatto nulla, niente di male, questo processo non sta nè in cielo nè in terra, ma siccome vogliono farmi fuori dalla scena politica, approfitteranno anche di questa occasione». Berlusconi, nel processo che ha frantumato la sua immagine internazionale, sembra ormai rassegnato a dover fare i conti mediaticamente e politicamente con questa condanna. Avrebbe già annunciato un suo ritorno in tv, dopo il lungo silenzio, per spiegare «come stanno le cose», la posizione sua personale e del Pdl rispetto al momento, allo stato del Paese, all’economia, al governo e magari anche alla giustizia. Difficilmente questo accadrà oggi, magari si preferirà far decantare per qualche giorno la sentenza e poi tornare a ribadire la sua versione dei fatti.
Tuttavia sembra che i palinsesti televisivi siano pronti a cambiamenti se l’ex-premier volesse fare dichiarazioni o interviste. Le tv internazionali sono già schierate davanti al palazzo di giustizia e sperano di poter trovare l’esclusiva all’ultimo momento.
La rete si scatena e ironizza sulle parole della Minetti al processo di Ruby. La “confessione -dichiarazione” della Minetti in Aula non poteva passare inosservata ed ecco che quell’ “Amavo Berlusconi, avevamo una relazione”, diventa il tormentone della rete. Su Twitter come su Facebook in poche ore si scatenano gli utenti:
Nicole Minetti parla nell’aula del tribunale di Milano dove si svolge il processo Ruby bis che la vede imputata, assieme a Emilio Fede e Lele Mora, per favoreggiamento induzione alla prostituzione e per il quale la pubblica accusa ha chiesto una condanna a sette anni. Oggi si è presentata per le dichiarazioni spontanee affermando: “Amavo Berlusconi, avevamo una relazione”. Ha poi proseguito: “Tengo a precisare che il mio è stato un sentimento d’amore vero per Silvio Berlusconi” ha sottolineato, ribadendo più volte che lei non ha mai “introdotto” le ragazze ad Arcore nè gestito “nulla”. La Minetti ha poi denunciato una “aggressione mediatica seguita da una ondata di disprezzo” e una “campagna di odio e diffamazione senza precedenti nella storia d’Italia”, confessando che sta continuando a ricevere “minacce, anche nei confronti della mia famiglia e devo convivere con la paura”. Ha anche parlato del suo ingresso in politica, spiegando che fu don Luigi Verzè, il fondatore del San Raffaele, a volere la sua presenza nel consiglio regionale lombardo. “Il presidente Berlusconi mi disse che don Verzè avrebbe avuto piacere ad avere un rappresentante dell’istituto in consiglio regionale, io accettai con gioia e inconsapevolezza, ma a quel ruolo non ero pronta”.
Bisognerà attendere il 12 luglio per avere la sentenza nei confronti di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, imputati a Milano per il processo “Ruby 2” e per i quali sono stati chiesti oggi 7 anni di carcare. A quella data infatti è fissata l’ultima udienza, riservata alle eventuali repliche ed alla camera di consiglio. Nel frattempo, Berlusconi ha manifestato i suoi pensieri circa la riquisitoria odierna. “Le argomentazioni utilizzate dai Pubblici Ministeri Milanesi nel processo Minetti, Mora, Fede, in relazione a quanto sarebbe accaduto nella mia casa, sono quanto di più lontano dalla realtà sia possibile immaginare”, ha affermato il Cavaliere.“Decine e decine di testimonianze hanno asseverato la assoluta normalità delle cene presso la mia residenza e la totale assenza di qualsiasi connotazione men che corretta. La fantasia dell’accusa – sottolinea l’ex premier – appare davvero senza confini e si spinge ad una patologia giuridica che non può che destare indignazione e preoccupazione. Sono certo che la forza della verità dimostrerà la totale infondatezza di tali incredibili ed inaccettabili ricostruzioni”.
Nicole Minetti non ebbe solo un ruolo di “intermediazione”, ma partecipò alle feste di Arcore “compiendo anche atti sessuali retribuiti”. A dirlo è stato il pm Antonio Sangermano in uno dei passaggi della sua requisitoriaal processo sul caso Ruby a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Riguardo gli altri due imputati, il magistrato ha affermato che, come “due sodali”, “saggiavano la gradevolezza delle ragazze, facevano l’esamino per vedere se avevano anche una capacità socio-relazionale e poi le immettevano nel circuito delle serate ad Arcore, un circuito a cui non è sfuggita nemmeno Ruby”. Riguardo alle ragazze, entrate nel “complesso sistema prostitutivo”, sarebbero state “assatanate di soldi”. Il pm ha anche letto alcune intercettazioni di dialoghi tra giovani che hanno partecipato ai presunti festini a luci rosse e che, secondo il magistrato, “volevano ottenere vantaggi economici e di carriera ed erano disponibili a fare sesso a pagamento”. Sono questi alcuni dei passaggi chiave di una requisitoria durante la quale il pm ha anche ricostruito l’inizio delle indagini sul caso Ruby: “Abbiamo ricevuto una macroscopica notizia di reato, riguardante una ragazza minorenne che girava per le strade di Milano con pacchi di denaro, che frequentava alberghi di lusso, che viveva con una prostituta e andava a casa di un uomo ricco e potente da cui diceva di ricevere denaro dopo essere fuggita da una comunità”. “C’e’ qualcuno che, indossando come noi la toga, a fronte delle dichiarazioni di una minorenne, delle oggettive anomalie della notte del 27 maggio 2010, che sentendo Lele Mora dire nelle telefonate di inghindarsi con biancheria intima e la Minetti retribuire le ragazze, c’e’ qualcuno, ripeto, che avrebbe riattaccato la cornetta e si sarebbe tappato le orecchie senza indagare?”. E’ così che il pm di Milano Antonio Sangermano ha sottolineato che “la legge impone di indagare ed esercitare l’azione penale”. Sangermano, riguardo a Ruby, ha parlato di “immaturita’ e vulnerabilita”, ricordando che, durante la sua testimonianza “si e’ contraddetta” e aggiungendo: “l’unico dato certo e’ che Ruby ha sempre negato di essersi prostituita e di avere avuto rapporti a pagamento con Silvio Berlusconi”. Ha quindi proseguito: “Come in un videogame Ruby ha calato persone vere e immaginarie tentando una impresa ragguardevole: discreditare se stessa miscelando verita’ e bugie” e dire di avere inventato “cavolate”. Sempre nel corso della requisitoria del cosiddetto Ruby 2, il pm ha spiegato che Emilio Fede fu colui che “portò ad Arcore” Ruby e “da quel momento in poi, Mora ebbe il compito di prendersene cura” aggiungendo che, nel selezionare le ragazze da “immettere nel circuito prostitutivo delle serate di Arcore”, erano come “assaggiatori di vini pregiati”. Ma “gli eventi organizzati ad Arcore avevano certamente una natura prostitutiva” e quindi “Il bunga bunga non e’ il parto della torbida mente degli inquirenti, ma un contesto dell’ attivita’ di prostituzione”. Parlando di Nicole Minetti, inoltre, Sangermano ha spiegato che non ebbe solo un ruolo di “intermediazione”, ma partecipo’ alle feste di Arcore “compiendo anche atti sessuali retribuiti”. In seguito, il procuratore aggiunto di Milano Piero Forno ha ha parlato di “ambiente orgiastico” e nel descrivere le feste nella villa di Silvio Berlusconi le ha paragonate a una “orgia bacchica”. Lo stesso ha poi formulato la richiseta di pena: sette anni per Fede, Minetti e Mora. Il pm ha inoltre chiesto che i tre imputati siano condannati a una multa di 35 mila euro ciascuno. Le accuse sono di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile in quanto alle feste nella residenza milanese di Silvio Berlusconi partecipava, questa è l’ipotesi, anche Ruby quando era minorenne. Nella sua requisitoria ha citato anche Veronica Lario, la ex moglie di Silvio Berlusconi. Il pm ha ricordato quando nel 2009, prima di chiedere la separazione dall’ex premier, dichiarò che ”per la sua dignita’ non poteva tollerare un sistema in cui le vergini venivano date in pasto per la loro ambizione e i lori interessi”.
E’ tornata nell’aula del Tribunale di Milano Ruby e le sue risposte al processo al processo a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti sono piene di “Non ricordo” e di “Non so”. Non sa per quale motivo abbia dato un numero inesistente all’agenzia di Lele Mora e non ricorda se, la notte del 9 marzo 2010, ha dormito da sola ad Arcore o meno. Dispiaciuta per le “cavolate” raccontate in precedenza, che sono state riportate nei cinque verbali resi tra luglio e agosto 2010, dichiara di essere presente “per dire la verità”, negando di essersi esibita ad Arcore in balli erotici. Perchè abbia in precedenza mescolato cose vere ad altre inventate, lei stessa non lo sa spiegare e lo stesso pm ha parlato di una sorta di “preveggenza” della marocchina, perché alcune ragazze hanno poi raccontato di scene erotiche ad Arcore. Nell’udienza precedente, Ruby aveva negato di aver avuto rapporti sessuali con Silvio Berlusconi e di aver preso da lui 4 milioni e mezzo di euro ma oggi ha tenuto a rimarcare che “La mia memoria può fallire, perché a differenza delle intercettazioni io non sono uno strumento”. E infatti il “non ricordo” è la base delle rispote date al pm di Milano Antonio Sangermano riguardo i tabulati telefonici. In particolare, in quel momento il pm le stava chiedendo per quale motivo, il 26 maggio 2010, il giorno prima dell’ormai famosa notte in questura, avesse chiamato il ragioniere di Silvio Berlusconi, Giuseppe Spinelli. Il pm ha anche chiesto alla ragazza se avesse mai avuto “trattative con Berlusconi per ricevere soldi a prescindere dai rapporti sessuali che lei ha negato”. La risposta è stata un secco “no”: Ruby ha inoltre ribadito di aver avuto i 30mila euro per il progetto del centro estetico e nient’altro, a parte le buste nelle serate di Arcore. Quanto ai 4 milioni e mezzo da B e ai 170mila euro conservati da Spinelli, la giovane ha spiegato che era solo “una forma di vanto” per farle vedere “alle ragazze che venivano a casa mia”. Negazione anche quando si è parlato di Caterina Pasquino, non si sarebbe mai “vantata” di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi, smentendo le stesse dichiarazioni che la Pasquino ha messo a verbale. “Insomma, lei esclude anche si essersi inventata di aver avuto rapporti sessuali con Silvio Berlusconi?”, le ha chiesto il pm. “Escludo”, è stata la risposta di Ruby. A Ruby sono poi state rivolte domande sui 7mila euro di cui aveva denunciato il furto il primo maggio 2010. Lei ha replicato dicendo che “venivano dalle buste che ci dava il presidente, a volte con 2mila o 3mila euro, quando andavamo alle serate”. La giovane ha poi testimoniato in aula chiarendo che “i soldi li portavo in borsa, perché vivevo con delle ragazze e non mi fidavo”. Quel giorno, dopo la denuncia di Ruby, un carabiniere riuscì ad arrestare il ladro recuperando 5.500 euro e restituendoli alla ragazza.
Lettere con insulti e minacce di morte arrivate nelle ultime settimane nell’ufficio del procuratore aggiunto Ilda Boccassini che tuttavia non hanno turbato il magistrato che come si legge nella nota del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati “La procura della Repubblica di Milano con tutti i suoi magistrati, adempie e continuerà ad adempire con immutata serenità al proprio compito. Nel più rigoroso rispetto delle regole e delle garanzie processuali, fedele al principio costituzionale della eguaglianza di tutti di fronte alla legge”. Le lettere saranno trasmesse al procuratore capo di Brescia, Fabio Salamone, per le indagini, dato che la persona offesa è un magistrato di Milano.
Nel 2010 Karima affermò che alle cene di Berlusconi le ragazze dovevano far ”provare piaceri corporei” a Silvio Berlusconi, oggi, 2013, si è parlato solo di balli sensuali in cui il contatto fisico con l’ex premier non sarebbe mai avvenuto. Ma questo è solo uno dei tanti pezzi di puzzle che non tornano. Ma d’altra parte Ruby oggi si è presentata per rettoficare le bugie che aveva detto ai pm nel 2010 quindi non ci si poteva attendere nulla di diverso. Quando il pm Antonio Sangermano le ha letto una serie di intercettazioni la risposta della ragazza è stata “cavolate”. Quindi avrebbe detto solo una serie di cose inventate? Perchè dunque il nome bunga bunga? Sembra che questo termine il leader del Pdl lo abbia coniato dal suo amico Gheddafi. Nel 2010 fu la stessa Karima El Mahroug ad affermare che ”Berlusconi mi spiego’ che il Bunga-Bunga consisteva in un harem che aveva copiato dal suo amico Gheddafi” e poi aggiungeva le ragazze si fermavano ad Arcore ”per esaudire i suoi desideri”; c’erano giovani ”completamente nude” che volevano farsi ”notare da Berlusconi con atti sessuali sempre piu’ spinti”.
Ma il nodo più importante è quello sull’età di Ruby. Il premier in qualche modo poteva sapere che la ragazza era, all’epoca dei fatti, minorenne?
”Berlusconi sapeva che avevo 23-24 anni”, ha spiegato oggi, aggiungendo che si era presentata a lui come ” imparentata col presidente egiziano Mubarak”. Dal verbale, invece: ”Berlusconi mi propose di farmi passare per nipote del presidente Mubarak… mi propose inoltre di mettermi nella disponibilita’ di un centro estetico”. Quel centro estetico, invece, che nella deposizione a processo è diventato il ”sogno” che lei voleva realizzare e per cui l’ex premier le diede ”30 mila euro”.
Ma sono proprio i soldi ad andare e venire… Oggi sono buste da 3 o al massimo da 5 mila euro (oltre naturalmente i 30 mila euro per il centro estetico) ma nel 2010 furono invece circa ”187 mila euro” tra febbraio e maggio, ”oltre ai regali”, come, tra tanti, una ”collana in oro giallo”.
Ruby continua a raccontare la sua verità nel corso del processo e arriva ad accusare parzialmente in pm di Milano, paventando l’ipotesi che i magistrati l’abbiano interrogata più volte rispetto a quelle verbalizzate. Solo in seguito è arrivato il “dietro-front”, dopo l’intervento del giudice che le ha fatto notare che stava dicendo una cosa grave. “Non siamo in una trasmissione tv – ha spiegato il giudice Annamaria Gatto – questo è un processo e dobbiamo accertare la verità”. Ecco allora che la ragazza prosegue con la sua: non le sono mai stati promessi 4,5 mln di euro da Berlusconi in cambio del suo silenzio sul fatto che aveva avuto rapporti sessuali con lui quando era minorenne. Tutto quello che ha raccontato sarebbe quindi frutto di bugie create ad arte per vantarsi, anche davanti ai suoi stessi genitori. Tutte queste menzogne, inclusa quella sull’età rifilata ai giudici, rientrano nella sfera del “Ho detto bugie in sè”, ribadendo che il Cavaliere “sapeva che io avevo 23-24 anni”. La risposta è pronta anche quando il pm Sangermano le contesta un’intercettazione del settembre 2010 durante la quale, parlando con una amica, diceva di avere negato ai pm “il fatto che Silvio sa che sono minorenne”. Anche in quel caso, ha affermato, “ho detto bugie, per me le cavolate erano uno strumento automatico di difesa con tutte le persone”.
Continua la sua testimonianza in aula Ruby, la giovane marocchina al centro dei processi sulle presunte feste a luci rosse ad Arcore, cha ha raccontato di aver ricevuto 30 mila euro da Giuseppe Spinelli, il collaboratore di Silvio Berlusconi, per aprire un centro estetico in via della Spiga, a Milano: “Quello è sempre stato il mio sogno, dopo aver lavorato in un centro estetico a Messina”. Esperienza che non è però “andata bene”. Parlando poi della famosa notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 in questura a Milano con Ruby c’erano “Nicole Minetti, Michelle Conceicao e Miriam Loddo” e sarebbe stata la Conceicao a rassicurarla: “non ti preoccupare faremo di tutto per non farti tornare in comunità”. La ragazza poi prosegue il suo racconto: “Ho litigato con Michelle Conceciao. Sono andata in pronto soccorso. Ho conosciuto un’assistente sociale. E sono andata a vivere in una comunità di suore… ma sono confusa. Le altre ragazze che c’erano erano lì per dormire. Poi ho incontrato Luca Giulianti, l’avvocato che mi ha fatto conoscere Lele Mora. Non so chi ha fatto la richiesta d’affido. E io sono andata alla comunità di Genova. Non ho mai vissuto a casa di Lele Mora in questo periodo di difficoltà”. Quello che non sa sono i retroscena della situazione, ignora quindi se il suo rilascio possa dipendere dalle pressioni di Berlusconi come affermano i pm. Una volta uscita, affidata alla Minetti, ha parlato con Berluscuni che “era arrabbiato” e che le ha chiesto “perchè avevo detto tutte quelle cavolate”.
“C’erano la Polanco, la Fagioli. Siamo rimaste tutte a dormire lì. Mi è stata data una stanza e ho dormito lì da sola. Berlusconi mi ha detto di restare. Mi ha svegliato la Polanco, mi è stata data una tuta. Era in un’altra stanza e abbiamo fatto colazione con il presindente”, così Karima durante la testimonianza in Aula a Milano. Afferma anche che al termine della prima serata in cui si recò a Villa San Martino, il 14 Febbraio 2010. Fu in quell’occasione che l’allora premier Berlusconi le consegnò dei soldi. “Silvio Berlusconi mi diede una busta con 2/3mila euro”. Durante quella festa ormai nota, raccontò “una storia inventatà, e cioè di essere figlia di una cantante brasiliana-egiziana e di essere “parente” di Mubarak.
Karima anche che c’era Marysthelle Polanco “che avevo visto in tutte le serate e si vestiva sempre da due personaggi. Uno era Obama, l’altra era Ilda Boccassini, ma all’epoca non lo sapevo”.
A quelle cene, secondo sempre la testimonianza di El Mahroug, partecipavano anche Lele Mora ed Emilio Fede. Ma come arrivavano le ragazze alla villa di Arcore? Karima afferma di essere sempre andata in taxi e solo una volta si è trovata in auto, nella mini della Minetti, insieme a la Polanco e a Nicole.
Ruby ha chiesto e ottenuto di essere ascoltata in aula e oggi si sta la testimonianza nel dibattimento a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. La ragazza, convocata dai giudici della V Sezione Penale, si è presentata, in un sobrio abito grigio, accompagnata dal suo compagno Luca Risso e dai suoi due avvocati, Paola Boccardi e Daniela Damiano. Ruby ha affermato di avere detto di avere 16 anni al concorso di bellezza in Sicilia a cui partecipo’ nel 2009. La giovane marocchina ha spiegato che a quel concorso c’era anche Emilio Fede ma di non avere avuto modo di fare discorsi in separata sede con lui. “Firmai da sola il modulo per partecipare al concorso – ha spiegato – inventandomi il nome di un adulto perchè non avevo l’autorizzazione dei miei genitori”. Ruby ha raccontato ai giudici di Milano i suoi primi contatti con Lele Mora.
Poi la decisione di arrivare a Milano. “Desideravo venire a Milano”, esordisce Karima El Mahroug. “Non avevo soldi, ho preso il treno senza il biglietto. Tanto al massimo avrei rischiato di dover tornare in comunità”, continua la ragazza. “Sono arrivata a Milano a fine ottobre 2009. Ero ospite di una ragazza che si chiamava Simona Loca. Poi sono entrata nell’agenzia di Lele Mora, gli ho lasciato le mie foto che avevo preso dal profilo Facebook; intanto avevo cambiato casa”. Dice di aver dato il nome Ruby e di aver detto di avere 19-20 anni, lasciando foto e generalità a un ragazzo che si chiamava Marco. La giovane ha chiarito di aver contattato Mora a ottobre 2010, appena approdata nel capoluogo lombardo dalla Sicilia, ”perche’ volevo lavorare nel mondo dello spettacolo. Ho chiesto di avere un colloquio direttamente con Mora, mi hanno chiesto di lasciare curriculum e foto. Documenti, pero’, non ne avevo, cosi’ ho detto di essermeli dimenticati”. Cosi’, al momento di fornire le proprie generalità ”ho dato il mio solito nome, preso da una telenovela e ho detto di avere 19-20 anni. Sono informazioni – ha precisato ancora la giovane – che ho dato al segretario di Mora”.
In un altro passo racconta quando ha incontrato Simona Loca, una ragazza conosciuta in Sicilia e ritrovata a Milano ceh aveva accettato di ospitarla. “Il lavoro che mi propose Simona Loca era di fare la prostituta, mi fece salire in un albergo e in una stanza, ma non potevo a causa della mancanza di documenti”, continua Karima, che poi dice di essersene andata quando ha capito che le chiedevano di prostituirsi. Racconta anche che è stata cacciata di casa e di aver chiesto aiuto a un uomo che si offre di ospitarla in un monolocale: si chiamava Vincenzo Ranieri. La persona le trova lavoro come cameriera in un ristorante, ma lei non si presenta il primo giorno. In corso Como frequenta un ragazzo che si chiama Gabriele o Gabriel e un’altra tunisina che viveva a Cinisello Balsamo. Racconta di una serata in cui ha fatto una prova come cameriera ed è stata pagata. “Guadagnavo intorno ai cento euro a serata”.
Ruby racconta che nel frattempo ha conosciuto Caterina (Katia) Pasquino e parla delle serate trovatele da Lele Mora: “Mi dava 200 o 300 euro, altri prendevano anche 500 euro”. “Nelle serate avevamo a disposizione questo tavolo e facevamo da contorno a Lele Mora all’Hollywood”, aggiunge. Finché non arriva l’avviso: c’è una serata, bisogna presentarsi all’agenzia in viale Monza. Quando sale in macchina per recarsi nel luogo di lavoro, l’autista non le dice dove si va. Poi arrivano a Palazzo dei Cigni e sale in auto Emilio Fede, il quale si presenta e le chiede il numero di telefono di nuovo dopo la volta del concorso in Sicilia. Nel racconto Ruby dice di aver tagliato i rapporti con la famiglia e di aver detto lei di essere parente del presidente dell’Egitto. Spiega anche che si è inventata maltrattamenti e di essere stata cacciata di casa perché voleva diventare cattolica. Il presidente del collegio la interrompe dicendo che il racconto non combacia con quanto detto dai testimoni, che parlano di violenze da parte dello zio.
“Sono arrivata ad Arcore, ero sorpresa di essere a casa del Presidente del Consiglio, non mi sembrava vero, era una cosa stranissima”, dice ancora Karima. Che poi racconta del “posto chiamato Bunga Bunga”: “Mi è stata raccontata la barzelletta del bunga bunga dal presidente Berlusconi”. Ruby racconta di Nicole Minetti “vestita da suora, mentre ballava alzava la gonna per far vedere le gambe”. E di Marystell Polanco, vestita da giudice “come Ilda Boccassini, con la parrucca rossa e la toga” e “come Obama, di cui indossava la maschera”. Prosegue con i balli sensuali sul palo e le canzoni di Apicella. “La Minetti si era tolto il vestito da suora ed era rimasta in biancheria intima, Iris Berardi era vestita da Ronaldinho. Le ragazze si avvicinavano a lui con modo sensuale, alzavano le gonne. Facevano i balleti. Ma non ho mai visto contatti tra le ragazze e Berlusconi”.
La litania di Ruby davanti al Tribunale di Milano è servita e nell’udienza odierna gli avvocati degli imputati non hanno acconsentino di acquisire agli atti i verbali resi dalla giovane marocchina durante le indagini in quanto li ritengono pieni di omissis e quindi Ruby verrà sentita in aula nel processo a carico di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede.
I giudici del tribunale di Milano hanno optato per la sospensione del processo sul caso Ruby in cui è imputato Silvio Berlusconi. Lo stop è stato motivato dalla corte con l’attesa della decisione della Cassazione sull’istanza di remissione presentata dal leader del Pdl e che sarà trattata il 18 del prossimo mese. Il processo è stato rinviato al 22 aprile.
La richiesta di rinviare il processo sul caso Ruby da parte di Silvio Berlusconi e della sua difesa e quindi bloccare ancora una volta la requisitoria “in un altro Paese sarebbe un oltraggio e un disprezzo per la corte e lo è anche qui”. A parlare è il pm del processo in corso a Milano, Ilda Boccassini, chiedendo di respingere l’istanza di legittimo impedimento di premier e legali.
Berlusconi non poteva rinunciare alla trasmissione di questa mattina in quanto “rientra nella previsione dell’accesso ai mezzi di informazione durante la campagna elettorale” e in base alla relazione del vice presidente della Commissione di vigilanza Rai, “l’eventuale rinuncia alla partecipazione renderebbe sostanzialmente impossibile il recupero di altri spazi televisivi”. Considerando, inoltre, l’orario di conclusione della trasmissione, secondo il collegio non c’é tempo sufficiente affinché Berlusconi si organizzi il viaggio per arrivare al Palazzo di Giustizia di Milano nel pomeriggio per partecipare all’udienza così come aveva chiesto il procuratore aggiunto Ilda Boccassini. PROCESSO RINVIATO ALL’11/2
La difesa non le ha pagato il viaggio e lei non ha la possibilità di venire a Roma a spese sue. Berlusconi parla di equivoco. Intanto il tempo scorre e il processo si rimanda.
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