Gli Usa sostengono l’Ucraina promettendo a Kiev un pacchetto di aiuti destinato a sostenere il governo. Tra questi, un miliardo di dollari in garanzie sui prestiti. Nel frattempo, però, Barack Obama denuncia che sono state “Violate norme internazionali”. Il segretario di Stato, John Kerry, in visita nella capitale ucraina, rincara la dose: “Cercano pretesti per l’invasione”. Ma Putin non indietreggia: “Uso delle forze armate se richiesto dal legittimo presidente, Ianukovich”. Il presidente russo ha sospeso ma non cancellato la minaccia di un intervento armato in Ucraina, ha negato sfrontatamente la presenza di truppe russe (“sono milizie di autodifesa”) in una Crimea che ha giurato di non voler annettere e ha respinto i moniti di un Obama che gli ha dato del bugiardo: “Con le sue dichiarazioni non prende in giro nessuno”, ha tuonato il presidente Usa, tornando a condannare “l’aggressione russa”. Ai giornalisti presenti nella sua residenza di Novo Ogariovo, fuori Mosca, Putin ha ribadito che per lui Ianukovich è ancora il “presidente legittimo, anche se senza futuro politico”, ma Putin non riconosce i nuovi poteri di Kiev scaturiti da un “colpo di Stato armato”. Per quel che riguarda le sanzioni minacciate dagli Usa, e sollecitate anche da una rediviva Timoshenko, “sono un’arma a doppio taglio, i danni sono reciproci”, ha ammonito il presidente russo, rinfacciando inoltre agli Usa l’illegittimità dei loro interventi in Afghanistan, Iraq e Libia. E sul G8 di Sochi: “Se i nostri partner non vogliono venire, non vengano”. Del resto proprio sul piano economico lo scontro è più duro. I consigliere economico del Cremlino, Serghiei Glaziev, è stato mandato a profetizzare l’apocalisse economica per Washington in caso di sanzioni: la Russia annullerebbe la sua dipendenza finanziaria dagli Usa, abbandonerebbe il dollaro, anche nelle sue ingenti riserve di valuta straniera, venderebbe gli oltre 200 miliardi di dollari di obbligazioni Usa e non restituirebbe i crediti concessi dalle banche a stelle e strisce. Nella guerra economica il Cremlino ha già calato l’asso energetico che spaventa anche l’Europa: da aprile fine dello sconto sul gas all’Ucraina, dove transita l’80% del metano russo per il Vecchio continente. Mentre la diplomazia internazionale tenta di mantenere aperta una finestra di dialogo “che tra qualche ora o qualche giorno potrebbe essere chiusa”, come ha avvisato il ministro degli Esteri Federica Mogherini, sale anche la tensione militare.
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La polveriera in Crimea: a rischio pace e sicurezza. Una seconda Sarajevo?
Gli occhi restano puntati sulla situazione in Crimea con il segretario di Stato americano, John Kerry, che ha avvertito Mosca che il dispiegamento di truppe russe in Ucraina minaccia “la pace e la sicurezza” nella regione e rischia di avere un impatto “profondo” sulle relazioni tra Stati Uniti e Russia. “A meno che la Russia non prenda misure immediate e concrete per far calare la tensione, l’effetto sulle relazioni tra Usa e Russia e sulla posizione internazionale di Mosca sarà profondo”. E mentre il Canada ha richiamato il suo ambasciatore a Mosca minacciando di non prendere parte al prossimo G8, miliziani armati hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea. Tra le troupe respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile. Lungo la “linea di frontiera” i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e cecchini. Nel frattempo, a Mosca si stanno organizzando due manifestazioni opposte, pro e contro “l’invasione” della Crimea. Ma anche in Italia se ne parla e Beppe Grillo, nel suo blog, ieri ha scritto un post che lancia un confronto forte: “Millenovecentoquattordici Sarajevo – 2014 Sebastopoli Ucraina”.
A furia di incidenti, di guerre provocate ad arte, di primavere improbabili, come quella fasulla in Libia, o come in Egitto dove ora comandano i militari dopo un colpo di Stato nel silenzio più assoluto delle cosiddette democrazie, a furia di nazioni usate come terreno di scontro di interessi internazionali a colpi di bombe e di disinformazione, come in Siria, la situazione potrebbe sfuggire a tutti di mano. Potrebbe scoppiare un incendio che brucia la casa come può succedere a un bambino che gioca con i fiammiferi. Andò così nel 1914, Sarajevo fu solo una scintilla.
In Ucraina sta succedendo qualcosa di grave, le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibili. Un governo odiato da una parte della popolazione e amato viceversa dagli ucraini russofoni, circa 14 milioni contro 32 milioni di ucraini, è stato deposto con la forza, dalla piazza. Il presidente Viktor Yanukovich, eletto in regolari elezioni, non un dittatore in termini politici, è fuggito in Russia ed è sotto la protezione di Putin. L’Ucraina è vitale per la Russia per ragioni geopolitiche. La sua flotta militare è ospitata a Sebastopoli in Crimea che appartiene all’Ucraina. La Crimea, per i russi è russa, ancorché ceduta da Krusciov all’Ucraina nel 1954 quando era ancora in vita l’Unione Sovietica. A Sebastopoli sono presenti, grazie a un accordo tra i due governi, circa 15.000 militari della Marina russa. Dopo gli scontri di Kiev, i russi sono entrati nello spazio aereo dell’Ucraina con 13 aerei da guerra e 2.000. paracadutisti. Il parlamento della Crimea è stato occupato da forze fedeli a Yanukovich che ha dichiarato di considerarsi comunque il presidente dell’Ucraina. Putin ha ordinato la più importante esercitazione militare sul fronte occidentale dalla caduta del Muro, ai confini ucraini, che coinvolgerà 150.0000 militari. Obama ha dichiarato che ci saranno “conseguenze” per queste azioni “siamo profondamente preoccupati e in contatto con la Russia. Ogni intervento in Crimea sarebbe una grave violazione del diritto internazionale e della sovranità ucraina”. La Gran Bretagna ha consigliato a tutti i suoi cittadini presenti in Crimea di lasciarla al più presto. L’Europa rischia di fare la fine del vaso di coccio tra due vasi di ferro, Russia e Stati Uniti, prigioniera delle sue divisioni. In Ucraina, di chiunque siano le ragioni, si è affermato il principio che un governo eletto in libere elezioni può essere rovesciato non da nuove elezioni, come sarebbe normale in democrazia, ma dalla piazza armata.Oggi l’Ucraina e domani? Quali altre piazze? Quali altre “primavere”?
Pubblicato da tdy22 in marzo 2, 2014
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Putin chiede il via libera al Parlamento per inviare truppe in Ucraina
La situazione in Crimea precipita e il presidente russo Vladimir Putin ha presentato al Consiglio della federazione russa, la camera alta del Parlamento, “una richiesta di utilizzo delle forze armate in territorio ucraino per normalizzare la situazione socio-politica nel Paese, in relazione alla situazione che si è creata in Ucraina e ad una minaccia alla vita dei cittadini russi”. Il premier si è richiamato alla costituzione russa, “punto G, parte prima, art 102”, giustificando la richiesta con la “situazione straordinaria che si è creata” in quel Paese e con le “minacce alla vita dei cittadini russi, dei nostri connazionali, dell’organico del contingente militare delle forze armate della Russia dislocato in conformità ad un accordo internazionale in territorio ucraino (repubblica autonoma della Crimea)”. Nel frattempo è stato preso d’assedio da 300 uomini armati il quartier generale della guardia costiera ucraina a Sebastopoli, in Crimea. Gli assalitori affermano essere stati inviati dal ministro della Difesa russo con l’ordine di occupare il sito. Già si contano decine di ferite e il ministro della Difesa ucraino ha riferito che Mosca ha inviato in Crimea 30 blindati e 6mila soldati. Non solo, il palazzo dell’amministrazione regionale di Kharkiv, nell’Ucraina orientale a prevalenza russofona è stato occupato da un gruppo di insorti filorussi. Intanto il presidente ad interim ucraino Oleksandr Turcinov ha definito “illegale” l’elezione a premier della Crimea del leader del partito ‘Unità russa’ Serghiei Aksionov.
Pubblicato da tdy22 in marzo 1, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/03/01/putin-chiede-il-via-libera-al-parlamento-per-inviare-truppe-in-ucraina/
Onu e Usa preoccupati per la situazione in Crimea: invasione russa

Pubblicato da tdy22 in marzo 1, 2014
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Mosca e Kiev ai ferri corti: la Russia prende il controllo di due aeroporti
E’ il ministro dell’Interno ucraino ad accusare la Russia di “invasione armata”, con lo stesso politico che, su Facebook, scrive: “considero l’azione come un’occupazione”. Questo dopo che militari russi hanno preso, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Interfax, il controllo dell’aeroporto di Belbek, vicino a Sebastopoli, in Ucraina. Secondo fonti militari, l’azione serve per “prevenire l’arrivo di militanti”. Lo scalo, di proprietà dell’aeronautica ucraina, è presidiato lungo tutto il perimetro e si nota anche un blindato. In precedenza uomini non identificati avevano preso possesso, per poche ore, dell’aeroporto di Sinferopoli in Crimea, repubblica autonoma dell’Ucraina; a quanto pare, però, si è trattato di un errore di località. Successivamente, un altro gruppo armato ha occupato l’aeroporto di Belbek. E’ ancora da dimostrare, tuttavia, che si tratti davvero di militari russi e anzi una non meglio precisata fonte di Sebastopoli ha infatti precisato a Interfax che i militari russi non hanno nulla a che fare con l’occupazione degli aeroporti. Gli autori del blitz sarebbero invece attivisti dei reparti di autodifesa, e il loro obiettivo quello di impedire lo sbarco di forze legate alla protesta del Maidan. Poche ore dopo l'”invasione”, un portavoce dell’aeroporto di Sinferopoli, Ihor Stratilati, ha riferito a Radio Eco di Mosca che gli uomini armati autori del blitz nello scalo se ne erano andati. “Pensavano che le forze della protesta atterrassero qui, ma quando hanno visto essi stessi che non c’era nessuno, si sono scusati e se ne sono andati”, ha raccontato. La Crimea, penisola sul Mar Nero, nel sud dell’Ucraina, è popolata in maggioranza da russi. Si tratta in effetti di una regione russa annessa all’Ucraina nel ’54 da Krusciov. Mosca ancora oggi mantiene nella penisola la base della sua flotta del Mar Nero. Dopo la cacciata del presidente filo-russo Viktor Ianukovich e la presa del potere a Kiev da parte dell’opposizione nazionalista, in Crimea si sono accese tensioni separatiste da parte della popolazione russofona.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 28, 2014
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Caccia al premier ucraino destituito: “Spariti nel nulla 7 mld di dollari”
Viktor Yanukovich, presidente ucraino deposto, è in fuga da sabato e l’ultimo avvistamento è avvenuto in Crimea. Contro di lui, come ha spiegato iministro dell’Interno ad interim, è stato spiccato un mandato di cattura. L’ex premier è accusato di strage di massa. Ma non solo: i leader dell’opposizione, che hanno assunto il potere politico nei giorni scorsi, “avrebbero scoperto che dalle casse dello Stato, in un periodo molto breve, sono scomparsi sei o sette miliardi di dollari di riserve valutarie, che ora sarebbero a un minimo storico”. A renderlo noto l’eurodeputato croato, Tonino Picula, che lunedì mattina ha incontrato a Kiev il presidente ad interim, Oleksandr Turcinov. Nel frattempo la Russia ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Kiev. “La situazione in Ucraina rappresenta una minaccia per i nostri interessi e per la vita dei nostri cittadini”, ha detto il premier russo, Dmitri Medvedev. Il primo ministro di Putin non ha nascosto poi la sua preoccupazione per quel che concerne la situazione politica: “La legittimità di alcuni organi istituzionali dell’Ucraina suscita forti dubbi”. Il ministro russo all’Economia ha poi affermato: “Noi diciamo all’Ucraina: avete il diritto, ovviamente, di scegliere la vostra strada ma in questo caso saremo costretti ad aumentare le tariffe sulle importazioni”. Intanto Iuri Kolobov, ministro delle finanze ad interim in Ucraina ha spiegato che il Paese ha bisogno di 35 miliardi di dollari in due anni. Ha quindi proposto una conferenza internazionale dei finanziatori per risolvere la situazione. “L’ammontare degli aiuti macroeconomici di cui ha bisogno l’Ucraina potrebbe raggiungere i 35 miliardi di dollari nel 2014-2015. Abbiamo proposto ai nostri partner occidentali di organizzare una grande conferenza internazionale dei finanziatori”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
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Il video della fuga in elicottero del premier ucraino destituito
E’ stato trasmesso dalla tv ucraina Canale 5 il video esclusivo che mostra il presidente Viktor Yanukovich che fugge in elicottero mentre l’ex premier Julia Timoshenko esce di prigione dopo 4 anni. Il premier destituito sarebbe fuggito nella notte tra venerdì e sabato accompagnato, così sembra, dagli uomini della scorta. Nel filmato si nota l’uomo salire su un furgone per poi allontanarsi definitivamente a bordo di un elicottero:
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
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L’ultima rivolta contro la Russia: abbattute le statue di Lenin in Ucraina
Anche nella capitale, a Kiev, la statua di Lenin è stata demolita dai manifestanti in segno di ribellione verso Mosca. In realtà, nel paese sarebbero almeno 13 le statue abbattute negli ultimi giorni, dalla città di Chmelnyckyj a Dnipropetrovsk, da Chernihiv a Zhytomyr. L’abbattimento della statua di Lenin sembra anche essere il vessillo dei dimostranti che in questo modo vogliono dichiarare al mondo intero di avere loro il controllo delle città e non più i poteri forti dello stato o delle sue diramazioni sempre troppo succubi nei confronti della politica russa di Putin.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 22, 2014
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Yulia Tymoshenko è libera. E intanto l’Ucraina ha un nuovo premier ad interim
E’ tornata in libertà la pasionaria della Rivoluzione arancione Iulia Timoshenko, dopo che il Parlamento ucraino aveva votato la sua “liberazione immediata in base a una decisione della Corte europea per i diritti dell’Uomo”, senza quindi dover aspettare la firma del presidente Ianukovich. Nel frattempo l’ex capo dei servizi segreti Oleksandt Tucino, braccio destro della Timoshenko già eletto presidente del Parlamento, è stato anche eletto premier ad interim. Nuovo ministro dell’Interno ad interim è invece Arsen Avakov, altro politico vicino alla Rivoluzione arancione. E’ stata inoltre confermata la presenza del presidente ucraino Viktor Ianukovicha Kharkiv. A dirlo Anna Gherman, una deputata e consigliera del capo di Stato ucraino citata dall’agenzia di stampa Ukrinform. Secondo la parlamentare, oggi Ianukovich “incontrerà gli elettori” e parlerà a una tv locale, ma non parteciperà al congresso dei politici dell’Ucraina orientale e meridionale previsto a Kharkiv, al confine con la Russia. Il parlamento ucraino si pronuncerà su una richiesta di incriminazione nei confronti del presidente Viktor Ianukovich e sulla sua conseguente decadenza dalle funzioni di capo dello Stato. Lo ha detto il leader del partito nazionalista Oleg Tiaghnibok.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 22, 2014
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Si placano le violenze a Kiev: trovato l’accordo. E il presidente lascia la città
Stando a quanto sostiene una testata ucraina vicina all’opposizione, Zn.ua, che cita un non meglio specificato alto funzionario dell’amministrazione presidenziale, il presidente Viktor Ianukovich avrebbe lasciato ieri la capitale Kiev per raggiungere in aereo Kharkiv, città dell’Ucraina orientale russofona dove le proteste antigovernative hanno poco seguito. La fonte, che al momento non ha trovato conferme, avrebbe anche riportato che in compagnia di Ianukovich ci sarebbero il presidente del parlamento Volodimir Ribak, il capo dell’amministrazione presidenziale Andriei Kliuiev e il deputato Vadim Novinskii. La notizia è in attesa di conferme ma è giunta al termine di una giornata convulsa, con il governo e gli oppositori che hanno trovato un accordo che ha ricevuto la benedizione di Onu e Ue. Ci si augura che tale accordo possa porre un freno alle violenze di questi ultimi giorni, che hanno portato il Paese a un passo dalla guerra civile. Dopo la carneficina di questi giorni a Kiev, dove, secondo le stime ufficiali, hanno perso la vita almeno 80 persone, il presidente ucraino Viktor Ianukovich ha infatti trovato un compromesso con gli oppositori, che prevede elezioni presidenziali anticipate entro fine anno, una riforma costituzionale che riduca i poteri del capo dello Stato, e la formazione di un governo d’unità nazionale. Tali concessioni puntano a evitare ulteriori scontri. Sembra inoltre che il parlamento abbia rovato il modo per far tornare in libertà Iulia Timoshenko, approvando degli emendamenti al codice penale che depenalizzano l’abuso d’ufficio, reato per il quale l’ex premier è stata condannata a sette anni di reclusione in un processo che molti ritengono di matrice politica. Ancora, è stata approvata dall’organo legislativo un’amnistia “incondizionata” per tutti i manifestanti e ha sollevato dall’incarico di ministro dell’Interno Vitali Zakharcenko, accusato dall’opposizione di essere tra gli artefici delle violenze della polizia contro i manifestanti antigovernativi. Sul fronte interno, il partito delle Regioni di Ianukovich intanto sembra iniziare a sgretolarsi, e sono almeno 28 i deputati che hanno abbandonato il gruppo parlamentare del partito di maggioranza. Già giovedì notte, del resto, il parlamento aveva condannato l’uso della forza da parte del governo anche con il voto di alcuni deputati “regionalisti”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 22, 2014
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Non c’è tregua per Kiev: slitta la firma dell’accordo
Nonostante al termine di una lunga notte di negoziati, questa mattina fosse stato annunciato che il governo ucraino, l’opposizione, la Russia e l’Ue avevano trovato un accordo, da formalizzarsi oggi alle 11 ora italiana, al momento non è stata posta ancora nessuna firma.
Nel frattempo, inoltre, non si è fermata la violenza nella capitale ucraina, con la polizia che riferisce che, ancora questa mattina, i manifestanti hanno sparato contro i poliziotti vicino al Parlamento a Kiev. Nel frattempo l’agenzia Interfax ha resono noto che il tenente generale Iuri Dumanski, uno dei vice comandanti generali delle forze armate ucraine, si è dimesso perchè contrario all’intervento dell’esercito contro i manifestanti antigovernativi ventilato dal governo. Ancora, Euromaidan, che rappresenta gli attivisti in piazza a Kiev, ha respinto un possibile accordo con il presidente Viktor Yanukovich secondo quanto negoziato da Ue e Russia, rifiutando il compromesso di un voto presidenziale anticipata a settembre 2014. Lo ha indicato su Twitter la stessa Euromaidan, che pretende le dimissioni immediate di Yanukovich. Bruxelles è ancora in attesa di un annuncio formale sull’accordo di Kiev fra governo e opposizione su un processo politico democratico che consenta di interrompere l’escalation della violenza. Nonostante le dichiarazioni del presidente Yanucovich, infatti, dai due ministri degli esteri europei ancora impegnati nella mediazione, il polacco Radoslaw Sikorski e il tedesco Franz-Walter Steinmeier, non sono ancura giunte conferme ufficiali dell’accordo. “L’alto rappresentante Catherine Ashton è in costante contatto con loro – ha riferito la portavoce Maja Kocijancic – e segue le discussioni in corso. Stiamo trattando con tutte le parti, il presidente e l’opposizione, il processo è in pieno svolgimento e non vogliamo speculare sul suo esito”, ha aggiunto, rinviando ogni reazione al momento in cui ci sarà effettivamente un accordo. Anche Papa Francesco è voluto intervenire sulla questione ucraina, Padre Lombardi ha letto infatti ai giornalisti una dichiarazione che, come lui stesso ha precisato: “E’ il pensiero del Papa e dei cardinali riuniti nel Concistoro”. Il portavoce del Papa ha detto: “In queste ore desta una speciale apprensione il drammatico evolversi della situazione in Ucraina, per la quale si auspica che cessi prontamente ogni azione violenta e si ristabiliscano la concordia e la pace”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 21, 2014
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Trovato l’accordo a Kiev: ora si contano e si omaggiano le vittime
Dopo oltre 100 persone morte, stando alla stima dei manifestanti, negli scontri a Kiev tra forze dell’ordine e antigovernativi, il governo ucraino, l’opposizione, la Russia e l’Ue hanno trovato un accordo. Per raggiungere il risultato, è stata necessaria una maratona notturna di negoziati. L’annuncio è arrivato dalla presidenza ucraina, tramite comunicato. Stando a quanto anticipato dalla tv ucraina, l’intesa, che deve essere formalizzata alle 11 ora italiana nel palazzo presidenziale a Kiev, prevede elezioni presidenziali anticipate, un governo di coalizione e una riforma costituzionale. Nel frattempo il ministero dell’Interno ha reso noto che sono 16 i poliziotti morti nei violenti scontri degli ultimi giorni mentre sono rimasti feriti 565 agenti, di cui 410 sono stati ricoverati in ospedale. Inoltre, sarebbero ben 130 i poliziotti feriti da colpi d’arma da fuoco. Giovedì è stato un altro bagno di sangue, con 75 vittime ufficiali, oltre 100 secondo la piazza. Il Parlamento ucraino ha condannato ancora una volta l’uso della forza contro i manifestanti.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 21, 2014
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Scontri a Kiev: alcuni atleti ucraini abbandonano i Giochi Olimpici
Si fa sempre più incandescente la situazione a Kiev, martoriata dai feroci scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti antigovernativi. E anche a Sochi, dove si stanno disputando le Olimpiadi Invernali, se ne risentono gli effetti. Alcuni dei 43 atleti che formano la delegazione ucraina, infatti, hanno deciso di lasciare i Giochi dopo le violenze e i morti negli scontri in patria. Mark Adams, portavoce del Comitato olimpico internazionale, ha spiegato: “Alcuni di loro hanno deciso di ritornare a casa. Sergei Bubka (presidente comitato olimpico ucraino, ndr) rispetta la loro decisione”. Nel frattempo la sciatrice Bogdana Matsotska ha annunciato su Facebook la propria decisione come forma di protesta contro il presidente Ianukovich e per solidarietà con i manifestanti di Kiev. “Mi rifiuto di gareggiare ancora”, ha scritto l’atleta, accusando il presidente di “irresponsabilità”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 20, 2014
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Finisce la tregua a Kiev: si aggrava il bilancio dei morti
Nonostante mercoledì il presidente Viktor Ianukovich avesse annunciato una tregua, i combattimenti tra la polizia e i manifestanti antigovernativi nel centro di Kiev sono già ripresi con i nuovi scontri che hanno incrementato il bilancio dei morti. Il ministero della Salute ucraino ritiene che le vittime siano 28 mentre in ospedale si trovano ancora 287 feriti, tra i quali anche quattro minorenni e due cittadini stranieri.
Tra i manifestanti ha fatto la sua apparizione anche un cecchino che spara sulla polizia dall’edificio del conservatorio di Kiev. In una nota, il ministero dell’Interno sostiene che abbia già ferito oltre 20 agenti. Il conservatorio si affaccia su Maidan, la piazza centrale della città.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 20, 2014
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Il video dell’uomo che attraversa la violenza di Kiev suonando
Gli scontri impazzano in piazza a Kiev, in Ucraina, ma c’è chi sembra non accorgersene e incede tra il fuoco e la violenza. E’ un uomo che, nel mezzo della guerriglia, incede suonando la sua cornamusa, con le note che si confondono in mezzo ai rumori della lotta, tra pietre e veicoli in fiamme. Il video, ovviamente, corre rapido sul web:
Pubblicato da tdy22 in febbraio 19, 2014
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Paura per il Valencia: trasferta per l’Europa League nella Kiev della violenza
Nel centro di Kiev la città è messa a ferro e fuoco: impazzano gli scontri tra i manifestanti oppositori del presidente Yanukovych e le forze dell’ordine e la situazione è precipitata in una guerriglia urbana, con già 25 persone morte e innumerevoli feriti. Proprio in questo contesto si giocherà, giovedì, il match dei sedicesimi di finale di Europa League tra la Dinamo Kiev e il Valencia. Gli spagnoli sono chiaramente preoccupati per il clima che troveranno al loro arrivo, previsto per oggi alle 18, nella città ucraina e già ieri mattina i responsabili del club iberico hanno avviato una serie di contatti con i colleghi ucraini della Dinamo, con la Uefa e con l’ambasciata spagnola a Kiev per capire se fosse il caso di annullare la trasferta. Spiega Calcioblog:
In primo momento il Valencia aveva avanzato la proposta di giocare la prima partita al Mestalla per poi temporeggiare in vista del ritorno (magari da disputare in un’altra città ucraina), ma i vertici del calcio europeo hanno insistito nel voler rispettare il calendario tranquillizzando i valenciani; anche l’ambasciata ha dato parere positivo affinché la gara venisse giocata senza problemi, al che dalla Spagna non hanno potuto che confermare il viaggio e domani saranno regolarmente in campo. Nonostante questo hanno preso delle precauzioni, una su tutte non effettueranno nessuna rifinitura della vigilia allo Stadio Olimpico, ma rimarranno asserragliati nell’hotel Opera Kiev, a due chilometri dal centro caldo della rivolta, dove il tecnico Pizzi terrà anche la consueta conferenza stampa; dopo la partita prenotato un volo immediato per Valencia, con rientro a casa nella notte.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 19, 2014
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Continuano gli scontri a Kiev: verso la guerra civile?
Non si placa la situazione in Ucraina dove la polizia è impegnata in accesi scontri contro i manifestanti antigovernativi. Granate lacrimogene e un nuovo assalto sulla Maidan, la piazza centrale di Kiev, da parte delle truppe antisommossa ucraine, che si sono posizionate intorno al monumento al centro della piazza, cuore delle proteste antigovernative. Continuano gli scontri a Kiev dopo l’ultimatum rimasto inascoltato lanciato dalle autorità: nelle ultime ore il numero di morti è salito a 25 ma potrebbe essere destinato ad aumentare ulteriormente. Gli agenti delle forze speciali ‘Berkut’ sono tanti e ben equipaggiati ma trovano a fronteggiarli migliaia e migliaia di dimostranti, alcuni dei quali armati di spranghe, qualcuno anche di pistole. Alle granate lacrimogene della polizia i manifestanti rispondono con pietre, molotov e fuochi d’artificio, mentre centinaia di pneumatici vengono bruciati per creare una cortina di fuoco e fumo che freni l’attacco degli agenti. Questi ultimi hanno raggiunto Maidan aprendosi un varco nelle barricate costruite dai manifestanti a forza di manganellate e fucilate, per lo più con proiettili di gomma. Gli agenti sono però accusati di aver usato anche fucili caricati con proiettili convenzionali. Secondo il direttore sanitario del centro medico degli insorti, uno dei manifestanti morti è stato colpito alla testa da un colpo d’arma da fuoco. Nelle violenze si registrano circa 180 agenti feriti, 157 dei quali ricoverati in ospedale. I feriti tra i manifestanti, invece, secondo l’opposizione sono più di 150. Il timore, ora, è che la situazione si trasformi in una guerra civile mentre si sono segnalate violenze anche in alcune città dell’Ucraina occidentale, tra cui Leopoli, roccaforte dell’opposizione più nazionalista, dove circa 5.000 insorti si sono impossessati di un deposito di armi.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 19, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/19/continuano-gli-scontri-a-kiev-verso-la-guerra-civile/
Kiev: la città ridotta a un teatro di guerra
Violenza a Kiev dove si sono acutizzati gli scontri tra la polizia e i manifestanti dopo che un cordone di agenti ha impedito a un corteo di avvicinarsi al Parlamento mentre era in corso la discussione di una riforma costituzionale per ridurre i poteri del presidente. A nulla è servito l’ultimatum del governo che ordinava ai manifestanti di ritirarsi. Si contano tredici i morti, sette civili e sei poliziotti, oltre 150 i feriti. Mentre i manifestanti antigovernativi occupano la piazza, gli agenti premono su due lati della piazza e nella zona si vedono fiammate di bombe molotov e si sentono scoppi di lacrimogeni. In un comunicato del ministero dell’Interno e dei servizi speciali si era letto: “Avvertiamo le teste calde dell’opposizione: il potere ha i mezzi per ristabilire l’ordine. Saremo costretti a ricorrere a misure più forti se le violenze non cesseranno entro le 18”.
Mentre la violenza invade la città, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier mette in guardia Kiev su “possibili ripensamenti sulle sanzioni” da parte dell’Ue, secondo quanto si legge in una nota diramata dal ministero. A questo punto, dice il testo, punto non si possono escludere “sanzioni personali” contro i “responsabili” delle violenze in Ucraina. Anche la Casa Bianca ha esortato il presidente ucraino Viktor Ianukovich a fare di tutto per porre fine alle violenze. Anche la Nato è intervenuta, attraverso il suo segretario generale. “Sono gravemente preoccupato per il ritorno della violenza in Ucraina e per le notizie sui morti a Kiev”, ha detto Rasmussen, facendo “appello a tutte le parti” perché fermino la violenza e “riprendano urgentemente il dialogo” nonché “il processo parlamentare”.
Durante gli scontri sono stati utilizzati, da parte delle forze dell’ordine, manganelli, lacrimogeni, granate assordanti e proiettili di gomma, mentre i manifestanti hanno a loro volta utilizzato mazze e lanciato pietre. Almeno 150 manifestanti sono rimasti feriti, 30 in modo grave, mentre sono 37 gli agenti contusi. Secondo il Kyiv Post, alcuni dimostranti hanno spostato un mezzo della polizia che bloccava il passaggio al Parlamento e hanno iniziato gli scontri. Per quel che riguarda i danni, almeno tre camionette della polizia sono andate a fuoco. Gli incendi sono dovuti al lancio di molotov da parte dei dissidenti. Circa 5.000 manifestanti sono arrivati davanti alla sede dell’organo legislativo, il cui ingresso principale è a circa 200 metri dal luogo degli scontri. Alcune delle tende dei manifestanti in piazza Maidan sono in fiamme. I dimostranti rimasti continuano da parte loro a bruciare pneumatici all’imbocco della piazza,su via Institutska, per creare una sorta di cortina di fuoco e fumo. Il ministero degli Esteri russo ha affermato che il ritorno della violenza nelle strade del centro di Kiev è il “risultato diretto” della politica occidentale. In una nota vengono inoltre accusati “i politici occidentali e le organizzazioni europee di incoraggiare le provocazioni contro il potere legale” in Ucraina.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 18, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/18/kiev-la-citta-che-ridotta-a-un-teatro-di-guerra/
Nuovi disordini ad Ankara e report spazzata via dal cannone ad acqua
Si trovava ad Ankara, in Turchia, per docuemntare gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, quando una reporter, della televisione turca Ulusav tv, è stata spazzata via dal violento getto d’acqua sparato dalla polizia sulla folla per far disperdere i manifestanti che chiedevano la liberazione degli ufficiali condannati per avere “cospirato” contro il regime.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 14, 2014
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Tre mesi di reclusione per il vicepresidente di Casapound
Sabato, a Roma, Simone Di Stefano, era stato arrestato dalla Digos con l’accusa di furto pluriaggravato per aver tentato di rimuovere la bandiera dell’Unione europea davanti alla sede Ue. Il vicepresidente di Casapound è stato ora condannato a tre mesi di reclusione e al pagamento di una multa di cento euro. Il giudice ha convalidato l’arresto disponendo la sua scarcerazione e stabilendo l’obbligo di firma bisettimanale. Dopo la condanna, mentre lasciava piazzale Clodio, Di Stefano ha commentato che la bandiera dell’Unione Europea “non ha assolutamente alcun valore spirituale perché rappresenta una costruzione tecnico-finanziaria che si basa sullo schiavismo dei popoli europei”. Domenico Di Tullio, il suo legale, ha detto: “Quello di Simone Di Stefano è un atto dimostrativo legato al movimento 9 dicembre dei Forconi”. Ha quindi spiegato: “Il giudice ha riconosciuto nella sua sentenza alcune attenuanti compresa quella del risarcimento in quanto la bandiera della Ue è stata restituita circa venti minuti dopo il blitz”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 16, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/16/tre-mesi-di-reclusione-per-il-vicepresidente-di-casapound/
In manette Simone Di Stefano, il vicepresidente di Casapound
La Digos ha arrestato, con l’accusa di furto pluriaggravato, Simone Di Stefano. Il vicepresidente di Casapound, durante un blitz a Roma davanti alla sede Ue in occasione della rivolta dei Forconi, ha tentato di rimuovere la bandiera dell’Unione europea. Il vicepresidente ha infatti preso parte a un blitz davanti alla sede Ue di via IV Novembre nella Capitale e, armato di una scala, ha tentato di sostituire al bandiera dell’Ue con un Tricolore. Sia la scala che l’auto utilizzata per trasportarla sono state sequestrate dalla polizia. Per lo stesso blitz, a cui hanno preso parte un centinaio di manifestanti, sono stati denunciati dalla Digos dieci appartenenti a Casapound per concorso nel furto aggravato della bandiera dell’Unione Europea, resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 14, 2013
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Metro B a Roma bloccata dai “Forconi”
Disagi per i cittadini romani che oggi si sono trovati con i binari della metro bloccati quando il presidio dei ‘Forconi’, stanziato in piazzale dei Partigiani, nelle prime ore della mattina ha occupato la linea B. In particolare sono stati bloccati da manifestanti i binari a Garbatella e Piramide. In particolare, sulla metro B i treni viaggiano tra Laurentina e Magliana e tra Castro Pretorio e Rebibbia. La Roma-Lido invece è attiva tra Magliana e Cristoforo Colombo.
“Non andremo a Montecitorio oggi – dichiara il portavoce Enrico Leoni – aspettiamo il terzo colpo di Stato con la fiducia al Governo Letta nel pomeriggio. Staremo qui fino a sabato, quando insieme agli autotrasportatori di tutta Italia convergeremo su Roma e assedieremo il Parlamento”.
Nei dintorni della piazza l’unico spostamento del gruppo, annuncia Leoni: “Alle 12 faremo un breve corteo fino a piazzale Ostiense, ma non ci spingeremo oltre”. Alla domanda sulla scarsa affluenza: “Roma è diversa dal resto d’Italia, ha una reazione a sé. E poi non potevamo bloccare la città per due settimane”. Guai però a chi riduce il movimento dei cittadini italiani ai “Forconi”: “Non siamo la stessa cosa, sono due componenti che possono collaborare”.
Poi la precisazione di Danilo Calvani, leader nazionale del movimento, sull’eventuale ‘assedio’ a Montecitorio o ai ‘palazzi del potere’: “Il coordinamento 9 dicembre non parteciperà ad alcuna iniziativa che non sia stata autorizzata precedentemente dalla Questura. Noi – ha proseguito – abbiamo intenzione di agire solo nell’ambito della totale legalità. Qualsiasi mobilitazione che metteremo in atto sarà possibile solo se autorizzata”. Calvani ha quindi messo in guardia da eventuali azioni di oggi da parte di qualcun altro. “Noi per ora staremo qui”, ha concluso.
E intanto Casapound, con una trentina di attivisti, è arrivata in piazzale dei Partigiani, sventolando bandiere tricolori. Il leader Simone Di Stefano chiede un aumento della mobilitazione: “Bisognerebbe spostarsi un po’ più al centro, cercare di avvicinarci ai palazzi del potere. Però io non sono fra gli organizzatori e non so perché ci troviamo a piazzale Ostiense invece che a piazza di Spagna. Montecitorio è un simbolo che dobbiamo cercare di raggiungere”. Il problema per Di Stefano è che: “Un movimento senza leader e coordinamento può sempre sfuggire di mano. È rischioso manifestare senza sapere bene cosa si chiede”.
Sale la tensione intorno a Montecitorio, dopo le conclusioni del discorso in aula del premier Enrico Letta. Un gruppetto di manifestanti, secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, è stato allontanato dalle transenne che da stamani impediscono il libero passaggio nella piazza dell’ingresso principale della Camera perché considerato minaccioso dagli agenti. Si tratta di un gruppetto di una ventina di persone che sventola bandiere tricolori, ha intonato l’inno di Mameli e indirizza cori di protesta contro il palazzo.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 11, 2013
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Rebelo saluta: il ministro dello sport brasiliano si dimette
I calciatori attendono i sorteggi per i Mondiali di Brasile 2014 e proprio dallo stato sudamericano arriva la notizia che il ministro dello sport, Aldo Rebelo, si dimette. E’ stato lui stesso ad annunciare che il prossimo dicembre lascerà la guida del dicastero, che aveva assunto nel 2011, a seguito delle dimissioni di Silva, accusato di corruzione. Rebelo ha infatti intenzione di candidarsi a governatore dello Stato di Rio nelle elezioni che avranno luogo l’anno prossimo, ad ottobre. “Mi dimetterò. Penso che sarà a dicembre, quando sarà completata la consegna degli stadi” alla Fifa. Core ricorda Repubblica, un anno fa il ministro era stato al centro di un incidente diplomatico: si era rifiutato di incontrare il segretario generale della Fifa, Jerome Valcke, che aveva definito troppo lenti i preparativi per i mondiali brasiliani. Nonostante questo, l’organo di governo del calcio mondiale ritiene che tutti e 12 gli stadi dei mondiali saranno pronti per fine anno.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 17, 2013
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Piovono manganellate? Scontri tra manifestanti e polizia ad Ancona
Mentre Letta è impegnato ad Ancona per il vertice Italia-Serbia, nelle strade del capoluogo delle Marche sfilano i movimenti della sinistra che chiedono meno austerità e più certezze. Scontri con la polizia si sono avuti quando una parte del corteo ha tentato di sfondare il cordone di polizia in piazzale Italia per proseguire il corteo verso la sede della Regione Marche dove era in corso il vertice. I poliziotti, in assetto antisommossa, hanno respinto il tentativo. Si è vista qualche manganellata ma non c’è stata una carica vera e propria. «Siamo in uno Stato di diritto, fateci passare…» gridavano i dimostranti, «non potete bloccare una città».
Durante gli scontri un ragazzo sarebbe rimasto ferito alla testa. Secondo alcuni sarebbe stato colpito da una manganellata degli agenti.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 15, 2013
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Guerra al Muos, nei tafferugli rimane ferito un militare
Grandi tafferugli in Italia, al nord i No Tav e a sud i No Muos. Già da ieri sera a Niscemi in sicilia la situazione era diventata esplosiva e si era tentato di occupare la base dove già una decina di militanti erano riusciti a salire sulle antenne. Il clima poi si era surriscaldato e gli scontri erano diventati violenti.
Oggi si ripetono i momenti di tensione e di protesta che diventa scontro. Oggi la giornata è iniziata da contrada Pisciotto, tra le budella della sughereta naturale protetta di Niscemi. Qui c’è stata la mobilitazione “No Muos”. A darsi appuntamento, ancora una volta per dire no alla costruzione delle antenne americane, all’indomani della revoca del fermo dei lavori deliberata dalla giunta Crocetta, circa duemila tra attivisti, rappresentanti di associazioni ambientaliste ed antimafia, oltreché rappresentanti istituzionali. Ad aprire la marcia era stato il sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa, insieme con i sindaci dei comuni di Mascalucia, Caltagirone, Piazza Armerina, Pozzallo, Messina. Una decina o poco più in tutto. “Scendiamo in campo – dice La Rosa – perché la nostra terra non sia ancora una volta oltraggiata e svenduta a favore delle esigenze dell’esercito statunitense, per dire no ad una ulteriore forma di inquinamento elettromagnetico nocivo alla salute della popolazione e dell’ambiente”. I manifesti sono contro la giunta CRocetta che viene accusata di avere “tradito un impegno e svenduto la nostra autonomia siciliana”, come afferma Giancarlo Cancelleri, portavoce del Movimento Cinque Stelle all’Ars. “Non sempre – aggiunge – le leggi sono giuste solo perché sono leggi. Abbiamo il diritto di ribellarci perché dovrà pur esserci una possibilità per fermare la costruzione delle antenne della marina militare statunitense”. In questo clima teso anche le mamme protestano: “Crocetta ci ha preso per cretini ma noi non ci fermiamo. Lui ha avuto paura e si è ritirato. Noi lottiamo per i nostri diritti e la salute dei nostri figli”, dice Maria Concetta Gualato, coordinatrice delle mamme ‘No Muos’.
Numerosi i rappresentanti del mondo dell’associazione siciliano tra cui il coordinamento regionale di “Libera, nomi e numeri contro le mafie”, col suo coordinatore siciliano Umberto Di Maggio che ha ribadito quanto “la Sicilia debba lottare per essere una terra libera, di dialogo e confronto e non un avamposto di guerra”. Intanto, uno dei dieci attivisti saliti sulle antenne è sceso. Si tratta di un giovane di 19 anni che non ha resistito alle alte temperature che sfiorano i 40 gradi. Gli altri sono ancora sulle antenne americane, sdraiati su una amaca che hanno legato ai tralicci.
Quando il corteo arriva davanti a uno degli ingressi dell’impianto satellitare della Marina militare Usa, alcuni militanti riescono a superare la prima recinzione in legno forzando il cordone delle forze dell’ordine. Qui i manifestanti chiedono di entrare nella base per raggiungere i compagni, da ieri sera in cima ai tralicci della base militare. Un gruppo di dimostranti ha cercato anche di tagliare la recinzione con una cesoia e ha provato, legando una corda a un palo, di abbatterla. C’è stato un contatto con i carabinieri, che finora sono riusciti ad avere la meglio.
Alle 19.40, il CORTEO GIRA INTORNO ALLA BASE di contrada Ulmo, dove è giunto dopo un percorso di 4 chilometri sotto il sole. I manifestanti continuano a gridare slogan contro gli Usa e il governatore siciliano Rosario Crocetta, accusato di aver fatto marcia indietro: dopo aver revocato la concessione per il Muos, data nel 2011 dal suo predecessore, Raffaele Lombardo, ha ritirato il provvedimento alla vigilia del pronunciamento del Consiglio di giustizia amministrativa, organo d’appello del Tar.
Qualche minuto più tardi un centinaio di manifestanti No Muos riesce a sfondare la recinzione e ad entrare dentro la base militare Usa a Niscemi. Un militare della Guardia di finanza rimane ferito a una gamba e resta a terra davanti a uno degli ingressi. Tafferugli e scontri in successione fino allo scoppio di un bengala lanciato contro l’elicottero della polizia che sorvola la zona. Quasi una guerra al Muos?
Intanto si sentono le sirene dell’ambulanza giunta in contrada Ulmo per soccorrere il militare della Guardia di finanza che potrebbe avere una frattura o una forte contusione alla gamba sinistra. Circa metà degli oltre mille manifestanti sono entrati dentro la base dopo aver divelto buona parte della recinzione, mentre altri hanno deciso di restare fuori nonostante gli ingressi siano ormai liberi.
Dopo lo SFONDAMENTO DA UNA PARTE DEI MANIFESTANTI No-Muos defluiscono lasciando di fatto ‘area della base militare di contrada Ulmo. Alcune centinaia di persone, decidono invece di inoltrarsi all’interno della base e si forma un capannello di gente vicino ai tralicci dove già ieri sera si erano arrampicati dieci manifestanti.
TAGLIATA LA GOMMA A UN FURGONE DELLA RAI che stava riprendendo la manifestazione No-Muos davanti alla base militare Usa di Niscemi. Il mezzo si è leggermente piegato modificando la posizione della parabola montata sul tetto e impedendo il prosieguo delle riprese.
Prima delle 20,30 TUTTI GLI ATTIVISTI SCENDONO DALLE ANTENNE. Anche coloro i quali stazionavano con le amache da giorni. Intanto una bandiera No Muos è stata piazzata sul vertice dell’antenna.
Pubblicato da tdy22 in agosto 9, 2013
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No Tav la contestazione è ora assimilata ad attentato terroristico
Pugno duro contro gli attivisti No Tav. Ai manifestanti ora viene contestata l’accusa di attentato per finalità terroristiche o di eversione e per questa ragione i pm hanno disposto nella mattina di oggi, 29 luglio, una serie di perquisizioni nelle abitazioni di alcuni dimostranti. L’accusa fa riferimento all’assalto al cantiere dello scorso 10 luglio, quando gli appartenenti alle forze dell’ordine furono costretti a uscire dalle reti del cantiere per poi essere presi di mira con bombe carta, petardi e pietre lanciati ad altezza d’uomo. In quell’occasione fuorno fermati 9 attivisti, si registrarono 15 agenti contusi e l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia bloccata per ore a causa di un violento incendio. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati pc e telefoni cellulari.
Pubblicato da tdy22 in luglio 29, 2013
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Il video dell’uomo con il machete che ha creato il panico a Gezi Park
Attimi di panico al Gezi Park, nel centro di Istanbul, in Turchia, lo scorso 6 luglio. Un video pubblicato su YouTube mostra come un uomo armato di machete abbia minacciato i manifestanti. E’ stato proprio grazie al filmato che è stato identificato come S.Ç., proprietario di uno degli alberghi della zona. I giudici, dopo l’arresto a seguito dell’aggressione con il machete, ne avevano disposto il rilascio in attesa del processo in quando non ci sarebbe stato pericolo di fuga. Ma il quotidiano Hurryet riporta che l’uomo sarebbe scappato in Marocco, patria della moglie, in aereo. Sempre secondo il quotidiano turco avrebbe un biglietto di ritorno prenotato per il 10 agosto. Oltre all’aggressione in sè, a far scalapore era stato anche il fatto che fosse Hüseyin Çelik, deputato del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (l’AKP del premier Recep Tayyip Erdogan) ad occuparsi della difesa. Celik ha detto che probabilmente l’uomo era “esasperato da quello che stavano facendo i manifestanti di Gezi Park” e che la protesta aveva causato un danno ai suoi affari.
Pubblicato da tdy22 in luglio 12, 2013
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Scontri ai Fori imperiali… Ferita una ragazza!
Roma diventa il teatro di una dura protesta per il diritto alla casa. Oggi il corteo che ha bloccato la Capitale ai Fori imperiali a cui hanno partecipato circa un migliaio di persone ha vissuto momenti di tensione. Molti sono i testimoni che asseriscono che una ragazza sia stata vista sanguinante a terra dopo gli scontri con la polizia. Immediatamente la folla si è mobilitata e si è riunita intorno alla giovane. Secondo un gruppo di giornalisti la giovane sarebbe stata colpita da una manganellata della polizia durante una carica, mentre alcuni esponenti di destra stavano a loro volta manifestando nei pressi di piazza Venezia. La giovane di cui ancora non si conosce l’identità, ha riportato una profonda ferita alla fronte ed è stata portata via dalla ambulanza.
I manifestanti poi hanno fatto sentire la loro voce: «La polizia l’ha colpita con il manganello in testa. Era una manifestazione pacifica»
E quindi è partito l’attacco contro la polizia da parte dei partecipanti alla manifestazione all’urlo di «siamo tutti antifascisti» e «lotta libera». La protesta del corteo ha bloccato piazza della Madonna di Loreto solo perchè le forze dell’ordine sono riusciti a evitare che i manifestanti raggiungessero piazza del Campidoglio dove, nelle intenzioni dei dimostranti, c’era la volontà di incontrare gli esponenti della nuova giunta del sindaco Marino. Il vicesindaco Luigi Nieri è sceso dai suoi uffici per incontrare i manifestanti ma le tensioni non si sono placate: è stato accolto con slogan come «Via via la polizia» e «Roma libera». La rabbia degli attivisti è rivolta agli esponenti de ’La Destra’ a cui, invece, sarebbe stato dato il via libera ad entrare in piazza.
La protesta dei «Movimenti di Lotta per la Casa» è partita dal Colosseo. Secondo fonti ufficiali ai manifestanti non è stato dato il permesso di raggiungere la piazza del Campidoglio perché c’è in corso un allestimento per un concerto che si svolgerà in serata. I manifestanti attendono l’arrivo da Palazzo Senatorio dell’assessore capitolino alla Casa, Daniele Ozzimo, che dovrebbe illustrargli come intende rispondere il Comune alle loro istanze. Tutta la zona dei Fori e del Campidoglio è presidiata da polizia e carabinieri.
Pubblicato da tdy22 in luglio 1, 2013
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La protesta in Brasile… ora è a testa in giù

Pubblicato da tdy22 in giugno 27, 2013
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Balo e quella vendetta da rinviare
L’Italia è a pezzi dopo la sfida contro il Brasile? Sicuramente gli infortuni sono pesanti e anche Mario Balotelli non potrà essere in campo nella semifinale di Confederations Cup contro la Spagna che la squadra di Prandelli disputerà giovedì sera. Gli esami diagnostici a cui l’attaccante è stato sottoposto hanno rilevato una “una distrazione muscolare di primo grado al quadricipite della gamba sinistra”. Balotelli su Facebook aveva detto “È da un anno che aspetto la Spagna. La vendetta è un piatto che va consumato freddo”, ma sembra proprio che questa “vendetta” dovrà essere “congelata” per Balotelli. Altro giocatore in dubbio è Riccardo Montolivo, anche lui rimasto infortunato contro il Brasile per una pallonata alla testa.
Pubblicato da tdy22 in giugno 24, 2013
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Gli Azzurri lottano fino alla fine contro i padroni di casa ma non basta
Si è giocato in un clima rovente, con la polizia a proteggere lo stadio mentre fuori impazzava la protesta. I padroni di casa non hanno perdonato, nonostante la crescita che si è notata tra le fila azzurre, orfane di Pirlo e De Rossi. L’inizio è stato un incubo per i ragazzi di Prandelli, con Buffon che deve metterci i pugni per salvare la sua rete anche se la sua porta sembra cedere fin dai primi minuti. Bisogna attendere il 15′ perchè Balotelli abbia la prima occasione: solo dieci minuti e Montolivo deve uscire. Si teme un infortunio, bisognerà attendere per vedere se lo troveremo in campo giovedì. Poco dopo è Abate a dover lasciar il campo per problemi a una spalla. Cambio anche per il Brasile, con Luis costretto ad uscire. In questo frangente è la Selecao a mantenere il controllo di palla anche se ancora non trova la conclusione. E’ passato il 45′ quando Dante segna il gol che porta il Brasile in vantaggio e che sembra in fuorigioco con anche Fred e Thiago Silva oltre la linea dei difensori azzurri. Ma si tratta di pochi centimetri e il segnalinee non coglie le due posizioni irregolari.
Gli azzurri stanno comunque giocando una partita equilibrata e alla ripresa quando, dopo solo 5′, Giaccherini segna con uno splendido tiro al volo che è anche il primo gol subito dal Brasile in questa Confederations Cup. Pochi minuti e Neymar, su calcio di punizione, riconquista il vantaggio aggirando la barriera e battendo Buffon. Non mollano i ragazzi di Prandelli e per dieci minuti presa costantemente: peccato che Julio Cesar sia pronto su un gran tiro di Balotelli dalla distanza. Ma subito dopo è Fred che non perdona e il vantaggio si allunga: 1-3. Ma la partita non è finita: al 70° l’arbitro Irmatov fischia un rigore su Balotelli, ma il pallone arriva a Chiellini che si fa perdonare l’infortunio su Fred e segna il gol del 3-2. L’arbitro finge di non aver fischiato il rigore e assegna la rete a uno stupefatto Chiellini. Prandelli schiera El Shaarawi al posto di Diamanti, cercando il pareggio che potrebbe arrivare all’80’: su calcio d’angolo colpisce perfettamente di testa Maggio. Per lui traversa piena. Gli azzurri sognano il pareggio ma ci pensa Fred a chiudere la partita all’89’. Termina 4-2 e ora bisognerà attendere giovedì, probabilmente contro la Spagna.
Pubblicato da tdy22 in giugno 22, 2013
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Azzurri relegati in albergo in Brasile… ma Balo se ne va a spasso!
La Nazionale Italiana, a causa della tensione che pervade le strade brasiliane, è rinchiusa in albergo, ma SuperMario non resiste al coprifuoco ed eccolo che si gode il Brasile condividendo la sua gioia in Twitter: “Salvador !! Sembro bahiano anch io! Kkk i look like a person from Bahia!!! Kkk” Intanto, a un giorno dall’incontro con la Selecao, spiega Prandelli: “Non è il caso di tornare a casa. In questi giorni la situazione è cambiata, a Rio si poteva visitare la città, a Recife e qui ci hanno vietato di uscire dall’albergo”. Ma riguardo il prossimo incontro le idee sono chiare sul piano tattico: “Non voglio 90′ nella nostra metà campo, userò giocatori freschi”. Ma gli scontri non lasciano indifferenti gli azzurri, soprattutto ora che le misure di sicurezza sono state incrementate: “Se le manifestazioni sono civili stimolano il miglioramento del Paese – ha spiegato Prandelli – ma se diventano violente allora non possono essere condivisibili. E sarebbe una contraddizione inaccettabile se qui a Salvador noi e la Seleçao dessimo spettacolo sul campo e fuori si verificassero degli scontri e contestazioni”. Riguardo all’uscita di Balo, che ha raggiunto il lungomare, ha spiegato: “Aveva un permesso speciale, perché sembrava uno di loro – ha scherzato Prandelli -. Aveva un permesso speciale, considerato il tipo di cose che lui ha fatto qui (Supermario aiuta il progetto sociale della maggiore favela di Salvador ndr). E’ importante che un calciatore si renda conto della fortuna che ha e aiuti il prossimo”. Il pensiero però torna rapidamente alla prossima sfida che vale il primo posto nel girore con lo spettro della Spagna che incombe: “Non siamo legati a un modulo preciso, io preferisco interpretare le situazioni di gioco. Serviranno giocatori freschi, qui la condizione fisica conta moltissimo. E poi proveremo a fare qualcosa di diverso”. Chiaro anche il piano tattico: “Cercheremo i raddoppi di marcatura perché sono molto bravi nell’uno contro uno, poi proveremo a mettere il Brasile in difficoltà con la manovra, limitando gli spazi a disposizone”. Obiettivo del ct è la prestazione: “Non vogliamo evitare la Spagna, ma fare una bella partita. Mi aspetto coraggio dalla mia squadra, non voglio passare 90′ nella nostra metà campo”. Infine una battuta sul gioielliNeymar e sul duello con Balotelli: “Non noto molta differenza, sarebbe molto interessante vederli giocare insieme….”
Pubblicato da tdy22 in giugno 21, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/21/azzurri-relegati-in-albergo-in-brasile-ma-balo-se-ne-va-a-spasso/
Continuano gli scontri in Brasile: un manifestante morto travolto da un Suv
Pubblicato da tdy22 in giugno 21, 2013
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Pelè scende in campo… per una tregua in Brasile!
Ci sono due volti in Brasile in questi giorni: chi vive gli scontri durante la protesta in strada e chi è pronto a tifare per la Seleção. Nel frattempo anche Pelè è sceso in campo e, in un appello trasmesso in televisione, ha chiesto una “tregua” a tutti quelli che stanno manifestando. “Dimentichiamoci di tutto questo ‘casino’ che sta succedendo – è il ‘grido’ di o Rei – e pensiamo alla nazionale brasiliana, che è il nostro sangue. Dimentichiamo certe cose e appoggiamo la Seleção fino alla fine, e non fischiamola”, ha detto.
Pubblicato da tdy22 in giugno 19, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/19/pele-scende-in-campo-per-una-tregua-in-brasile/
Ancora proteste in Brasile, tra scontri e samba
Continuano le proteste in Brasile e ieri in almeno otto città oltre 100 mila persone sono scese in piazza. Le manifestazioni sono contro l’aumento dei prezzi dei trasporti, e gli scarsi servizi sanitari, di educazione e di sicurezza, nonostante l’aumento della pressione fiscale. Ma è stata contestata anche la polizia, per l’uso eccessivo della forza messa in campo contro i dimostranti scesi in piazza la settimana scorsa a San Paolo, contro cui sono stati sparati proiettili di gomma. Disordini hanno avuto luogo a Rio de Janeiro, Porto Alegre e Belo Horizonte con scontri tra manifestanti e polizia e che hanno provocato, secondo alcuni funzionari della città di Rio citati dal giornale O Globo, feriti in entrambe le fazioni: almeno 20 agenti e 10 manifestanti. Nella sola San Paolo, in una piccola piazza si sono ritrovate almeno 65mila persone che poi hanno iniziato a sfilare in tre direzioni diverse a passo di samba, suonando tamburi e cantando slogan anti-corruzione. Le proteste derivano dall’aumento del biglietto di autobus e metropolitana, ma anche per le spese ingenti in vista del Mondiale di calcio che si terrà l’anno prossimo. Marcia pacifica anche a Brasilia, in direzione del Congresso dove alcune finestre sono state rotte, ma la polizia non è intervenuta con la forza.
Pubblicato da tdy22 in giugno 18, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/18/ancora-proteste-in-brasile-tra-scontri-e-samba/
Continua la protesta in Brasile: obiettivo lo stadio Nacional
Se ieri la violenta protesta sorta a San Paolo e Rio de Janeiro per l’aumento del costo dei biglietti dell’autobus ha portato a 55 persone ferite e 160 arresti, con la polizia che lanciava lacrimogeni contro i cittadini, oggi nuove manifestazioni si sono tenute a Brasilia a poche ore dal match inaugurale della Confederations Cup fra i padroni di casa del Brasile e il Giappone. In centinaia hanno inscenato una manifestazione contro il Mondiale che si terrà l’anno prossimo. Il corteo, partito dall’Eje Monumental, ha tentato di forzare il blocco delle forze dell’ordine nei pressi dello stadio Nacional, dove stasera giocherà la Selecao. Ci sarebbero stati scontri tra i manifestanti e la polizia, che avrebbe cercato di disperdere la protesta anche con il lancio di lacrimogeni. Una simile protesta aveva avuto luogo anche ieri, contro i costi troppo elevati sostenuti dal governo per l’organizzazione della rassegna iridata, fatto che ha portato a sottrarre risorse a questioni più urgenti come casa, salute e istruzione. I manifestanti, appartenenti al Comite Popular da Copa e al Movimento dos Sem-Teto, hanno creato barricate davanti allo stadio Mane’ Garrincha dando fuoco a file di pneumatici ammassati. Il bilancio della protesta di ieri, secondo la stampa brasiliana, è di cinque arresti. Nelson Ayres, il portavoce del governo per Brasile 2014, ha affermato che la protesta è stata organizzata da «gente che vuole approfittare del Mondiale per apparire».
Pubblicato da tdy22 in giugno 15, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/15/continua-la-protesta-in-brasile-obiettivo-lo-stadio-nacional/
Il braccio di ferro tra le due Turchie
La polizia ha fatto irruzione in piazza Taksim ieri mattina presto e la situazione è presto diventata ingestibile. In poco tempo alcune decine di persone hanno iniziato a tirare molotov contro le forze dell’ordine e gli idranti, scatenando la violenza in una protesta che fino a questo momento aveva colpito il mondo per la sua dignità e la sua compostezza. L’escalation ha poi permesso al premier Erdogan di alzare i toni promettendo “tolleranza zero” contro i “vandali”. Sono quindi bastate poche ore perchè fossero distrutte le strutture che fungevano da bancarelle delle varie associazioni e trasformando in caos l’equilibrio che regnava solo un giorno prima. Stando agli ospedali della zona, in poche ore sono arrivate 340 persone avvelenate dai gas, un attacco cardiaco, 14 traumi cranici, 11 fratture, 6 ustionati gravi da gas, attacchi di epilessia e 5 accoltellati. E se il Gezi Park fino a quel momento ancora era un’area relativamente sicura, a metà pomeriggio alcuni manifestanti hanno denunciato il lancio di lacrimogeni anche all’interno del parco. Ma la situazione appare fuori controllo, con appartenenze che non appaiono più ben definite: 20 deputati dell’opposizione hanno trascorso la notte accampati nel parco per rendere più difficile un intervento della polizia contro i manifestanti mentre il leader del partito nazionalista Kemal Kilicdaroglu ha accusato il premier di essere “un dittatore”. Da parte loro, i ragazzi sono certi che la stessa polizia abbia inviato agenti sulla piazza con il compito di aizzare gli animi e sarebbero stati questi a lanciare le molotov. Le forze dell’ordine hanno rivelato le identità dei reali colpevoli, ma non hanno convinto, anche a causa del video in cui si mostra un agente sparare sui manifestanti e per l’arresto dei 50 avvocati mentre si trovavano a palazzo di Giustizia, alcuni con ancora indosso la loro toga. Intanto, hanno iniziato anche a girare voci sulle molestie della polizia nei confronti delle donne, torture nelle caserme contro le persone arrestate. Ieri, Erdogan se l’è presa anche con la stampa straniera, accusata di aver organizzato un “attacco coordinato contro la Turchia”, che con lui “ha acquisito diritti e libertà impensabili 10 anni fa”, mentre un cameraman della Cnn ha denunciato di essere stato preso a calci e pugni dalle polizia.
Il premier, insomma, dimostra di non aver intenzione di tornare sui suoi passi e il braccio di ferro tra lui e i manifestanti diventa sempre più cruento. Dopo otto ore di scontri, è stata riconquistata nella notte dalla polizia piazza Taksim a Istanbul. Cessati gli ultimi lanci di lacrimogeni, i manifestanti si sono ritirati nel parco e i poliziotti hanno ripreso il controllo della piazza. Al momento i camion della nettezza urbana stanno ripulendo l’area. Un’altra manifestazione anti-Erdogan ad Ankara, con 5mila persone, è stata dispersa martedì sera dalla polizia. Intanto Gezi Park a Istanbul si è trasformato in un ospedale da campo per i feriti negli scontri con la polizia che intende sgomberare il parco e piazza Taskim. ”Nell’ultima ora, circa 25 feriti sono passati dal nostro centro prima di essere trasportati in ambulanza negli ospedali”, ha spiegato un’infermiera volontaria. ”Si tratta soprattutto di ustioni, di persone colpite dai bossoli dei lacrimogeni, alla testa o altrove, di cadute, fratture, crisi d’asma, o di chi necessita di punti di sutura”, ha aggiunto l’infermiera: ”Qui ci accontentiamo di fermare le emorragie, poi li mandiamo in ospedale”.
Pubblicato da tdy22 in giugno 12, 2013
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Scontri tra Polizia e manifestanti al G8
Ecco la sequenza drammatica degli scontri tra manifestanti e polizia che oggi si è avuta a Londra in attesa del G8 in programma il 17-18 giugno in Irlanda del Nord.
Gli agenti hanno fatto uscire alcuni manifestanti da quello che sarebbe un edificio occupato da “squatter”. Mentre dall’alto un elicottero controlla le operazioni. La protesta si intitola “Carnevale contro il capitalismo” e prevede un corteo nel centro della capitale e del quartiere finanziario.
La polizia è intervenuta in via preventiva per evitare che i manifestanti attaccassero banche e negozi.
Qualsiasi sino state le dichiarazioni dei manifestanti queste sono le immagini che ritraggono i giovani bloccati dalla polizia:
Pubblicato da tdy22 in giugno 11, 2013
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Turchia: tra la violenza della polizia e i cori di “Bella Ciao”
In Turchia la “resistenza”, partita da Piazza Taksim, si è allargata a diverse città dove si protesta contro il governo del primo ministro conservatore Recep Tayyip Erdoğan, accusato di essere sempre più autoritario e di mettere a rischio la laicità dello stato attraverso un progressivo processo di islamizzazione. Ma sembra ci si sia introdotto anche un pizzico d’Italia: sono migliaia le persone che marciano cantando la versione turca di Bella Ciao, il cui ritornello è però rimasto identico. La canzone diventata simbolo della lotta dei partigiani in Italia durante la Resistenza al nazifascismo dopo una diffusione iniziale nel 1945 in Emilia Romagna. Ha poi varcato le frontiere tre anni dopo, quando il testo venne cantato pubblicamente per la prima volta nel 1948 al Festival della Gioventù di Berlino da un gruppo di studenti italiani. Si è poi diffusa, in varie lingue, entrando nelle tradizioni dei comunisti greci, del movimento della sinistra rivoluzionaria in Turchia, il TKP, e anche in molte comunità zapatiste del Chiapas.
Nel frattempo, oggi, il premieri Erdogan ha deciso di tornare a colpire duro contro la protesta che dura ormai da due settimane e la polizia è di nuovo scesa in campo per riprendere Piazza Taksim. Ha anche ribadito che gli alberi di Gezi Park, contro la cui distruzione erano iniziate le proteste due settimane fa, saranno tagliati, aggiungendo un’accusa verso le lobby finanziarie e la stampa estera, colpevoli di attaccare il Paese. Di fronte al Parlamento ha quindi decretato: “Le proteste non saranno più tollerate. I manifestanti si ritirino immediatamente dal parco Gezi”. Erdogan ha quindi invitato gli attivisti che occupano il parco a “capire ciò che sta succedendo, capire chi stanno servendo con le loro azioni, perché le proteste a piazza Taksim e nel parco Gezi – dal suo punto di vista – sono state pianificate sistematicamente per coprire altre azioni. Con il pretesto del parco si sta giocando ad un gioco più grande”. Questa mattina, dopo che centinaia di agenti in tenuta anti-sommossa hanno investito piazza Taksim, con blindati, cannoni ad acqua e lacrimogeni, i manifestanti hanno optato per ritirarsi verso Gezi Park, alcuni lanciando sassi e qualche bottiglia incendiaria verso la polizia. Ci sono stati feriti e arresti.
Pubblicato da tdy22 in giugno 11, 2013
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Il video che mostra come la polizia spara sui manifestanti turchi
E’ stata aperta, dal procuratore di Ankara, l’inchiesta sulla morte del 27enne Ethem Sarısülük, in stato comatoso dopo esser stato colpito da un proiettile al capo nei primi giorni della protesta, in piazza Kizilay nella capitale. Ora, grazie a un video, le responsabilità della polizia appaiono evidenti. I familiari del ragazzo avevano presentato una denuncia contro la polizia già il giorno successivo al suo ricovero, quando si parlava di morte cerebrale e, a tutt’ora, gli stessi familiari e i medici dicono che non si è mai ripreso e che si sta spegnendo senza dare segni di recupero. Stando all’avvocato Kazim Bayraktar, “ci aspettiamo una brutta notizia da un momento all’altro, poiché i suoi organi danno segno di progressivo indebolimento. Il video diffuso ora mostra chiaramente come un agente prende a calci alcuni manifestanti per poi metterli in fuga sparando ad altezza d’uomo prima di dirigersi verso i suoi compagni di reparto. Si sentono anche i tre colpi in sequenza mentre la pistola è puntata sui manifestanti, uno dei quali resta a terra.
Pubblicato da tdy22 in giugno 10, 2013
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In Svezia calano un po’ le tensioni ma si continua ad appiccare il fuoco
Ancora scontri nei quartieri poveri della periferia di Stoccolma, anche se la tensione sembra essere diminuita anche a seguito dell’arrivo nella capitale di rinforni di polizia. Ad essere presi di mira, in quattro quartieri, ancora una volta i veicoli, uno di questi sarebbe stato dato alle fiamme nella zona di Tensta. A Oerebro, città a 160 chilometri dalla capitale, oltre ad alcune autovetture è stata incendiata una scuola.
Pubblicato da tdy22 in Maggio 25, 2013
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