Denuncia shock da parte di emergency che ha portato alla luce l’orrore dei bimbi mutilati nella Repubblica Centrafricana a colpi di machete. Il team medico portato avanti dall’associazione fondata da Gino Strada nel Complesso pediatrico di Bangui ha operato d’urgenza dieci piccoli, feriti gravemente a colpi di machete e di armi da fuoco.
I bimbi, da uno a 10 anni, sono di etnia Peuls, nomadi musulmani che vivono a una novantina di chilometri da Bangui.
“Ci hanno raccontato che prima sono stati chiusi in una casa e poi portati all’aperto, messi in fila e presi a colpi di machete. Qualcuno ha ferite da armi da fuoco. I loro genitori sono feriti o sono morti nell’attacco”.
Il piano era perfetto. O quasi. Aveva infatti un difetto: una strada presa contromano con la sua Opel Astra. Irfaq Naz, un 34enne autista di taxi di Middlesborough, lo scorso luglio si è fatto fermare dalla stradale dopo aver percorso contromano per oltre 1 km Camden High Street, una strada nella zona nord di Londra. All’interno della vettura dell’uomo, affetto da disturbi mentali a causa dei quali era già stato ospite di un ospedale psichiatrico, gli genti avevano trovato una pistola elettrica da 950.000 volt, un machete, diversi coltelli ed una spada da samurai. E’ stato così fermato mentre si dirigeva a Downing Street per uccidere il primo ministro, David Cameron. Ora la stampa sta chiarendo alcuni aspetti della vicenda ed è stato reso noto anche che, durante la perquisizione della sua abitazione, la polizia ha poi trovato un elenco con i nomi e gli indirizzi di altri politici di rilievo.
Aveva dedicato 30 anni della sua vita all’Africa. Afra Martinelli, missionaria laica originaria di Ciliverghe, nel Bresciano, fondatrice di una scuola d’informatica, è stata aggredita a colpi di machete nella sua abitazione nel cuore della foresta nigeriana il 26 settembre. Solo oggi è trapelata la notizia della morte pubblicata sulle pagine de Il Giornale di Brescia. A uccidere la Martinelli sarebbero stati dei ladri che le avrebbero rubato le chiavi della scuola di informatica per rubare computer e materiale didattico. A trovarla in una pozza di sangue, con una profonda ferita di machete alla nuca la mattina del 26 settembre, sono stati i suoi più stretti collaboratori che l’attendevano al Centro Regina Mundi, sede della scuola. Afra Martinelli è morta dopo dodici giorni di coma. La testimonianza del fratello Enrico, che vive a Botticino.
Enrico Bostreghini, 81 anni, sarebbe entrato nell’ambulatorio a Urbania di una dottoressa dell’Asur di Urbino, Daniela Vivani, 58 anni. L’uomo, per saltare la fila, avrebbe detto ai presenti di avere un appuntamento già fissato da tempo. Quando è entrato nell’ambulatorio, ha aggredito la donna. Sono stati gli altri pazienti che sentendo le urla della dottoressa hanno immediatamente avvisato i carabinieri. L’81enne, un agricoltore in pensione, era un paziente della vittima e, al momento dell’arresto, ha detto ai militari che il medico lo aveva curato male, da qui la volontà di colpirla. L’81enne, peraltro, era già noto per avere in passato dato fuoco per ben due volte al portone del Comune per protestare contro delle multe che gli avevano fatto i vigili urbani.
La dottoressa Vivani nel tentativo di difendersi è rimasta ferita alle mani e alla testa e le sono stati applicati circa quaranta punti di sutura. Ora si trova ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale di Urbino.
Attimi di panico al Gezi Park, nel centro di Istanbul, in Turchia, lo scorso 6 luglio. Un video pubblicato su YouTube mostra come un uomo armato di machete abbia minacciato i manifestanti. E’ stato proprio grazie al filmato che è stato identificato come S.Ç., proprietario di uno degli alberghi della zona. I giudici, dopo l’arresto a seguito dell’aggressione con il machete, ne avevano disposto il rilascio in attesa del processo in quando non ci sarebbe stato pericolo di fuga. Ma il quotidiano Hurryet riporta che l’uomo sarebbe scappato in Marocco, patria della moglie, in aereo. Sempre secondo il quotidiano turco avrebbe un biglietto di ritorno prenotato per il 10 agosto. Oltre all’aggressione in sè, a far scalapore era stato anche il fatto che fosse Hüseyin Çelik, deputato del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (l’AKP del premier Recep Tayyip Erdogan) ad occuparsi della difesa. Celik ha detto che probabilmente l’uomo era “esasperato da quello che stavano facendo i manifestanti di Gezi Park” e che la protesta aveva causato un danno ai suoi affari.
Il principe Harry è nel mirino degli islamici? A quanto si apprende Sunday Mirror un uomo, subito dopo l’uccisione del soldato Lee Rigby, si sarebbe consegnato alla polizia di Hounslow, ovest di Londra, confessando la sua intenzione di voler uccidere il principe Henry. Ashraf Islam, 30enne convertito all’Islam, in precedenza si chiamava Mark Townley. L’uomo è senza fissa dimora, è in custodia in attesa di processo ed è già stato incriminato per il reato che in Inghilterra tutela l’incolumità delle persone. Al momento Ashraf Islam rischia fino a 10 anni di carcere. Temendo che l’incolumità del principe potesse essere a rischio a Henry, subito dopo l’attentato al soldato inglese, erano state rafforzate le misure di sicurezza, anche perché in passato aveva ricevuto minacce dai talebani.
Michael Adebowale, uno dei killer di Londra, 5 anni fa fu vittima di un accoltellamento molto serio. Era il 2008 e Adebowale aveva appena 16 anni ed era a casa di amici afghani quando arrivò Lee James, un britannico 32enne che con il pretesto di comprare della droga si era recato presso l’appartamento. Uno dei ragazzi afghani fu fatto a pezzi e gli altri due tra cui Adebowale feriti gravemente.
I fatti sono già stati accertati dai tribunali britannici e raccontano di un Adebowale sedicenne (ora ha 22 anni, mentre il suo complice Adebolajo, 28) che nel 2008 è stato ferito gravemente a coltellate. A ferirlo il britannico Lee James, allepoca di 32 anni, che con il pretesto di comprare della droga si era recato presso l’appartamento di due sedicenni di origine afghana, amici e coetanei di Adebowale e aveva finito per ucciderne uno, ferire gravemente il nostro e in maniera meno grave il terzo. Lee James, ex lottatore, al processo ha dichiarato che Adebowale e i gli altri due erano membri di al Qaeda e progettavano attentati. La difesa sostenne che James durante l’aggressione era sotto l’ilflusso di una psicosi indotta dalle droghe. La violenza chiama violenza e ciò che appare strano è la coincidenza del nome, che se fosse accertato che gli aggressori conoscevano il nome della vittima Lee Rigby, allora si potrebbe ricondurre l’attentato alla vendetta… anche le armi usate sono simili a quelle usate da Lee James, armi bianche… e se Michael avesse solo dato sfogo a quell’odio scattato nella testa di un ragazzino di 16 anni che ha visto fare a pezzi un suo amico, ferirne un altro e rimanere lui stesso vittima di un agghiacciante accoltellamento?
Ecco il video della sparatoria tra i presunti terroristi e la polizia. Michael Adebolajo si lancia contro l’auto della polizia armato con i coltelli, mentre l’altro killer, identificato come Michael Adebowale, 22 anni, di Greenwich, sudest di Londra, punta una pistola contro gli agenti. A questo punto i poliziotti sparano e gli assalitori finiscono a terra.
Drummer Lee Rigby, 25enne di Manchester, era in forza secondo battaglione del Royal Regiment of fusiliers. Per tutti era “Riggers”, colui che riesce a muovere oggetti molto grandi. Un soprannome che lo identificava per la sua disciplina che si accordava però a un carattere estroverso e spiritoso. Era anche un papà di un bambino di 2 anni, Jack. Si era arruolato nel l 2006 e nel 2009 aveva prestato servizio in prima linea in Afghanistan. Sopravvissuto alla guerra, ma non al gesto estremo di due uomini forse in cerca di un personale momento di gloria, più che di un vero e proprio gesto terroristico. Agghiacciante, tremenda e ancora senza una vera motivazione la morte del soldato che si è trovato nel posto sbagliato, nel giorno peggiore della sua vita.
“È l’omicidio senza senso di un soldato che serviva fedelmente il suo esercito – ha commentato il segretario alla difesa, Philip Hammond – Tutti i nostri pensieri sono con la sua famiglia e con quanti devono fare fronte a questa terribile perdita. Questo ci ricorda quanto siamo vulnerabili, ma anche che non dobbiamo farci intimidire da questo tipo di atti terroristici”.
Chi è l’assassino di Londra? Chi è l’uomo che ha shockato il mondo intero con una decapitazione quasi in diretta? Si chiama Michael Adebolajo. E’ nato a Lambeth, un quartiere centrale di Londra, situato nella parte nord ovest della città. Lambeth significa ‘luogo di approdo per agnelli” e drammaticamente nella vita di Adebolajo, l’agnello è diventato un militare. La famiglia del 28enne è cristiana di origini nigeriane. Michael si è però convertito all’Islam nel 2003 e da allora ha frequentato fino a due anni fa Al Muhajiroun, un’organizzazione musulmana spesso al centro di molte polemiche molto estremiste, anche se l’organizzazione non è stata mai coinvolta in atti di terrorismo.
La ricostruzione dell’esecuzione avvenuta ieri a Londra a qualche ora di distanza appare sotto una lente diversa. Il 28enne è stato definito dal ex leader dell’organizzazione, Anjem Choudary, un ragazzo gentile e cordiale che non aveva mai dato segni d’estremismo, ma lo stesso Anjem, ricordiamo che fa parte di un gruppo che proprio per le sue ideologie è stato messo al bando.
Michael insieme a un altro giovane (di cui ancora non è stata resa nota l’identità) ha attaccato e ucciso un soldato britannico in mezzo alla strada e poi si è lasciato fotografare mentre conversava con i passanti ancora con le mani insanguinate dal folle gesto che aveva appena commesso. E’ stata una poliziotta che intervenuta sul posto lo ha neutralizzato sparandogli alle gambe… il suo amico era già suicidato facendosi esplodere in mano un vecchio revolver.
Quali sono state le maggiori inesattezze?
Adebolajo non aveva nessun machete, “solo” coltelli da macellaio, uno lungo e una piccola mannaia.
Non hanno decapitato la vittima. La stessa donna che ha soccorso il militare afferma che nessuno neppure ci aveva provato a tagliare la testa, lo avevano “semplicemente” giustiziato.
Perché classificare un omicidio come un atto di terrorismo? Forse perché i due ragazzi dopo l’omicidio sono rimasti sulla strada a spiegare ai passanti il loro gesto delirante, hanno fornito motivazioni politiche che potevano ricondurre il gesto all’interno di una gamma di spiegazioni spesso addotte dai terroristi. Ma può bastare questo per classificare un gesto? Di solito i terroristi sono freddi e lucidi, cosa che che i ragazzi di ieri non sembravano affatto. Hanno schiantato prima l’auto contro un palo e poi aggredito un uomo… Era veramente premeditato il gesto? Può essere che sia stato un gesto folle che si è voluto strumentalizzare da parte dei media britannici per equilibri di politica interna e di irrigidimento della normativa sul terrorismo? Può essere che Londra ha paura? Che quella maratona di Boston abbia anche creato un clima di terrore fra gli inglesi e che, ora, ogni gesto criminale e folle voglia essere classificato come terrorismo?
Nuovo attacco a turisti italiani a Malindi, in Kenya. Un commando di sei persone incappucciate ha assaltato con pistole e machete un gruppo di ville private per rapinarle. Un italiano è stato ferito a colpi d’arma da fuoco: trasportato in ospedale sarebbe fuori pericolo. Un altro è stato accoltellato a una mano.
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