Gli Usa tuonano contro la Russia ma Putin ribatte: “Possibile uso della forza”

putin-ucraina-tuttacronacaGli Usa sostengono l’Ucraina promettendo a Kiev un pacchetto di aiuti destinato a sostenere il governo. Tra questi, un miliardo di dollari in garanzie sui prestiti. Nel frattempo, però, Barack Obama denuncia che sono state “Violate norme internazionali”. Il segretario di Stato, John Kerry, in visita nella capitale ucraina, rincara la dose: “Cercano pretesti per l’invasione”. Ma Putin non indietreggia: “Uso delle forze armate se richiesto dal legittimo presidente, Ianukovich”. Il presidente russo ha sospeso ma non cancellato la minaccia di un intervento armato in Ucraina, ha negato sfrontatamente la presenza di truppe russe (“sono milizie di autodifesa”) in una Crimea che ha giurato di non voler annettere e ha respinto i moniti di un Obama che gli ha dato del bugiardo: “Con le sue dichiarazioni non prende in giro nessuno”, ha tuonato il presidente Usa, tornando a condannare “l’aggressione russa”. Ai giornalisti presenti nella sua residenza di Novo Ogariovo, fuori Mosca, Putin ha ribadito che per lui Ianukovich è ancora il “presidente legittimo, anche se senza futuro politico”, ma Putin non riconosce i nuovi poteri di Kiev scaturiti da un “colpo di Stato armato”. Per quel che riguarda le sanzioni minacciate dagli Usa, e sollecitate anche da una rediviva Timoshenko, “sono un’arma a doppio taglio, i danni sono reciproci”, ha ammonito il presidente russo, rinfacciando inoltre agli Usa l’illegittimità dei loro interventi in Afghanistan, Iraq e Libia. E sul G8 di Sochi: “Se i nostri partner non vogliono venire, non vengano”. Del resto proprio sul piano economico lo scontro è più duro. I consigliere economico del Cremlino, Serghiei Glaziev, è stato mandato a profetizzare l’apocalisse economica per Washington in caso di sanzioni: la Russia annullerebbe la sua dipendenza finanziaria dagli Usa, abbandonerebbe il dollaro, anche nelle sue ingenti riserve di valuta straniera, venderebbe gli oltre 200 miliardi di dollari di obbligazioni Usa e non restituirebbe i crediti concessi dalle banche a stelle e strisce. Nella guerra economica il Cremlino ha già calato l’asso energetico che spaventa anche l’Europa: da aprile fine dello sconto sul gas all’Ucraina, dove transita l’80% del metano russo per il Vecchio continente. Mentre la diplomazia internazionale tenta di mantenere aperta una finestra di dialogo “che tra qualche ora o qualche giorno potrebbe essere chiusa”, come ha avvisato il ministro degli Esteri Federica Mogherini, sale anche la tensione militare.

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Test in Russia: lancio di prova del missile Topol

russia_missile_topol-tuttacronacaMentre l’attenzione mondiale è rivolta alla situazione in Crimea, sembra di vivere in un clima da Guerra fredda. E oggi le forze russe hanno effettuato un lancio di prova di un missile balistico intercontinentale RS-12M “Topol”. L’ha riferito all’agenzia Ria Novosti il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, Igor Iegorov. E’ stato inoltre precisato che il lancio è avvenuto dal poligono di ‘Kapustin Iar’, nella regione di Astrakhan, presso il Mar Caspio. Stando al portavoce, il test ha avuto esito positivo e il lancio è riuscito.

Stop alla cooperazione militare con la Russia: lo annuncia il Pentagono

militari-russi-in-ucraina_tuttacronacaDopo lo stop alle esercitazioni a ridosso dell’Ucraina ordinato da Vladimir Putin, gli indici della borsa di Mosca risentono di effetti benefici tornando in positivo mentre il rublo ha ripreso forza rispetto all’euro e al dollaro dopo il crollo di ieri. A seguito dell’intervento russo in Crimea, tuttavia, gli Usa, come ha reso noto nella notte il Pentagono, hanno “sospeso tutti i legami militari” tra Washington e Mosca. Questa decisione include “le esercitazioni e le riunioni bilaterali, gli scali delle navi e le conferenze di pianificazione militare”, ha affermato il portavoce della difesa americana, John Kirby, in un comunicato. Oggi, intanto, il segretario di Stato americano John Kerry sarà a Kiev per mostrare sostegno alle autorità ad interim ucraine, mentre le forze russe controllano completamente la Crimea ormai da tre giorni.

Russia-Ucraina: primi segnali di distensione?

ucraina-russa-tuttacronacaPrimo segnale distensivo da parte di Valdimi Putin? Il presidente russo ha ordinato che le truppe impegnate in una maxi esercitazione rientrino alle rispettive sedi permanenti entro il 7 marzo. I militari sono al momento dislocati nei distretti centrale e occidentale del Paese. Con una simile decisione, sembra allontanarsi il fantasma di un conflitto di vasta scala con Kiev. Fino a poco prima della decisione, del resto, con la Russia che aveva preso il pieno controllo della Crimea, la tensione con l’Ucraina era altissima e anche il G7, rinato sotto la spinta degli Usa, e dell’Ue, aveva duramente condannato Putin. Si era parlato anche di un ultimatum ma i russi hanno definito tale timore “una totale assurdità”. Sul fronte internazionale, Angela Merkel è stata assolutamente chiara: “Putin ha perso il contatto con la realtà”, avrebbe detto in preda all’ira la cancelliera parlando con Barack Obama, come riferisce il New York Times. Anche la Ue “condanna con forza” la “chiara violazione” della sovranità ucraina e “gli atti di aggressione” della Russia, ma dopo cinque ore di Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri non denuncia “l’invasione” e non ipotizza sanzioni a carico di Mosca. I 28 in sostanza cercano di dare spazio alla diplomazia in attesa che giovedì scendano in campo i leader, convocati da Herman Van Rompuy per un vertice d’emergenza a Bruxelles. Dal canto suo il presidente Usa pensa alle risposte all’azione russa e parla di “misure economiche” per isolare Mosca. Poi accusa Putin di essere “dal lato sbagliato della storia”. I toni erano tornati al alzarsi nella serata di ieri con un botta e risposta Russia-Usa degno quasi dei tempi della guerra fredda. L’ambasciatore russo, Vitaly Churkin, ha sparato a zero contro il nuovo ‘governo rivoluzionario’ di Kiev denunciando l’avvento di “estremisti” e “antisemiti” in Ucraina occidentale e difendendo come “legittimo” l’intervento russo sulla base di una richiesta d’aiuto di Viktor Ianukovich, che Mosca considera tuttora unico presidente legittimo del Paese. Mentre la collega americana Samantha Power ha replicato parlando di “atto di aggressione” russo che “deve finire”.

 

C’è tempo fino alle 5: Putin lancia l’ultimatum all’Ucraina

ultimatum-putin-tuttacronacaI militari ucraini lascino la Crimea entro le 5. E’ questo l’ultimatum che Mosca lancia a Kiev, che dal canto suo non è disposta a cedere la regione. Tensione alle stelle tra i sue Stati, con la Russia che tiene sotto controllo la regione di Sebastopoli. Nel frattempo il Paese di Putin e le sue azioni militari vengono condannati dal G7 annunciando che “per il momento viene sospesa la partecipazione alle attività connesse alla preparazione del G8 di giugno a Sochi”. Oggi il ministro degli Esteri polacco ha avvertito che saranno “gravi” le conseguenze per la Russia dell’azione che può essere ritenuta “un subdolo intervento militare contro un paese sovrano”. Radoslaw Sikorski ha parlato con i giornalisti a Varsavia prima della seduta del Consiglio di sicurezza nazionale con il presidente polacco Bronislaw Komorowski e i dirigenti di tutti i partiti oltre che con i capi di due rami del Parlamento. Nel frattempo il vicepresidente americano, Joe Biden, durante i colloqui telefonici con il premier russo, Dmitri Medvedev, ha esortato “la Russia a ritirare le forze militari e sostenere l’impiego immediato di osservatori internazionali in Ucraina e avviare un dialogo politico significativo con il governo ucraino”.

Putin non desiste: venti di guerra in Crimea

crimea-guerra-putin-tuttacronacaE’ durata 90 minuti la telefonata intercorsa tra il presidente Usa Barack Obama e l’omologo russo Vladimir Putin, ma dalla Russia non cambiano idea, con Putin che ribadisce la necessità “di tutelare i propri interessi” e “la popolazione russa” che vive nella zona. La Casa Bianca ha condannato l’intervento militare e il segretario della Difesa americano, Chuck Hagel, ha tentato la mediazione con il suo omologo russo ma i venti di guerra paiono soffiare con sempre maggior potenza mentre in Ucraina ormai la tensione è elevatissima. Nel frattempo la Francia ha deciso di “sospendere” la sua partecipazione alle riunioni in vista del G8 di Sochi a giugno, a causa dell’escalation militare russa in Ucraina. Lo hanno detto fonti diplomatiche dell’Eliseo alla France Presse, precisando che la decisione è stata presa dal presidente Francois Hollande e il ministro degli esteri Fabius. Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato, ha intanto chiesto lo stop alle attività militari e alle minacce della Russia contro l’Ucraina: “Quanto sta facendo la Russia – ha detto – viola i principi della Carta Onu e costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza in Europa”.

La polveriera in Crimea: a rischio pace e sicurezza. Una seconda Sarajevo?

crimea-tuttacronacaGli occhi restano puntati sulla situazione in Crimea con il segretario di Stato americano, John Kerry, che ha avvertito Mosca che il dispiegamento di truppe russe in Ucraina minaccia “la pace e la sicurezza” nella regione e rischia di avere un impatto “profondo” sulle relazioni tra Stati Uniti e Russia. “A meno che la Russia non prenda misure immediate e concrete per far calare la tensione, l’effetto sulle relazioni tra Usa e Russia e sulla posizione internazionale di Mosca sarà profondo”. E mentre il Canada ha richiamato il suo ambasciatore a Mosca minacciando di non prendere parte al prossimo G8, miliziani armati hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea. Tra le troupe respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile. Lungo la “linea di frontiera” i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e cecchini. Nel frattempo, a Mosca si stanno organizzando due manifestazioni opposte, pro e contro “l’invasione” della Crimea. Ma anche in Italia se ne parla e Beppe Grillo, nel suo blog, ieri ha scritto un post che lancia un confronto forte: “Millenovecentoquattordici Sarajevo – 2014 Sebastopoli Ucraina”.

A furia di incidenti, di guerre provocate ad arte, di primavere improbabili, come quella fasulla in Libia, o come in Egitto dove ora comandano i militari dopo un colpo di Stato nel silenzio più assoluto delle cosiddette democrazie, a furia di nazioni usate come terreno di scontro di interessi internazionali a colpi di bombe e di disinformazione, come in Siria, la situazione potrebbe sfuggire a tutti di mano. Potrebbe scoppiare un incendio che brucia la casa come può succedere a un bambino che gioca con i fiammiferi. Andò così nel 1914, Sarajevo fu solo una scintilla.
In Ucraina sta succedendo qualcosa di grave, le cui conseguenze potrebbero essere imprevedibili. Un governo odiato da una parte della popolazione e amato viceversa dagli ucraini russofoni, circa 14 milioni contro 32 milioni di ucraini, è stato deposto con la forza, dalla piazza. Il presidente Viktor Yanukovich, eletto in regolari elezioni, non un dittatore in termini politici, è fuggito in Russia ed è sotto la protezione di Putin. L’Ucraina è vitale per la Russia per ragioni geopolitiche. La sua flotta militare è ospitata a Sebastopoli in Crimea che appartiene all’Ucraina. La Crimea, per i russi è russa, ancorché ceduta da Krusciov all’Ucraina nel 1954 quando era ancora in vita l’Unione Sovietica. A Sebastopoli sono presenti, grazie a un accordo tra i due governi, circa 15.000 militari della Marina russa. Dopo gli scontri di Kiev, i russi sono entrati nello spazio aereo dell’Ucraina con 13 aerei da guerra e 2.000. paracadutisti. Il parlamento della Crimea è stato occupato da forze fedeli a Yanukovich che ha dichiarato di considerarsi comunque il presidente dell’Ucraina. Putin ha ordinato la più importante esercitazione militare sul fronte occidentale dalla caduta del Muro, ai confini ucraini, che coinvolgerà 150.0000 militari. Obama ha dichiarato che ci saranno “conseguenze” per queste azioni “siamo profondamente preoccupati e in contatto con la Russia. Ogni intervento in Crimea sarebbe una grave violazione del diritto internazionale e della sovranità ucraina”. La Gran Bretagna ha consigliato a tutti i suoi cittadini presenti in Crimea di lasciarla al più presto. L’Europa rischia di fare la fine del vaso di coccio tra due vasi di ferro, Russia e Stati Uniti, prigioniera delle sue divisioni. In Ucraina, di chiunque siano le ragioni, si è affermato il principio che un governo eletto in libere elezioni può essere rovesciato non da nuove elezioni, come sarebbe normale in democrazia, ma dalla piazza armata.Oggi l’Ucraina e domani? Quali altre piazze? Quali altre “primavere”?

Putin chiede il via libera al Parlamento per inviare truppe in Ucraina

esercito-russo-tuttacronacaLa situazione in Crimea precipita e il presidente russo Vladimir Putin ha presentato al Consiglio della federazione russa, la camera alta del Parlamento, “una richiesta di utilizzo delle forze armate in territorio ucraino per normalizzare la situazione socio-politica nel Paese, in relazione alla situazione che si è creata in Ucraina e ad una minaccia alla vita dei cittadini russi”.  Il premier si è richiamato alla costituzione russa, “punto G, parte prima, art 102”, giustificando la richiesta con la “situazione straordinaria che si è creata” in quel Paese e con le “minacce alla vita dei cittadini russi, dei nostri connazionali, dell’organico del contingente militare delle forze armate della Russia dislocato in conformità ad un accordo internazionale in territorio ucraino (repubblica autonoma della Crimea)”. Nel frattempo è stato preso d’assedio da 300 uomini armati il quartier generale della guardia costiera ucraina a Sebastopoli, in Crimea. Gli assalitori affermano essere stati inviati dal ministro della Difesa russo con l’ordine di occupare il sito. Già si contano decine di ferite e il ministro della Difesa ucraino ha riferito che Mosca ha inviato in Crimea 30 blindati e 6mila soldati. Non solo, il palazzo dell’amministrazione regionale di Kharkiv, nell’Ucraina orientale a prevalenza russofona è stato occupato da un gruppo di insorti filorussi.  Intanto il presidente ad interim ucraino Oleksandr Turcinov ha definito “illegale” l’elezione a premier della Crimea del leader del partito ‘Unità russa’ Serghiei Aksionov.

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Onu e Usa preoccupati per la situazione in Crimea: invasione russa

ukraine_tuttacronacaSi fa sempre più tesa la situazione in Crimea dove già nella mattinata di venerdì due importanti aeroporti della penisola russofona ucraina sono in mano ai miliziani filorussi: quello della capitale Simferopoli e quello di Belbek, a 20 chilometri da Sebastopoli, dove è di stanza la flotta russa del Mar Nero. Non è ben chiaro se gli autori di questi blitz siano paramilitari filorussi o truppe regolari di Mosca, sulle cui mimetiche non c’è alcun segno distintivo. La flotta di stanza nel Mar Nero ha negato qualsiasi coinvolgimento. Kiev ha denunciato anche la violazione dello spazio aereo da parte di elicotteri russi mentre il ministro dell’Interno ha accusato Mosca di “invasione armata”. E mentre le forze di Kiev non hanno più il controllo della penisola, il neopremier Oleksander Turchynov ha lanciato un appello a Putin affinchè venga fermata immediatamente l’aggressione che, secondo Kiev, avrebbe come fine quello di provocare una reazione ucraina e annettere poi con la forza la Crimea. Da parte sua il premier russo ha fatto sapere che l’appello non cadrà inascoltato. L’Onu ha nel frattempo tenuto un vertice di emergenza dove l’ambasciatore ucraino, Iuri Sergeyev ha chiesto “aiuto perché si preservi l’integrità territoriale”. L’ambasciatrice Usa, Samantha Power, ha chiesto che si attivi subito una “mediazione internazionale” per tutelare l’incolumità e la sovranità del territorio. Il presidente Usa Barack Obama, in un discorso dalla Casa Bianca ha sottolineato: “Un intervento militare avrebbe un costo”, aggiungendo: “La situazione è fluida, abbiamo contatti continui con le autorità russe ma  un intervento militare sarebbe una grave violazione del diritto internazionale”. Le indiscrezioni che filtrano attualmente rendono noto che “è altamente improbabile” che il presidente partecipi al G8 di Sochi. Ma intanto al Consolato Russo di Sinferopoli è giunta la direttiva da Mosca di rilasciare il passaporto russo ai Berkut, le teste di cuoio accusate di numerosi crimini per reprimere la rivolta filoeuropeista anti Yanukovich. Il premier deposto ha intanto parlato da Rostov, sul Don, dichiarando che continuerà a lottare per sconfiggere i “giovani neofascisti” e che non si candiderà alle presidenziali di maggio perchè le considera illegittime. Ha inoltre fatto sapere che “la Crimea deve rimanere parte integrante dell’Ucraina pur mantenendo legami con la Russia”. Il nuovo governo ucraino ha intenzione di chiedere alla Russia l’estradizione di Yanukovich mentre cerca i suoi uomini forti all’interno dei confini nazionali. La Procura Generale ucraina ha spiccato mandati d’arresto a carico di dieci esponenti del passato regime tra cui Viktor Pshonka, gli ex ministri dell’Interno e della Giustizia. L’accusa, per tutti, è di concorso in strage.

Mosca e Kiev ai ferri corti: la Russia prende il controllo di due aeroporti

russia-ucraina-tuttacronacaE’ il ministro dell’Interno ucraino ad accusare la Russia di “invasione armata”, con lo stesso politico che, su Facebook, scrive: “considero l’azione come un’occupazione”. Questo dopo che militari russi hanno preso, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Interfax, il controllo dell’aeroporto di Belbek, vicino a Sebastopoli, in Ucraina. Secondo fonti militari, l’azione serve per “prevenire l’arrivo di militanti”. Lo scalo, di proprietà dell’aeronautica ucraina, è presidiato lungo tutto il perimetro e si nota anche un blindato. In precedenza uomini non identificati avevano preso possesso, per poche ore, dell’aeroporto di Sinferopoli in Crimea, repubblica autonoma dell’Ucraina; a quanto pare, però, si è trattato di un errore di località. Successivamente, un altro gruppo armato ha occupato l’aeroporto di Belbek. E’ ancora da dimostrare, tuttavia, che si tratti davvero di militari russi e anzi una non meglio precisata fonte di Sebastopoli ha infatti precisato a Interfax che i militari russi non hanno nulla a che fare con l’occupazione degli aeroporti. Gli autori del blitz sarebbero invece attivisti dei reparti di autodifesa, e il loro obiettivo quello di impedire lo sbarco di forze legate alla protesta del Maidan. Poche ore dopo l'”invasione”, un portavoce dell’aeroporto di Sinferopoli, Ihor Stratilati, ha riferito a Radio Eco di Mosca che gli uomini armati autori del blitz nello scalo se ne erano andati. “Pensavano che le forze della protesta atterrassero qui, ma quando hanno visto essi stessi che non c’era nessuno, si sono scusati e se ne sono andati”, ha raccontato. La Crimea, penisola sul Mar Nero, nel sud dell’Ucraina, è popolata in maggioranza da russi. Si tratta in effetti di una regione russa annessa all’Ucraina nel ’54 da Krusciov. Mosca ancora oggi mantiene nella penisola la base della sua flotta del Mar Nero. Dopo la cacciata del presidente filo-russo Viktor Ianukovich e la presa del potere a Kiev da parte dell’opposizione nazionalista, in Crimea si sono accese tensioni separatiste da parte della popolazione russofona.

Caccia al premier ucraino destituito: “Spariti nel nulla 7 mld di dollari”

premier-ucraino-soldi-tuttacronacaViktor Yanukovich, presidente ucraino deposto, è in fuga da sabato e l’ultimo avvistamento è avvenuto in Crimea. Contro di lui, come ha spiegato iministro dell’Interno ad interim, è stato spiccato un mandato di cattura. L’ex premier è accusato di strage di massa. Ma non solo: i leader dell’opposizione, che hanno assunto il potere politico nei giorni scorsi, “avrebbero scoperto che dalle casse dello Stato, in un periodo molto breve, sono scomparsi sei o sette miliardi di dollari di riserve valutarie, che ora sarebbero a un minimo storico”. A renderlo noto l’eurodeputato croato, Tonino Picula, che lunedì mattina ha incontrato a Kiev il presidente ad interim, Oleksandr Turcinov. Nel frattempo la Russia ha richiamato in patria il proprio ambasciatore a Kiev. “La situazione in Ucraina rappresenta una minaccia per i nostri interessi e per la vita dei nostri cittadini”, ha detto il premier russo, Dmitri Medvedev. Il primo ministro di Putin non ha nascosto poi la sua preoccupazione per quel che concerne la situazione politica: “La legittimità di alcuni organi istituzionali dell’Ucraina suscita forti dubbi”. Il ministro russo all’Economia ha poi affermato: “Noi diciamo all’Ucraina: avete il diritto, ovviamente, di scegliere la vostra strada ma in questo caso saremo costretti ad aumentare le tariffe sulle importazioni”. Intanto Iuri Kolobov, ministro delle finanze ad interim in Ucraina ha spiegato che il Paese ha bisogno di 35 miliardi di dollari in due anni. Ha quindi proposto una conferenza internazionale dei finanziatori per risolvere la situazione. “L’ammontare degli aiuti macroeconomici di cui ha bisogno l’Ucraina potrebbe raggiungere i 35 miliardi di dollari nel 2014-2015. Abbiamo proposto ai nostri partner occidentali di organizzare una grande conferenza internazionale dei finanziatori”.

Il video della fuga in elicottero del premier ucraino destituito

presidente-ucraino-fuga-tuttacronacaE’ stato trasmesso dalla tv ucraina Canale 5 il video esclusivo che mostra il presidente Viktor Yanukovich che fugge in elicottero mentre l’ex premier Julia Timoshenko esce di prigione dopo 4 anni. Il premier destituito sarebbe fuggito nella notte tra venerdì e sabato accompagnato, così sembra, dagli uomini della scorta. Nel filmato si nota l’uomo salire su un furgone per poi allontanarsi definitivamente a bordo di un elicottero:

Yulia Tymoshenko è libera. E intanto l’Ucraina ha un nuovo premier ad interim

Yulia-Tymoshenko-tuttacronacaE’ tornata in libertà la pasionaria della Rivoluzione arancione Iulia Timoshenko, dopo che il Parlamento ucraino aveva votato la sua “liberazione immediata in base a una decisione della Corte europea per i diritti dell’Uomo”, senza quindi dover aspettare la firma del presidente Ianukovich. Nel frattempo l’ex capo dei servizi segreti Oleksandt Tucino, braccio destro della Timoshenko già eletto presidente del Parlamento, è stato anche eletto premier ad interim. Nuovo ministro dell’Interno ad interim è invece Arsen Avakov, altro politico vicino alla Rivoluzione arancione. E’ stata inoltre confermata la presenza del presidente ucraino Viktor Ianukovicha Kharkiv. A dirlo Anna Gherman, una deputata e consigliera del capo di Stato ucraino citata dall’agenzia di stampa Ukrinform. Secondo la parlamentare, oggi Ianukovich “incontrerà gli elettori” e parlerà a una tv locale, ma non parteciperà al congresso dei politici dell’Ucraina orientale e meridionale previsto a Kharkiv, al confine con la Russia. Il parlamento ucraino si pronuncerà su una richiesta di incriminazione nei confronti del presidente Viktor Ianukovich e sulla sua conseguente decadenza dalle funzioni di capo dello Stato. Lo ha detto il leader del partito nazionalista Oleg Tiaghnibok.

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Si placano le violenze a Kiev: trovato l’accordo. E il presidente lascia la città

kiev-scontri-fine-tuttacronacaStando a quanto sostiene una testata ucraina vicina all’opposizione, Zn.ua, che cita un non meglio specificato alto funzionario dell’amministrazione presidenziale, il presidente Viktor Ianukovich avrebbe lasciato ieri la capitale Kiev per raggiungere in aereo Kharkiv, città dell’Ucraina orientale russofona dove le proteste antigovernative hanno poco seguito. La fonte, che al momento non ha trovato conferme, avrebbe anche riportato che in compagnia di Ianukovich ci sarebbero il presidente del parlamento Volodimir Ribak, il capo dell’amministrazione presidenziale Andriei Kliuiev e il deputato Vadim Novinskii. La notizia è in attesa di conferme ma è giunta al termine di una giornata convulsa, con il governo e gli oppositori che hanno trovato un accordo che ha ricevuto la benedizione di Onu e Ue. Ci si augura che tale accordo possa porre un freno alle violenze di questi ultimi giorni, che hanno portato il Paese a un passo dalla guerra civile. Dopo la carneficina di questi giorni a Kiev, dove, secondo le stime ufficiali, hanno perso la vita almeno 80 persone, il presidente ucraino Viktor Ianukovich ha infatti trovato un compromesso con gli oppositori, che prevede elezioni presidenziali anticipate entro fine anno, una riforma costituzionale che riduca i poteri del capo dello Stato, e la formazione di un governo d’unità nazionale. Tali concessioni puntano a evitare ulteriori scontri. Sembra inoltre che il parlamento abbia rovato il modo per far tornare in libertà Iulia Timoshenko, approvando degli emendamenti al codice penale che depenalizzano l’abuso d’ufficio, reato per il quale l’ex premier è stata condannata a sette anni di reclusione in un processo che molti ritengono di matrice politica. Ancora, è stata approvata dall’organo legislativo un’amnistia “incondizionata” per tutti i manifestanti e ha sollevato dall’incarico di ministro dell’Interno Vitali Zakharcenko, accusato dall’opposizione di essere tra gli artefici delle violenze della polizia contro i manifestanti antigovernativi. Sul fronte interno, il partito delle Regioni di Ianukovich intanto sembra iniziare a sgretolarsi, e sono almeno 28 i deputati che hanno abbandonato il gruppo parlamentare del partito di maggioranza. Già giovedì notte, del resto, il parlamento aveva condannato l’uso della forza da parte del governo anche con il voto di alcuni deputati “regionalisti”.

Non c’è tregua per Kiev: slitta la firma dell’accordo

battaglia-kiev-tuttacronacaNonostante al termine di una lunga notte di negoziati, questa mattina fosse stato annunciato che il governo ucraino, l’opposizione, la Russia e l’Ue avevano trovato un accordo, da formalizzarsi oggi alle 11 ora italiana, al momento non è stata posta ancora nessuna firma.

wsjNel frattempo, inoltre, non si è fermata la violenza nella capitale ucraina, con la polizia che riferisce che, ancora questa mattina, i manifestanti hanno sparato contro i poliziotti vicino al Parlamento a Kiev. Nel frattempo l’agenzia Interfax ha resono noto che il tenente generale Iuri Dumanski, uno dei vice comandanti generali delle forze armate ucraine, si è dimesso perchè contrario all’intervento dell’esercito contro i manifestanti antigovernativi ventilato dal governo. Ancora, Euromaidan, che rappresenta gli attivisti in piazza a Kiev, ha respinto un possibile accordo con il presidente Viktor Yanukovich secondo quanto negoziato da Ue e Russia, rifiutando il compromesso di un voto presidenziale anticipata a settembre 2014. Lo ha indicato su Twitter la stessa Euromaidan, che pretende le dimissioni immediate di Yanukovich. Bruxelles è ancora in attesa di un annuncio formale sull’accordo di Kiev fra governo e opposizione su un processo politico democratico che consenta di interrompere l’escalation della violenza. Nonostante le dichiarazioni del presidente Yanucovich, infatti, dai due ministri degli esteri europei ancora impegnati nella mediazione, il polacco Radoslaw Sikorski e il tedesco Franz-Walter Steinmeier, non sono ancura giunte conferme ufficiali dell’accordo. “L’alto rappresentante Catherine Ashton è in costante contatto con loro – ha riferito la portavoce Maja Kocijancic – e segue le discussioni in corso. Stiamo trattando con tutte le parti, il presidente e l’opposizione, il processo è in pieno svolgimento e non vogliamo speculare sul suo esito”, ha aggiunto, rinviando ogni reazione al momento in cui ci sarà effettivamente un accordo. Anche Papa Francesco è voluto intervenire sulla questione ucraina, Padre Lombardi ha letto infatti ai giornalisti una dichiarazione che, come lui stesso ha precisato: “E’ il pensiero del Papa e dei cardinali riuniti nel Concistoro”. Il portavoce del Papa ha detto: “In queste ore desta una speciale apprensione il drammatico evolversi della situazione in Ucraina, per la quale si auspica che cessi prontamente ogni azione violenta e si ristabiliscano la concordia e la pace”.

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Trovato l’accordo a Kiev: ora si contano e si omaggiano le vittime

kiev-tuttacronacaDopo oltre 100 persone morte, stando alla stima dei manifestanti, negli scontri a Kiev tra forze dell’ordine e antigovernativi, il governo ucraino, l’opposizione, la Russia e l’Ue hanno trovato un accordo. Per raggiungere il risultato, è stata necessaria una maratona notturna di negoziati. L’annuncio è arrivato dalla presidenza ucraina, tramite comunicato. Stando a quanto anticipato dalla tv ucraina, l’intesa, che deve essere formalizzata alle 11 ora italiana nel palazzo presidenziale a Kiev, prevede elezioni presidenziali anticipate, un governo di coalizione e una riforma costituzionale. Nel frattempo il ministero dell’Interno ha reso noto che sono 16 i poliziotti morti nei violenti scontri degli ultimi giorni mentre sono rimasti feriti 565 agenti, di cui 410 sono stati ricoverati in ospedale. Inoltre, sarebbero ben 130 i poliziotti feriti da colpi d’arma da fuoco. Giovedì è stato un altro bagno di sangue, con 75 vittime ufficiali, oltre 100 secondo la piazza. Il Parlamento ucraino ha condannato ancora una volta  l’uso della forza contro i manifestanti.

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Le foto di Kiev ridotta a campo di battaglia

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Su internet sono numerose le foto che possono essere trovate che mostrano la città di Kiev devastata dalla guerra civile. La città è un campo di battaglia nel quale si confrontano i manifestanti e le forze di polizia. Il bilancio in questa fredda giornata di febbraio è tragico sono circa 100 i morti da questa mattina in Ucraina, e 500 i feriti, secondo quanto ha detto il coordinatore dell’assistenza medica dei manifestanti citato dalla Cnn. “Oltre 60 manifestanti sono stati uccisi. Tutti sono morti per colpi d’arma da fuoco”, ha invece sottolineato il responsabile dei servizi medici dell’opposizione Sviatoslav Khanenko. Intanto arrivano anche le sanzioni per l’Ucraina da parte dell’Ue. Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha dichiarato che in accordo” con i tre ministri a Kiev “la decisione è di procedere molto rapidamente nelle prossime ore a un bando, a coloro che in Ucraina si sono macchiati di violenza, sui visti e sugli assetti finanziari”.

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Scontri a Kiev: alcuni atleti ucraini abbandonano i Giochi Olimpici

bogdana-matsotska-tuttacronacaSi fa sempre più incandescente la situazione a Kiev, martoriata dai feroci scontri tra le forze dell’ordine e i manifestanti antigovernativi. E anche a Sochi, dove si stanno disputando le Olimpiadi Invernali, se ne risentono gli effetti. Alcuni dei 43 atleti che formano la delegazione ucraina, infatti, hanno deciso di lasciare i Giochi dopo le violenze e i morti negli scontri in patria. Mark Adams, portavoce del Comitato olimpico internazionale, ha spiegato: “Alcuni di loro hanno deciso di ritornare a casa. Sergei Bubka (presidente comitato olimpico ucraino, ndr) rispetta la loro decisione”. Nel frattempo la sciatrice Bogdana Matsotska ha annunciato su Facebook la propria decisione come forma di protesta contro il presidente Ianukovich e per solidarietà con i manifestanti di Kiev. “Mi rifiuto di gareggiare ancora”, ha scritto l’atleta, accusando il presidente di “irresponsabilità”.

Finisce la tregua a Kiev: si aggrava il bilancio dei morti

kiev-notte-tuttacronacaNonostante mercoledì il presidente Viktor Ianukovich avesse annunciato una tregua, i combattimenti tra la polizia e i manifestanti antigovernativi nel centro di Kiev sono già ripresi con i nuovi scontri che hanno incrementato il bilancio dei morti. Il ministero della Salute ucraino ritiene che le vittime siano 28 mentre in ospedale si trovano ancora 287 feriti, tra i quali anche quattro minorenni e due cittadini stranieri.

Tra i manifestanti ha fatto la sua apparizione anche un cecchino che spara sulla polizia dall’edificio del conservatorio di Kiev. In una nota, il ministero dell’Interno sostiene che abbia già ferito oltre 20 agenti. Il conservatorio si affaccia su Maidan, la piazza centrale della città.

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Il video dell’uomo che attraversa la violenza di Kiev suonando

kiev-cornamusa-tuttacronacaGli scontri impazzano in piazza a Kiev, in Ucraina, ma c’è chi sembra non accorgersene e incede tra il fuoco e la violenza. E’ un uomo che, nel mezzo della guerriglia, incede suonando la sua cornamusa, con le note che si confondono in mezzo ai rumori della lotta, tra pietre e veicoli in fiamme. Il video, ovviamente, corre rapido sul web:

Paura per il Valencia: trasferta per l’Europa League nella Kiev della violenza

kiev-tuttacronaca-partitaNel centro di Kiev la città è messa a ferro e fuoco: impazzano gli scontri tra i manifestanti oppositori del presidente Yanukovych e le forze dell’ordine e la situazione è precipitata in una guerriglia urbana, con già 25 persone morte e innumerevoli feriti. Proprio in questo contesto si giocherà, giovedì, il match dei sedicesimi di finale di Europa League tra la Dinamo Kiev e il Valencia. Gli spagnoli sono chiaramente preoccupati per il clima che troveranno al loro arrivo, previsto per oggi alle 18, nella città ucraina e già ieri mattina i responsabili del club iberico hanno avviato una serie di contatti con i colleghi ucraini della Dinamo, con la Uefa e con l’ambasciata spagnola a Kiev per capire se fosse il caso di annullare la trasferta. Spiega Calcioblog:

In primo momento il Valencia aveva avanzato la proposta di giocare la prima partita al Mestalla per poi temporeggiare in vista del ritorno (magari da disputare in un’altra città ucraina), ma i vertici del calcio europeo hanno insistito nel voler rispettare il calendario tranquillizzando i valenciani; anche l’ambasciata ha dato parere positivo affinché la gara venisse giocata senza problemi, al che dalla Spagna non hanno potuto che confermare il viaggio e domani saranno regolarmente in campo. Nonostante questo hanno preso delle precauzioni, una su tutte non effettueranno nessuna rifinitura della vigilia allo Stadio Olimpico, ma rimarranno asserragliati nell’hotel Opera Kiev, a due chilometri dal centro caldo della rivolta, dove il tecnico Pizzi terrà anche la consueta conferenza stampa; dopo la partita prenotato un volo immediato per Valencia, con rientro a casa nella notte.

Continuano gli scontri a Kiev: verso la guerra civile?

kiev-scontri-tuttacronacaNon si placa la situazione in Ucraina dove la polizia è impegnata in accesi scontri contro i manifestanti antigovernativi. Granate lacrimogene e un nuovo assalto sulla Maidan, la piazza centrale di Kiev, da parte delle truppe antisommossa ucraine, che si sono posizionate intorno al monumento al centro della piazza, cuore delle proteste antigovernative. Continuano gli scontri a Kiev dopo l’ultimatum rimasto inascoltato lanciato dalle autorità: nelle ultime ore il numero di morti è salito a 25 ma potrebbe essere destinato ad aumentare ulteriormente. Gli agenti delle forze speciali ‘Berkut’ sono tanti e ben equipaggiati ma trovano a fronteggiarli migliaia e migliaia di dimostranti, alcuni dei quali armati di spranghe, qualcuno anche di pistole. Alle granate lacrimogene della polizia i manifestanti rispondono con pietre, molotov e fuochi d’artificio, mentre centinaia di pneumatici vengono bruciati per creare una cortina di fuoco e fumo che freni l’attacco degli agenti. Questi ultimi hanno raggiunto Maidan aprendosi un varco nelle barricate costruite dai manifestanti a forza di manganellate e fucilate, per lo più con proiettili di gomma. Gli agenti sono però accusati di aver usato anche fucili caricati con proiettili convenzionali. Secondo il direttore sanitario del centro medico degli insorti, uno dei manifestanti morti è stato colpito alla testa da un colpo d’arma da fuoco. Nelle violenze si registrano circa 180 agenti feriti, 157 dei quali ricoverati in ospedale. I feriti tra i manifestanti, invece, secondo l’opposizione sono più di 150. Il timore, ora, è che la situazione si trasformi in una guerra civile mentre si sono segnalate violenze anche in alcune città dell’Ucraina occidentale, tra cui Leopoli, roccaforte dell’opposizione più nazionalista, dove circa 5.000 insorti si sono impossessati di un deposito di armi.

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Kiev: la città ridotta a un teatro di guerra

kiev-scontri-tuttacronacaViolenza a Kiev dove si sono acutizzati gli scontri tra la polizia e i manifestanti dopo che un cordone di agenti ha impedito a un corteo di avvicinarsi al Parlamento mentre era in corso la discussione di una riforma costituzionale per ridurre i poteri del presidente. A nulla è servito l’ultimatum del governo che ordinava ai manifestanti di ritirarsi. Si contano tredici i morti, sette civili e sei poliziotti, oltre 150 i feriti. Mentre i manifestanti antigovernativi occupano la piazza, gli agenti premono su due lati della piazza e nella zona si vedono fiammate di bombe molotov e si sentono scoppi di lacrimogeni. In un comunicato del ministero dell’Interno e dei servizi speciali si era letto: “Avvertiamo le teste calde dell’opposizione: il potere ha i mezzi per ristabilire l’ordine. Saremo costretti a ricorrere a misure più forti se le violenze non cesseranno entro le 18”.

Mentre la violenza invade la città, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier mette in guardia Kiev su “possibili ripensamenti sulle sanzioni” da parte dell’Ue, secondo quanto si legge in una nota diramata dal ministero. A questo punto, dice il testo, punto non si possono escludere “sanzioni personali” contro i “responsabili” delle violenze in Ucraina. Anche la Casa Bianca ha esortato il presidente ucraino Viktor Ianukovich a fare di tutto per porre fine alle violenze. Anche la Nato è intervenuta, attraverso il suo segretario generale. “Sono gravemente preoccupato per il ritorno della violenza in Ucraina e per le notizie sui morti a Kiev”, ha detto Rasmussen, facendo “appello a tutte le parti” perché fermino la violenza e “riprendano urgentemente il dialogo” nonché “il processo parlamentare”.

Durante gli scontri sono stati utilizzati, da parte delle forze dell’ordine, manganelli, lacrimogeni, granate assordanti e proiettili di gomma, mentre i manifestanti hanno a loro volta utilizzato mazze e lanciato pietre. Almeno 150 manifestanti sono rimasti feriti, 30 in modo grave, mentre sono 37 gli agenti contusi. Secondo il Kyiv Post, alcuni dimostranti hanno spostato un mezzo della polizia che bloccava il passaggio al Parlamento e hanno iniziato gli scontri. Per quel che riguarda i danni, almeno tre camionette della polizia sono andate a fuoco. Gli incendi sono dovuti al lancio di molotov da parte dei dissidenti. Circa 5.000 manifestanti sono arrivati davanti alla sede dell’organo legislativo, il cui ingresso principale è a circa 200 metri dal luogo degli scontri. Alcune delle tende dei manifestanti in piazza Maidan sono in fiamme. I dimostranti rimasti continuano da parte loro a bruciare pneumatici all’imbocco della piazza,su via Institutska, per creare una sorta di cortina di fuoco e fumo. Il ministero degli Esteri russo ha affermato che il ritorno della violenza nelle strade del centro di Kiev è il “risultato diretto” della politica occidentale. In una nota vengono inoltre accusati “i politici occidentali e le organizzazioni europee di incoraggiare le provocazioni contro il potere legale” in Ucraina.

D’Alema: Renzi rischia di logorarsi o di logorare il governo Letta

massimo-dalema-tuttacronacaMarco Damilano, nel suo libro “Chi ha sbagliato più forte. Le vittorie, le cadute, i duelli dall’Ulivo al Pd”, fa parlare Massimo D’Alema, che dedica molte parole al sindaco di Firenze: “Lui mi ha combattuto ma non gli voglio male nel modo più assoluto. Ho cercato e cerco di condurre un dialogo con lui, che spero sia utile a tutti noi”. Da qui il primo avvertimento. “Tenga conto , Renzi, che il Pd è un partito plurale, che può sostenere con convinzione un candidato, ma che difficilmente accetterà un capo plebiscitario”. A D’Alema non piace la strategia dell’ex rottamatore: “Ritengo sbagliata la pretesa di Renzi di impadronirsi del partito con l’idea di farne il tramite per la presidenza del Consiglio. E’ un errore grave, destinato a creare una ferita seria e rendere il suo cammino verso la premiership non più agevole ma più difficile”. Dopo di che, palesa un suo dubbio: “Non so se Renzi abbia davvero voglia di impegnarsi a fare il segretario del partito e comunque temo che lo guiderebbe in un quadro di fortissima conflittualità. Rischia di logorarsi, e per non logorarsi ha una sola via d’uscita: logorare il governo Letta. Ma non è il Pd che può assumersi la responsabilità di far cadere il governo Letta per la fretta di qualcuno”. Ma se D’Alema prende in considerazione il lasso di tempo che è andato dalle elezioni alla formazione del governo Letta, non può esimersi dal bersagliare Bersani: “Ha perso lucidità, era dominato dall’idea che senza avere la maggioranza avrebbe comunque potuto fare il governo, cosa palesemente infondata”. L’ex premier, spiega allora che “Gli consigliai di fare un gesto, di cambiare lo scenario, di candidare Rodotà alla guida del governo”. “Il Movimento 5 Stelle sarebbe stato messo in difficoltà e forse la legislatura sarebbe cominciata diversamente”. Le cose sono andate diversamente e hanno coinvolto anche l’elezione del capo dello Stato, con il secondo mandato di Giorgio Napolitano. “Trovo grave che dopo il disastro che era accaduto con Marini la segreteria non abbia sentito il dovere di aprire una discussione politica: si poteva votare scheda bianca e intanto riflettere su cosa fare”. Infatti dopo è arrivata anche la caduta di Prodi, sacrificato dagli stessi dem. Da parte sua l’ex segretario Bersani ha replicato tramite l’anticipazione di un altro libro “Giorni bugiardi”, di Stefano Di Traglia e Chiara Geloni. “Quelle di D’Alema sono ricostruzioni che non mi sento di condividere. Ho già smentito più volte: nessuno mi ha mai suggerito altri nomi per l’incarico. Tutti sanno che non avrei mai impedito nascita governo se l’ostacolo ero io”.

La guerra civile del PD… D’Alema contro Renzi, ma ad essere ucciso è il partito

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Caino e Abele continuano le liti, il “sangue” scorre nel Pd e il Pdl trae linfa energetica dal dilaniarsi delle vecchie faide. Non c’è più neppure un ring dove affrontarsi, il conflitto avviene nelle strade, nelle piazze, e persino nei cieli con la questione Alitalia che mina il cuore del partito democratico.

“Per Alitalia, sarebbe stata meglio un’intesa con le Ferrovie dello Stato”, la dichiarazione di Massimo D’Alema al Sole 24 Ore suona come l’ennesima freccia scagliata al cuore del partito, l’ennesima battaglia di quella guerra civile mai finita. Secondo D’Alema, un accordo con Ferrovie sarebbe stato preferibile per “due ragioni”. “Credo ci sarebbero state sinergie più robuste e si sarebbero anche svalutate le partecipazioni, risolvendo il problema dei francesi”.

Per l’ex premier, l’alleanza con Air France non è convincente. “Mi pare che abbiano una situazione, anche debitoria, complicata. Ma soprattutto penso che, in vista dell’Expo, sarebbe stato meglio puntare su una compagnia non europea che offrisse più opportunità anche al nostro Paese, anche nel traffico turistico”.

Ma se Alitalia è un “cavallo di battaglia”, il vero nemico è invece il sindaco di Firenze, candidato alla segreteria del Pd “Non è ragionevole destabilizzare il governo, magari per le ambizioni personali di chi ha troppa fretta…”. L’ex ministro non ci sta a a sentirsi parte di una intera classe dirigente che, nella lettura di Renzi, ha fallito, impedendo al Paese di crescere. “Bisognerebbe distinguere le responsabilità nel corso di questi venti anni. Almeno per dare una giustificazione a quella parte dell’establishment che sta lì ad applaudire entusiasticamente ai ceffoni di Renzi”.

E D’Alema cerca di nuovo il vecchio baluardo… Renzi simile a Berlusconi… la solita nenia con cui gli elettori di sinistra ormai si addormentano davanti ai talk show in cui i politici ormai sono solo autoreferenziali “Non mi è mai piaciuto lo stile di un uomo solo con i riflettori puntati addosso, che passeggia sul palco con il microfono in mano. Mi pare di averlo già visto in questi anni…”.

Infine, sangue e arena anche al federalismo: “così come lo abbiamo praticato – afferma D’Alema – è stato uno dei maggiori responsabili dell’aumento della spesa pubblica. Per non parlare dei danni in termini di efficienza che sono venuti dalla moltiplicazione dei centri decisionali, dalle competenze confuse tra centro e periferia, dal sommarsi delle autorizzazioni”.

Gli italiani intanto hanno il mutuo da pagare, le tasse che fanno fallire le aziende creditrici nei confronti dello stato e i figli a cui pagare la mensa… ma questi non sono temi interessanti, meglio la guerra civile!

Torna il terrore a Damasco: 2 kamikaze

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Ancora non è stato reso se ci sono vittime, ma il terrore torna a Damasco. E’ l’agenzia ufficiale Sana e la tv siriana a riferire dei due attentati in piazza li Omayyadi nella capitale siriana.I due kamikaze si sarebbero fatti esplodere proprio all’imbocco della piazza. Qualche ora fa erano state evacuate dalla Mezzaluna rossa siriana  almeno 1.500 persone da un quartiere di Damasco, da mesi assediato dall’esercito siriano. Donne e bambine, ha spiegato il portavoce dell’organizzazione, Khaled Erksoussi, sono stati portati in luoghi più sicuri.

Il senatore McCain e la sua partita a poker durante il dibattito sulla Siria

MCCAIN-POKER-tuttacronacaSe quasi un mese fa Rosy Bindi era stata “pizzicata” a giocare a solitario con il suo tablet durante l’esame del decreto lavoro, non dobbiamo pensare che siano solo i politici italiani ad annoiarsi durante un dibattito o una votazione: succede anche all’estero. Come dimostra una foto apparsa sul The Washington Post, durante il dibattito nella Commissione del Senato riguardante il possibile intervento militare degli Stati Uniti in Siria, il senatore John McCain era molto concentrato… su una partita a poker in internet.

mccain-poker-twitter-tuttacronacaIl senatore ha poi ironizzato via Twitter: “Scandalo! Beccato mentre giocavo con l’iPhone durante un dibattito di più di tre ore al Senato – la cosa peggiore, ho perso!”

Video: ecco la conferma che sono i ribelli che usano armi chimiche?

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E’ la tv iraniana in lingua araaba Al Alam ha diffondere un video che dimostra chiaramente, secondo l’emittente, il coinvolgimento dei ribelli nell’utilizzo delle armi chimiche.

Le immagini sono postate su Facebook e Youtube e “mostrano cosiddetti militanti dell’Esercito libero siriano (Fsa) mentre lanciano un attacco al gas contro un villaggio siriano” (non meglio precisato). Le immagini “mostrano anche razzi caricati con taniche tossiche”.

Già nei giorni scorsi si erano avuti i dubbi sul presunto utilizzo da parte delle forze governative delle armi chimiche:

Armi chimiche complotto per incolpare Assad? Daily Mail cancella l’articolo

Il regime siriano accusa i ribelli di utilizzare armi chimiche

Pericolo guerra mondiale? Il Vaticano lancia l’allarme sull’attacco alla Siria

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Un no deciso all’attacco arriva dal Vaticano che teme l’estensione della guerra ad altri Paesi: “La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l’intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”, ha detto Mario Toso, del dicastero vaticano Giustizia e Pace. Già questa mattina erano state sollevati molti dubbi, da diversi organi di stampa, circa le prove dell’utilizzo di armi chimiche, esibite dagli Usa, per motivare un possibile attacco alla Siria. 

 

Barack Obama e le foto dei cadaveri dei bimbi con il ghiaccio

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L’asso per convincere l’opinione pubblica, gli Usa lo hanno gettato sul tavolo mostrando quelle che, secondo il governo statunitense, sarebbero le prove che inchioderebbero il governo della Siria sull’atroce responsabilità dell’uso dei gas contro la sua popolazione civile.  Sono quattro pagine che riportano foto scattate dai satelliti che mostrano le location da cui sono partiti i missili con le bombe caricate con il micidiale gas sarin o affini come il tabun. Per rendere ancora più credibile l’uso di queste armi di sterminio di massa, ci sarebbero anche le intercettazioni telefoniche di ufficiali siriani man mano impegnati a dare l’ordine del lancio, quello di indossare le maschere antigas e a dirsi preoccupati che gli ispettori dell’Onu scoprano le loro orribili responsabilità. Obama, come fece anni fa George H. Bush, figlio di George W. Bush, ha deciso di ignorare completamente il rapporto che sarà stilato nei prossimi 10-14 giorni dalle Nazioni Unite. L’America non ha tempo di attendere per conoscere la verità sulle armi chimiche, salvo poi, come nel caso di George Bush, accorgersi a guerra ultimata che quelle armi davvero non erano mai esistite.

Ma chi può davvero credere che quelle foto siano uno specchio reale della verità? Chi senza ombra di dubbio può affermare che quelle foto non siano strumentali? Forse gli Usa potrebbero essere anche in buona fede, ma può accadere che un’immagine venga “manipolata” per sensibilizzare le coscienze e non a caso sono stati scelti i corpi dei bambini dilaniati per gridare all’orrore e inneggiare alla guerra.

Se queste sono 4 pagine vanno poi confrontate con le 80 che poco tempo fa furono presentate all’Onu da  Cina, Francia, Usa e Regno Unito per dimostrare l’uso di gas Sarin da parte dei ribelli a Khan al-Assal.

Non dimentichiamo che già il 6 maggio a parlare di prove sull’uso di gas Sarin da parte dei ribelli era stato il magistrato svizzero Carla Del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per i delitti contro l’umanità compiuti nell’ex-Jugoslavia. Certo Del Ponte non è sospettabile di simpatie pro Assad.

Le prove di Obama poi non sarebbero così schiaccianti se venissero analizzate nei dettagli.

Le foto e le riprese satellitari per essere credibili dovrebbero mostrare i singoli lanci come se fossero stati visti da pochi metri di distanza, permettendo di capire bene di che tipo di missili si tratta e che divisa indossa chi li lancia. Da oltre 10 anni è provato che i satelliti e gli aerei spia Usa sono in grado di leggere perfino le targhe dei camion.

Ma quello che convince meno sono le intercettazioni telefoniche. Non c’è bisogno di avere lavorato in certi uffici militari per sapere che gli ordini più compromettenti non si danno per telefono, strumento che per certe comunicazioni è anzi vietato usare. E non c’è bisogno di essere esperti per sapere che i reparti che lanciano bombe caricate a gas non hanno nessun bisogno di sentirsi dare l’ordine – per telefono! – di indossare le maschere a gas. Per il semplice motivo che per poter metter mano a quel tipo di arsenale devono munirsi prima di maschere antigas e non solo: devono indossare infatti anche le speciali tute antigas. Sembra davvero una dichiarazione ingenua, per far colpo sull’opinione pubblica americana. Purtroppo molte informazioni negli Usa non riescono a essere veicolate. Pur essendo un paese dove le libertà sono sempre state un cardine della società e della democrazia, è pur vero che l’informazione ha sempre dovuto seguire i governi e cercare di fare presa sulla popolazione. Gli americani (salvaguardando poi le eccezioni) inoltre, sono abituati a credere alle loro istituzioni, non dubitano come gli europei o ancor peggio, gli italiani, che un’istituzione possa strumentalizzare delle prove per agire con il consenso dei cittadini e arrivare a obiettivi economici, piuttosto che umanitari. Sicuramente non sarà questo il caso, ma come dimenticare Il massacro di Timisoara? Era il dicembre 1989, e la Romania era sotto l’egemonia del comunista Nicolae Ceausescu. Nella “città martire” vennero mostrati a giornalisti e operatori televisivi accorsi come mosche decine di corpi sventrati, ricuciti alla meglio, bruciati, “torturati dal servizio segreto rumeno”, la famigerata Securitate. L’indignazione del mondo intero fu enorme. Si scoprirà in seguito che la strage in realtà non c’era mai stata: quei morti gettati in faccia al mondo erano gente comune deceduta negli ospedali e gli squarci sui loro cadaveri erano dovuti alle autopsie. Il regime finì pochi giorni dopo con la fucilazione di Ceausescu, il cui posto è stato preso dai suoi ex amici autori della messinscena.

 Ci sono poi le dichiarazioni di due esperti, uno americano e l’altro inglese, rilasciate a un noto quotidiano israeliano, Haaretz. Uno è Dan Kaszeta, ex ufficiale del Chemical Corp dell’esercito Usa nonché consulente della Casa Bianca per la Sicurezza, l’altro è l’inglese Steve Johnson, un ricercatore della Cranfield University leader nello studio degli effetti dell’esposizione a sostanze tossiche che ha lavorato con il Ministero della Difesa della Gran Bretagna nel campo della guerra chimica.

I due esperti hanno raccontato:

Dan Kaszeta: “Nessuna delle persone che trattano le vittime o le fotografa indossa un qualche tipo di protezione verso i prodotti chimici denunciati. E nonostante questo, nessuno di loro sembra essere stato danneggiato” . Ciò porterebbe ad escludere l’uso della maggior parte dei tipi di armi chimiche di tipo militare, compresa la stragrande maggioranza dei gas nervini, perché tali sostanze non evaporano immediatamente, soprattutto se sono state utilizzate in quantità sufficiente per uccidere centinaia di persone (355, secondo alcune dichiarazioni di Médecins sans frontières accreditate dalla stampa ocidentale), ma lasciano un livello di contaminazione anche sui vestiti e sui corpi di chi, come i soccorritori, viene in contatto con loro nelle ore successive un attacco non adeguatamente protetto”.

Kaszeta aggiunge che ”non c’è nessuno degli altri segni che ci si aspetta di vedere in seguito di un attacco chimico, come ad esempio i livelli intermedi di vittime, gravi disturbi della vista, vomito e perdita di controllo dell’intestino”.

Steve Johnson: “Dai dati che abbiamo visto finora , un gran numero di vittime in un’ampia zona significherebbe un uso dei gas dalla dispersione molto invasiva. Con un tale livello di agente chimico ci si aspetterebbe di vedere un sacco di casi di contaminazione sulle vittime in arrivo e tra i soccorritori e coloro che li curano senza essere adeguatamente protetti . Noi qui non stiamo vedendo nulla di simile”.

Haaretz aggiunge che non ci sono risposte neppure alle domande se gli ordigni chimici siano stati usati altre volte, perfino quando gli ispettori dell’Onu erano già in Siria per indagare.

E chi ha sparato sul convoglio degli ispettori dell’Onu? A dire che può essere stato chiunque, modo elegante per dire che sono stati i ribelli mercenari, è in primis il New York Times.

Uno scenario complesso e difficile da decifrare, ma proprio per questo bisognerebbe agire con prudenza per poi non ritrovarsi con errori impossibili da riparare. Poniamo anche per un istante che sia tutto vero, che Assad abbia usato le armi chimiche, che quelle foto siano prove inconfutabili e che la popolazione abbia subito dalle forze governative un attacco chimico, combattiamo contro Assad? Lo uccidiamo mettendo a repentaglio ancora una volta la popolazione vittima di una guerra senza fine? Una nuova ondata di violenza? Bombardamenti senza sosta dalle forze ribelli, da Assad e dagli americani e i loro alleati? Uccidiamo Assad e poi diamo lo stato in mano ai ribelli che sono ideologicamente affini ai Fratelli Musulmani? Scateniamo nuovi attentati nel mondo e mettiamoa  repentaglio l’Europa geograficamente più vicina alla Siria?

Perché invece non si è tentata la mediazione? Perché Obama non ha incontrato Putin?  Perché rinnovare ancora una volta la guerra tra Usa e Russia? Forse c’è anche la volontà di far dimenticare il Datagate e mostrare che i nemici sono altrove, non sono dentro casa pronti a spiare ogni mail che riceviamo? 

Il regime siriano accusa i ribelli di utilizzare armi chimiche

siria-armi-chimiche-tuttacronacaLo scorso mercoledì i ribelli siriani avevano accusato il regime di utilizzare armi chimiche: ora è il regime ad accusare i ribelli di farne uso. Una fonte ufficiale, che non è stata identificata, parlando alla televisione statale ha assicurato che molti soldati “hanno visto elementi chimici e hanno sofferto di asfissia” quando sono entrati nei rifugi dei ribelli a Yobar, nella periferia di Damasco. “Gli eroi delle Forze Armate stavano entrando nei tunnels dei terroristi a Yobar e hanno visto elementi chimici. Molti soldati hanno sofferto di asfissia”, ha segnalato la fonte. “Sono arrivare ambulanze per soccorrere quanti stavano soffocando a Jobar”, ha precisato oltre a segnalare que una unità dell’Esercito si sta preparando per fare irruzione nella zona controllata dai ribelli che lottano contro il regime di Bashar al Assad. Il regime siriano ha rivolto le accuse lo stesso giorno in cu la rappresentante dell’ONU per il disarmo, Angela Kane, è giunta a Damasco per tentare di convincere le autorità a permettere l’accesso immediato alla zona del presunto attacco con il gas nervino che ha causato la morte di centinaia di persone nella periferia della città. La Kane è arrivata in città percorrendo la strada che unisce il centro con Beirut e ha raggiunto il suo hotel senza rilasciare dichiarazioni alla stampa, come fonti ufficiali hanno riferito a Efe. La rappresentate ONU ha in programma d’incontrare con urgenza i funzionari siriani affinchè venga consentito immediatamente l’ingresso della missione delle Nazioni Unite che sta indagando sull’eventuale presenza di armi chimiche nel sobborgo di East Guta dove, secondo l’opposizione, hanno perso la vita più di 1.300 persone. Fino ad ora, il regime siriano non ha dato risposte al riguardo.

I ribelli siriani denunciano l’utilizzo di armi chimiche da parte del regime

siria-armi-chimiche-tuttacronacaLe aree vicine a Damasco, sotto controllo dei ribelli, sono state attaccate con un pesante bombardamento da parte delle forze del presidente Bashar al Assad che sono accusate, dagli attivisti siriani, di aver utilizzato armi chimiche. La denuncia arriva nel giorno della visita a Damasco di un team Onu di esperti di armi chimiche mentre il Comitato locale di coordinamento dell’opposizione al regime ha riferito di 30 corpi portati in un ospedale da campo a Kafr Batna, a est della capitale. Tale denuncia, tuttavia, non può essere verificata in maniera indipendente. Reuters cita degli attivisti secondi i quali i morti sarebbero 213, mentre quelli sentiti da Al Arabiya, parlano di almeno 500. I Comitati locali hanno denunciato: “Centinaia di martiri e di feriti, tra cui donne e bambini, sono il risultato del barbaro uso di gas letali da parte del regime criminale nelle città dell’est Ghouta”. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riportato invece che “dopo mezzanotte, le forze del regime hanno intensificato le operazioni militari, ricorrendo all’aviazione e ai lanciagranate, causando decine di morti e feriti”. L’agenzia ufficiale Sana cita invece fonti del governo che hanno smentito l’uso di armi chimiche in un bombardamento sulla regione della Ghouta, vicino a Damasco, affermando che si tratta solo di “un tentativo di ostacolare il lavoro degli ispettori dell’Onu sulle armi chimiche”, attualmente in Siria.

+++ LA VISIONE DEL VIDEO E’ CONSIGLIATA A UN PUBBLICO ADULTO +++

Il video di Hrw mostra l’atrocità in Siria!

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Sconvolgente reportage raccolte da Human Rights Watch raccontano senza filtri di come il governo siriano stia letteralmente massacrando il suo popolo, nell’immobilismo del Consiglio di Sicurezza Onu e di tutta la comunità internazionale. Ogni giorno ci sono famiglie su cui piovono bombe, bambini ceh vengono estratti dalle macerie in fin di vita e portati in case dove muoiono dopo sofferenze tremende. Non ci sono centri medici in molte località e neppure dottori. La popolazione è abbandonata a se stessa e come dimostra, per la prima volta Hrw, gli attacchi aerei compiuti pressoché quotidianamente dal Syrian Air Force sono a tutti gli effetti crimini di guerra.

 “Le forze aeree siriane hanno ripetutamente condotto attacchi aerei indiscriminati e, in alcuni casi, deliberati contro la popolazione civile”, denuncia Anna Neistat, responsabile Emergenze di Human Rights Watch. “Questi attacchi – mette in chiaro l’organizzazione – costituiscono delle serie violazioni delle leggi umanitarie internazionali, e chi le compie è responsabile di crimini di guerra”.

L’organizzazione internazionale di tutela dei diritti umani pubblica oggi un report di 75 pagine intitolato “Morte dai cieli: attacchi aerei indiscriminati e deliberati contro i civili”. E un video esclusivo che racconta la distruzione e il terrore in cui è costretta a vivere la popolazione civile.

IL VIDEO E’ CONSIGLIATO SOLO A UN PUBBLICO ADULTO.

 

 

Tunisia nessun governo tecnico… fallito ogni tentativo!

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Il tentativo del primo ministro tunisino Hamadi Jebali di sciogliere il suo governo per vararne uno fatto di tecnici è fallito. Lo ha ammesso stasera lo stesso premier, non escludendo comunque di potere trovare soluzioni politiche diverse per affrontare la crisi.

Scontri in Siria 25 morti a Damasco e sale polemica armi chimiche

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Assad non cede ai ribelli, l’Ue vuole le dimissioni del leader siriano

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La Siria fa paura e Israele si barrica. Nuova barriera in Golan

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Diserta generale in Siria e accusa l’utilizzo di armi chimiche

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Esplode il confine turco-siriano: 20 morti, tra le vittime 8 bimbi

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Morte e stragi in Siria: 28 vittime civili

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Dal Bahrein, il Ministro inglese Hague, non esclude intervento militare in Siria.

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