La polizia ha fatto irruzione in piazza Taksim ieri mattina presto e la situazione è presto diventata ingestibile. In poco tempo alcune decine di persone hanno iniziato a tirare molotov contro le forze dell’ordine e gli idranti, scatenando la violenza in una protesta che fino a questo momento aveva colpito il mondo per la sua dignità e la sua compostezza. L’escalation ha poi permesso al premier Erdogan di alzare i toni promettendo “tolleranza zero” contro i “vandali”. Sono quindi bastate poche ore perchè fossero distrutte le strutture che fungevano da bancarelle delle varie associazioni e trasformando in caos l’equilibrio che regnava solo un giorno prima. Stando agli ospedali della zona, in poche ore sono arrivate 340 persone avvelenate dai gas, un attacco cardiaco, 14 traumi cranici, 11 fratture, 6 ustionati gravi da gas, attacchi di epilessia e 5 accoltellati. E se il Gezi Park fino a quel momento ancora era un’area relativamente sicura, a metà pomeriggio alcuni manifestanti hanno denunciato il lancio di lacrimogeni anche all’interno del parco. Ma la situazione appare fuori controllo, con appartenenze che non appaiono più ben definite: 20 deputati dell’opposizione hanno trascorso la notte accampati nel parco per rendere più difficile un intervento della polizia contro i manifestanti mentre il leader del partito nazionalista Kemal Kilicdaroglu ha accusato il premier di essere “un dittatore”. Da parte loro, i ragazzi sono certi che la stessa polizia abbia inviato agenti sulla piazza con il compito di aizzare gli animi e sarebbero stati questi a lanciare le molotov. Le forze dell’ordine hanno rivelato le identità dei reali colpevoli, ma non hanno convinto, anche a causa del video in cui si mostra un agente sparare sui manifestanti e per l’arresto dei 50 avvocati mentre si trovavano a palazzo di Giustizia, alcuni con ancora indosso la loro toga. Intanto, hanno iniziato anche a girare voci sulle molestie della polizia nei confronti delle donne, torture nelle caserme contro le persone arrestate. Ieri, Erdogan se l’è presa anche con la stampa straniera, accusata di aver organizzato un “attacco coordinato contro la Turchia”, che con lui “ha acquisito diritti e libertà impensabili 10 anni fa”, mentre un cameraman della Cnn ha denunciato di essere stato preso a calci e pugni dalle polizia.
Il premier, insomma, dimostra di non aver intenzione di tornare sui suoi passi e il braccio di ferro tra lui e i manifestanti diventa sempre più cruento. Dopo otto ore di scontri, è stata riconquistata nella notte dalla polizia piazza Taksim a Istanbul. Cessati gli ultimi lanci di lacrimogeni, i manifestanti si sono ritirati nel parco e i poliziotti hanno ripreso il controllo della piazza. Al momento i camion della nettezza urbana stanno ripulendo l’area. Un’altra manifestazione anti-Erdogan ad Ankara, con 5mila persone, è stata dispersa martedì sera dalla polizia. Intanto Gezi Park a Istanbul si è trasformato in un ospedale da campo per i feriti negli scontri con la polizia che intende sgomberare il parco e piazza Taskim. ”Nell’ultima ora, circa 25 feriti sono passati dal nostro centro prima di essere trasportati in ambulanza negli ospedali”, ha spiegato un’infermiera volontaria. ”Si tratta soprattutto di ustioni, di persone colpite dai bossoli dei lacrimogeni, alla testa o altrove, di cadute, fratture, crisi d’asma, o di chi necessita di punti di sutura”, ha aggiunto l’infermiera: ”Qui ci accontentiamo di fermare le emorragie, poi li mandiamo in ospedale”.