Trema la Merkel per lo scandalo pedofilia di un deputato Spd

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Una brutta grana per Angela Merkel e la sua Grosse Koalition dopo che la procura di Hannover ha aperto un indagine sul deputato dimissionario dell’Spd Sebastian Edathy, finito in un‘inchiesta internazionale sulla pedofilia partita dal Canada. Da ieri il governo e soprattutto alcuni ministri del govverno Merkel sono sospettati di aver messo in guardia il deputato prima che la giustizia facesse il suo corso.  Secondo quanto si è appreso, già l’anno scorso, a ottobre, fu informato l’allora ministro degli Interni Hans-Peter Friedrich (Csu), il quale ritenne di dover avvertire esponenti dell’Spd tra cui Friedrich, oggi ministro dell’Agricoltura, Sigmar Gabriel presidente del partito e l’attuale ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier. Il comportamento del ministro Friedrich ha provocato un’ondata di critiche e proteste, soprattutto da parte degli investigatori della Bassa Sassonia, secondo cui il materiale incriminato è quasi completamente sparito dai computer sequestrati e dai locali perquisiti che facevano capo a Edathy.Stando a diversi media, gli investigatori concordano sul fatto che gli hard-disk di Edathy siano stati manipolati o cancellati prima del sequestro. ”Si sente puzza fino in cielo: si è preparato perfettamente alle perquisizioni”, ha detto un investigatore al tabloid Bild.

Sul caso la procura di Berlino ha aperto una pre-inchiesta per violazione del segreto d’ufficio nei confronti di Friedrich. E il ministro degli Interni del Land dello Schleswig-Holstein, Andreas Breitner, ha invocato le dimissioni del collega.

Scomoda anche la posizione del vicecancelliere e ministro dell’Economia Sigmar Gabriel, che è sospettato di aver fatto arrivare l’informazione riservata al diretto interessato. Secondo quanto riferito da un portavoce, la cancelliera Angela Merkel avrebbe invece appreso della vicenda solo martedì, dopo che il caso era diventato pubblico per le rivelazioni della stampa.

Intanto il diretto interessato, Edathy, che dopo 15 anni da deputato per la Spd si era dimesso lo scorso fine settimana, finora continua a dichiararsi innocente, almeno dal punto di vista penale. Secondo il politico non ci sarebbero elementi che possano portare a una sua incriminazione.

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Disinfettanti davvero “scandalosi” per l’Asl di Foggia: 1920 euro al pezzo

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I disinfettanti professionali hanno costi elevati, ma pagare ogni pezzo 1920 euro quando costerebbe solo 60 è davvero eccessivo, eppure la Asl di Foggia e in particolare 5 dipendenti e due imprenditori sarebbero coinvolti in quello che è stato soprannominato la truffa dei disinfettanti d’oro. Ogni flacone da 5 litri, di quelli che vengono usati per disinfettare le camere operatorie, veniva fatturato a 1.920 euro mentre il valore di commercializzazione da parte del produttore estero era di 48,53 sterline inglesi, pari a circa 60 euro. Dal 2009 al 2011 erano state irregolarmente deliberate forniture per ulteriori 929 flaconi, per una spesa complessiva di 1.783.680 euro. Le società fornitrici, si legge tra le carte, avrebbero corrotto i pubblici dipendenti con tangenti e altre utilità per almeno 14mila euro. Agli arresti domiciliari un imprenditore e due impiegati dell’Asl: Ettore Folcando, di Foggia, di 35 anni, amministratore della Fly srl, società fornitrice del disinfettante,  Giovanni Grilli, di 46 e Nicola Marinaro, di 50, entrambi dipendenti dell’Asl.

Operazione trasparenza all’Ama… e si scoprono gli stipendi segreti

ama-roma-stipendi-segreti-tuttacronacaL’Ama a Roma ha pubblicato online gli stipendi dei dirigenti nell’ambito di un’operazione trasparenza voluta dal nuovo presidente e amministratore delegato, Daniele Fortini, che con questa mossa intendeva dare un segnale di discontinuità con il passato. Ma nelle ultime ore, oltre all’elenco ufficiale pubblicato degli stipendi dei dirigenti, come riporta il Corriere, sono circolate altre liste, meno ufficiali, di impiegati e quadri. Scorrendo la lista, si nota che gli stipendi vanno da un minimo di 80 mila euro l’anno a 220 mila.  Al direttore generale, Giovanni Fiscon, lo stipendio più alto. Seguono Paolo Passi (175 mila euro) e Giovanna Anelli (173 mila). Spiega il Corriere:

L’elenco più aggiornato contiene 15 quadri e impiegati beneficiati di superminimi annui variabili dai circa 4.000 euro del genero di Panzironi (Armando Appetito) a una media di 10-20 mila, fino al top di 40-45 mila euro di compenso «extra» per 5 super-fortunati. Luca Panariello, Fabrizio Mericone e l’ex estremista di destra Stefano Andrini, tutti con diplomi di scuola superiore, sono tra questi. Così come la collaboratrice storica di Panzironi, Patrizia Caracuzzi, caso raro assai di segretaria con qualifica di quadro e retribuzione, ole!, vicinissima alla cifra tonda dei centomila.

Ma il Corriere fa anche notare che quasi tutte le assunzioni cadononel periodo incriminato di Parentopoli, ad eccezione di qualche sindacalista come Remo Cioce (Ugl), che oltre al sostanzioso superminimo anni fa spuntò dai vertici Ama un doppio scatto di livello. Ma al di fuori della lista dei 15 si trova anche Gloria Rojo, una della prime segretarie di Panzironi, assunta a circa 45 mila euro l’anno. Ma anche la carriera di Giancarlo Santinelli, un altro quadro da 94 mila euro di cui 43 mila «ad personam», suscita gelosie: dall’Unire (l’ente razze equine, storico feudo «panzironiano») all’Internal auditing dell’Ama, per poi passare nella squadra dell’attuale capo del Personale Paolo Passi, secondo tra i dirigenti meglio pagati (175 mila euro), prima ancora dell’ex direttore generale Giovanna Anelli (173 mila).

L’elenco più aggiornato contiene 15 quadri e impiegati beneficiati di superminimi annui variabili dai circa 4.000 euro del genero di Panzironi (Armando Appetito) a una media di 10-20 mila, fino al top di 40-45 mila euro di compenso «extra» per 5 super-fortunati. Luca Panariello, Fabrizio Mericone e l’ex estremista di destra Stefano Andrini, tutti con diplomi di scuola superiore, sono tra questi. Così come la collaboratrice storica di Panzironi, Patrizia Caracuzzi, caso raro assai di segretaria con qualifica di quadro e retribuzione, ole!, vicinissima alla cifra tonda dei centomila.

I carabinieri a San Siro: si controlla la società del genero di Gianni Letta

sale-san-siro-tuttacronacaEra il 16 dicembre scorso, in campo erano scese Milan e Roma, nelle sale vip e in quelle degli sponsor, tra cocktail e vassoi del buffet, arrivavano i carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro per controllare i contratti di lavoro di camerieri e cuochi e le norme della sicurezza. In quell’occasione, come spiega Repubblica, gli investigatori hanno raccolto la documentazione sui 68 lavoratori presenti nei locali dello stadio Meazza a Milano. Redigendo poi un’informativa per il pm Carlo Nocerino in cui si parla di “situazioni di somministrazione illecita di personale” e “casi di lavoro nero” su cui ora dovranno essere effettuati ulteriori accertamenti. Scrive Sando De Riccardis:

I carabinieri hanno accertato che la società che ha l’appalto con la Milan Entertainment è It srl, i cui amministratori sono Giorgio Monti e Roberto Ottaviani, quest’ultimo genero dell’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, e già noto per aver vinto l’appalto milionario del catering del G8 dell’Aquila nel 2009 con un’altra società del gruppo. Annotano gli investigatori che a operare all’interno dello stadio San Siro è la Essebi, “controllata della It, che ha subappaltato i servizi di somministrazione di alimenti e bevande, l’organizzazione dei tavoli, il supporto alla cucina” alla stessa Essebi e ad altre due società. I carabinieri dell’Ispettorato del lavoro stanno effettuando ora “accertamenti per verificare la genuinità del subappalto tra la It e due società che lavorano in subappalto (la Essebi e la Dynamo) per verificare la corretta applicazione delle norme sulla sicurezza e il corretto impiego dei lavoratori, “in quanto appare che in alcune situazioni vi sia somministrazione illecita di personale”. A insospettire gli investigatori, un’anomalia emersa dai controlli: “Appare strano che siano stati rilasciati un numero di pass superiore ai lavoratori trovati al momento dell’ispezione”. E anche se nell’inchiesta non ci sono indagati, l’ispettorato “comunicherà l’esito degli accertamenti con i provvedimenti che saranno adottati a carico delle società. Anche perché — conclude l’informativa — allo stato attuale risultano esserci casi di lavoro nero”.

Lo scandalo segreto di Bill Clinton, altro che Lewinsky

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Lo scandalo Lewinsky è entrato nella storia americana insieme ai dettagli piccanti, a volte di pessimo gusto, che hanno aiutato molte riviste nella vendita di copie. Tuttavia Bill Clinton, proprio a causa della stagista, si è perso la credibilità non solo nei confini statunitensi, ma soprattutto sul piano internazionale. Oggi però appare sui giornali anglosassoni uno scandalo segreto che fino a oggi è stato taciuto e coinvolgerebbe l’attrice Elizabeth Hurley. Durante il loro primo appuntamento segreto, sua moglie Hillary avrebbe dormito nella stanza accanto.

L’affermazione shock arriva dopo che una registrazione rivelata dall’ex fidanzato dell’attrice, Tom Sizemore, che ha dichiarato come lo stesso Bill Clinton dopo una proiezione privata di “Salvate il soldato Ryan” alla Casa Bianca nel 1998 – avrebbe insistito con Sizemore per farsi dare il numero della sua ex. Sizemore in tale circostanza avrebbe anche detto che voleva prima chiedere a Elizabeth se aveva piacere che il Presidente avesse il suo numero personale e Clinton insistendo avrebbe detto: “Stupido figlio di *******. Io sono il Presidente degli Stati Uniti, il giro si ferma qui. Dammi quel dannato numero”. Poi lo stesso presidente avrebbe chiamato l’attrice dicendo “Elizabeth, qui  è il tuo Presidente che ti parla. Sto inviandoti un aereo. Starà da te in tre ore. Hai abbastanza tempo per prepararti?”

Naturalmente tramite Twitter l’attrice ha poi smentito tale rivelazione.

Valèrie: “Io e Hollande saremmo ancora insieme se non fosse presidente”

hollande-valerie-tuttacronacaHa rotto il muro di silenzio, a margine del suo viaggio in India, Valèrie Trierweiler, che per la prima volta ha parlato della fine del suo rapporto con il presidente francese dopo lo scandalo che ha travolto l’Eliseo. “Il potere ha distrutto la nostra relazione, se Francois non fosse diventato presidente forse saremmo ancora insieme”, ha detto la ormai ex première dame.  “Non l’ho spinto io a diventare presidente. Non ho mai sognato di entrare all’Eliseo. Se Hollande non fosse diventato presidente, forse saremmo ancora insieme”. Per lei, è inoltre “importante che ci sia una première dame” all’Eliseo e non la infastidisce essere chiamata “ex première dame”. Per quel che riguarda il suo futuro, non esclude di tornare a fare la giornalista o di continuare il suo impegno per le cause umanitarie, ma sicuramente eviterà la politica. “Sono vaccinata – ha detto – non ci si rende conto di quanto ci siano tradimenti e ipocrisia”. E ha concluso: “Per ora mi prendo un pò di riposo e di tempo per riflettere”.

Trierweiler cancellata, in Twitter non c’è più l’account istituzionale

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Da ieri sera la première dame è stata cancellata. Il suo account Twitter istituzionale, aperto nell’estate 2013, denominato “infosvaltrier”, sul quale comparivano anche gli impegni sulle attività umanitarie, è stato cancellato. Della ormai ex premièr dame restano alcune foto nella collezione presente sul sito dell’Eliseo, ma non c’è una pagina dedicata a lei.

E’ ufficiale, Hollande si separa da Valerie

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E’ stato il Journal du Dimanchea lanciare la notizia bomba. Oggi è il giorno della separazione ufficiale tra il presidente francese, Francois Hollande, e la première dame di Francia,Valèrie Trierweiler. Dopo la bufera mediatica, le foto che provavano la liaison tra il capo dell’Eliseo, 59anni, e l’attrice Julie Gayet, 41 e l’ironia internazionale che non ha risparmiato nè Hollande né la Trierweiler, arriva il giorno della resa dei conti. Il chiarimento arriverebbe così alla vigilia dell’arrivo in India, nel quadro di una missione umanitaria, di quella che è ancora formalmente la Première dame. Secondo il JDD,Trierweiler arriverebbe dunque a Mumbai come semplice cittadina. Quanto a Hollande, si presenterà solo negli Stati Uniti da BarackObama. Le Journal du Dimanche spiega anche che le modalità di questa separazione sono state decise durante un pranzo giovedì scorso. Il18 ottobre 2007, l’allora presidente Nicolas Sarkozy, aveva ufficializzato la sua rottura con Cècilia con un breve comunicato: «Cècilia e Nicolas Sarkozy annunciano la loro separazione consensuale. Non faranno nessun commento» Hollande è soltanto l’ultimo di una lunga serie di politici francesi d’altissimo rango rivelatisi impenitenti tombeur de femme, daFrançois Mitterrand a Dominique Strauss-Kahn.

 

La De Girolamo e la “vicenda kafkiana”: riferisce alla Camera

de-girolamo-aula-tuttacronacaIl ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo è in mezzo alla bufera per il caso legato alla Asl di Benevento, sul quale oggi ha riferito in Aula, con un intervento all’interrogazione del Pd .”Vengo qui con spirito di grande serenità”, ha detto il ministro. “La mia vita di politico, di persona e di donna è stata travolta da un linciaggio e un accanimento senza precedenti”, ha aggiunto.  E ancora: “Vengo con determinazione a spiegare i motivi per cui mai e poi mai ho abusato del mio ruolo di deputato e mai ho violato la Costituzione”. “Il mio riserbo dei primi giorni era dettato dal rispetto per il lavoro magistratura”, ha aggiunto. “Mai e poi mai il mio nome è coinvolto nella truffa alla Asl di Benevento che riguarda altre persone, una delle quali ha costruito un dossier contro di me frutto di un complotto ai miei danni”.  “Questa vicenda è kafkiana, a leggere i giornali sembra che sia io ad essere sotto inchiesta ma la realtà è diversa, io non sono indagata, indagato è Pisapia e l’intercettazione è abusiva”. Nelle carte sulla vicenda Asl si parla di “pericolosità dei soggetti coinvolti, di capacità e attitudine delinquenziale”, in particolare dello “spessore delinquenziale di Pisapia”. Nunzia De Girolamo ha anche sottolineato che l’inchiesta nella quale è stata coinvolta parte da una attività illecita di intercettazione, che riguarda anche aspetti e considerazioni di carattere privato che sono state rese pubbliche. “Se mi pento per espressioni colorite usate in un contesto privato, non mi pento di aver aiutato gente che chiedeva ad alta voce maggiore assistenza sanitaria”. E ancora ha voluto ribadire: In una terra devastata dalla camorra, dalle ruberie e dalla convivenza con i clan da parte di anime belle che oggi si indignano per le parolacce di un ministro, desta scandalo che un deputato abbia chiesto informazioni sul bar dello zio. Semplici informazioni, nessuna pressione: il dirigente dell’ospedale Fatebenefratelli, che è privato, ha detto di non aver avuto pressioni da me”. Ha quindi proseguito spiegando che È avvenuto che io abbia tenuto riunioni” nella mia dimora privata perchè “soffrivo di una particolare patologia post partum che mi impediva spostamenti” e come parlamentare della zona esercitavo il “diritto e dovere di segnalare questioni e trovare soluzioni”. E ha aggiunto: “Sono state estrapolate una serie di espressioni che collegate tra loro offrono un suggestivo richiamo giornalistico, ma non sono la verità”.”Il mosaico si vede nel suo insieme” o può essere una “brutta opera”. L’interpellanza presentata dal Pd chiede “Quali siano le valutazioni del ministro sulla vicenda” da cui è interessata, “e quali siano state le motivazioni che hanno determinato il suo intervento poco trasparente nelle specifiche questioni contribuendo ad orientare importanti decisioni di interesse pubblico riguardanti l’organizzazione dell’Asl di Benevento”. L’interpellanza del Nuovo centrodestra, a prima firma del capogruppo Enrico Costa, è stata presentata per chiedere come il titolare delle Politiche agricole “intenda tutelare non solo la sua immagine, ma, e soprattutto, le basi dello stato di diritto nei confronti del soggetto che si è reso responsabile delle registrazioni abusive di cui è stata vittima”.

I nostri 7 giorni… andando di corsa!

7giorni-tuttacronacaDi corsa, in cerca di notizie diverse, interessanti, che diano un po’ di sollievo e magari strappino un sorriso. E sembra sempre più difficile perchè le “cose sbagliate” continuino ad accumularsi. Come ha detto Marco Travaglio: “L’intero cestino è marcio“. E non è chiaro se nel suo editoriale si riferisse solo a L’Aquila con il suo scandalo tangenti e il sindaco che si è dimesso o all’intero panorama politico. Del resto sempre più confuso. Abbiamo provato anche a catapultarci fuori dall’Italia, a provare a guardare il nostro Paese con uno sguardo diverso, da straniero, ed è difficile da capire quello che accade. Se non incomprensibile. Un segretario, Renzi, che sembra giocare al gatto e al topo con il premier, Letta, che è del suo stesso partito. Un ex senatore, ora decaduto, Berlusconi, che con una condanna da scontare mira ad essere eletto in Europa e ottenere quell’immunità. Un tribunale che, dopo anni, stabilisce che le elezioni per la Regione Piemonte vanno rifatte. Nulla di cui stupirsi del resto, per noi italiani, se la giustizia decide che la nostra legge elettorale è incostituzionale e quindi siamo governati in modo illegittimo ma il Capo dello Stato, che dagli “illegittimi” è stato eletto, dichiara il contrario. La certezza, ormai, è che non ci sono certezze, men che meno per il futuro. E non nel senso che vi dava Lorenzo il Magnifico. E’ proprio che non si vede futuro nè via d’uscita e questo perchè non si vede impegno al riguardo. Viene voglia di scappare? Correre lontano? Entrare nella schiera dei cervelli in fuga? Sì, certo. Via. Di corsa. Ma è un strada in discesa o… ?

7giorniE’ vero, non si vede futuro in Italia anche perchè mancano i punti di riferimento. Uno su tutti: la pensione diventa sempre più un’utopia. Se ne parla, si fanno supposizioni, ma alla fine sembra ormai l’oggetto del desiderio di tanti che non hanno altro a cui aggrapparsi. Anche a favore dei giovani che tentano invano di entrare nel mondo del lavoro. (Altra grande utopia del Belpaese) Mentre la disoccupazione cresce inesorabilmente (ma lo spread cala e Letta esulta, nonostante siano diverse le risposte che ci si aspetta da lui) si guarda all’estero quindi. Eppure… poi ci si spaventa per quell’ondata di gelo che stringe in una morsa mortale l’America ma ci si domanda pure come potremmo mai essere accolti noi italiani una volta varcati i confini nazionali. Perchè anche questa settimana è spuntato un altro, l’ennesimo, ristorante europeo che abbina l’italianità alla mafia. Si trova a Praga e si chiama Al Capone. Se questo è il biglietto da visita di una delle nostre eccellenze, la cucina, come potremmo venire apostrofati noi? Perdere la speranza e lasciare crollare il nostro umore così com’è crollata la palazzina a Matera? No! In fin dei conti ci sono anche segnali positivi che ci arrivano. Come il fatto che ora le voci a favore dei marò arrivano proprio dall’Unione Europea, che propone di fare quel passo che l’Italia non ha mai osato proporre. Per questo corriamo e andiamo avanti: perchè sappiamo che c’è sempre qualcosa che riesce a stupirci e a stamparci in volto un’espressione simile a quella di una bimba che vede per la prima volta il fratello gemello del papà. “Oibò!”, viene da esclamare. un po’ come quando la polizia conferma l’avvistamento di un ufo o un pilota di linea racconta il suo “incontro – quasi scontro – ravvicinato”. Continuiamo a muoverci perchè vogliamo continuare a stupirci, nella speranza di scoprire ricette nuove invece che riscaldare la solita, noiosa, minestra. In fin dei conti… a qualcosa bisogna pur credere e quindi tanto vale farlo nell’impossibile… tipo camminare sull’acqua!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Lo scandalo delle tangenti a L’Aquila. Travaglio: “L’intero cestino è marcio”

travaglio-tuttacronacaE’ sdegnato per lo scandalo delle tangenti dell’Aquila Marco Travaglio che, in un editoriale, sostiene che “L’intero cestino è marcio”, pure senza chiarire se dentro tale cestino ci siano solo i casi abruzzesi o piuttosto non si trovi l’intero sistema politico amministrativo che succhia il sangue dell’Italia.

“L’assessore aquilano di centrosinistra Ermanno Lisi che, di fronte alla sua città in macerie, definisce il terremoto che l’ha distrutta una “botta di culo” per “le possibilità miliardarie” di “tutte ‘ste opere che ci stanno” e che “farsele scappa’ mo’ è da fessi, è l’ultima battuta della vita… o te fai li soldi mo’… o hai finito”, non è un fungo velenoso spuntato dal nulla. È la punta più avanzata di un sistema che chiamare corruzione è un pietoso eufemismo. […]

Non stiamo parlando di reati (per quelli c’è la giustizia, che con l’arrivo del procuratore Fausto Cardella è in buone mani anche all’Aquila). Ma di un’antropologia mostruosa che nessuno può dire di non aver notato.

Che pena il sindaco Massimo Cialente, quello che garantiva vigilanza costante sugli appalti e sfilava con la fascia tricolore alla testa dei terremotati puntando il dito contro i governi che lesinavano aiuti, e non riusciva neppure a liberarsi di politici, professionisti e faccendieri come il capo dell’ufficio Viabilità del suo Comune che affidava lavori alla ditta del suocero.

L’editoriale di Travaglio è un pezzo di retorica anti capitalista e parla di qualcuno

“che, ai livelli più alti come in quelli più bassi, pensa di poter fare soldi con i soldi e intanto annienta sentimenti, amicizie, affetti, famiglie, cultura, vite umane. Vite che, quando si spengono, vengono misurate anch’esse in denaro, col registratore di cassa, dunque non valgono più nulla”.

L’amara conclusione è condivisibile. Che poi il cambiamento possa venire dai descamisados di Beppe Grillo è un po’ più discutibile. Siamo al

“fallimento di un Paese ormai inutile, addirittura dannoso. Quello che si illudeva di chiudere il berlusconismo come fosse una parentesi e non lo specchio, […] una certa Italia che Berlusconi ha soltanto sdoganato e resa orgogliosa della sua mostruosità, ma che gli preesisteva e gli sopravviverà: nelle classi dirigenti di destra di centro di sinistra, ma anche in vaste aree della “società civile”.

“Ogni squalo che fa soldi sulla pelle della gente, ogni pirata che ruba sugli appalti, ogni vampiro che succhia il sangue ai morti del terremoto si regge sul silenzio complice di decine, centinaia di persone. Che, fatta la somma, sono milioni. Troppe per sperare in un cambiamento imminente. Ma non troppe per rinunciare a prepararlo subito”.

Le intercettezioni scandalo! Il terremoto dell’Aquila è stato un “colpo di c**o”

terremoto-l'aquila-tuttacronacaE’ Il Fatto Quotidiano a pubblicare le intercettazioni  sandalo, risalenti al 2010, tra Ermanno Lisi (Udeur) e un architetto, Pio Ciccone. Per l’ex assessore la calamità è stata un “colpo di c**o”, occasione ghiotta per guadagnare sulla pelle dei morti. Si continua quindi a parlare di quanto accaduto in quella tragica occasione e, soprattutto, in occasione della ricostruizione,con tanto di tangenti ed arresti di politici e funzionari.

Appalti-LAquila-terremoto-inchiesta-tuttacronacaOra il Fatto quotidiano ha pubblicato nuove intercettazioni vergogna, quelle che testimoniano la conversazione tra lo stesso Lisi e un architetto, Pio Ciccone (entrambi archiviati, ndr).  “Tu ancora non te ne stai a rende conto ma L’Aquila si è aperta…le possibilità saranno miliardarie. Da fessi farsi scappare ‘ste opere”. 309 morti, circa 1600 feriti e 70 mila sfollata: e c’era chi pensava ad approfittarne per arricchirsi. Le intercettazioni, che risalgono al 30 novembre 2010, a circa 18 mesi di distanza dal terremoto, mostrano come l’unico interesse fosse appunto quello di accaparrarsi gli appalti della ricostruzione. Si legge sul Fatto:

“Tu ancora non te ne stai a rende conto ma L’Aquila si è aperta… le possibilità saranno miliardarie. Io sto a cercà di prendere ste 160 case, se non lo pigli mo’ non lo pigli più, questo è l’ultimo passaggio di vita, dopo sta botta, hai finito, o le pigli mo’…”. “O gli pigli mo’ o non gli pigli più…”, risponde Ciccone. “Esatto”, continua Lisi, “abbiamo avuto il c**o di…”. “Del terremoto!”, interviene Ciccone. E Lisi conferma: “Il c**o che, in questo frangente, con tutte ste opere che ci stanno, tu ci sta pure in mezzo, allora, farsele scappà mo’ è da fessi… è l’ultima battuta della vita… o te fai gli soldi mo’…”. “O hai finito”, conclude.

Ma non solo sciacallaggio. Va sottolineata  la risposta che Lisi fornisce a Ciccone, quando questo si preoccupa di eventuali inchieste giudiziarie a loro carico: “Tengo paura, però fino ad un certo punto, lo sai perché? Perché sto con la sinistra e bene o male, penso che la magistratura c’ha grossi interessi a smuove”. Secondo il direttore Antonio Padellaro:

Pubblici amministratori diventati lupi famelici e che pur di rubare e spolpare non si fermano davanti a nulla. Una volta c’era la bustarella, poi venne la tangente. Oggi sembrano peccatucci di fronte all’orgia di una casta criminale e arrogante che sta vampirizzando un paese allo stremo. E quando i proventi delle rapine non bastano più, costoro sperano nei terremoti e se i morti sono tanti, meglio ancora. Che c**o!

E ancora, come spiega Antonio Massari, tra le conversazioni intercettate ci sono anche quelle che raccontano di lottizzazioni realizzate con pochi scrupoli. Il commissario Adriano Goio aveva spiegato all’assessore l’elevato rischio alluvione che presenta il capoluogo abruzzese e il progetto d’invaso per impedire l’eventuale allagamento, che è già stato approvato per 60 milioni di euro. Spiega il Fatto:

L’ex assessore con l’amico Mimmo Marchetti pensa di lottizzare immediatamente i terreni, per costruirvi dei capannoni, in modo da aumentarne il valore, in caso di esproprio: “Io mo non posso entrare per il conflitto d’interessi, però me ne può fregà di meno perché devo salvaguardà, tanto non è la mia la terra è di mio fratello, che ca**o me ne frega, però salvaguardo… un diritto, di tanta gente, in silenzio e salviamo anche le altre terre, perchè se riusciamo a fare la lottizzazione e farcela approvà… domani mattina, mettiamo i capannoni, mettiamo… o quantomeno se ci hanno approvato la lottizzazione, poi mi devono pagare la terra lottizzata, adesso mi sta a venì questa idea

Alla fine, sebbene fossero già stati stanziate le risorse, l’invaso non verrà più realizzato. Come sintetizza Giornalettismo:

Sono questi i personaggi dei quali si è circondato il sindaco Massimo Cialente, non indagato, ma affossato dallo scandalo politico. Il Fatto lo definisce un “cerchio marcio”, che comprende tra gli indagati anche il vice-sindaco Roberto Riga (con l’accusa di una presunta mazzetta da 30mila euro). Senza contare l’accusa di corruzione per l’ex consigliere comunale con delega Pierluigi Tancredi, (Pdl) accusato di corruzione: la stessa che pesa su un altro ex assessore (Vladimiro Placidi) e a un ingegnere del Comune (Mario Di Gregorio). Il Fatto spiega come, di certo, il sindaco Cialente non poteva non conoscere il modo in un cui si operava nell’ufficio Viabilità: fu preso in giro in due occasioni dallo stesso Ermanno Lisi a colloquio con il responsabile del reparto, il geometra Carlo Bolino (“Non dirlo al sindac”», ripetè, per un aumento dell’importo dei lavori). Ma Cialente era consapevole di come quest’ultimo avesse assegnato in passato un appalto (il rifacimento di Via Vicentini, ndr) alla ditta di un parente, senza gara. Eppure, Bolino restò al suo posto e non venne rimosso. Cialente ha per ora congelato le dimissioni, ma di fatto ha spiegato di essere stato già “delegittimato” dal governo, dopo la decisione del ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia di decurtare da 3 miliardi a 500 milioni, con l’emergere dello scandalo. Senza contare come , oltre al rapporto conflittuale con l’esecutivo sulle risorse per la ricostruzione, Cialente non potrà che essere travolto da un sensibile colpo di immagine, come hanno già dimostrato le numerose contestazioni di questi giorni, sia in rete che di fronte alla sede comunale.

L’infanta Cristina finisce dietro le sbarre… del Time!

infanta-crisitna-time-tuttacronacaCome spiegava tre giorni fa il Corriere della Sera, la famiglia reale spagnola si trova a che fare con i guai giudiziari dell’infanta Cristina, che è stata citata in giudizio dal giudice istruttore del caso Noos del Tribunale di Palma de Mallorca per i reati di frode fiscale e riciclaggio. La moglie di Inaki Urdangarin, principale imputato nella stessa inchiesta, è stata chiamata a in tribunale il prossimo 8 marzo. L’infanta rischia, se condannata, una pena fino a 6 anni di carcere. L’accusa contro l’infanta arriva da Palma di Maiorca: si tratta di un’indagine giudiziaria su 6 milioni di denari pubblici scomparsi per consulenze false nelle casse della società Aizoon e dell’Istituto Noos. Ad aumentare il clamore, in Spagna, è arrivata un’immagine che la mostra sulla copertina del Time dove il nome della testata forma delle sbarre davanti a lei, dando l’impressione che si trovi in carcere. L’immagine è un fake, ugualmente apprezzato dal popolo di Twitter che non ha mancato di condividerla. La versione “originale” della rivista statunitense, in realtà, reca in copertina il comico e presentatore Seth Meyers, nella sua edizione americana, mentre la cover dell’edizione globale è dedicata all’anno 2013.
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“Nunzia De Girolamo, il contratto che prova il favore allo zio”: parla Il Fatto

de-girolamo-tuttacronacaE’ il Fatto quotidiano a pubblicare il contratto che il quotidiano reputa sia la prova che il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, ha fatto un favore a suo zio, Franco Liguori, marito della sorella della madre del ministro. Liguori ha strappato la gestione del bar dell’ospedale Sacro Cuore-Fatebenefratelli di Benevento al fratello maggiore, Maurizio Liguori, che da decenni gestiva il bar, intestato al padre ottantenne Mario. Il bar fattura annualmente 200 mila euro circa. Secondo il Fatto quotidiano:

Nunzia De Girolamo fa pressioni sulla direzione della Provincia Religiosa dell’ospedale perché quel bar, dopo la scadenza del contratto di affitto, sia tolto magari con un provvedimento giudiziario di urgenza a Maurizio Liguori e sia dato al fratello, Franco Liguori.

Il politico alla fine ha raggiunto il suo obiettivo: Il Fatto pubblica oggi il contratto di affitto di azienda siglato il 30 settembre che rappresenta la sua vittoria nella contesa familiare. Il bar passa dalla società gestita da Maurizio Liguori e intestata al padre ottantenne Mario all’impresa di Giorgia Liguori, figlia del fratello di Maurizio, quel Franco Liguori che oggi siede dietro alla cassa come su un trono conquistato dopo una lotta fratricida.

[…] Margherita De Iapinis – la mamma del politico che fa le pressioni per il bar – e Raffaella – la mamma di Giorgia Liguori che ne beneficia – abitano in case adiacenti.

Nunzia De Girolamo per “accelerare” la firma del contratto di affitto di azienda in favore della cugina e dello zio ordina al “suo uomo” nell’ente vigilante, cioé il direttore generale della ASL di Benevento Michele Rossi, la celebre frase svelata dal Fatto: “al Fatebenefratelli (…) mandagli i controlli e vaffan***o”.

Cosa succede dopo i controlli? Questa la versione del Fatto:

La Guardia di Finanza “allo stato” non rileva alcun reato. Il Fatto ora ha scoperto che il bar dell’ospedale Sacro Cuore di Benevento, a novembre del 2012, quindi quattro mesi dopo quell’ordine al direttore generale registrato a tradimento dal direttore amministrativo della Asl di Benevento, Felice Pisapia, è stato chiuso dopo un controllo.

“L’ispezione l’abbiamo avuta nel novembre 2012″, racconta Maurizio Liguori, “sono venuti addirittura i Nas direttamente da Salerno e sono stati sei ore. Da quel giorno il bar è rimasto chiuso e poi ne è stato aperto un altro con una nuova gestione. Ho avuto anche una sanzione economica, 3000 euro mi pare”. Al termine dell’intervento i Nas rilevarono delle infrazioni e, come impone il regolamento europeo chiamarono per stilare il verbale di chiusura, un funzionario della Asl di Benevento, Alfredo Gorgonio.

Durante la conversazione registrata a tradimento a luglio, Nunzia De Girolamo aveva detto al direttore generale della Asl di Benevento Michele Rossi: “Sono degli str***i … Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Altrimenti mi creano coppetielli con questa storia. (….) Mandagli i controlli e vaffan***o … Carrozza (Giovanni, direttore amministrativo dell’ospedale Ndr) mi ha preso per il c**o”.

Controlli che di fatto chiudono la gestione di Maurizio Liguori. Il contratto d’affitto successivo, a partire dal 30 settembre 2013, sarà firmato da Giorgia Liguori, figlia di Franco, zio di Nunzia De Girolamo:

Maurizio Liguori poi non ha più riaperto. Una sua cognata, sotto anonimato, al Fatto dice: “Ci hanno soffiato il bar”. Il 30 settembre 2013 frate Pietro Cicinelli firma con Giorgia Liguori l’affitto di azienda del nuovo bar. L’impresa paga 2 mila euro al mese più Iva per tre anni ai frati. L’affitto basso tiene conto dei lavori effettuati a spese dell’affittuario per 45 mila euro. Dal quarto anno l’affitto sale a 5 mila euro al mese. L’avvocato Vrenna, direttore degli affari generali della Provincia Religiosa del Fatebenefratelli, conferma al Fatto: “Nunzia De Girolamo mi ha chiamato e mi ha chiesto gentilmente di verificare la possibilità di accelerare. Io le spiegai che avendo impugnato il precedente conduttore il contratto di affitto sostenendo che fosse una locazione commerciale, bisognava aspettare i tempi tecnici. O si trovava un accordo con il diretto interessato o niente. C’era una procedura da rispettare e una procedura andava rispettata”.

Nessun favoritismo per lo zio del ministro? Vrenna nega: “Il precedente conduttore ha presentato un’offerta peggiore e non aveva voglia di fare gli investimenti”. E i controlli al bar inviati dopo la richiesta del ministro al direttore della Asl dei controlli all’ospedale? “Che vuole da me? I Nas dipendono dal ministero della salute mica li mando io. Eh ehe eh. Se sono mossi per motivi trasversali io che ne posso sapere. Ognuno si assume le proprie responsabilità. Ci sarà chi di competenza a giudicare, se del caso, e comunque gli elettori”.

Nuovo scandalo della ricostruzione de L’Aquila: 4 arresti

terremoto_l_aquila_tuttacronacaSi torna a parlare del disastro de L’Aquila e della ricostruzione della città e si viene a scoprire che le tangenti non si pagano più esclusvamente in contanti ma con moduli abitativi. Otto indagati, quattro dei quali posti agli arresti domiciliari: è l’esito dell’inchiesta “Do ut des” della procura de L’Aquila relativa ad appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 2009. Le accuse per le persone coinvolte sono, a vario titolo, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica e appropriazione indebita. A finire in manette due politici: Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale Pdl alla ‘salvaguardia dei beni artistici dell’Aquila’ e Vladimiro Placidi, ex assessore comunale della giunta di centrosinistra, delegato alla ricostruzione dei beni culturali. Gli altri due arrestati sono Daniela Sibilla, socia di Tancredi e l’imprenditore abruzzese Pasqualino Macera. Quattro invece gli indagati, tra cui il vice sindaco dell’Aquila, Roberto Riga, sospettato di aver ricevuto una tangente di 10 mila euro, nascosta dentro un pacco dono con una confezione di grappa, per la promessa di un appalto. I reati, secondo l’accusa, sarebbero stati commessi nel capoluogo nel periodo che va dal settembre 2009, pochi mesi dopo il terremoto, al luglio 2011; l’entità delle presunte tangenti contestate è di 500mila euro, mentre è stata accertata l’appropriazione indebita di 1 milione e 268mila euro da parte di alcuni indagati attraverso la contraffazione della documentazione contabile relativa al pagamento di alcuni lavori. Secondo gli inquirenti a L’Aquila esisteva un sistema corruttivo in base al quale alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post-terremoto pagavano tangenti, sia in denaro sia attraverso la consegna di moduli abitativi provvisori, a funzionari pubblici per aggiudicarsi appalti relativi a lavori di messa in sicurezza.Come spiega Repubblica, in un articolo a firma Giuseppe Caporale:

A mettere tutti nei guai è stato un imprenditore veneto, Daniele Lago, amministratore delegato della Steda spa. Messo alle strette dagli agenti della squadra mobile dell’Aquila rispetto a un presunto illecito per un valore superiore a un milione di euro (legato a un appalto), Lago ha deciso di confessare e raccontare al procuratore Fausto Cardella e ai pm David Mancini e Antonietta Picardi il sistema delle tangenti nella città del post sisma.

“Gli indagati hanno rivelato una dedizione costante ad attività predatorie in danno della collettività, arrivando a suggerire i metodi corruttivi, a costituire società ad hoc, a rappresentare realtà fittizie, anche in momenti (il post sisma) in cui il dramma sociale e umano avrebbe suggerito onestà e trasparenza. Da ciò si ricava la certezza della reiterazione di reati della stessa specie”, scrive il gip Romano Gargarella nell’ordinanza d’arresto motivando le esigenze cautelari.

“Tancredi anche in virtù del suo ruolo politico pubblico si è posto nel dopo-sisma, caratterizzato dalla fase dell’emergenza, come collettore di compensi di imprese in cambio di agevolazioni per il conferimento di lavori”, è scritto ancora nell’ordinanza. E sarebbe proprio Tancredi, oltre a farsi consegnare dalla Steda del denaro per il suo aiuto, a chiedere e ottenere, secondo la Procura – attraverso una società creata ad hoc per incamerare i proventi illeciti – anche cinque Map, cinque ‘Moduli abitativi provvisori’, del valore di 40 mila euro l’uno.

Moduli che poi, secondo l’accusa, provvederà in parte a rivendere.

Ma le tangenti – secondo quanto raccontato dall’imprenditore veneto – hanno riguardato anche il vertice dell’amministrazione comunale dell’Aquila nella personan della il vice sindaco Riga. Scrive il gip Gargarella: “L’amministratore della Steda spa ha riferito che uno degli appalti che gli vennero ‘offerti’ riguardava quello relativo all’esecuzione delle opere provvisionali di messa in sicurezza di un immobile della dottoressa Sabrina Cicogna, medico presso l’ospedale dell’Aquila. Dalle dichiarazioni del Lago emerge che l’assegnazione di quell’intervento gli venne garantita oltre che da Tancredi, anche da Riga, vicesindaco de L’Aquila”.

E per ottenere quell’appalto a Lago fu chiesto di finanziare con un contributo elettorale di 5mila euro il partito politico ‘La Destra’, di cui “la Cicogna era esponente locale”.

Brad Pitt nell’occhio del ciclone: marciscono le case che ha donato

katrina-brad-pitt-tuttacronacaE’ finito nell’occhio del ciclone Brad Pitt a causa della fondazione no profit Make it Right da lui creata per aiutare la popolazione colpita nel 2005 dall’uragano Katrina, a New Orleans. La stampa locale riporta infatti che buona parte delle case di legno realizzate con i fondi raccolti, infatti, starebbe gia’ marcendo – o quasi – a causa dell’umidità. Si tratterebbe di almeno 30 delle 100 abitazioni costruite e che ora hanno bisogno di lavori di ristrutturazione all’esterno e all’interno, per una spesa pari ad almeno 150.000 dollari. I responsabili dell’associazione avrebbero così deciso di far chiarezza sull’accaduto e si punta il dito contro la società che ha fornito il particolare legno voluto dagli architetti assoldati da Pitt. L’obiettivo della star hollywoodiana non era solo di costruire case confortevoli, ma anche ecologiche. Il caso sembra quindi destinato ad avere degli sviluppi legali.

La Russa paladino di Laura boldrini: “questione sessista”

la-russa_tuttacronacaSe il premier Letta aveva indirizzato una lettera a Vittorio Feltri spiegando che il ‘caso Boldrini’ e del suo viaggio in Sudafrica con il suo compagno non sussisteva in quanto non erano stati spesi soldi pubblici, anche Ignazio La Russa ora ha preso le parti della Presidente della Camera. Il leader di Fratelli d’Italia scrive sulle colonne de Il Giornale la sua opinione, ossia che la Boldrini ha usato per recarsi ai funerali di Mandela, non è stato gravato di un solo euro in più per la presenza del “fidanzato” di quest’ultima. A sua volta, sottolinea il fatto che è prassi comune che le mogli delle più alte cariche dello Stato, accompagnino i mariti in occasioni di eventi importanti, nessuno scandalo quindi se la Presidente della Camera ha fatto lo stesso. Anche La Russa, quindi, appoggia la tesi della “questione sessista”, ritenendo che se si fosse trattato di una convivente rispetto a un convivente, non vi sarebbe stata questa discriminazione.

La De Girolamo finisce nello scandalo della Asl di Benevento

de-girolamo-tuttacronacaL’ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia, indagato, ha consegnato alla Procura di Benevento dei file in cui si sente la voce di Nunzia De Girolamo, che non risulta indagata. La politica sarebbe stata intercettata per mesi, abusivamente, durante riservate riunioni, dall’uomo che sostiene di essere stato messo in trappola e rimosso dalla Azienda sanitaria locale perché “contrario ad ingerenze esterne”. La De Girolamo sarebbe dunque stata “spiata” a lungo, quando non era ancora ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali,  ma dettava legge nel Sannio come la parlamentare di riferimento dei berlusconiani. Come spiega Repubblica:
Lunghe conversazioni, tanto informali. Tra la De Girolamo, lo stesso Pisapia, e poi manager, medici, avvocati o fedelissimi del “cerchio magico” della ministra. Documenti audio con ogni probabilità inutilizzabili, date le prerogative legate allo status di parlamentare. Ma l’inchiesta, con atti secretati da un anno, affidata al pm Giovanni Tartaglia Polcini, sotto l’attento coordinamento del procuratore capo Giuseppe Maddalena, tiene i palazzi in ansia, non solo da quel lato della Campania. E avrebbe non poco irritato la De Girolamo.

Uno scandalo  –  quello che coinvolge Pisapia e il suo acerrimo rivale, l’attuale direttore generale Michele Rossi, fedelissimo alla De Girolamo  –  di cui tutti sanno tutto in città. Sui cui eventuali esiti giudiziari si favoleggia ogni giorno, sotto i portici dell’antico tracciato romano e longobardo, nota anche come la “città delle streghe”. Anche se, a guardar dentro e fuori il palazzo della Procura nuovo di zecca, con i suoi marmi lucidissimi e i finestroni panoramici sulla vallata, regna la calma (più sospetta).

I fatti. Pisapia, salernitano, commercialista, viene coinvolto in una vicenda di irregolarità per alcuni mandati di pagamenti e rimosso, esattamente un anno fa, il 17 dicembre 2012, dopo un’ispezione della Finanza e una serie di controversie tra lui e il direttore generale della Asl, Michele Rossi. Indagato da Tartaglia Polcini, Pisapia rende spontanee dichiarazioni a gennaio. Parla per nove ore, assistito dall’avvocato Vincenzo Regardi. Racconta un’altra verità, “mi hanno eliminato, Rossi e gli altri legati alla De Girolamo, io non gli consentivo alcune cose”. Formalmente, come l’altro avvocato, Giulio Gomez D’Ayala scrive nel ricorso civile appena presentato contro Rossi,  Pisapia sostiene di essere stato punito perché si è opposto a “interferenze esterne e non istituzionali”.

E non a caso, su punti tecnici e disavventure, chiama “a testimoniare il ministro De Girolamo”. Come mai? Come può dimostrare che “Nunzia” sapesse di ogni foglia di quel che si muoveva tra uffici e direzioni dell’Asl? Esempio: gare di appalto, business del 118, bandi giù pronti e in scadenza

e stranamente sospesi da Rossi? Pisapia sostiene che passano mesi e nessuno chiede riscontri. Allora torna in Procura e consegna quei file: con la voce della ministra. Però molte altre ve ne sarebbero. In una di queste, lei userebbe l’innocua metafora di “tre accendini” per riferirsi ad una gara. Intanto Michele Rossi, il direttore generale, interpellato da Repubblica, alza le mani: “No no. Mi deve consentire il silenzio. Al più presto emerga la verità”.

Enrico Letta e la lettera a Feltri sul ‘caso Boldrini’: “pregiudizio sessista”

boldrini-letta-tuttacronacaSi continua a parlare del fatto che Laura Boldrini abbia preso parte alla commemorazione di Nelson Mandela in compagnia del compagno, ospite come lei di un volo di Stato. Anche il premier ha preso la parola al riguardo, inviando una lettera al Giornale diretto da Vittorio Feltri con la quale spiega che la presenza della presidente della Camera fosse “pienamente” legitti. Feltri aveva criticato la boldrini per aver “sperperato denaro pubblico” e non aver ricevuto lo stesso trattamento di Clemente Mastella, che nel 2007 approfittò di un volo di Stato con il figlio per andare al gran premio di Formula 1 di Monza. La presidente aveva allora risposto:

“Al di là di inesistenti ragioni economiche, credo proprio che il problema sia un altro, nelle polemiche di queste ore. A fare “scandalo” è il fatto che una donna delle istituzioni sia accompagnata da suo marito o dal suo compagno. Nessuno si sogna di contestare la presenza di una moglie o di una compagna al fianco dei vertici istituzionali di genere maschile (…) Non ho voluto ignorare le polemiche: perché penso che non riguardino solo me, ma lo spazio che a noi donne viene “concesso” nell’Italia di oggi. C’è ancora molta strada da fare”.

Enrico Letta riprende gli stessi argomenti e parla di pregiudizio sessista:

Caro Feltri,

solo poche righe a commento del suo articolo di ieri sull’utilizzo del volo di Stato da parte del presidente della Camera, Laura Boldrini, e del suo compagno, Vittorio Longhi. Com’è ampiamente noto, entrambi hanno volato con l’aereo della Presidenza del Consiglio per partecipare a Johannesburg alla cerimonia in memoria del presidente della Repubblica Sudafricana, Nelson Mandela.

Come forse è meno noto, il viaggio non ha comportato alcun alloggio in albergo, visto che entrambi i pernottamenti sono avvenuti in volo, né spese aggiuntive a carico del bilancio pubblico. Laura Boldrini è la terza carica della Repubblica. Come lei, alla cerimonia erano presenti altri presidenti di Parlamenti di Stati sovrani. La sua partecipazione era, dunque, pienamente legittima. Resta il pregiudizio sessista, indizio di un doppiopesismo palese, qualunque sia la matrice politico-culturale.

Nessuna polemica, mai, sulle mogli accompagnatrici di uomini delle istituzioni. Levata di scudi, invece, se l’accompagnatore è uomo, a maggior ragione se non ufficialmente coniugato. Non c’è bisogno delle «quote azzurre». Basterebbe un minimo di buonsenso, purtroppo merce rara di questi tempi. Con i migliori saluti.

Il Codacons denuncia Laura Boldrini: il suo compagno era sul volo di Stato

laura-boldrini-funerali-tuttacronacaLaura Boldrini ancora nel centro delle polemiche per il viaggio in Sudafrica, in occasione della commemorazione di Nelson Mandela, nel quale l’ha accompagnata il suo compagno. Nonostante Montecitorio abbia smentito che sia stato effettuato a spese dello Stato, questa mattina il Codacons ha inviato  un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e alla Corte dei Conti contro il Presidente della Camera. L’associazione dei consumatori non è nuova a questo tipo di denunce, che in passato avevano colpito anche Mastella e Berlsuconi e ora ritiene che

non si comprende a che titolo la Boldrini abbia usufruito con il proprio compagno di un volo pagato dai cittadini e diretto ad un evento riservato a leader mondiali e capi di Stato.

Per il Codacons,

è necessario accertare se vi siano stati sperperi di risorse pubbliche a danno della collettività.    Certo non si comprende – sostiene il Codacons nella denuncia – cosa ci facesse il compagno della Boldrini su un volo di Stato per una cerimonia cui erano stati invitati esclusivamente capi di Stato e di Governo. Ma soprattutto a spese di chi.  

Il Codacons ha dunque chiesto alla Procura e alla Corte dei Conti di accertare se

possano configurarsi sprechi di denaro pubblico a danno della collettività e conseguentemente sanzionare le eventuali scelte dannose per la collettività stessa ivi comprese le ipotesi di illeciti fonte di danno erariale, e di predisporre tutti i controlli necessari per accertare e verificare se nei fatti esposti  possano celarsi fattispecie penalmente rilevanti, ivi compreso quello di utilizzo illegittimo di fondi e/o risorse pubbliche.  

 Le risposte sul presunto sessismo fornite dal Presidente della Camera a chi in queste ore l’ha criticata, appaiono obiettivamente inaccettabili, soprattutto se si considera che in passato altri esponenti istituzionali di sesso maschile furono denunciati per situazioni assolutamente identiche – spiega il Presidente Carlo Rienzi – Ora si dovrà verificare se vi siano stati costi a carico della collettività legati alla presenza su un volo di Stato del compagno della Boldrini e, in tal caso, il Presidente della Camera e il suo fidanzato saranno chiamati a risarcire personalmente i cittadini.

Commemorazione di Mandela: Laura Boldrini risponde al M5S, “Attacco sessista”

laura-boldrini-tuttacronacaIl sito Lettera 43, poi ripreso da Il Giornale, aveva fatto emergere il fatto che la Presidente della Camera avrebbe viaggiato con il proprio partner a spese dello Stato in occasione delle commemorazioni di Nelson Mandela in Sud Africa, versione che Montecitorio ha smentito. Su Facebook, la stessa Laura Boldrini ha risposto: “Al di là di inesistenti ragioni economiche, credo proprio che il problema sia un altro, nelle polemiche di queste ore. A fare ‘scandalo’ è il fatto che una donna delle istituzioni sia accompagnata da suo marito o dal suo compagno. Nessuno si sogna di contestare la presenza di una moglie o di una compagna al fianco dei vertici istituzionali di genere maschile”. E precisa: “Per me e per il mio staff  non c’è stata nessuna spesa di viaggio a carico del bilancio della Camera: siamo stati ospiti sul volo del presidente del consiglio dei ministri. Né ci sono state spese di soggiorno: la delegazione ha viaggiato di notte, sia all’andata che al ritorno, anche perché urgeva essere di ritorno a Montecitorio per non tralasciare i lavori d’aula. Infine, nessuna indennità di missione”. E aggiunge: “Ma le critiche si sono concentrate sulla partecipazione del mio compagno, ed è soprattutto a queste che intendo replicare. Dov’è il problema, posto che la sua presenza non è costata un euro, per le ragioni che ho spiegato? ed è bene che si sappia che, quando nei mesi scorsi ha avuto la possibilità di accompagnarmi in qualche altra missione, si è sempre pagato di tasca sua, come è giusto, il viaggio in aereo di linea o in treno (i mezzi che uso più frequentemente per spostarmi)”.

Morgan e il ripiego X-Factor: “in tv aleggia il torpore defilippico”

morgan-xfactor-tuttacronacaE’ la sesta finale per lui, su sette edizioni di X-Factor, il talent che in Italia ha iniziato la sua avventura in Rai per poi passare a Sky, ma a Morgan questo rapporto di forzosa dipendenza non sembra essere eccessivamente gradito. In un’intervista a Il Messaggero esordisce infatti affermando che “X Factor mi ha tolto la voglia di fare televisione”. E se gli si chiede chi lo costringe, perchè non dice basta:”Invece sono costretto, specie se questa diventa l’unica possibilità. Dico di sì perché voglio lavorare e la sola chance sembra essere quella di fare tv. E, invece, vorrei elegantemente sfilarmi. Ho voglia di tornare allo studio che è l’unico modo per essere competenti. Proprio ora mi sono rimesso a suonare in modo profondo Debussy e Ravel. Poi, però, arrivano le lusinghe”. Fatto sta che il sodalizio è ormai forte, con una sola edizione a cui non ha preso parte: “C’è voluta la necessità di uno scandalo per fermarmi, per farmi tornare coi piedi per terra, solo che sono finito sottoterra. Poi mi hanno ripreso per la mia competenza musicale e per la mia capacità di esprimermi, perché ad arricchire il pop con la mia cultura musicale sono molto bravo. Nel mio campo sono come Maradona che viene messo a fare l’allenatore quando ancora può giocare”.  Sta dicendo che non le danno il giusto spazio nel mondo della musica? “So che gente come De Gregori e Fossati, che sono più anziani di me, lavorano alla grande”.  Insomma, questo sarà il suo ultimo X Factor? “E che ne so. Ora mi gioco questa ultima puntata. Farò un duetto con Mika e poi punto molto su Michele, il mio ragazzo”. E ripercorrendo il percorso all’interno della trasmissione, dov’è stato coach di molti vincitori, chi preferisce? “Antonio Maggio mi piace molto. Mi è piaciuto anche a Sanremo. A suon di spartiti e arrangiamenti gli ho fatto vincere la prima gloriosa edizione. È molto bravo. E il suo gruppo, l’Aram quartet, era fortissimo. Come erano ottimi i Cluster. Ma ci sono altri che mi piacciono”.  Per esempio? “Noemi, con cui ho avuto un bellissimo e continuo conflitto. E anche Marco Mengoni e Chiara sono due molto dotati”.  E quest’anno? “A me piacciono i talenti versatili, non quelli cristallizzati di quest’edizione: il cristallo si può rompere, è frangibile. Sono bambini e sono sprovveduti. Io a 10 anni avevo già tradotto tutto Lou Reed e i King Crimson. Questi non sanno nemmeno chi è Lou Reed”.  Ha scritto un pezzo, ‘Spirito e virtù’, che esce ora. Non è che ne ha un altro da portare a Sanremo?. “Finché c’è il regime De Filippi io non posso esserci”.  Che vuol dire? “Che aleggia un torpore defilippico, c’è un regime nell’ombra. Amici, l’ho sempre detto, per me è un po’ una baracconata. Ricordo che il mio scandalo è nato dopo una mia intervista in cui parlavo male di quel talent. La De Filippi mi rispose dicendo di non conoscermi”.  Ma nonostante il suo spirito conflittuale, nessun litigio con Mika: “No, siamo amici, è un tipo simpatico. Penso che a X Factor dovrebbero chiamare un altro come lui, così io posso riposare. Anzi ci vorrebbe una specie di Mirkan, uno un po’ Morgan e un po’ Mika”.  Sembra anche sia tornato il sereno con Asia Argento. “Con Asia ci sono sempre stati alti e bassi. Ma perché la gente invece di pensare a questo non va a studiare i testi dei Pink Floyd?”.  Ma lui come si definirebbe? “Sono uno che ha vissuto almeno 4 volte e della mia vita si conosce solo l’uno per cento. Sono materia che scompare. Per questo ho avuto voglia di scrivere tutto quello che mi passata per la testa, anche i miei fatti personali, in un mio libro”.

Dopo lo scandalo levati alcuni poteri al sindaco di Toronto

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Se in Italia gli scandali politici spesso restano solo sulle pagine dei giornali, in Canada, invece, al sindaco, Rob Ford, sorpreso probabilmente a fumare crack, vengono sottratti poteri con un provvedimento che ha trovato una schiacciante maggioranza. Ford infatti si era rifiutato di dimettersi e così è arrivata la mozione approvata con 39 voti a favore e solo 3 contrari di sospendere il potere del sindaco  di nominare e licenziare il vice sindaco e il suo comitato esecutivo, che gestisce la sessione di bilancio. Il sindaco ha promesso che farà ricorso in tribunale.

I nostri 7 giorni: quando cambia menu l’Italia?

7-giorni-tuttacronacaLuca Parmitano ha terminato la sua missione e lunedì mattina, alle 3.49, toccherà nuovamente il suolo. Chissà come gli apparirà la Terra “dal suolo”. Niente più cime innevate, alberi a ricoprire le brutture e distanze che tutto appianano. Abituato, letteralmente, a guardarsi attorno e vedere lo spazio infinito, come si ritroverà in mezzo a muri di burocrazia e macerie di quella che era l’Italia? Viene da chiederselo, perchè nella suoi 166 giorni di lontananza ci ha abiuati a spazi infiniti e ha condiviso con noi la bellezza del Mondo… visto dall’alto! Mancheranno a noi quelle foto che offrivano uno sguardo d’insieme che permetteva di vedere oltre. Ce lo chiediamo perchè in questi 7 giorni il tempo è trascorso ma tutto è rimasto uguale. Abbiamo continuato ad assistere ai soliti dibattiti, le solite prese di posizione, le solite proteste. La settimana è iniziata con i riflettori puntati sul ministro Cancellieri e Giulia Ligresti, con il primo che difendeva il suo operato e la seconda che, libera dalle sbarre, andava a fare shopping. Perchè in Italia possono cambiare volti e nomi, ma resta quel essere “amico di…” Ed ecco che ci si chiede: una questione umana, deve valere per un singolo, o la legge è davvero uguale per tutti? La fiducia nel sistema crolla, così come si sta sgretolando poco alla volta anche il Pdl, con quella lotta intestina che ormai è incarnata in Berlusconi e Alfano: se anche il “braccio destro” viene amputato perchè si permette di pensare con la sua testa, che ne sarà degli altri. Il governo intanto va avanti, prendendo tempo, parlando di una crisi dalla quale si uscirà “poi”, “un domani”, “un giorno”. Ora quel giorno è stato individuato a fine 2014. La teoria dei piccoli passi può anche andar bene, quando il tempo c’è e quando quei piccoli spostamenti in avanti si possono toccare con mano. Il problema sorge quando chi fa queste promesse non appartiene a quella categoria che si trova a dover chiedere costantemente aiuto ai genitori, ai parenti, agli amici per poter continuare a sopravvivere. Perchè tempo non c’è, non più. Quindi ora che Parmitano torna cosa gli offriremo? Il menù è variegato, ma non è mutato. Le lotte intestine proseguono anche nel Pd, un tempo erano le primarie che mettevano in contrapposizione Renzi e Bersani. Ora c’è Renzi contro il resto di un partito che crea scalpore anche solo per i tesseramenti. Un partito che tra i suoi esponenti ha il sindaco di Roma che pedala sempre più da solo e che si ritrova a fare i conti con l’ennesimo scandalo, quello dell’Atac, che ci mostra una volta di più quanto radicata e profonda sia la corruzione. E se non bastasse, si specula anche sulle tragedie, come la cresta sulla New Town de L’Aquila ha dimostrato. Con cosa addolciremo il ritorno del nostro uomo delle stelle?

7giorniMa ripercorrendo questa settimana non si può non ricordare anche il giallo sulla morte della 28enne Simona Riso, così come le migliaia di vittime del supertifone Haiyan che ha investito le Filippine. E non possiamo certo scordarci del clamore suscitato dall’apprendere la notizia delle baby squillo del Parioli, con la madre della più giovane delle due, appena 14enne, che la spingeva a vendere il suo corpo. La deriva di una generazione spesso abbandonata a se stessa, figlia di adulti che, forse, non sanno più comunicare con coloro che rappresentano il nostro futuro. Li si lascia da soli, magari in balia di web e televisione dove vengono appresi comportamenti rischiosi per la vita e modelli irraggiungibili che mettono a serio rischio la salute. Come la nuova moda dello svenimento indotto, ma anche quell’ideale di magretta del Thigh Gap e l‘anoressia che colpisce sempre più i giovani. E la tv questa settimana ha fatto parecchio discutere per quanto capitato ad Anna Oxa nel corso della trasmissione Ballando con le stelle. Se la settimana scorsa c’erano state polemiche, sabato l’artista è tornata ad esibirsi solo per infortunarsi e cadere a terra. La diretta è poi continuata, scatenando le ire del Codacons. Per fortuna il tubo catodico riesce anche a strapparci qualche sorriso prendendo spunto da personaggi positivi, ecco allora che arriva l’imitazione di Papa Francesco offertaci da Crozza: quel frigo sulle spalle forse non ci ricorda i nostri “pesi quotidiani”? E per chi era stanco di preoccuparsi (o disperarsi) sul proprio futuro con il sempre discusso tema delle pensioni, c’è stata la possibilità di guardare a un futuro più prossimo che riguardasse altro, con più precisione, la situazione del Milan, che si prepara a dire addio non solo allo storico ad Galliani ma, pare, anche all’intero clan Raiola, Mario Balotelli in testa. Per fortuna a gennaio sarà di nuovo stagione di calciomercato e, almeno per un po’, vedremo le cose cambiare veramente, anche se si tratta solo di panchine calcistiche. Un piccolo cambiamento però c’è stato anche in classifica: la Juve ha battuto il Napoli raggiungendo il secondo posto in classifica dietro alla Roma che si è dovuta fermare al pareggio. E proprio al Sassuolo è bello pensare: veniva considerato la Cenerentola del campionato, eppure ha guardato “dentro se stessa” dopo un’incredibile batosta contro l’Inter e ha imboccato un’altra strada. Noi vogliamo dare il bentornato a Parmitano con un augurio che riguarda tutti quanti noi: che anche se siamo “incastrati” in una vita che non ci appartiene, riusciamo a renderci conto che cambiare direzione è possibile (certo, non facile).

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Biglietti clonati e fondi neri: lo scandalo dell’Atac che fa infuriare i cittadini

atac-tuttacronacaE’ stata pubblicata da Repubblica un’inchiesta, con le firme di Daniele Autieri e Carlo Bonini, che ha svelato un giro di biglietti clonati e fondi neri creato dall’Atac di Roma per finanziare la politica capitolina.E da quando è apparsa, si sono scatenate le polemiche. Il giro sarebbe nato dopo l’elezione di Alemanno nel 2008 e sarebbe iniziato con un “patto bipartisan” al fine di mettere tutti d’accordo per quel che riguarda la gestione dei trasporti pubblici della Città Eterna. Per l’operazione si sono spesi 70 milioni di euro all’anno di fondi neri, poi recuperati grazie a tanto complesso quanto ben organizzato sistema basato sulla produzione di “titoli di viaggio”, ossia i comuni biglietti dei mezzi pubblici,  clonati e non fatturati, poi immessi nel circuito dei rivenditori. Così facendo si sarebbero recuperti, annualmente, 70 milioni di euro da suddividere tra i partiti della scena politica romana. Tali biglietti falsi sarebbero stati prodotti nella sede Atac, grazie a personale compiacente che da tempo lavorava per l’azienda.

Così: l’Atac stampa biglietti per autobus e metro. E i biglietti sono denaro. Chi ha le mani sui biglietti, ha le mani sulla cassa. E se quella cassa è in parte in chiaro e in parte in nero, perché quei biglietti sono in parte veri e in parte falsi, chi ha le mani sull’Atac ha di fatto le mani su una banca che batte moneta. Già, “i biglietti falsi”. E’ una truffa che può costare all’Atac anche 70 milioni di euro l’anno, perché consente di immettere sul mercato milioni di titoli di viaggio contraffatti.

La truffa sarebbe stata ideata intorno al 2000 e nel tempo vi avrebbero fatto ricorso tanto manager, politici e locali quanto parlamentari anche perchè per “preservare” il sistema era necessario che venissero coinvolti tutti e che tutti potessero beneficiare di quel denaro sottratto all’azienda. Denaro sottratto, di conseguenza, ai cittadini. Mentre nessuno tra quelli che ne erano a conoscenza parlava.

Ovviamente la reazione è stata immediata sul web, con tweet di sfogo e la creazione di una pagina in Facebook, Roma non paga l’Atac. Per domani, inoltre, è stata organizzata una manifestazione che prevede un presidio sotto l’edificio della Sede Legale di Atac, al 45 di via Prenestina. Romani e non accomunati dall’utilizzo quotidiano dei mezzi pubblici gestiti da Atac, sfibrati da anni di disservizi, ritardi e malfunzionamenti. I motivi della protesta sono espressi senza mezzi termini:

Milioni di cittadini inconsapevoli per oltre un decennio hanno inconsapevolmente finanziato il peggior malaffare di chi usurpa la politica e in realtà pensa solo ai propri interessi e non al bene della collettività. Quelle risorse sarebbero state importantissime per ripianare i buchi dell’atac e finanziare una mobilità sostenibile, risolvere i tanti problemi delle aree periferiche non coperte da alcun mezzo, potenziare le linee, evitare i rincari, garantire mobilità notturna e diurna come avviene in tutte le grandi città del mondo.

In attesa che si faccia piena luce sulla vicenda, si vuole mettere in atto uno “sciopero del biglietto”. Quello che si richiede, inoltre, è che i vertici di Atac non vengano azzerati per far spazio a nuove proposte e investimenti straordinari per migliorare la rete dei mezzi pubblici della capitale, travolta dall’ennesimo scandalo. Anche i politici ora chiedono spiegazioni. Come Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, che ha chiesto al sindaco Marino di aprire un’indagine interna  al Comune £perché la vicenda è talmente inquietante che richiede un immediato e puntuale chiarimento”. Lapidario anche il commento del Primo Cittadino: “Se ci sono dei colpevoli, di qualunque partito siano, spero che siano arrestati e che venga buttata la chiave”.

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Marrazzo e la sua versione…

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A Domenica In Piero Marrazzo vuole parlare dello scandalo che lo portò alle dimissioni da Governatore della Regio Lazio cercando di chiarire la sua posizione ora che il suo ritorno sugli schermi della televisione pubblica è imminente: “Ho sbagliato a tal punto nella mia vita privata che in termini proprio di errore la questione era nei confronti di mia moglie, delle mie figlie e di chi mi voleva bene. E questo rimane. Non sono mai stato indagato per nessun fatto nelle vicende che avete ascoltato e questa per me non è un’assoluzione perché io quell’errore me lo sono preso e mi sono dimesso. C’è stata però una sovrapposizione che purtroppo è rimasta. Mi credevano a capo dell’istituzione pure quando già non lo ero più. Ho riconsegnato le chiavi ai cittadini che me le avevano affidate cinque anni prima. Non ho procedimenti penali per la mia gestione della Regione”.

Profilo pubblico ben distinto dunque da quello privato secondo le parole del presentatore “Non ho mai voluto e non vestirò mai i panni della vittima, non posso nascondermi dietro cose che non c’erano. Non c’era lo stress, se ne sarebbero accorti quanti mi stavano vicino. Sono andato a Montecassino a cercare di capire perché un uomo di successo faccia una cosa senza significato quando ci sono significati più profondi come una famiglia. L’errore più grave è stato mentire alla mia compagna”.
Marrazzo si rivolge al pubblico, perché provi a immedesimarsi e parla della serenità delle sue figlie. “La più piccola, dodici anni, mi ha detto: Non devi chiedere scusa a me, ma a mamma. L’altra: Papà la tua vita non è solo uno scandalo, la vita è tutte le cose che hai fatto”.
Stare attenti, allora, è l’appello di Marrazzo: “Se non stiamo attenti a dire ai nostri figli che chi sbaglia non può più lavorare, stiamo dicendo ai nostri figli che quando prendono un cattivo voto è finita a scuola, quando sbagliano con un amico è finita. Questo è il punto d’incontro tra il credente e il non credente”.
L’ex-governatore invita anche i colleghi Rai a stare attenti alle parole, poi parla della suo ritorno sulla rete. “Ho un contratto di lavoro come tutti”. Marrazzo sarà il conduttore della trasmissione “Razza Umana”, su Raidue, da metà novembre, che proporrà documentari italiani e stranieri. “Il titolo prende spunto dalla risposta di Einstein alla domanda ‘Lei in quale razza crede?’. ‘Razza umana’ me la sento addosso perché vuole dire attenzione: di uomo ce n’è uno, non lo si divide per colore, per credo religioso, ma lo si deve giudicare a tutto tondo. Poi ci sono le diversità e le vai ad affrontare”.

Questa la versione di Marrazzo.

La “battuta infelice” della Bbc che scatena la bufera: “Harry tira”

prince-harry-tuttacronacaBattuta infelice della Bbc ai danni del principe Harry. Durante il programma satirico Have I Got News For You, la conduttrice Jo Brand, analizzando le notizie della settimana con ospiti in studio, ha fatto una battuta sul nome di uno dei padrini al battesimo del principe George e affermato che il secondogenito di Carlo e Diana ‘tira’. Le affermazioni non sono certo passate inosservate e hanno anzi scatenato le proteste di politici e militari. A finire sul banco degli imputati tutta l’emittente televisiva e non solo il conduttore: lo show, infatti, viene registrato e controllato per poi andare in onda il venerdì sera. Anna Soubry, un sottosegretario alla Difesa conservatore, ha chiesto le scuse immediate dell’emittente per questa “battuta infelice”, mentre in difesa del principe è intervenuto anche Lord Dannatt, ex comandante dell’esercito di Sua Maestà che si trovava in Afghanistan durante la prima missione al fronte di Harry.

Navygate, lo scandalo della Marina americana che rischia di affondarla

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Potrebbe essere il più grande scandalo della storia della Marina americana. All’orizzonte si prefigurano corruzione, false fatturazioni,mazzette, scambio favori e giro di prostitute, un crogiolo di attività che hanno già fatto finire in manette due alti ufficiali, di stanza nel sudest asiatico, e che rischiano ora di far affondare la Marina tra gossip e scandalo. In manette anche il responsabile della Glenn Defense Marine Asia, l’agenzia con sede a Singapore a cui da anni la Difesa americana appalta i lavori di manutenzione di navi e sottomarini nei porti asiatici. nelle indagini svolte negli ultimi mesi è risultato che i prezzi dei servizi resi alla Marina statunitense,  per un totale di almeno 10 milioni di dollari, fossero gonfiati. In particolare, a finire sotto la lente d’ingrandimento, sono stati i costi per i rimorchiatori usati per i rifornimenti di carburante e la depurazione degli scarichi fognari. Gli ufficiali avrebbero taciuto in cambio di profumate tangenti, di lussuose camere d’albergo e di squillo, oltre a biglietti aerei gratis e biglietti per un concerto di Lady Gaga in Thailandia.

Svelati i misteri di Mps? Arriva la mail sul contratto Alexandria

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C’è una mail di 32 righe che spiega come fu scoperto il contratto dell’operazione “Alexandria”, nascosto “in cassaforte”, con la banca giapponese Nomura per far risultare in attivo il bilancio 2009 della banca senese.

La email con il “mandate agreement” venne spedita il 30 ottobre del 2012 da Valentino Fanti, segretario di presidente e amministratore delegato, a Fabrizio Leandri, responsabile dei controlli interni.

In base a quelle poche righe, scrive Il Corriere della Sera, il contratto nascosto nella cassaforte dell’ex direttore generale Mps, Antonio Vigni, sarebbe stato scoperto il 20 settembre 2012.

In mandate aggreement collegava due operazioni finanziarie del 2009 formalmente distinte: la ristrutturazione del derivato “Alexandria” e un acquisto di 3 miliardi di Btp trentennali finanziati da Nomura.

Sulla base di quel contratto, scrive Corsera, Mps ha riscritto a febbraio 2013 i bilanci con una perdita ulteriore di 700 milioni.

Il Corriere della Sera riporta alcuni brani di quella email:

Scrive Fanti: “In data 20 settembre (così mi sembra di ricordare, giorno più giorno meno) il dir. Mingrone (Bernardo, direttore finanziario, ndr ) mi ha chiesto di verificare se presso la mia struttura risultassero atti e/o contratti con Nomura”. Le prime verifiche nella segreteria di presidenza furono negative. Allora invitò una collaboratrice a ricercare nel «protocollo». E in quello dell’ex segreteria di direzione, sempre quel giorno, venne scoperto: “Foglio con indicato in alto “signatories” (pag.1); mandate agreement 31/7/2009 Nomura International plc and Banca Monte Paschi di Siena, (pag. 49); due mail (pag. 2)” tra Baldassarri e altri funzionari della banca e Francesco Cuccovillo di Nomura“; l’annotazione «conservato in cassaforte». “Detto materiale è stato stampato e subito dopo consegnato brevi manu al dottor Alessandro Ierardi della segreteria del cfo dir. Mingrone. Nel consegnare tale documentazione notai che il foglio informazioni sul documento protocollato … riportava nelle note “documento conservato in cassaforte”. Ritenni pertanto opportuno avvertire il dir. Leandri affinché lo stesso, come responsabile dell’area revisione interna, effettuasse una verifica presso detta cassaforte”. Per l’occultamento del contratto alla Banca d’Italia sono sotto processo per ostacolo alla vigilanza l’ex presidente Giuseppe Mussari, Vigni e l’ex capo dell’area Finanza, Gianluca Baldassarri, in uno stralcio dell’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta.

Quel contratto firmato venne trovato in cassaforte il 10 ottobre del 2012, secondo l’esposto dell’amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola. Da quell’esposto partì l’inchiesta che chiarì le operazioni che servirono per far chiudere il bilancio 2009 in utile. Ma secondo Nomura quel mandate non collegava i due contratti: il collegamento, come sostiene anche Bankitalia, era già chiaro prima del ritrovamento del contratto dai riferimenti negli ordini di acquisto dei Btp.

Scrive Massaro:

A chiarire i vari aspetti del ritrovamento del mandate potrà essere lo stesso Viola, al processo a Siena: tra questi, l’indagine interna su chi in banca sapesse del mandate. Una mail del 13 dicembre 2012 di Mingrone a Viola individua sei funzionari, tra i quali Gianni Contena, manager dell’area Finanza: «Sembra che almeno questi lo avessero».

Scandalo multe a Roma, annullate se a chiamare era un’autorità

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Uno scandalo di cui a Roma si è sempre parlato, anche se nessuno aveva mai indagato fino in fondo. C’era anche chi riteneva che fossero le solite “bufale” o “voci di corridoio”, in realtà bastava davvero che a chiedere l’annullamento della multa fosse un’autorità e senza nessuna istruttoria né controllo la sanzione veniva eliminata. A via Ostiense quando la Procura ha voluto vederci chiaro ha trovato un ufficio nel caos. Ora dettagli emergono dai verbali d’interrogatorio di Tiziana Diamanti e Angelo Vitali, l’impiegata e il funzionario finiti in manette lo scorso maggio, con l’accusa di soppressione di atti pubblici. E’ stata la stessa Diamanti ad alzare il velo sulla legge che consente ai parlamentari di non pagare le multe. Esiste infatti un articolo che prevede l'”improcedibilità” e l’impiegata essendo diventata dal 2000 la referente della Camera dei Deputati si doveva occupare proprio dei ricorsi alle contravvenzioni che prevedevano l’applicazione di tale articolo. Nel verbale si legge come la stessa imputata avesse chiarito che la situazione fosse diventata insostenibile «A un certo punto non ce la facevo più, ho detto: guardate io con la Camera dei Deputati vorrei smettere, perché mi chiamano a casa, vogliono questo, quell’altro».

E’ ancora la Diamanti a chiarire che le multe venivano annullate senza seguire nessun criterio che invece la legge prevede come ad esempio se i parlamentari o i consiglieri regionali passano con un semaforo rosso, la sanzione in nessun caso può essere annullata. Ma ad Ostiense bastava solo dire chi fosse il contravventore e immediatamente la multa scompariva. Un vero e proprio canale privilegiato come lo ha definito la stessa Diamanti. Dal 2011 i verbali non arrivavano neppure più in Prefettura, ma venivano cestinati direttamente. L’impiegata ha sottolineato che lei obbediva a un ordine preciso che le era stato impartito dal suo superiore, Angelo Vitali, che interrogato a Regina Coeli ha dichiarato di aver “semplicemente” fatto una cortesia al Prefetto:  «il Prefetto mi ha detto: dato che gli archivi sono sotto sequestro, dato che mi sono crollati degli archivi, fammi la cortesia di non trasmettermeli perché tanto sono tutti articolo 4, sono organi istituzionali».

Chiaramente né l’impiegata che sostiene di aver ricevuto un ordine, né Vitali che sostiene di aver dovuto fare un favore possono essere assolti, ma delineano come, in alcuni uffici, neppure ci si accorga più delle violazioni di legge che giornalmente vengono compiute. Si è persa l’etica di riconoscere quando un ordine imposto dall’alto non possa essere eseguito perché contra legem. Inoltre in quelle liste c’erano soggetti che non potevano usufruire dell’articolo che prevede l’improcedibilità.  Come i fratelli Bernabei, gli imprenditori di Trastevere che hanno denunciato taglieggiamenti da parte di quattro vigili ora sotto processo. Erano stati inseriti, come altri privilegiati, perché sul loro ricorso figurava quella che gli inquirenti definiscono una «pezza d’appoggio»: una dichiarazione istituzionale, o un contrassegno comunale, che nessuno aveva controllato. Vitali fa un esempio: bastava che un commissariato dichiarasse «che la vettura sanzionata veniva utilizzata per indagini di polizia giudiziaria. Il Prefetto in quei casi archivia».

BBC SHOCK! Le immagini dei documentari sono “finte”

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Dopo lo scandalo sessuale arriva ora un altro scivolone per la BBC che mina nel profondo l’emittente britannica. Proprio una delle maggiori autorità in materia di documentari ha dovuto ammettere che alcune immagini che compaiono nei suoi documentari sono “finte” cioè ricreate in ambienti protetti come gli zoo dove è possibile scrutare “comodamente” gli animali e coglierne dettagli che appassionano gli spettatori. Naturalmente nei documentari però si parla spesso di vita selvaggia e libera negli habitat naturali.

 A riaccendere la polemica, che aveva già avuto un primo atto nel 2011 con un filmato finito sotto accusa, sono state le dichiarazioni di Doug Allan, uno dei cameraman più famosi in questo settore, che ha lavorato col ‘Piero Angela’ britannico, Sir David Attenborough, in programmi di grande successo come ‘Blue Planet’ e ‘Frozen Planet’, considerati come i migliori al mondo per i loro straordinari documentari. Resi così straordinari però anche dalle scene ricostruite. Allan ha rivelato come lui segua una precisa regola all’interno dell’emittente, secondo cui le scene che riguardano piccoli animali – il limite è rappresentato dai conigli – devono essere per forza preparate. «Gli animali devono sentirsi in un ambiente sicuro e questo può avvenire solo con una struttura pensata per questo tipo di riprese», ha affermato il cameraman.

In particolare la polemica ritorna a un famoso documentario del 2011 dove si vedeva una femmina di orso allo stato brado scavarsi una fossa nella neve e subito dopo la telecamera si spostava in quella che sembrava essere proprio la sua buca, in realtà però era un habitat ricreato per gli orsi in uno zoo olandese. Attenborough, ha sempre difeso la sua scelta, dicendo che non l’avrebbe mai voluto rivelare ai suoi spettatori per non far perdere “l’atmosfera”.

In Inghilterra il pubblico si è scandalizzato per l’atteggiamento del conduttore che ha “tratto in inganno” i propri spettatori… c’è ancora un’etica televisiva!

Il fiume di denaro al Comune che apre lo scandalo del porto di Molfetta

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Appaltato nel 2007, non ancora realizzato, il porto commerciale di Molfetta sembra essere l’ennesimo scandalo finanziario italiano da 150 milioni di euro per il quale sono state arrestate 2 persone e indagati 60 ex amministratori pubblici e imprenditori, accusati di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali.  L’Authority era stata invitata a verificare la regolarità dell’appalto su denuncia della ‘Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.a’ che ipotizzava una limitazione della concorrenza. La denuncia si basava sul fatto che in una clausola del bando di gara del Comune di Molfetta veniva imposto il possesso o la disponibilità di una «daga stazionaria aspirante-refluente dotata di disgregatore, con potenza installata a bordo non inferiore ad Hp 2.500».

Tra gli indagati anche Azzollini,  il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama che per molti anni fu sindaco della cittadina barese. Le indagini hanno accertato che per la realizzazione della diga e del nuovo porto commerciale di Molfetta sono stati veicolati al Comune un fiume di denaro  pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali sino ad ora ottenuti dall’ente comunale, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro. L’opera non si è mai potuta ultimare a causa dei residui bellici che impediscono di fatto l’accesso ai fondali. La presenza di migliaia di ordigni della guerra mondiale era già nota nel 2005 quindi prima che l’appalto venisse assegnato. Secondo l’accusa, si è dichiarato invece che il fondale era accessibile affinché arrivassero i finanziamenti per l’esecuzione dell’opera che era destinata a rimanere incompiuta.

Clamoroso scandalo sui fondi Rcs ?

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Tornado in Rcs e la casa editrice del Corriere della Sera rischi di finire inghiottita da uno scandalo di cui i confini ancora non si conoscono: Proprio sul Corriere della Sera si legge:

“Audit straordinario in arrivo per Rcs Sport. Lo ha comunicato ieri con una nota la capogruppo — Rcs Mediagroup, editore del Corriere della Sera — dopo alcune verifiche sulla controllata”

La controllata è Rcs Sport, infatti e nel comunicato, si sottolinea il Corriere,

“non entra nei dettagli, ma sarebbero state riscontrate irregolarità nei rapporti tra Rcs Sport e alcune associazioni sportive collegate (con cui Rcs Sport lavora per l’organizzazione di eventi), non consolidate però nel gruppo. Il consiglio di amministrazione di Rcs Sport ha incaricato una società di revisione di «svolgere gli opportuni ulteriori approfondimenti» sulla «natura di alcune transazioni bancarie» tra Rcs Sport e le associazioni in questione”.

Le ipotesi sono che:

“potrebbero essersi verificati ammanchi di cassa o potrebbero essere stati registrati crediti in realtà inesigibili. L’obiettivo del gruppo, dopo l’individuazione di queste presunte irregolarità, è valutare gli eventuali danni subiti”.

E che, secondo tali sospetti:

“Qualcuno all’interno della controllata di Rcs avrebbe utilizzato alcune transazioni finanziarie tra la società e le associazioni sportive per creare fondi da cui sarebbero poi stati sottratti i soldi”.

Il comunicato riferisce che

“nei giorni scorsi Laura Bertinotti, responsabile amministrativo di Rcs Sport, ha rassegnato le dimissioni. Gli eventi sportivi che girano intorno a Rcs Sport sono diversi: solo alcuni, a quanto sembra, potrebbero essere toccati dalla vicenda. E tra questi non ci sarebbe il Giro d’Italia. Sempre ieri, Rcs Mediagroup ha comunicato la nomina di Riccardo Taranto — direttore finanziario del gruppo dallo scorso febbraio — ad amministratore delegato di Rcs Sport”.

“Indagate ancora”, l’appello disperato della famiglia di David Rossi

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La famiglia di David Rossi, l’ex responsabile dell’area comunicazione di Mps, che la sera del 6 marzo scorso si sarebbe suicidato, chiede altre indagini. La famiglia evidenzia alcuni dettagli che “mal si concilierebbero con un evento suicidario”. Con questa motivazione l’avvocato Luca Goracci, a nome della vedova Rossi, Antonella Tognazzi, ha presentato una notifica di opposizione alla richiesta di archiviazione del fascicolo sull’ipotesi di istigazione al suicidio.

Nella richiesta di opposizione ”sono indicati aspetti delle indagini svolte che devono approfonditi sia per l’ipotesi di istigazione al suicidio sia per le eventuali, se i giudici le ravvisassero, altre ipotesi di reato”ha spiegato il legale.

L’avvocato Goracci ha depositato anche una perizia firmata da un ingegnere e una di un medico legale a proposito dei segni trovati nel corso dell’autopsia sui polsi di Rossi che, ”per loro natura non sono definibili atti di autolesionismo”.

Il legale spiega poi che nell’opposizione si contestano ”certe modalità con le quali la magistratura doveva acquisire le e-mail e persino gli accessi ai computer di Rossi”. Goracci chiede perciò un’analisi più completa sui computer e sulle email indirizzate da Rossi all’amministratore delegato di Mps Fabrizio Viola.

Nell’atto infine si fa richiesta di avocare l’inchiesta alla Procura generale della Corte d’appello di Siena: ”E’ un atto di buona educazione”, ha concluso l’avvocato.

Maglietta scandalo di un bambino di 3 anni: sono una bomba

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Dopo lo shock, le polemiche e lo scandalo la madre e il fratello maggiore del bambino di tre anni che si era presentato alla scuola materna con una maglietta con la scritta “io sono una bomba” e “Jihad, nato l’11 settembre” sono stati condannati al carcere dal tribunale di Nimes, nel sud della Francia.

La t-shirt era stata regalata al bambino dallo zio, che si è difeso parlando di un scherzo di cattivo gusto: «non ci avevo trovato niente di male – aveva provato a spiegare – la frase “sono una bomba” è usata da tutti. Quanto a Jihad, nato l’11 settembre, si tratta davvero del suo nome e della sua data di nascita».

Sesso nei parchi a Tor Sapienza a Roma, scandalo e protesta!

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Via Morandi, zona Tor Sapienza, Roma. Qui i residenti hanno effettuato alcuni scatti che poi hanno postato su twitter per mostrare il degrado della zona. Naturalmente tra moralità violata e sfruttamento della prostituzione le polemiche hanno presto dilagato sul web, trovando terreno fertile per una campagna portata avanti dal consigliere capitolino Rossin.

«Quanto denunciato dai residenti di via Morandi a Tor Sapienza è la dimostrazione di come la nostra città sia ormai preda di soggetti senza il minimo senso del pudore, delle legalità, del vivere comune» dichiara Dario Rossin, appartenente a Fratelli d’Italia che sul suo blog pubblica le foto. «La prostituzione – aggiunge Rossin – deve essere combattuta con ogni forza e servono leggi nazionali severe per debellare questo fenomeno che invade le nostre strade, attraverso l’introduzione del reato di prostituzione . Altra cosa, però, è intervenire subito e in maniera decisa su accampamenti abusivi che degradano e mettono a rischio intere aree a loro circostanti, con spettacoli squallidi ai quali non vogliamo più assistere. Marino e la sinistra continuano a perdere tempo dietro ai Fori, mentre Roma sta scivolando nel torbido dell’inciviltà».

Secondo alcuni residenti infatti sarebbero dei nomadi che spesso usano il campo per fare sesso insieme ad alcune prostitute. I fatti sicuramente hanno bisogno di approfondimenti, ma senza usare le foto per una campagna denigratoria verso alcune comunità che abitano nella zona.

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Il Cagliari al Sant’Elia: in Sardegna già entro fine settembre?

sant'elia-cagliari-tuttacronacaSta per finire l’esilio a Triste del Cagliari: c’è l’accordo per la convenzione sull’utilizzo dello stadio Sant’Elia tra il club e il Comune. La Giunta comunale aveva approvato lo schema mercoledì pomeriggio e la società rossoblù, con il vicepresidente Pinna, l’ha sottoscritto. La squadra di Lopez giocherà al Nereo Rocco domenica prossima, ma ormai la strada per il ritorno sull’isola sembrerebbe in discesa.  Il via ai lavori può cominciare dopo la firma del verbale di consegna dell’impianto al Cagliari calcio: il passaggio dovrebbe essere formalizzato entro cinque giorni dalla firma del documento. Nella convenzione è presente anche l’elenco delle “cose da fare”. Della tribuna centrale e degli spogliatoi si occuperà principalmente il Comune, mentre il Cagliari dovrà sistemare le tribune amovibili per arrivare a una capienza massima di 16mila spettatori. Il Comune dovrà seguire da vicino la questione autorizzazioni, un iter non dei più semplici: le vicende dell’Is Arenas insegnano. L’auspicio è che si possa tornare sul campo del Sant’Elia già il 23 settembre per il match con la Sampdoria.

Scandalo in Camerun, noto imprenditore fa sesso con cadavere di una 20enne

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Lo scandalo è di dimensioni colossali per il Camerun perché l’uomo scoperto da un inserviente a far sesso con il cadavere di una 20enne è un noto e facoltoso uomo d’affari di Yaoundé, Mballa Etoundi Bernard.  L’imprenditore si era recato  mercoledì scorso alla camera mortuaria dell’Ospedale Centrale dichiarando di voler controllare che il corpo di sua sorella fosse ben sistemato. Giunto sul posto, l’uomo ha quindi chiesto di essere lasciato solo per un momento di raccoglimento. Ma quando l’inserviente, dopo una prolungata attesa, ha deciso di invitare l’ospite a uscire, lo ha trovato intento a fare sesso col cadavere di una ventenne conservato nella stessa stanza. Bernard ha quindi cercato di corrompere l’addetto della camera mortuaria offrendogli un’ingente somma, pur di completare l’atto, ma il trambusto e le esclamazioni di sorpresa dell’uomo avevano nel frattempo attirato altri addetti dell’ospedale.

Giocatori di calcio abusano di una 16enne. Scandalo alla Bundesliga

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Loro sono giocatori dell’Herta, squadra di Berlino che milita in Bundesliga. Sono acclamati, sono esempi per milioni di giovani tifosi, ragazzi che sognano anche loro di arrivare ad essere campioni di calcio. Loro sono gli eroi della domenica, guadagnano somme ingenti e hanno spesso una vita dorata. Tre di loro però hanno avuto una relazione con una 16enne. Una ragazza poco più che bambina che si è trovata di colpo a dover soddisfare le fantasie sessuali di tre campioni di calcio, alcuni anche sposati, che hanno perso la testa per una “lolita”. Per il diritto tedesco non è vietato l’atteggiamento avuto dai tre giocatori, ma di sicuro ha richiamato l’attenzione pubblica. Ci sono anche fotografie di corpi nudi, di genitali che i giocatori hanno inviato alla ragazza, sms molto espliciti e richieste altrettanto chiare. Tutto ha inizio il 25 aprile 2013 quando i giocatori dell’Herta festeggiano la promozione e vanno a firmare autografi al Karstadt Sport a Kusterdamm. Lì c’è anche la ragazza insieme al fratellino più piccolo, gran tifoso dell’Herta. I giocatori, di cui non sono stati fatti i nomi, hanno un atteggiamento subito equivoco. Il giocatore numero 1 (come viene chiamato da un giornale tedesco) firma un autografo alla ragazza, e visto che c’è scrive anche il proprio numero di cellulare. La 16 enne è sorpresa del gesto, ma anche orgogliosa, fino a quando non riceve altri due autografi con numero di telefono dai giocatori 2 e 3. Presto la ragazza si accorge che i numeri di telefono sono autentici. Questo è il primo passo che crea una reazione a catena. I giocatori si passano il numero della ragazzina e contattano anche una sua amica su Facebook. Arrivano a offrire 1000 euro per fare sesso orale, oltre all’invio di foto e materiale a sfondo sessuale. Un altro giocatore invece vuole delle foto che la ritraggono nuda. Dal virtuale si passa al reale. Così il giocatore 2 sembrerebbe che sarebbe anche andato a casa della “lolita” e avrebbe fatto sesso con lei nella stanza dei bambini, uscendo due ore dopo dalla casa. La 16enne avrebbe mentito sull’età, dicendo di avere 19 anni e al giornale avrebbe dichiarato che l’uomo “era sensibile, quasi timido, mi ha detto che era sposato e non aveva mai fatto nulla del genere”, aggiungendo anche di vergognarsi molto per quello che è successo.

  

Lo scandalo del diario scolastico dove i terroristi diventano eroi!

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La scuola sta per ricominciare, ma le mode e le diavolerie che faranno trend nel prossimo anno fra gli studenti sono già su molti scaffali. Senza entrare nella disputa se sia educativo comprare un diario firmato che può anche raggiungere cifre proibitive o se invece comprare una semplice agenda che comunque soddisfa lo scopo appare sicuramente “inopportuno” aver creato un diario dove i terroristi sudtirolesi sono celebrati come campioni, cantanti o eroi. Eppure a Garante per l’infanzia nell’Alto Adige, Vera Nicolussi Leck, ha detto che il diario non può essere vietato. Il diario è stato stampato dal partito politico Südtiroler Freiheit, e come scrive Maurizio Di Giangiacomo su La Stampa all’interno i personaggi rappresentati sono alquanto discutibili essendo i:

“protagonisti della stagione delle bombe che insanguinò l’Alto Adige dalla metà degli anni Cinquanta fino alla fine degli anni Ottanta. Storia di paura e di morte: oltre 350 gli attentati messi a segno. Ventuno le vittime. Ed eccoli i personaggi celebrati nell’agenda: Georg Klotz e Sepp Kerschbaumere. Il primo, condannato a 52 anni di carcere, è morto nel 1976 in Austria dopo 15 anni di latitanza. E il partito che da quattro anni stampa il diario è proprio quello dellafiglia del Martellatore della Val Passiria, Eva Klotz, che con la sua trecciona ed i suoi Dirndl siede in consiglio provinciale dal 1989, dapprima con l’Union für Südtirol e quindi, dal 2007, con l’ancora più dura e pura Südtiroler Freiheit, 4,9% alle elezioni del 2008. Il secondo Sepp Kerschbaumere è stato condannato a 15 anni e undici mesi per l’organizzazione di vari attentati”.

Di Giangiacomo è sorpreso che un diario di questo genere non abbia suscitato indignazione e che anzi possa liberamente circolare nelle scuola, come sembra concludere il parere della Garante Vera Nicolussi Leck, riportato nell’articolo:

“«Il materiale – scrive – non può essere vietato, ma gli insegnanti possono impedirne temporaneamente l’utilizzo durante le loro lezioni». Il parere è stato elaborato dal costituzionalista Francesco Palermo (eletto in Parlamento alle ultime elezioni con il sostegno del Pd e del partito di raccolta sudtirolese Svp). «In Italia – spiega lo studioso – nelle scuole non può essere vietato materiale di propaganda politica venduto al di fuori di esse. Non può esservi quindi un provvedimento delle intendenze, mentre sono possibili interventi degli insegnanti o degli istituti, decisi insieme ai genitori». Insomma: ognuno faccia un po’ quel che gli pare”.

Una decisione naturalmente ben accolta dalle parti del Südtiroler Freiheit:

«Non è possibile che ad uno studente sia concesso di entrare in classe con una maglietta con scritto “Viva l’Italia” e ad un altro sia vietata quella che inneggia al Tirolo storico – spiega Sven Knoll, collega di Eva Klotz in consiglio provinciale – Gli insegnanti hanno facoltà di vietarle, ma sia una che l’altra, altrimenti violano la Costituzione. Sono quattro anni che stampiamo il diario, che viene venduto, non distribuito nelle scuole, come fa la destra in Italia con il suo materiale propagandistico: chi lo vuole, lo compra, costa 7 euro». Knoll e soci non hanno nessun timore di esaltare, tra i giovani, l’uso della violenza. «In Alto Adige non si fa politica in quella maniera – dice – È giusto, invece, che i giovani conoscano la nostra storia e sappiano distinguere, ad esempio, tra i patrioti sudtirolesi ed i nazisti».

Non tutti invece sono entusiasti della libera propaganda irredentista nelle scuole:

“La garante tratta il tema delle stragi come i pantaloni a vita bassa o i tatuaggi» tuona invece Alessandro Urzì, consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore, firmatario di diverse iniziative contro il diario. Che aggiunge: «Qui si riabilitano stragisti che non si sono mai pentiti, personaggi più avvezzi all’uso del tritolo che a quello della ragione». E la polemica è solo agli inizi”.

Shock a Chieti per l’arresto dell’assessore D’Agostino:concussione e violenza sessuale

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Ivo D’Agostino, 54 anni, iscritto all’Udc e assessore al traffico, alla sanità, alle politiche della casa,  secondo le accuse, avrebbe  ottenuto con la forza, prestazioni sessuali in cambio dell’assegnazione di alloggi popolari. Per questo ora è stato messo agli arresti domiciliari con pesantissime accuse: concussione, tentata concussione e violenza sessuale. Secondo quanto citato da Il Centro l’assessore comunale avrebbe abusato di almeno 5 ragazze bisognose. Le giovani, tra cui alcune segnalate dalla Caritas, si rivolgevano all’assessore per avere degli aiuti. In cambio chiedeva prestazioni sessuali, da consumarsi negli stessi uffici dell’assessorato.

Scandalo a Pompei, annullato lo show-caos di Siani. Troppi biglietti gratis.

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E’ scandalo a Pompei dopo l’annullamento dello show di Alessandro Siani. Il caos è stato generato dai “troppi biglietti gratis” che avevano notevolmente ridotto la disponibilità dei posti. Lo spettacolo, in programma per ieri sera avrebbe dovuto contribuire a rilanciare il sito archeologico campano, invece è scoppiato un caso che di ora in ora sta facendo scalpore. Nonostante il comico avesse deciso di rinunciare al proprio compenso per donare il suo contributo alle opere di ristrutturazione dell’area archeologica, non sono mancati i biglietti omaggio indirizzati a politici e vip. Una parte del pubblico pagante quindi è rimasto in piedi nonostante avesse sborsato 71 euro per il primo settore e 55 euro per un posto a sedere nel secondo settore.

Centinaia di spettatori in piedi e proteste che hanno immediatamente degenerato, al punto che si è deciso di annullare lo show. Anche se Siani non ha certo risparmiato nessuno e dal palco ha fatto piovere non solo battute, ma anche commenti:

“Ci tenevo tanto a venire a Pompei – ha detto il comico alla folla in piedi – Quando vado in giro per il mondo parlano sempre male del Sud. A volte hanno ragione: guardate stasera che è successo. Ma tra di voi in tanti hanno fatto sacrifici per acquistare il biglietto. Vi giuro che io avevo non avrei percepito cachet”. All’indomani dell’incidente, polemiche sulla Sovrintendenza, le altre istituzioni pubbliche e la società a cui è stata affidata la gestione dello spettacolo.

Solo nella tarda mattinata di oggi si sono avute le prime dichiarazioni ufficiali:  “Comportamenti incivili hanno rovinato lo spettacolo di Alessandro Siani in programma agli scavi. La Sovrintendenza è dispiaciuta per l’accaduto ma non ha colpe: la gestione dei biglietti è stata curata dagli organizzatori”.

Ancora una volta, in Italia, si “gioca” a scaricare le responsabilità da un ente a un’organizzazione, senza che mai i responsabili siano individuabili.

Mariateresa Cinquantaquattro, sovrintendente dell’area archeologica di Pompei, ha commentato così lo show-caos:

“La Sovrintendenza  ha stabilito prima della vendita dei biglietti il numero di posti a disposizione per lo spettacolo. Non sappiamo niente di biglietti omaggio o a pagamento: l’organizzazione si è occupata della gestione dell’evento, noi ci siamo limitati a mettere a disposizione il sito”. Dispiace solo che “comportamenti incivili abbiano rovinato qualcosa di bello” conclude la Cinquantaquattro.

Il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, ha dichiarato di “non sapere” chi ha elargito i biglietti a personaggi famosi e a politici. Forse ancora una volta è accaduto tutto a “insaputa” delle istituzioni? Di chiunque fosse la competenza a vendere i biglietti anche se la vendita materiale fosse stata affidata a un’organizzazione terza rimane in capo all’organo/i delegante/i l’obbligo del controllo. Il mancato controllo assume la fattispecie della “culpa in vigilando” e pertanto l’organo/i titolare/i sono in ogni caso corresponsabili degli incidenti che si sono verificati, in particolare per quanto riguarda l’elargizione di biglietti gratuiti in contemporaneità della vendita degli stessi posti, secondo quanto riportato dalle fonti.

“Mi sono recato allo spettacolo con i miei due figli – spiega il sindaco di Pompei – Ma all’ingresso sono stato informato che non c’era posto. Dopo un quarto d’ora circa sono andato via per evitare brutte figure. E’ vergognoso quanto accaduto: circa 400 persone sono rimaste senza posto nonostante il biglietto acquistato”.  Ma perché poi, il sindaco è andato via invece di intervenire per ripianare un “errore” di tale gravità?

Siani? Nonostante l’annullamento dello show ha voluto ugualmente devolvere i 20.000 euro promessi sia alla Sovrintendenza che ai lavoratori del sito archeologico.

Chi vorrà ottenere i rimborsi dei biglietti – prosegue la nota – potrà contattare la “GO 2” (tel.081-8038382 oppure il box informazioni di Pompei al 3889225040).

La produzione, comunque, annuncia che coloro che hanno acquistato il biglietto e non intendono farselo rimborsare potranno comunque assistere allo spettacolo di Alessandro Siani che si terrà il prossimo 29 dicembre al Teatro Augusteo di Napoli, alle 18 e alle 21.

Altro scandalo nella sanità laziale?

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Ancora danni della giunta Polverini? Sembrerebbe che due cliniche private non possono aprire e offrire i loro servizi ai cittadini perché il servizio nazionale nel Lazio è più che sufficiente. Infatti non esistono le liste d’attesa negli ospedali? Non esistono le file al Pronto Soccorso? I cittadini laziali possono stare tranquilli non faranno più neppure un minuto di attesa?

L’ultimo caso è quello della  clinica Saint Peter Medical Center, che aspetta da un anno e mezzo di potere iniziare l’attività,

“senza chiedere convenzione alcuna”,

precisa La Repubblica.

L’apertura comporterebbe, oltre a un aumento del servizio complessivo, l’assunzione di “un centinaio tra medici, infermieri, tecnici e impiegati”.

A favore della apertura della Saint Peter Medical Center si sono pronunciati il Garante della concorrenza che ha diffidato in tal senso la Regione, preceduto da una sentenza del Tar e da una del Consiglio di Stato.

Invece, nonostante tutto, i funzionari della Regione dimostrano di non avere rispetto non solo per i cittadini, ma nemmeno per le superiori autorità dello Stato e della magistratura. Così, scrive La Repubblica,

“la clinica di tremila metri quadrati, con quattro sale operatorie, strumentazioni diagnostiche innovative, laboratori analisi e ambulatori, resta chiusa. «I nostri legali citeranno per danni la Regione», annuncia Sergio Di Giacomo, medico e proprietario del “Saint Peter”, il centro, costato milioni, che non c’è. Anzi, c’è da un anno e mezzo ma, per «l’orientamento sbagliato» della Regione che non dà l’autorizzazione, non riesce ad aprire. Le risposte al fabbisogno di salute dei cittadini, secondo i dirigenti della sanità del Lazio, sarebbero soddisfacenti. Ci crederanno almeno loro?”

Nella stessa situazione si trova, riferisce ancora La Repubblica,

“Villa Silvana che, dopo il no della Regione, si è rivolta al Tar e al Consiglio di Stato. In appello, i giudici amministrativi il 29 gennaio scorso hanno sentenziato: «Il blocco all’apertura di un nuovo centro sanitario si giustifica solo se c’è una richiesta di accreditamento ». In caso contrario, «l’autorizzazione va rilasciata».

E’ morta Milena Milani, scrittrice “scandalo” degli anni ’60

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Si è spenta una “forza della natura” così la potremmo definire Milena Milani. Una donna e una scrittrice che non ha avuto paura di fare un solo passo indietro quando negli anni ’60 il suo libro  “La ragazza di nome Giulio” venne sequestrato e lei fu accusata di oltraggio al comune senso del pudore. Riuscì a essere assolta in appello con la formula piena grazie anche al poeta Giuseppe Ungaretti che difese l’opera della Milani.

Lei, amica di grandi artisti, come Filippo  Tommaso Marinetti e Corrado Alvaro,  fece parte dello spazialismo dalla sua fondazione grazie all’artista Lucio Fontana.

Per l’assessore savonese Elisa Di Padova fu ”una grande artista che ha dato alla sua città e alla Pinacoteca opere importanti della sua collezione privata contribuendo anche alla nascita di una Fondazione per studiare artisti di livello come Capogrossi, Fontana e Picasso”.

Se ne va sottovoce,  aveva espresso la volontà che i suoi funerali venissero svolti in forma strettamente privata e così la famiglia ha ribadito che saranno celebrati.

Io non fuggo la solitudine, e nemmeno la cerco: essa è presente nel mio modo di essere, di avere vita

Il giallo della morte di David Rossi e le mail di Monte Paschi

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Nonostante più volte si sia parlato di giallo o di mistero intorno alla morte di David Rossi, suicidatosi il 6 marzo 2013, la procura sta andando verso l’archiviazione per l’inchiesta aperta sulla presunta istigazione al suicidio dopo la morte dell’ex  capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena.  Il Corriere della Sera e il Fatto Quotidiano riportano:

Tra le mail che l’ex portavoce del Montepaschi David Rossi spedì prima di suicidarsi la sera del 6 marzo scorso gettandosi dalla finestra del suo ufficio nella sede di Rocca Salimbeni, ce ne sarebbero alcune, accorate, rivolte ai vertici dell’istituto, in particolare all’amministratore delegato Fabrizio Viola: «Aiutatemi altrimenti la faccio finita», reciterebbe uno di questi messaggi. Il file di posta elettronica sarebbe tra quelli rinvenuti dai magistrati senesi Natalino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso nella memoria dei computer sequestrati a casa e nell’ufficio del manager senese.

E anche la famiglia di Rossi, che si è affidata a uno studio legale, ne avrebbe numerate diverse, poi fatte avere alla procura:

Sulla morte di Rossi era stata aperta un’inchiesta per «istigazione al suicidio», considerata un fatto tecnico per poter effettuare degli accertamenti, ora alle battute finali. I messaggi di posta elettronica confermerebbero che negli ultimi giorni — a dispetto delle apparenze — Rossi era particolarmente turbato tanto da aver chiesto aiuto ai vertici della banca. In particolare quella mail Viola l’avrebbe ricevuta mentre si trovava all’estero per lavoro. Sia l’amministratore delegato sia il presidente Alessandro Profumo a Rossi avevano confermato fiducia, come hanno più volte raccontato in pubblico e anche ai magistrati, subito dopo il suicidio.

I rischi erano chiari:

Per il manager — che aveva subìto una perquisizione lo scorso febbraio per alcuni presunti contatti che avrebbe avuto con gli ex vertici dell’istituto Giuseppe Mussari e Antonio Vigni — era circolata l’ipotesi che a spingerlo al suicidio fosse stato il sospetto di essere in qualche modo collegato alla fuga di notizie relativa alla maxi-causa per danni mossa da Mps alle banche Nomura e Deutsche Bank, per la quale l’istituto senese aveva presentato un esposto in Procura. Dalle indagini è però emersa la totale estraneità di Rossi.

Arriva il film su Snowden: VERAX

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E’ già online il primo film sulla talpa del Datagate. VERAX, dal latino “colui che dice la verità”, racconta lo scandalo delle intercettazioni e la storia del suo protagonista Edward Snowden. Girato in tempi record ad Hong Kong, il primo luogo dove Snowden si era rifugiato, Verax è il cortometraggio, della durata di 5 minuti, girato da quattro registi amatoriali della colonia britannica che si sono così fatti beffe delle major di Hollywood, già in procinto di commissionare sceneggiature sul caso.

“Essere stato il primo a girare un film sulla vicenda è stato davvero una soddisfazione”, ha detto alla France Presse il regista Edwin Lee. La somiglianza dell’attore che interpreta l’agente è impressionante. Si chiama Andrew Cromeek ,è un professore americano amico dei registi, che ha avuto solo bisogno di un paio di occhiali e del taglio di capelli giusto. E’ lui che diventa quella “Bocca della verità” che mette a dura prova gli equilibri mondiali. L’imbarazzo degli Usa, la fuga di Snowden e i documenti in possesso all’ex imprenditore tecnico e dipendente della Central Intelligence Agency, sono gli elementi centrali di un corto davvero avvincente. D’altra parte il Datagate – se non fosse pericoloso a livello globale e quindi degno della massima prudenza – potrebbe essere un copione perfetto per Hollywood.

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Nei titoli di coda del film si apprende che quella fuga di Snowden precipitosa da Hong Kong ha spiazzato i realizzatori del corto che speravano con la loro opera di far pressioni sulle autorità del Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica nella battaglia legale sull’estradizione.

Verax è anche il nome in codice che lo stesso Snowden si era scelto. Verax fu lo stesso pseudonimo di Clement Walker, un politico che contestò il parlamento inglese nel XVII secolo, e che per le sue idee morì, dopo una prigionia brutale, rinchiuso nella Torre di Londra.

Le “furie rosse” derubate tra sesso e alcol?

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Strip poker, sesso, alcol e poi il furto subito da alcuni giocatori spagnoli a Recife in Brasile dove si stava svolgendo la Confederations Cup. Quel furto in albergo ora assume una sfumatura molto diversa e già 27 persone sarebbero state ascoltate  per far luce su quella notte. Ma al Golden Tulip tra gli addetti alla sicurezza e volontari della Confederations, non ci sono troppi dubbi: la serata «allegra» di alcuni giocatori, a base di sesso e strip-poker con tanto di videotape, si sarebbe poi conclusa con  un furto.

«Hanno fatto baldoria e poi sono saliti in camera con alcune ragazze – ha raccontato a Globoesporte un volontario che ha assistito alla scena -. Sappiamo tutti che questo è accaduto, ma non se ne può parlare molto. Se davvero c’è stato il furto, è successo sicuramente in quei momenti, dopo che sono andati in camera. Ma ora certamente tutti negheranno».  

E infatti arriva secca la smentita da parte del capo della delegazione spagnola Raul Jimenez, e poi anche dal direttore dell’albergo, Eduardo Barbosa. Ma la Fifa, invece, continua a confermare l’accaduto.

Nello scandalo della Regione Sicilia spunta il nome di Sara Tommasi

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All’alba di ieri, un’operazione della Guardia di Finanza di Palermo ha portato all’arresto di 17 persone, tra cui il manager Faustino Giacchetto, al centro di un comitato d’affari che avrebbe pagato tangenti, regalato viaggi e fornito escort a pubblici funzionari e politici in cambio di finanziamenti per un ente di formazione, il Ciapi, e dell’aggiudicazione di bandi regionali sulla comunicazione. Escort e viaggi elargiti ai politici dunque, invece di investire i finanziamenti emessi dalla Regione Sicilia per la Formazione. Come se non bastasse, anche fatture inesistenti e appalti pilotati. Sarebbero stati due collaboratori di Giacchetti, finito in manette, a svelare i meccanismi della corruzione. Altre 40 persone sarebbero inoltre indagate, tra cui anche politici, come un senatore del Pdl e dirigenti regionali. Il Fatto Quotidiano svela che, in tutto questo, spunta anche il nome della Showgirl Sara Tommasi, alla quale il guru della comunicazione fece destinare 3 mila euro il 30 luglio del 2010 dal conto corrente della Media Center, una delle società del suo network. Ad Angelo Vitale, legale rappresentante della Media Center ma in realtà uno dei suoi assistenti, Giacchetto disse che si trattava del pagamento per un servizio fotografico. “Poi – racconta Vitale agli inquirenti – chiesi notizie al Giacchetto che mi fece intendere che non si trattava di un servizio fotografico, ma di un pagamento per delle prestazioni di altra natura”. Rimane solo da capire chi ne usufruì.”

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Riguardo all’inchiesta, ha parlato anche il cantautore Franco Battiato, ex assessore al Turismo della Regione Sicilia, che ha voluto precisare che il tempo è galantuomo. Proprio lui, che era stato rimosso dalla carica nella giunta di Crocetta per aver affermato a Bruxelles: “Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa, dovrebbero aprire un casino”, viene intervistato riguardo l’inchiesta su viaggi ed escort pagati con fondi Ue destinati ai disoccupati siciliani. Quando era stato cacciato dalla Regione, tutti avevano affermato che ce l’avesse con le donne, la Santanchè affermò anche: “Ignoranza becera senza confini” aggiungendo “lui ci vuole tutti in orizzontale, ma io non gliela do”. Oggi l’artista ha affermato: Io non ce l’ho con le prostitute. Non riconosco proprio il genere come categoria. Per me maschile, femminile e animale nuotano nello stesso insieme. Qui il fatto grave e inaccettabile è che la escort vanno in Parlamento, diventano politici e usano i soldi con cui paghiamo le tasse. Ma ripeto, le ragazze non hanno colpe. I frustrati che le vendono al mercato, invece sì. Sono dappertutto, è incredibile, come il cacio sui maccheroni. A Bruxelles parlai anche di Lusi. Non c’è uno che l’abbia scritto. Tutti a sparare sul dito, mentre indicavo la luna. Domina l’ipocrisia. Non sarebbe più facile dichiarare che la tassa occulta per le escort è una specie di Imu aggiuntiva? In fondo nell’interpretazione di questi signori, la donna è solo una merce di scambio.” Del resto l’aveva cantato anche in Bandiera bianca: “Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro”. Finché in parlamento rimarranno 100 deputati funzionali al mantenimento dello status quo, non gireremo pagina. Prenda il governo Letta. Fa venire il dubbio che gli ultimi 20 anni di barricate siano stati una finzione. Che se certi uccellini non avessero avvisato al momento giusto Berlusconi, anche gli Scilipoti e i Razzi non avrebbero avuto un loro ruolo.” 

Scandalo hot tra i soldati australiani

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Scandalo a base di sesso e internet tra le fila delle forze armate australiane. Almeno in 17, tra soldati e ufficiali, hanno messo in rete dei video che ritraggono militari in momenti intimi e con un commento audio che umilia le donne. Sono le fonti della polizia a rivelare che i soldati si facevano chiamare “The Jedi Council” e si scambiavano filmati di atti sessuali all’insaputa delle donne coinvolte. Il generale maggiore David Morrison, comandante dell’esercito e che ha annunciato la sospensione immediata di tre capibanda, ha descritto il materiale come “umiliante, esplicito e profano”. Sarebbero inoltre 14 gli altri militari “strettamente collegati” con la distribuzione delle immagini, mentre in 90 sarebbero coinvolti più marginalmente nella vicenda. Le vittime, donne riprese a loro insaputa durante incontri di natura sessuale, sarebbero almeno cinque, e tra queste ci sarebbero soldatesse e impiegate pubbliche. Già nel 2011 le forze armate australiane erano state colpite da uno scandalo di natura sessuale, quando un cadetto dell’Accademia militare aveva trasmesso su Skype il suo rapporto con una cadetta, ignara del collegamento, mentre dei suoi amici osservavano quanto accadeva da una stanza vicina. Morrison ha ora spiegato che quanto recentemente accaduto “è peggiore della questione Skype”. In un rapporto del governo lo scorso anno, in cui erano stati dettagliati numerosi incidenti di abusi fra i militari, ci si era basati su oltre mille denunce che comprendevano abusi non solo sessuali ma anche fisici e mentali, risalenti anche agli anni ’50. Da questo, il successivo annuncio del ministro della Difesa Stephen Smith sull’attuazione di una politica di tolleranza zero.

Il sindaco a luci rosse?

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Cosimo Mele, deputato ex-Udc, è diventato sindaco di  Carovigno, la sua città natale, in provincia di Brindisi. Forse non molti ricorderanno che proprio Cosimo Mele nel 2007 fu al centro di uno scandalo a sfondo sessuale legato al malore di una prostituta con la quale si trovava in compagnia e di un’altra ragazza all’Hotel Flora di via Veneto a Roma. La prostituta fu ricoverata in ospedale per quel malore causato probabilmente dal consumo di alcol e cocaina. Il parlamentare ha sempre negato l’uso di stupefacenti ed a seguito delle polemiche politiche si dimise dall’Udc senza tuttavia lasciare il suo scranno in Parlamento. Nel 2008 non venne ricandidato. Ancora oggi ci sono aperti due processi uno in cui Mele è imputato per cessione di stupefacenti e l’altro in cui è parte civile in quanto la ragazza che si era sentita male accusò il politico di avergli ceduto la droga e poi avrebbe cercato di estorcere denaro o un contratto televisivo a Mele, in cambio di una ritrattazione.

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