Allarme Usa: economia minacciata dall’alto indebitamento per le rette universitarie

università-usa-tuttacronacaIl marcato immobiliare ma non solo: l’intera economia Usa è minacciata dall’elevato livello di indebitamento raggiunto da milioni di studenti americani. I giovani, infatti, si trovano costretti a contrarre mutui sempre più onerosi per pagarsi il college. L’allarme viene lanciato dal Washington Post. Il quotidiano spieega che la ripresa viene messa a rischio da un’intera generazione di universitari che non sa nemmeno cosa sia il risparmio, e a cui, in particolare, sarà quasi impossibile acquistare una casa. La Mortgage Bankers Association ha infatti svolto uno studio i cui dati sono chiari: il numero dei mutui accesi negli Usa per l’acquisto di una casa ha fatto registrare negli ultimi quattro mesi un calo del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un campanello d’allarme. Anche perchè coloro che acquistano per la prima volta un’abitazione, categoria fondamentale per lo sviluppo del mercato immobiliare, sono stati nel corso dell’ultimo anno solo un terzo del totale degli acquirenti. Si tratta di un numero ben al di sotto della media storica. Molti esperti attribuiscono il trend in gran parte proprio a quelle rate che affliggono i giovani che si iscrivono all’università. Del resto lo stesso presidente Obama ha più volte denunciato il fatto, chiedendo con forza alle Università di prevedere rette più contenute. E varando misure per agevolare gli studenti più disagiati. Evidentemente non è ancora sufficiente con gli osservatori che temono che questa situazione di forte indebitamento dei giovani possa portare a provocare un danno enorme alla ripresa dell’economia americana. Il Washington Post, che sottolinea anche che negli ultimi 10 anni i salari per i giovani laureati siano diminuiti, scrive ancora: “Il debito degli studenti è triplicato in un decennio, e ora ammonta a più di mille miliardi di dollari”. I due fattori, congiunti, non solo impediscono di risparmiare ma anche di accedere a nuovi prestiti. Non solo: è destinato a incidere sempre di più ed ”in maniera straordinaria” sul fronte dei consumi. Nel frattempo, come ha resto noto la Federal Reserve di New York, il livello di indebitamento delle famiglie americane – dai mutui alle carte di credito, dai prestiti per l’acquisto di un’auto alle rette pagate dagli studenti – è salito tra ottobre e dicembre di 241 miliardi di dollari (+2,1%). Il livello complessivo dell’indebitamento è così balzato a  livelli pre-crisi: oltre 11.000 miliardi di dollari. L’ultimo aumento di una tale portata si era registrato nel 2007, prima della grande recessione. Secondo il Wall Street Journal, il dato può essere letto come una ripresa della fiducia dei consumatori. L’aumento, in particolare, è stato di 180 miliardi di dollari dall’ultimo trimestre 2012, il primo aumento anno su anno dalla fine del 2008, quando il livello di indebitamento delle famiglie americane raggiunse un picco di oltre 12.000 miliardi di dollari.

Ecco un vero Progressive Party! Il regalo dell’Islanda ai suoi cittadini

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Detto in campagna elettorale, fatto durante l’esecutivo. C’è chi promette e mantiene nella politica e anche se in Italia sembra incredibile in Islanda è realmente accaduto. il Progressive Party, che nella sua campagna elettorale aveva promesso di cancellare 24mila euro a tutte le famiglie che avevano un muto, senza guardare al reddito e fare differenziazioni, ma solo per risarcirle del danno subito dopo che la  svalutazione della moneta locale dovuta al crac delle banche aveva portato l’Islanda sull’orlo del baratro, ora verranno versati proprio nel mese di dicembre. Ogni famiglia vedrà così scalare il suo mutuo di ben 24 mila euroil che comporterà per lo stato una spesa di 900 milioni in 4 anni. Chi la pagherà? A pagare sarà proprio la finanza degli speculatori: l’operazione ha mandato su tutte le furie Standard & Poor’s e il Fondo monetario mondiale. Ecco un vero Progressive Party!

Chi sono quelli che non riescono a pagare il mutuo? Allarme pignoramenti

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E’ allarme ormai per i mutui. Sono troppi i cittadini che non riescono più a pagare la rata e aumentano, secondo i dati resi noti dall’Adusbef, associazione a difesa dei consumatori, i pignoramenti. Nel monitoraggio di 35 principali Tribunali si sono registrati aumenti di case pignorate e mandate all’asta. Bologna registra la crescita percentuale maggiore, con un +37,9% e + 875 pignoramenti (da 2.307 a 3.182); seguita da Rieti con un +25,4%; terza Catania con un +24,2%. Pesaro è nona con un più 19,6%.

In particolare nel tribunale di Pesaro sono stati pignorati 494 appartamenti nel 2012, mentre il dato si è impennato nel 2013 con ben 591 abitazioni mandate all’asta. Si tratta di 97 casi in più, ovvero quasi cento famiglie costrette a lasciare casa.
L’avvocato Floro Bisello, responsabile Adusbef, segue da tempo la questione. «Ho iniziato a chiedere i dati al tribunale da almeno cinque anni fa e mi sono accorto come i casi sono lievitati. Partivamo da 200 esecuzioni immobiliari fino ad arrivare ai quasi 600 di oggi. In pratica il dato si è triplicato».
La situazione è dilagante tanto che l’Unione Inquilini con Pino Longobardi fa sapere che «tutti i giorni viviamo situazioni di sfratti e pignoramenti. In questo caso diciamo alle banche di stare più calme perché la morosità spesso è incolpevole».

Chi sono coloro che non riescono a pagare il mutuo? Non solo chi ha perso il lavoro, ma anche chi ha visto affievolirsi il potere d’acquisto, chi ha dovuto chiudere l’attività e non riesce, nonostante le risorse accumulate a continuare a far fronte a tutte le spese. Chi non paga il mutuo in definitiva è colui che in pochi anni ha subito la crisi e si è visto rivoluzionare la vita e ora, si vede sottrarre anche l’ultima sicurezza, la casa. Lo Stato alza le tasse, non adegua le pensioni, taglia su ogni settore, ma “dimentica” i finanziamenti pubblici ai partiti, gli stipendi e le pensioni dei parlamentari, e i privilegi di alcuni settori.

Sacrifici sotto l’albero di Natale: tredicesime per mutui e tasse

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Niente consumi o molto limitati perché gran parte delle tredicesime sarà destinata a mutui, tasse e rincari. Si prevede che già il 90,9% dell’intera tredicesima sia destinato al “sacrificio” e che solo il 9,1% resterà nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati. Questo è il calcolo fatto da   Adusbef e Federconsumatori. Le tredicesime ammontano quest’anno a 34,20 miliardi di euro, cioè -0,3 miliardi (-0,9%) rispetto al 2012, così ripartite: 9,8 miliardi ai pensionati (-1%); 9,1 miliardi ai lavoratori pubblici (-1,1%); 15,3 mld (-0,6%) ai dipendenti privati. Ma dopo un anno di rincari ed aumenti – avvertono – “resterà poco per festeggiare”.

“Nel rincorrersi dei pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre, dei 34,20 miliardi di euro di tredicesime che verranno pagate quest’anno, soltanto il 9,1 per cento, ossia 3,1 miliardi di euro, per la prima volta meno di un decimo del monte tredicesime, resterà realmente nelle tasche di lavoratori e pensionati”, notano Adusbef e Federconsumatori. A “bruciare” un’ampia fetta delle tredicesime bollette, utenze, ratei e prestiti per un valore di 12,4 miliardi, pari al 36,3% del totale). La RC Auto mangera’ 5,9 miliardi, (17,3%), mentre 4,9 miliardi serviranno per pagare le rate dei mutui. “Il salasso non e’ pero’ ancora finito” – prosegue lo studio – 4,1 miliardi di euro (il 12%) se ne andranno per pagare le tasse di auto e moto, mentre 2,0 miliardi (6,4 %) spariranno per il canone Rai. Il 12,6% delle tredicesime, pari a 4,3 miliardi, servirà per pagare i prestiti.

Gli italiani non pagano: debiti non onorati per un totale di 34 miliardi

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Nel 2012 ha raggiunto quota 34 miliardi di euro il totale degli insoluti: i conti degli italiani piangono e non si pagano più le rate del mutuo, l’affitto o le bollette per beni di prima necessità quali acqua, luce e gas. Per quest’anno, inoltre, si prevede un aumento del 6/8% delle pratiche affidate al reucpero crediti. E’ stata l’Unirec, l’associazione che riunisce le principali società di recupero crediti, a presentare i dati, sottolineando che tra le regioni più indebitate si trovano Sicilia, Campania, Lombardia, Lazio e Puglia. Oltre a questo, sta prendendo nuovamente piede l’usanze delle cambiali. Sono 3 milioni  al mese le pratiche relative a debiti non pagati da famiglie e imprese che faticano sempre di più a onorare le proprie obbligazioni e rimborsare i prestiti contratti: una vera e propria emergenza sociale quindi.  Ma se il numero delle cambiali è aumentato del 5% rispetto al 2011 e, addirittura, del 44% rispetto al 2009, anche i protesti sono in crescita da ormai 5 trimestri consecutivi. In questo contesto, le regioni più “virtuose” sono la Basilicata, Molise e Trentino. “Un dato che, ovviamente, risente dell’entità della popolazione dei territori, anche se – nelle aree più critiche e nelle regioni con situazioni socio-economiche più difficili – si rileva un tasso di recupero dei crediti decisamente minore”, dice il Rapporto che chiude con una previsione ancora più pessimista: i volumi da recuperare il prossimo anno potrebbero salire di un altro 10%.

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Ma se sono aumentati i crediti insoluti, le previsioni di incasso dei recuperatori professionali sono negative: aumenta cioé il differenziale tra affidamenti ed effettivi recuperi (-11%). Questa situaione rischia di rendere ancora più aggressive le azioni di recupero, anche con modalità che violano il codice della Privacy e integrano reati fino all’estorsione. In questo caso però è lo stesso presidente di Unirec Gianni Amprino a fornire alcune rassicurazioni. “Il circuito della agenzie aderenti all’associazione è composto di circa 200 società che corrispondono al 90% dell’attività di recupero. Tutte operano con regolare licenza rilasciata dal Ministero tramite le prefetture, sono vigilate dalla Banca d’Italia e collegate alle associazioni dei consumatori con le quali è in corso da tempo una proficua e continua collaborazione, proprio per evitare abusi. Anzi, noi siamo i primi a chiedere ai debitori di segnalarci eventuali comportamenti non corretti.” Ma c’è da considerare che sono numerose le Srl che non hanno aderito all’associazione di Confindustria pur operando nel mercato della tutela del credito: tornerà in voga lo strozzinaggio?

Monti pensa al futuro dei giovani: fisco agevolato e zero burocrazia

Per quel che riguarda le aziende, agevolazioni fiscali per chi assume under 30.

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