Trovato l’accordo tra i vertici della Geox e i sindacati: ” Ai lavoratori cassintegrati e in contratto di solidarietà che, al termine dei due anni di ammortizzatore sociale, accetteranno di accedere volontariamente alla mobilità andranno dai 30 ai 50mila euro, a seconda dell’inquadramento attuale.” E’ questo il risultato finale dopo che, la settimana scorsa, era stato raggiunto l’accordo che definiva il numero del personale in esubero: 71 su 560 addetti. Per 44 di loro sarà chiesto un periodo di 12 + 12 mesi di cassa integrazione straordinaria, mentre per gli altri 27 sarà adottato il criterio dei contratti di solidarietà. L’intesa raggiunta prevede che, per i primi, il trattamento di Cigs venga integrato dall’azienda di Montebelluna fino al raggiungimento del 75% della retribuzione lorda (circa l’83% della busta paga netta, data la diversa tassazione alla quale sono soggette le somme dedicate ad incentivo). Trascorsi i due anni tutti loro, se accetteranno la mobilità e quindi non impugneranno il licenziamento, avranno diritto a riscuotere una somma compresa fra i 30mila euro (fino al quarto livello) ed i 50mila euro (settimo livello e quadri). Il colosso veneto si è anche reso disponibile al finanziamento di corsi di formazione a vantaggio dei dipendenti in Cigs e finalizzati ad un’eventuale ricollocazione interna o, attraverso agenzie specializzate, in mansioni richieste dal mercato del lavoro esterno. “Si tratta – hanno commentato le organizzazioni sindacali – delle condizioni incentivanti più alte mai conseguite per questa categoria”.
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Fino a 50mila euro a chi lascia “di sua volontà”: raggiunto l’accordo a Geox
Pubblicato da tdy22 in luglio 31, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/31/fino-a-50mila-euro-a-chi-lascia-volontariamente-raggiunto-laccordo-a-geox/
Sui cassintegrati le banche ci guadagnano!
Più cassintegrati ci sono, più le banche guadagnano. Quanto? Difficile dirlo con precisione perché ogni istituto di credito fissa il proprio tasso d’interesse sugli anticipi concessi ai cassintegrati e garantiti dal denaro degli ammortizzatori sociali che lo Stato tarda a versare ai lavoratori. Nel caso di banca Intesa, ad esempio, la cosiddetta ”anticipazione sociale” costa 35 euro su un importo prestato di 1.500 euro per una durata di sette mesi ad un tasso annuale effettivo globale del 4,03 per cento. Per Mps, invece, il riferimento sul tasso è l’Euribor a tre mesi, che naviga attorno allo 0,30%, ma nella realtà poi il saggio applicato si decide al momento dell’istruttoria della pratica. In Unicredit, invece, in filiale, non si riesce a spuntare nemmeno un foglietto illustrativo del prodotto ”anticipazione sociale”. In ogni caso una cosa è certa: se si è in assenza di fido, allora scattano interessi che possono variare fra il 14 e il 22 per cento a seconda dell’istituto di credito. Per fortuna che l’anticipazione, come spiega il dettaglio informativo alla clientela di Intesa, prevede l’apertura di ”conto corrente e un’apertura di credito” per sostenere il lavoratore ”in Cassa integrazione guadagni straordinaria o in Cassa integrazione Straordinaria Guadagni in Deroga quale anticipo delle somme che l’Inps verserà a titolo di integrazione salariale straordinaria”.
Un prodotto bancario, insomma, studiato nei dettagli cogliendo l’opportunità dei ritardi di pagamento dello Stato. Del resto la vicenda dell’anticipazione sociale è storia vecchia. Dell’accordo fra l’Associazione bancaria Italiana, Confindustria e i sindacati sulla questione c’è già traccia nel 2009 quando le parti, ”alla luce della situazione economica in atto nel Paese” ritengono ”opportuna la convergenza delle azioni ed il rafforzamento della collaborazione tra gli attori sociali” per dare una mano ai lavoratori ”in attesa del pagamento diretto da parte dell’Inps”. Da allora l’intesa è stata periodicamente rinnovata. E “le banche coinvolte anticipano, per un massimo di sette mesi, un’indennità non superiore ai 900 euro mensili”, come spiega una nota dell’Abi che ha rinnovato fino al 2013 l’intesa siglata con Confindustria e i sindacati.
Del resto i lavoratori spesso non possono permettersi lunghi tempi di pagamento come i quattro mesi di coda provocati dal ministro del Welfare uscente, Elsa Fornero, con i ritardi nel via libera, appena arrivato, alla copertura di 200 milioni per i versamenti 2012 e 2013 della Cassa in deroga (cifra, tra l’altro, secondo i sindacati, inferiore ai 380 milioni necessari). Senza contare che le attese possono anche essere più lunghe: ”Per la cassa straordinaria i tempi di erogazione possono arrivare anche a sei mesi perché tutto è centralizzato – spiegano dall’Osservatorio della Cisl su cassa integrazione e politiche del lavoro – Per quella in deroga, invece, le tempistiche possono variare da regione a regione a seconda della procedura burocratica decisa dall’ente”. Accade così che Regioni come la Calabria lascino a secco i cassintegrati anche per sei mesi, con le tensioni sociali che ne derivano.
E così, l’anticipazione sociale, nata a supporto dei lavoratori, si sta trasformando in un piccolo business bancario.
Pubblicato da tdy22 in marzo 11, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/11/sui-cassintegrati-le-banche-ci-guadagnano/
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