Aiuti di Stato illeciti alle banche? Se lo chiede Bruxelles

Banca-d’Italia-tuttacronacaE’ la Commissione europea a chiedersi se la rivalutazione delle quote della Banca d’Italia non sia, in realtà, un paravento dietro cui nascondere illeciti aiuti di Stato alle banche. E proprio per vederci chiaro ha inviato una lettera al ministero dell’Economia per chiedere delucidazioni. Ad essere sotto esame è un decreto che l’ex ministro Saccomanni avrebbe omesso di notificare a Bruxelles e che prevede in particolare la rivalutazione da 300 milioni di lire a 7,5 miliardi di euro delle quote di via Nazionale, in possesso di molti istituti. La riforma vieta di detenere più del 3% del capitale. Come spiega Repubblica, sopra questa soglia sono in particolare Intesa-SanPaolo e Unicredit, ma anche Generali, Cassa di risparmio di Bologna, Inps e Carige. Il decreto prevede la dismissione delle quote eccedenti che, se non trovano investitori sul mercato, possono essere acquistate “temporaneamente” dalla Banca d’Italia stessa. Non solo, vi è anche nn’altra norma che prevede la possibilità della distribuzione di un dividendo, da parte della Banca d’Italia, fino al 6% del valore di ogni singola quota. Dalla rivalutazione il Tesoro ha incassato un extragettito fiscale. Ancora il quotidiano Repubblica cita in particolare la denuncia dell’eurodeputato dell’Idv, Niccolò Rinaldi ma sul tavolo della commissione ve ne sarebbe almeno un’altra: quella delle due associazioni di consumatori Adusbef-Federconsumatori che all’inizio del mese avevano presentato un esposto a circa 130 procure generali e alla Corte dei Conti contro la riforma della Banca d’Italia. Elio Lannutti, presidente di Adusbef, afferma: “Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi la mail della Commissione Europea. C’è indicato un indirizzo al quale mandare ulteriore documentazione. Ho anche chiamato il funzionario e posso dare la conferma che sul tema si è attivata la commissione”. L’articolo di Repubblica, che evidenzia come “per ora Bruxelles non salta alla conclusioni, perché il caso Bankitalia è appena agli inizi”, sostiene che al di là delle segnalazioni le autorità europee avevano comunque notato l’operazione, in considerazione anche dell’esame che l’Eba – l’autorità europea sulle banche – sui bilanci degli istituti.

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Ritrovato il direttore di banca, “ho fatto degli investimenti sbagliati”

direttore di banca-tuttacronaca

“Ho fatto degli investimenti sbagliati, non ho rubato niente. Al momento il buco è di 7 milioni”, questa sarebbe stata la giustificazione del direttore di banca Michele Scannicchio, la cui scomparsa era stata denunciata dalla moglie nella notte tra il 17 e il 18 febbraio “Non è rientrato più a casa e non so dove sia” aveva detto.  La Finanza poi lo ha trovato nascosto a Bari.

Dove sono finiti i soldi che due notissimi imprenditori della città erano convinti di avere nella propria disponibilità e invece si è scoperto non esistevano?

Ora bisognerà capire cosa è accaduto con i soldi, che l’uomo dice di ‘aver bruciato’ con operazioni sbagliate. Unicredit ha depositato dei documenti dal quale si evince che il controllo interno ha funzionato perché dai due conti correnti non si è mosso in euro. Gli imprenditori hanno in mano carte dellabanca create ad hoc dal direttore e quindi false, che invece dimostrano altre disponibilità. E’ possibile che i soldi siano spariti ma anche che il direttore abbia millantato interessi esagerati rispetto ad alcuni investimenti.

Giallo a Bari: sparisce direttore di banca e con lui 50 milioni di euro

unicredit-tuttacronacaE’ mistero a Bari dove sono spariti tanto il dirigente di una filiale di Unicredit, scomparsa denunciata dalla moglie dell’uomo, che 50 milioni di euro. Dell’uomo non si hanno notizie da ormai tre giorni e nel frattempo è arrivato anche l’allarme di due imprenditori locali che accusano: “Spariti anche i nostri soldi”. I documenti in mano ai facoltosi investitori accertano il versamento della somma. Dagli atti dell’istituto, invece, non risulta. Ad accorgersi della mancanza di soldi è stato uno degli imprenditori che, dovendo incassare un assegno da un milione di euro, ha trovato il conto scoperto. Chi l’aveva firmato, convinto delle sue disponibilità, ha così iniziato a chiamare il direttore della banca. Nessuna risposta: l’uomo non si era recato al lavoro e non era neppure rientrato a casa.  Il timore è che il direttore della filiale di Bari Poggiofranco, Michele Scannicchio, si sia dato alla fuga portando con sè tutti i soldi. L’istituto, nel frattempo, difende se stesso: “Noi siamo parte lesa”. Stando ai primi accertamenti effettuati all’interno della banca, non risulta alcun ammanco. Per Unicredit quei 50 milioni di euro non sono mai stati sottratti. Semplicemente, al contrario di quanto raccontano i documenti su carta intestata in mano ai due imprenditori, non risulta siano mai stati versati.

I cinesi sempre più interessati alla Roma: trattative con Pallotta e Unicredit

cinesi-interessati-roma-tuttacronacaSi torna a parlare di azionisti cinesi in casa giallorossa. Stando a quanto riporta Il Corriere dello Sport, infatti, l’imprenditore cinese Cheng Feng ambirebbe ad acquisire il 40% delle quote azionarie della Roma e le trattative con Unicredit e Pallotta starebbero proseguendo sotto traccia. La proprietà statunitense avrebbe manifestato l’intenzione di non scendere sotto il 69% attuale mentre la banca vorrebbe conservare almeno il 5% del pacchetto. Da parte sua, Feng sarebbe disposto ad investire fino a 150 milioni di euro e vorrebbe accedere come partner privilegiato alle sponsorizzazioni, nonché partecipare alla divisione degli introiti per il nuovo stadio.

L’incredibile richiesta di Unicredit: la foto dell’uomo intubato o chiude il conto

unicredit-tuttacronacaHa dell’incredibile la richiesta avanzata dalla filiale milanese della Banca Unicredit: l’istituto, dopo che l’ex impiegato 56enne Danilo Bifulco, è stato costretto in un letto da un infarto che l’ha ridotto in stato vegetativo, ha chiesto una foto dell’uomo intubato per avere una prova di quanto accaduto. La sorella dell’uomo, Lavinia, commenta: “Sono diventata il suo ‘amministratore di sostegno’ e, come prevede la legge, mi dovrei occupare di tutto quello che riguarda mio fratello, facendo come se fossi lui.- Invece m’imbatto in situazioni sconcertanti e vedo come il potere di noi cittadini sia compresso di continuo da poteri più forti. Non le dico con le varie società dei telefoni, con le bollette eccetera, ma adesso siamo all’assurdo. All’Unicredit di piazza Cordusio minacciano di chiudere il conto perché la posizione di Danilo non è in regola con le norme anti-riciclaggio”.

Sì o no? La Roma e i fondi cinesi: grattacapo Unicredit

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 E’ il Corriere della Sera a riportare una notizia che non può passare inosservata ai manager di Unicredit, impegnati nel dossier A.S. Roma e nella vendita a Chen Feng della loro quota. Il problema risiede nel fatto che i soldi che l’imprenditore dovrebbe versare sono in attesa di autorizzazione da parte del governo cinese, visto che il manager avrebbe chiesto che l’intera operazione gli venga finanziata. Come spiega il quotidiano:

A quanto risulta l’interesse di Feng è concreto, ma il manager avrebbe chiesto che l’intera operazione gli venga finanziata. Più o meno quello che era successo all’inizio tra Unicredit e Pallotta. Dunque Feng non ci metterebbe del suo. Non è chiaro se questo aggirerebbe la richiesta di autorizzazione al Safe, l’Autorità valutaria cinese che deve autorizzare gli investimenti all’estero.

È un dettaglio, ma fondamentale:

Nel caso dell’Inter il Safe ha fatto saltare un accordo già firmato. Per la Roma siamo ancora ai contatti preliminari e anche se arrivasse un accordo il perfezionamento non sarebbe comunque automatico, come insegna Moratti. Gli advisor della Rothschild stanno cercando di sbrogliare la matassa e trovare la soluzione per portare Feng al tavolo. Al momento non si registrano particolari passi avanti. È probabile che in questa fase il lavoro sia più concentrato sull’asse Milano-Boston per far digerire a Pallotta l’idea di imbarcare un nuovo socio.

Anche da Pallotta arriva l’apertura ai cinesi

roma-cinesi-tuttacronacaGirandola d’informazioni nei giorni scorsi riguardo il possibile ingresso d’investitori cinesi nella Roma. Ora l’ufficio stampa ha diffuso un comunicato per cercare di far chiarezza. Ieri mattina i rappresentanti di UniCredit, nelle vesti del vicedirettore generale Paolo Fiorentino e dell’avvocato Roberto Cappelli, e di Neep Roma Holding (la società che controlla il 78% del pacchetto azionario della Roma), ossia il legale Daniel Hart, sono stati ascoltati dalla Consob. Ora anche Pallotta ha ammesso che esistono delle trattative tra la banca e il magnate cinese. Questo il comunicato diramato, su richiesta della commissione di controllo della Borsa, da A.S. Roma SPV LCC:

L’A.s. Roma con riferimento alle dichiarazioni rilasciate dal presidente James Pallotta in data Domenica 24 novembre 2013, relative alle notizie pubblicate circa l’ingresso di un nuovo potenziale investitore in NEEP Roma Holding S.p.A. (la controllante di AS Roma S.p.A.), e su richiesta della Consob, AS Roma SPV LLC, socio di maggioranza di NEEP Roma Holding S.p.A., informa di essere stato messo al corrente dei colloqui tra Unicredit S.p.A. e un potenziale investitore Cinese relativi ad un eventuale cessione, parziale o totale, della partecipazione detenuta da Unicredit S.p.A. in Neep Roma Holding S.p.A. AS Roma SPV LLC rende noto, altresì, che non vi sono stati colloqui formali o negoziazioni tra A.S. Roma SPV LLC ed alcun potenziale investitore Cinese in merito ad un aumento di capitale in NEEP Roma Holding S.p.A, e che né AS Roma SPV LLC, né – per quanto a conoscenza di quest’ultima- Unicredit S.p.A., hanno ricevuto alcuna formale proposta concernente un’eventuale vendita delle partecipazioni sociali di NEEP Roma Holding S.p.A. o altra proposta inerente un aumento di capitale in NEEP Roma Holding S.p.A.

Al termine del comunicato, c’è l’apertura a un possibile socio orientale:

AS Roma SPV LLC ritiene fermamente che debba essere mantenuto il massimo riserbo su notizie riguardanti potenziali partners strategici per A.S. Roma. Accogliamo con favore l’opportunità di lavorare con partners qualificati provenienti da ogni parte del mondo che possano sostenere le nostra iniziativa di rendere la Roma uno dei clubs più prestigiosi al mondo”.

Stando a quanto riporta Il Corriere dello Sport, l’idea dei cinesi sarebbe quella di acquistare il 20-25% per 30-40 milioni. In seguito, salirebbe gradualmente, magari partendo cun un aumento di capitale

I cinesi entrano nella Roma? Ma anche no. Parla Pallotta

pallotta-roma-tuttacronacaE’ lo stesso James Pallotta, come riporta La Stampa, a smentire l’interesse di Hna ad entrare nel capitale della Roma, notizia che era girata con insistenza nei giorni precedenti: “Contrariamente a quanto riportato ultimamente, non ci sono stati negoziati tra noi e potenziali investitori cinesi”. E ha aggiunto: “Restiamo continuamente costernati per la sciocca e imbarazzante diffusione da parte di Unicredit di false informazioni nei media”. Il presidente si è poi lamentato esplicitamente del comportamento del socio Unicredit: “Restiamo continuamente costernati per la sciocca e imbarazzante diffusione da parte di Unicredit di false informazioni nei media – l’attacco nei confronti dell’istituto di credito – Questo è vergognoso e fa male a me, alla nostra squadra e ai nostri tifosi”. E quindi conclude: “Chiunque è coinvolto in questo tipo di attività deve essere ritenuto responsabile per qualsiasi danno arrecato al nostro club dentro e fuori dal campo, e dovrebbe chiedere scusa ai nostri tifosi. Forza Roma!”

La Roma spiccherà il volo con Hna?

hna-roma-tuttacronacaNeep è la holding che possiede il 78% della Roma calcio e proprio a questa holding è interessato l’Hna group, che ne vorrebbe acquistare circa il 20% da Unicredit. E’ quanto riporta il Messaggero che spiega come, in seguito, Neep potrebbe lanciare una ricapitalizzazione che, a cascata, andrebbe a rafforzare la società di calcio. Ma non solo, la Roma svetta in cima al campionato e i cinesi sarebbero disponibili a investire ancora. Ma devono fare i conti con gli americani di James Pallotta. L’accordo preliminare potrebbe venir siglato, tra Hna e Unicredit, all’inizio della settimana prossima. L’operazione triangolare coinvolgerebbe anche Pallotta. Proprio americani e cinesi si sarebbero sentiti in conference call due giorni fa, al fine di approfondire l’accordo che comprende anche la governance. Come ricorda il quotidiano, “Paolo Fiorentino, vicedirettore generale con la delega sulla Roma, sarebbe riuscito a spuntare un prezzo di circa 40 milioni per il 20% che valorizza la società attorno a 155 milioni. Ai primi di agosto Pallotta ha acquistato il 9% da Unicredit per circa 14 milioni, salendo dal 60 al 69% di Neep, di cui oggi Unicredit ha il 31%. «UniCredit informa che al momento non sono state prese decisioni sulla partecipazione», si legge in una nota diffusa ieri mattina dopo le indiscrezioni di un quotidiano che però indicava come acquirente un nominativo sbagliato. Unicredit «conferma altresì che tale asset non è strategico e quindi la disponibilità a valutare eventuali opportunità di valorizzazione». A seguito di questa ammissione, il titolo ha preso il volo in Borsa, chiudendo a 1,395 euro (+ 10,39%)”. Il tutto sarebbe iniziato poco più di un mese fa, con il rappresentate legale dei cinesi che ha preso contatto con Unicredit per sondare la disponibilità a cedere la quota. Ancora il Messaggero, riassume le caratteristiche del gruppo cinese:

Hna, sesta società cinese con 44 miliardi di attivo, è un gruppo molto conosciuto che non ha bisogno di referenze. Nel ricco portafoglio c’è il 20% di Nh hoteles, proprietario di Nh hotel Italia di cui Intesa Sanpaolo detiene il 44,5%. In più ha una ventina di compagnie aeree sparse in Asia, di cui Gran China Airlines, nata sei anni fa, è la più importante: nel capitale della controllante figura con il 18,6% George Soros, il finanziere che cinque anni fa tentò di intavolare una trattativa con Rosella Sensi senza successo. Per tornare alla carica, sempre a vuoto l’anno dopo. La presenza di compagnie aeree potrebbe indurre Unicredit, coinvolto nel salvataggio di Alitalia, a sondare la disponibilità a intervenire. L’ingresso di Hna nella Roma dipende dalla definizione degli accordi con Pallotta. Siccome il patto esistente in Neep prevede diritti di veto tra Unicredit e As Roma llc per il socio di minoranza fino a una quota del 30%, Hna e la banca potrebbero blindare il 20% dei cinesi e l’11% degli italiani, in una newco che avrebbe il 31% della holding: di questa nuova società gli asiatici avrebbero il 60-70% e l’istituto il residuo. Ma queste sono tecnicalità. La sostanza è il negoziato tra Pallotta e Hna che proseguirà nel week end. I cinesi vogliono voce in capitolo nella gestione del club e spingono per fare un aumento di capitale di 50 milioni: Unicredit scenderebbe al 5% mentre obiettivo degli asiatici sarebbe di salire oltre il 40%.

Da parte sua, il presidente dei giallorossi Pallotta ha commentato: “Siamo fortunati ad essere i custodi di una grande organizzazione che attira gli interessi di persone che vorrebbero entrare a farne parte”. E quindi aggiunto: “Il nostro obiettivo come sempre è quello di perseguire ciò che è meglio per la Roma. Non abbiamo alcuna comprensione speciale sulla volontà di Unicredit di vendere la sua quota nella Roma o le sue ragioni per un dialogo pubblico, così attenderemo altre notizie per saperne di più.”

Il futuro della Roma parla cinese? Il calcio italiano sempre più asiatico?

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Il calcio italiano sembra sempre più asiatico, oltre che internazionale. Così dopo l’Inter passata all’indonesiano Thohir, ora sembra che nel futuro della Roma ci sia Wang Jianlin, l’uomo più ricco della Cina. Pallotta avrebbe condotto trattative segretissime nei suoi uffici a New York. Ora mancherebbe solo l’ufficializzazione, ma  è al cinese Wang Jianlinche corrisponde l’identikit del nuovo investitore che progressivamente sostituirà Unicredit nel capitale societario. Secondo la rivista Forbes, Jianlin è l’imprenditore più ricco della Cina con un patrimonio di 8,6 miliardi di dollari: dovrebbe subentrare alla banca attraverso una ricapitalizzazione in Neep Roma Holding, la cassaforte di controllo (il 78%), diluendo in questo modo la quota di Unicredit (oggi Pallotta e gli altri investitori americani possiedono il 69% di Neep R. H., Unicredit il restante 31%).

Roma sotto assedio: bombe carta davanti al Ministero delle Infrastruttre

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Dopo il Ministero del Tesoro, tocca al Ministero delle Infrastrutture. Roma è sotto assedio e le forze dell’ordine sono intervenute in diversi punti nevralgici della città cercando di arginare la situazione che di momento in momento è sempre più esplosiva.

unicredit-boncompagni-tuttacronaca

Alcuni manifestanti incappucciati hanno sfondato la vetrina dell’agenzia Unicredit di via Boncompagni, armati di spranghe e transenne. La vetrina è stata presa anche a sassate, come testimonia l’immagine. Al passaggio dei contestatori diversi i cassonetti dati alle fiamme in via Goito e in via quintino Sella. Cassonetti incendiati anche in via Boncompagni.

Preso d’assalto anche il Ministero dello Sviluppo Economico.

Allestite decine di tende di fronte al ministero delle Infrastrutture a piazzale di Porta Pia. Come avevano annunciato gli organizzatori del corteo romano hanno occupato la strada antistante l’edificio, presidiato dalle forze dell’ordine. Davanti agli agenti, impassibili dietro caschi e scudi, i manifestanti hanno srotolato lo striscione di apertura del corteo.

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15 maggio tutti in piazza contro l’austerity. A Roma vernice contro le banche

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BASTA AUSTERITA’: il 15 maggio si celebra la mobilitazione europea promossa dai movimenti anti-austerity e ignorata dai partiti. Il movimento europeo è nato nel 2008 e aveva come slogan  “noi la vostra crisi non la paghiamo”, oggi scende in piazza per dire ancora una volta stop allo strangolamento dei cittadini per raggiungere un mero valore matematico che davvero sembra ormai privo di valore dopo che ampiamente è stato dimostrato che la teoria Reinhart e Rogoff era errata, proprio nei conti matematici che erano l’essenza del pensiero stesso.

Vernice rossa quindi a viale Ippocrate vicino all’ateneo romano La Sapienza, dove ha sede la Unicredit. Non è andata meglio a Bnl anche qui vernice contro i vetri… Le banche sono viste come i principali protagonisti che hanno giocato un ruolo chiave nella crisi economica e che non hanno più concesso prestiti alle aziende e mutui ai privati. Naturalmente ora c’è chi dice che le banche italiane sono solide e probabilmente è vero… sono gli italiani che non lo sono più!

Il debito italiano, in balia degli scandali, ostaggio delle banche straniere

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Il debito italiano è controllato dalle banche straniere. E’ un gruppo composto da 20 banche di cui 17 sono straniere a controllare i circa 2 mila miliardi di euro che formano il debito italiano. Si chiamano “specialisti in titoli di stato” anche se poi non svolgono solo la funzione organizzativa, ma anche il “risultato finale”. Ma chi sono questi istituti di credito? Sicuramente alcuni nomi li abbiamo sentiti nominare, perchè sono i gruppi bancari più potenti degli Usa come ad esempio Merrill Lynch, Morgan Stanley, Citigroup, Jp Morgan e Goldman Sachs. Ma ci sono anche le banche inglesi Barclays, Hsbc, Royal Bank of Scotland… e francesi come Bnp Paribas, Crédit Agricole, Société Générale… e tedesche come Deutsche Bank e Commerzbank… naturalmente non poteva mancare la Svizzera con Ubs e Credit Suisse… poi una banca giapponese e una olandese! Ma le banche italiane chi sono? Imi (Intesa- SanPaolo), Unicredit e, udite, udite, Mps. E sì proprio la banca trascinata nello scandalo dei derivati è una delle tre banche italiane che controllano i nostri titoli di Stato… era ovvio, l’interessamento di Mario Monti a convogliare i soldi pubblici verso Il Montepaschi cercando di evitare lo scandalo che invece ha comunque travolto l’Istituto.

Ma se pensate ceh la Mps sia l’unica banca a controllare il debito italiano e ad avere degli scandali in corso vi sbagliate… la Barclays, che è ritenuta la banca più attiva nel collocamento dei titoli di stato italiani dal Dipartimento del Tesoro per l’anno 2012,  è coinvolta nello scandalo Libor.

Cos’è il Libor?

Ovver la Barclays avrebbe manipolato i tassi di interesse che vengono praticati sui prestiti alle imprese e i sui mutui hai cittadini. La banca inglese, attraverso una serie di operazioni finanziarie, sarebbe riuscita a lucrare denaro ai propri clienti alterando questi indici.

Insomma, il Tesoro italiano ha consegnato la medaglia d’oro per la gestione del nostro debito a una banca che negli anni scorsi si è divertita a manipolare i tassi interbancari.

Ma veniamo alla banca giapponese, la Nomura, accreditata per gestire il debito italiano, è la banca che insieme a Mps è coinvolta nello scandalo del derivato “Alexandria”.  E non è immune da scandali neppure la tedesca Deutsche Bank su cui sono ricaduti i sospetti dell’operazione Santorini, sempre in collaborazione con la famigerata Mps.

SIAMO IN BUONE MANI!

Sui cassintegrati le banche ci guadagnano!

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Più cassintegrati ci sono, più le banche guadagnano. Quanto? Difficile dirlo con precisione perché ogni istituto di credito fissa il proprio tasso d’interesse sugli anticipi concessi ai cassintegrati e garantiti dal denaro degli ammortizzatori sociali che lo Stato tarda a versare ai lavoratori. Nel caso di banca Intesa, ad esempio, la cosiddetta ”anticipazione sociale” costa 35 euro su un importo prestato di 1.500 euro per una durata di sette mesi ad un tasso annuale effettivo globale del 4,03 per cento. Per Mps, invece, il riferimento sul tasso è l’Euribor a tre mesi, che naviga attorno allo 0,30%, ma nella realtà poi il saggio applicato si decide al momento dell’istruttoria della pratica. In Unicredit, invece, in filiale, non si riesce a spuntare nemmeno un foglietto illustrativo del prodotto ”anticipazione sociale”. In ogni caso una cosa è certa: se si è in assenza di fido, allora scattano interessi che possono variare fra il 14 e il 22 per cento a seconda dell’istituto di credito. Per fortuna che l’anticipazione, come spiega il dettaglio informativo alla clientela di Intesa, prevede l’apertura di ”conto corrente e un’apertura di credito” per sostenere il lavoratore ”in Cassa integrazione guadagni straordinaria o in Cassa integrazione Straordinaria Guadagni in Deroga quale anticipo delle somme che l’Inps verserà a titolo di integrazione salariale straordinaria”.

Un prodotto bancario, insomma, studiato nei dettagli cogliendo l’opportunità dei ritardi di pagamento dello Stato. Del resto la vicenda dell’anticipazione sociale è storia vecchia. Dell’accordo fra l’Associazione bancaria Italiana, Confindustria e i sindacati sulla questione c’è già traccia nel 2009 quando le parti, ”alla luce della situazione economica in atto nel Paese” ritengono ”opportuna la convergenza delle azioni ed il rafforzamento della collaborazione tra gli attori sociali” per dare una mano ai lavoratori ”in attesa del pagamento diretto da parte dell’Inps”. Da allora l’intesa è stata periodicamente rinnovata. E “le banche coinvolte anticipano, per un massimo di sette mesi, un’indennità non superiore ai 900 euro mensili”, come spiega una nota dell’Abi che ha rinnovato fino al 2013 l’intesa siglata con Confindustria e i sindacati.

Del resto i lavoratori spesso non possono permettersi lunghi tempi di pagamento come i quattro mesi di coda provocati dal ministro del Welfare uscente, Elsa Fornero, con i ritardi nel via libera, appena arrivato, alla copertura di 200 milioni per i versamenti 2012 e 2013 della Cassa in deroga (cifra, tra l’altro, secondo i sindacati, inferiore ai 380 milioni necessari). Senza contare che le attese possono anche essere più lunghe: ”Per la cassa straordinaria i tempi di erogazione possono arrivare anche a sei mesi perché tutto è centralizzato – spiegano dall’Osservatorio della Cisl su cassa integrazione e politiche del lavoro – Per quella in deroga, invece, le tempistiche possono variare da regione a regione a seconda della procedura burocratica decisa dall’ente”. Accade così che Regioni come la Calabria lascino a secco i cassintegrati anche per sei mesi, con le tensioni sociali che ne derivano.

E così, l’anticipazione sociale, nata a supporto dei lavoratori, si sta trasformando in un piccolo business bancario.

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