A.A.A. cercasi giornalista… corretto!

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Un bando del Comune di Piacenza ha fatto scoppiare polemiche per un aggettivo, nello specifico “corretto”, che si legge al proprio interno.

l bando prevede, tra i compiti del giornalista che sarà selezionato tramite selezione pubblica:

“un’attività di ricerca sulla terminologia utilizzata dai media locali per illustrare e descrivere episodi che riguardano la sicurezza urbana: alimentato soprattutto dai media, il discorso pubblico sulla paura condiziona i comportamenti e distorce le percezioni. L’uso costante di titoli ad effetto, di immagini appiattite su stereotipi e pregiudizi, di scelte stilistiche che sembrano calcolate per provocare un disgusto ‘oggettivo’ nei lettori, dipingono un fatto come problema, piaga o minaccia dell’ordine sociale”.

Giudizi duramente cassati in consiglio comunale dal consigliere ed ex-parlamentare Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) che in aula si è rivolto direttamente al sindaco Dosi:

“Le risse e le violenze sono suggestioni della stampa? Se volete dare questo incarico, almeno non fatelo con motivazioni offensive nei confronti dei cittadini. Non penso e non credo che la percezione di insicurezza sia data dall’alimentazione della rappresentazione dei fatti. Anzi, molto spesso è il contrario. Questo progetto è simile a un decalogo di Pol Pot che utile al premio Pulitzer”.

La finalità del progetto – sempre secondo il bando comunale – è “favorire una corretta informazione a livello locale, che eviti di stimolare sentimenti incontrollati di paura tali da sfociare in comportamenti intolleranti o discriminatori” e “veicolare dati e notizie corretti”.

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Morto il papà di Umbria Jazz, addio ad Alberto Provantini

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Alberto Provantini non è stato solo un giornalista e un politico, attivo soprattutto a Terni, ma anche il padre dell’Umbria Jazz. Si è spento nel pomeriggio a 72 anni dopo una lunga malattia e a ricordarlo anche la presidente della Regione  Catiuscia Marini che ha voluto esprimere così il proprio dolore:  “non è affatto retorico dire oggi che Alberto Provantini era un cavallo di razza della politica”. “Di lui voglio ricordare – ha aggiunto – anche lo spirito creativo che lo portò alla straordinaria idea di Umbria jazz che ancora oggi è per la regione il festival che tutti nel mondo apprezzano e amano”. A lei si è unito anche il presidente del Consiglio regionale Eros Brega, che lo ha ricordato con queste parole “ha interpretato nella maniera più nobile e generosa quella ‘scelta di vita’ dell’impegno politico e istituzionale fatta in giovanissima età”. “Ci lascia – ha aggiunto – un altro dei ‘padri fondatori’ della Regione Umbria”.

Provantini infatti era entrato giovanissimo nella Fgci e poi nel Pci. Prima aveva ricoperto la carica si  consigliere comunale, a Terni, poi provinciale e regionale. Negli anni ’70 era stato anche assessore in Regione, prima di venire eletto in Parlamento dal 1983 al 1992, sempre nel Partito comunista, alla Camera. Nel 1994, tre anni dopo l’adesione al Pds, viene eletto presidente della Provincia di Terni. Provantini era stato giornalista dell’Unità e recentemente vicepresidente dell’Istituto Fondazione Gramsci. Un personaggio eclettico e capace di fondare un’evento come l’Umbria Jazz che con il tempo è diventato davvero un punto di riferimento per tutti i jazzisti a livello internazionale.

 

 

Volete evitare la follia? Forse queste professioni non sono per voi…

Toti: “A Forza Italia serve un rinnovamento alla Matteo Renzi”

giovanni-toti-tuttacronacaGiovanni Toti, direttore di Studio Aperto e del Tg4 che Berlusconi vorrebbe ai vertici di Forza Italia, parla al Messaggero e spiega: “Un rinnovamento alla Renzi. Ecco che cosa serve a Forza Italia”. E assicura che “non esistono gli uomini della Provvidenza e certo non lo sarò io” sottolineando anche che all’interno del partito “non c’è mai stata guerra. Il presidente è deciso a proseguire sulla sua strada, che è quella del rinnovamento. Io non ho mai chiesto di fare il coordinatore unico, anche perché è un ruolo non previsto nello statuto di Forza Italia. E ho sempre detto a Berlusconi: lei cerchi di trovare una mediazione, di valorizzare tutti e di non scontentare nessuno. Serve una squadra allargata e affiatata”. Per Toti, “bisogna rinnovare tutto e dobbiamo fare come ha fatto Renzi nel Pd. Mica la classe dirigente l’ha presa da fuori. Anche noi abbiamo grandi risorse dentro casa, tanti giovani che sono già classe dirigente – dal sindaco più amato d’Italia, Cattaneo, a Annagrazia Calabria – ai quali dobbiamo finalmente dare spazio”. Toti apprezza poi il dialogo tra il Cavaliere e Renzi, assicurando che “se trovano l’accordo sulla legge elettorale, si apre per la politica italiana una grande autostrada”. Nel frattempo Enrico Mentana, durante l’editoriale del Tg La7, lo attacca: “Si può essere contemporaneamente direttori dei telegiornali ed essere in predicato di diventare leader, sottoleader, coordinatori di partito? Forse – ha detto Mentana – anche adesso sarebbe il caso di dare un piccolo stacco rispetto a quella responsabilità giornalistica nella quale noi ci ostiniamo a credere”.

Addio a Carla Ravaioli, muore a 91 anni. Suicidio?

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E’stata la badante che non riusciva a contattare la giornalista al telefono ad allertare la polizia. Gli agenti entrando nell’abitazione romana in via del Seminario, vicino a Fontana di Trevi,  hanno trovato il corpo della giornalista e saggista Carla Ravaioli, riverso in cucina. Proprio ieri la ex senatrice della Sinistra Indipendente aveva compiuto 91 anni. La polizia non esclude ceh possa trattarsi di suicidio essendo state rinvenute sul tavolo numerose scatole di medicinali. La Ravaioli ha sempre portato avanti le sue lotte per i diritti civili  e in particolare per la condizione femminile, l’ambiente e il rapporto economia.  Partecipò anche all’esperienza di Controparola, gruppo femminista composto da note scrittrici e giornaliste, che collaborò con l’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra, con “Rosso-Verde” e con Sinistra Europea.

Le dimissioni di Fassina. Renzi: “Siano politiche”

renzi-fassina-tuttacronacaIeri le dimissioni del viceministro dell’Economia Fassina hanno creato uno strappo che mette in agitazione tanto il Pd che il Governo e il nuovo segretario del partito, Matteo Renzi, torna a prendere la parola. Lo fa con un lungo post in Facebook, nel quale spiega che “Noi rispondiamo agli elettori delle primarie, non alle correnti del Pd. Fassina spiegherà le proprie dimissioni, io non rinuncio alle battute. Fassina oggi mi accusa di ‘avere una visione padronale del partito’: non me ne ero accorto quando si trattava di confermare i capigruppo o di scegliere il presidente dell’assemblea o di tenere aperta la segreteria anche a persone non della maggioranza”.

facebookIl tutto è iniziato con un sms inviato ieri pomeriggio da Stefano Fassina, sostenitore di Cuperlo, al Premier Letta: “Enrico, mi dimetto”. In precedenza, Renzi aveva sfidato il Nuovo Centrodestra di Alfano sul tema delle unioni civili mentre aveva risposto con una battuta a un giornalista che, riguardo il rimpasto di governo, nominava il viceministro dell’Economia: “Fassina chi?” Le dimissioni, tuttavia, restano problemi del Pd, concetto ribadito da Alfano che ad Avvenire dice: “Fassin è un viceministro del Pd che lascia un governo guidato da un premier Pd dopo uno scontro con il segretario del Pd. Devo commentare?”

“Fassina… Chi?”, la reazione di Renzi

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Al giornalista che gli stava chiedendo “So che è allergico al termine rimpasto, ma Fassina…”, Matteo Renzi ha abilmente interrotto la domanda e ribadito “Chi?” Questa la reazione del sindaco di Firenze che sembra voler proprio tagliare i ponti con il “vecchio” Pd e promuovere una nuova immagine del suo partito, a iniziare dalla trasferta della segreteria. Intanto il viceministro all’economia ha deciso di dimettersi e la sua decisione è irrevocabile.

 

Michela Rocco di Torrepedula e la rivincita sul suo ex

michela-rocco-di-torrepadula-tuttacronacaSolo qualche giorno fa Michela Rocco di Torrepadula aveva pubblicato una foto che la ritraeva con le corna e ora torna con un nuovo capitolo dello scontro tra lei e il suo ex Enrico Mentana. E questa volta si prende una rivincita, parlando di un presunto scontro tra (così si crede) Mentana e la nuova fiamma: “Lite di un mio ex con l’attuale amante in pizzeria zona Prati. Urla solo lei e lo sfan***a lasciandolo solo al tavolo. Telefonata di lui: No…per carità! Non passo dalla Padula alla brace!” Michela conclude ironica: “Grazie per avermi citata ricordandomi dopo tanto tempo in questa occasione…TVB!”. Mentana non lo cita, ma il riferimento appare scontato…

Tetiana, la giornalista ucraina picchiata selvaggiamente

giornalista-picchiata-ucraina-tuttacronacaTetiana Chornovil è una giornalista ucraina filo-europea che la notte del 25 dicembre, come ha reso noto il sito online della testata per la quale lavora, l’Ukrainska Pravda, è stata selvaggiamente picchiata. La giornalista, che ha scritto articoli molto critici nei confronti del presidente Viktor Yanukovich e dei suoi più stretti alleati, stava guidando quando due uomini l’hanno costretta a fermarsi alla periferia di Kiev e l’hanno picchiata. Lei stessa, che ha riportato lesioni al naso, una commozione cerebrale e traumi multipli, ha raccontato: “Ho cercato di scappare, mi hanno preso e hanno iniziato a colpirmi sulla testa”. La sua foto che mostra le conseguenze dell’aggressione è stata pubblicata sul sito del giornale.

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E’ morta la mamma del Telefono Rosa, Giuliana Dal Pozzo

giuliana-dal-pozzo-tuttacronacaEra il 1988, il termine femminicidio non era di moda e non si parlava della violenza sulle donne, specie di quella domestica. Eppure Giuliana Massari Dal Pozzo era lungimirante e decise ugualmente di fondare, a Roma e come sportello temporaneo del Comune, il Telefono Rosa: lo scopo era raccogliere le richieste di aiuto. Ora il Telefono Rosa è una realtà autorevole, con sedi in tutta Italia e un’attività che da accoglienza telefonica (oltre al proprio numero gestisce anche l’istituzionale 1522) è diventata più in generale di formazione alla cultura anti-violenza di genere. Ma oggi è un giorno triste: la giornalista dalla parte delle donne, nominata Grande Ufficiale della Repubblica da Napolitano nel 2007, è morta all’età di 91 anni. Nata a Siena, dopo qualche tempo nelle redazioni dell’Unità e di Paese Sera, tra la fine degli anni ’60 e i ’70 aveva affiancato e poi preso il posto di Miriam Mafai nella direzione del settimanale Noi Donne. L’organo ufficiale dell’Unione Donne Italiane, fondato nel ’44, viveva a partire da quegli anni il picco di diffusione, autorevolezza, punto di riferimento per le donne militanti. Lei riuscì a renderla una rivista in grado di anticipare i temi del femminismo ancora sotterraneo. Per più di vent’anni, nella sua rubrica di posta delle lettrici, affrontò le questioni del divorzio, dell’aborto e degli anticoncezionali in un’epoca in cui era addirittura reato parlare di quella che veniva definita ‘interruzione della maternita«.  Nel 1969 un’inchiesta sul maschio di sinistra rompeva un altro tabù, mettendo in luce le ipocrisie della parte progressista. Quindi il Telefono Rosa, per aiutare le donne vittime di violenza e un libro sull’argomento, Così fragile, così violento. Parlava di una violenza che era ancora più sommersa di quanto lo è oggi, di cui nessuno parlava. Ma lei e le sue volontarie, grazie a quel telefono, offriva una nuova forma di servizio sociale. Premio Saint-Vincent per il giornalismo, è stata anche autrice dell’enciclopedia La donna nella storia d’Italia, di vari saggi, di un romanzo, Ilia di notte, scritto con Elisabetta Pandimiglio (Editrice Datanews), e del diario La Maestra. Una lezione lunga un secolo (Memori).

Twitter “brucia” lo scoop del New York Times!

newyorktimes-tuttacronacaUno scoop, quale sogno più grande per un giornalista e per la testata che lo presenta? Il New york Times aveva tra le mani un dato inedito, quello della presenza di circa 280 bambini tra i senzatetto della Grande Mela. L’inchiesta di Andrea Elliott aveva richiesto settimane di conteggi e accertamenti e il quotidiano prevedeva di pubblicare la notizia con grande risalto. Ma a questo punto arriva l’autogol, come spiega La Stampa:

Il capo del servizio politico nella redazione di New York Carolyn Ryan – in procinto di essere nominata capo della redazione di Washington – cede alla tentazione di scrivere su Twitter che “una storia sensazionale” sta per essere pubblicata. Da quel momento inizia su Twitter una “caccia allo scoop del Nyt” che vede impegnate dozzine di persone, reporter di altre testate e gente comune, fino a quando Andrew Kaczynski di “BuzzFeed” annuncia di aver “trovato la notizia che tutti cercano”. Il merito, o la responsabilità, è del “Las Vegas Sun”, un quotidiano legato da accordi editoriali con il “New York Times”, che mette inavvertitamente lo scoop di Elliott online bruciando sul tempo il giornale diretto da Jill Abramson. Appena la redazione del “Las Vegas Sun” si accorge dell’errore fa pubblica ammenda, togliendolo dal web con tanto di scuse all’autore ed al “New York Times”. Ma oramai è tardi. Lo scoop frutto di tanto e duro lavoro è stato bruciato. Da un autogol via Twitter.

Chi è la misteriosa FF, presunta amante di Mentana?

mentana-amante-tuttacronacaQualche giorno fa Michela Rocco di Torrepadula, moglie di Enrico Mentana e madre dei suoi due figli, aveva lanciato l’accusa in Twitter: “Schiena bloccata, Giulio a 48 ore dall’intervento, Vittoria con sbalzi glicemici e mio marito con FF a Venezia #bugieconlegambecorte”. Subito sono iniziate le ipotesi su chi potesse essere FF, la donna che, insinuatasi nella sua famiglia, le avesse rubato il marito. Sembra la donna sia una giornalista di La7 e subito Striscia la Notizia aveva fatto il nome di Flavia Fratello, collega di Mentana, che ha replicato: “Aiuto! Striscia ha appena insinuato che la FF con cui Mentana va a Venezia mentre la moglie lava i piatti sarei io! Che faccio querelo?”. E in effetti c’è un’altra donna che ha postato recentemente su Twitter foto che ritraggono i ponti della città lagunare: Francesca Fagnani. Per ora non sono giunte smentite, chissà…

Lo shock della giornalista fatta a pezzi

Caroline Corvalan-tuttacronaca-francia

Si chiamava Caroline Corvalan, la giornalista  33enne ritrovata morta in un cantiere di Parigi. Il suo cadavere è stato ritrovato il 24 settembre, mutilato degli arti e della testa. La giornalista era scomparsa il 20 agosto e solo negli scorsi giorni il suo cadavere, reso irriconoscibile è stato identificato. Ora gli inquirenti stanno cercando di ricostruire l’orribile morte della Corvalan. Secondo il sito francese Rtl la donna era stata oggetto, da marzo ad agosto, di minacce di morte. Inoltre il 18 settembre, a pochi giorni dal ritrovamento del corpo, secondo quanto ha raccontato un poliziotto a Le Parisien, degli estranei si erano introdotti nella sua casa e aveva rubato un cellulare, un tablet, una giacca e una borsa.   Scomparsa anche la macchina fotografica per alcuni giorni e poi ritrovata. I suoi colleghi l’hanno descritta come una professionista attenta e appassionata del suo lavoro, ma al momento della sua scomparsa non stava lavorando a nessuna indagine particolare, era fuori attività da almeno un anno per problemi di depressione.

Il giornalista vuole porre una domanda… Zanonato gli prende il cellulare

zanonato-iva-tuttacronacaIl primo ottobre è scattato l’aumento dell’Iva, passata dal 21 al 22% e così ieri un giornalista del Fatto Quotidiano voleva porre una domanda al ministro Flavio Zanonato che però ha risposto strappandogli lo smartphone dalla mani. Solo dopo qualche secondo gliel’ha restituito e, alla richiesta di spiegazioni, ha risposto dicendo che è un maleducato. La scena è stata ripresa in un video subito caricato online.

Lutto nel mondo della letteratura: è morto lo scrittore Carlo Castellaneta

castellaneta-tuttacronacaE’ mancato la notte scorsa a Palmanova, in provincia di Udine, dove viveva da una decina d’anni, lo scrittore milanese Carlo Castellaneta. L’annuncio è stato dato dai figli, Dario e Paola, e dalla seconda moglie, Caterina.. E’ deceduto, all’età di 83 anni, in ospedale per una complicazione sopraggiunta durante una polmonite.  Castellaneta, scrittore di narrativa e giornalista, ha legato il suo nome alla città di Milano, dove era nato nel 1930. I suoi numerosi romanzi sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo e tedesco. Il primo, ‘Viaggio col padre’, è stato pubblicato da Mondadori nel 1958, su approvazione di Elio Vittorini, consulente della casa editrice. che ne aveva letto il manoscritto. L’autore, scrittore e giornalista, ha collaborato al Corriere della sera e a Storia illustrata, di cui fu anche direttore. L’ultimo romanzo, ‘Gridando: avanti Savoia!’ è stato pubblicato, sempre di Mondadori, nel 2007. Castellaneta è stato anche presidente del Museo Teatrale della Scala. Tra le sue opere anche ‘La Paloma’, ‘Notti e Nebbie’ da cui è stata tratta una serie televisiva, ‘L’età del desiderio’.

“Ora raddrizziamo la nave Italia”, Mentana lancia l’amo e Saviano abbocca

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I media stanno raccontando istante per istante una di quelle imprese destinate a fare la storia del mondo. Le caratteristiche l’evento le ha tutte e non c’è da stupirsi che i più grandi media del mondo stiano puntando i loro obiettivi sull’Isola del Giglio e sulla tragedia della Concordia. Così Enrico Mentana dalla sua pagina Facebook, lancia un fatwa proprio sul grande evento che ogni sta catalizzando l’attenzione di milioni di spettatori:

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Lanciato l’amo a pochi minuti di distanza, per pura coincidenza (anche sfortunata), Saviano abbocca e scrive sul suo profilo Facebook:

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Insomma il siparietto è completo, ma sicuramente se Saviano è stato il primo, non sarà sicuramente l’ultimo a cadere nella rete…

Brunetta denuncia una giornalista di La7: violazione di domicilio

renato-brunetta-violazione domicilio-tuttacronacaIl capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta ha denunciato una giornalista di La7 per violazione della proprietà privata. L’inviata era entrata nel compensorio, dal quale è stata cacciata, per porre alcune domande all’ex ministro che ricostruisce così i fatti. “Nel secondo pomeriggio odierno, intorno alle 17.15, ho subito una violazione di domicilio da parte di una sedicente giornalista, presentatasi come inviata de La7, e da parte del suo operatore tv. Entrambi si sono intrufolati nel comprensorio dove si trova la mia abitazione, in una proprietà privata, senza alcun permesso e senza aver preventivamente chiesto a me alcun appuntamento”. Brunetta continua: “Quando mi sono accorto della loro presenza essendo stato chiamato, ho chiesto quale fosse il motivo della ‘visita a sorpresa’. La giovane giornalista mi ha risposto chiedendo la mia disponibilità a rilasciarle un’intervista. Al mio rifiuto la stessa continuava ad incalzarmi con affermazioni e domande provocatorie, invadendo la mia privacy e come già detto la proprietà privata. Ho manifestato loro l’intenzione di chiamare i carabinieri e sono rientrato in casa. Uscito dopo pochi minuti li ho visti scappare su un motorino”. Il politico ha quindi concluso: “Ho già provveduto ad informare del grave accaduto Paolo Ruffini, direttore de La7, Urbano Cairo, editore della stessa tivù, ed Enrico Mentana, direttore del Tg La7. Tutti mi hanno espresso la loro solidarietà e hanno condannato con decisione l’episodio. Allo stesso tempo ho dato mandato ai miei avvocati per le conseguenti azioni legali. Nel raccontare la mia amarezza per la violenza subita, desidero condannare un modo di fare giornalismo e informazione, se così possiamo ancora chiamarla. Lo scoop da buco della serratura, la ricerca perversa della notizia, l’origliare e lo spiare l’altrui vita come fosse un dettame professionale è assolutamente inaccettabile. Non mi stancherò mai di dirlo. E spero che gli amici Ruffini, Cairo e Mentana non debbano mai subire altrettante simili violenze”.

Lo sventurato giornalista manda in frantumi un’opera d’arte

impronta-frantumi-tuttacronacaA Lugano, comune svizzero nel Canton Ticino, nel noto spazio espositivo Meno Uno sabato sera si è svolto un vernissage: a catturare gli sguardi, le 30 nuove opere della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati. Tra le altre, “Impronta”, opera dello scultore Luciano Fabro datata 1962-1964. Proprio questa è stata urtata da un giornalista della radio svizzera che, in un fuoriprogramma che ha fatto calare il gelo nello spazio dell’esposizione, è caduta frantumandosi in mille pezzi non recuperabili. impronta-fabro-tuttacronacaI vetri del disco trasparente con al centro un’impronta erano il frutto del lavoro di Fabro, uno dei massimi esponenti dell’avanguardia italiana del XX secolo e in particolare dell’arte povera. L’artista concettuale e scultore e scomparso a Milano nel 2007: secondo la curatrice del Museo cantonale d’arte che gestisce gli spazi espositivi, il valore dell’opera andata in frantumi era inestimabile.

Trovato morto in casa il giornalista Marafioti di Radio Radicale

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Il giornalista di Radio Radicale, Dino Marafioti, è stato trovato morto nella mattinata di sabato 17 agosto nella sua abitazione di Roma. Aveva 53 anni e da oltre venti era una delle voci della radio. Marafioti si è occupato prevalentemente di diritti civili e di politica.

Sparisce in Egitto una giornalista Mediaset. Ansia per la Simoni.

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Egitto, da questa mattina si sono persi i contatti con la giornalista Mediaset Gabriella Simoni. L’inviata stava seguendo i drammatici avvenimenti di queste ore nel paese mediorientale. La Farnesina si è attivata e sta seguendo il caso.

Aggiornamento 17 agosto 2013, 16,44: Sembrerebbe che siano stati ristabiliti i contatti con la giornalista Gabriella Simoni della quale non si avevano più notizie da questa mattina. Della notizia ancora non si ha conferma ufficiale.

Dialogo della morte tra madre e figlia al Cairo

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Lo racconta Robert Fisk sull’“Independent” di Londra e lo riporta il Fatto. Entrabi i giornali raccontano di quella telefonata tra la la giornalista Habiba Ahmed Abdelaziz, di 26 anni, e sua mamma. Nell’arco di sei si è scambiata con la madre numerosi sms, subito prima di morire vicino la moschea Rabaa al-Adawiyeh a  Nasr City. I giornali ne hanno riportato i testi come testimonianza del massacro che sta avvenendo in Egitto:

Ore 6,19 del mattino.

Madre: Habiba che succede?

Habiba: l’esercito e la polizia si stanno muovendo. L’ufficio stampa è stato trasformato in ospedale da campo e l’atmosfera è tesa.

Madre: Dove ti trovi? Habiba: Solo i giornalisti hanno il permesso di restare nell’edificio. Sto facendo il mio lavoro. In caso di scontri debbo scrivere quello che vedo. Mi trovo nell’ufficio stampa. La porta è grande e non è facile buttarla giù.

Madre: Ci sono molti poliziotti e soldati?

Habiba: Sì, ma forse è solo una “guerra di nervi”.

Madre: Dove devi andare?

Habiba: Fino al monumento.

Madre: E come fai?

Habiba: Come tutti. Camminando o correndo a seconda delle circostanze.

Madre: Che Dio ci aiuti.

Ore 7,33

Madre: Che novità ci sono?

Habiba: Sono arrivati anche i giornalisti stranieri.

Madre: Ma in piazza che novità ci sono?

Habiba: Ho preso tre tipi di medicine. Fa molto freddo qui e sto tremando. Mamma, prega per noi.

Madre:  Dio ci assicuri fermezza e ci dia la forza. Dio, dacci forza sopra di loro. Confido in te, Dio onnipotente.

Habiba: Tra poco vado. Ci sono anche dei blindati.

Ore 12,46

Madre: Habiba, ti prego rassicurami. Ho chiamato migliaia di volte. Tesoro mio, sono spaventata a morte. Dimmi come stai.

Habiba era già morta.

Morto Ersilio Tonini, il cardinale che citava Socrate e Platone

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Il cardinale Ersilio Tonini, piacentino di nascita, fu ordinato sacerdote nell’aprile del 1937, ma divenne  noto personaggio televisivo e si avvicinò al pubblico partecipando alla trasmissione di Enzo Biagi «I dieci comandamenti all’italiana».  

Aveva festeggiato le 99 primavere il 20 luglio scorso e in quell’occasione, aveva comunque voluto mandare un monito al giornalismo italiano ed internazionale: «Il giornalismo non ha ancora capito quale sia il suo ruolo perchè il suo vero ruolo, il suo compito è quello di andare a vedere la realtà attuale con gli occhi degli uomini attuali. Il giornalismo italiano e mondiale o è profeta o è niente!».

Di fronte alla torta e al tradizionale rito degli auguri, il cardinale aveva aggiunto: «si fa presto a dare una benedizione, ma è la parola buona che invece è difficile da dare, perché la parola buona viene dal cuore e deve penetrare nella coscienza e per fare questo non basta la parola ‘auguri’, ma bisogna aiutare le singole persone a penetrare nel loro cuore».

Oltre che religioso di grande cultura classica (amava citare Socrate e Platone) era anche giornalista, scrittore, filosofo. Proprio per la sua limpidezza di pensiero era spesso amato da credenti e non. 

Tonini è morto la scorsa notte, intorno alle ore 2, all’Opera Santa Teresa di Ravenna, dove alloggiava da molti anni. E’ stato l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, mons. Lorenzo Ghizzoni, durante una messa per la Diocesi celebrata in spiaggia alle 6 a Milano Marittima, ad annunciare la morte del religioso e a invitare i fedeli alla preghiera ricordandolo come «Un uomo che ha vissuto nella fede fino all’ultimo, incoraggiando anche chi gli stava vicino e sempre richiamando la fiducia in Dio» e poi ha aggiunto «Ho avuto occasione di conoscere il cardinale Tonini da poco tempo, ma ho riconosciuto in lui una persona di grande saggezza e coraggio nell’apertura e nell’incontro con tutti».

  

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Si toglie la vita un giornalista di TV Sorrisi e Canzoni in pensione

suicidio-giornalista-tuttacronacaSi è tolto la vita sparandosi con una Beretta calibro 22 il giornalista in pensione Carlo Rombai. Il 75enne aveva ricoperto il ruolo di redattore di TV Sorrisi e Canzoni a Milano per oltre 30 anni. Ad allertare i vicini di casa sono stati il colpo dell’arma e le urla della badante, dopo che Rombai aveva compiuto il gesto estremo nella sua abitazione di Sestri Levante. Nel carrugio sestrese sono giunti i personale del 118 e i carabinieri, ma la morte è stata istantanea. S’ignorano le cause che possono aver condotto Rombai a togliersi la vita.

Morte in diretta: il reporter filma il cecchino che lo uccide. Shock in Egitto!

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L’Egitto e gli scontri che portano la morte in diretta, questo è l’ennesimo shock che Youtube mostra al mondo. Le immagini girate dal   reporter egiziano del quotidiano Al-Hoira Wa Al-Adala, Sami Ahmed Assem, qualche secondo prima di morire, mostrano il cecchino che poi lo ucciderà. Il filmato arriva fino all’ultimo secondo di vita del reporter.

+++ Video destinato a un pubblico adulto +++

Un reporter della BBC è rimasto ferito alla testa durante gli scontri al Cairo

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Negli scontri di oggi al Cairo, il leggendario reporter della BBC Jeremy Bowen, è rimasto ferito alla testa da un paio di pallini da caccia. Dopo che la BBC aveva dato la notizia è stato lo stesso reporter a voler rassicurare tutti tramite un Twitter:

“Grazie per i messaggi Sono stato colpito da un paio di pallini da caccia, ma sto bene…”

L’eurodeputato Pdl malmena un cronista olandese. Video

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Raffaele Baldassarre malmena un cronista olandese della web-tv Geenstijl. È accaduto. L’eurodeputato del Pdl ha risposto così al giornalista che gli chiedeva come mai si presentasse al lavoro a giornata ormai conclusa solo per ritirare la diaria.

Giletti rischia di perdere un occhio

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Sono stati sparati dei proiettili di gomma contro il giornalista Massimo Giletti. L’episodio risale a venerdì scorso, ma solo oggi è trapelata la notizia attraverso le pagine del settimanale Oggi che ha raccolto la testimonianza del conduttore: “Mi hanno sparato due proiettili di gomma mentre ero sul terrazzo di casa mia: uno mi ha colpito appena sopra il sopracciglio, l’altro un centimetro sotto l’occhio. Sto bene ma ho rischiato di perdere un occhio”. Gli autori, a quanto sembra dalle prime indiscrezioni, sarebbero due giovani che abitano nella stessa zona di Giletti, che avrebbero puntato un fucile con proiettili di gomma proprio contro Giletti. I due sarebbero già stati identificati dai carabinieri che avrebbero rinvenuto anche il materiale utilizzato per colpire il giornalista.

 

Quel giornalista che si finge velina… il vicedirettore lo corteggia.

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Il giornalista che litiga furiosamente con il suo capo e poi si finge velina per scoprire che sarà proprio l’integerrimo vicedirettore 60enne, Dario Cresto-Dina, a cadere di fronte alla velina 19enne, Costanza Caracciolo, tanto da inviarle messaggi e mail di ogni genere da: “Ti guardo in tivù ogni sera” a “Vieni a Roma che Ti regalo una copia originale di Pavese”, da “Sei splendida” ad altri corteggiamenti qui non riportabili. Eppure Repubblica si era schierato contro il merchandising della donna e aveva condannato più di una volta gli atteggiamenti di Berlusconi quando era stato scoperto nel “burlesque” ad Arcore.

“…Il mio rapporto con Repubblica si deteriorò, fino al mio vaffanculo, quando proposi un inedito che Claudio Magris, storica firma della testata concorrente “Il Corriere”, mi aveva concesso a disposizione per “Repubblica”. Ricordo ancora le parole di Dario Cresto-Dina, vicedirettore di Repubblica: “Ma dopo loro cosa dicono?”. Io giovane cronista culturale credevo ancora ingenuamente in una concorrenza di firme e di contenuti, non in un’unicità cultural condominiale. Comunque a scuola da Repubblica ho imparato tanto: dall’espresso Fabrizio Gatti capace di fingersi un immigrato senza permesso di soggiorno come un camorrista a Scampia a tutti gli inviati di cronaca capaci di rubare identità altrui pur di portare a casa lo scoop. Una lezione che ho imparato: sono sempre rimasto incuriosito dal rapporto morboso tra i Repubblichini e la fame di sesso di Berlusconi, tra il media watching (non bird) degli analisti tv di Repubblica e l’uso “del corpo delle donne” delle reti Mediaset. Il Diavolo interpretato dalle Veline. Quante pagine, quanti articoli, quanti editoriali contro le veline colpevoli di rovinare il mondo con la loro giovanile sensualità d’ammiccamento.” e aggiunge “Io ho solo messo a frutto la lezione: con l’aggravante che mai mi sarei aspettato che, i Soloni contro l’uso del corpo delle Donne, 60 enni che dovrebbero aver raggiunto la pace dei sensi, ammiccassero a quasi minorenni, a veline ree in pubblico di sfruttare il corpo delle donne, ma in privato oggetto di ogni ammiccamento”.

Probabile brutta figura per Repubblica?

Quirico… Emma Bonino lo ha sentito?

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Emma Bonino, ministro degli esteri ha comunicato di essere riuscita ad avere un contatto sia pure brevissimo con Quirico il giornalista sparito in Siria ormai da parecchie settimane. La notizia è confermata dal direttore della Stampa che afferma che il giornalista è vivo e ha parlato con la moglie. Quirico sarebbe nella zona appena tornata nelle mani di Assad, si suppone, quindi, che era stato preso dai ribelli, anche se in questo momento le indicazioni in possesso dei media sono ancora da verificare. L’unica certezza è che il giornalista ha avuto un contatto con la famiglia e con il Ministro degli Esteri.

Lutto nel mondo del giornalismo: è morto Giuliano Zincone

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Si è spento oggi, a Roma, il giornalista Giuliano Zincone, all’età di 73 anni. Zincone è stato a lungo inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”, ha diretto “Il Lavoro” di Geno,va e negli ultimi anni, la sua firma è apparsa sul “Foglio” e sul “Sole 24 Ore”. Oltre agli articoli, il giornalista ha pubblicato anche inchieste sulle fabbriche e sui boat people vietnamiti. Ma si è dedicato anche a testi teatrali e racconti, oltre ai cinque romanzi “Edizione straordinaria” (Mazzotta 1979), “Vita, vita, vita!” (Rizzoli, 1985), “Il miele delle foglie” (Marsilio 1995), “Ci vediamo al Bar Biturico” (2006, firmato Paolo Doni) e “Niente lupi” (Rizzoli, 2009). Altre sue opere sono “Lo stivaletto malese” (1996), il poemetto “Giovanni Foppa vuole cambiar vita” (1997) e i “Racconti di Palazzo Cuccumo”.

Canta il curriculum in metro e trova lavoro… VIDEO!

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Un giovane spagnolo,Enzo Vizcaìno, disperato dalla mancanza di lavoro ha tentato il tutto per tutto: è salito in metro e ha iniziato a cantare il suo curriculum accompagnandosi con la chitarra.

Il ragazzo che si proponeva come giornalista, scrittore e sceneggiatore, ha ottenuto un contratto da redattore, che ha visto il video in Youtube, in un programma televisivo: lo ha annunciato con un tweet e per festeggiare ha proposto una nuova versione del video che gli ha portato fortuna, stavolta nella metro di Madrid.

La parolaccia di Mentana

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Ci sono cose che possono rovinare l’immagine di un professionista serio e preparato. Quel piccolo “neo”, quell’errore del momento, come diceva Pirandello in “Sei personaggi in cerca d’autore”, per cui sarai sempre ricordato. Non importa quanto bene avrai fatto prima e quanto ne farai, la tua unica colpa sarà sempre ricordata, mentre il bene sarà dimenticato. In sintesi è la storia di Mentana e di una parolaccia scappata nei confronti di una militante del M5S. Ieri, subito dopo la conferenza di Beppe Grillo, Davide Barillari, candidato governatore M5s alla Regione Lazio racconta: “Mentana stava uscendo dalla conferenza stampa con beppe. Una signora gli ha detto: raccontate la verità. Lui si è girato scocciato e ha detto una sola parola: vaffanculo. La signora è rimasta senza parole. Questi sono i giornalisti che riempiono le televisioni, e che dovrebbero fare informazione. Vergognatevi tutti”

Secondo Mentana le cose sono andate diversamente. Lui si è sentito insultare e ha reagito a quell’insulto con una parola offensiva a sua volta.

Il problema di fondo non è certo la parola poco corretta, ma la violenza con la quale ormai ci rapportiamo gli uni agli altri. Non si cerca il dialogo, ma lo scontro… Non si ascolta, ma si pensa solo ad aggredire.  Non si ha neppure la voglia di uno scambio di opinioni, si passa direttamente all’apologia della parolaccia. 

Qualsiasi sia la versione esatta dei fatti è un peccato che un giornalista di così alto spessore si macchi per un gesto di violenza istintiva.

Le farneticazioni di Sallusti via tweet… ecco a chi abbiamo concesso la Grazia!

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Con un tweet Sallusti colpisce Grillo e si aggiudica la palma avvelenata dell’ovvietà e della banalità, ma anche dell’insensibilità. L’ovvietà e la banalità è chiara perchè non è un segreto per nessuno che Beppe Grillo è stato condannato per omicidio colposo a causa di un incidente stradale in cui hanno perso la vita una coppia e il loro figlio. Insensibilità nei confronti dell’unica superstite, la figlia, che quel giorno non era andata a fare la gita ed era restata in albergo. A chi deve far del male a Sallusti? A chi ha già perso tutta la famiglia e si vede rinnovare il dolore per un tweet che è solo una frecciata personale (e non politica) nei confronti di Beppe Grillo? Ecco a chi abbiamo concesso la Grazia!

Sallusti: Quell’imbecille di Grillo ha già tre morti sulla coscienza, uno era una bambino. Stia attento a non provocarne altri in piazza.

Grillo ha pagato il suo conto alla giustizia e lo continua a pagare rimanendo fuori dal Parlamento, Sallusti è libero e in Parlamento ha la moglie… pronta a dare la fiducia a un governo di larghe intese che sarà una vera delusione sia per gli elettori di destra che per quelli di sinistra.

Giornalista de L’Espresso sequestrato e minacciato di morte

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Fabrizio Gatti, un inviato dell’espresso, è stato vittima di un sequestro e di minacce di morte per circa un’ora dopo che aveva intervistato, nel suo ufficio, il vicepresidente di Confindustria della provincia di Monza e Brianza, Mario Barzaghi. Il giornalista aveva infatti   posto domande sui suoi presunti rapporti con la società Simec srl, in cui il clan dei Casalesi si era infiltrato. Il video delle minacce  è possibile vederlo sul sito del settimanale.

 

Addio al sosia di Occhetto, è morto Aldo De Luca

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E’ morto improvvisamente questa mattina a Roma il giornalista de Il Messaggero Aldo De Luca. Noto al grande pubblico per essere il sosia di Occhetto nelle trasmissioni televisive del Bagaglino, De Luca si è spento improvvisamente all’ospedale Santo Spirito. Era fratello di Athos De Luca, membro Pd romano.

Crozza e la Gabanelli… Report al Colle?

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La copertina di Ballarò a cura di Maurizio Crozza del 16 aprile è dedicata a Milena Gabanelli, la giornalista di Report candidata al Quirinale dal Movimento Cinque Stelle. Comincia con l’osservazione che il popolo grillino ha da sempre osteggiato la categoria dei giornalisti, ha continuato con un ipotetico discorso alle Camere della prima presidente donna in pieno stile Report, “cari Onorevoli e care Onorevoli ma quanti siete? Ma sì tanto paghiamo noi…”, per poi passare all’icontro con la tedesca Angela Merkel: “quella ci fa un Report così”.

L’M5S SCEGLIE MILENA. Accetterà?

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È Milena Gabanelli il candidato del Movimento 5 Stelle, selezionato al termine dei due turni di «quirinarie» online. È lei, è stato annunciato su ‘La Cosa’, ad essere arrivata prima.

Accetterà la nota conduttrice che nei giorni scorsi sembrava aver fatto un passo indietro per la corsa verso il Colle? E quante chance ha di essere eletta anche negli altri schieramenti? Non era forse il caso di scegliere un nome che potesse far convergere anche il Pd e il Pdl?

Gustavo Zagrebelsky visto da Travaglio.

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Gustavo Zagrebelsky: se la rete è fatta apposta per trovare difetti e controindicazioni, io al momento non ne ho trovate, nel senso che non è mai stato parlamentare, non è mai stato iscritto a nessun partito, è un grande giurista, è il più grande giurista che abbiamo, è stato Presidente della Corte Costituzionale, Giudice Costituzionale e è l’unica carica pubblica ma naturalmente non di parte, che ha ricoperto e insegna, scrive, pensa e dice cose secondo me che gli fanno onore per la sua indipendenza, è uno dei pochissimi costituzionalisti che l’estate scorsa ha usato criticare Napolitano per l’incredibile aggressione scatenata contro la Procura di Palermo con il conflitto di attribuzioni per le telefonate captate sul telefono di Mancino. Personalmente penso che noi dopo anni in cui i Presidenti della Repubblica, chi più e chi meno sgomitano e si allargano e espandono il loro potere fino addirittura a credersi come Napolitano il Re Sole, inascoltabile, ineffabile, incriticabile, abbiamo bisogno di un ritorno alla Costituzione. Costituzione che non è un totem che può essere modificata, aggiornata, essendo ovviamente frutto di un’epoca ormai passata, ma che comunque nelle sue parti principali e cioè in quel meraviglioso equilibrio tra i poteri, deve essere rispettata, soprattutto e uno che l’ha letta, l’ha studiata, l’ha spiegata così bene, l’ha interpretata così bene al punto di contestarne una sostanziale violazione al Capo dello Stato, di fronte a cui tutti i costituzionalisti e giornalisti e i politici si sono inchinati per 7 anni, sia un nome veramente meritevole e adesso ho finito di sognare a occhi aperti, però sognare non costa niente, passate parola!

Emma Bonino vista da Travaglio

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Emma Bonino:  mi appassiona molto come caso mediatico perché ha un’immagine mediatica e quindi nell’opinione pubblica, che è molto diversa dalla realtà della sua biografia. Stiamo parlando sempre di politica, non di questioni penali o cosa, perché scandali, a parte alcuni schizzi che le vennero in quanto partecipo da Commissario europeo alla Commissione Santer che dovette dimettersi per uno scandalo di abuso di soldi, c’è anche un rapporto che gira in rete, ma a parte quello scandalo che la coinvolse in quanto membro di una Commissione che poi si dimise, per il resto in Italia sappiamo benissimo che i Radicali possono essere accusati di tutto, tranne che di avere rubato, come peraltro anche esponenti di altri partiti che non hanno rubato, abbiamo citato prima Prodi. Però la percezione che si ha della Bonino è veramente un caso mediatico che la dice lunga su come la memoria è corta e su come si può addirittura sostenere tutto il contrario di tutto, conosco molte persone che adorano Gino Strada e adorano la Bonino e non si può politicamente, almeno, adorare Gino Strada e adorare la Bonino, perché? Perché sono proprio l’antitesi politica l’uno con l’altra. Gino Strada è stato contro le guerre nell’ex -Jugoslavia, in Afghanistan e in Iraq, la Bonino è stata favorevole a tutte e tre le guerre anche se prima della Guerra in Iraq, aveva proposto un percorso per le dimissioni di Saddam Hussein, non so quanto praticabile, ma in ogni caso aveva provato a fare qualcosa per evitarla, ma poi quando sono partiti i bombardamenti si stava di qua o di là e lei stava dalla parte di chi bombardava e disse anche delle cose molto spiacevoli su Gino Strada, le ho riportate su Il Fatto proprio perché è importante ricordare, che le si condivida o no, l’importante è saperle, è per questo che facciamo questo Passaparola perché i candidati al Quirinale devono essere proprio delle pagine aperte, delle case di vetro. Disse nel 2007 durante il sequestro Mastrogiacomo, quando Gino Strada si interpose come mediatore tra i rapitori che erano dei talebani di questo giornalista di Repubblica in Afghanistan, la Bonino, anche con una certa imprudenza perché non si sputtana un mediatore di un sequestro, lo si mette anche a rischio, ebbene lei disse che Gino Strada trescava con i talebani “con il suo atteggiamento ambiguo tra l’umanitario e il politico che si può prestare a qualunque illazione perché scientemente o inconsciamente che sarebbe ancora peggio, finisce per giocare un ruolo che è sempre un ruolo ambiguo tra torturati e torturatori, quando uno si mette a praticare una linea così ambigua, così poco limpida, si presta a qualunque gioco altrui, nell’illusione di tirare lui le fila, finisce che il burattinaio non è lui”. Il problema è che Gino Strada è un medico, è un medico che soccorre corpi squartati dalle bombe senza distinguere chi li ha squartati e di quale nazionalità sono le bombe, a parte che di solito sono di nazionalità occidentale sia che le tirino gli angloamericani italiani, sia che le tirino i talebani, ma queste parole sono piuttosto pesanti, soprattutto perché si accusa una persona, condivisibile o meno, pacifista totale come Gino Strada, di fare il doppio gioco con i torturatori e soprattutto perché la Bonino, quando poi le torture, si è scoperto che le facevano gli angloamericani nel carcere di Abu Ghraib o gli americani che trattano, come sappiamo, prigionieri privi di un’accusa formalizzata a Guantanámo non risulta avere mai protestato vibratamente.
Per questo e anche per altri motivi ho ritenuto di dover elencare un po’ di ragioni per le quali, discutiamone prima di idolatrare la Bonino. Intanto abbiamo detto 8 volte in Parlamento, dipingerla proprio come un’estranea alla casta, mi sembra eccessiva, 3 volte parlamentare europea, candidata nel 1994 con Forza Italia, Forza Italia è stata fondata da Dell’Utri, da Previti, da Berlusconi lo sapevamo anche nel 1994, Montanelli se ne andò da Il Giornale nel 1994 perché disse che Berlusconi era in conflitto di interessi e una liberale come la Bonino perché non se ne è accorta? E è tornata in Parlamento dove già c’era da diversi anni, addirittura con Forza Italia? Perché ha impiegato 12 anni per accorgersi di chi era Berlusconi? Fino proprio a quando non è stata scaricata definitivamente ha provato fino all’ultimo, fino al 2005 a riallacciare i rapporti con Berlusconi che peraltro l’aveva mandata in Europa di sua nomina, insieme a Mario Monti come commissario europeo.
Che riflessi lenti verrebbe da dire, se ancora nel 2005 diceva: “Con Berlusconi abbiamo iniziato un lavoro molto serio, apprezziamo ciò che sta facendo come Premier, ma la posizione dei suoi alleati è nota” cioè la colpa del mancato accordo con Berlusconi era quello degli alleati, di Casini che non la voleva per ragioni vaticane, per uno dei suoi pochi meriti, ma come si fa a dire: “Apprezziamo ciò che sta facendo come Premier, abbiamo iniziato un lavoro molto, molto serio”, con Berlusconi nel 2005? Dopo il Decreto Biondi, dopo la legge sulle erogatorie, la legge sul falso in bilancio, la legge Cirielli, la legge Cirami, il lodo Schifani, la legge Frattini sul conflitto di interesse, la legge Gasparri, la legge Castelli sull’ordinamento giudiziario, un lavoro molto serio? Apprezziamo il lavoro che sta facendo? Ma cosa ci voleva per accorgersi di cosa stava facendo il Cavaliere? Possibile? Mai una parola sul conflitto di interessi e delle leggi vergogna? Poi dal 2006 con il centro-sinistra allora ha scoperto il babao, è un po’ tardi, l’editto Bulgaro è del 2002! Poi ci sono delle posizioni politiche legittime, ma assolutamente pericolose, secondo me, quando la Bonino è contro l’indipendenza della Magistratura, è contro l’obbligatorietà dell’azione penale, perché è contro l’indipendenza della Magistratura? Proprio perché combatte l’obbligatorietà dell’azione penale, combatte l’unitarietà delle carriere dei magistrati che vuole separare e quindi inevitabilmente fa scivolare la Magistratura sotto l’orbita del potere politico e del resto era il programma di Craxi con il quale Pannella e la Bonino fecero il referendum contro i magistrati nel 1987. Ancora recentemente ha chiesto una norma per punire i magistrati dei loro errori, anche in sede disciplinare, anche quando l’errore non è un errore, ma è semplicemente che tu hai preso una decisione e che il giudice successivo ha ribaltato perché si è fatto un’altra convinzione rispetto alla tua. Il magistrato deve pagare di tasca sua, ma questa è una responsabilità civile dei magistrati che non esiste in nessuna democrazia, perché nessun magistrato farebbe più nessuna inchiesta o nessuna sentenza di condanna contro un potente in quanto ovviamente quel potente poi lo potrebbe rovinare, lo potrebbe mettere sul lastrico, è una cosa semplicemente assurda!
Poi c’è il voto contrario all’arresto di Cosentino con la motivazione, disse la Bonino che stava in Senato mentre il voto dei radicali era venuto alla Camera,”immunità noi siamo contro, ma l’immunità c’è”, no, se sei contro non la devi praticare l’immunità parlamentare! Ci sono vari punti politici, per esempio la battaglia contro il finanziamento pubblico ai partiti, però non contro il finanziamento pubblico a Radio Radicale, allora non va bene, perché Radio Radicale che ha dei meriti storici indiscutibili, però purtroppo è un organo di partito e quindi se sei contro i soldi pubblici ai partiti, dovresti essere contro i soldi pubblici a Radio Radicale. E poi c’è il giudizio su Mani Pulite e su Craxi che purtroppo è decisivo, quando la Bonino dice che Craxi ha commesso degli errori, no Craxi ha commesso dei delitti, rubava, poi dice che bisogna rivisitare Mani Pulite perché indubbiamente nel 1992 si è cercato di risolvere alcuni problemi politici per via giudiziaria, le tangenti sono problemi politici, le tangenti sono delitti che vanno risolti ovviamente per via giudiziaria perché sono dei reati, poi disse che l’inchiesta era orientata a sinistra perché si era salvato un solo partito, balla colossale perché a Milano l’allora Pds fu raso al suolo!
Per quelli che poi si interessano ai temi della terra non dimentichino che la Bonino ha fatto campagna a favore degli Ogm, leggi bianche senza l’etichettatura da commissario europeo e soprattutto si battè, questa è un’altra cosa incredibile, contro gli aiuti alle popolazioni bisognose dell’Afghanistan per non favorire i talebani e addirittura contro la sospensione dei bombardamenti per far passare il corridoio umanitario degli aiuti, sempre per non favorire i talebani, il problema è che gli aiuti erano destinati ai profughi, alle vittime civili della guerra che non c’entravano assolutamente niente! Per quelli che poi amano occuparsi del gruppo Bilderberg, sappiano che la Bonino ha partecipato, invitata a una riunione del Gruppo Bilderberg, il che non vuole dire naturalmente nulla, per l’amor del cielo, riguarda però il fatto che la Signora fa parte di una certa cerchia di uomini piuttosto addentro all’establishment , chi non è un po’ addentro all’estabilishment al gruppo Bilderberg non ce lo fanno entrare neanche di straforo, neanche per fare le pulizie!

Ferdinando Imposimato visto da Travaglio

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Ferdinando Imposimato:  è sicuramente molto simpatico, è un napoletano, anche lui un po’ anzianotto, credo abbia 77 anni, è stato 3 volte parlamentare, se non erro, anche lui nella sinistra, nell’ex PCI e poi ebbe una parentesi che io francamente non ho capito e che denota secondo me un po’ di confusione mentale, quando si candidò con i socialisti, con lo Sdi quindi i socialisti post-craxiani ma erano ancora molto craxiani e ricordo che in quella campagna al fianco di Enrico Manca, del figlio di Craxi, di Boselli si abbandonò a alcuni apprezzamenti davvero spiacevoli nei confronti del pool di Mani Pulite, di Borrelli, di Di Pietro, così magari per gasare un po’ la platea revanscista che ancora considerava Craxi una vittima dei giudici cattivi. Per un magistrato come lui che aveva fatto indagini importanti a Roma sul terrorismo, sulla Banda della Magliana etc., fu una cosa che non gli fece onore.

Romano Prodi visto da Travaglio

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Romano Prodi: fa parte della classe politica, è stato due volte Presidente del Consiglio, è stato parlamentare, è stato Ministro, ancora prima in forma tecnica credo negli anni 80 fu Ministro, se non erro, di un governo Fanfani, potrei sbagliarmi, Ministro dell’Industria, poi è stato Presidente della Commissione Europea. Di incarichi ne ha ricoperti molti anche di tipo elettivo, però il fatto che riscuota simpatie anche nel mondo dei Cinque Stelle è significativo, a dimostrazione del fatto che comunque è un mondo molto variegato, perché poi Prodi è il simbolo dell’Italia che entra in Europa e che adotta la moneta unica, quindi è evidente che c’è un bel dibattito tra europeisti e antieuropeisti. Probabilmente queste simpatie gli derivano dal fatto che con quello che ha passato il convento in questi ultimi 30 anni, probabilmente lo si ricorda come il migliore Presidente del Consiglio, come quello che diceva Montanelli: “profuma di bucato”, lo si può contestare per certe scelte, per certe prudenze, figuriamoci, però non emana fetore di scandali, non emana fetore di… soprattutto è l’unico che ha battuto due volte Berlusconi e soprattutto è l’unico che non ha mai trattato con Berlusconi e questo naturalmente spiega perché per Berlusconi è l’unico del centro-sinistra che non deve diventare Presidente della Repubblica.

Franco Marini visto da Travaglio

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Franco Marini: ex sindacalista della C.I.S.L., poi politico democristiano con Andreotti e poi con vari slalom diventato Presidente del Senato nel 2006, concluse poi magnificamente la sua presidenza con la seduta il giorno in cui cadde Prodi la seconda volta per mano dei mastelliani tra fette di mortadella sventolate, bocce di champagne stappate e lui che diceva “Signori non siamo in un’osteria” che forse è un po’ pochino come reazione per un Presidente del Senato. Ma proprio anche lui nell’ottica del bipartisan, del fatto che non bisogna mai contraddire il centro-destra, ha lasciato un po’ fare tutto quello che si voleva e ha lasciato soprattutto insultare in tutta quella legislatura i senatori a vita che venivano trattati come delle pezze da piedi, soltanto perché si permettevano ogni tanto di votare la fiducia a Prodi.
Diciamo che tra i candidati di casta: “Prendere uno per sbattere l’altro” si dice a Torino, stiamo parlando di uno peggio dell’altro. Restano i candidati che sono stati votati, la top ten che è uscita dalle quirinarie sul portale degli iscritti al MoVimento 5 Stelle e lì devo dire che sono usciti dei nomi che a me non hanno affatto sorpreso perché io conosco abbastanza bene la base del MoVimento 5 Stelle perché molto spesso ho incontrato, ho fatto conferenze, negli anni scorsi quando era una base ancora in fieri, nessuno pensava che poi si sarebbe trasformata addirittura in un movimento che ha sfiorato il primo posto alle elezioni, il primo posto di partito più votato.

Luciano Violante visto da Travaglio

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Luciano Violante: Luciano Violante anche qui merita poche parole, uno che è entrato da Magistrato, da magistrato uscente in Parlamento negli anni 80, è rimasto lì a bivaccare per una trentina di anni, adesso per fortuna in Parlamento non c’è più, ma naturalmente per non farcelo mancare l’hanno trasformato in Responsabile riforme istituzionali del PD e addirittura Saggio, uno dei 10 mirabili saggi che hanno partorito quelle porcherie che avete letto l’altro giorno. 20 anni fa passava per il Capo delle Toghe Rosse anche se non lo era, ma non faceva nulla per smentirlo e oggi è stato candidato al Quirinale da Cicchito e La Russa, quindi immaginate che parabola, che carrierone, che soddisfazione essere candidati di Cicchito e di La Russa, perché? Perché naturalmente sono anni che fa di tutto per dare sempre ragione al Cavaliere e quindi come dicevo prima, avere una quinta colonna nell’altra parte vale doppio, perché se certe cose le dicono Ghedini e Longo, si dice: “Va beh, lo dicono per Berlusconi”, se le dice Violante invece le dice per Berlusconi, però è più difficile farlo capire soprattutto ai suoi elettori.
Ha provato con queste captatio benevolentiae addirittura con le aperture ai ragazzi di Salò, non bisognerebbe mai dimenticarsele queste cose, a ingraziarsi il centro-sinistra, ha tentato più volte di diventare giudice costituzionale e adesso naturalmente sta giocando la sua partitucola per diventare Presidente della Repubblica. Altro non c’è da aggiungere perché il discorso in Parlamento in cui nel 2002 o 2003 vantava che il suo partito non aveva mai fatto la legge sul conflitto di interessi, non aveva mai dichiarato ineleggibile Berlusconi e aveva addirittura moltiplicato per 25 volte il fatturato di Mediaset. Una cosa che ricordava la parodia di Corrado Buzzanti con la voce di Rutelli: vi abbiamo portato l’acqua con le orecchie, padrone ingrato, ricordati degli amici, era questo il senso, come ti permetti di contrastarci quando te le abbiamo tutte vinte, cosa vuoi ancora da noi e camminiamo in ginocchio perché siamo troppo alti e tu sei basso, questo era il senso, solo che Violante era tragicamente serio mentre diceva queste cose, però anche questo è uno dei video più cliccati in rete, quindi non ve lo sto a raccontare perché è molto meglio vederlo proprio in originale, con le facce di Fassino e di Visco che si disperano perché certe cose si fanno ma non si dicono, Violante.

Paola Severino vista da Travaglio

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Tra i candidati della casta non dobbiamo dimenticare l’altra grande favorita, l’altra foglia di fico, voi sapete che si sta cercando di utilizzare il tema delle quote rosa per nascondere gli interessi di casta, quindi chi meglio di una donna, naturalmente ben aggreppiata al sistema consolidato per buttare un po’ di fumo negli occhi alla gente? L’abbiamo già visto con la Presidenza del Senato a Piero Grasso, un uomo dell’apparato, un uomo del sistema, un uomo che ha sempre fatto gli interessi del sistema e che viene presentato come se fosse un figlio dei fiori, un estraneo al mondo del potere, anzi un feroce inquisitore, ”mentre sappiamo che la sua biografia è esattamente il contrario. Ebbene la donna che viene destinata oltre alla Finocchiaro a questo ruolo di foglia di fico, per coprire le vergogne del sistema è Paola Severino.

Paola Severino: Paola Severino è un grande avvocato, grande nel senso che è molto brava come avvocato penalista e nel senso che il suo studio legale a Roma è forse il principale, il più prestigioso e più importante, almeno a giudicare dall’elenco dei clienti che ha avuto fino a un anno e mezzo fa quando la Severino divenne guardasigilli, Ministro della Giustizia del Governo Monti. La Severino è riuscita a difendere negli ultimi anni: Caltagirone di cui è tutt’ora ascoltatissima consigliera, la Rai, Fininvest, Eni, Enel, Telecom, Total, Geronzi, Prodi, Rutelli, Cesa, Formigoni, Mussari ultimo del Monte dei Paschi. Naturalmente lei mentre fa il Ministro non difende, ma per esempio nel suo studio lavora la figlia che degnamente la rappresenta. Più che un Presidente di larghe intese è un Presidente di larghe imprese, nel senso che le ha quasi tutte tra la sua clientela o le ha avute quasi tutte tra la sua clientela, naturalmente non ha mancato di difendere anche un uomo Fininvest come il complice di Previti nello scandalo Emissir e nello scandalo Mondadori e cioè il famoso Giovanni Acampora. Nessun avvocato ovviamente può essere chiamato a rispondere dei delitti dei suoi clienti ci mancherebbe altro, ma stiamo parlando comunque di una persona che è al centro, che è in crocevia di interessi e che evidentemente non potrebbe, per quanto ci provi e sicuramente ci proverebbe, spogliarsi di tutte quelle conoscenze, di tutte quelle relazioni nel momento in cui dovesse andare a rappresentare l’intero Paese. Infatti quando dei penalisti sono andati alla Presidenza della Repubblica, credo sia accaduto due volte e cioè con De Nicola, Presidente provvisorio e poi con Giovanni Leone, erano comunque dei giuristi che da un po’ di anni erano fuori dai giochi processuali e si occupavano di alto diritto. Volavano un po’ più in alto che non invece occuparsi del potere e poi all’epoca il potere non si processava com’è noto, quindi era difficile trovare tutti questi potenti imputati e bisognosi di un avvocato.
La Severino per quanto sia un avvocato molto competente e molto richiesto come abbiamo visto, sarebbe una sorta di consacrazione, di beatificazione del conflitto di interessi mentre noi invece abbiamo bisogno di un Presidente che non abbia nessun sospetto di conflitto di interessi e che aiuti il Paese a uscire da uno dei cancri che è quello dei conflitti di interesse che non riguardano solo Berlusconi ma che riguardano tutti gli intrecci e le cointeressenze che infestano l’economia, la finanza, la borsa e tutto quanto. Una netta distinzione fra il controllato e il controllore, quindi naturalmente questo identikit non può minimamente corrispondere, anzi proprio stride con la biografia dell’Avvocato e ancora per poco, Ministro Paola Severino. Fermo restando che comunque come Ministro della Giustizia è stata pessima: è riuscita a fare una legge anticorruzione che ha diminuito le pene per la concussione, mandando in prescrizione i reati di alcuni complici, coimputati, meglio di Penati nello scandalo delle tangenti di Sesto San Giovanni e naturalmente facendo anche un favore a Berlusconi che dello stesso reato, concussione per induzione deve rispondere nel processo Ruby. Da quando è passata la legge Severino anticorruzione è un reato punito con pene più basse e con prescrizione ancora più breve di quella che c’era prima!
Quindi, anche questa immagine di condottiera contro il malaffare non stiamo mica scherzando, anzi ha già annunciato che se fosse per lei farebbe l’amnistia, quindi noi di tutto abbiamo bisogno, tranne che di un Presidente di amnistia, abbiamo bisogno piuttosto di un Presidente che prenda a cuore la situazione delle carceri e che solleciti delle riforme strutturali per diminuire l’afflusso nelle carceri di chi eventualmente non ci debba andare, ma non certo per mettere fuori ogni due per tre qualche decina di migliaia di delinquenti che poi purtroppo in parte tornano a delinquere. Quindi fanno pure spendere un sacco di risorse in più allo Stato per riandarli ad acciuffare!

Anna Finocchiaro vista da Travaglio.

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Anna Finocchiaro: Anna Finocchiaro è una specie di Violante in gonnella, nel senso che ha fatto il Magistrato anche se soltanto per due anni a Catania, poi nel 1987 è entrata in Parlamento e da lì non si è più mossa praticamente. Se non ricordo male ha 8 legislature all’attivo che è un record che condivide con la Bonino e lì ne ha combinate di tutti i colori, naturalmente. Tutti disastri di solito, quasi sempre veniva recuperata con il proporzionale perché non riusciva a farsi eleggere dai collegi maggioritari, quando non c’era il recupero come alla sua candidatura alle regionali in Sicilia è stata violentemente sconfitta, addirittura da Raffaele Lombardo, bel personaggino, e si è sempre fatta paracadutare altrove. L’ultima volta l’hanno paracadutata addirittura a Taranto e infatti in tutta la Puglia proprio il PD ha perso nonostante che abbia non solo il Sindaco di Taranto, ma anche il Presidente della Regione di centro-sinistra Vendola.
Nonostante sia un Magistrato, in Parlamento si è segnalata, esattamente come Violante, per inciuci di ogni genere sulla giustizia. Nel corso degli anni, stavo ripassando proprio il paragrafo di “Se li conosci li eviti” che è il nostro libro scritto insieme a Peter Gomez sugli impresentabili della scorsa legislatura, è riuscita a parlare a favore di amnistie, indulti, immunità parlamentare, di cui lei è una fervente sostenitrice. Contro l’indipendenza della magistratura, anzi ha detto che la magistratura si occupa di troppe cose, di solito lo dice quando qualche suo compagno di partito è coinvolto in vicende giudiziarie. Addirittura ha trovato da ridire sull’obbligatorietà dell’azione penale che purtroppo per lei è garantita dalla nostra Costituzione; ha avuto occasione di elogiare molto Andreotti per la sua assoluzione, peccato che Andreotti non sia stato assolto, ma sia stato salvato dalla prescrizione per il reato di mafia commesso fino almeno alla primavera del 1980. E se un somaro in fatto di diritto può confondere forse la prescrizione con l’assoluzione, un magistrato non può confonderla, quindi questi non sono errori in buonafede, sono errori dolosi dovuti naturalmente a magheggi e intrugli che si fanno in Parlamento.
È riuscita anche a nominare capo del suo staff, quello che le scriveva i discorsi Salvo Andò un vecchio arnese del Partito Socialista molto legato a ambienti addirittura malavitosi anche se poi nel processo è stato assolto, ma i contatti con elementi piuttosto pericolosi della Catania di un tempo li aveva e la Finocchiaro è riuscita a nominarlo praticamente suo ghost writer definendolo una personalità di altissimo livello, pensate Salvo Andò. Che altro dire? La cosa principale è che purtroppo la Signora Finocchiaro ha un marito, Melchiorre Fidelbo, il quale è attualmente sotto processo per truffa allo Stato. Mi sono segnato qua un’Ansa del 24 ottobre 2012: “il Gup di Catania Marina Rizza ha rinviato a giudizio 4 delle 5 persone indagate nell’inchiesta sulla procedura amministrativa che avrebbe portato all’affidamento senza gara dell’appalto per l’informatizzazione del Presidio Presidente di assistenza di Giarre, assegnato allo Solsamb”, società guidata da Melchiorre Fidelbo, che è il marito della Finocchiaro ma è anche un medico – ginecologo, piuttosto addentro nei sistemi della sanità regionale siciliana.
“Per abuso d’ufficio e truffa aggravata sono stati rinviati a giudizio oltre a Fidelbo, l’ex-direttore amministrativo dell’azienda sanitaria e provinciale di Catania, l’ex direttore generale dell’Asp 3 e il Gup ha disposto sentenze di non luogo a procedere invece per la responsabile di quella procedura etc., L’accusa è stata rappresentata dal PM La Rosa, al centro dell’inchiesta la stipula della deliberazione del 2010 e che autorizzava l’Asp di Catania a stipulare una convenzione con questa società del marito della Finocchiaro, che secondo l’accusa sarebbe stata redatta senza previo espletamento di una procedura a evidenza pubblica”. -Non hanno fatto la gara, gliel’hanno data così, brevi manu come si fa per i raccomandati, del resto tutti lo sanno chi è Fidelbo, è il marito della Signora Finocchiaro, quindi ha ottimi argomenti per ricevere eventuali favori, se poi il processo stabilisse che li ha avuti,- In violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna, come previsto dalla normativa regionale. L’atto, sostiene la Procura, avrebbe procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale alla società Solsamb,- la società di Fidelbo- “Consistito nell’affidamento diretto alla società di una prima anticipazione di 175 mila Euro”.

Prendiamo una Presidente della Repubblica con il marito sotto inchiesta?

Credo che un Presidente della Repubblica non possa avere il marito sotto processo, mettetevi nei panni di chi sta facendo quel processo, con quale serenità potrebbe giudicare il marito del Presidente della Repubblica, quindi la Finocchiaro, mi dispiace, ma almeno questa volta per decenza dovrebbe saltare un turno. Ed è sorprendente che il suo partito non si renda conto dell’imbarazzo che creerebbe a tutti gli italiani, oltre che, spero, al suo partito di provenienza, l’ascesa della Finocchiaro addirittura sul Colle più alto, dove non solo si fa il Presidente della Repubblica, ma si fa anche il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. E’ evidente che un magistrato dovendo processare il marito della Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura è evidente che non sarebbe affatto sereno e non potrebbe essere certamente scevro da quei condizionamenti che invece non devono minimamente sfiorare chi deve giudicare.

Massimo D’Alema visto da Travaglio

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Berlusconi sta cercando di scegliere uno della sinistra che possa poi, se il caso lo richiede, sconfessare, quindi andrebbe bene anche:

Massimo D’Alema:  D’Alema potrebbe essere per lui un’ottima soluzione infatti è un candidato forte di Berlusconi, naturalmente. D’Alema è quello che tutti sappiamo, è l’uomo della bicamerale, è uno delle incarnazioni della casta è l’uomo che si è impicciato in varie vicende finanziarie che hanno contribuito a distruggere o a indebolire almeno, il nostro sistema economico, pensate soltanto alla privatizzazione a debito fatta per la Telecom nel 1999 con i famosi capitani coraggiosi, capitani senza capitali però che si fecero prestare i soldi dalle banche e riempirono la Telecom di debiti e la lasciarono come un colabrodo al loro successore. Era un gruppo di finanzieri, di raider che era stato proprio creato in laboratorio in quella che Guido Rossi chiamò la Merchant Bank dove non si parla inglese. Era Palazzo Chigi sotto il governo D’Alema con la fattiva collaborazione anche di Bersani e di altri geni della politica finanziaria di sinistra. Da allora poi abbiamo avuto il caso Unipol, il caso Monte Paschi, nei quali comunque un partito di cui D’Alema ha sempre conservato il pacchetto di azioni di maggioranza, ha la sua responsabilità quantomeno politica. Vorrei chiarire che oggi non si parla di questioni penali, perché nessuno dei candidati ha in proprio vicende penali. Quindi stiamo parlando di errori, tragedie a volte politiche, morali, parliamo di correttezza, non parliamo di reati, parliamo di conflitti di interessi, non parliamo di delitti.
D’Alema quindi, lo conosciamo molto bene e è inutile spendere altre parole se si vuole ricordare lui sì che un processo lo ha avuto, ha avuto una prescrizione per una tangentina, nemmeno tanto piccola, visto che era degli anni 80, di 20 milioni di lire da un costruttore legato alla Sacra Corona Unita, il re delle cliniche pugliesi, Cavallari. Uno che aveva anche il vizio di fare manganellare i sindacalisti della C.G.I.L. che facevano il loro lavoro dentro le sue cliniche da Mazzieri della criminalità organizzata, travestiti da infermieri o da sindacalisti gialli. D’Alema accettò un finanziamento illecito, perché poi non lo registrò e andò tutto in prescrizione, ma insomma, anche D’Alema sembrerebbe in questo momento non in pole position, non perché Berlusconi non lo voglia, ma perché tanto per cambiare il PD è spaccato in 200 correnti, quindi forse non otterrebbe i voti neanche nel suo partito.

Giuliano Amato visto da Travaglio

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Giuliano Amato: nasce politicamente con Bettino Craxi, erano gli anni in cui esplodeva il debito pubblico ed era il braccio destro proprio del leader del PSI.  Era il 1992 quando, nel mese di luglio, il Governo Amato approvò un decreto legge che acconsentiva al prelievo forzoso del 6 per mille, da versare entro il settembre di quello stesso anno. Giuliano Amato aveva giustificato questa manovra in extremis con “un interesse di straordinario rilievo” e con il fatto che stavamo vivendo “una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica”. Ancora oggi non si dice pentito della tassa che aveva imposto: “continuo a pensare che quella fu un imposta giusta: dal ’92 ad oggi di tasse ne avete viste tante, il 6 per mille sui depositi di un piccolo risparmiatore è davvero poco. Solo 60.000 lire su un conto corrente di 10 milioni. Certo, chi aveva di più in banca ha pagato di più…”. Prende una pensione di 31mila euro al mese, piace molto a Napolitano e a Berlusconi e piace molto anche al centrosinistra.

 

Il Travaglio di un Grillo o un Grillo in Travaglio?

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Impresentabili nella corsa nel Quirinale.

“I partiti si stanno chiedendo se il nuovo presidente riuscirà a salvare Berlusconi o dare l’incarico di nuovo a Bersani”.

Esordisce così Travaglio a “La Cosa” il canale in streaming di Beppe Grillo e già dichiara guerra aperta ai futuri candidati al Colle. Il problema di fondo che emerge è sul passato politico di alcuni nomi che non dovevano proprio essere neppure nominati per la carica più alta del nostro Stato. Il problema di fondo rilevato dal giornalista  Marco Travaglio è avere un presidente che non possa essere attaccato per “comportamenti poco limpidi del passato”. Non si parla di condanne o di inchieste, ma proprio di una lucidità e trasparenza della carriera politica. E’ una vergogna sentire ancora oggi alcuni nomi che servono solo a mantenere poltrone o evitare processi!

 

 

 

 

Claudio Lippi crea confusione sul web!

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“La notizia della morte di Claudio Lippi… mi ha devastato… Claudio ,amico mio,RIP!”, con questo messaggio su Twitter Ascanio Pacelli dava l’addio a Claudio Lippi, uno dei volti di Milan Channel, l’emittente rossonera, rimasto vittima di un mortale incidente. Il cinguettio però ha provocato un pò di scompiglio nei follower, convinti invece che si trattasse del noto conduttore televisivo.
Per spiegare la cosa poi l’ex gieffino, diventato da poco padre del secondo figlio, Tancredi, ha postato un altro messaggio: “Claudio Lippi ,era un mio compagno della nazionale calcio tv, commentatore di Milan channel, un ragazzo giovanissimo,appena diventato papà!” Insomma un’omonimia che ha fatto nascere il caos in rete!

Muore Claudio Lippi, lavorava a Milan channel! RIP CLAUDIO.

claudio lippi

Lavorava a Milan Channel. Società rossonera in lutto. El Shaarawy twitta: “Com’è ingiusta la vita… Non riesco ancora a crederci… Sempre i migliori se ne vanno…Ti voglio bene”.

Un incidente in moto e Claudio Lippi se n’è andato. Il giornalista di Milan Channel è morto questa mattina; aveva 42 anni. “Il Presidente onorario Silvio Berlusconi, i vicepresidenti Adriano Galliani e Paolo Berlusconi, il Consiglio d’amministrazione, i tecnici, i calciatori e il personale tutto di A.C. Milan si stringono affettuosamente alla famiglia per la scomparsa del caro amico Claudio Lippi” si legge sul sito ufficiale rossonero.

La notizia si è diffusa immediatamente. “Com’è ingiusta la vita… Non riesco ancora a crederci… Sempre i migliori se ne vanno…Ti voglio bene Claudio!!” ha twittato Stephan El Shaarawy da Malta. Sconvolto Pato: “In alcuni momenti non servono parole. Che tristezza!!! Davvero una tragedia!! Ciao Claudio Lippi…” ha scritto su Twitter. Un saluto anche da Francesco Acerbi, ex difensore rossonero: “Sono veramente triste e addolorato per la scomparsa di Claudio Lippi. Era un caro amico e rimarrà sempre nel mio cuore”. Messaggi anche dall’Inter che, scrive sul sito ufficiale, “partecipa all’immenso dolore che ha colpito la famiglia di Claudio e il Milan”. “Le mie più sentite condoglianze alla famiglia Lippi per la scomparsa di Claudio… Riposa in pace..(ha scritto Bojan). “RIP Claudio”, le parole di Kevin Prince Boateng.

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