Bersani: “Il premier e il suo governo non brillano per umiltà”

Pier-Luigi-Bersani_tuttacronacaPierluigi Bersani, 50 giorni dopo il malore che lo aveva colpito, è tornato in Aula per votare la fiducia al Governo Renzi. L’ex Segretario, ora, ha rilasciato un’intervista a Repubblica durante la quale spiega: “Io non cerco rivincite. E penso che il centrosinistra ha già vissuto molte lotte fratricide che non hanno portato bene”. L’ex segretario garantisce quindi il suo sostegno al premier e sottolinea di avere ”votato il governo con spirito collaborativo”. Quindi continua: ”Il premier e il suo governo non brillano per umiltà. Il punto è che hanno creato aspettative altissime ma resta l’indeterminatezza degli obiettivi”. Bersani ancora assicura: ”Se bisogna aiutare Matteo a rendere più concreti i suoi progetti, noi lo aiuteremo”. Bersani afferma di essere ”d’accordo” sulla flex security, di cui evidenzia però gli alti costi. Ma sottolinea: se ci fossero le coperture, ”un sostegno di 4 anni alle persone che perdono il lavoro può sostituire l’articolo 18. Il grande tabù della sinistra è già stato sostituito in molto casi dalla cassa integrazione in deroga. Allora sarebbe molto meglio scegliere la strada di un reddito di disoccupazione che dura 4 anni magari accompagnandolo a un efficace sistema di formazione professionale”. L’ex segretario spiega ancora che la cassa integrazione ordinaria oggi ”non basta più e quando la cassa è in deroga il modello somiglia sempre di più alla flex security senza averne le regole e in contrappesi”. In merito alle voci sulla sua possibile presidenza del Pd invece risponde: ”Questa è una domanda da non fare. Non all’ordine del giorno”.

“Se facessi parte del M5S mi avrebbero già espulso”: Civati al grillino

civati-battibecco-grillino-tuttacronacaPippo Civati si prende del “Poliziotto buono” del Partito democratico e viene punzecchiato da un pentastellato che chiede un cambio radicale della vita politica “capovolgendo la piramide”. Durante la presentazione milanese del libro del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, “Il primo cittadino” una attivista del M5s ha detto: “Critichi sempre il Pd ma fai comunque parte del partito. Giochi a fare il poliziotto buono”. Civati ha replicato tranquillamente: “Se avessi fatto parte del vostro movimento, mi avrebbero già espulso. Per fortuna nel mio partito si può ancora dissentire”.

 

Il carteggio Renzi-Di Maio spopola in rete… in versione rivisitata!

n-RENZI-DI-MAIO-PIZZINI-tuttacronacaLuigi Di Maio, vicepresidente della Camera, nel pomeriggio di martedì 25 febbraio, ha pubblicato su Facebook le foto del carteggio tra lui e il neo premier Matteo Renzi. Ovviamente questo scambio di pizzini non ha lasciato indifferente il popolo della rete che ha pubblicato la sua personale versione su Twitter. “Caro Luigi, scusa l’ingenuità: ti vuoi mettere con me? Sì, no, Rodotà. Firmato Matteo”, recita uno. Mentre su un altro si legge: “Scusa l’ingenuità Luigi, ma voi ce li avete veramente i chip sotto pelle? Conosco uno che forse potrebbe provare ad estrarli. Per quanto mi riguarda sono disponibile a dialogare quando vuoi. Se porti due sirene ti faccio conoscere Bildenberg”.

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Ma non finisce qui: l’ondata di umorismo non ha risparmiato nemmeno Leonardo Pieraccioni: “Mi è appena arrivato un pizzino da Ceccherini, me ne dissocio fermamente”. Poi nella foto si legge: “Hai mica il telefono di quella Boschi?”. Un altro utente diffonde la foto del suo messaggio “segreto”: “Vedo che nella credenza ci sono solo paste corte, io vorrei anche quella lunga. Possiamo confrontarci o è sempre così? Giusto per capire, senza polemiche”. Ancora: “Quando tagli il prosciutto rincartalo con la carta da sottovuoto”. E poi, un biglietto con un cuore: “Non c’è scia chimica che possa dividerci. Luigi e Matteo 4 EVER”. Come se non bastasse, in Twitter ha spopolato l’hashtag #adottaungrillino:

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Renzi incassa la fiducia anche dalla Camera

renzi-camera-fiducia-tuttacronacaErano 599 i presenti nell’Aula della Camera dei deputati, oggi, per votare la fiducia al governo Renzi. A seguito di un pomeriggio di dibattito e dichiarazioni, il neo presidente del Consiglio Matteo Renzi ha incassato la fiducia con 378 sì, 220 no e un astenuto. Ieri era stata la volta del voto al Senato, votazione parimenti conclusasi con la vittoria, anche se un filo risicata rispetto alle aspettative, dei sì.

Lo spot Ceres che deride gli elettori italiani

ceres-gratis-tuttacronacaAncora una pubblicità del famoso marchio di birra Ceres che fa dell’ironia sull’Italia e gli italiani. L’idea è quella di offrire una Ceres gratis a chi ha votato Matteo Renzi alle politiche. Ovviamente nessuno, visto che il neo premier, in quell’occasione, non era stato candidato. Già nel 2013, quando alle elezioni gli italiani si sono mostrati particolarmente scissi sulle preferenze, fatto che ha portato alla creazione delle larghe intese, la campagna pubblicitaria aveva preso di mira la vita politica del Belpaese: “Prima si vota poi si beve, non come l’altra volta”.

Matteo Renzi, Luigi Di Maio… e i pizzini tra loro

Matteo-Renzi-premier-tuttacronacaIn mattinata, durante il dibattito sul programma del neo premier Renzi, in Aula alla Camera giravano “pizzini” tra il presidente del Consiglio e il vicepresidente della Camera ed esponente di M5S Luigi Di Maio. Al gruppo dei pentastellati appartiene anche Andrea Colletti, che durante il dibattito lo aveva duramente criticato: “Lei qui è un abusivo, entrato con una manovra di Palazzo dopo aver accoltellato il suo compagno di partito. Lei è ancora più bravo di Berlusconi, un vero venditore di pentole. Il Giorgio Mastrota” della politica. E aggiungeva: “Noi abbiamo un vero rispetto delle Istituzioni, che voi non potete rappresentare invece”.

faceDopo l’intervento, un primo commesso ha raggiunto Di Maio portando un pizzino scritto da Renzi. Da là, ha preso l’avvio il carteggio che il pentastellato ha in seguito pubblicato in Facebook scrivendo: ”Tanti giornalisti mi contattano perche’ stamattina in Aula hanno visto uno scambio di biglietti (iniziato da lui) tra me e Matteo Renzi. Li hanno definiti ‘pizzini tra Renzi e Di Maio’. Ci conoscete, massima trasparenza, li leggerete a breve”. A seguire, le immagini del carteggio. Scrive il premier Renzi a Di Maio: “Scusa l’ingenuità, caro Luigi. Ma voi fate sempre cosi? Io mi ero fatto l’idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci, ma è così oggi per esigenze di comunicazione o è sempre così ed è impossibile confrontarsi? Giusto per capire. Sul serio, senza alcuna polemica”. Replica Di Maio: “Ciao, 1) guida al regolamento: i banchi del governo devono essere liberi da deputati quando qualcuno parla in aula. Il governo è tenuto ad ascoltare i deputati. La Boldrini doveva richiamare la Polverini. Non lo ha fatto. 2) Forse non è chiaro che in un anno abbiamo visto di tutto. Abbiamo visto la tua maggioranza votare in 10 mesi: 2,5 miliardi di euro di condono alle slot machine. 7,5 miliardi di euro alle banche. 50 miliardi di euro per gli F35. Che ti aspettavi gli applausi?” Ribatte Renzi: “Capisco. Se vedi occasioni reali di dialogo nell’interesse dei cittadini (a me della parte mediatica interessa il giusto: ognuno fa la sua parte). Fammi sapere. So che parli con Giachetti. Se ti va bene utilizziamo lui come contatto. Se ci sono cose fattibili insieme alla luce del sole, nell’interesse degli italiani, io ci sono. Buon lavoro. Matteo Renzi.” Nuovo pizzino del pentastellato: “Io parlo con Giachetti perchè lavoriamo insieme ogni giorno. Come tanti nostri colleghi che lavorano in commissione. Il Parlamento serve a questo. Però ora basta con questi biglietti berlusconi. Ci vediamo alla prova dei voti, in Aula, davanti al Paese intero.”

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Bersani arriva alla Camera: standing ovation per lui

BERSANI-RENZI-tuttacronacaSi vota la fiducia al governo Renzi oggi alla Camera e anche Pier Luigi Bersani, cinquanta giorni dopo esser stato colpito dal malore, ha fatto la sua apparizione. Al Transatlantico l’arrivo dell’ex segretario è stato accolto con grande calore e un lungo applauso. “Sono venuto ad abbracciare Enrico” Letta. “Ma ancora non è arrivato?”. Le prime parole dell’ex ministro. Durante la discussione generale sulla fiducia, il deputato Pippo Civati ha detto: “Ciao Matteo volevo dirti che stai sbagliando: anche io ho sognato che la nostra generazione andasse al governo, ma con il voto delle persone e non con una manovra di palazzo che neanche ai tempi di Mariano Rumor”. E ha aggiunto: “Oggi credo di rappresentare il disagio di molti elettori, non di tutti, del Pd. Disagio che si è manifestato anche ieri in alcuni interventi al Senato e che è molto forte. Se ho deciso alla fine, dopo un lungo travaglio, di votare la fiducia e di prendere anche dei fischi lo faccio perché come ha detto Bersani non si deve sfasciare tutto”. Ha poi concluso: “Io non ho altro da aggiungere. Ho cercato di convincere tutti voi che questa fosse la strada sbagliata, non ci sono riuscito. Ti consiglio di tenere altro viaggio, come dice un poeta a cui siamo affezionati. Lavorerò perché si ricostruisca quel centrosinistra con cui ci siamo presentati alle elezioni. Centrosinistra che rimane la mia ossessione ma anche la vera speranza per il paese”.

Fiducia o non fiducia? Civati lo chiede ai suoi

pippo-civati-tuttacronacaIl governo Renzi ha giurato questa mattina ma poco dopo sono già tornate alla luce le divergenze politiche interne allo stesso Pd. Lo stesso Pippo Civati si chiede se votare o meno la fiducia al nuovo esecutivo. O, per meglio dire, lo chiede ai suoi elettori tramite un sondaggio sul suo blog. L’ex concorrente di Renzi per il ruolo di segretario del Pd spiega di voler un parere perché “di solito sono gli elettori a scegliere” e si chiede se che se per il futuro sia meglio rimanere nel Pd o “ricostruire la sinistra” con gli altri partiti. Scrive Civati: “Siccome il vero problema di questa situazione, che precede qualsiasi giudizio su Renzi, sul suo governo e soprattutto sulla sua maggioranza, è il fatto che si sia proceduto per l’ennesima volta assemblando gruppi che tutti avevano votato per fare altro, vi chiediamo ancora di partecipare”. Al termine del sondaggio, Civati si chiede quale prospettive intraprendere per “l’area Civatì?” tra due alternative: “Aumentare l’impegno dentro il Partito Democratico su temi qualificanti” oppure “lavorare al dialogo con le forze che ne stanno fuori, per ricostruire la sinistra”.

Pippo Civati si stacca e crea un nuovo partito?

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Il terreno su cui si sta muovendo Renzi in queste ore è diventato argilloso e il segretario del pd nonché nuovo premier incaricato da Napolitano per formare un governo rischia uno scivolone almeno secondo quanto scrive il quotidiano Libero:

 […] La strada di Matteo Renzi si sta trasformando in un Calvario. Matteo rischia di pagare a caro prezzo la spavalderia mostrata nel condurre il gioco. L’ostacolo più grande è quello di trovare la quadra per un ‘alleanza ed una maggioranza che gli garantisca i voti del Senato. Ma a scricchiolare sotto i piedi del segretario è il suo stesso partito. Pippo Civati è pronto a pugnalarlo. Con i suoi 6 senatori a palazzo Madama, Civati è prnto a voltare le spalle a Matteo e soprattutto ad uscire dal Pd per fondare un nuovo partito. A dichiarare guerra a Matteo è lo stesso Civati che intervistato da Repubblica afferma: “‘Si tratta di un governo politico a tutti gli effetti e con la stessa maggioranza di prima, che non rispetta il mandato elettorale. Orientati a non votare la fiducia. In tal caso usciamo dal Pd”. Insomma col colpo di mano di Matteo e con la defenestrazione di Letta potrebbe esplodere il Pd. Solo qualche giorno fa Civati aveva detto: “In questo momento il Partito Democratico lo hanno lasciato tutti. E’ un campo in cui si dicono delle cose e poi se ne fanno delle altre. Voglio capire che cosa fare. E’ chiaro che non votare la fiducia a questo governo vuol dire uscire dal Pd o qualcosa di molto simile”.

Civati divorzia dal Pd… fonda “il nuovo centro sinistra”!

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Il Pd e le sue mille facce, il Pd che forse ne ha perse troppe e così chi vuole mantenere un’identità di sinistra la propria faccia deve andarla a ricostruire altrove. Succede che Pippo Civati, forse per provocazione, forse per tastare il terreno, lancia il nuovo centro sinistra. L’annuncio avviene ormai a consultazioni concluse, quando al colle ormai sono sfilati tutti i partiti eccetto M5S e Lega che hanno deciso di non parteciparvi. Quel no in Direzione Pd quindi porta ancora i suoi esiti e Civati sul suo blog scrive: “Quasi quasi fondo il Nuovo Centro Sinistra”, facendo il verso alla neonata formazione di Angelino Alfano. Intanto Nichi Vendola si chiama fuori da un possibile governo con Matteo Renzi e quasi sembra sposare la provocazione di Civati.

“Recupero una dozzina di senatori. Poi vado da Renzi e gli dico il contrario di quello che propongono Formigoni e Sacconi, oggi sui giornali – ha scritto Civati sul suo blog –  Nuovo Centro Destra contro Nuovo Centro Sinistra (anche Sinistra e basta, che il Centro è dappertutto).”

Un’ipotesi che, scrive il quotidiano la Repubblica, sfiorerebbe già 5 senatori democratici. Si tratta di Corradino Mineo, Sergio Del Giudice, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci e Donatella Albano.

Intanto Vendola ci va giù duro:”Matteo Renzi ha dissipato il patrimonio di credibilità politica che il Pd ha costruito per decenni – dice Vendola – Giorgio Napolitano sa che sono in discussione gli assetti della nostra democrazia perché non è ammissibile – spiega il Governatore – che il governo Letta si sia dimesso in assenza di un confronto in Parlamento. Insomma la democrazia è a rischio”.

Per andare fino in fondo, il leader di Sel ha rispolverato una metafora sul conte Ugolino: “Renzi nella riunione della direzione avrebbe dovuto citare Dante per sottolineare l’attitudine all’interno del Pd al cannibalismo”.

Da Vendola è arrivato anche un altro avvertimento: “Non possono trattarci come se fossimo in saldo, come se qualcuno di noi fosse in vendita, a cominciare da Laura Boldrini. Non siamo una bottega di arrivisti, anche perchè non accettiamo l’operazione politica che ha consentito a Berlusconi di risuscitare. Con il Pd c’è una frattura insanabile”.

Renzi incassa le lodi di Sallusti e Ferrara

sallusti-ferrara-tuttacronacaIl segretario democratico Matteo Renzi ha ricevuto il sostegno del suo partito e non solo. Due giornali che non sono certo generosi con il Pd, il Giornale e il Foglio, sembrano appoggiare la mossa del sindaco fiorentino. Sallusti e Ferrara hanno infatti pubblicato due editoriali nei quali non solo “benedicono” la mossa ma anche sostengono che, con un’azione di governo veramente innovatrice il segretario potrebbe contare anche sui voti di Silvio Berlusconi e del suo partito. Scrive Sallusti:

Solo uno sprovveduto può può pensare che Renzi pensi di govenare fino al 2018 ostaggio da una parte di Alfano e dall’altra di una fetta del suo partito che non vede l’ora di restituire pan per focaccia. Per operare sul campo gli serve alto, voti veri in Parlamento che nessuno dei suoi padrini può dargli. L’amico Berlusconi i voti li ha eccome, e sono certo che in caso di necessità ne farà buon uso.

Anche Ferrara condivide una simile linea ma auspica tuttavia la formazione di un esecutivo “di rottura”, senza compromessi con i propri alleati minoritari.

Fa’ un governo bipolarista.Un governo di staff, con i tuoi e quelli di cui ti fidi per competenza e soprattutto per generosità poltiica. Fa’ un governo monocolore non contrattato. Niente streaming, niente negioziati fumosi. Niente trasversalismi che sappiano di un Letta bis, che già era un Monti bis. (…) Fa’ così Matteo, e vedrai che la fiducia te la accorderanno con numeri sorprendenti.

E rincara la dose Sallusti, lodando il primo cittadino di Firenze:

Corre Renzi, e fa bene. mai come in questo caso vale il detto: chi si ferma è perduto. Ha accoltellato, usurpato, forse anche barato. Un vero mascalzone, toscanamente parlando, che se qualcuno delle sue vittime,e lo becca in un portone non so come finisce. (…) In realtà un amico vero Renzi ce l’ha. Si chiama Silvio Berlusconi, al quale la malasorte aveva assegnato in dote il fratello venuto male di Renzi: Angiolino Alfano da Agrigento, un tontolone (tuitto quello che tocca va a ramengo) che con la sinistra, a differenza di Matteo si trova benissimo.

Ancora più esplicito Giuliano Ferrara

“(…) un trentenne che ha esordito con Mike Bongiorno, che è politicamente un self made man, che non ha paura delle giacche di Fonzie,. di Briatore e della De Filippi, che ha detto e scritto più volte quanto gli stiano sulle scatole gli atteggiamenti pregiudiziali di chi considera il Cav. un arcinemico, che si sente piuttosto un competitore nel bipolarismo di chi prende i voti avversi alla sinistra che vuole realizzare qualcosa non ancora scritta negli annali del Novecento, con una mentalità decisionista e liberale insieme, aperta alla cultura del mercato e rispettosa del mondo del lavoro, dei giovani e delle idee non conformiste.

Da Pd a Pdr? Civati e il “Partito di Renzi”

pippo-civati-tuttacronacaIl dem Pippo Civati, a Torino per un appuntamento elettorale di Daniele Viotto, candidato alle primarie per la segreteria del Pd Piemonte, ha detto: “Il Pd si sta trasformando nel partito di Renzi, il Pdr“. L’ex candidato alla segreteria del partito ha quindi aggiunto: “C’è un grande travaglio, una grande riflessione su cosa farà questo governo e soprattutto su quale discorso Renzi voglia fare in termini relazionali. Perché capisco che il Pd debba trasformarsi nel partito di Renzi, e quindi nel Pdr, e che il premier alla fine chiederà una fiducia totale. Segnalo che c’è un problema: siamo passati da un’idea di centrosinistra a un’altra che mette un trattino sull’intera parola sinistra”. Civati ha quindi parlato di eventuali scissioni interne al partito: “Qualcuno dice che io vorrei fare la scissione, ma mi pare che la scissione l’abbiano fatta gli altri rispetto alle proprie promesse e ai propri elettori”.

Letta diventa Marius, la giraffa di Copenaghen

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“E’ anche normale che Letta non partecipi alla direzione – ha detto Pippo Civati -. Lo stanno trattando come la giraffa dello zoo di Copenaghen. Io in qualunque caso voterò no, i nostri elettori sono furibondi per quello che sta accadendo”. Con queste parole ieri Pippo Civati aveva commentato la proposta di un governo Renzi, assimilando il Premier Letta a quella giraffa giustiziata senza colpa né peccato ma solo per “sovraffollamento” che ha fatto scalpore in tutto il mondo. Uccisa in pubblico e data in pasto ai leoni, i leoni di letta però sono suoi “consaguinei”, il suo Pd che lo ha sfiduciato in un contesto davvero di fantapolitica.

Soldi per votare alle primarie? Meglio il panino!

primarie-pd-tuttacronacaIl dubbio è di quelli amletici: è una presa in giro alle Primarie del Pd o all’infinita sequela di esternazioni sui social che offrono consigli su come impegnare i due euro richiesti per recarsi a votare il nuovo Segretario dem? Fatto sta che una foto apparsa sia nella pagina di Castrum Cropalatum che in quella Becero populismo dei link di FB e apparsa ieri ha preso di mira proprio l’appuntamento del popolo democratico. Vi appare un bimbo che regge un cartello che recita: “Il mio papà e mamma non vanno a votare alle Primarie perché con i 4 euro ci compramno domani il panino per la scuola”.

Primarie Pd aperte a tutti… anche per votare due volte!

primarie-pd-tuttacronacaMaurizio Gallo, giornalista del Tempo, ha raccontato sul quotidiano romano come ha fatto a votare due volte in occasione delle primarie del Pd: gli è bastato raccontare agli scrutatori di aver cambiato recentemente la propria residenza e di non avere ancora i documenti aggiornati per avere tra le mani una seconda scheda di voto e “gabbare” il sistema. “Dopo aver votato dove avevamo diritto, proviamo a ripetere l’impresa dove non dovremmo. ‘Ho tessera e carta d’identità – affermo – ma ho cambiato da due settimane appena casa e i documenti non sono aggiornati. Posso votare lo stesso?’. All’inizio storcono il naso. Poi cedono: ‘E va bene…'”. Il trucco, però, gli è riuscito una sola volta, al seggio di via Cola di Rienzo, quartiere romano di Prati. L’altro voto è stato espresso in piazza Mazzini, dove ne aveva diritto. Non gli è andata bene ai gazebi che ieri erano presenti tra via Giulio Cesare e via Ottaviano, in piazza dei Carracci, in piazza del Popolo e in piazza Madonna dei Monti: “Le tende sono presidiate da attivisti che sembrano soldati sulla linea del Piave: non passa lo straniero” racconta.

Le primarie del Pd presentano… il seggio igloo!

primarie-igloo-tuttacronacaLe primarie del Pd hanno goduto di un’affluenza superiore alle aspettative oggi, tanto che si sono formate code ai seggi. E nessuno si è tirato indietro, tanto che anche sul ghiacciaio del Presena, a 2.600 metri di quota, è stato allestito un seggio… a forma di igloo! E non è neanche mancata una scutura di ghiaccio che ritraeva il volto di Matteo Renzi:

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Per una cravatta Cuperlo perse la Segreteria

cuperlo-tuttacronacaGianni Cuperlo, mentre prosegue lo spoglio e in conferenza stampa, si concede una battuta nel suo discorso durante il quale ammette la sconfitta e augura a Renzi buon lavoro da segretario: “La responsabilità della sconfitta è mia, anche per tutte le cravatte che ho sbagliato”. Quindi manifesta la sua lealtà nei confronti del nuovo eletto: “Verso Matteo Renzi il mio comportamento sarà leale e sincero come leale e sincero è stato il nostro comportamento in queste settimane”.

“Il bipolarismo è salvo”. Inizia l’era Renzi

primarie-pd-tuttacronacaInizia la festa al quartier generale di Firenze in onore del nuovo segretario dem Matteo Renzi. E arrivano i primi commenti dai compagni di partito. Tra questi il viceministro dell’Economia Fassina: “Siamo contenti per la straordinaria partecipazione di oggi. Faccio i complimenti a Matteo Renzi per la netta affermazione. Da domani mattina dobbiamo lavorare tutti insieme nel Pd, noi lo faremo sulla base della piattaforma programmatica di Cuperlo. Il Pd rimane unito e sono sicuro che sarà questa la prospettiva da domani mattina”. Lo ha detto il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina. “Matteo Renzi in questi mesi ha saputo intercettare una domanda di rinnovamento che non sempre abbiamo condiviso. Sapevamo di correre controcorrente, non abbiamo fatto sicuramente il risultato che auspicavamo. Per il governo credo che l’impatto possa essere positivo. Coloro che hanno votato Renzi non hanno votato contro Letta, ma per un Partito democratica che segna l’agenda del governo con più determinazione”, conclude. Enrico Letta, presidente del Consiglio, afferma invece: “Con Renzi lavoreremo con spirito di squadra”. E ancora: “Il Pd ha ancora una volta dimostrato la sua forza e la sua vitalità”. “Le primarie – prosegue – rimangono uno straordinario strumento di partecipazione, che oggi dà forza alla nuova leadership del partito. Una partecipazione al voto così alta, inoltre, è fondamentale per fare del Pd un argine contro il populismo crescente”. A fronte dei quasi tre milioni di votanti stimati da Epifani, lo sfidante Civati ha detto: “Dicevano che saremmo stati residuali, ma i risultati dicono altro. E’ un nuovo inizio non solo per chi ha vinto, ma anche per chi porta avanti idee diverse. Le nostre battaglie hanno il sostegno di 300 mila persone”. Lo ha detto Giuseppe Civati, nel corso di una conferenza stampa nel suo comitato. “La sinistra c’è e fa ancora del Pd un partito di sinistra”, ha spiegato Civati. Da parte sua il nuovo Segretario ha dichiarato nel suo rimo discorso: “Da oggi non c’è più alibi per nessuno”. Dopo la sentenza della Consulta “qualche politico di lungo corso neocentrista ha gridato. Ma stasera, con il risultato delle primarie, quella bottiglia glie la abbiamo mandata di traverso”. Ha quindi ribadito che “il bipolarismo è salvo”.

Matteo Renzi, il Tony Blair toscano

renzi_albero_natale-tuttacronacaDa sindaco di Firenze a “Tony Blair” toscano, con i media internazionali che lo celebrano. All’estero davano per certa la vittoria di Renzi nelle primarie e parlavano della sua scalata con la notizia che è rimbalzata su diversi siti d’informazione, dalla Gran Bretagna alla Francia, dalla Spagna agli Usa. E, come tratteggia il Secolo XIX, “con «un endorsment» pressochè unanime, i media esteri osservano come la vittoria di Renzi segni la fine del «potere grigio» alla testa dei democratici ecostituisca un passo decisivo per l’avvicinamento del primo cittadino toscano alla «corona» di presidente del Consiglio.«La scalata del giovane sindaco segna la fine del ‘potere grigiò», è il titolo con cui THE GUARDIAN si sofferma su Renzi, ora «proiettato in prima fila, accanto al premier Letta, nella politica italiana». THE SUNDAY TIMES titola «Il sindaco attaccabrighe si avvicina alla corona di premier» e ripercorre «la traiettoria apparentemente inarrestabile» di Renzi nel diventare il prossimo presidente del Consiglio italiano. Matteo Renzi si «prende la leadership», annuncia infine FOCUS NEWS. Per il quotidiano francese LA TRIBUNE, Renzi è «il nuovo Tony Blair», soprannome che anche altri media d’Oltralpe scelgono per presentare il sindaco toscano. «Renzi vuole rivoluzionare il centro-sinistra italiano», scrive LE NOUVEL OBSERVATEUR, evidenziando «l’opportunità di rinnovamento» che il Pd ha con la vittoria del sindaco. «La sinistra italiana parla toscano», è infine il titolo di LIBERATION che, in un ritratto del «mediatico sindaco» fiorentino, evidenzia come le primarie siano giunte al termine di «un anno disastroso» per il Pd. In Germania TAGESSCHAU presenta le primarie del Pd guardando al futuro e sottolinea «La pressione su Letta giunge dalle fila del suo stesso partito», mentre in Spagna EL MUNDO scrive: «Questa volta non sembrano esserci dubbi, Renzi è l’uomo nuovo della sinistra italiana». Quello stesso Renzi che secondo il sito d’informazione statunitense THE GLOBAL POST, «si prepara a scuotere il centrosinistra italiano».”

Romano Prodi e l’invito ai candidati a fare squadra

romano_prodiRomano Prodi si è recato alle urne in occasione delle primarie del Pd e ha lanciato un appello ai candidati: “Le primarie sono il momento dello scontro democratico, quello che io raccomando è che sia il vincitore sia quelli che perderanno abbiano l’obiettivo di fare una squadra, diretta da chi ha vinto, ma con gli equilibri e le mediazioni che rendono forte un partito politico”. Circa la decisione di andare a votare per la scelta del segretario democratico, ha ribadito: “Oggi, di fronte alla situazione particolare che si è creata, credo sia doveroso andare a votare alle primarie perchè il Pd, in questo stato di fibrillazione così forte, credo sia l’unico punto fermo che abbiamo”. E agigunge: “L’ho fatto credo sia giusto e sia stato anche gradito”. Alla domanda se la decisione di votare influirà positivamente sull’affluenza alle primarie, ha risposto: “non esageriamo sulla mia influenza. Se qualcuno è stato portato a ripensare sono contento e mi prendo anche la responsabilità che posso avere sugli altri”. Il fondatore dell’Ulivo ha poi sottolineato che, dal punto di vista politico, “è ora che una nuova generazione venga avanti”. La decisione di andare a votare per le primarie del Pd è stata sofferta. Ha ‘confessato’ Prodi: “Non dico che ho fatto una notte insonne, ma mezza notte insonne”. E sul rinnovo della tessera del Pd: “Adesso non esageriamo. Dal punto di vista politico non cambia niente”. Ai cronisti che gli hanno chiesto se dopo la sentenza della Consulta sulla legge elettorale il Parlamento ne esca in qualche modo indebolito, ha risposto: “Evidentemente sono nati dei problemi, c’è tanta gente che ritiene esserci una parte dei parlamentari che non siano legittimati e questi sono discorsi che turbano”. “Quindi,proprio in conseguenza di questi discorsi -aggiunge Prodi- io ho pensato e penso che bisogna rafforzare il Pd che questi discorsi non li fa”. Infine, come spiega Repubblica, a chi gli domandava se il pronunciamento della Corte Costituzionale possa essere considerata una sentenza politica, Prodi replica di “no”. “La Corte è la Corte – conclude Prodi – quindi, io che non sono un giurista, dico che le sentenze non le commento, le accetto”.

Civati finisce la benzina, va al comizio in autostop!

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All’ultimo comizio Civati ci è arrivato senza benzina. Nei pressi di Oristano sulla Fiat Punto guidata dal coordinatore della campagna elettorale per la Sardegna, il candidato alla segreteria nazionale del Pd Pippo Civati, è rimasto a secco. L’annuncio è stato dato a Cagliari a una platea di oltre 300 persone che lo stavano attendendo per la chiusura della campagna elettorale delle primarie. Proprio questa mattina Civati, appena messo piede in Sardegna aveva parlato della sua campagna elettorale, povera aveva detto “alla Papa Bergoglio”. E proprio oggi mentre stava percorrendo la strada statale 131 Carlo felice è stato tradito dal carburante. Il candidato alla segreteria del Pd non si è perso d’animo e ha fatto l’autostop. Poi, come è stato annunciato in sala è in auto con un automobilista che si è fermato e lo ha fatto salire. In ritardo ma Civati arriverà per il comizio finale della sua campagna elettorale in autostop!

“Sono rimasto a secco – dice all’Huffpost – Fortunatamente c’era una coppia di persone che si è fermata e che veniva alla nostra iniziativa. Serbatoio vuoto, urne piene. E poi Sposetti dice che spendo troppo…”.

La Santanchè che paragona Berlusconi a Mandela e altri scivoloni dei politici

nelson-mandela-tuttacronacaA volte bisognerebbe osservare un minuto di silenzio o tributare un pensiero a un grande leader che è mancato, invece spesso si finisce per fare uno “spot”. In questi giorni, dopo la notizia della morte di Nelson Mandela, molti politici italiani lo hanno commemorato, ma non tutti sono riusciti a mantenersi in ombra per dedicare a lui il dovuto palcoscenico. Anzi, c’è chi ha fatto come Belrusconi che ha approfittato dell’occasione per scagliare una freccia contro i suoi “avversari”, per non parlare del fatto che Daniela Santanché è giunta a paragonare Berlusconi a Mandela sostenendo che entrambi sono “due perseguitati”. Ma non è solo Forza Italia, anche nel PD ci sono state cadute di stile. E’ il caso di Matteo Renzi, che aveva pubblicato su Facebook la foto che lo ritrae insieme al politico sudafricano, al quale nell’aprile del 2012 ha consegnato un’onoreficenza della città di Firenze. Criticato da molti dei suoi “amici” di Fb, il sindaco fiorentino è poi tornato sui suoi passi e l’ha tolta. La stessa foto, peraltro, aveva fatto bella mostra di sè durante la puntata di Piazza pulita, andata in onda su La7 lunedì scorso. Un altro dettaglio che la rete non ha mancato di sottolineare. Ma non se l’è cavata meglio uno degli altri candidati alla segreteria dem, Pippo Civati, che non ne è uscito bene dall’aver criticato lo sfidante. Scrive Libero:

Data la circostanza l’altro candidato alle primarie, Pippo Civati, non ha perso occasione per fare polemica. «Non ho una foto con Mandela e comunque non l’avrei pubblicata», afferma l’esponente Dem, forse un po’ invidioso – so del book fotografico di Matteo, «la sua scomparsa mi dà l’occasione invece di dire che abbiamo avuto dei grandissimi leader nella storia e noi siamo uomini piccoli: quindi senso della misura e passione per la politica vanno tenuti insieme, perché oggi c’è molta superficialità e troppo gossip». Vero, peccato che un po’di misura non avrebbe fatto male anche a Civati. Far polemica sul grande leader sudafricano non è proprio un esempio di stile. Il guaio è che l’uso – anzi, l’abuso – della morte di Mandela per fini personali si è rivelata una malattia contagiosa, tanto che ha coinvolto anche Silvio Berlusconi. «Nelson Mandela è un eroe della libertà».

Comincia così la nota in cui il Cavaliere ricorda la figura di Nelson Mandela, morto a 95 anni.E sin qui ci siamo. «Il suo insegnamento », si legge, «la sua testimonianza la sua forza d’animo capace di non arrendersi mai anche quando le forze del male sembravano essere imbattibili, sono e saranno un esempio per tutti noi». Il Cav fa poi un appello a chi in questo ore si sta unendo al cordoglio per la morte dell’eroe sudafricano: «Mi auguro », dice, «che molti, tra coloro che in questeore ne tessono le lodi, imparino a praticare quella riconciliazione nella verità e nel rispetto reciproco che è stato il suo più grande merito e la sua più grande vittoria».

Romano Prodi “costretto” a cambiare idea dalla sentenza della Corte

ROMANO-PRODI-primariepd-tuttacronacaRomano Prodi torna sui suoi passi e se nei giorni scorsi aveva detto che non avrebbe votato in occasione delle primarie del Pd, dopo che qualche settimana prima aveva annunciato che non avrebbe rinnovato la tessera del partito, a 48 ore dal voto ha cambiato idea. “Domenica, di ritorno dall’estero, mi recherò a votare alle primarie del Pd. In questa così drammatica situazione mi farebbe effetto non mettermi in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento”. Non si sa per chi voterà il professore, che spiega così la sua scelta: “I rischi aperti dalla recente sentenza della corte mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza. Le primarie del Pd assumono oggi un valore nuovo. Nella situazione che si è venuta a determinare è infatti necessario difendere a ogni costo il bipolarismo. Pur con tutti i suoi limiti, il Pd – aggiunge – resta l’unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno”. Da parte sua il segretario del Partito Democratico Guglielmo Epifani ha commentato l’intenzione espressa dall’ex presidente del Consiglio in questo modo: “Una decisione che gli fa onore e che fa bene alle primarie. Ora in tanti al voto”.

Fazio non invita Civati? E il dem si ricrea lo studio di “Che tempo che fa”

civati-chetempochefa-tuttacronacaCivati vuole andare a Che tempo che fa, la trasmissione condotta da Fabio Fazio su Rai3 e manda il messaggio in modo quanto mai chiaro: in occasione della convention bolognese all’Estrago, tenutasi domenica, il candidato alla segreteria ha portato una scenografia ricalcata da quella della trasmissione e, seduto su una poltrona simile a quella del salotto di Fazio, con tanto di sigla e presentazione di Filippa Lagerback, ha risposto alle domande (trasmesse su un un maxi-schermo) che il conduttore ha rivolto a Renzi e Cuperlo. “Stiamo scherzando, Fazio – ha detto Civati – però ci siamo rimasti male, perché quando si corre si deve essere alla pari”. E ancora: “Ho visto con grande piacere Cuperlo e Renzi ospiti di Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’, e avrei partecipato volentieri per offrire a un pubblico un po’ diverso da quello solito dei talk show politici un’informazione completa su queste primarie. Oggi e’ il 1 dicembre, si vota l’8, e ho come l’impressione che gli spettatori e gli elettori del Pd questa possibilita’ non ce l’avranno”. Quindi una sottolineatura: “Fazio e i suoi autori sono ovviamente liberi di scegliere chi invitare alla loro trasmissione, e infatti io la apprezzo così tanto che ho voluto rifarla oggi, qui a Bologna, dal palco dell’Estragon, utilizzando la sua scenografia, il suo famoso tavolo, e persino le sue stesse domande, oltre all’immancabile introduzione di Filippa Lagerback. Mi spiace solo che manchi Luciana Littizzetto, che peraltro so essere una mia ammiratrice quanto io lo sono di lei”.

“Se vinco le primarie mi candido a premier, vinco e governo”: Civati sicuro di sè

pippo-civati-tuttacronacaAngelino Alfano ieri aveva lanciato un appello a Renzi per invitarlo, in caso di vittoria alle primarie del Pd, a non far cadere il governo Letta. Ma non ha fatto i conti con un altro candidato, Pippo Civati. In corsa per il ruolo di Segretario dei Dem, sabato a Bergamo ha esposto le sue idee, come riporta il sito BergamoNews: legge elettorale ed elezioni, scalzando Letta e addio al governo delle intese, larghe o ristrette che siano.

Se vince, da lunedì 9 dicembre partirà la verifica di governo e poi? Sosterrà un altro governo Letta?

“Se vinco puntiamo a fare la legge elettorale e poi si vada al voto, non possiamo governare con Formigoni, Lupi e Mauro. Non dimentichiamoci che Formigoni è caduto perché la sua giunta regionale era legata alla ‘ndrangheta. E poi vi avviso da subito: io non andrò a nessun Meeting di Rimini o di Comunione e Liberazione”.

E per Letta, lo sosterrà in prossimo governo?

“No, se vinco le primarie mi candido a premier, vinco le elezioni e governo il Paese”.

Ma il Pd riuscirà a vincere le elezioni?

“Dobbiamo puntare a riprendere i voti di chi è stato deluso da questa politica, ma sono sicuro che vinceremo. Mi auguro di poter coinvolgere Sel e avere un governo di sinistra che sappia dare la svolta a questo Paese”.

Quale sarà la sua priorità?

“Il lavoro. Non possiamo che ripartire da lì. E spalmare le pensioni d’oro sulle minime, dobbiamo ridurre questo divario tra cittadini che la crisi ha acuito”.

La Bergamasca è terra di Lega, di protesta. Non teme di raccogliere pochi voti?

“No, anzi noi dobbiamo guardare in faccia gli imprenditori e i lavoratori. Insieme si cresce, ci possono essere dei conflitti, ma vanno superati per una visione di sviluppo comune. Non possiamo però ridurci ad aver tolto l’Imu sulla prima casa, mentre agli imprenditori servono altre misure. Avevamo riso di Berlusconi quando prometteva che avrebbe ridato i soldi dell’Imu, ed invece lo abbiamo fatto. Tra l’altro lo abbiamo fatto quando Berlusconi era già decaduto, perché condannato”.

Insomma, il governo ha vita breve?

“Non possiamo pensare di governare con Alfano, con chi fino a ieri preparava le leggi ad personam per Berlusconi. Siamo seri. Il Pd si riprenda il proprio ruolo, andiamo alle urne, ci confrontiamo. E se vinciamo, rimettiamo in piedi questo Paese”.

Il naufragio del Pd? La paura-primarie

primarie-pd-tuttacronaca “Se votano tra 1 milione e 700 e i 2 milioni di persone è un miracolo”. Previsioni nere al Nazareno per quel che riguarda la partecipazione alle primarie che si terranno l’8 dicembre. Il flop, di certo, non gioverebbe a nessuno: nè a Renzi che mira a coinvolgere gli elettori richiamandoli al Pd, nè a Cuperlo e Civati che vedrebbero sfumare le possibilità di una buona prestazione a causa di una scarsa partecipazione. A parlare delle situazione, all’Huffington Post, è Davide Zoggia, ià responsabile Enti Locali nella segreteria Bersani e oggi a capo del settore Organizzazione nella segreteria Bersani: “Credo che l’affluenza alle primarie del Pd si attesterà intorno ai due milioni. Del resto, le ‘pratiche’ per facilitare la partecipazione le abbiamo snellite di molto, rispetto al passato, anche a quello recente. Bastano due euro (2,5 euro se ci si è registrati ‘prima’ del voto), un documento d’identità e la firma in calce all’Albo dei sostenitori e della Carta dei Valori del Pd per poter votare, ove si tratti di non iscritti. In cambio, si riceve anche l’abbonamento gratis all’Unità e a Europa…”. Secondo Riccardo Nencini, segretario del Psi, “alle primarie voteranno un milione e mezzo di persone. Soprattutto cittadini che si riconoscono nel Pd. È il segno che la politica ha ancora molta strada da fare per essere riconosciuta dai cittadini”. Il fatto è che sembra le primarie non attirino più, almeno, non attirano chi non è un fanatico della sinistra o della politica. Ieri sera c’è stato il contronti in tv e il dato auditel è chiaro al riguardo: numeri dimezzati rispetto al confronto delle primarie 2012 (2,67% di share contro il 6,17%) e uno share fermo a un impietoso 0,97%, più l’1,7% di Cielo. Crozza, alla stessa ora, con la sua puntata quasi tutta incentrata su Berlusconi, ha registrato il 9,56% Ma, ricorda l’HuffPost,”La percentuale di votanti alle primarie è, nella sua serie storica, da sempre in discesa (verticale): le primarie del 2007 che elessero Veltroni videro 3 milioni e 500 mila votanti, quelle tra Bersani e Franceschini circa 3 milioni e 300 mila e le ultime scorse, quelle tra lo stesso Bersani e Renzi (ma che erano per la premiership come quelle di Prodi svoltesi nel 2006, quando i votanti furono circa 4 milioni) 3 milioni e 200 mila a fine 2012.” Da parte sua Roberto Weber, sondaggista ora a capo di un nuovo istituto di sondaggi, IXE’ di Trieste, spiega: “Due mesi fa abbiamo stimato la partecipazione alle primarie intorno ai 2 milioni e 700 mila persone, un mese fa eravamo a 2 milioni 400 mila, due settimane fa a 1 milione e 900 mila, l’altro ieri a 1 milione 700 mila e, temo, si potrebbe ‘chiudere’ a 1 milione 500 mila”. Tre i motivi di questo: “La prima è che il popolo della sinistra non ha più il carico di attese di un anno fa, quando pensava di ‘stare per’ battere Berlusconi mentre, dopo le elezioni, è scattato un fattore depressivo da cui non si è più ripreso. La seconda è che questo governo in carica è ritenuto difficilmente ‘sloggiabile’ non perché piaccia la stabilità che propone ma perché la gente sa che, se si tornasse a votare, il risultato sarebbe comunque di stallo. La terza è che Renzi, fino a ieri percepito come un elemento di assoluta novità e che poteva ‘sfondare’ anche nel campo avversario, che invece oggi si è ‘recintato’ intorno a Berlusconi, non propone nulla di nuovo. Dispiace pure a me, ci speravo, ma è così”. Altro parere, quello dell’ex bersaniano Nico Stumpo, passato ora ad appoggiare Cuperlo: “Le previsioni dei sondaggi non sempre risultato esatte, quello su Sky era solo un dibattito, oggi c’è Letta al governo e forse chi punta alla stabilità ne viene premiato, stiamo a vedere, di certo è impossibile fare previsioni. Io mi auguro che i numeri non siano così bassi (i 2 milioni stimati dallo stesso Zoggia, ndr.)”. Il vaticinio finale lo fa Giacomo Portas, deputato piemontese e leader della piccola formazione de I Moderati, unico a ‘averci preso’ coi risultati delle primarie 2012 come delle elezioni 2013: “voterà tra il 1 milione e 700 mila e i 2 milioni di persone, cifra difficile, se non impossibile, da raggiungere. Si vota l’8 dicembre, fa un freddo boia (qui a Torino, per dire, oggi nevica…), la gente pensa alle feste di Natale, gli anziani non escono di casa, si spera solo sia una bella giornata di sole”.

Chi cambia cosa? Quei bravi ragazzi del Pd

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Quei bravi ragazzi del Pd. La nuova faccia democrat che parla di 730 ed elenza i redditi e le proprietà.

Per un Renzi che guadagna 4300 euro al mese, con la casa con il mutuo trentennale e che dovrà ancora pagare 22 o 23 anni di rate (quindi almeno altri 22 o 23 anni di detrazioni sulle tasse per il mutuo), c’è un Pippo Civati  che riceve 8mila euro al mese, ha un’Audi A4, è in affitto. Ma a Renzi hanno anche rubato la bici e l’auto ce l’ha in condivisione con la moglie. E allora Civati butta giù l’asso e risponde ” a me si è rotta la C3″. Però entrambi hanno le donazioni: 67mila euro Renzi e 77mila euro Civati. E Cuperlo?  “Da 7 anni ricevo uno stipendio da parlamentare, circa 8mila euro, vivo in una casa in affitto a Roma, ho una classe A del 1998 e una vespa di colore nero. E ho raccolto intorno ai 70-80mila euro”, ha spiegato Cuperlo.

Ma i bravi ragazzi del Pd hanno anche le idee chiare oltre che curriculum e 730 a posto!

Da un combattivo Gianni Cuperlo che afferma “Il governo non ha più alibi e deve cambiare passo” e trova anche il coraggio di aggiungere  “Questo è il nostro governo, anche se non è quello per cui ci siamo battuti, è di eccezionalità, è un’alleanza con una parte dei nostri avversari. Ora c’è un elemento di chiarezza, viene meno l’elemento ricattatorio”, c’è Civati che mette sul piatto subito l’asso di bastoni: la legge elettorale. “Dobbiamo cambiare subito la legge elettorale e tornare al voto in primavera”. Così Pippo Civati, durante il confronto su Skytg24, risponde a cosa chiederebbe al premier in corso di verifica se fosse lui segretario Pd. “E’ una pia illusione che Alfano Giovanardi e Formigoni non pongano gli stessi temi che ha posto Brunetta. Noi dobbiamo avere l’orgoglio di non avere paura delle elezioni”, anche “recuperando l’alleanza con Sel”. Matteo Renzi non può essere da meno “In questi sette mesi siamo stati dietro alle bandierine, era come un grande bancone del supermercato e le richieste aumentavano”. E nei piani del sindaco di Firenze per il futuro si può “risparmiare un miliardo eliminando il Senato, le province. Bisogna cambiare la legge elettorale. Si deve fare un Jobs act. E ridare un minimo di speranza e passione agli italiani in una fase in cui sembra tutto sia rassegnazione. Chiediamo a Letta di dare un’anima all’Europa”.

Ma i fuochi d’artificio avvengono nel finale:

Da un Matteo Renzi  che parla del “un Pd che prova a ridare la parola speranza” e ribadisce che   “faccio politica perché ci credo, se la politica fa una cura dimagrante recupera credibilità”, e ha sottolineato che “il mio Pd prova a restituire valori e a far vincere la sinistra che si è stancata di partecipare”. C’è Civati e il suo Pd degli elettori, ma soprattutto dei ragazzi e delle ragazze di questo paese. Un partito rivolto ai giovani e sottolinea “Voglio dire che saremo al loro fianco perché ci crediamo. Torniamo alla vostra freschezza diamo a voi il protagonismo che meritate. E poi, smettiamola di chiamare giovani i quarantenni” E poi conclude: “Fatelo per voi e se posso essere egoista, fatelo per mia figlia che ha solo un anno”. Ma anche Cuperlo per l’annuncio finale ha preparato gli effetti speciali: “La responsabilità della nuova classe politica – spiega Cuperlo – è quella di ridare dignità e prospettiva al paese. Non c’è cambiamento senza la profezia della sinistra”

Ma cosa c’è nel futuro dell’Italia per tutti e tre i candidati alla segreteria Pd? Naturalmente gli Happy Days… e benevnuti in Italia!

 

Il “RECUPERLO” di Civati!

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Pippo Civati ci prova e non si da per vinto. Nonostante il divario tra Renzi e Cuperlo sia enorme, lui non ci pensa a mollare e dà un nome alla sua rimonta “recuperlo” e poi spiega ” la prima settimana recuperiamo Cuperlo e la seconda Renzi”.

Pippo Civati lo ha detto  parlando a Bari con i giornalisti che gli chiedevano della ‘corsa’ alle primarie del Pd. “Così dividiamo il lavoro in modo organizzato. In realtà – ha spiegato Civati prima di partecipare ad un incontro pubblico – il dato dei circoli è viziato da un tesseramento sovraumano”.

“Noi – ha concluso – non ci siamo prestati a far ricorso a tattiche ‘collettive’, il tesseramento per noi è stata una cosa personale. Dentro il corpo del Pd facciamo fatica, ma fuori, tra i nostri elettori, vinciamo alla grande”.

 

Il Governo nel labirinto tra Pd e Procura rischia di perdere la Cancellieri

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I renziani chiedevano a gran voce al ministro della Giustizia di fare un passo indietro, ora sembra invece che siano loro a tornare proprio sui loro passi. Enrico Letta è infatti pronto “a metterci la faccia” e a garantire per il Guardasigilli. Questa sarebbe la novità dell’ultima ora per cui anche i parlamentari vicini a Matteo Renzi avrebbero deciso di lasciar naufragare l’idea delle dimissioni, a questo punto infatti sarebbe una sfiducia al Premier e ci si inoltrerebbe in un tunnel senza luce. Invece ora è il Governo però a stare ancora nel labirinto e a rischiare di perdere la Cancellieri per mano di Civati o della Procura di Torino. Civati, infatti, non è pronto a piegarsi e chiederà che il gruppo si pronunci sulla sua mozione di sfiducia contro la Cancellieri. “All’assemblea dei parlamentari porterò un testo e chiederò che il gruppo dica la sua su quel testo”, dice Civati ad Huffpost. Insomma una conta. “Perché è normale che un gruppo metta ai voti le decisioni che deve prendere”, spiega ancora il deputato.  A seguire Civati ci sarebbe anche il renziano Ernesto Carbone, il primo a chiedere le dimissioni della Cancellieri quando ancora i renziani erano divisi sull’argomento, garantisce che lui il voto lo vuole eccome. “Anche se sarò da solo – dice ad Huffpost in Transatlantico – alzerò la mano e chiederò che si voti sulla richiesta di dimissioni”. Correndo il rischio che un voto del genere venga etichettato come contestazione ad un premier del Pd. “Non contesto Letta, ma la gestione del caso Cancellieri”, ribatte Carbone.

Ma se tutto questo è poco, arriva anche un’altra indiscrezione:  a Torino si potrebbe aprire un indagine sulla fuga di notizie sul caso Anna Maria Cancellieri.

Intanto Letta blinda la Cancellieri: “Chi sfiducia la Cancellieri, sfiducia il governo” e poi si appella alla responsabilità. Il candidato alle primarie Gianni Cuperlo spiega: «Il ministro Cancellieri ha dichiarato di non aver violato alcuna norma. Ma la mia opinione e che per motivi di opportunità dovrebbe dimettersi prima del voto. Ma se il premier ci chiede un atto di responsabilità politica, dobbiamo essere tutti responsabili».
Più netti i maldipancia dei renziani. Paolo Gentiloni lo dice con chiarezza: «Quando il premier viene qui e ci dice che c’è un voto politico sul governo, io ne prendo atto ma lo faccio con un certo rammarico perché non c’è il merito della discussione».

Contrario, ma allineato anche l’altro candidato Pippo Civati: «Non mi ritrovo nelle riflessioni che si fanno qui ma ne prendo atto con la responsabilità che ci viene chiesta. La mozione M5S non si può ovviamente votare e prendo atto dell’opinione della maggioranza».

Il labirinto  ingoierà la Cancellieri? Riuscirà il Governo a non perdere tra una possibile mozione di sfiducia e un’indagine, qualora si decidesse di aprirla, la Guardasigilli? Tutti resteranno al loro posto dopo questo tortuoso percorso a ostacoli?

Nei circoli Pd vince Renzi

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L’esito delle votazioni nei circoli del Partito democratico per la sfida delle primarie vede vittorioso Matteo Renzi. Secondo i dati forniti dal responsabile dell’organizzazione del Pd, Davide Zoggia, il sindaco di Firenze ha infatti ottenuto il 46,7% delle preferenze. Secondo Gianni Cuperlo (con il 38,4%), terzo Pippo Civati (al 9,19%). Ultimo e quindi escluso dalla corsa alla segreteria Gianni Pittella (leggermente sotto il 6%).

Livia Pomodoro potrebbe sostituire la Cancellieri?

livia-pomodoro-tuttacronacaIn una nota della procura di Torino, a firma del procuratore Giancarlo Caselli, in merito alla vicenda Cancellieri-Ligresti si legge che nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati. La stessa nota spiega inoltre che è stato invece formato “un fascicolo modello K per quanto riguarda atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti”. La nota precisa infine che “il fascicolo sarà trasferito alla procura di Roma in quanto territorialmente competente”. Ma in attesa di conoscere le decisioni dei pm, Anna Maria Cancellieri ha detto “La misura è colma. Senza la fiducia di tutte le forze della maggioranza non vado avanti”. Anche dal Pd in molti richiedono le dimissioni e a difenderla sono rimasti soltanto Forza Italia e il Nuovo Centrodestra di Alfano. Neanche l’ex premier Monti si è schierato al fianco del Guardiasigilli: “Ci sarà il voto palese (sulla mozione di sfiducia, ndr), e quindi lo saprete quel giorno come ciascuno voterà”, ha detto sibillino. Visto il clima, come riporta Affaritaliani.it, sembra che “dopo la riunione del gruppo del Pd alla Camera – salvo clamorosi ripensamenti – la Cancellieri rassegnerà le sue dimissioni irrevocabili da ministro della Giustizia.” E sul sito si legge:

Se le dimissioni sembrano provabilissime, è scattato il toto ministro, tanto che stanno emergendo ipotesi diverse: da Michele Vietti, a Luciano Violante, Renato Schifani, Giovanni Pitruzzella, a Giuliano Amato. Ma l’ipotesi più suggestiva riguarda il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro. Personalità di indiscusso valore, già stretto collaboratore dell’ex ministro Claudio Martelli, sicuramente apprezzata anche dagli ambienti di Cl. Tra l’altro, proprio in un’intervista ad Affaritaliani.it, Livia Pomodoro, rilasciata il 20 marzo, Livia Pomodoro non aveva affatto disdegnato la possibilità di diventare ministro. Commentando l’ipotesi di Raffaele Guariniello guardasigilli, la presidente aveva detto: “Vorrà dire che farò domanda anche io per fare il ministro della Giustizia…”

La fiducia al ministro Cancellieri legata alla decisione del pm

Anna-Maria-Cancellieri-tuttacronaca“Il vecchio Pd mi avrebbe sostenuta…” Sono le sconsolate parole del ministro alla Giustizia Anna Maria Cancellieri, sempre più accerchiata dai rappresentati politici che ne richiedono le dimissioni dopo il caso della scarcerazione di Giulia Ligresti. Civati ha annunciato la mozione di sfiducia, Renzi ne chiede le dimissioni, Fassina prende le distanze. E non solo. In molti chiedono un passo indietro, Scelta Civica, oltre i Cinque stelle, Sel e la Destra di Storace. E il ministro sa che nelle prossime ore il presidente del Consiglio, Enrico Letta, potrebbe chiederle di fare un passo indietro. In mattinata, fonti di Palazzo Chigi hanno riportato a La Stampa che la fiducia del governo nei confronti del ministro verrebbe meno solo se dovesse cambiare le sua posizione per la magistratura. Spiega il quotidiano:

A rendere irreversibile questa decisione potrebbe essere l’annuncio del trasferimento da Torino a Roma del fascicolo Cancellieri. Poco importano le anomalie e le violazioni delle procedure. A partire dalla irrituale gestione dell’interrogatorio del ministro il 22 agosto, a Roma, da parte del procuratore aggiunto di Torino.  Naturalmente registrare l’interrogatorio sarebbe stato opportuno non foss’altro per riguardo del ruolo di Annamaria Cancellieri, e il non farlo non é stata comunque una violazione di procedure. Il ministro è stata convocata come persona informata dei fatti con una telefonata del procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi. La registrazione dell’interrogatorio avrebbe tagliato la testa al toro, rendendo granitica l’eventuale contestazione di omesse dichiarazioni al pm che la procura di Torino si accingerebbe a contestare al ministro, mandando nelle prossime ore gli atti alla procura di Roma. Il problema si complica ulteriormente perché in quell’interrogatorio diventato di dominio pubblico, vengono riassunte le risposte del ministro e non le domande del procuratore aggiunto. E, dunque, quando il ministro assicura di non aver escluso un bel niente, di aver chiarito al magistrato di aver ricevuto un sms al quale ha risposto a sua volta, dove sarebbe la omissione? O meglio, se Nessi avesse chiesto «in che modo ha risposto all’sms?». Sarebbe stato chiaro che il silenzio del ministro andava interpretato come un comportamento omissivo che avrebbe portato alla contestazione di false dichiarazioni del ministro.

La sorte del ministro Cancellieri a questo punto sembra davvero segnata dalla decisione della procura di Torino di spedire le carte a Roma, e dalle prese di posizione di esponenti del Pd. Che poi la novità che ha impresso un colpo d’accelerazione alla messa in stato d’accusa (strisciante) del ministro – e cioé i tabulati telefonici delle sei telefonate del marito con Antonino Ligresti, e della sua di sette minuti e mezzo sempre con il fratello medico di don Salvatore Ligresti – sia parte di una inchiesta non depositata, non rappresenta una questione decisiva. Nel caso Cancellieri la forma passa in secondo piano, conta di più la sostanza. E cioé le sue relazioni ingombranti.

Si riaffaccia la sfiducia per la Cancellieri, stavolta è il Pd che la vuole!

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“Il Pd dice di non poter ‘sfiduciare’ la Cancellieri perché non si può votare la mozione del M5S, segnalo che ne possiamo presentare una noi”. Lo scrive Pippo Civati sul blog criticando l’atteggiamento del Pd sul ministro della Giustizia. “Martedì presenterò un testo all’assemblea del gruppo. Basta con l’ipocrisia. Non se ne può più”. fa eco anche Maria Elena Boschi, voce di Matteo Renzi in Parlamento, sottolineando che per il Guardasigilli “non pare ci siano profili di illegittimità nella sua condotta ma ha dato l’idea profondamente sbagliata di un sistema in cui solo se conosci qualcuno riesci a vedere tutelati i tuoi diritti”. “Se questa vicenda fosse arrivata dopo l’8 dicembre – osserva – il Pd avrebbe già chiesto le dimissioni. Al momento, il segretario Epifani vedremo cosa proporrà”.

La Cancellieri fa sanguinare il Pd?

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Il caso Cancellieri non è ancora archiviato, nel Pd la ferita è aperta e sanguina e la tensione sale anche in vista del Congresso. Quella telefonata rivelata da La Repubblica, che a questo punto sarebbe la terza e di cui non si è fatta menzione in Aula durante i chiarimenti che il Ministro della Giustizia ha dato in parlamento, ora diventa una lama tagliente che ferisce il partito democratico già ampiamente dilaniato dalle lotte intestine. Pippo Civati chiede che il gruppo del Pd metta “ai voti al suo interno” la posizione da assumere quando alla Camera (il 20 novembre) verrà discussa la mozione di sfiducia per la Guardasigilli accusata di favoritismi nei confronti di Giulia Ligresti, ma stavolta non è solo. Con lui anche    Felice Casson  che rivela all’Huffinghton Post Ero per le dimissioni e l’ultima novità non fa che acuire il problema. Quanto meno ne dobbiamo discutere nel Pd”. Ad aprire la strada nei giorni scorsi era stato Matteo Renzi che aveva dichiarato “Fossi stato segretario le avrei chiesto di dimettersi”.

Dal canto suo, Civati rincara: “Siccome oltre a me anche Renzi ha fatto capire di volere le dimissioni del ministro, e siccome lui conta su una larga schiera di deputati (i ‘suoi’ e i fassiniani, i veltroniani, i lettiani, i franceschiniani che lo sostengono), è probabile che la decisione passi. Altrimenti ci troveremmo di fronte al solito equivoco”.

Le larghe intese cotte a puntino?

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Le larghe intese sono cotte a puntino? Sembra che il Governo di coalizione stia dando i suoi nefasti frutti. Il Pdl è a rischio scissione diviso tra chi vuole rimanere al governo e chi invece vuole andare a elezioni. Al centro c’è ancora la questione giudiziaria di Berlusconi, la copertura dell’Imu della seconda rata che stenta a trovarsi e un’economia stagnante che fa alzare gli indici di disoccupazione e peggiorare il Pil. La destra italiana è divisa poi tra falchi,colombe, pitonesse e leonesse, non manca davvero nessuno all’appello. L’esercito del Cavaliere disarcionato è al completo… pronto per essere servito in tavola dopo lo scontro finale per la decadenza. Dall’altra parte il Pd veleggia sulle correnti del Congresso e il tesseramento diventa un boomerang. Ed ecco che il timoniere Epifani vuole cambiare rotta e imprimere un passo diverso alla corsa per la segreteria, impedendo il tesseramento, ma dall’altra parte è pronto a sparare sulla barca “amica-nemica” Pippo Civati che afferma «Capisco l’appello di Epifani ma mi sembra che la risposta sia peggiore del danno. Io vorrei trovare una soluzione ma questa mi sembra possa essere controproducente anche perché così chi ha fatto un milione di tessere ha vinto», ha detto Civati. «Epifani, Cuperlo e Renzi sono d’accordo per fermare il tesseramento. Questa è una proposta tardiva e insufficiente. Le irregolarità si sono consumate nelle scorse settimane, 34 federazioni su 118, ovvero quasi una su tre, non hanno fornito dati sul tesseramento e sono da considerare, quindi, irregolari. La nostra proposta è di sanzionare il tesseramento selvaggio e chi ha violato le regole, senza penalizzare quelli che genuinamente scelgono di aderire al partito democratico». E anche a sinistra siamo cotti a puntino?

Pippo Civati: “Superare il sistema delle tessere”

Civati-tuttacronacaContinua la campagna elettorare dei candidati alla segreteria del Partito Democratico e Pippo Civati, durante un incontro ad Ascoli Piceno durante il quale è stato registrato un boom di presenze, ha dichiarato che “E’ ora di superare il sistema delle tessere. E’ una storia indecorosa che mi ricorda le tessere telefoniche prepagate”. Durante l’incontro, che per la notevole partecipazione di pubblico è stato spostato da una sala conferenze al vicino Palazzo dei Capitani, il dem ha anche sottolineato come “Il Pd deve compiere una battaglia tra le idee e non un conflitto tra persone”.

Segreteria pd: Civati si candida, Renzi ci pensa

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“Attenderò l’ufficializzazione delle regole per eleggere il segretario” e “a settembre deciderò. Anzi decideremo insieme. Io e molti altri sindaci di tutta Italia”. Con questa frase Matteo Renzi al Corriere Fiorentino, ha esternato la sua decisione di attendere e poi ha aggiunto “Se ci sarà, non sarà un’autocandidatura. Non sarà un atto di ambizione di un ragazzino che cerca di rovesciare il mondo”.

Non perde tempo invece Giuseppe Civati che scende in campo e twitta: “Mi candido a fare il segretario del Pd e non capisco perché qualcuno insista nel dire che non lo farò”. Poi concludendo la conferenza stampa aReggio Emilia afferma: “Mi candido perché c’è da ricostruire il centrosinistra; riportiamo con noi Sel, richiamiamo il popolo delle primarie”.
E sembra proprio che Civati abbia le idee chiare con tanto di manifesto contro il tatticismo:
“Mi candido e lancio un manifesto contro il tatticismo. Se questo va contro le larghe intese, caro Enrico, ce ne faremo una ragione. Le correnti – aggiunge Civati – sono solo correnti di seggiole. Noi ci occuperemo di tutto il resto, della scelta degli argomenti, delle parole nuove. Ambiente, formazione e lavoro al centro della nostra strategia politica: le buone pratiche devono diventare politiche nazionali. L’Italia e il Pd devono essere un posto dove andare, stare bene, fare cose che cambiano la vita delle persone. Non possiamo votare contro gli otto punti del cambiamento, contro gli impegni presi in campagna elettorale”. Civati twitta ancora che ”era troppo rivoluzionario quel governo del cambiamento, non lo abbiamo voluto fare e non l’ha voluto fare nemmeno Grillo”. E in un altro post sottolinea: ”Se un dirigente del Pd va a una manifestazione Fiom non si deve sentire in imbarazzo, mentre si governa con Berlusconi”.

Grillo e il botta e risposta con l’ottuagenario Rodotà… ma poi ne ha per tutti!

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In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex garante della privacy Rodotà striglia Grillo. Riguardo le scorse amministrative, afferma: “Ha perso per due ragione la prima è politica: hanno inciso sul voto i conflitti e le difficoltà e le polemiche di queste settimane. La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei 5 stelle non sarebbe stata indolore. E cosi è stato”. Continua, lui che dai grillini era stato candidato alla presidenza della Repubblica, parlando del rapporto con la Rete: “La rete  da sola non basta. Non è mai bastata. Guardiamo l’ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour” Tenta anche un paragone “illustre”: “Anche Obama – dice – è stato lo stesso. Si parte dalla rete ma poi si va oltre”. Ma si spinge anche oltre: “Non voglio fare quello con la matita rossa però certo non bastano più le indicazioni di Grillo e Casaleggio. Un movimento nato dalla rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in Parlamento deve cambiare tutto. E non può dire ai parlamentari: non dovete elaborare strategie”. Insomma, il consiglio è che i parlamentari grillini “devono avere la libertà di lavorare”.

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Ma la risposta di Grillo non si fa attendere, e sul suo blog scrive: “In prima fila persino, con mio sincero stupore, un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”. Un salto non da poco: da candidato ideale per il Colle a “ottantenne miracolato”. L’Huffington Post ha provato a farsi rilasciare un commento da Rodotà, ma la sua è stata una risposta laconica: “Non ne voglio parlare, non so a chi si riferisca Grillo”. Ma l’ex comico non si limita a questo, eccolo allora passare all’attacco di tutti i “maestrini dalla penna rossa”. Per, presumibilmente, Nichi Vendola c’è un: “È tornato in grande spolvero il supercazzolaro che non sa nulla né di Ilva, né degli inceneritori concessi alla Marcecaglia, è come le vecchie di “Bocca di Rosa” “Si sa che la gente dà buoni consigli/ se non può più dare cattivo esempio”. Bersani, tornato recentemente sulla cresta dell’onda a seguito delle amministrative, non poteva mancare all’appello: “C’è poi lo smacchiatore di Bettola in grande forma che spiega, con convinzione, che la colpa del governo delle Larghe Intese è del M5S quando il pdmenoelle ha fatto l’impossibile per fottere prima Marini e poi Prodi e non ha neppure preso in considerazione Rodotà”. E come dimenticarsi del rottamatore? “Renzie, lo statista gonfiato, imperversa con le sue ricette e le critiche al M5S su tutti i canali televisivi preda di compiacenti cortigiane come la Gruber. Renzie non è più sindaco di Firenze da tempo, è diventato un venditore a tempo pieno di sé stesso. Vende in giro un sindaco mai usato, come nuovo”. Proseguendo si trova anche Veltroni: “Persino Topo Gigio Veltroni è stato riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte”. E conclude con Pippo Civati: “Che non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino. Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto”.

 

Il mattarellum che potrebbe “spalmare” ulteriormente il Pd… la mozione Giacchetti

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29 maggio: giornata simbolo dell’inizio del cammino delle riforme istituzionali. Il piano era questo. Peccato che sia lo stesso Pd, o meglio parte del Pd, a mettere i bastoni tra le ruote del governo di larghe intese. L’ex radicale, ora renziano, Roberto Giachetti, che in passato si era già reso protagonista di battaglie estreme sulla legge elettorale, ha raccolto un centinaio di firme (tra Pd e Sel) intorno ad una mozione parlamentare che chiede il ripristino del vecchio sistema: il Mattarellum, fumo negli occhi per il Pdl. Una pistola carica, che rischia di far saltare il delicato equilibrio (che non tutti apprezzano, soprattutto tra l’elettorato) raggiunto con il Cavaliere sulle riforme, vale a dire i ritocchi al Porcellum. Ma è proprio questo che, come reazione, ha fatto scattare l’iniziativa di Giachetti, firmata in blocco dai renziani, nonché da Sinistra e libertà e da chi nel Pd vive il ritorno al proporzionale come una specie di incubo, ossia Renzi. Il governo, a questo punto, ribatte lasciando trapelare l’intenzione di sfilarsi dal tema legge elettorale e demandarlo alle Camere. Però lo scontro in casa Pd trae nuova energia dalla questione. Agitazione quindi tra i parlamentari dem al diffondersi della voce che E’ solo una mozione, non una legge, ma potrebbe provocare la definitiva esplosione. Il fallimento delle amministrative, inoltre, sembra dare una spinta definitiva verso questa possibilità: “Il 50 per cento di astensione a Roma è un segnale – si sfoga una deputata renziana – chi non ha votato ci chiede di fare qualcosa, non ci chiede di approvare una mozione che non dice e non decide nulla sulle riforme, come quella elaborata da Pd e Pdl”. Ed è dall’incostistenza delle larghe intese che si trova energia per andare avanti.  “La mozione Pd-Pdl è acqua fresca”, afferma un altro renziano. “Hanno anche cancellato la data del 30 luglio entro la quale approvare le modifiche al Porcellum!”. Intanto si cerca di convincere al dietrofront Giacchetti, ma è lui stesso ad affermare che non ritira “niente”. Intanto arriva un nuovo monito da Renzi: “Il governo sarà forte se farà le cose, se è un governo che chiacchiera e vivacchia trascinerà l’Italia in basso”. Quanto al Pd e il test amministrative: “Dovevano dimezzare i parlamentari e hanno dimezzato i voti…”. Ma cosa temono i firmatari della mozione? Che ci si limiti ad un semplice restyling del Porcellum, con conseguente ritorno al proporzionale e alle ‘larghe intese per legge’, in caso ancora una volta non ci fosse un netto vincitore alle elezioni. E dunque addio sogni di premiership per il sindaco di Firenze che però, almeno per quanto riguarda questa mozione, ha diversi appoggi all’interno del suo partito.

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Cena tra dissidenti grillini… Civati conferma. Un nuovo gruppo?

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Lo scoop è di “La Repubblica”, ma la notizia era nell’aria da tempo. Dopo le accuse rivolte dai “cittadini” al quotidiano diretto da Ezio Mauro per aver pubblicato il litigio sulle diarie, ora arriva una nuova ondata di polemiche con i dissidenti del M5S. Ci sarebbe stata una “cena segreta”, come rivela il quotidiano, fra gli anti “talebani” pentastellati, dissidenti e sempre più insofferenti alle regole imposte, per avvicinarsi al Pd e in particolare a quella frangia guidata dai democrats che non sono in linea con la visione Epifani. Insomma un piano tra “ribelli”. Lo stesso Pippo Civati conferma: “Oltre alla famosa cena, so di altre cose. Il progetto di Sonia Alfano, che è in contatto con alcuni di loro da un mese, sta andando avanti. L’idea è quella di fare un gruppo e staccarsi, a partire dai temi della legalità, ma non solo”.

Ma quanti sarebbero? Secondo “La Repubblica” sarebbero un 20% circa che prospettano un nuovo gruppo che possa allontanarsi dall’irrigidimento della “politica del no” che negli ultimi tempi sta sempre più mietendo strappi all’interno del movimento di Beppe Grillo.

 

Orfini, il giovane turco contestato dalla Fiom, ecco il video!

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Arriva Orfini alla manifestazione Fiom e viene pesantemente insultato dai lavoratori dei metalmeccanici che stano prendendo parte alla protesta organizzata dal loro sindacato. “Ci state prendendo per il c**o con le larghe intese” questo il grido che si alza nel corteo.

Per Letta è SI’… ma il rating non cambia!

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Dopo il discorso di oggi, senza nessuna sorpresa, Enrico Letta si è aggiudicato la fiducia a Montecitorio con 453 sì, 153 no e 17 astenuti. Via libera quindi al programma del neopremier. E se Piazza Affari approva, e lo dimostra chiudendo positivamente  con l”indice Ftse Mib che guadagna il 2,20% a 16.929 punti e riporta così il listino milanese sui livelli di oltre due mesi fa, Standar & Poor’s, l’agenzia di rating, non cambia la sua opinione: nonostante la nuova coalizione, si resta a BBB+ visto che permane il significativo rischio che l’economia possa non riprendersi nella seconda metà dell’anno: “Le parole iniziali di Letta suggeriscono un’intenzione a rallentare, ma non invertire, la velocità del risanamento fiscale”. L’agenzia dichiara anche che non è chiaro se un simile governo sarà effettivamente in grado di attuare delle riforme che incentivino la crescita, inoltre “la legge elettorale potrebbe essere riformata e questo, a nostro avviso, rafforzerebbe la capacità di azione dei futuri governi”.

Pippo Civati non partecipa alla fiducia… dissenso nel Pd!

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“Non parteciperò al voto di fiducia del governo Letta. Ho deciso così, dopo giorni difficili, dopo avere atteso risposte che non sono arrivate, dopo avere valutato tutte le alternative e le possibilita’ che avevamo di fronte”. Così Pippo Civati, deputato del Pd.

I dissidenti del Pd depongono le armi!

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Puppato, Gozi, Zampa firmano un documento nel quale dichiarano che voteranno la fiducia al governo

“In questo momento drammatico per il nostro Paese e per la democrazia sentiamo l’obbligo di rappresentare, piu’ di quanto non sia avvenuto nel recente passato, un popolo che soffre e che teme per il proprio futuro. Abbiamo richiamato la necessita’ che il governo presieduto da Enrico Letta, pur nelle grandissime difficolta’ di fare sintesi di linee politiche fortemente diverse, nascesse nuovo, anche nelle figure, e garante dell’unica necessita’ di individuare soluzioni ai problemi urgenti dell’Italia. E’ con questo spirito che accordiamo la fiducia a questo governo assumendoci le nostre responsabilita’ di eletti”

Inoltre sottolineano che: “Non vogliamo creare l’ennesima area organizzata all’interno del Partito Democratico soprattutto perche’ siamo convinti che le correnti e i gruppi di potere siano stati il principale problema del nostro Partito e della nostra azione parlamentare. Anche ascoltando i nostri elettori e il Paese lavoreremo affinche’ il Partito Democratico diventi quello che avevamo promesso e che aveva ridato speranza ed entusiasmo a milioni di italiani”.

Poi si augurano che le riforme che l’Italia attende da 20 anni ora avvengano in tempi rapidi e che si possa finalmente realizzare una democrazia maggioritaria che funzioni con una legge elettorale che restituisca ai cittadini la capacita’ di scegliere i propri eletti. Nel documento vi è anche un richiamo forte all’emergenza sociale con un governo che possa dare delle risposte in tempi rapidi e che venga applicata una vera politica economica e sociale che rompa con i tagli lineari del passato e il rigore cieco e controproducente perche’ “troppa austerità uccide”.

Il documento si chiude con una dichiarazione che spiega il loro appoggio al governo Letta e le motivazioni che li hanno spinti a prendere questa decisione  “E’ questo il senso della nostra fiducia: un atto di responsabilita’ individuale e collettiva che ci assumiamo nei confronti di tutti gli italiani e di coloro che ci hanno dato fiducia con il loro voto. Una fiducia che vogliamo meritarci ogni giorno di più’”

In un primo momento era circolata la voce che anche Civati avesse sottoscritto il documento, ma è arrivata la secca smentita dal profilo Facebook del politico che ha affermato:

“Circola da qualche minuto un documento che include anche la mia firma e in cui annuncio il mio voto di fiducia al governo. Non so come sia uscito, ma non ho firmato alcuna dichiarazione di fiducia e quindi smentisco Come ho detto più volte in questi giorni, e ancora poche ore fa in diretta su Rai 3, le mie perplessità sul governo Letta rimangono, e prenderò una decisione in merito alla fiducia solo dopo averne discusso, come ho ripetutamente richiesto, domattina con il resto dei colleghi del Pd. Non prima”.

Pippo Civati e il suo “mi dispiace ma non sono d’accordo”

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Pippo Civati non ci sta e lo dice a chiare note in un post sul suo sito:

“Soprattutto perché il governo, di ora in ora, si irrobustisce, e il governo di scopo sta diventando un governo di scopone (scientifico). Un governo politicissimo, basato sulla collaborazione Pd-Pdl, senza scadenza, non a caso presieduto dall’ultimo dirigente del Pd che non si è dimesso (perché eletto dall’assemblea, ma non solo). Le cose, dal mio punto di vista, stanno peggiorando, come cerco di spiegare oggi in un’intervista al Piccolo (evidentemente, non l’hanno letta)”.

Civati coglie il punto essenziale del pericolo incombente che dovrà essere gestito da Enrico Letta: la strategia che ogni forza politica in campo tenta di adottare per avere un tornaconto personale. Non importa quindi quanto saranno valide le riforme o quanto si farà per rimettere in moto l’economia, ma sembra avviarsi un processo di tattica e gioco-forza sulla quale prevarrà l’interesse dei partiti piuttosto che il bene dell’Italia. Un governo talmente politico che ancora una volta sarà autoreferenziale e senza scadenza.

Ma che fine hanno fatto i famosi 8 punti del progetto Bersani? Ce lo spiega lo stesso Civati in un altro post:

“Tra le altre cose che sono cambiate nello spazio di una notte (o che forse non sono cambiate, nei sessanta lunghi giorni che sono seguiti alle elezioni), c’è il programma di governo che il Pd ha presentato al Paese.

Gli otto punti sono un lontanissimo ricordo. E del cambiamento, dopo le durissime parole di Napolitano in aula, non parla più nessuno. O quasi.

In particolare, degli otto punti sono volate via alcune cose che è un po’ complicato fare con Berlusconi: la prima, riguarda la nuova legge sulla corruzione, che avrebbe dovuto (condizionale passato, modo e tempo del verbo che saranno molto frequentati da oggi in poi) superare di slancio la legge Severino che il Pdl aveva molto ridimensionato (già); la seconda, riguarda il conflitto d’interessi, che scivolerà nelle priorità fino all’ultimo posto, insieme alle questioni riguardanti incandidabilità e ineleggibilità; la terza, riguarda la riforma fiscale, perché si sa che il Pdl detesta la patrimonializzazione del fisco; la quarta, e andiamo nel ‘sociale’, riguarda la riforma degli ammortizzatori e il dibattito che si sarebbe potuto aprire sul reddito minimo; la quinta, e veniamo al capitolo sviluppo, è quell’idea di mobilità, di infrastrutture e di politiche ambientali che rimarranno ancora sullo sfondo (come accade da un secolo).

Quello che si potrà fare, anche velocemente, è l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, proprio il tema sul quale Bersani era stato molto cauto. Poi, certo, si potrà aprire una riflessione sulla legge elettorale, che qualcuno già inserisce in una riforma costituzionale più ambiziosa, che guardi al semipresidenzialismo (riforma per la quale ci vuole un bel po’ più di tempo). E sicuramente si potrà portare in Europa qualcosa di nuovo, anche se – vale la pena di ricordarlo – il centro dell’alleanza delle larghe intese sarà proprio quel Mario Monti che non ha certo brillato negli ultimi tempi.

Insomma, è cambiato anche il cambiamento. Ma che cosa volete che sia?”

Quello che si prospetta agli italiani è quindi un cambiare ancora una volta senza una progettualità a lungo termine, ma solo cambiare in virtù di poter poi “ricattare il voto” degli italiani con i cambiamenti imposti? Il conflitto d’interessi scomparirà? Il problema lavoro come sarà gestito? La ripresa economica sarà ancora una volta a carico del ceto medio italiano?

 

SCANDALOSO! MA LO SAPETE QUANTE VOLTE PAGHIAMO UN PARLAMENTARE?

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I parlamentari del M5S restituiranno allo stato part dello stipendio percepito, in base al regolamento imposto dal Movimento. Questo dimezzamento andrà a influire sull’indennità di base che è pari a 10 mila euro. I grillini percepiranno solo 5 mila euro lordi. La quota dei parlamentari di Beppe Grillo andrà, probabilmente, a confluire in un fondo attraverso il quale è possibile finanziare le microimprese come già avviene in Sicilia. Inoltre i grillini restituiranno anche i 784 euro al mese che ogni deputato versa nel Tfr. Lo stipendio dei grillini però sarà di oltre i 10mila euro visto che non rinunceranno ai benefit. Sarà accettata anche la diaria, ovvero una copertura pari a 3.503 euro al mese (che può diminuire solo nel caso di assenza dai lavori parlamentari). Inoltre percepiranno anche le spese di esercizio del mandato pari a 3690 euro (che per metà vengono concesse forfettariamente e l’altra metà è concessa su presentazione della fattura).

Naturalmente sono gratuite tutte le spese di viaggio quindi avranno tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è inoltre previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l’aeroporto, e a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km. Per le spese telefoniche riceveranno infine, 3.098,74 euro l’anno.

LA PROPOSTA DI CIVATI.

Pippo Civati del Pd ha condannato aspramente i grillini dicendo che si tratta solo di una diminuzione di 2500 euro al mese, mentre ” i parlamentari del Pd guadagnano già  di meno, perché sono tenuti a versare 3-4000 euro al proprio partito”

AL PROPRIO PARTITO? E PERCHE’ NON LE LASCIANO NELLE CASSE DELLO STATO? IL PARTITO E’ UN ASSOCIAZIONE PRIVATA NON PUBBLICA QUINDI INDIRETTAMENTE RIFINANZIANO IL PROPRIO ORTO PRIVATO?

COMUNQUE SIA E’ SEMPLICEMENTE SCANDALOSO!

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