“Risponde solo al Quirinale” così gli avvocati contro la Cancellieri

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Il pretesto per attaccare la Guardasigilli è arrivato dalla sua mancata partecipazione alla Conferenza nazionale dell’avvocatura organizzata dall’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) a Napoli. Un incontro diviso su tre giorni che raccoglie la magistratura che conta, i grossi nomi del consiglio nazionale forense e dell’avvocatura, l’unione camere penali, politici e delegati di associazioni e istituzioni come l’Anci. Ma lei, annunciata in apertura alle 16, non ci sarà. Sarà a 2.300 km di distanza, in Russia, a discutere di criminalità internazionale. C’è chi dice anche che la Guardasigilli abbia voluto mettere una bella distanza tra la Conferenza nazionale e la sua persona perché l’evento era sponsorizzato indovinate da chi? Dalla Sai della famiglia Ligresti!

Così, come anticipa il Fatto Quotidiano online gli avvocati avrebbero deciso di scrivere una nota in cui si fa presente “La sua assenza è il segno tangibile del disinteresse che manifesta verso gli avvocati italiani”. Ma c’è anche come il presidente Nicola Marino che l’attacca a viso aperto:  “Inadeguata al ruolo” e poi aggiunge  “La Cancellieri ormai ritiene di dover rispondere solo ai richiami del Quirinale e non al Parlamento e men che mai alle sollecitazioni della società. Il nostro dovere è cercare il confronto, per questa ragione nonostante gli innumerevoli provvedimenti negativi del Governo di questi mesi, abbiamo invitato il ministro, ma il Guardasigilli anche questa volta ha perso un’occasione decidendo di assentarsi dalla Conferenza Nazionale”.

Come si legge ancora su Il Fatto Quotidiano:

Lo scontro vero, però, verte su ben altro. L’organismo dell’avvocatura denuncia da tempo “i continui interventi di questo governo contro i diritti dei cittadini: aumenti dei costi, impoverimento del sistema giustizia, chiusura di tribunali, ostacoli nell’accesso, limitazione del ruolo della difesa, regali ad assicurazioni e banche”. Nel mirino tutte le misure varate dal governo o in predicato di essere approvate: la riforma della geografia giudiziaria, il ddl delega per l’efficienza del processo civile, al decreto Svuota-carceri, il recente decreto Destinazione Italia con le misure sulla RcAuto, gli aumentati costi della giustizia previsti dalla legge di stabilità, gli “attacchi” agli istituti come il gratuito patrocinio. L’ultimo fronte è appunto il progetto governativo sul processo civile che prevede una corresponsabilità dei legali sulle cosiddette “liti temerarie”. Che letta con le lenti degli avvocati suona come una misura punitiva e restrittiva della libertà di perseguire la propria funzione sociale a danno delle crescenti domande di giustizia della collettività. “Ci vogliono mettere ilbavaglio minacciando la condanna solidale del professionista: con questa norma non avremo più avvocati che potranno difendere i cittadini nelle grandi battaglie contro gli abusi bancari(anatocismo). Gli adeguamenti del diritto positivo alle nuove domande di giustizia che emergono nel Paese sono spesso frutto di scelte appunto “temerarie” (per esempio il caso Englaro o quello contro il Porcellum) contro il pensiero dominante: decisioni che hanno cambiato e cambiano lenostre leggi e le dinamiche stesse della nostra società moderna”.

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La sentenza della Corte Costituzionale: quello che resta del porcellum

porcellum-tuttacronacaQuattro ore di camera di consiglio, tanto è servito ai 15 giudici della Corte Costituzionale per approvare il testo della legge elettorale uscita dopo la bocciatura del porcellum. Il plenum ha firmato le motivazioni della sentenza del 4 dicembre 2013 sulla legge elettorale. Dopo la sentenza sull’illegittimità del Porcellum quello che resta della legge elettorale, come spiega la Consulta, è un meccanismo “proporzionale”, “depurato dell’attribuzione del premio di maggioranza” con la possibilità di esprimere una preferenza. “La normativa che rimane in vigore – si legge nella sentenza depositata – stabilisce un meccanismo di trasformazione dei voti in seggi che consente l’attribuzione di tutti i seggi, in relazione a circoscrizioni elettorali che rimangono immutate, sia per la Camera che per il Senato”. Ancora, nelle motivazioni della sentenza sulla legge elettorale si legge che il premio di maggioranza previsto dal Porcellum “è foriero si una eccessiva sovra-rappresentazione” e può produrre “una distorsione”, perchè non impone “il raggiungimento di una soglia minima di voti alla lista”. I giudici evidenziano inoltre che “Per quanto riguarda la possibilità per l’elettore di esprimere un voto di preferenza – evidenziano i giudici -, eventuali apparenti inconvenienti, che comunque non incidono sull’operatività del sistema elettorale”, “possono essere risolti mediante l’impiego degli ordinari criteri d’interpretazione” e “mediante interventi normativi secondari”. Ancora, nelle motivazioni si sottolinea che le liste bloccate lunghe previste dal Porcellum “rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per parte dei seggi, né con altri” che prevedono un “numero dei candidati talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi”. Per la Corte Costituzionale prevale la continuità degli organi di Stato : “Il principio fondamentale della continuità dello Stato”, “non è un’astrazione e dunque si realizza in concreto attraverso la continuità in particolare dei suoi organi costituzionali: di tutti gli organi costituzionali, a cominciare dal Parlamento” e tale principio prevale. “Le Camere sono organi costituzionalmente necessari ed indefettibili e non possono in alcun momento cessare di esistere o perdere la capacità di deliberare”. “È evidente – sottolinea la Consulta – che la decisione che si assume, di annullamento delle norme censurate, avendo modificato in parte la normativa che disciplina le elezioni per la Camera e per il Senato, produrrà i suoi effetti esclusivamente in occasione di una nuova consultazione elettorale”.

I nostri 7 giorni… andando di corsa!

7giorni-tuttacronacaDi corsa, in cerca di notizie diverse, interessanti, che diano un po’ di sollievo e magari strappino un sorriso. E sembra sempre più difficile perchè le “cose sbagliate” continuino ad accumularsi. Come ha detto Marco Travaglio: “L’intero cestino è marcio“. E non è chiaro se nel suo editoriale si riferisse solo a L’Aquila con il suo scandalo tangenti e il sindaco che si è dimesso o all’intero panorama politico. Del resto sempre più confuso. Abbiamo provato anche a catapultarci fuori dall’Italia, a provare a guardare il nostro Paese con uno sguardo diverso, da straniero, ed è difficile da capire quello che accade. Se non incomprensibile. Un segretario, Renzi, che sembra giocare al gatto e al topo con il premier, Letta, che è del suo stesso partito. Un ex senatore, ora decaduto, Berlusconi, che con una condanna da scontare mira ad essere eletto in Europa e ottenere quell’immunità. Un tribunale che, dopo anni, stabilisce che le elezioni per la Regione Piemonte vanno rifatte. Nulla di cui stupirsi del resto, per noi italiani, se la giustizia decide che la nostra legge elettorale è incostituzionale e quindi siamo governati in modo illegittimo ma il Capo dello Stato, che dagli “illegittimi” è stato eletto, dichiara il contrario. La certezza, ormai, è che non ci sono certezze, men che meno per il futuro. E non nel senso che vi dava Lorenzo il Magnifico. E’ proprio che non si vede futuro nè via d’uscita e questo perchè non si vede impegno al riguardo. Viene voglia di scappare? Correre lontano? Entrare nella schiera dei cervelli in fuga? Sì, certo. Via. Di corsa. Ma è un strada in discesa o… ?

7giorniE’ vero, non si vede futuro in Italia anche perchè mancano i punti di riferimento. Uno su tutti: la pensione diventa sempre più un’utopia. Se ne parla, si fanno supposizioni, ma alla fine sembra ormai l’oggetto del desiderio di tanti che non hanno altro a cui aggrapparsi. Anche a favore dei giovani che tentano invano di entrare nel mondo del lavoro. (Altra grande utopia del Belpaese) Mentre la disoccupazione cresce inesorabilmente (ma lo spread cala e Letta esulta, nonostante siano diverse le risposte che ci si aspetta da lui) si guarda all’estero quindi. Eppure… poi ci si spaventa per quell’ondata di gelo che stringe in una morsa mortale l’America ma ci si domanda pure come potremmo mai essere accolti noi italiani una volta varcati i confini nazionali. Perchè anche questa settimana è spuntato un altro, l’ennesimo, ristorante europeo che abbina l’italianità alla mafia. Si trova a Praga e si chiama Al Capone. Se questo è il biglietto da visita di una delle nostre eccellenze, la cucina, come potremmo venire apostrofati noi? Perdere la speranza e lasciare crollare il nostro umore così com’è crollata la palazzina a Matera? No! In fin dei conti ci sono anche segnali positivi che ci arrivano. Come il fatto che ora le voci a favore dei marò arrivano proprio dall’Unione Europea, che propone di fare quel passo che l’Italia non ha mai osato proporre. Per questo corriamo e andiamo avanti: perchè sappiamo che c’è sempre qualcosa che riesce a stupirci e a stamparci in volto un’espressione simile a quella di una bimba che vede per la prima volta il fratello gemello del papà. “Oibò!”, viene da esclamare. un po’ come quando la polizia conferma l’avvistamento di un ufo o un pilota di linea racconta il suo “incontro – quasi scontro – ravvicinato”. Continuiamo a muoverci perchè vogliamo continuare a stupirci, nella speranza di scoprire ricette nuove invece che riscaldare la solita, noiosa, minestra. In fin dei conti… a qualcosa bisogna pur credere e quindi tanto vale farlo nell’impossibile… tipo camminare sull’acqua!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

A spasso sulla statale, due suini rivoluzionano il traffico a Vasto!

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Ora di pranzo e gli automobilisti che stavano percorrendo la statale 16, all’altezza di Vasto, nel Chietino, si sono trovati di fronte due suini che passeggiavano indisturbati in una bella giornata di domenica. Così sono stati immediati gli scatti effettuati dagli automobilisti che hanno immortalato la coppia di maialini a passeggio, per nulla spaventata dal traffico dell’Adriatica. A San Tommaso, poco prima della stazione ferroviaria, vicino al Palace Hotel, in molti hanno fermato le auto e, scesi, hanno scattato foto a decine scambiandosi commenti: «A forza di parlare di porcellum – ha detto compiaciuta una signora – doveva venire il loro momento». I due maialini poi hanno attraversato la nazionale e si sono diretti verso i campi, una fuga congeniata a in tempo utile prima di finire sul tavolo natalizio?

 

Carioti su Libero: “Spunta il pattarellum Berlusconi-Renzi”

matteo-renzi-tuttacronacaIl Porcellum è incostituzionale secondo i giudici della Corte Costituzionale e ora Matteo Renzi sarebbe pronto a trattare con Forza Italia e Movimento 5 Stelle per la nuova norma elettorale, con un accordo che potrebbe arrivare con il ritorno al Mattarellum. Come scrive, su Libero, Fausto Carioti:

«Alcuni dirigenti di Forza Italia vogliono imitare Ribbentrop e il suo patto con Molotov». A denunciare l’accordo scellerato è Fabrizio Cicchitto, non a caso esponente del Nuovo centro destra, cioè del partito destinato a fare la parte della Polonia tra la Germania di Silvio Berlusconi e l’Urss di Beppe Grillo. In realtà gli accordi che rischiano di schiacciare chi si frappone ai progetti di espansione delle grandi potenze sono due: accanto all’intesa di fatto già creata in Parlamento da forzisti e grillini, uniti nel dichiarare illegittima la legislatura (e presto vedremo se uniti pure nel chiedere l’impeachment di Giorgio Napolitano), insomma per far saltare lo scenario esistente, c’è quella per costruire i nuovi assetti.

Qui il ruolo del plenipotenziario sovietico dovrebbe essere ricoperto da Matteo Renzi, in procinto di prendere le redini del Pd. Con Grillo possibile terzo convitato: proprio ieri sera, il sindaco di Firenze si è detto pronto a trattare sulla nuova legge elettorale sia col Cavaliere che con l’ex comico. Renzi è rimasto mortificato dalla decisione della Consulta, che ha ucciso il Porcellum non per reintrodurre il Mattarellum, come sperava lui, ma per creare un proporzionale che, se messo alla prova, imporrebbe la prosecuzione delle larghe intese. Un colpo basso alle ambizioni di Renzi, che sogna di governare con una solida maggioranza.

Ma il sindaco appare già in fase di recupero e presto avrà due opzioni tra le quali scegliere: scrivere una nuova legge elettorale assieme agli altri partiti della maggioranza, e cioè tenere conto delle necessità degli alfaniani e del ruolo di mediazione di Letta, oppure stringere un accordo per una legge elettorale su misura per i grandi, cioè per il Pd, Forza Italia e – se ci stanno – i pentastellati. Con gli altri liberi di fare il ruolo dei cespugli. È probabile che inizi dalla prima strada; di sicuro, se vedrà che non porta dove vuole lui, si sposterà sulla seconda. E se questo dividerà la coalizione di governo e metterà in crisi le larghe intese, Renzi saprà farsene una ragione (…)

Dopo la decisione della Consulta sul Porcellum, bagarre in Aula

tuttacronaca-laura-boldriniIl Porcellum è incostituzionale, secondo quanto stabilito ieri dalla Consulta, e oggi è bagarre alla Camera. Alla ripresa dei lavori, da più parti si sono levate voci sulla reale legittimazione del Parlamento, a seguito della sanzione sulla legge elettorale. Laura Boldrini ha chiarito che “la Camera è pienamente legittima a legittimata a operare” ma il pentastellato Tofalo denuncia “siamo tutti illegittimi” e il clima si surriscalda ulteriormente dopo la lite di ieri in Aula tra Pd e M5s, con i grillini che avevano occupato i banchi del governo. Intanto è stata respinta la richiesta di M5S di convocare immediatamente una conferenza dei capigruppo per mettere in calendario la riforma della legge elettorale. Dopo il voto, tutti i deputati M5S hanno abbandonato l’aula per protesta. E nel frattempo è apparso un post su Facebook a opera di Angelo Tofalo: “Li abbiamo circondanti! L’aula doveva iniziare alle 10 ma ancora nulla… stiamo attendendo la Boldrini. C’e’ un’area surreale! Un silenzio rumorosissimo. Oggi il parlamento incostituzionale ed illegittimo sarà infuocato. Noi lo avevamo sempre detto, siamo entrati qui con la valigia di cartone e non l’abbiamo mai disfatta, pronti a tornare a casa. Che la facciano subito anche loro oppure che si preparino a prendere gli elicotteri. Li abbiamo circondati e forse i topolini lo stanno finalmente realizzando. Oggi più che mai stateci accanto. Le minacce e le aggressioni già avute non ci fanno che pensare il peggio… saremo tranquilli come sempre, diremo tutto in maniera non violenta, siamo super democratici ma non moderati, non fessi. Li abbiamo circondati”.facebook

E i maiali raggiungono il Parlamento…

maiale-parlamento-tuttacronacaIeri la Corte Costituzionale ha bocciato la legge elettorale soprannominata “Porcellum” perchè incostituzionale e oggi, caso o coincidenza cercata, hanno fatto la loro apparizione davanti a Montecitorio i maiali. L’occasione è la manifestazione degli allevatori di suini di tutte le regioni, che hanno portato decine di maiali davanti al Parlamento. L’iniziativa, organizzata dalla Coldiretti nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” ha per scopo il chiedere alle istituzioni di “adottare” gli animali per salvare le stalle italiane e combattere le imitazioni che fanno concorrenza sleale ai produttori italiani.

Il Porcellum è incostituzionale… forse ora si farà al forno?

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È appena terminata la camera di consiglio dei giudici della Corte Costituzionale sulla legge elettorale e la Consulta ha bocciato la legge elettorale, il Porcellum. L’attuale legge elettorale vigente è stata definita “incostituzionale” per  “il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze”.  I giudici si sono pronunciati sui profili di incostituzionalità del cosiddetto Porcellum. Il ricorso era stato presentato da 27 cittadini contro il Porcellum con l’accusa di «violare il diritto di scelta degli elettori e di conseguenza la Costituzione» per allungare i tempi.

La decisione consiste nel cancellare il premio di maggioranza, considerato abnorme, e nell’inserire una preferenza simbolica laddove la legge non le prevedeva.

Il porcellum arriva in Consulta

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La discussione della Corte Costituzionale sulla questione di costituzionalità sollevata sulla legge elettorale inizierà domattina alle 9.30. Lo si apprende da fonti della Corte.

Sembra che la Consulta volesse far slittare la decisione a gennaio, ma è stato lo stesso Presidente del Senato Grasso ad affermare

«I gruppi parlamentari non riescono a trovare un accordo politico, dimostrando di non sentire la marea montante di una rabbia che si riverserà, più forte di prima, contro tutti i partiti». E poi avanza la proposta: «Se lo stallo dovesse continuare, nonostante i recenti sviluppi politici, non esiterò un attimo a sostenere il trasferimento di questo tema alla Camera dei Deputati».

A fargli eco anche Matteo Renzi che su Twitter scrive: «La Corte Costituzionale ha deciso che deciderà se decidere il 14 gennaio. In attesa che decidano loro, ci diamo una smossa noi?».

I responsi della Corte Costituzionale hanno «la velocità di un gasteropodo quando si tratta dei privilegi dei partiti, come è avvenuto per il Lodo Alfano e per la legge elettorale Porcellum», scrive Beppe Grillo sul suo blog dove se la prende però con i rimborsi elettorali e dove sollecita una rapida risposta sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dal procuratore De Dominicis.

Poi attacca i giudici: «Il popolo conta più di 15 persone dell’età media di 75 anni».

Quali sono le conseguenze della decisione che prenderà la Consulta? Queste le ipotesi de La Stampa:

Ipotesi numero 1: la Corte respinge il ricorso. Grande soddisfazione del “Porcellum”, che si salva dal secondo assalto (il primo fu quasi due anni fa, con il referendum dipietrista bocciato proprio dalla Consulta). Ciò non renderebbe l’attuale legge inattaccabile; di sicuro, resterebbe viva la contestazione nei confronti delle liste bloccate, che producono un Parlamento di “nominati”. Sul premio di maggioranza continuerebbe a pesare un forte sospetto di incostituzionalità. Ma da Grillo, da Berlusconi e dallo stesso Renzi, lo stop della Consulta al ricorso verrebbe accolto come un disco verde alle elezioni da celebrare proprio con il “Porcellum”. Magari già nella prossima primavera. Rendendo davvero sovrumani gli sforzi di Napolitano e di Letta.

Ipotesi numero 2: la Corte giudica ammissibile il ricorso. Ciò non significa che lo approverà. In teoria, potrebbe venire bocciato. Però nessuno può avere la certezza di quanto verrà deciso, forse nemmeno gli stessi giudici. L’impressione di chi se ne intende è che dalla Consulta ci si possa attendere davvero di tutto, compreso un annullamento in radice della legge attuale, troppo storta per poter essere raddrizzata, e una “reviviscenza” del “Mattarellum”, vale a dire del sistema in parte maggioritario e in parte proporzionale che fu in vigore fino al 2005.

“Mangiamoci il Porcellum”

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Roberto Giachetti, deputato del Pd da quasi un mese in sciopero della fame contro l’immobilismo sulla riforma della legge elettorale e questa mattina alle nove di mattina, sull’assolata piazza del Pantheon a Roma è stata Scelta Civica ad inaugurare le manifetazioni del No Porcellum day con una colazione a base di maialino sardo e pane carasau tutto irrorato da un po’ di vino. Tanti curiosi e molti turisti hanno guardato con aria divertita la protesta e si sono uniti afferrando un pezzo di carne. All’ora di pranzo la protesta si sposterà a  Eataly, a Roma, saranno proiettati dei video sul Porcellum, e il vicepresidente della Camera aprirà un microfono a tutti quelli che vorranno esprimere la loro opinione sull’attuale legge elettorale. Sempre a Eataly sarà distribuita anche  porchetta gratis, al motto ‘Mangiamoci il Porcellum’ e anche il patron, Oscar Farinetti, aderirà alla protesta digiunando nella giornata odierna.

Anche il segretario democratico, Guglielmo Epifani, ha spinto sull’acceleratore: “Il Porcellum va cambiato – ha spiegato intervenendo ad Agorà – ma per avere una legge che assicuri governabilità. Il doppio turno è lo strumento migliore per garantire la governabilità”.

Grillo a Trento “empeachment per il presidente Napolitano”

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“Oggi senza dire niente a nessuno Napolitano ha convocato esponenti del Pd e Pdl senza nessuno del M5S, invitati quasi di nascosto per modificare la legge elettorale. Passeremo dal Porcellum al Napolitanellum. Dato incarico al nostro studio legale per chiedere empeachment del presidente Napolitano”, così il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo da Trento per uno dei comizi conclusivi della campagna elettorale.

“L’Italia non funziona e non ha funzionato”, colpa solo delle regole vecchie?

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“L’Italia non funziona e non ha funzionato perché abbiamo regole che non funzionano, regole vecchie. Non abbiamo paura di un cambio istituzionale”,così il premier Letta a Firenze in occasione dell’Assemblea dell’Anci. Come sempre il Presidente del Consiglio dei Ministri segue la strada tracciata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che qualche minuto prima sullo stesso palco aveva annunciato: “Sono giunto alla convinzione che ormai per far vivere e condividere quel magistrale quadro di riferimento che è la prima parte della nostra carta non si può ulteriormente mancare di rivederne la seconda parte, le norme, già nate con riconosciuti punti deboli, relative all’ordinamento della Repubblica” e poi ha affrontato il tema della riforma del Porcellum “Non è ammissibile – ha detto il presidente Napolitano – che il Parlamento naufraghi ancora nelle contrapposizioni e nell’inconcludenza” e poi ha aggiunto che la riforma è urgente e deve basarsi su regole che possano assicurare un’effettiva democrazia dell’alternanza. Si tratta “innanzitutto di recepire i rilievi già espressi dalla corte costituzionale”, ma il tempo sta passando e “stiamo giungendo ora ad un nuovo limite estremo” perché l’udienza della consulta si terrà il 3 dicembre. “La dignità del parlamento e delle stesse forze politiche si difende non lasciando il campo ad altra istituzione, di suprema autorità – ha osservato Napolitano – ma non preposta a dare essa stessa soluzioni legislative a questioni essenziali per il funzionamento dello stato democratico”.

Intorno all’ora di pranzo ci è stato poi l’incontro di Napolitano con il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, nella sede della Prefettura. Alla fine dell’incontro, durato 45 minuti, il sindaco è salito a bordo della bicicletta senza rilasciare dichiarazioni.

25mila euro per essere candidati con il PD?

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Le parole di Roberto Fico, parlamentare del M5s e Presidente della Commissione Vigilanza Rai, sono rimaste nel silenzio dopo essere uscite qualche settimana fa. Roberto Fico aveva affermato:

«In Italia penso nessuno sappia che per candidarsi nel Pd bisogna versare al partito tra i 25mila e i 30mila. Questa è una notizia che non ho mai vista in prima pagina sui giornali. Per candidarsi nel Pd bisogna versare 30mila. Non accetto morale da questi che versano 30mila per candidarsi e poi li devono riprendere».

Linkiesta.it scrive:

…Una notizia arriva in un momento della legislatura in cui si discute del disegno di legge sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Una notizia sulla quale i democrat preferiscono tacere, e che per un certo verso li imbarazza. Infatti la prima reazione è la smentita. Un “giovane” turco (non di primo pelo) sbotta con Linkiesta: «È una pa**a!». Anzi no, raddrizza: «È una pa**a che compriamo il seggio. Al sottoscritto il partito gli consente di rateizzarla».

L’imbarazzo è alle stelle quando si parla di stipendi, finanziamenti ai partiti, candidature. È sempre qualcosa che i partiti, e su tutti i parlamentari, preferiscono celare. E ciò tocca anche la galassia del primo cittadino di Firenze, Matteo Renzi, paladino della meritocrazia, della lotta agli sprechi, e della riduzione del finanziamento ai partiti e degli stipendi dei parlamentari. E anche una deputata del suo inner circle non sa che pesci prendere quando le viene chiesto della quota da 25mila euro: «C’è stato chiesto un contributo per le spese elettorali. Il discorso è un po’ più articolato: è vero la cifra è di 25mila euro a candidato, ma chi non ce li aveva non li ha dovuti versare. A me non li hanno chiesti». Sarà vero?

In realtà, spiega Nico Stumpo, che è stato responsabile dell’organizzazione dei democratici ai tempi della segretaria di Pier Luigi Bersani, «non c’è nessun pizzo, ma il regolamento per le candidature prevede che i candidati alle elezioni politiche si impegnino a contribuire alle spese che il partito sostiene per la campagna elettorale». Tutti, nessuno escluso. Non ci sono eccezioni, come invece sosteneva la parlamentare di rito renziano. Ciò si trova scritto all’art.10 del «regolamento» per le candidature. Tuttavia la cifra non è affatto specificata.
Stando al regolamento che si può consultare all’interno del sito dei democratici, la cifra viene concordata tra la tesoreria nazionale e quella regionale perché si «dovrà tenere conto della posizione del singolo candidato nella lista». In sostanza,  essendo il Porcellum un sistema elettorale con le liste bloccate, la quota di partecipazione, chiamiamola eufemisticamente così, è direttamente proporzionale alla posizione in lista. Mentre chi risulta candidato in «fascia insicura» pagherà successivamente, a spoglio ultimato.
Semplicemente, dice ancora Stumpo, «se sei in posizione eleggibile versi la quota, altrimenti non versi nulla». Del resto, spiega un insider del Nazareno, «le liste bloccate non impongono spese per manifesti, etc… In questo modo la campagna elettorale risulta essere centralizzata. Ovvero tutti contribuiscono alle spese nazionali». Sarà.

Il candidato alla segreteria Pippo Civati è stato il primo e l’unico ad uscire allo scoperto: «Ogni deputato e senatore del Pd ha versato al partito 30mila euro al momento della candidatura». C’è chi lo ha fatto cash, come dice a Linkiesta lo stesso Civati. O chi, come la maggior parte, mensilmente dovrebbe versare al partito 520 euro, che con un semplice calcolo corrispondono a circa 25mila euro in cinque anni. E se la legislatura dovesse finire anticipatamente cosa succederebbe? Chi ha versato 25mila euro cash avrebbe riconsegnata parte della quota? «Non si sa come andrebbe a finire», spiegano dal Nazareno, «non ci siamo ancora preoccupati di questo scenario». In realtà, racconta un ex parlamentare dell’Ulivo, «una cosa simile successe al sottoscritto nel 2006. Io mi candidai in quota proporzionale con l’Ulivo. Versai circa 40mila euro, la legislatura si concluse anticipatamente, ma non mi venne restituito alcunché. Avrebbero dovuto restituirmi almeno metà di 40mila euro».

Oggi questo i parlamentari lo sanno. Ecco perché la maggior parte di essi non versa più la quota anticipatamente, ma preferisce, si fa per dire, rateizzare il contributo per la campagna elettorale. Addirittura, fonti accreditate a Largo del Nazareno, assicurano che la maggioranza non darebbe più «un bel niente». Del resto, spiegano, «mentre per il contribuito da riservare al gruppo parlamentare, pari a 1.500 euro, si viene chiamati dalla segreteria e si firmano dei bonifici pre-datati; per la quota di contribuzione legata all’appuntamento elettorale non viene chiesto alcunché, semmai ogni singolo parlamentare dovrebbe versare mensilmente, o come preferisce, la rata». Ma i parlamentari democrat fanno orecchie da mercante.
La maggior parte se ne infischia del regolamento. «Semplicemente», si intasca il denaro dei contribuenti. E fa gli scongiuri affinché il ddl sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti resti nascosto nei meandri di Palazzo Madama, o di Montecitorio. Semplice.

La “Cittadina” Sandra Nulli denuncia Letta e Fazio

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Sul profilo Facebook del M5S viene pubblicata la denuncia della “cittadina” Sandra Nulli. Questo il post che accompagna la scannerizzazione della denuncia:

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«Una cittadina ha denunciato Letta e Fazio ai Carabinieri per la trasmissione vergognosa di ieri su Rai Tre. E tu che vuoi fare?»

Ma perché è scattata la denuncia?

Enrico Letta il 29 settembre partecipa a “Che tempo che fa” il programma su Rai3 condotto da Fabio Fazio. In tale occasione parla della decisione di Grillo, che appena aperta la crisi di governo,  aveva espresso l’auspicio di tornare alle urne:

“Chi vuole il voto con il Porcellum vuole di nuovo le larghe intese”.

Poi nel corso della trasmissione aveva specificato:

“Il mio partito è stato sempre favorevole al Mattarellum, Grillo vuole il proporzionale o il Porcellum, il PdL non vuole il Mattarellum: ci vuole consenso riguardo la legge elettorale”, continua Letta spiegando che oggi ci sarebbero i voti per cambiarla.

Stamattina il blog di Grillo aveva pubblicato un post che invece ricordava come il Pd avesse votato contro la riproposizione del Mattarellum proposta dal suo deputato Roberto Giachetti:

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Adesso arriva la replica di Letta via Facebook in un post dal titolo Grillo bugiardo, è lui il primo fan del Porcellum:

Ieri a “Che Tempo che fa” ho ribadito di voler cambiare la legge elettorale, di preferire un ritorno al mattarellum, ma di essere consapevole che in Parlamento non ci sono i numeri per abolire il porcellum. Ad oggi, tanto il PDL quanto il MoVimento 5 Stelle non vogliono quella legge elettorale che, com’è noto, restituirebbe il diritto di scelta ai cittadini.

In Rete mi accusano di essere bugiardo, usando come argomentazione il fatto che la mozione Giachetti – volta ad abolire il porcellum per tornare al mattarellum – è stata votata dal MoVimento 5 stelle, con il no di PD e PDL.

Per quanto mi riguarda la questione è molto chiara. Nel discorso con cui ho chiesto il voto di fiducia alle Camere ho utilizzato parole non equivoche: “Permettetemi di esprimere a livello personale che certamente migliore della legge attuale sarebbe almeno il ripristino della legge elettorale precedente”.

La mozione Giachetti è stata contestata – nel metodo, non nel merito – dal PD perché focalizzava l’attenzione (e precipitava il confronto) solo sulla legge elettorale, mentre il dibattito urgente e necessario doveva riguardare l’intera materia delle riforme istituzionali per il cambiamento dell’articolo 138 della Costituzione. Dunque, in prospettiva, non solo il sistema di voto, ma anche, tra l’altro, la riduzione del numero dei parlamentari e il superamento delle storture causate dal bicameralismo paritario.

Grillo ancora una volta mente. Soprattutto dimostra di volere, lui per primo, il porcellum. Non mi stupisce: è l’unico sistema che può consentirgli di avere voce in capitolo, di vincere o di essere comunque l’ago della bilancia.

Anche ieri, guarda caso, ha chiesto di tornare a votare con il porcellum. Del resto già il 22 agosto, sul suo blog, scriveva : “Con il porcellum vinciamo noi. Pdl e Pd sanno che con il Porcellum il rischio che il M5S vinca le elezioni e vada al governo è altissimo. Solo qualche ”anima bella” pensa di poter correggere ora il Porcellum. E’ necessario tornare immediatamente alle elezioni. Per la casta, ora, è fondamentale una legge elettorale contro il M5S”.

Io, a differenza sua, voglio una legge elettorale che restituisca agli italiani il potere di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. E deve essere proprio il Parlamento ad approvarla. Naturalmente continuerò a lavorare in questa direzione, come ho sempre fatto, senza certo temere le accuse e le mistificazioni di Grillo.

Al voto, al voto!!! Grillo vuole le elezioni, ma difficilmente le avrà

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Al voto! Al voto! Il blog di Grillo con il post dal titolo Rien ne va Plus è un inno alla gioia e l’auspicio di elezioni subito. Porcellum o non porcellum l’M5S invoca solo le urne sperando che, aiutati anche da una legge elettorale davvero “sui generis”, l’M5S possa davvero spiazzare gli altri partiti raccogliendo non solo i delusi del Pd, ma anche quanti, avevano creduto a un centro-destra diverso. Grillo ci ha abituato ai toni forti e alle uscite esagerate e anche questa volta non fa circonlocuzioni per raccontare, dal suo punto di vista, lo stato attuale della politica italiana e dettare, quello che a suo dire, possono essere le soluzioni per uscire da tutte le crisi che hanno strangolato l’Italia.

“Non era necessario un indovino per prevederlo. L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni”,

così esordisce il Semplice Portavoce del M5S che poi aggiunge:

“L’Italia ha perso un anno a gingillarsi mentre l’economia stava precipitando. Rinvio dopo rinvio questi parassiti hanno tirato a campare mentre l’Italia tirava le cuoia. L’ultimo regalo l’assurdo aumento dell’IVA che colpirà le classi sociali più deboli. Un cambiamento immediato è necessario”.

E dopo il preambolo arriva il colpo di grazia:

“Bisogna tornare al voto. Gli italiani devono poter decidere se vivere o morire. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori”.

Ma quanti saranno i dissidenti tra le file del M5S? Nell’ultimo conteggio c’era chi avrebbe messo la mano sul fuoco su almeno 15 persone… ma poi l’aula si sa, è come il campo da calcio e la partita è tutta da giocare voto su voto!!!

  

La politica tedesca vista da Travaglio e l’attacco ai giornalisti

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“Riotten und Battisten”, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio sulle pagine del Fatto Quotidiano. Un attacco diretto ai giornalisti, alla legge elettorale, ma soprattutto a quella correttezza e trasparenza che l’Italia sembra aver sotterrato decenni fa:

“C’è una sola categoria che, sulle elezioni tedesche, riesce a essere più ridicola dei politici: i giornalisti. Siccome la legge elettorale tedesca è davvero democratica, dunque non prevede mostruosi premi di maggioranza come il Porcellum, alla Merkel non basta aver ottenuto il maggior trionfo dai tempi di Adenauer: mancandole un pugno di seggi, deve coalizzarsi coi Verdi o coi Socialdemocratici. Dunque, secondo i trombettieri italioti dell’inciucio – gli stessi che per vent’anni l’hanno menata con la “religione del maggioritario” (…) – questa sarebbe la prova che le larghe intese sono cosa buona e giusta in tutta Europa, e dunque in Italia.

Ma i fautori di questa presunta “lezione tedesca” fingono di ignorare chi sono i protagonisti delle grandi coalizioni in Germania e altrove: partiti normali, guidati da politici normali, che prendono un sacco di voti e poi mettono insieme i punti comuni dei loro programmi in ampie discussioni, alla luce del sole, sotto gli occhi degli elettori. (…)

In Italia le larghe intese le han fatte due partiti che hanno sgovernato l’Italia per 20 anni e infatti hanno perso le elezioni (-10 milioni di voti) per emarginare il M5S che le aveva vinte (8,5 milioni da zero). Due partiti che in campagna elettorale si erano giurati eterna ostilità. Poi, dopo due mesi di melina, hanno rieletto un capo dello Stato di 88 anni che ha accolto in un nanosecondo la proposta di restare per altri 7, dopo aver giurato fino al giorno prima che non l’avrebbe mai fatto. Costui ha riunito in mezza giornata le delegazioni dei partiti, comunicando loro chi doveva entrare nel governo e chi no, dopo aver già fatto scrivere un programma fumoso da dieci presunti “saggi” amici suoi. L’indomani ha comunicato il nome del premier: il vicesegretario Pd, casualmente nipote del braccio destro del boss Pdl. (…)

Anche perché il Pd è un partito nato morto che passa il tempo a discutere di cose incomprensibili anche a un bravo psichiatra. E il Pdl è proprietà di un pregiudicato che ha altro a cui pensare: i disastri delle sue aziende e come non finire in galera e conservare l’impunità (detta “agibilità” o “pacificazione”). Ma di tutto questo i giornaloni non parlano. Pigi Battista si illumina dinanzi alla Germania, che fa le grandi coalizioni senza chiamarle “inciuci”: forse perché inciuci non sono, mentre da noi sì. In Germania, se un politico finisce sotto inchiesta o in uno scandalo, anche per una fesseria, si dimette (…)

In Italia ancora ieri il direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano sosteneva che la “malattia italiana” sono “vent’anni di conflitti fra poteri” (cioè fra un imputato e i suoi giudici). E Gianni Riotta, su La Stampa, sosteneva che i mali dell’Italia non sono i partiti che l’han rapinata per vent’anni, ma una fantomatica “sinistra populista” e un’immaginaria tentazione di “maggioranze rosse” e additava i nemici dell’euro sul “blog 5Stelle di Grillo”, come se la guerra all’Europa non l’avessero fatta per anni B. e la Lega. Il vero spread fra Germania e Italia è tutto qui: noi abbiamo i Napoletano, i Battista, i Riotta e i tedeschi no.”

Dopo l’Imu, tempo di pensare alla riforma elettorale: parla Enrico Letta

enrico-letta-legge-elettorale-tuttacronacaHa parlato ai microfoni di Radio anch’io, su Radio 1, il premier Enrico Letta, e ha affermato: “Io insisto: il ‘porcellum’ è uno dei guai principali del nostro Paese” e sia la parte delle “riforme costituzionali, sia la parte dalla riforma elettorale”, saranno i temi “prioritari dell’autunno”. Il giorno dopo il Consiglio dei ministri, riguardo la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi, sembra sereno: “Ho sempre detto che non temevo” che potesse incidere sulle sorti del governo “e non temo a maggior ragione adesso che ci sia un’influenza sulla vita del governo, perchè gli italiani hanno bisogno di governo, di risposte, di concretezza nelle risposte, quindi credo che ci sia bisogno di muoversi su questa strada. Quello che abbiamo fatto ieri fa parte di questa filosofia della concretezza delle risposte”. Non è comunque entrato nel merito della questione decadenza visto che “è una decisione che riguarda la Giunta del Senato che si occupa di queste cose, ho sempre separato le due questioni e continuerò a farlo anche adesso”. Ma il Premier ha anche parlato della nuova service tax che entrerà in vigore l’anno prossimo spiegando che quello su cui si concentra principalmente è la situazione degli italiani: “Le famiglie avranno una riduzione fiscale importante e dalla nuova service tax dell’anno prossimo in particolare ci sarà più equità, le famiglie numerose saranno meno penalizzate rispetto a quanto l’Imu faceva oggi. Ho sempre concentrato la mia azione non sulla politica o sul politichese, ma sulle cose concrete che riguardano il rilancio del nostro Paese. Al di là del governo più debole o più forte, delle scadenze, del chiacchiericcio politico che in questo momento non mi interessa e lascio perdere, ci sono sette risultati importanti che riguardano l’Italia e gli italiani.” Infine, parlando della sessione autunnale, ha ricordato che serve guardare “lontano”. “Le risposte di ieri sono risposte importanti su Cig, esodati e lavoratori in difficoltà su mutui casa”, ma sono una “prima risposta” e “sono molto fiducioso nel fatto che la sessione autunnale, questo maggiore respiro che oggi possiamo avere e questo orizzonte più lungo che ci dà la possibilità di guardare più lontano” ci permetterà di “costruire una legge di stabilità con dei pilastri basati sulle riforme strutturali e sulla crescita”.

“Il tempo delle mele è finito”: così Grillo sul blog

letta_elmetto-tuttacronacaIl tempo delle mele è finito. S’intitola così l’ultimo post che appare sul blog di Beppe Grillo dove il leader del M5S dichiara che “Adesso non c’è più tempo. O vanno a casa loro, o va a casa il Paese. In mezzo non c’è nulla”. E avverte: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Prepariamoci alle elezioni per vincerle”. Il post continua: “I tempi che ci attendono non sono fatti per portaborse, comparse, cortigiani, inciucisti, voltagabbana, politichini costruiti in laboratorio come Letta e Lupi, ectoplasmi che sono persino riusciti a evitare la leva militare”. Quindi un affondo contro il governo, accusato di trattare gli italiani alla stregua di servi: “Questi vanno cacciati a calci nel c**o. Ogni voto, un calcio in c**o” scrive, suonando la chiamata alle armi del popolo dei Cinque Stelle. “Il Sistema protegge se stesso come una belva feroce. Non cede su nulla. Nessun taglio ai privilegi, dalle pensioni d’oro, ai finanziamenti elettorali”. C’è, afferma, “l’indifferenza più completa verso la volontà popolare”. E ancora si legge: “Spesso mi chiedo cosa ci stiamo a fare in Parlamento, nessuna nostra proposta è stata accettata. Nessuna legge parlamentare è stata approvata. La farsa di un presidente della Repubblica eletto da Berlusconi (ricordate i suoi applausi alla nomina e il sorrisone da cumenda da guancia a guancia?) che disegna da anni strategie fallimentari come investito da un’autorità suprema, prima Rigor Montis, poi Capitan Findus Letta, sta andando avanti come se niente fosse successo. Di economia nessuno parla più mentre il Paese viene strangolato”. Per quel che riguarda il Movimento 5 Stelle, “è il primo partito italiano ed ha ottenuto soltanto una presidenza di commissione, quella della Vigilanza Rai. Le altre, che ci spettavano, tra cui il Copasir, se le sono spartite i partiti. Prima coalizzati per il voto, poi dissociati per le poltrone e per l’occupazione militare delle istituzioni”. Affrontando poi il tema della riforma della legge elettorale, spiega che solo qualche “anima bella” pensa di poter correggere ora il Porcellum. “E’ necessario tornare immediatamente alle elezioni e poi, se governerà il M5S, cambiare in senso democratico la legge elettorale, farla approvare da un referendum e incardinarla in Costituzione. C’è forse qualche anima bella che crede di poterla cambiare con chi non ha mosso un dito in otto anni e che vorrebbe una Repubblica presidenziale con il Parlamento ridotto a uno stuoino?”. Ricorda quindi che “il M5S è stato l’unico a votare in Parlamento perché il Porcellum decadesse. Le 350mila firme di Parlamento Pulito per introdurre la preferenza sono state lasciate marcire dal 2007 da tutti i partiti, nessuno escluso, e dalle istituzioni”. Si lamenta quindi: “Mai sentita una parola in proposito da Napolitano”. E soprattutto: “Qualche grande firma si informi prima di sparare caz***e”. Ma nel lungo post Grillo attacca anche la Rai: chiede di fare “pulizia” in una tv lottizzata di partiti, lanciando un messaggio ai vertici: “Tarantola, la avverto insieme ai consiglieri, la partita per la trasparenza della Rai è appena iniziata”. Grillo ricorda infatti che il presidente della commissione Vigilanza, Roberto Fico, ha “chiesto ufficialmente” notizie sulle società “che si incamerano un miliardo all’anno dalla Rai, le cosiddette ‘happy five’, a Tarantola e al Consiglio di amministrazione”. “Questi spudorati, all’unanimità, hanno risposto che non possono fornirgli i dati”, ricorda Grillo che lancia il suo avvertimento alla dirigenza e ripete: “La Rai è occupata dai partiti e dai loro manutengoli. Ci vuole una grande operazione pulizia”.

Il ventennio è finito, parola di Walter Veltroni. E ora?

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Una guerra lunga 20 anni? O sarebbe meglio parlare del ventennio del Cavaliere? In ogni caso con la sentenza della Cassazione quell’era è finita. Walter Veltroni non ha dubbi e osserva da lontano le turbolenze della politica italiana.   

Gli anni passano, ne sono trascorsi quasi venti, eppure sembra che non riusciamo a liberarci di quello che nel 2008 lei definiva «il principale esponente dello schieramento a noi avverso»…
«Però secondo me si è chiuso un ciclo. La sentenza della Corte di cassazione è la conferma della conclusione del ventennio berlusconiano. Questo sarebbe dovuto avvenire sul piano politico, se la sinistra non avesse compiuto una serie di errori che hanno impedito la vittoria alle elezioni di febbraio. Questo ventennio si sta concludendo, si è concluso, e al di là dei suoi rantoli e dei suoi sussulti bisognerà che i due principali soggetti politici, il Pdl e il Pd, lo capiscano e agiscano di conseguenza». 
A giudicare dall’esito del vertice di Arcore, il Pdl sembra piuttosto intenzionato a difendere fino all’ultimo il padre-padrone del partito. Cosa dovrebbe fare, invece, secondo lei?
«Non dovrebbe seguire Berlusconi sulla linea della radicalizzazione estrema e dell’esasperazione. Dovrebbe invece cambiare natura al soggetto di centro-destra italiano, che non può continuare a essere un soggetto populista e irriguardoso delle regole ma cominciare a prefigurarsi per il futuro di questo Paese come un soggetto moderato analogo a quello di altri Paesi europei. Le ultime dichiarazioni di Alfano da Arcore sembrano purtroppo andare in una direzione opposta».
 
E lei ritiene davvero immaginabile un Pdl senza Berlusconi?
«Lo devono immaginare loro, in primo luogo, come è naturale che sia. In nessuna parte del mondo le leadership sono infinite e illimitate nel tempo. In ogni caso loro avrebbero dovuto porsi il problema nel corso di questi anni, e lo debbono fare adesso, con tanta più urgenza».
Qualcuno di loro chiede addirittura un’amnistia ad personam.
«Io penso che non sia possibile nessuna della soluzioni che la destra chiede in questo momento, perché in questo Paese esiste il principio di legalità che vale per tutti i cittadini e al quale tutti gli uomini politici coinvolti in vicende giudiziarie si sono attenuti. Bisogna prendere atto che c’è stata una sentenza».
 
E cosa dovrebbe fare, secondo lei, un Berlusconi che accettasse questa sentenza?
«Lui può continuare, se vuole, a esprimere le sue idee sulla vita pubblica di questo Paese. Ma esistono leggi, se non codici morali minimi, che sanciscono che chi ha subito condanne definitive non possa svolgere funzioni istituzionali. Punto e stop. Naturalmente è giusto che la giunta delle elezioni del Senato approfondisca in qualche giorno tutti gli elementi di valutazione. Non bisogna dare l’impressione che ci sia una specialità al contrario. Il senatore Berlusconi non va trattato diversamente da come si tratterebbe qualunque altro parlamentare. Ma poi si decide, e si decide lì. E si deve decidere in ottemperanza alle leggi esistenti».
 
E se Berlusconi, privato del seggio e ridotto gli arresti domiciliari, decidesse di continuare a guidare comunque il suo partito? Se anche da lì facesse la campagna per le prossime politiche?
«Questo è un problema del Pdl, non mio. Sono loro che devono decidere se identificare il loro futuro con il destino personale di un uomo che ha avuto una sentenza di quelle dimensioni, o se invece vogliono reinventare la loro fisionomia politica. Non vorrei però che alla fine di questo ventennio, insieme a Berlusconi finisse anche il bipolarismo. Identificare il bipolarismo con Berlusconi può essere un errore tragico per l’intero Paese. Noi non abbiamo bisogno di tornare ai governi contrattati della Prima Repubblica, alla proporzionale e ai partiti padroni della vita pubblica. Il bipolarismo è un valore, come lo è l’alternanza. Se usciamo dal bipolarismo, se torniamo alla proporzionale, cadiamo in un baratro nel quale ci sono solo governi contrattati di larghe intese. E io non so quale delle due cose sia peggiore dell’altra».
 
Ma se il Pdl facesse cadere il governo, lei ritiene possibile la ricerca di un’altra maggioranza, magari per un Letta-bis, o pensa invece che sarebbero inevitabili le elezioni anticipate a novembre?
«Penso che quelli del Pdl sarebbero dei pazzi e degli irresponsabili a far cadere il governo:Io credo comunque che prima di andare a votare, anche nei prossimi mesi, bisogna assolutamente cambiare la legge elettorale. Come ha giustamente detto il presidente della Repubblica».
 
A giudicare dai toni che il Pdl usa in queste ore, non sembra che l’orizzonte dell’esecutivo sia lunghissimo…
«Questo governo è un’anomalia, però in questo momento deve fronteggiare l’emergenza economica e quella della legge elettorale. Quindi faccia ciò che deve fare per aiutare la ripresa dell’economia italiana ma al tempo stesso si impegni subito per la riforma elettorale».
 
E se invece la situazione precipitasse, il Pd dovrebbe affrontare le elezioni candidando Enrico Letta o Matteo Renzi?
«Le dico quale sarebbe lo sviluppo ordinato di questa vicenda. Si fa subito la legge elettorale che cambia il Porcellum e poi all’inizio del prossimo anno si va a nuove elezioni. Alle quali va il candidato che viene scelto da elezioni primarie del Pd». 
Da fare quando, queste primarie?
«Subito. Io sono perché il Pd convochi subito il congresso. Sono perché Renzi si candidi a segretario del partito, perché sono contrario alla separazione dei ruoli tra segretario e candidato premier. Ma sono favorevole a istituzionalizzare la norma in base alla quale, come è successo per Renzi con Bersani, al momento delle elezioni anche altri possano candidarsi alla premiership con apposite primarie. Una cosa però ci tengo a dirla: non sopporto le discussioni su “ex dc” ed “ex pci”. Questo è il contrario del Partito democratico, che è nato per superare questa distinzione. Basta con questa storia: ciascuno rappresenta tutti, quale che sia la storia dalla quale viene. Il Pd non è nato per mettere insieme due mezze mele, l’una diversa dall’altra: nessuno mangerebbe una mela metà rossa e metà verde, o bianca, perché apparirebbe come un frutto malsano. Se vogliamo essere un’alternativa credibile al centro-destra, se non vogliamo che sia solo Papa Francesco a parlare dei valori in una società, se vogliamo recuperare una coerenza tra valori e programmi che la sinistra ha perduto o dimenticato, dobbiamo essere innanzitutto un partito unito. E dobbiamo essere più di sinistra, parola che per me, come ho cercato di argomentare nel mio libro, significa cambiamento e non conservazione, società aperta e non bloccata, eguaglianza e opportunità diffuse. Questa sinistra può arrivare al 40 per cento, non al 25. È la vocazione maggioritaria senza la quale il Pd non ha ragione di esistere».
Lei è per Renzi segretario. E non pensa che la scelta di un altro candidato premier indebolirebbe automaticamente il governo Letta?
«Io penso che Renzi e Letta possano convivere, e mi auguro che convivano. Sono due energie, due risorse utilissime. E non sono le sole. Anche per il futuro si possono trovare delle forme di convivenza. Se uno fa il candidato premier, e l’ altro il ministro degli Esteri o dell’Economia, è una cosa che accade nei grandi partiti. Ricordo che Obama e Hillary Clinton duellarono aspramente, alle primarie, poi uno ha fatto il presidente e l’altra il segretario di Stato…».

Il mattarellum che potrebbe “spalmare” ulteriormente il Pd… la mozione Giacchetti

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29 maggio: giornata simbolo dell’inizio del cammino delle riforme istituzionali. Il piano era questo. Peccato che sia lo stesso Pd, o meglio parte del Pd, a mettere i bastoni tra le ruote del governo di larghe intese. L’ex radicale, ora renziano, Roberto Giachetti, che in passato si era già reso protagonista di battaglie estreme sulla legge elettorale, ha raccolto un centinaio di firme (tra Pd e Sel) intorno ad una mozione parlamentare che chiede il ripristino del vecchio sistema: il Mattarellum, fumo negli occhi per il Pdl. Una pistola carica, che rischia di far saltare il delicato equilibrio (che non tutti apprezzano, soprattutto tra l’elettorato) raggiunto con il Cavaliere sulle riforme, vale a dire i ritocchi al Porcellum. Ma è proprio questo che, come reazione, ha fatto scattare l’iniziativa di Giachetti, firmata in blocco dai renziani, nonché da Sinistra e libertà e da chi nel Pd vive il ritorno al proporzionale come una specie di incubo, ossia Renzi. Il governo, a questo punto, ribatte lasciando trapelare l’intenzione di sfilarsi dal tema legge elettorale e demandarlo alle Camere. Però lo scontro in casa Pd trae nuova energia dalla questione. Agitazione quindi tra i parlamentari dem al diffondersi della voce che E’ solo una mozione, non una legge, ma potrebbe provocare la definitiva esplosione. Il fallimento delle amministrative, inoltre, sembra dare una spinta definitiva verso questa possibilità: “Il 50 per cento di astensione a Roma è un segnale – si sfoga una deputata renziana – chi non ha votato ci chiede di fare qualcosa, non ci chiede di approvare una mozione che non dice e non decide nulla sulle riforme, come quella elaborata da Pd e Pdl”. Ed è dall’incostistenza delle larghe intese che si trova energia per andare avanti.  “La mozione Pd-Pdl è acqua fresca”, afferma un altro renziano. “Hanno anche cancellato la data del 30 luglio entro la quale approvare le modifiche al Porcellum!”. Intanto si cerca di convincere al dietrofront Giacchetti, ma è lui stesso ad affermare che non ritira “niente”. Intanto arriva un nuovo monito da Renzi: “Il governo sarà forte se farà le cose, se è un governo che chiacchiera e vivacchia trascinerà l’Italia in basso”. Quanto al Pd e il test amministrative: “Dovevano dimezzare i parlamentari e hanno dimezzato i voti…”. Ma cosa temono i firmatari della mozione? Che ci si limiti ad un semplice restyling del Porcellum, con conseguente ritorno al proporzionale e alle ‘larghe intese per legge’, in caso ancora una volta non ci fosse un netto vincitore alle elezioni. E dunque addio sogni di premiership per il sindaco di Firenze che però, almeno per quanto riguarda questa mozione, ha diversi appoggi all’interno del suo partito.

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La nostra legge elettorale è incostituzionale?

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Ci sono motivi sollevati dall’avvocato Aldo Bozzi sulla legge elettorale vigente, cosiddetta “Porcellum”, che la Corte di Cassazione ha ritenuto  “rilevanti e non manifestamente infondate”, per cui ha disposto “l’immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale”.

I dubbi sollevati sono stati :  l’assenza di soglia oltre la quale scatta il consistente premio di maggioranza che consente di raggiungere il 55% dei deputati della Camera; la mancanza delle preferenze; la discrasia tra Camera e Senato e “l’illegittimità di due quozienti differenti per l’attribuzione dei seggi”, l’impossibilità di scegliere i candidati.

Viviamo quindi da 8 anni con una legge che è incostituzionale e abbiamo un Parlamento e un Governo eletto con una legge che viola i principi fondamentali della nostra Carta? LaCorte costituzionale sarà chiamata ad esprimersi sul Porcellum e la decisione potrebbe avere diversi risvolti politici.

 

 

L.Elettorale: accordo Lega Nord e Tremonti, nessun accordo con Formigoni

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