Fiducia o non fiducia? Civati lo chiede ai suoi

pippo-civati-tuttacronacaIl governo Renzi ha giurato questa mattina ma poco dopo sono già tornate alla luce le divergenze politiche interne allo stesso Pd. Lo stesso Pippo Civati si chiede se votare o meno la fiducia al nuovo esecutivo. O, per meglio dire, lo chiede ai suoi elettori tramite un sondaggio sul suo blog. L’ex concorrente di Renzi per il ruolo di segretario del Pd spiega di voler un parere perché “di solito sono gli elettori a scegliere” e si chiede se che se per il futuro sia meglio rimanere nel Pd o “ricostruire la sinistra” con gli altri partiti. Scrive Civati: “Siccome il vero problema di questa situazione, che precede qualsiasi giudizio su Renzi, sul suo governo e soprattutto sulla sua maggioranza, è il fatto che si sia proceduto per l’ennesima volta assemblando gruppi che tutti avevano votato per fare altro, vi chiediamo ancora di partecipare”. Al termine del sondaggio, Civati si chiede quale prospettive intraprendere per “l’area Civatì?” tra due alternative: “Aumentare l’impegno dentro il Partito Democratico su temi qualificanti” oppure “lavorare al dialogo con le forze che ne stanno fuori, per ricostruire la sinistra”.

Pippo Civati si stacca e crea un nuovo partito?

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Il terreno su cui si sta muovendo Renzi in queste ore è diventato argilloso e il segretario del pd nonché nuovo premier incaricato da Napolitano per formare un governo rischia uno scivolone almeno secondo quanto scrive il quotidiano Libero:

 […] La strada di Matteo Renzi si sta trasformando in un Calvario. Matteo rischia di pagare a caro prezzo la spavalderia mostrata nel condurre il gioco. L’ostacolo più grande è quello di trovare la quadra per un ‘alleanza ed una maggioranza che gli garantisca i voti del Senato. Ma a scricchiolare sotto i piedi del segretario è il suo stesso partito. Pippo Civati è pronto a pugnalarlo. Con i suoi 6 senatori a palazzo Madama, Civati è prnto a voltare le spalle a Matteo e soprattutto ad uscire dal Pd per fondare un nuovo partito. A dichiarare guerra a Matteo è lo stesso Civati che intervistato da Repubblica afferma: “‘Si tratta di un governo politico a tutti gli effetti e con la stessa maggioranza di prima, che non rispetta il mandato elettorale. Orientati a non votare la fiducia. In tal caso usciamo dal Pd”. Insomma col colpo di mano di Matteo e con la defenestrazione di Letta potrebbe esplodere il Pd. Solo qualche giorno fa Civati aveva detto: “In questo momento il Partito Democratico lo hanno lasciato tutti. E’ un campo in cui si dicono delle cose e poi se ne fanno delle altre. Voglio capire che cosa fare. E’ chiaro che non votare la fiducia a questo governo vuol dire uscire dal Pd o qualcosa di molto simile”.

Civati divorzia dal Pd… fonda “il nuovo centro sinistra”!

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Il Pd e le sue mille facce, il Pd che forse ne ha perse troppe e così chi vuole mantenere un’identità di sinistra la propria faccia deve andarla a ricostruire altrove. Succede che Pippo Civati, forse per provocazione, forse per tastare il terreno, lancia il nuovo centro sinistra. L’annuncio avviene ormai a consultazioni concluse, quando al colle ormai sono sfilati tutti i partiti eccetto M5S e Lega che hanno deciso di non parteciparvi. Quel no in Direzione Pd quindi porta ancora i suoi esiti e Civati sul suo blog scrive: “Quasi quasi fondo il Nuovo Centro Sinistra”, facendo il verso alla neonata formazione di Angelino Alfano. Intanto Nichi Vendola si chiama fuori da un possibile governo con Matteo Renzi e quasi sembra sposare la provocazione di Civati.

“Recupero una dozzina di senatori. Poi vado da Renzi e gli dico il contrario di quello che propongono Formigoni e Sacconi, oggi sui giornali – ha scritto Civati sul suo blog –  Nuovo Centro Destra contro Nuovo Centro Sinistra (anche Sinistra e basta, che il Centro è dappertutto).”

Un’ipotesi che, scrive il quotidiano la Repubblica, sfiorerebbe già 5 senatori democratici. Si tratta di Corradino Mineo, Sergio Del Giudice, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti, Walter Tocci e Donatella Albano.

Intanto Vendola ci va giù duro:”Matteo Renzi ha dissipato il patrimonio di credibilità politica che il Pd ha costruito per decenni – dice Vendola – Giorgio Napolitano sa che sono in discussione gli assetti della nostra democrazia perché non è ammissibile – spiega il Governatore – che il governo Letta si sia dimesso in assenza di un confronto in Parlamento. Insomma la democrazia è a rischio”.

Per andare fino in fondo, il leader di Sel ha rispolverato una metafora sul conte Ugolino: “Renzi nella riunione della direzione avrebbe dovuto citare Dante per sottolineare l’attitudine all’interno del Pd al cannibalismo”.

Da Vendola è arrivato anche un altro avvertimento: “Non possono trattarci come se fossimo in saldo, come se qualcuno di noi fosse in vendita, a cominciare da Laura Boldrini. Non siamo una bottega di arrivisti, anche perchè non accettiamo l’operazione politica che ha consentito a Berlusconi di risuscitare. Con il Pd c’è una frattura insanabile”.

Renzi incassa le lodi di Sallusti e Ferrara

sallusti-ferrara-tuttacronacaIl segretario democratico Matteo Renzi ha ricevuto il sostegno del suo partito e non solo. Due giornali che non sono certo generosi con il Pd, il Giornale e il Foglio, sembrano appoggiare la mossa del sindaco fiorentino. Sallusti e Ferrara hanno infatti pubblicato due editoriali nei quali non solo “benedicono” la mossa ma anche sostengono che, con un’azione di governo veramente innovatrice il segretario potrebbe contare anche sui voti di Silvio Berlusconi e del suo partito. Scrive Sallusti:

Solo uno sprovveduto può può pensare che Renzi pensi di govenare fino al 2018 ostaggio da una parte di Alfano e dall’altra di una fetta del suo partito che non vede l’ora di restituire pan per focaccia. Per operare sul campo gli serve alto, voti veri in Parlamento che nessuno dei suoi padrini può dargli. L’amico Berlusconi i voti li ha eccome, e sono certo che in caso di necessità ne farà buon uso.

Anche Ferrara condivide una simile linea ma auspica tuttavia la formazione di un esecutivo “di rottura”, senza compromessi con i propri alleati minoritari.

Fa’ un governo bipolarista.Un governo di staff, con i tuoi e quelli di cui ti fidi per competenza e soprattutto per generosità poltiica. Fa’ un governo monocolore non contrattato. Niente streaming, niente negioziati fumosi. Niente trasversalismi che sappiano di un Letta bis, che già era un Monti bis. (…) Fa’ così Matteo, e vedrai che la fiducia te la accorderanno con numeri sorprendenti.

E rincara la dose Sallusti, lodando il primo cittadino di Firenze:

Corre Renzi, e fa bene. mai come in questo caso vale il detto: chi si ferma è perduto. Ha accoltellato, usurpato, forse anche barato. Un vero mascalzone, toscanamente parlando, che se qualcuno delle sue vittime,e lo becca in un portone non so come finisce. (…) In realtà un amico vero Renzi ce l’ha. Si chiama Silvio Berlusconi, al quale la malasorte aveva assegnato in dote il fratello venuto male di Renzi: Angiolino Alfano da Agrigento, un tontolone (tuitto quello che tocca va a ramengo) che con la sinistra, a differenza di Matteo si trova benissimo.

Ancora più esplicito Giuliano Ferrara

“(…) un trentenne che ha esordito con Mike Bongiorno, che è politicamente un self made man, che non ha paura delle giacche di Fonzie,. di Briatore e della De Filippi, che ha detto e scritto più volte quanto gli stiano sulle scatole gli atteggiamenti pregiudiziali di chi considera il Cav. un arcinemico, che si sente piuttosto un competitore nel bipolarismo di chi prende i voti avversi alla sinistra che vuole realizzare qualcosa non ancora scritta negli annali del Novecento, con una mentalità decisionista e liberale insieme, aperta alla cultura del mercato e rispettosa del mondo del lavoro, dei giovani e delle idee non conformiste.

Da Pd a Pdr? Civati e il “Partito di Renzi”

pippo-civati-tuttacronacaIl dem Pippo Civati, a Torino per un appuntamento elettorale di Daniele Viotto, candidato alle primarie per la segreteria del Pd Piemonte, ha detto: “Il Pd si sta trasformando nel partito di Renzi, il Pdr“. L’ex candidato alla segreteria del partito ha quindi aggiunto: “C’è un grande travaglio, una grande riflessione su cosa farà questo governo e soprattutto su quale discorso Renzi voglia fare in termini relazionali. Perché capisco che il Pd debba trasformarsi nel partito di Renzi, e quindi nel Pdr, e che il premier alla fine chiederà una fiducia totale. Segnalo che c’è un problema: siamo passati da un’idea di centrosinistra a un’altra che mette un trattino sull’intera parola sinistra”. Civati ha quindi parlato di eventuali scissioni interne al partito: “Qualcuno dice che io vorrei fare la scissione, ma mi pare che la scissione l’abbiano fatta gli altri rispetto alle proprie promesse e ai propri elettori”.

Letta diventa Marius, la giraffa di Copenaghen

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“E’ anche normale che Letta non partecipi alla direzione – ha detto Pippo Civati -. Lo stanno trattando come la giraffa dello zoo di Copenaghen. Io in qualunque caso voterò no, i nostri elettori sono furibondi per quello che sta accadendo”. Con queste parole ieri Pippo Civati aveva commentato la proposta di un governo Renzi, assimilando il Premier Letta a quella giraffa giustiziata senza colpa né peccato ma solo per “sovraffollamento” che ha fatto scalpore in tutto il mondo. Uccisa in pubblico e data in pasto ai leoni, i leoni di letta però sono suoi “consaguinei”, il suo Pd che lo ha sfiduciato in un contesto davvero di fantapolitica.

La scelta di Civati!

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“Personalmente sono molto a disagio. Una cosa che non accetto è che si parli di scelta obbligata: è una scelta politica fino in fondo quella di sfiduciare Enrico Letta”. Queste le parole di  Pippo Civati alla Direzione del pd dove poi ha aggiunto: “Non capisco perchè – aggiunge Civati – sostituendo il premier con la stessa maggioranza le cose dovrebbero cambiare. E poi, come diceva il grande poeta, ‘il modo ancor m’offendè. Potevamo farla in modo diverso. E’ invece è successa una via di mezzo tra la prima repubblica e shining”. Civati conclude: “io mi dichiaro contrario a questa scelta”.

“La stella della sinistra italiana”

matteo-renzi-tuttacronacaIl Wall Street Journal guarda all’Italia e dedica un articolo a Matteo Renzi, la “stella della sinistra italiana che ascende nelle primarie”. Il primo cittadino di Firenze, scrive il quotidiano finanziario, “è destinato a prendere il centro del palcoscenico della politica italiana”. La sua ascesa “potrebbe causare nuovi problemi al governo Letta”, al quale il nuovo leader del Pd chiede di “accelerare il passo delle riforme”. Il Wsj, dopo avere riassunto alcuni dei punti chiave del programma proposto da Renzi, ricorda che il sindaco di Firenze ha guadagnato consenso “in un momento di disgusto generalizzato per la classe politica” che ha dimostrato “scarsa capacità” nel dare risposta ai gravi problemi degli italiani. Ancora, il quotidiano scrive che il “traballante” governo Letta “non può permettersi di ignorare Renzi”, perché pur avendo “guadagnato un po’ di forza” dall’uscita dalla maggioranza di Silvio Berlusconi, il premier “ha una maggioranza risicata in Parlamento e dipende dal sostegno del Partito democratico”.

Ma il WSJ non è stato l’unico giornale straniero a parlare dell’ascesa del sindaco di Firenze, la notizia è rimbalzata in molte prime pagine:

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Con Matteo Renzi sarà possibile la svolta? Il post di Mario Monti

Mario-Monti_tuttacronacaMatteo Renzi riveste la carica di Segretario del Pd e Mario Monti si complimenta con lui in un lungo post pubblicato sul suo profilo Facebook, con il quale gli offre l’appoggio di Scelta Civica: “Faccio i miei complimenti e auguri al vincitore delle primarie del PD, che lo hanno contrapposto in una leale competizione agli onorevoli Cuperlo e Civati. La vittoria di Matteo Renzi può certamente segnare una svolta nell’azione di Governo e dare slancio alle riforme politiche, sociali ed economiche per cui Scelta Civica è nata e per le quali, oggi in modo più coeso e deciso di prima, si sente impegnata. Come il neo-segretario del Pd, infatti, non pensiamo che basti salvaguardare la tenuta dell’esecutivo guidato da un eccellente Primo ministro come Enrico Letta, ma che ancor di più occorra rapidamente cambiare il segno delle politiche del Governo, sia rispetto all’obiettivo della crescita che di una vera equità. Di Renzi era apprezzabile l’agenda con cui partecipò alle primarie del centrosinistra nell’autunno del 2012 – ad esempio in materia di mercato del lavoro – e rimangono valide, dal nostro punto di vista, molte delle proposte – dalle riforme istituzionali, alle liberalizzazioni del sistema economico – che hanno caratterizzato in queste settimane la sua candidatura alla segreteria del PD. Scelta Civica offrirà al nuovo segretario democratico una vera disponibilità sui provvedimenti concreti, sulle priorità e sulla tempistica delle riforme nell’ambito della nuova maggioranza. Alla definizione prima e realizzazione poi di un contratto di coalizione, come è noto da tempo, il nostro movimento intende condizionare il proprio sostegno al Governo in questa fase nuova i cui risultati concreti saranno decisivi per arginare le spinte populiste. L’Italia non può più permettersi di galleggiare, ma necessita di una stagione di riforme radicali che la liberino dai condizionamenti di parte, dalle rendite di posizione e dalla politica dei veti. Confido che queste ambizioni siano anche quelle di Matteo Renzi, da oggi responsabile del primo partito italiano.”

Brunetta, dalle larghe intese al trio? Renzi, Berlusconi e Grillo per la legge elettorale

renato-brunetta-tuttacronacaRenzi è stato eletto segretario del Pd e dopo appena qualche ora, ai microfoni di SkyTg 24 il capogruppo Fi alla Camera, Renato Brunetta, lancia la prima idea: “Se Grillo, Berlusconi e Renzi si mettono insieme, la legge elettorale si fa in una settimana”. E aggiunge: “Renzi vuole il bipolarismo, come Berlusconi e come Grillo. Bipolarismo sarà”. Quindi l’affondo per tentare di delegittimare le attuali Camere. “Questo parlamento non esiste più, non ha più il premio di maggioranza. Facciamo la legge e andiamo al voto il prima possibile”, ha concluso. Un richiamo forte era giunto anche ieri dallo stesso Berlusconi, durante la kermesse dei club Forza Silvio, che aveva annunciato la sua strategia: subito un governo per la legge elettorale che includa Cinque Stelle e Sel e poi elezioni politiche insieme a quelle europee. Anche il ministro Maurizio Lupi, per il Nuovo centrodestra, si rivolge direttamente a Renzi via Twitter: “Subito patto di governo chiaro e concreto per le riforme”

La solitudine di Epifani

epifani-primarie-tuttacronacaAveva provato a invitare i tre candidati al ruolo di Segretario del Pd a trascorrere con lui la notte delle primarie al Nazareno, ma sembra che ormai sia un luogo svuotato della sua importanza strategica. Deisderava sancire pubblicamente il passaggio di consegne con il segretario entrante ma tutti e tre, ultimo in ordine di tempo Cuperlo, hanno preferito declinare l’invito. Renzi preferisce Firenze, Civati una sala congressi vicino alla stazione Tiburtina. Nessuno che s’identifichi troppo con le stanze di un partito che paga disaffezione e distacco, anche a causa delle scelte sbagliate degli ultimi anni, tra tutte, il governo delle larghe intese. La morale è che Epifani al Nazareno resta solo, a commentare con lui il risultato solo il fido Zoggia. Solo, nel giorno in cui si poteva festeggiare l’affluenza alle urne.

Partecipazione inattesa alle primarie del Pd… e il seggio resta senza schede!

primarie_pd-tuttacronacaA Bagnolo di Po, in provincia di Rovigo, non ci si aspettava un tale successo per le primarie del Pd tanto che è stato necessario richiedere altre schede. Il seggio ne aveva in dotazione 50 ma verso metà mattina il presidente si è visto costretto a chiederne di nuove, arrivate in fretta e furia dal provinciale di Rovigo. Pietro Caberletti, che oltre a essere presidente di seggio è anche sindaco del paese, ha spiegato che il problema “è che il numero di schede era stato commisurato alle precedenti primarie del premier, quando c’erano stati 49 voti. Ma oggi dopo poche ore ne avevamo già distribuite 40 e sappiamo per certo che sono ancora parecchie le persone che si recheranno a votare nel pomeriggio. Abbiamo così dovuto chiedere rinforzi”. Gli iscritti al Pd nella sezione di Bagnolo di Po sono una trentina.

Le primarie del Pd e la sfida dell’affluenza minima

cuperlo_renzi_civati-tuttacronacaDalle 8 alle 20 resteranno aperti 9mila gazebo, sparsi per tutta Italia, per permettere ai cittadini che hanno compiuto i 16 anni di votare per le primarie del Partito Democratico. Per i minorenni, gli studenti e i lavoratori fuori sede e i cittadini temporaneamente fuori sede era necessaria la registrazione online, scaduta venerdì alle 12. Prima di prendere la scheda elettorale, verrà richiesto di firmare l’albo degli elettori delle primarie e la normativa sulla privacy. Indispensabile presentare anche un documento d’identità mentre i non iscritti al partito dovranno dare un contributo di 2 euro per le spese organizzative che pagheranno solo i non iscritti al Pd. Sulla scheda che verrà consegnata bisognerà barrare il nome del candidato scelto tra Giuseppe Civati, Matteo Renzi e Gianni Cuperlo: sarà eletto segretario chi otterrà la maggioranza assoluta delle preferenze, altrimenti si andrà al ballottaggio. I risultati delle primarie dovrebbero essere resi noti già questa sera, quando si saprà chi sarà il nuovo Segretario. Il dubbio resta quello dell’affluenza, con l’asticella minima fissata sui due milioni, non facili tuttavia da raggiungere. Chi ha già votato è Matteo Renzi, arrivato intorno alle 9.20 al seggio di piazza dei Ciompi di Firenze dove aveva già votato per le primarie l’anno scorso. Prima di entrare si è fermato a parlare con un gruppo di studenti dell’Isia, a rischio chiusura, che per l’occasione hanno inscenato un flash mob per chiedere attenzione sulla sorte della loro scuola. “Nessuna sfida sull’affluenza – ha detto – la sfida è tra chi arriva primo”. Su Twitter ha quindi scritto: “Ho già trovato coda. Buon segno!”. Alle urne si è già recato anche il premier Letta, che ha salutato i militanti impegnati nella gestione del seggio elettorale ed è andato a Messa.

Civati finisce la benzina, va al comizio in autostop!

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All’ultimo comizio Civati ci è arrivato senza benzina. Nei pressi di Oristano sulla Fiat Punto guidata dal coordinatore della campagna elettorale per la Sardegna, il candidato alla segreteria nazionale del Pd Pippo Civati, è rimasto a secco. L’annuncio è stato dato a Cagliari a una platea di oltre 300 persone che lo stavano attendendo per la chiusura della campagna elettorale delle primarie. Proprio questa mattina Civati, appena messo piede in Sardegna aveva parlato della sua campagna elettorale, povera aveva detto “alla Papa Bergoglio”. E proprio oggi mentre stava percorrendo la strada statale 131 Carlo felice è stato tradito dal carburante. Il candidato alla segreteria del Pd non si è perso d’animo e ha fatto l’autostop. Poi, come è stato annunciato in sala è in auto con un automobilista che si è fermato e lo ha fatto salire. In ritardo ma Civati arriverà per il comizio finale della sua campagna elettorale in autostop!

“Sono rimasto a secco – dice all’Huffpost – Fortunatamente c’era una coppia di persone che si è fermata e che veniva alla nostra iniziativa. Serbatoio vuoto, urne piene. E poi Sposetti dice che spendo troppo…”.

Martino vs M5S: “I veri violenti sono solo loro”

piero-martino-tuttacronacaUna foto di Piero Martino era finita su Facebook accompagnata dalla scritta “Wanted, o animale Martino, picchiatore piddino”. Per questo motivo, il deputato Pd ha annunciato una denuncia penale e un esposto alla presidenza della Camera. “Ogni giorno è così, hanno attaccato nei giorni scorsi anche la presidente Laura Boldrini, se nessuno mette un argine… è pazzesco”. L’immagine era stata postata dal grillino Cosimo Petraroli e Martino si è sfogato in un’intervista rilasciata a Repubblica:

Martino, come mai è stato preso di mira?

«I 5Stelle hanno la necessità di alzare i toni e lo fanno spesso raccontando bugie terribili ».

Ma è una consuetudine?

«Nella loro logica è normale, e si comportano così anche in Parlamento. Dopo l’attacco ai giornalisti, ci mancano anche le liste di proscrizione contro i parlamentari. Bisogna mettersi di traverso al più presto, con le regole che ci sono ».

Lei però ha alzato le mani sui deputati 5Stelle?

«Mai picchiato qualcuno. È accaduta una cosa molto diversa: una lite in cui erano loro ad avere violato ogni regola, addirittura erano arrivati a sedersi sui banchi del governo, che è una cosa molto grave».

Però poi siete venuti alle mani?

«No. Mi sono avvicinato a loro, così come hanno fatto i questori e ho detto che stavano violando il regolamento riprendendo la seduta con i telefonini, mentre loro accusavano noi. Mi è stato sbattuto un telefonino in faccia, gliel’ho strappato, e poi restituito un secondo dopo. C’è un’istruttoria aperta in cui i questori stanno definendo come si sono svolti i fatti».

I grillini danno un’altra versione rispetto alla sua?

«Dicono il falso, è una bugia. Comunque ci sono i filmati. Ripeto, sono saliti sui banchi del governo, io mi sono difeso e gli ho levato il telefonino, restituendolo subito dopo».

È una gogna via web?

«Lo è, ma ho notato che ora il deputato 5Stelle ha tolto la foto wanted dal suo profilo» (…)

Tutto pronto per le primarie… ultime dichiarazioni e polemiche!

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Tutto pronto, mancano poche ore e poi il popolo Pd si recherà ai gazebo per esprimere la preferenza sul suo candidato alla segreteria dei democrat. Dalle 8 alle 20 di domani sul territorio italiano saranno aperti 9mila gazebo che consentiranno a chi ha compiuto almeno il 16esimo anni di età di votare.

Tra i tanti seggi ve ne è anche uno molto originale. Sarà infatti ultimata solamente nella serata di domani la scultura in ghiaccio dedicata al vincitore e che da domani sarà esposta all’esterno del seggio più alto d’Italia, sul ghiacciaio Presena a quota 2600 metri, dove sorge un gazebo-igloo. Un’iniziativa della sezione del Pd della Vallecamonica (Brescia) che, dopo aver annunciato la volontà di far realizzare una statua in ghiaccio raffigurante Matteo Renzi, ha deciso di rispettare la par condicio tra candidati. “Il viso della scultura verrà ultimato solamente quando sapremo il vincitore” ha dichiarato il consigliere regionale del Pd, Corrado Tomasi, legato a Matteo Renzi.

Intanto tutti i candidati hanno rilasciato le ultime dichiarazioni:

“Se nessuno prenderà il 51% alle primarie Pd io non darò il mio voto né a Renzi né a Cuperlo. Il ritorno di Prodi un bene per tutti. Perché è l’unico modo per cambiare davvero e radicalmente il partito democratico. Nel segreto dell’urna penso che persino Renzi alla fine voterà per me” ha detto Pippo Civati intervistato da Globalist.it. E alla domanda se pensa di essere l’unico di sinistra tra i tre candidati, Civati ha risposto: “Non devo essere io a dirlo. A volte me lo domandano come se fosse un insulto, io ne sono orgoglioso. La sinistra è anche una pratica quotidiana, non basta ‘dire qualcosa di sinistra’, lì son buoni (quasi ) tutti, occorre che quelle cose si facciano”.

Matteo Renzi, dato come favorito, ha scritto sul suo profilo Facebook: “Meno 1 al nuovo Pd che sogniamo insieme da sempre”. Oggi il sindaco di Firenze sarà alle 12 a Reggio Emilia e poi chiuderà la sua campagna alle 16.30 a Empoli. Ieri a La 7 e oggi sul alcuni quotidiani nazionali ha parlato anche di legge elettorale: “Che c’entra il governo? La fa il Parlamento la riforma, partendo da una proposta che farà il Pd” ha detto. “Quello che è si è capito è che le commissioni dei saggi servono solo a perdere tempo. Sono un modo per dilazionare le scelte. Domenica c’è la commissione di saggi più credibile di questo mondo: il milione e mezzo, due milioni di italiani che domani andranno a votare alle primarie”. E “se alle primarie decidiamo l’abolizione del Senato, il bipolarismo e il maggioritario perché vince il candidato che propone queste cose, i gruppi non possono mettersi di traverso” ha dichiarato. Quanto a Romano Prodi che ha cambiato idea e andrà a votare alle primarie, “sono felice”, ha commentato Renzi, “penso voterà per me o Civati. Io la penso come lui: il bipolarismo va preservato”.

Infine Gianni Cuperlo, ospite della trasmissione Omnibus su La 7 questa mattina, ha ammesso che “la cosa che più mi ha addolorato è che Io ho cercato di parlare di futuro, dell’idea di partito e di Paese che ho in testa. Della necessità di cambiamento. Ma io continuo ad essere descritto come l’uomo dell’apparato e della continuità. Ma se mi guardo attorno io trovo la continuità nelle ricette di Renzi”. E in occasione della manifestazione del popolo Lgbt in programma oggi a Roma ha affrontato il tema dell’omofobia e dei diritti civili: “L’Italia deve fare passi avanti sul tema dei diritti civili perché ha ritardi seri. Quindi, pari diritti per le coppie gay e lesbiche, tutela della genitorialità omosessuale, una buona legge contro l’omofobia e la transfobia, revisione della legge 40, riforma della legge 164 sui dati anagrafici per le persone transessuali, sono scelte ineludibili che vanno nella direzione di rendere l’Italia un Paese più libero e giusto”.

Come spiega La Repubblica:

La polemica è  scoppiata invece sulla norma che a meno di 24 ore dall’apertura dei gazebo l’assemblea per il congresso del Pd mette a punto e vota una delibera che definisce i membri di diritto in Assemblea: c’è il presidente del Consiglio Enrico Letta, ci sono gli ex segretari nazionali, ma anche i ministri Pd in carica (Franceschini, Delrio, Kyenge, Zanonato, Carrozza, Bray e il ‘tecnico’ Trigilia) – tranne quello dell’Ambiente Orlando che corre per le primarie a Genova – e persino il sottosegretario ai servizi di sicurezza Marco Minniti, il segretario nazionale dei giovani democratici, il dirigente del settore organizzazione.

L’unico che è intervenuto sull’argomento è stato Civati: “Ma non ne faccio un dramma- spiega – significa che tra qualche mese in assemblea ci saranno ministri diversi. Quelli di un altro governo”.

Indicivati: Pippo e la musica indie

indiecivati-tuttacronacaHa fatto la sua apparizione su Facebook la pagina, creata da Giacomo Cortese, Indicivati, aperta per ironizzare sul rapporto tra il candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati e la musica indie. Se prima c’era “Gattini per Civati”, con i mici pronti a sostenere il dem, ora la serie fotografica unisce scatti del politico a immaginarie dichiarazioni sulla musica indipendente: come diventare un esperto in rete!

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Renzi prende le distanze dal Pd?

renzi-tuttacronacaAlla larga dalle dinamiche di partito, questa sembra la linea del “forse, quasi certamente” nuovo segretario del Pd Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze infatti ha gentilmente declinato l’invito di Epifani a usare una delle stanze del Nazareno per aspettare i dati dai gazebo, incontrare i giornalisti e magari festeggiare la vittoria domenica sera. Renzi a quanto sembra preferirebbe attendere i risultati a Firenze, almeno che non cambi idea nelle prossime ore. L’invito di Epifani naturalmente oltre a Renzi era anche indirizzato a Cuperlo e Civati. Ognuno avrebbe avuto la sua stanza e avrebbe potuto festeggiare nel quartier generale del partito che ha anche il compito di diffondere i dati ufficiali ai giornalisti man mano che arrivano dai diversi centri presenti sul territorio.

Fazio non invita Civati? E il dem si ricrea lo studio di “Che tempo che fa”

civati-chetempochefa-tuttacronacaCivati vuole andare a Che tempo che fa, la trasmissione condotta da Fabio Fazio su Rai3 e manda il messaggio in modo quanto mai chiaro: in occasione della convention bolognese all’Estrago, tenutasi domenica, il candidato alla segreteria ha portato una scenografia ricalcata da quella della trasmissione e, seduto su una poltrona simile a quella del salotto di Fazio, con tanto di sigla e presentazione di Filippa Lagerback, ha risposto alle domande (trasmesse su un un maxi-schermo) che il conduttore ha rivolto a Renzi e Cuperlo. “Stiamo scherzando, Fazio – ha detto Civati – però ci siamo rimasti male, perché quando si corre si deve essere alla pari”. E ancora: “Ho visto con grande piacere Cuperlo e Renzi ospiti di Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’, e avrei partecipato volentieri per offrire a un pubblico un po’ diverso da quello solito dei talk show politici un’informazione completa su queste primarie. Oggi e’ il 1 dicembre, si vota l’8, e ho come l’impressione che gli spettatori e gli elettori del Pd questa possibilita’ non ce l’avranno”. Quindi una sottolineatura: “Fazio e i suoi autori sono ovviamente liberi di scegliere chi invitare alla loro trasmissione, e infatti io la apprezzo così tanto che ho voluto rifarla oggi, qui a Bologna, dal palco dell’Estragon, utilizzando la sua scenografia, il suo famoso tavolo, e persino le sue stesse domande, oltre all’immancabile introduzione di Filippa Lagerback. Mi spiace solo che manchi Luciana Littizzetto, che peraltro so essere una mia ammiratrice quanto io lo sono di lei”.

Come un rombo di moto: i nostri 7 giorni

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Un rombo di moto, qualche giro e una vita che si spezza a soli 45 anni. Romboni è morto ricordando Simoncelli e dalla pista della Malesia al Sagittario di Latina il dramma si ripete. Un dramma che conosce bene anche Alessia Polita, rimasta paralizzata a seguito di una caduta e che ancora lotta per aver riconosciuti i suoi diritti e quelli di tanti altri piloti. Purtroppo in questa settimana Romboni non è stato l’unico a perdere la vita su una pista, l’ultima notte è stata fatale anche per Paul Walker, uno dei protagonisti di Fast and Furious che ha trovato la morte a bordo di un’auto guidata da un suo amico. Ma questa è stata anche la settimana in cui ha commosso Anna Marchesini con la sua partecipazione a Che Tempo Che Fa. L’attrice nonostante la malattia non ha perso il suo  sorriso e la sua forza di vivere. Incidenti, dramma ed asfalto… Se lo sport piange i suoi campioni e il cinema è in lutto per i suoi eroi, la politica promette guerre… Renzi, Alfano e chi più ne ha ne metta. Ormai la politica davvero ha mostrato il suo lato debole e l’Italia  sembra incarnare davvero la sua spada di Damocle. Nell’ultima settimana la lama è ricaduta sui pensionati, ma ora è pronta a colpire nuove categorie…

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Intanto continuano però gli scandali della politica  mentre il cane dei Griffin muore e ilmaltempo flagella l’Italia, Conte sogna, la Cremaschi fa l’ennesimo pronostico sexy e nel Napoletano c’è il bar che rilascia scontrini anti juventini. Il Milan  torna a vincere, Balotelli fa scintille e le primarie si avvicinano. L’Italia continua a stare in difficoltà, la comunità cinese si stringe intorno al dramma di Prato e quell’economia che dovrebbe essere in fase di ripresa stenta a decollare. Renzi tuona e Alfano risponde. Civati sogna la segreteria e parla di “Recuperlo”. Questa però oltre che essere stata la campagna in cui Civati ha mostrato le unghie è stata anche quella in cui il Caimano è  decaduto… ora gli orizzonti sono diversi e ogni attimo può essere quello fatale a far crollare il governo Letta. Ma quanto costa al popolo italiano al decadenza? Sicuramente la buonuscita e i vitalizi? Ma i soldi del vitalizio eviteranno al Cavaliere l’umiliazione dello sfratto? Sono molti gli interrogati della settimana, ma noi auguriamo a tutti un inizio di settimana sereno, lontano da quei problemi che purtroppo non possono essere risolti dai cittadini, ma solo subiti… e quindi a voi tutti: 

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

“Se vinco le primarie mi candido a premier, vinco e governo”: Civati sicuro di sè

pippo-civati-tuttacronacaAngelino Alfano ieri aveva lanciato un appello a Renzi per invitarlo, in caso di vittoria alle primarie del Pd, a non far cadere il governo Letta. Ma non ha fatto i conti con un altro candidato, Pippo Civati. In corsa per il ruolo di Segretario dei Dem, sabato a Bergamo ha esposto le sue idee, come riporta il sito BergamoNews: legge elettorale ed elezioni, scalzando Letta e addio al governo delle intese, larghe o ristrette che siano.

Se vince, da lunedì 9 dicembre partirà la verifica di governo e poi? Sosterrà un altro governo Letta?

“Se vinco puntiamo a fare la legge elettorale e poi si vada al voto, non possiamo governare con Formigoni, Lupi e Mauro. Non dimentichiamoci che Formigoni è caduto perché la sua giunta regionale era legata alla ‘ndrangheta. E poi vi avviso da subito: io non andrò a nessun Meeting di Rimini o di Comunione e Liberazione”.

E per Letta, lo sosterrà in prossimo governo?

“No, se vinco le primarie mi candido a premier, vinco le elezioni e governo il Paese”.

Ma il Pd riuscirà a vincere le elezioni?

“Dobbiamo puntare a riprendere i voti di chi è stato deluso da questa politica, ma sono sicuro che vinceremo. Mi auguro di poter coinvolgere Sel e avere un governo di sinistra che sappia dare la svolta a questo Paese”.

Quale sarà la sua priorità?

“Il lavoro. Non possiamo che ripartire da lì. E spalmare le pensioni d’oro sulle minime, dobbiamo ridurre questo divario tra cittadini che la crisi ha acuito”.

La Bergamasca è terra di Lega, di protesta. Non teme di raccogliere pochi voti?

“No, anzi noi dobbiamo guardare in faccia gli imprenditori e i lavoratori. Insieme si cresce, ci possono essere dei conflitti, ma vanno superati per una visione di sviluppo comune. Non possiamo però ridurci ad aver tolto l’Imu sulla prima casa, mentre agli imprenditori servono altre misure. Avevamo riso di Berlusconi quando prometteva che avrebbe ridato i soldi dell’Imu, ed invece lo abbiamo fatto. Tra l’altro lo abbiamo fatto quando Berlusconi era già decaduto, perché condannato”.

Insomma, il governo ha vita breve?

“Non possiamo pensare di governare con Alfano, con chi fino a ieri preparava le leggi ad personam per Berlusconi. Siamo seri. Il Pd si riprenda il proprio ruolo, andiamo alle urne, ci confrontiamo. E se vinciamo, rimettiamo in piedi questo Paese”.

Il naufragio del Pd? La paura-primarie

primarie-pd-tuttacronaca “Se votano tra 1 milione e 700 e i 2 milioni di persone è un miracolo”. Previsioni nere al Nazareno per quel che riguarda la partecipazione alle primarie che si terranno l’8 dicembre. Il flop, di certo, non gioverebbe a nessuno: nè a Renzi che mira a coinvolgere gli elettori richiamandoli al Pd, nè a Cuperlo e Civati che vedrebbero sfumare le possibilità di una buona prestazione a causa di una scarsa partecipazione. A parlare delle situazione, all’Huffington Post, è Davide Zoggia, ià responsabile Enti Locali nella segreteria Bersani e oggi a capo del settore Organizzazione nella segreteria Bersani: “Credo che l’affluenza alle primarie del Pd si attesterà intorno ai due milioni. Del resto, le ‘pratiche’ per facilitare la partecipazione le abbiamo snellite di molto, rispetto al passato, anche a quello recente. Bastano due euro (2,5 euro se ci si è registrati ‘prima’ del voto), un documento d’identità e la firma in calce all’Albo dei sostenitori e della Carta dei Valori del Pd per poter votare, ove si tratti di non iscritti. In cambio, si riceve anche l’abbonamento gratis all’Unità e a Europa…”. Secondo Riccardo Nencini, segretario del Psi, “alle primarie voteranno un milione e mezzo di persone. Soprattutto cittadini che si riconoscono nel Pd. È il segno che la politica ha ancora molta strada da fare per essere riconosciuta dai cittadini”. Il fatto è che sembra le primarie non attirino più, almeno, non attirano chi non è un fanatico della sinistra o della politica. Ieri sera c’è stato il contronti in tv e il dato auditel è chiaro al riguardo: numeri dimezzati rispetto al confronto delle primarie 2012 (2,67% di share contro il 6,17%) e uno share fermo a un impietoso 0,97%, più l’1,7% di Cielo. Crozza, alla stessa ora, con la sua puntata quasi tutta incentrata su Berlusconi, ha registrato il 9,56% Ma, ricorda l’HuffPost,”La percentuale di votanti alle primarie è, nella sua serie storica, da sempre in discesa (verticale): le primarie del 2007 che elessero Veltroni videro 3 milioni e 500 mila votanti, quelle tra Bersani e Franceschini circa 3 milioni e 300 mila e le ultime scorse, quelle tra lo stesso Bersani e Renzi (ma che erano per la premiership come quelle di Prodi svoltesi nel 2006, quando i votanti furono circa 4 milioni) 3 milioni e 200 mila a fine 2012.” Da parte sua Roberto Weber, sondaggista ora a capo di un nuovo istituto di sondaggi, IXE’ di Trieste, spiega: “Due mesi fa abbiamo stimato la partecipazione alle primarie intorno ai 2 milioni e 700 mila persone, un mese fa eravamo a 2 milioni 400 mila, due settimane fa a 1 milione e 900 mila, l’altro ieri a 1 milione 700 mila e, temo, si potrebbe ‘chiudere’ a 1 milione 500 mila”. Tre i motivi di questo: “La prima è che il popolo della sinistra non ha più il carico di attese di un anno fa, quando pensava di ‘stare per’ battere Berlusconi mentre, dopo le elezioni, è scattato un fattore depressivo da cui non si è più ripreso. La seconda è che questo governo in carica è ritenuto difficilmente ‘sloggiabile’ non perché piaccia la stabilità che propone ma perché la gente sa che, se si tornasse a votare, il risultato sarebbe comunque di stallo. La terza è che Renzi, fino a ieri percepito come un elemento di assoluta novità e che poteva ‘sfondare’ anche nel campo avversario, che invece oggi si è ‘recintato’ intorno a Berlusconi, non propone nulla di nuovo. Dispiace pure a me, ci speravo, ma è così”. Altro parere, quello dell’ex bersaniano Nico Stumpo, passato ora ad appoggiare Cuperlo: “Le previsioni dei sondaggi non sempre risultato esatte, quello su Sky era solo un dibattito, oggi c’è Letta al governo e forse chi punta alla stabilità ne viene premiato, stiamo a vedere, di certo è impossibile fare previsioni. Io mi auguro che i numeri non siano così bassi (i 2 milioni stimati dallo stesso Zoggia, ndr.)”. Il vaticinio finale lo fa Giacomo Portas, deputato piemontese e leader della piccola formazione de I Moderati, unico a ‘averci preso’ coi risultati delle primarie 2012 come delle elezioni 2013: “voterà tra il 1 milione e 700 mila e i 2 milioni di persone, cifra difficile, se non impossibile, da raggiungere. Si vota l’8 dicembre, fa un freddo boia (qui a Torino, per dire, oggi nevica…), la gente pensa alle feste di Natale, gli anziani non escono di casa, si spera solo sia una bella giornata di sole”.

Chi cambia cosa? Quei bravi ragazzi del Pd

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Quei bravi ragazzi del Pd. La nuova faccia democrat che parla di 730 ed elenza i redditi e le proprietà.

Per un Renzi che guadagna 4300 euro al mese, con la casa con il mutuo trentennale e che dovrà ancora pagare 22 o 23 anni di rate (quindi almeno altri 22 o 23 anni di detrazioni sulle tasse per il mutuo), c’è un Pippo Civati  che riceve 8mila euro al mese, ha un’Audi A4, è in affitto. Ma a Renzi hanno anche rubato la bici e l’auto ce l’ha in condivisione con la moglie. E allora Civati butta giù l’asso e risponde ” a me si è rotta la C3″. Però entrambi hanno le donazioni: 67mila euro Renzi e 77mila euro Civati. E Cuperlo?  “Da 7 anni ricevo uno stipendio da parlamentare, circa 8mila euro, vivo in una casa in affitto a Roma, ho una classe A del 1998 e una vespa di colore nero. E ho raccolto intorno ai 70-80mila euro”, ha spiegato Cuperlo.

Ma i bravi ragazzi del Pd hanno anche le idee chiare oltre che curriculum e 730 a posto!

Da un combattivo Gianni Cuperlo che afferma “Il governo non ha più alibi e deve cambiare passo” e trova anche il coraggio di aggiungere  “Questo è il nostro governo, anche se non è quello per cui ci siamo battuti, è di eccezionalità, è un’alleanza con una parte dei nostri avversari. Ora c’è un elemento di chiarezza, viene meno l’elemento ricattatorio”, c’è Civati che mette sul piatto subito l’asso di bastoni: la legge elettorale. “Dobbiamo cambiare subito la legge elettorale e tornare al voto in primavera”. Così Pippo Civati, durante il confronto su Skytg24, risponde a cosa chiederebbe al premier in corso di verifica se fosse lui segretario Pd. “E’ una pia illusione che Alfano Giovanardi e Formigoni non pongano gli stessi temi che ha posto Brunetta. Noi dobbiamo avere l’orgoglio di non avere paura delle elezioni”, anche “recuperando l’alleanza con Sel”. Matteo Renzi non può essere da meno “In questi sette mesi siamo stati dietro alle bandierine, era come un grande bancone del supermercato e le richieste aumentavano”. E nei piani del sindaco di Firenze per il futuro si può “risparmiare un miliardo eliminando il Senato, le province. Bisogna cambiare la legge elettorale. Si deve fare un Jobs act. E ridare un minimo di speranza e passione agli italiani in una fase in cui sembra tutto sia rassegnazione. Chiediamo a Letta di dare un’anima all’Europa”.

Ma i fuochi d’artificio avvengono nel finale:

Da un Matteo Renzi  che parla del “un Pd che prova a ridare la parola speranza” e ribadisce che   “faccio politica perché ci credo, se la politica fa una cura dimagrante recupera credibilità”, e ha sottolineato che “il mio Pd prova a restituire valori e a far vincere la sinistra che si è stancata di partecipare”. C’è Civati e il suo Pd degli elettori, ma soprattutto dei ragazzi e delle ragazze di questo paese. Un partito rivolto ai giovani e sottolinea “Voglio dire che saremo al loro fianco perché ci crediamo. Torniamo alla vostra freschezza diamo a voi il protagonismo che meritate. E poi, smettiamola di chiamare giovani i quarantenni” E poi conclude: “Fatelo per voi e se posso essere egoista, fatelo per mia figlia che ha solo un anno”. Ma anche Cuperlo per l’annuncio finale ha preparato gli effetti speciali: “La responsabilità della nuova classe politica – spiega Cuperlo – è quella di ridare dignità e prospettiva al paese. Non c’è cambiamento senza la profezia della sinistra”

Ma cosa c’è nel futuro dell’Italia per tutti e tre i candidati alla segreteria Pd? Naturalmente gli Happy Days… e benevnuti in Italia!

 

Il “RECUPERLO” di Civati!

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Pippo Civati ci prova e non si da per vinto. Nonostante il divario tra Renzi e Cuperlo sia enorme, lui non ci pensa a mollare e dà un nome alla sua rimonta “recuperlo” e poi spiega ” la prima settimana recuperiamo Cuperlo e la seconda Renzi”.

Pippo Civati lo ha detto  parlando a Bari con i giornalisti che gli chiedevano della ‘corsa’ alle primarie del Pd. “Così dividiamo il lavoro in modo organizzato. In realtà – ha spiegato Civati prima di partecipare ad un incontro pubblico – il dato dei circoli è viziato da un tesseramento sovraumano”.

“Noi – ha concluso – non ci siamo prestati a far ricorso a tattiche ‘collettive’, il tesseramento per noi è stata una cosa personale. Dentro il corpo del Pd facciamo fatica, ma fuori, tra i nostri elettori, vinciamo alla grande”.

 

I tanti Pd di Civati, Cuperlo e Renzi, mentre aleggia il fantasma di Letta

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Quanti sono i partiti democratici? Questa mattina alla Convenzione del Pd si è tracciato un  primo bilancio che ha visto vincente Matteo Renzi nel voto espresso dai militanti dei circoli. La notizia era già stata diffusa nei giorni scorsi, oggi è stata solo ufficializzata e così la corsa è a tre con  Matteo Renzi che ha avuto 133.892 voti nei circoli del Pd, pari al 45,34%. Gianni Cuperlo ha incassato 133.892 voti pari al 39,44%, Pippo Civati 27.841 voti pari al 9,43% e Gianni Pittella 17.117 pari al 5,8%. I votanti in 7.200 riunioni di circolo in Italia e 89 all’estero sono stati 296.645 pari al 55% degli iscritti. I due principali contendenti, intanto, si scambiavano inizialmente cortesie in platea: si sorridevano, poi Cuperlo faceva addirittura una carezza al sindaco di Firenze.

Il primo a parlare è stato Pippo Civati: «A Renzi e Cuperlo io dico che ora bisogna passare all’azione. Che fatta la legge elettorale, si puo’ tornare al voto. Di la’ sono spaccati, noi siamo invincibili. E non per votare le persone, ma per fare le cose».

Subito dopo è toccato a Cuperlo che esordiva così: «Nessuno tra noi, ma davvero nessuno può immaginare di cavarsela da solo senza questa umanità» di militanti. «Mentre quell’umanità da sempre ha forza e passione per affrontare il mondo anche senza il migliore di noi. Per questo non è una buona idea annunciare che di loro si può fare a meno. Perché è più facile il contrario». Così il candidato alla segreteria Pd Gianni Cuperlo. «Se a un partito togli gli iscritti è come levare le gambe al tavolo. Non è più un partito. E nasce un’altra cosa, che non per forza sarà migliore». Cuperlo ha poi aggiunto: «In mezzo c’è un governo che adesso non ha più alibi. E deve scuotere l’albero perché i frutti cadano a terra. Chiedo: c’è una sola ragione per cui dovremmo aspettare il 9 di dicembre? Visto che il tempo è scaduto», ha assicurato, «e che a noi – tutti noi – tocca riprendere per i capelli quanti semplicemente non ce la fanno più e stanno precipitando. E sono molti».

Pochi minuti ed è arrivata la replica di Renzi: «Se ce l’ho fatta io ce la può fare chiunque. Qui c’è un’Italia che non si rassegna alla tecnocrazia e al governo dei burocrati. Noi – ribadisce – non ci rassegniamo ad essere dei numeri, dei codici fiscali, ma vogliamo essere protagonisti. A Cuperlo dico che le associazioni rendono l’uomo più forte e danno la gioia di vedere quanta gente onesta c’è per cui vale la pena volere cose nuove».
«Il governo usi la nostra lealtà per poter essere efficaci negli investimenti; se no le larghe intese diventano solo il passatempo per superare il semestre Ue. Non possiamo farci dettare l’agenda dalla paura. Tocca a noi, ora tocca a noi». ha aggiunto Renzi. «Ha ragione Gianni Cuperlo a dire che non siamo il volto buono della destra, ma non possiamo essere neppure il volto peggiore della sinistra, quello che non ha fatto il conflitto di interessi e che ha mandato a casa Prodi» ha sottolineato ancora il sindaco di Firenze. Renzi è ritornato poi sul tema dell’appoggio di un Pd da lui guidato al governo: «Il governo ha usato molto della nostra lealtà e pazienza; oggi è il momento di dire con forza che deve usare le nostre idee per essere efficace nelle scelte di politica economica, nelle riforme istituzionali, ma non faremo sgambetti».

Su tutto aleggia il fantasma di Letta che non ha partecipato ma ha inviato un messaggio:

“Più volte mi avete sentito ripetere che dalla crisi si esce solo insieme, riscoprendo le ragioni di una missione condivisa che abbia l’ambizione di costruire il futuro di questo Paese. Un Paese così fragile eppure così ricco di speranza e bellezza al quale sto dedicando tutto me stesso, cercando di onorare al massimo delle mie possibilità il mandato che il capo dello Stato e il Parlamento mi hanno conferito. Il Pd è, e ancora di più può e deve essere, l’anima di questa missione al servizio dell’Italia e dell’Europa”.

Il Governo nel labirinto tra Pd e Procura rischia di perdere la Cancellieri

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I renziani chiedevano a gran voce al ministro della Giustizia di fare un passo indietro, ora sembra invece che siano loro a tornare proprio sui loro passi. Enrico Letta è infatti pronto “a metterci la faccia” e a garantire per il Guardasigilli. Questa sarebbe la novità dell’ultima ora per cui anche i parlamentari vicini a Matteo Renzi avrebbero deciso di lasciar naufragare l’idea delle dimissioni, a questo punto infatti sarebbe una sfiducia al Premier e ci si inoltrerebbe in un tunnel senza luce. Invece ora è il Governo però a stare ancora nel labirinto e a rischiare di perdere la Cancellieri per mano di Civati o della Procura di Torino. Civati, infatti, non è pronto a piegarsi e chiederà che il gruppo si pronunci sulla sua mozione di sfiducia contro la Cancellieri. “All’assemblea dei parlamentari porterò un testo e chiederò che il gruppo dica la sua su quel testo”, dice Civati ad Huffpost. Insomma una conta. “Perché è normale che un gruppo metta ai voti le decisioni che deve prendere”, spiega ancora il deputato.  A seguire Civati ci sarebbe anche il renziano Ernesto Carbone, il primo a chiedere le dimissioni della Cancellieri quando ancora i renziani erano divisi sull’argomento, garantisce che lui il voto lo vuole eccome. “Anche se sarò da solo – dice ad Huffpost in Transatlantico – alzerò la mano e chiederò che si voti sulla richiesta di dimissioni”. Correndo il rischio che un voto del genere venga etichettato come contestazione ad un premier del Pd. “Non contesto Letta, ma la gestione del caso Cancellieri”, ribatte Carbone.

Ma se tutto questo è poco, arriva anche un’altra indiscrezione:  a Torino si potrebbe aprire un indagine sulla fuga di notizie sul caso Anna Maria Cancellieri.

Intanto Letta blinda la Cancellieri: “Chi sfiducia la Cancellieri, sfiducia il governo” e poi si appella alla responsabilità. Il candidato alle primarie Gianni Cuperlo spiega: «Il ministro Cancellieri ha dichiarato di non aver violato alcuna norma. Ma la mia opinione e che per motivi di opportunità dovrebbe dimettersi prima del voto. Ma se il premier ci chiede un atto di responsabilità politica, dobbiamo essere tutti responsabili».
Più netti i maldipancia dei renziani. Paolo Gentiloni lo dice con chiarezza: «Quando il premier viene qui e ci dice che c’è un voto politico sul governo, io ne prendo atto ma lo faccio con un certo rammarico perché non c’è il merito della discussione».

Contrario, ma allineato anche l’altro candidato Pippo Civati: «Non mi ritrovo nelle riflessioni che si fanno qui ma ne prendo atto con la responsabilità che ci viene chiesta. La mozione M5S non si può ovviamente votare e prendo atto dell’opinione della maggioranza».

Il labirinto  ingoierà la Cancellieri? Riuscirà il Governo a non perdere tra una possibile mozione di sfiducia e un’indagine, qualora si decidesse di aprirla, la Guardasigilli? Tutti resteranno al loro posto dopo questo tortuoso percorso a ostacoli?

Livia Pomodoro potrebbe sostituire la Cancellieri?

livia-pomodoro-tuttacronacaIn una nota della procura di Torino, a firma del procuratore Giancarlo Caselli, in merito alla vicenda Cancellieri-Ligresti si legge che nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati. La stessa nota spiega inoltre che è stato invece formato “un fascicolo modello K per quanto riguarda atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti”. La nota precisa infine che “il fascicolo sarà trasferito alla procura di Roma in quanto territorialmente competente”. Ma in attesa di conoscere le decisioni dei pm, Anna Maria Cancellieri ha detto “La misura è colma. Senza la fiducia di tutte le forze della maggioranza non vado avanti”. Anche dal Pd in molti richiedono le dimissioni e a difenderla sono rimasti soltanto Forza Italia e il Nuovo Centrodestra di Alfano. Neanche l’ex premier Monti si è schierato al fianco del Guardiasigilli: “Ci sarà il voto palese (sulla mozione di sfiducia, ndr), e quindi lo saprete quel giorno come ciascuno voterà”, ha detto sibillino. Visto il clima, come riporta Affaritaliani.it, sembra che “dopo la riunione del gruppo del Pd alla Camera – salvo clamorosi ripensamenti – la Cancellieri rassegnerà le sue dimissioni irrevocabili da ministro della Giustizia.” E sul sito si legge:

Se le dimissioni sembrano provabilissime, è scattato il toto ministro, tanto che stanno emergendo ipotesi diverse: da Michele Vietti, a Luciano Violante, Renato Schifani, Giovanni Pitruzzella, a Giuliano Amato. Ma l’ipotesi più suggestiva riguarda il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro. Personalità di indiscusso valore, già stretto collaboratore dell’ex ministro Claudio Martelli, sicuramente apprezzata anche dagli ambienti di Cl. Tra l’altro, proprio in un’intervista ad Affaritaliani.it, Livia Pomodoro, rilasciata il 20 marzo, Livia Pomodoro non aveva affatto disdegnato la possibilità di diventare ministro. Commentando l’ipotesi di Raffaele Guariniello guardasigilli, la presidente aveva detto: “Vorrà dire che farò domanda anche io per fare il ministro della Giustizia…”

La fiducia al ministro Cancellieri legata alla decisione del pm

Anna-Maria-Cancellieri-tuttacronaca“Il vecchio Pd mi avrebbe sostenuta…” Sono le sconsolate parole del ministro alla Giustizia Anna Maria Cancellieri, sempre più accerchiata dai rappresentati politici che ne richiedono le dimissioni dopo il caso della scarcerazione di Giulia Ligresti. Civati ha annunciato la mozione di sfiducia, Renzi ne chiede le dimissioni, Fassina prende le distanze. E non solo. In molti chiedono un passo indietro, Scelta Civica, oltre i Cinque stelle, Sel e la Destra di Storace. E il ministro sa che nelle prossime ore il presidente del Consiglio, Enrico Letta, potrebbe chiederle di fare un passo indietro. In mattinata, fonti di Palazzo Chigi hanno riportato a La Stampa che la fiducia del governo nei confronti del ministro verrebbe meno solo se dovesse cambiare le sua posizione per la magistratura. Spiega il quotidiano:

A rendere irreversibile questa decisione potrebbe essere l’annuncio del trasferimento da Torino a Roma del fascicolo Cancellieri. Poco importano le anomalie e le violazioni delle procedure. A partire dalla irrituale gestione dell’interrogatorio del ministro il 22 agosto, a Roma, da parte del procuratore aggiunto di Torino.  Naturalmente registrare l’interrogatorio sarebbe stato opportuno non foss’altro per riguardo del ruolo di Annamaria Cancellieri, e il non farlo non é stata comunque una violazione di procedure. Il ministro è stata convocata come persona informata dei fatti con una telefonata del procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi. La registrazione dell’interrogatorio avrebbe tagliato la testa al toro, rendendo granitica l’eventuale contestazione di omesse dichiarazioni al pm che la procura di Torino si accingerebbe a contestare al ministro, mandando nelle prossime ore gli atti alla procura di Roma. Il problema si complica ulteriormente perché in quell’interrogatorio diventato di dominio pubblico, vengono riassunte le risposte del ministro e non le domande del procuratore aggiunto. E, dunque, quando il ministro assicura di non aver escluso un bel niente, di aver chiarito al magistrato di aver ricevuto un sms al quale ha risposto a sua volta, dove sarebbe la omissione? O meglio, se Nessi avesse chiesto «in che modo ha risposto all’sms?». Sarebbe stato chiaro che il silenzio del ministro andava interpretato come un comportamento omissivo che avrebbe portato alla contestazione di false dichiarazioni del ministro.

La sorte del ministro Cancellieri a questo punto sembra davvero segnata dalla decisione della procura di Torino di spedire le carte a Roma, e dalle prese di posizione di esponenti del Pd. Che poi la novità che ha impresso un colpo d’accelerazione alla messa in stato d’accusa (strisciante) del ministro – e cioé i tabulati telefonici delle sei telefonate del marito con Antonino Ligresti, e della sua di sette minuti e mezzo sempre con il fratello medico di don Salvatore Ligresti – sia parte di una inchiesta non depositata, non rappresenta una questione decisiva. Nel caso Cancellieri la forma passa in secondo piano, conta di più la sostanza. E cioé le sue relazioni ingombranti.

Si riaffaccia la sfiducia per la Cancellieri, stavolta è il Pd che la vuole!

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“Il Pd dice di non poter ‘sfiduciare’ la Cancellieri perché non si può votare la mozione del M5S, segnalo che ne possiamo presentare una noi”. Lo scrive Pippo Civati sul blog criticando l’atteggiamento del Pd sul ministro della Giustizia. “Martedì presenterò un testo all’assemblea del gruppo. Basta con l’ipocrisia. Non se ne può più”. fa eco anche Maria Elena Boschi, voce di Matteo Renzi in Parlamento, sottolineando che per il Guardasigilli “non pare ci siano profili di illegittimità nella sua condotta ma ha dato l’idea profondamente sbagliata di un sistema in cui solo se conosci qualcuno riesci a vedere tutelati i tuoi diritti”. “Se questa vicenda fosse arrivata dopo l’8 dicembre – osserva – il Pd avrebbe già chiesto le dimissioni. Al momento, il segretario Epifani vedremo cosa proporrà”.

La Cancellieri fa sanguinare il Pd?

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Il caso Cancellieri non è ancora archiviato, nel Pd la ferita è aperta e sanguina e la tensione sale anche in vista del Congresso. Quella telefonata rivelata da La Repubblica, che a questo punto sarebbe la terza e di cui non si è fatta menzione in Aula durante i chiarimenti che il Ministro della Giustizia ha dato in parlamento, ora diventa una lama tagliente che ferisce il partito democratico già ampiamente dilaniato dalle lotte intestine. Pippo Civati chiede che il gruppo del Pd metta “ai voti al suo interno” la posizione da assumere quando alla Camera (il 20 novembre) verrà discussa la mozione di sfiducia per la Guardasigilli accusata di favoritismi nei confronti di Giulia Ligresti, ma stavolta non è solo. Con lui anche    Felice Casson  che rivela all’Huffinghton Post Ero per le dimissioni e l’ultima novità non fa che acuire il problema. Quanto meno ne dobbiamo discutere nel Pd”. Ad aprire la strada nei giorni scorsi era stato Matteo Renzi che aveva dichiarato “Fossi stato segretario le avrei chiesto di dimettersi”.

Dal canto suo, Civati rincara: “Siccome oltre a me anche Renzi ha fatto capire di volere le dimissioni del ministro, e siccome lui conta su una larga schiera di deputati (i ‘suoi’ e i fassiniani, i veltroniani, i lettiani, i franceschiniani che lo sostengono), è probabile che la decisione passi. Altrimenti ci troveremmo di fronte al solito equivoco”.

Pdl alle primarie… il governo tiene ancora?

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Il Pd ha iniziato la sua campagna elettorale per le primarie ed è acceso il dibattito soprattutto tra Renzi, Cuperlo e Civati, anche se quasi tutti i sondaggi danno per vincente il sindaco di Firenze con la stessa sicurezza con la quale si riteneva che il Governo potesse arrivare tranquillamente al 2015. Ora però arriva l’affermazione di Alfano :

“La mia idea non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie. Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti”.

E ancora il vice premier afferma nel prossimo libro che uscirà a firma di Bruno Vespa:

“A proposito della linea del partito, il nostro è stato sempre un grande movimento a guida e a prevalenza moderata. Non è un bene che finisca in mano a estremisti. Berlusconi non lo è, ma c’è il rischio che nella gestione pratica e quotidiana della comunicazione si prenda quella deriva”.

Diverso il parare di Raffaele Fitto, raccolto anch’esso nel libro di Bruno Vespa: “Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il ‘dopo’. Ricordiamo che lui ha fatto la campagna elettorale del 2013 dicendo che il candidato a palazzo Chigi sarebbe stato Alfano. Quindi sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà”.

Ondate di crisi… Brunetta batte il colpo!

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“O Letta e il Pd cambiano profondamente la legge di stabilità ed evitano la decadenza di Berlusconi, o le larghe intese sono finite, e si va a votare”, queste le parole di Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, in un’intervista al “Corriere della Sera”. Nella quale dribbla il discorso dei falchi e delle colombe e afferma  “Basta con questa storia. Io sto con gli italiani, che non vogliono pagare i 30 miliardi dell’Imu di Letta, 6 in più di quella di Monti, e non vogliono la violenza dell’espulsione dalla politica del leader di uno dei due partiti di maggioranza relativa. Basti vedere la reazione entusiasta della Rete alla nostra decisione di tornare a Forza Italia”.

Su Marina Berlusconi, Brunetta sostiene: “Non ci sono subordinate a Silvio Berlusconi” e secondo il capogruppo del Pdl sarà proprio Matteo Renzi a provocare le elezioni. Per Brunetta il sindaco di Firenze è “superficiale e ondivago, ma non sciocco, e sa che per reggere quella gabbia di matti che è diventato il Pd, per tenere insieme Civati e D’Alema, Cuperlo e la Puppato, l’unico modo è andare a votare subito”.

Ingroia lascia la magistratura e lancia le accuse al Csm

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Ingroia lascia e lancia le sue accuse contro il Consiglio superiore della magistratura: “Il provvedimento del Csm è stato politico, non c’è spazio per me e il mio modo di fare magistratura. Chi tocca certi fili muore. Non potevo aspettare le decisioni di merito della giustizia amministrativa che si sarebbe pronunciata a febbraio del 2014. Non potevo aspettare così tanto tempo. Lascio con un sentimento misto: amarezza perché abbandono la magistratura dopo 25 anni; entusiasmo per questa nuova avventura politica”. Ingroia aggiunge: “Firmerò le mie dimissioni il 18 ad Aosta dove restituirò le chiavi del mio ufficio al mio capo, Marilinda Mineccia”.

Poi rilancia a Grillo: “Chiedo al Movimento 5 Stelle di cessare di essere autoreferenziale perché è lo stesso errore che ha portato la sinistra alla sconfitta. Ci si impegni per evitare l’assalto alla Costituzione che si profila”.

Ora l’ex magistrato sarà solo il leader di Azione Civile e si occuperà esclusivamente di politica. Nel frattempo auspica che oltre a lui altri magistrati e alcuni dissidenti del Pd scendano in campo affianco a lui e alla nuova forza politica: “Ho invitato Zagrebelsky, Rodotà, Pace, Sottis, Cofferati, Civati, Barca e Puppato, sono stati inviti formali. Adesso saranno più stringenti e personali”.

Il mattarellum che potrebbe “spalmare” ulteriormente il Pd… la mozione Giacchetti

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29 maggio: giornata simbolo dell’inizio del cammino delle riforme istituzionali. Il piano era questo. Peccato che sia lo stesso Pd, o meglio parte del Pd, a mettere i bastoni tra le ruote del governo di larghe intese. L’ex radicale, ora renziano, Roberto Giachetti, che in passato si era già reso protagonista di battaglie estreme sulla legge elettorale, ha raccolto un centinaio di firme (tra Pd e Sel) intorno ad una mozione parlamentare che chiede il ripristino del vecchio sistema: il Mattarellum, fumo negli occhi per il Pdl. Una pistola carica, che rischia di far saltare il delicato equilibrio (che non tutti apprezzano, soprattutto tra l’elettorato) raggiunto con il Cavaliere sulle riforme, vale a dire i ritocchi al Porcellum. Ma è proprio questo che, come reazione, ha fatto scattare l’iniziativa di Giachetti, firmata in blocco dai renziani, nonché da Sinistra e libertà e da chi nel Pd vive il ritorno al proporzionale come una specie di incubo, ossia Renzi. Il governo, a questo punto, ribatte lasciando trapelare l’intenzione di sfilarsi dal tema legge elettorale e demandarlo alle Camere. Però lo scontro in casa Pd trae nuova energia dalla questione. Agitazione quindi tra i parlamentari dem al diffondersi della voce che E’ solo una mozione, non una legge, ma potrebbe provocare la definitiva esplosione. Il fallimento delle amministrative, inoltre, sembra dare una spinta definitiva verso questa possibilità: “Il 50 per cento di astensione a Roma è un segnale – si sfoga una deputata renziana – chi non ha votato ci chiede di fare qualcosa, non ci chiede di approvare una mozione che non dice e non decide nulla sulle riforme, come quella elaborata da Pd e Pdl”. Ed è dall’incostistenza delle larghe intese che si trova energia per andare avanti.  “La mozione Pd-Pdl è acqua fresca”, afferma un altro renziano. “Hanno anche cancellato la data del 30 luglio entro la quale approvare le modifiche al Porcellum!”. Intanto si cerca di convincere al dietrofront Giacchetti, ma è lui stesso ad affermare che non ritira “niente”. Intanto arriva un nuovo monito da Renzi: “Il governo sarà forte se farà le cose, se è un governo che chiacchiera e vivacchia trascinerà l’Italia in basso”. Quanto al Pd e il test amministrative: “Dovevano dimezzare i parlamentari e hanno dimezzato i voti…”. Ma cosa temono i firmatari della mozione? Che ci si limiti ad un semplice restyling del Porcellum, con conseguente ritorno al proporzionale e alle ‘larghe intese per legge’, in caso ancora una volta non ci fosse un netto vincitore alle elezioni. E dunque addio sogni di premiership per il sindaco di Firenze che però, almeno per quanto riguarda questa mozione, ha diversi appoggi all’interno del suo partito.

Mattarellum

L’intervento di Landini che può far affondare il Pd?

maurizio landini-fiom-manifestazione-roma-tuttacronaca

Landini dal palco di Piazza San Giovanni in Laterano picchia duro e non ci sta. Accusa tutti, anche se stesso. Contro le politiche del governo Monti, in particolare sulle pensioni, “il sindacato, mi ci metto pure io, non ha fatto tutto quello che doveva”.

Si surriscalda l’animo del sindacalista quando poi si parla di Fiat: “In Italia il vero problema non è il costo del lavoro ma il fatto che se non investi, se non fai nuovi prodotti, continuerai a perdere sempre quote di mercato. E questo vale per la Fiat, ma anche per la siderurga e per tutti i settori. Non vi ricordate quello che il Lingotto diceva 3 anni fa? che gli operai non avevano voglia di lavorare, che bisognava aumentare l’orario e altre cose. Tutte sbagliate come dimostrano i dati di questi giorni. C’è bisogno, dunque, che si rilanci una politica industriale, e cioè di un piano con cui tornare ad investire anche nel settore pubblico come fa la Germania, la Francia e gli Usa… che non mi paiono paesi del socialismo reale”.

Ma l’attacco che fa tremare il Pd, oggi il grande assente della manifestazione (solo Barca, Orfini e Civati si sono presentati all’appuntamento), è nel passaggio che resterà nella storia di un leader della Fiom costretto a richiamare le responsabilità del partito per antonomasia simbolo di questo movimento sindacale: “Se questo governo non sarà in grado di cambiare le politiche di Monti e Berlusoni, lo dico ora per non essere cattivo profeta, penso che non avrà lunga vita perchè questa manifestazione dimostra che non ci siamo rassegnati e che le cose le vogliamo cambiare. Non capisco come si può essere al governo con Berlusconi e avere paura di essere qui“.

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