Legge elettorale in Aula entro il 30 gennaio?

camera_dei_deputati-tuttacronacaRoberto Speranza, presidente dei deputati Pd, al termine della conferenza dei capigruppo, riguardo l’esame della Camera della legge elettorale ha fatto sapere: “Il 30 gennaio è il termine massimo per andare in Aula”. E mentre diversi gruppi parlamentari hanno chiesto uno slittamento. Ignazio La Russa si chiede: “Tutta ora gli è venuta la fretta?” mentre Federico D’Incà di M5S ha rilevato che “ci vuole del tempo per esaminare il testo in commissione”. Ma Fi e Pdl chiudono la porta: “Non si può più aspettare. La commissione faccia la sua parte, non ci opporremo a qualche ora in più in commissione, ma non si può andare oltre il limite del 30 gennaio”, ha puntualizzato Roberto Speranza del Pd. Possibile quindi a un rinvio ma entro il 30 gennaio. Nel frattempo il segretario dem Matteo Renzi ha scritto su Facebook: “Tutto è migliorabile, ma l’accordo sulla legge elettorale dopo anni di immobilismo adesso c’è, corrisponde al dettato costituzionale, può far uscire l’Italia dalle sabbie mobili”. E ancora: “Rispetto le motivazioni di chi in queste ore sta disperatamente cercando di bloccare tutto qualcuno persino in buona fede. Ma fuori dalle stanze dei palazzi c’è un Paese che ha bisogno di gesti concreti di cambiamento. Ora, non tra qualche anno. E una politica che non decide neanche sulle regole del gioco, non è più credibile su niente”. E aggiunge: “Il PD ha fatto la sua parte coerente con le primarie e con il voto della direzione. Abbiamo dato la disponibilità a ridurre il premio di maggioranza per accogliere il rilievo di parlamentari e costituzionalisti. Ieri ho chiesto ai nostri deputati di ritirare gli emendamenti per evitare ogni alibi sulle divisioni interne”.Restano comunque tre emendamenti del Pd. Si tratta di proposte di modifica che riguardano la delega al governo per definire i collegi, l’innalzamento della soglia per il premio di maggioranza dal 35 al 38%, e le primarie facoltative ma definite per legge.

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Arriva “l’Alfano Dance”: il remix di Angelino

angelino-alfano-tuttacronacaL’incontro tra Silvio Berlusconi e il segretario dem Matteo Renzi ha avuto come conseguenza, tra le altre, uno sfogo del vicepremier Angelino Alfano che ha tuonato dal palco: “Il Partito Democratico non è più il partito dei Carnefici!” E proprio da queste parole ha preso spunto il  dj Claudio Cannizzaro di Tutti pazzi per Rds che non si è lasciato sfuggire l’occasione di creare un video rap su misura. Il video, che mette in musica le parole di Alfano e le accosta allo sketch della Smorfia, con Massimo Troisi nei panni della Madonna e Lello Arena in versione arcangelo Gabriele, che gridava: “Annunciazione Annunciazione”, è diventato virale in pochissimo tempo. Ecco il nuovo tormentone dance:

Dopo la direzione… le voci di dimissioni di Cuperlo

cuperlo-renzi-tuttacronacaHa presentato il suo “Italicum” alla direzione nazionale del Pd il segretario Matteo Renzi, ma forse non si aspettava che la situazione prendesse una simile piega. Il sindaco fiorentino vuole le preferenze nel sistema di voto e, si sapeva, non ci va leggero con chi gli fa storie per questo motivo. Il dibattito oggi è durato circa quattro ore e si toglie i sassolini. L’idea era di non far nomi, con i suoi che già nel pomeriggio dicevano: “Chiedono le preferenze ma poi alcuni di loro sono arrivati in Parlamento senza passare dalle primarie…”. Il nome di riferimento era noto e alla fine è stato fatto, proprio da Renzi: “Gianni, avrei voluto sentirti parlare di preferenze quando vi siete candidati senza fare le primarie – ha attaccato Renzi – se me lo dice Fassina che ha preso 12 mila preferenze ok, ma non chi è entrato con il listino, non è accettabile aprire il tema della preferenza in modo strumentale adesso, non lo accetto”. E poi: “Se vuole Cuperlo può replicare, è giusto…”. Ma non fa nemmeno in tempo a finire la frase, si gira e non lo vede più al tavolo della presidenza. Ne prende atto: “Andato via, mi dispiace per lui…”. Alla fine, alla votazione, l’Italicum è passato con solo 34 astensioni della minoranza, che decide quindi di non esprimersi in materia contraria sulla relazione del segretario pensando di compiere un gesto di pacificazione. Ma, come spiega l’Huffington Post, è andato in fumo. Se non sul voto, il dramma si apre sul caso Cuperlo. Che scoppia subito in sala. Non appena terminata la direzione, i bersaniani Alfredo D’Attorre e Davide Zoggia, lo stesso Guglielmo Epifani, la lettiana Paola De Micheli, il ministro Andrea Orlando conferiscono con il renziano Luca Lotti. Poi vanno da Cuperlo, parlano fitto fitto e decidono di riunirsi come minoranza. Stefano Fassina pensa sia bene compiere il passo fino in fondo: dimissioni dalla presidenza dell’assemblea Pd. La senatrice Di Giorgi invoca: “Cuperlo lasci la presidenza del Pd. Il livore e l’astio che hanno caratterizzato il suo intervento contro il segretario Matteo Renzi rendono evidente che non è in grado di garantire la terzietà richiesta da un ruolo di garanzia, come quello che ricopre”. Sfogo isolato. Davide Faraone è più morbido, anche se non chiede a Cuperlo un passo indietro: “Mi dispiace che non si sia trovato d’accordo con le nostre posizioni. Spero che si possa recuperare strada facendo, lungo il percorso che abbiamo avviato. C’è una grande convergenza tra le forze politiche del Paese e spero che anche nel partito si possa ritrovare unità su questi temi perché altrimenti sarebbe un peccato: in pochissimo tempo stiamo riuscendo in quello in cui tutti hanno fallito negli ultimi trent’anni”.

Renzi e Berlusconi… e una foto del Che con Castro con loro

Fidel-Castro-e-Che-Guevara-giocano-a-golf-tuttacronacaSi è parlato tanto del fatto che Silvio Berlusconi si sia incontrato con il segretario del Pd Matteo Renzi nella sede di via del Nazzareno. Quello che è passato sottovoce è il fatto che il sindaco fiorentino ha avuto solo il tempo di appendere quattro foto: una di queste è lo scatto di Alberto Korda che ritrae Ernesto Che Guevara e Fidel Castro mentre giocano a golf. E proprio sotto questa foto ha preso parte il neosegretario durante l’incontro di sabato. L’immagine risale al 1961 ed è frutto di una sfida lanciata da Castro. “Posso battere Kennedy a golf” disse il Líder máximo La sfida però fu lanciata solo come “strategia mediatica”: tra Kennedy e Castro infatti, non ci fu nessuna partita.

“Chiamatelo Italicum”: la proposta di legge elettorale di Renzi

italicum-tuttacronacaQuello che propone Matteo Renzi, nel testo di legge elettorale, è il doppio turno di coalizione. “È arrivato il momento di far vedere che la politica non è solo discussione” perché se la politica smette di fare politica a si mette a “discutere, discutere e discutere smette di essere politica e diventa bar sport. Dobbiamo decidere se essere politica o bar dello sport”, ha esordito il segretario del Pd lanciando poi la sua proposta di legge elettorale. “Chiamatelo ‘Italicum’ senza problemi”, ha sottolienato, aggiungendo: “L’Italicum consente al Pd di potersi giocare la partita per il governo. E non esclude le alleanze ma che siano alleanze per governare, non servano solo vincere per vincere”. Quello che prevede la proposta presentata al Pd è “l’assegnazione di un premio di maggioranza” a chi abbia preso “almeno il 35%” dei voti “che porti al 53% minimo e al 55% al massimo”. Il premio dunque sarà “al massimo del 18%”, in modo da evitare profili di incostituzionalità. Il tutto per evitare il ritorno a un governo delle larghe intese. Se nessuno ottiene il 35% “c’è la possibilità di un doppio turno, più precisamente un ballottaggio non tra due candidati premier ma tra due coalizioni, simboli o agglomerati di simboli che senza apparentamento rigiochino la partita di fronte elettori”.  Stando a quanto anticipato, resterebbero le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell’8% per le forze che si presentano da sole. Inoltre, proponendo il ballottaggio Renzi punta a fare in modo che non si ripeta ciò che è accaduto a febbraio scorso: un Parlamento senza maggioranza e l’obbligo di ricorrere alle larghe intese. Il premio di maggioranza non sarà del 15% secco, ma “graduato” in modo da permettere che il vincitore raggiunga sempre una maggioranza di almeno il 53-55% dei seggi per governare senza dover stringere alleanze.  “Chi oggi immagina, non sempre forte di un bagaglio di preferenze, le preferenze per avere eco mediatica significativa lo può fare ma nell’accordo le preferenze non ci sono. Se toccherà a me due sono gli impegni: le primarie e il vincolo assoluto della rappresentanza di genere”, spiega ancora il sindaco fiorentino. Il segretario del Pd aggiunge che nel modello ci saranno “120 circoscrizioni, 4 volte più grandi del Porcellum, di fatto sono collegi plurinominali di circa 500mila persone con il nome che si può mettere sulla scheda. Ci sono diverse ipotesi su questo punto e ne discuteremo, ma se nella circoscrizione ci sono 4 candidati, 4 posti da assegnare, il Pd presenterà 4 candidati’”. Il segretario del Pd parla anche dei tempi della riforma: “Il 15 febbraio la segreteria andrà a chiudere il pacchetto della proposta sul superamento del Senato e avremo 20 giorni per discutere con altri partiti. Nella seconda meta di febbraio presenteremo il ddl costituzionale per arrivare all’ok in prima lettura al Senato entro il 25 maggio”. E spiega: “Sul Senato mettiamo paletti condivisi con il principale partito dell’opposizione, Fi, e sono il superamento del bicameralismo perfetto, ovvero la fiducia spetta solo ad una Camera e c’è l’eliminazione dell’elezione diretta dei membri e l’indennità. E questo ha ricadute evidenti nel numero dei parlamentari ed è un segnale nella battaglia contro l’antipolitica perché Grillo non lo asciughi con gli algoritmi ma con la politica. Potremo dire agli italiani che la prossima volta non voteranno più per il Senato”.  Renzi ha spiegato alla Direzione del Pd i motivi dell’incontro con Berlusconi. “Esprimo a Silvio Berlusconi gratitudine per aver accettato di venire alla sede del Pd. Quelli che mi dicono dovevi parlare con Fi ma non con lui dico che è una contraddizione in termini” perché parlare con Fi significa parlare con lui, “con chi dovevo parlare con Dudu’?” E sottolinea: “Pensare che io ho resuscitato Berlusconi fa a cozzi con la teologia e con la realtà perché lui è il capo del centrodestra, riconosciuto da chi sta in alleanza con lui in tutte le città. Posso non pensarla come Berlusconi ma quando lui condivide le mie idee io non ho paura, non sono subalterno al punto da cambiare le mie idee”.  

Fassina e la vergogna per quell’incontro tra Renzi e Berlusconi

fassina-tuttacronacaL’ex viceministro Stefano Fassina, a “L’intervista di Maria Latella” su Sky Tg24, ha commentato quanto è accaduto ieri alla sede del Pd: “Mi sono vergognato, l’incontro con Silvio Berlusconi non andava fatto ed è stato un errore politico”. Fassina sottolinea inoltre come sia “preoccupante” la “profonda sintonia” trovata da Renzi con illeader di Forza Italia. Per quel che riguarda l’accordo su un presunto modello ispanico come sistema elettorale, l’esponente della minoranza Pd dice: “È un Porcellum truccato con le liste bloccate. È meglio il doppio turno”. Poi fa una proposta: “Bisognerebbe sentire online il parere degli iscritti al Pd sulla riforma della legge elettorale”. E continua: “Andava coinvolta Forza Italia per la legge elettorale, ma quel partito ha dei capigruppo. Abbiamo votato per l’interdizione politica di Berlusconi dopo la condanna definitiva, da ieri pomeriggio la legge è un po’ meno uguale per tutti. Così diamo ossigeno a quella destra che ha scelto gli interessi personali di Berlusconi prima di quelli del Paese”. Ha quindi spiegato: “Non farò alcuna scissione, il Pd è il mio partito e ci credo, con Cuperlo abbiamo fatto un bel cammino e continueremo a farlo”. “Sono abituato ad andare controcorrente. Quando dicevo che la lettera della Bce non andava bene, alcuni di quelli che ora dicono di sforare il 3% dicevano che dovevo andare via dal partito…, ricorda, “bisogna avere pazienza. C’è un circuito politico-mediatico molto segnato da conformismo, poi di fronte alla realtà si cambiano posizioni”.

Renzi: “Letta ha chiamato lo zio Gianni per sapere dell’incontro”

berlusconi-nazareno-tuttacronacaE’ La Stampa che riprende un commento sarcastico di Matteo Renzi dopo l’incontro con Silvio Berlusconi: ha detto il segretario dem che Enrico Letta “per sapere com’era andato l’incontro con Berlusconi e cosa avevamo deciso, ieri ha dovuto chiamare lo zio…”. E spiega: “Letta dovrebbe ringraziarmi, invece dice che è merito suo”.

Soddisfatto, dunque: ma solo parzialmente e – come si usa dire in questi casi – con molti sassolini da togliersi dalle scarpe. Il primo riguarda Enrico Letta col quale – nonostante gli sforzi reciproci – proprio non riesce a trovare una sintonia : “Se va in porto l’intesa – dice Renzi – il suo governo è salvo. Dovrebbe ringraziarmi, e invece va mettendo in giro la voce che se si troverà un’intesa su una nuova legge elettorale è per merito suo, per la sua mediazione. Ma credo che tutti abbiano capito che lui non c’entra niente col lavoro che stiamo facendo. Per sapere com’era andato l’incontro con Berlusconi e cosa avevamo deciso, ieri ha dovuto chiamare lo zio…”.

Ma il sindaco fiorentino pensa anche alla minoranza del suo partito, che nei giorni scorsi aveva alzato la voce contro la sua iniziativa di incontrare il Cavaliere.

Il secondo sassolino, invece, riguarda il Pd. “Lunedì – continua Renzi – faremo la direzione e vedremo che cosa accadrà. Il modello al quale stiamo lavorando mi pare possa funzionare, ma ciò nonostante sono sicuro che in molti voteranno contro. Diranno che il sistema che il Pd preferisce è il doppio turno… Anche a me sarebbe piaciuto il doppio turno, ma non ci sono i numeri per approvarlo, e bisogna farsene una ragione”.

Il segretario, insomma, teme un’altra direzione tesa e nervosa quanto quella di qualche giorno fa. Immagina già bersaniani e dalemiani in campo contro di lui. Del resto, lo scontro per le primarie è stato durissimo, e troppe ferite sanguinano ancora “Fa niente, faremo i conti anche con loro. Intanto, però, ho fatto sapere a Bersani che se ha voglia e se la sente, oggi vado a Parma a trovarlo in ospedale per raccontargli a che punto della faccenda siamo arrivati e come pensiamo si potrebbe chiudere. Aspetto solo di sapere da Vasco Errari se Pier Luigi ne ha voglia e se la sente…”.

I punti dell’accordo Renzi-Berlusconi

matteo-renzi-berlusconi-incontro-tuttacronacaAl termine del discusso incontro alla sede del Pd tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, il premier Letta ha commentato: “L’incontro di oggi pare andare nella buona direzione”. “Siamo infatti da tempo convinti della necessità di una riforma costituzionale e della legge elettorale che tenga insieme le forze di maggioranza e i principali partiti dell’opposizione”, avrebbe detto il premier. Il vice premier Alfano, ha affermato invece: “Si scordino di fare la legge elettorale senza di noi. Non possono farla e non la faranno”. Ma ha aggiunto “si scordino anche di farla contro di noi”. “E’ inutile che ci inducano, per legge, a ‘tornare all’ovile’ perché noi non torniamo indietro! Per noi la scelta è compiuta”, ha rincarato. Nel dettaglio Alfano dice che “se l’accordo tra Renzi e Berlusconi è su liste bloccate lo dicano chiaramente senza girarci intorno, noi siamo contro il Parlamento dei nominati non ci propongano liste bloccate piccole o grandi”. Ncd è a favore “di uno sbarramento vero che consenta di eliminare il ricatto dei partitini, siamo per l’indicazione diretta del capo dell’esecutivo da parte di una coalizione prima delle elezioni. E vogliamo delle coalizioni e non solo due partiti che sono contro la storia italiana”. Il vicepremier, poi, annuncia nuovi incontri col Pd: “Con Renzi siamo stati in contatto nei giorni scorsi e ci risentiremo nei prossimi giorni, anche perché fare la legge elettorale senza di noi mi pare difficile che gli riesca”. Ma quali sono i punti dell’accordo sulle riforme raggiunto dal segretario del Pd Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi? Questi in breve:

-Proporzionale con sbarramento: La distribuzione dei seggi avverà a livello nazionale in base ad un sistema proporzionale. Lo sbarramento sarù del 5% per i partiti che facciano parte di una coalizione e dell’8% per i partiti che correranno da soli.

– Premio di maggioranza: Verrà assicurato un premio di maggioranza per la coalizione che raggiungerà almeno il 35% dei voti. Il premio consisterebbe in un 20% dei seggi. Se nessuna coalizione dovesse raggiungere il 35% i voti verrebbero ripartiti propozionalmente in base ai risultati di ciascuna coalizione e di ciascun partito.

-Liste bloccate corte: Non ci saranno preferenze da esprimere, restano dunque le liste bloccate ma i nomi a differenza dell’attuale sistema saranno pochi. Le circoscrizioni elettorali saranno su base provicinale.

-Abolizione del Senato: Riforma del Titolo V della Costituzione e fine del bicameralismo perfetto. Il Senato non sarà più elettivo ma composto da sindaci, presidenti di Regione e rappresentati delle autonomie locali.

L’incontro al Nazareno: “Profonda sintonia”

renzi-berlusconi-bacio-tuttacronacaMatteo Renzi, dopo l’incontro con Silvio Berlusconi, durato circa due ore e mezza, ha detto: “C’è una profonda sintonia su un modello di legge elettorale che favorisca il bipolarismo, la governabilità e che elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli”. E aggiunge: “Su questo tema abbiamo condiviso l’apertura ad altre forze politiche di scrivere questo testo di legge che per quanto ci riguarda, se nelle prossime ore saranno verificati tutti i dettagli, presenteremo il tutto alla direzione del Pd affinché voti lunedì alle 16”. Il segretario del Pd ha spiegato che con Forza Italia c’è sintonia sulla riforma del Titolo V della Costituzione: “Abbiamo condiviso le modalità tecniche che saranno presentate nei prossimi giorni e che vanno nell’ottica della semplificazione e del risparmio”. E spiega anche l’intesa sulla “trasformazione del Senato in Camera delle autonomie”, prevedendo che “non voti la fiducia” e che “non ci sia indennità ed elezione diretta per i senatori”. Berlusconi ha invece commentato: “L’accordo con Renzi prevede una nuova legge elettorale che porti al consolidamento dei grandi partiti in un’ottica di semplificazione dello scenario politico”. E spiega: “Insieme, abbiamo auspicato che tutte le forze politiche possano dare il loro fattivo contributo in parlamento alla rapida approvazione della legge, che speriamo possa essere largamente condivisa”. “Durante il nostro colloquio – aggiunge il Cavaliere -, pur ribadendo le critiche di Forza Italia all’azione dell’esecutivo, e auspicando di poter al più presto ridare la parola ai cittadini, ho garantito al segretario Renzi che Forza Italia appoggerà in Parlamento le riforme volte a semplificare l’assetto istituzionale del paese, e, in particolare, quelle relative alla trasformazione del Senato e alla modifica del titolo quinto della Costituzione”.

Due ore e mezza: si è concluso il faccia a faccia Renzi-Berlusconi

incontro-renzi-berlusconi-tuttacronacaQuasi due ore e mezza: tanto è durato l’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, con il leader di Forza Italia che per la prima volta ha varcato le porte del Nazareno. L’incontro con Renzi sulla riforma della legge elettorale si è svolto nella stanza in cui campeggia il quadro che ritrae Fidel Castro e Che Guevara. A quanto si apprende, il primo a prendere la parola è stato il padrone di casa, che ha illustrato a Berlusconi la propria visione. Secondo fonti di maggioranza, il modello che Renzi ha proposto a tutti i suoi interlocutori, e di cui in questo momento sta discutendo con l’ex premier, è il modello spagnolo ‘made in Italy’ con due tipi di soglie, al 4-5% e all’8% a seconda che ci sia o meno un apparentamento. Resta da capire se Berlusconi darà il via libera in mancanza di un assenso del Pd sull’election day. Renzi ha detto infatti di non essere disponibile a subire ricatti. Già attorno alle 17 era tutto pronto a via Sant’Andrea delle Fratte per l’uscita di Berlusconi dalla sede nazionale del Pd, con le forze dell’ordine che hanno ridisposto le camionette blindate come a formare una ‘corsia protetta’ che permetta alle auto del Cavaliere di rimanere a distanza dai manifestanti. Al suo arrivo, infatti, l’auto di Berlusconi era stata raggiunta da alcune uova. La polizia ha dunque fatto abbassare le saracinesce dei negozi che danno sul largo all’incrocio con via Capo le Case. I mezzi di polizia e carabinieri si sono dunque disposti parallelamente alla facciata della chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e cordoni di uomini stanno isolando l’area. Alcuni manifestanti espongono cartelli con l’effige di Berlusconi dietro le sbarre, con la scritta “Berlusconi così”. rimasto aperto invece il portone dell’antica chiesa, da cui si affacciano dei religiosi. Al colloquio hanno partecipato anche Gianni Letta e Lorenzo Guerini.

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Berlusconi arriva al Nazareno… e gli lanciano contro le uova

berlusconi-lancio-uova-tuttacronacaE’ iniziato l’incontro nella sede romana del Pd in via del Nazareno tra il segretario dem Matteo Renzi e il leader di Forza Italia. Berlusconi è arrivato nella sede del Pd da un ingresso secondario. Prima del suo ingresso, un gruppo di persone ha lanciato uova sulla sua auto. Alcuni manifestanti del Popolo Viola, capeggiati da Gianfranco Mascia, hanno inoltre gridato ‘Vergogna! Vergogna!’.

Berlusconi, Renzi e “l’unica cosa in comune: l’intelligenza”. Parla Briatore

briatore-tuttacronacaSi terrà questo pomeriggio, alle 16, l’incontro al Nazareno tra il segretario del Pd Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. E mentre da più parti arrivano voci contrarie a questo faccia a faccia, arrivano le parole di Flavio Briatore. Intervistato da Repubblica, afferma: “Chi dice che Renzi e Berlusconi hanno lo stesso stile, o addirittura che Renzi abbia studiato da Berlusconi, dice una sciocchezza enorme. Sono due persone completamente diverse, con due storie diverse, che hanno in comune un’unica cosa: l’intelligenza”. Per l’imprenditore “la mossa di Renzi di andare a parlare a Berlusconi è ottima” e “non si capisce perchè” nel Pd la cosa sia controversa, visto che “Bersani non l’ha fatto e ha perso l’occasione della vita dopo le elezioni”. Briatore dice di essere amico di entrambi e si mostra bipartisan. “Renzi è più attuale, direi casual chic. Berlusconi è più classico. Però l’arrivo di Matteo ha costretto Silvio a rivedersi stilisticamente, adesso ha cominciato ad abbinare giacca e lupetto… L’altra grande differenza è l’età. E su questo Renzi ha un grande vantaggio, ha un futuro enorme. Solo che deve stare attento, perchè in Italia succede sempre così: promettono bene poi quando arrivano al potere non succede mai niente. Prendete Letta: è un bravo ragazzo, ma non incide, non comanda, non fa le cose”. D’altra parte, secondo Briatore, “la verità è che in Italia dopo Mussolini a nessuno è stato più permesso di governare. A nessuno tranne che alla burocrazia”. E le cose in comune tra Berlusconi e Renzi? “La capacità di attirare consensi enormi, e il carisma”. Se poi si parla d’intenzioni di vot: “Uno lo conosco da anni; l’altro è l’uomo del futuro. Non so… Dovrei vedere i programmi”, sottolinea l’imprenditore, che invece su una cosa non ha dubbi: a “The Apprentice”, il suo talent show per aspiranti manager, Renzi e Berlusconi se la caverebbero “alla grande”, mentre “Letta non arriverebbe nemmeno in finale”. E ancora prosegue, appoggiando il faccia a faccia al Nazareno: “L’incontro tra due persone intelligenti è sempre una cosa positiva. Magari può nascerne qualcosa di buono. In Italia non succede mai niente. Sono tornato oggi dopo due mesi, e l’unica novità è questo incontro qui”.

Il braccio di ferro tra Letta e Renzi

braccio_di_ferro_tuttacronacaAcque agitate in casa Pd con il premier Letta che ieri non si è presentato in direzione e il gesto non è stato gradito al segretario Renzi che ha voluto sottolineare i “Dieci mesi di fellimenti”. Solo in serata il faccia a faccia tra i due, con il premier che ha voluto avvertire il sindaco di Firenze sul fatto di avere un incontro con Berlusconi per parlare della legge elettorare: “Attento, così aiuti Berlusconi”. Ma l’incontro di sabato, nel frattempo, è stato confermato. In poche parole: Renzi vuole le urne per vincere e Letta teme che così facendo rinforzi gli avversari. Il premier ha avvertito il sindaco: “La legge elettorale va fatta a partire dalla maggioranza di governo e bisogna ragionare sul doppio turno. Altrimenti vai a sbattere. Al Senato non hai numeri e si va a votare col proporzionale”. Che significa che o il sindaco accetterà il consiglio o sarà guerra aperta.L’incontro tra i due leader delle principali forze in campo sta davvero alimentando la tensione, soprattutto nel Pd. Renzi intende andare fino in fondo. “Faccio sul serio e lo dovete capire. Su questo mi gioco tutto” ha detto il sindaco a Letta durante il loro incontro. Su che basi sarà l’accordo? O il sistema spagnolo o il Mattarellum. No al doppio turno, il sistema preferito di Alfano e, appunto, Letta.

E se si dimettessero tutti i pentastellati..?

legge-elettorale-dimissione-grillini-tuttacronacaSi continua a parlare della Legge Elettorale, con Renzi che cerca accordi e Grillo che indice le consultazioni sul web, ma ancora si attendono le motivazioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum. E’ il Corriere della Sera a scrivere che, quando saranno rese pubbliche, tra una decina di giorni, il M5S potrebbe decidere di protestare con le dimissioni di massa dei parlamentari.

Tra le righe del messaggio serpeggia l’idea che serva un gesto di rottura estremo una volta che saranno rese note le motivazioni della Consulta. Si fa largo anche l’ipotesi di dimissioni di massa da parte dei parlamentari del Movimento — «una suggestione più che un’intenzione », dicono alcuni Cinque Stelle —, uno spunto che però viene preso in considerazione. «Nel caso in cui dalle motivazioni della Corte dovesse trasparire che il Parlamento è illegittimo, le dimissioni di tutti i deputati e senatori del Movimento sarebbero a mio avviso un atto radicale e coerente», dice Paolo Becchi.

Emanuele Buzzi, autore dell’articolo, spiega che a questo punto potrebbe arrivare la sorpresa:

Il professore, indicato più volte come ideologo dei Cinque Stelle, vede nel post di Grillo «una risposta implicita » alle sollecitazioni di Renzi («Come è possibile fare riforme con un’Aula delegittimata? », si chiede) e lamenta il fatto che «la Consulta la stia tirando alla lunga per le motivazioni: la situazione è già insostenibile ». Ecco, quindi, «la necessità » di una prova di forza, che però non convincerebbe tutti i vertici del Movimento. A partire proprio da Gianroberto Casaleggio. La conseguenza di un atto simile «sarebbe solo quella di far subentrare i primi non eletti alle Politiche», afferma un pentastellato. «Meglio puntare sull’impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano », ripetono alcuni esponenti. E anche Becchi condivide la linea: «Nel caso si arrivasse al voto in Aula, per il capo dello Stato sarebbe già una sconfitta: non rappresenterebbe più l’unità del Paese, a maggior ragione se la nostra proposta venisse appoggiata da qualche altra forza politica».

La legge elettorale per Grillo passa attraverso la consultazione online

beppe-grillo-legge-elettorale-tuttacronacaBeppe Grillo scende in campo e affronta di pieno petto il tema della legge elettorale annunciando: “La legge elettorale del Movimento 5 Stelle sarà sviluppata on line a partire dalla prossima settimana insieme agli iscritti certificati (ad oggi circa 100.000)”. Quello che rifiuta a priori è la proposta del segretario del Pd di elaborare un sistema di voto condiviso da tutte le forze politiche. Del resto già ieri i parlamentari Cinquestelle, con un post pubblicato sul blog ufficiale del partito, avevano invitato eletti e sostenitori a non rispondere a quella che definiscono una ‘provocazione’, per non prestare il fianco al Pd e ai suoi alleati. Per Grillo, del resto, l’attuale Parlamento non è degno di discutere di riforme in quanto “incostituzionale”. E sottolinea: “In parlamento siedono 150 abusivi eletti grazie al premio di maggioranza del Porcellum. Gli abusivi sono di Pd, Sel, Centro democratico e Svp. I suoi eletti sono stati nominati, il premio di maggioranza è abnorme. La loro elezione non è neppure stata convalidata. E questa gente, responsabile e fruitrice del Porcellum, dovrebbe occuparsi di legge elettorale e magari di riforma della Costituzione? Al massimo può andare a casa”. E per questo motivo lancia un appello a Giorgio Napolitano, affinchè la decisione della Corte costituzionale, con cui ha dichiarato illegittimo l’attuale legge elettorale, venga applicata: “Napolitano dopo la pubblicazione delle motivazioni della Consulta, attesa per fine gennaio, deve sciogliere le Camere”. Si prevede che la legge elettorale dei pentastellati dovrebbe essere completata per il mese di febbraio e sarà la posizione ufficiale del Movimento quando si tratterà di discutere la riforma in Parlamento, “quando un Parlamento legittimo sarà insediato”. La risposta della maggioranza non si è fatta attendere. Francesco Nicodemo, nuovo responsabile comunicazione della segreteria Pdha twittato: “Via Beppe Grillo scopriamo che il M5S si farà da sè una legge elettorale diciamo fatta in casa, come le tagliatelle di nonna Pina”. Mentre per il parlamentare ‘democratico’ Danilo Leva “Grillo non vuole riformare la legge elettorale ma solo tirarla alle lunghe per poi accusare la politica di immobilismo. E’ sempre più un grillo parlante e soprattutto nulla facente sulle riforme che servono al Paese”.

Taglio di 50 milioni in 3 anni: il bilancio approvato alla Camera

aula-camera-tagli-tuttacronacaTaglio alle spese di circa 50 milioni. E’ quanto approvato con il Bilancio previsionale per il 2014 per il triennio 2014-2016 dalla Camera. Entusiasta la reazione della Presidente Laura Boldrini:

“La Camera prosegue nella linea dei risparmi e della sobrietà. Misura dopo misura, dobbiamo continuare a dare risposte che siano rispettose del diffuso malessere sociale”.

Per quel che riguarda il taglio delle risorse, si è mirato un po’ ovunque, dal costo delle spese di funzionamento, fino agli stipendi dei funzionari. Ufficio di Presidenza, su proposta del Collegio dei Questori, ha approvato oggi il bilancio di previsione per il 2014, unitamente al bilancio triennale 2014-2016. Questi i dati più significativi:

Si conferma anche per l’anno 2016 la riduzione di 50 milioni di euro della dotazione rispetto al 2012. Nel triennio 2014-2016, il bilancio dello Stato risparmierà dunque complessivamente, per il funzionamento della Camera, 150 milioni di euro.

Per il terzo anno consecutivo la spesa di funzionamento della Camera diminuisce. In particolare, nel 2014 si registra una riduzione rispetto al 2013 di 17,4 milioni (l’1,65 %). Nel 2013 la spesa era diminuita di 32,7 milioni di euro rispetto al 2012 (3,01%). Rispetto al 2012, dunque, la spesa prevista per il 2014, grazie alle significative e consistenti misure di risparmio adottate in questa legislatura, si riduce di 50,1 milioni di euro (4,61%).

In particolare, confrontando il 2014 con il 2013:
– la spesa per i deputati diminuisce di 1,9 milioni di euro, pari all’1,3 per cento;
– la spesa per le retribuzioni del personale in servizio si riduce di oltre 14 milioni di euro, dunque del 5,3 % (nel 2013 si era già ridotta di 16,4 milioni di euro, segnando un – 5,79 %).
– la spesa per beni e servizi diminuisce di 8,4 milioni di euro (il 5,5 % in meno). Nel 2013 la spesa per beni e servizi era diminuita di 8,9 milioni di euro rispetto al 2012 (il 5,47% in meno).

L’Ufficio di Presidenza ha inoltre prorogato sino a tutto il 2016 le misure di contenimento oggi vigenti in tema di indennità parlamentare e di rimborsi ai deputati, che sarebbero venute a scadenza nel 2015. L’effetto di risparmio di tali misure, unitamente a quelle operative già dal 2014, è pari a 50 milioni di euro.

In particolare, anche per il 2016 non si procederà all’adeguamento dell’indennità parlamentare – corrisposto per l’ultima volta nel 2006 – e continueranno ad applicarsi le misure di riduzione già adottate dall’ottobre 2011; parimenti, sarà applicato sino a tutto il 2016 il taglio di 500 euro degli importi mensili della diaria e del rimborso delle spese per l’esercizio del mandato.

Per altro, i documenti approvati oggi costituiscono solo una prima tappa dell’azione di contenimento degli oneri per il triennio 2014-2016. Entro il prossimo mese di marzo – prima di sottoporre il progetto di bilancio all’esame dell’Assemblea – gli organi di direzione politica intendono individuare nuove misure di razionalizzazione della spesa, con l’ambizioso obiettivo di realizzare un’ulteriore restituzione di somme al bilancio dello Stato grazie agli sforzi compiuti nella revisione e nel contenimento dei costi della Camera nel corso del 2013.

Austerity versione natalizia: i dipendenti possono accettare solo doni economici

regali_natale-tuttacronacaI dipendenti di Palazzo Chigi avranno a che fare con l’Austerity anche per quel che riguarda i regali: si potranno accettare solo quelli non costosi. A chiederlo è stato Roberto Garofoli, Segretario Generale della Presidenza del Consiglio, tramite una circolare che richiama la necessità che i dipendenti della Presidenza si attengano scrupolosamente al “Codice di comportamento” in cui si vieta ai funzionari pubblici di ricevere doni se non di modico valore.

 “Il Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Roberto Garofoli – si legge nella nota – ha firmato una circolare volta a richiamare la necessità che i dipendenti della Presidenza si attengano scrupolosamente al ‘Codice di comportamento’ di recente approvato nella parte in cui vieta ai funzionari pubblici di rivedere doni”. “Nello specifico – si prosegue – in occasione dell’avvicinarsi delle festività natalizie, la Presidenza ha ritenuto di sottolineare quanto stabilito dall’articolo 4 dello stesso ‘codice’ che vieta ai funzionari pubblici di ricevere regali o altre utilità eccettuati quelli di modico valore”. “Lo stesso articolo – si legge ancora – precisa inoltre che i regali e le utilità comunque ricevuti fuori dai casi consentiti dovranno essere, a cura dello stesso dipendente cui siano pervenuti, messi immediatamente a disposizione dell’Amministrazione per la restituzione o per essere devoluti ai fini istituzionali. In particolare essi dovranno essere consegnati al Dipartimento per le politiche di gestione, promozione e sviluppo risorse umane e strumentali che, in base alla tipologia, provvederà alla successiva destinazione. Un richiamo che – come evoca la nota del Segretario Generale – è “quanto mai necessario interpretare ed applicare in senso particolarmente restrittivo con tutto il rigore imposto dalla delicatezza e difficoltà del momento”.

Legge elettorale: “La maggioranza farà una proposta unica”

LEGGE-ELETTORALE-tuttacronacaE’ il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi a tentare di mettere un limite all’impegno di Renzi sul fronte della riforma elettorale spiegando che “E’ giusto il dialogo con tutti, ma la maggioranza, sulla legge elettorale farà una proposta unica”. “Proposta di maggioranza”, dice Lupi. Ma il neosegretario Democrati rilancia: “Per cambiare le regole parliamo con tutti” e propone a Fi e a Ncd un Mattarellum corretto con un doppio turno. Ancora Lupi: “Vedo tante ipotesi: il ‘Mattarellum’ non mi sembra che abbia funzionato, come non ha funzionato il ‘Porcellum’. I paracadutati c’erano anche lì. Con un tripolarismo, come quello che si sta presentando, anche il ‘mattarellum’ non funziona”. E continua l’alfaniano: “non mi sembra che le posizioni di Ncd e di Renzi siano lontane. Noi siamo per il bipolarismo e per un modello tipo quello per l’elezione del sindaco. E’ giusto il dialogo con tutti, ma la maggioranza, sulla legge elettorale, farà una proposta unica”. Nei “tutti” è compresa anche Forza Italia e al riguardo afferma Denis Verdini, che segue la riforma della legge elettorale su incarico di Belrusconi, “Vince chi prende un voto in più indipendentemente da quanti elettori votano, un premio di maggioranza e una legge che sia chiaramente bipolare o meglio ancora che punti al bipartitismo”. Verdini ha ribadito che le modifiche istituzionali allo studio “sono tutte utili ma che l’unica capace di cambiare veramente il Paese è la riforma elettorale, una legge che faccia sì che il giorno in cui si vota si sappia chi vince e chi governa, perché le coalizioni – ha aggiunto lanciando un messaggio anche al Nuovo Centro Destra – nel nostro Paese non funzionano”. Nel dibattito s’inserisce anche Sandro Bondi, che non manca di attaccare il Capo dello Stato: “Non voglio credere – dice l’ex coordinatore del Pdl – che il presidente della Repubblica intervenga nel dibattito interno alle forze politiche per assecondare la richiesta di Alfano, il quale, secondo quanto riferisce la stessa Repubblica, avrebbe chiesto al Pd di ‘non arrivare all’approvazione definitiva della riforma fino ad aprile, in modo da avere la garanzia che si arrivi al 2015′”.

Renzi centra il primo bersaglio: la legge elettorale passa alla Camera

legge-elettorale-tuttacronacaIl neo segretario del Pd, Matteo Renzi, giorni fa aveva affermato sulla riforma: “Basta lasciarla a Palazzo Madama a lievitare manco fosse una pizza. Siamo d’accordo tutti che si porti a Montecitorio”. Non è passato molto tempo e oggi i presidenti Laura Boldrini e Pietro Grasso hanno annunciato che la legge elettorale dal Senato passa alla Camera mentre il primo si occuperà, invece, della riforma costituzionale sul bicameralismo. Serve “una chiara assunzione di responsabilità da parte dei gruppi politici”, hanno spiegato Boldrini e Grasso, promettendo che vigileranno “affinché le due Commissioni Affari costituzionali procedano parallelamente per assicurare un più spedito iter”. Pronte le reazioni dei principali esponenti degli altri partiti, come Mara Carfagna che, su Twitter, ha scritto: “La legge elettorale è passata alla Camera. Il peso specifico dei cespugli del Pd al Senato è quindi pari a zero. Adesso, noi di Forza Italia, siamo pronti a un confronto franco e decisivo con Matteo Renzi”. Chi non c’è andato leggero è stato il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliarello, in forza al Nuovo Centrodestra: “Ma cosa può interessare al cittadino se la legge elettorale va alla Camera o al Senato? La riforma si può fare solo se diventa parte di un accordo di governo: nessuno può fare le riforme prescindendo dal governo”. L’intesa, aveva sottolineato a più riprese il ministro delle Riforme, va cercata innanzitutto tra chi sostiene il governo: “Dopo quello che è accaduto e che abbiamo fatto, con una scissione dolorosa di percorsi nel centrodestra, dovremmo partire dalla maggioranza e dire ai cittadini che in un anno diminuiamo i parlamentari, facciamo in modo che abbiamo una sola camera politica e facciamo una buona legge elettorale”. La mossa di Palazzo Madama arriva dopo che Renzi, fresco di colloquio con il Colle, aveva fatto capire chiaramente al vicepremier Angelino Alfano che era necessario accellerare i lavori parlamentari per superare il cosiddetto ‘Consultellum’, quello che rimane della legge Calderoli dopo la sentenza della Corte Costituzionale. La posizione ‘dilatoria’ di Ncd, però, ha spinto il segretario del Pd a lanciare oggi un pesante avvertimento: “Temo che Alfano voglia perder tempo e menare il can per l’aia” ma “io non mi lascerò incantare e nemmeno rallentare: ho una mia exit strategy, un canale aperto anche con Berlusconi e Grillo, che la riforma adesso la vogliono davvero. E se il Nuovo centrodestra divaga, vuol dire che lavoreremo con qualcun altro”.

Dopo l’Imu, tempo di pensare alla riforma elettorale: parla Enrico Letta

enrico-letta-legge-elettorale-tuttacronacaHa parlato ai microfoni di Radio anch’io, su Radio 1, il premier Enrico Letta, e ha affermato: “Io insisto: il ‘porcellum’ è uno dei guai principali del nostro Paese” e sia la parte delle “riforme costituzionali, sia la parte dalla riforma elettorale”, saranno i temi “prioritari dell’autunno”. Il giorno dopo il Consiglio dei ministri, riguardo la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi, sembra sereno: “Ho sempre detto che non temevo” che potesse incidere sulle sorti del governo “e non temo a maggior ragione adesso che ci sia un’influenza sulla vita del governo, perchè gli italiani hanno bisogno di governo, di risposte, di concretezza nelle risposte, quindi credo che ci sia bisogno di muoversi su questa strada. Quello che abbiamo fatto ieri fa parte di questa filosofia della concretezza delle risposte”. Non è comunque entrato nel merito della questione decadenza visto che “è una decisione che riguarda la Giunta del Senato che si occupa di queste cose, ho sempre separato le due questioni e continuerò a farlo anche adesso”. Ma il Premier ha anche parlato della nuova service tax che entrerà in vigore l’anno prossimo spiegando che quello su cui si concentra principalmente è la situazione degli italiani: “Le famiglie avranno una riduzione fiscale importante e dalla nuova service tax dell’anno prossimo in particolare ci sarà più equità, le famiglie numerose saranno meno penalizzate rispetto a quanto l’Imu faceva oggi. Ho sempre concentrato la mia azione non sulla politica o sul politichese, ma sulle cose concrete che riguardano il rilancio del nostro Paese. Al di là del governo più debole o più forte, delle scadenze, del chiacchiericcio politico che in questo momento non mi interessa e lascio perdere, ci sono sette risultati importanti che riguardano l’Italia e gli italiani.” Infine, parlando della sessione autunnale, ha ricordato che serve guardare “lontano”. “Le risposte di ieri sono risposte importanti su Cig, esodati e lavoratori in difficoltà su mutui casa”, ma sono una “prima risposta” e “sono molto fiducioso nel fatto che la sessione autunnale, questo maggiore respiro che oggi possiamo avere e questo orizzonte più lungo che ci dà la possibilità di guardare più lontano” ci permetterà di “costruire una legge di stabilità con dei pilastri basati sulle riforme strutturali e sulla crescita”.

Renzi e il germe che ha colpito Grillo: spaccherà il movimento

renzi-grillo

Renzi, oggi a Roma per presentare il suo libro, ha negato ogni tentativo di anticipare il termine dell’esecutivo: “Non sto mettendo fretta al governo, non è vero che voglio accelerarne la fine”. Ci tiene però a sottolineare che “governo e parlamento funzionano se fanno le riforme e non se vivacchiano”. Il sindaco fiorentino tiene anche a spiegare che la mozione presentata ieri da Giacchetti, circa il mattarellum, non è un tentativo di far inciampare il governo: ”Nessuno di noi è interessato a giochini o a trabocchetti istituzionali in Parlamento o al governo. Se la maggioranza che è ampia, fa le cose siamo tutti contenti. Se saranno fatte le riforme la politica e la società torneranno a parlare lo stesso linguaggio, altrimenti si sarà persa un’occasione”. Renzi, sempre indicato quando si tratta di parlare di macchinazioni tese a far cadere l’esecutivo, ribadisce: ”Il dibattito su quanto dura il governo, come dura e cosa io voglio fare è stancante, per di più per uno che ha rinunciato a stare in parlamento per fare il sindaco. Essere accusato quasi di tutto comincia ad essere quasi divertente. Prima mi arrabbiavo ora mi diverto”.Ma non rispiarmia neanche un’analisi dell’attuale situazione del MoViemnto 5 Stelle: ”Mi ha colpito il virus che ha colpito Grillo che lo sta trasformando in un politico vecchio stampo, che dà la colpa della sconfitta agli italiani senza porsi il problema che forse ha sbagliato lui. Gli italiani non vogliono il voto inutile ed è ovvio che in Parlamento il Movimento 5 Stelle si spaccherà”.

Il mattarellum che potrebbe “spalmare” ulteriormente il Pd… la mozione Giacchetti

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29 maggio: giornata simbolo dell’inizio del cammino delle riforme istituzionali. Il piano era questo. Peccato che sia lo stesso Pd, o meglio parte del Pd, a mettere i bastoni tra le ruote del governo di larghe intese. L’ex radicale, ora renziano, Roberto Giachetti, che in passato si era già reso protagonista di battaglie estreme sulla legge elettorale, ha raccolto un centinaio di firme (tra Pd e Sel) intorno ad una mozione parlamentare che chiede il ripristino del vecchio sistema: il Mattarellum, fumo negli occhi per il Pdl. Una pistola carica, che rischia di far saltare il delicato equilibrio (che non tutti apprezzano, soprattutto tra l’elettorato) raggiunto con il Cavaliere sulle riforme, vale a dire i ritocchi al Porcellum. Ma è proprio questo che, come reazione, ha fatto scattare l’iniziativa di Giachetti, firmata in blocco dai renziani, nonché da Sinistra e libertà e da chi nel Pd vive il ritorno al proporzionale come una specie di incubo, ossia Renzi. Il governo, a questo punto, ribatte lasciando trapelare l’intenzione di sfilarsi dal tema legge elettorale e demandarlo alle Camere. Però lo scontro in casa Pd trae nuova energia dalla questione. Agitazione quindi tra i parlamentari dem al diffondersi della voce che E’ solo una mozione, non una legge, ma potrebbe provocare la definitiva esplosione. Il fallimento delle amministrative, inoltre, sembra dare una spinta definitiva verso questa possibilità: “Il 50 per cento di astensione a Roma è un segnale – si sfoga una deputata renziana – chi non ha votato ci chiede di fare qualcosa, non ci chiede di approvare una mozione che non dice e non decide nulla sulle riforme, come quella elaborata da Pd e Pdl”. Ed è dall’incostistenza delle larghe intese che si trova energia per andare avanti.  “La mozione Pd-Pdl è acqua fresca”, afferma un altro renziano. “Hanno anche cancellato la data del 30 luglio entro la quale approvare le modifiche al Porcellum!”. Intanto si cerca di convincere al dietrofront Giacchetti, ma è lui stesso ad affermare che non ritira “niente”. Intanto arriva un nuovo monito da Renzi: “Il governo sarà forte se farà le cose, se è un governo che chiacchiera e vivacchia trascinerà l’Italia in basso”. Quanto al Pd e il test amministrative: “Dovevano dimezzare i parlamentari e hanno dimezzato i voti…”. Ma cosa temono i firmatari della mozione? Che ci si limiti ad un semplice restyling del Porcellum, con conseguente ritorno al proporzionale e alle ‘larghe intese per legge’, in caso ancora una volta non ci fosse un netto vincitore alle elezioni. E dunque addio sogni di premiership per il sindaco di Firenze che però, almeno per quanto riguarda questa mozione, ha diversi appoggi all’interno del suo partito.

Mattarellum

Renzi contro la folle proposta elettorale del Pd…

Matteo-Renzi-elezioni-tuttacronaca

E’ una presa di posizione secca quella di Renzi nei confronti del suo partito e della folle proposta elettorale con la quale si impedirebbe al M5S di partecipare alle prossime elezioni se non si costituisse in partito con tanto di Statuto. Il sindaco di Firenze, intervenendo dagli studi di Porta a Porta ha affermato: “Non sono d’accordo: è un modo per far vincere le elezioni a Grillo e ai grillini”.

 

Il Pd presenta una legge elettorale contro il M5S

m5s-tuttacronaca

Il Pd è in crisi con il suo elettorato… il Pd perde la testa e inizia una via politica troppo pericolosa… una tolleranza zero contro M5S. Come se il male del Pd non risedesse all’interno del partito, ma fosse colpa di Beppe Grillo. Il disegno di legge della nuova proposta elettorale vieta ai movimenti senza personalità giuridica e senza uno statuto pubblicato in Gazzetta Ufficiale (come M5S) di partecipare alle competizioni elettorali. Il testo è sottoscritto dal capogruppo al Senato Luigi Zanda e da Anna Finocchiaro… A questo punto è lecito chiedersi se il Pd è ancora sigla di partito democratico o di partito dittatoriale?

Il messaggio di Napolitano: tra bastonate e ammonizioni

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“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne fedelmente la Costituzione”, con questa formula, a norma dell’art. 91 della Costituzione, Napolitano s’insedia per la seconda volta a Capo dello Stato. Inizia quindi il suo discorso con un ringraziamento per la sua elezione e per “la fiducia e l’affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l’istituzione che rappresentavo tra grandi masse di cittadini”. Passa a giustificare il suo cambio di posizione, lui che aveva negato ogni possibilità di essere rieletto: si è visto spinto ad accettare dall’attuale situazione, soprattutto considerato il clima di tensione e l’inconcludenza, nonché impotenza, del Parlamento nello svolgere l’elezione. La rielezione del Presidente uscente, che non è mai avvenuta prima, non è però resa impossibile dalla stessa Costituzione, come se si fosse voluto lasciare aperta una finestra per momenti di particolare crisi, come quelli che si stanno affrontando. Napolitano parla allora di “vitalità delle istituzioni”, chiamate ad un compito gravoso, ossia di rinnovare e riformare la politica mettendole a confronto con i partiti dove prevalgono lentezze e contrapposizioni, nonché calcoli di convenienza e tatticismi. Moralità, trasparenza e taglio di costi sono stati ignorati a causa di questo atteggiamento e, di contro, ingigantiti da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo. Imperdonabile, per Napolitano, resta inoltre la mancata riforma della legge elettorale del 2005, fatto che ha portato “il vincitore a non riuscire a governare una simile sovrabbondanza” dopo le elezioni. Ricorda poi di aver fatto un’opera di “persuasione vanificata da forze politiche che ora mi hanno chiamato a riprendere il ruolo di Presidente” e ammonisce che, se si troverà nuovamente dinanzi a simili assurdità, non esiterà “a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”. “Non si può più sottrarsi al dovere della proposta, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno per vivere e sopravvivere la democrazia e la cittadinanza italiana”. Napolitano rinvia allora ai documenti stilati dai 10 saggi come indicativi di quello che c’è bisogno di attuare. Chiede attenzione per rafforzamento e rinnovamento degli organi dello Stato, come forze dell’ordine e Magistratura, che vanno “protette” anche da attacchi mediatici riconoscendo l’importanza che hanno per il mantenimento alla libertà. Per il Capo dello Stato, serve poi affrontare la recessione, potenziare l’istruzione e il capitale umano, favorire ricerca, innovazione e crescita delle imprese anche all’interno di un ambito europeo. Chiede inoltre che sia rivolta l’attenzione alla questione lavoro. Il cambiamento va fatto quindi partendo da questi punti, per essere efficace. Napolitano invita i deputati pentastellati a non continuare ad aizzare la contrapposizione aula/piazza, ma a partecipare in modo attivo all’interno del Parlamento. Parla di metodo democratico e si augura che le forze presenti non temano di convergere su alcuni punti. Parlando dei suoi compiti, ora che si è assunto nuovamente le sue responsabilità, ribadisce che tocca al governo riuscire ad ottenere la maggioranza in ambedue le Camere e non spetta al Presidente dare mandati per costituirne uno. Napolitano prende ad esempio l’Europa parlando del fatto che forze contrapposte possono trovare dialogo e riuscire a collaborare, scorda però di notare che all’estero sono presenti figure politiche molto diverse da quelle che siedono nel nostro Parlamento! La sua conclusione è netta e precisa: svolgerà i suoi compiti fino a quando la situazione lo renderà necessario e a quando le forze glielo consentiranno. E chiude: “W il Parlamento. W la Repubblica. W l’Italia.”

All’uscita del Presidente, la banda intona l’inno di Mameli, anche se forse ci si aspetterebbe l’inno tedesco, visto che negli ultimi tempi sembrano tutti molto più interessanti a strizzare l’occchio alla Merkell piuttosto che ai cittadini italiani. Quello che resta di questo discorso è indubbiamente la dura critica all’inconcludenza di Bersani, che fino all’ultimo non ha voluto ammettere i propri errori nè cercare soluzioni alternative e, la minaccia, non troppo velata, a  chi l’ha votato: è rimasto perchè gliel’hanno chiesto, ma certo ora non permetterà più che le sue parole cadano inascoltate. Ma siamo sicuri che ci sia ancora qualcuno che voglia ascoltare le parole del Presidente? Ricordiamoci gli appelli Fatti da Napolitano nei mesi precedenti le elezioni perché venisse modificata la legge elettorale, appelli rimasti inascoltati proprio da quella sinistra felicissima che tutto restasse immobile  C’è da chiedersi che credibilità possa avere chi siede sulle stesse poltrone da più anni ed ha condotto l’Italia alle attuali condizioni. Del discorso di Napolitano quello che non è piaciuto e ha lasciato l’amaro in bocca è l’invettiva contro i grillini perchè è suonata come un’offesa a tutti i “cittadini” accorsi in piazza, ancora prima che i deputati o lo stesso Grillo “chiamassero all’appello”:  l’invettiva di napolitano è suonata purtroppo come una patemte d’inettitudine nei confronti del ” popolo ” come “soggetto” incapace di ragionare da solo.  E’ vero che determinate questioni dovrebbero anche essere disputate in aul,,come dice Napolitano, ma se ciò non avviene è solo perché non si possono più definire ” rappresentanti del popolo” quelli che oramai sono ripiegati solo al raggiungimento del loro interesse personale. Per fortuna, allora, che di persone in grado di ragionare da sole, ignorando gli inetti che dovrebbero rappresentarle ce ne sono ancora , le stesse che, solo per fare un esempio, al termine di questo discorso si domandano perchè tante belle parole siano state spese affinchè ci si impegnasse a risolvere la questione del lavoro  ma senza ribadire e imporre il fatto che prima di tutto il lavoro è  un diritto fondamentale e un obiettivo da raggiungere senza mai  disgiungerlo dal diritto alla salute. Presidente, augurandoLe buon lavoro, solo una domanda: va bene se  il  lavoro salta fuori grazie a fabbriche che ammazzano la cittadinanza? Perchè il Salva-Ilva qualcuno l’ha firmato…

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