“Risponde solo al Quirinale” così gli avvocati contro la Cancellieri

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Il pretesto per attaccare la Guardasigilli è arrivato dalla sua mancata partecipazione alla Conferenza nazionale dell’avvocatura organizzata dall’Organismo unitario dell’avvocatura (Oua) a Napoli. Un incontro diviso su tre giorni che raccoglie la magistratura che conta, i grossi nomi del consiglio nazionale forense e dell’avvocatura, l’unione camere penali, politici e delegati di associazioni e istituzioni come l’Anci. Ma lei, annunciata in apertura alle 16, non ci sarà. Sarà a 2.300 km di distanza, in Russia, a discutere di criminalità internazionale. C’è chi dice anche che la Guardasigilli abbia voluto mettere una bella distanza tra la Conferenza nazionale e la sua persona perché l’evento era sponsorizzato indovinate da chi? Dalla Sai della famiglia Ligresti!

Così, come anticipa il Fatto Quotidiano online gli avvocati avrebbero deciso di scrivere una nota in cui si fa presente “La sua assenza è il segno tangibile del disinteresse che manifesta verso gli avvocati italiani”. Ma c’è anche come il presidente Nicola Marino che l’attacca a viso aperto:  “Inadeguata al ruolo” e poi aggiunge  “La Cancellieri ormai ritiene di dover rispondere solo ai richiami del Quirinale e non al Parlamento e men che mai alle sollecitazioni della società. Il nostro dovere è cercare il confronto, per questa ragione nonostante gli innumerevoli provvedimenti negativi del Governo di questi mesi, abbiamo invitato il ministro, ma il Guardasigilli anche questa volta ha perso un’occasione decidendo di assentarsi dalla Conferenza Nazionale”.

Come si legge ancora su Il Fatto Quotidiano:

Lo scontro vero, però, verte su ben altro. L’organismo dell’avvocatura denuncia da tempo “i continui interventi di questo governo contro i diritti dei cittadini: aumenti dei costi, impoverimento del sistema giustizia, chiusura di tribunali, ostacoli nell’accesso, limitazione del ruolo della difesa, regali ad assicurazioni e banche”. Nel mirino tutte le misure varate dal governo o in predicato di essere approvate: la riforma della geografia giudiziaria, il ddl delega per l’efficienza del processo civile, al decreto Svuota-carceri, il recente decreto Destinazione Italia con le misure sulla RcAuto, gli aumentati costi della giustizia previsti dalla legge di stabilità, gli “attacchi” agli istituti come il gratuito patrocinio. L’ultimo fronte è appunto il progetto governativo sul processo civile che prevede una corresponsabilità dei legali sulle cosiddette “liti temerarie”. Che letta con le lenti degli avvocati suona come una misura punitiva e restrittiva della libertà di perseguire la propria funzione sociale a danno delle crescenti domande di giustizia della collettività. “Ci vogliono mettere ilbavaglio minacciando la condanna solidale del professionista: con questa norma non avremo più avvocati che potranno difendere i cittadini nelle grandi battaglie contro gli abusi bancari(anatocismo). Gli adeguamenti del diritto positivo alle nuove domande di giustizia che emergono nel Paese sono spesso frutto di scelte appunto “temerarie” (per esempio il caso Englaro o quello contro il Porcellum) contro il pensiero dominante: decisioni che hanno cambiato e cambiano lenostre leggi e le dinamiche stesse della nostra società moderna”.

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Sì della Camera: il governo incassa la fiducia

fiducia-letta-tuttacronaca379 sì, 212 no e due astenuti. Ha risposto così la camera alla richiesta di Enrico Letta: “Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio“. La promessa del premier è quella “svolta” che i partiti della nuova maggioranza chiedono a gran voce e che permetta di creare, nel 2014, un gran numero di misure per “evitare di rigettare il Paese nel caos, proprio quando sta rialzandosi”.   Un’agenda in cui non mancano alcuni provvedimenti – come l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, anche per decreto entro fine anno, e un sito unico per la trasparenza di tutta la Pubblica Amministrazione – che vanno incontro alle richieste di Matteo Renzi. Nel discorso del premier, che ha accusato Grillo di incitare alla violenza, anche il patto di coalizione, “impegno 2014”, da siglare a gennaio con i partiti della “nuova maggioranza”, che non potrà rimettere in discussione il voto di fiducia odierno. Un modo per blindare il governo che conferma come Letta continui a nutrire qualche timore sulla reale volontà di Renzi di cercare le urne l’anno prossimo. L’intervento di Letta è durato 50 minuti, e le prime parole sono un riferimento al leader del M5S: Le istituzioni esigono sempre rispetto”, non “parole illegittime che avallano la violenza” e “incitano all’insubordinazione delle forze dell’ordine”. Parole che provocano la dura risposta di Riccardo Nuti che accusa il premier di avere la “faccia di bronzo”.  Nel chiedere una fiducia che «segni discontinuità» con le larghe intese, il capo del governo parla di “nuova maggioranza politica, meno larga ma più coesa”. Dopo aver rivendicato l’operato dei primi sette mesi, ne ha chiesti al Parlamento altri 18 per “avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte”, ricordando le riforme ineludibili: dall’abolizione delle province, all’archiviazione del bicameralismo perfetto; dalla riforma del titolo V, alla riduzione del numero dei parlamentari. Non è mancato neanche il capitolo legge elettorale, che abbia un “meccanismo maggioritario” e che venga preparata in “tempi brevi”. Le novità principali però riguardano il fronte economico. Ha ricordato che gli indicatori confermano come finalmente, nel trimestre in corso, ci sarà il segno più davanti al Pil. Ma anche che l’Italia deve continuare a ridurre l’enorme debito pubblico. Al riguardo, ha promesso una riforma degli ammortizzatori sociali che metta al centro il lavoratore e non più il posto di lavoro e conferma che le risorse recuperate con la revisione della spesa e con le misure per il ritorno dei capitali dall’estero saranno raccolte in un fondo per l’abbattimento del costo del lavoro, punto che condivide con Renzi.  Letta ha poi spiegato che venerdì prossimo il Cdm varerà il piano per incentivare gli investimenti esteri che oltre a un credito d’imposta per la ricerca e a fondi per la digitalizzazione delle Pmi, prevederà una riduzione dei costi dell’energia e interventi per ridurre il costo delle assicurazioni e, sopratutto, un primo test di coinvolgimento dei lavoratori nell’azionariato di società pubbliche. Un altro tema, che aveva menzionato anche a inizio mandato, è quello di istruzione e ricerca, che avranno priorità. Rispondendo ai dubbi di Renzi, ha inoltre confermato di ritenere essenziali le privatizzazioni per abbattere il debito e per consentire al capitale privato di contribuire alla ripresa. Per quel che riguarda il fronte europeo, infine, “Chiedo un mandato per un’Europa migliore, ma chi cerca consenso con il populismo non voti la fiducia”. Le sue intenzioni al riguardo restano invariate: un semestre a Bruxelles con una presidenza italiana “all’attacco” e la sfida rivolta ad “alcuni tecnocrati” che mettono in dubbio la salute dei conti italiani. Quello che è indispensabile sul fronte Ue, tuttavia, è la credibilità dell’Italia. All’Europa, dopo 30 anni di obiettivi di lungo periodo “fissati e raggiunti”, manca per i prossimi dieci anni uno scopo vero , ha detto il premier: “Non c’è e bisogna dirlo. Manca un progetto per legare le singole riforme e se è così l’Europa si ferma e può implodere. È con questa consapevolezza che ci apprestiamo a guidare il semestre europeo che non è per noi un appuntamento rituale e burocratico. Dobbiamo giocare in attacco, rispondendo a chi lucra sulle paure dei cittadini, parlando alle opinioni pubbliche anche di quei paesi che fanno resistenza e dire che senza Ue non si salva nessuno”. Nella replica si riaccendono le polveri con il Movimento Cinque Stelle, quando Letta accusa Riccardo Nuti di aver riproposto quella gogna contro i giornalisti annunciata da Grillo.

Nuti contro Faraone: scoppia la lite in Parlamento

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Il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Riccardo Nuti ha accusato Davide Faraone del Pd di avere contatti con pregiudicati. Con questi toni, Nuti ha annunciato la sfiducia al governo Letta (come era per altro prevedibile) innalzando la tensione in Aula. Poi riferendosi ai poliziotti il capogruppo del M5S ha detto: “Chi devono difendere? Le istituzioni corrotte o i cittadini onesti?”. E, ricordando la sua origine da un quartiere popolare di Palermo, sostiene che Davide Faraone, da poco nominato nella segreteria del Pd da Matteo Renzi, “è stato visto andare in casa di un pregiudicato e durante le primarie prometteva posti di lavori in cambio di voti”. Non mancano gli attacchi al ministro della Giustizia Cancellieri ed al viceministro Vincenzo De Luca “che quando lo buttate fuori è sempre tardi”.

Nuti respinge gli attacchi di Letta a M5S per le critiche alla stampa “Essere giornalista significa essere indipendente e non scrivere sui giornali di partito, significa dire il vero e non offendere e scrivere il falso”, sostiene, ma anche sulla lettera di Grillo alle forze dell’ordine. ”Presidente Letta, lei è tornato a prenderci in giro, ha la faccia come il bronzo. E malgrado ciò si premette anche di offendere l’unica forza politica che nel bene e nel male quello che aveva detto poi lo ha fatto”.

Le parole di Nuti hanno scatenato, come prevedibile, la bagarre: Faraone ha chiesto di parlare per fatto personale, ma il vicepresidente Luigi Di Maio gli ha chiesto di farlo a fine seduta, con vive proteste dai banchi del Pd. Dure le critiche anche di Sel alla contestazione avanzata dal deputato M5s ai deputati, che ha generalmente accusato di scarsa onestà.

Napolitano spinge sull’acceleratore della giustizia, chiede amnistia e indulto

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Con l’avvicinarsi delle feste natalizie arriva anche il nuovo intervento di Giorgio Napolitano sull’amnistia e l’indulto, visto che il precedente appello era rimasto del tutto inascoltato. Così oggi il Capo dello Stato parlando al convegno “La clemenza necessaria. Amnistia indulto e riforma della giustizia”  svoltosi alla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, presso il Senato della Repubblica – alla presenza anche del senatore Luigi Manconi, Presidente Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, erano presenti anche il deputato del PD Sandro Gozi, Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa,Pietro Grasso, Presidente del Senato, Laura Boldrini, Presidente della Camera, ed ha registrato gli interventi del costituzionalista Vladimiro Zagrebelsky, della segretario di Radicali Italiani Rita Bernardini, Andrea Pugiotto, professore di diritto costituzionale nell’Università di Ferrara, ed Annamaria Cancellieri, Ministro della Giustizia – ha ribadito il suo richiamo forte e deciso:

“Il Parlamento deve avere il senso di responsabilità necessario per dire che vuol fare innanzitutto un provvedimento di indulto necessario per ottemperare alla decisione della Corte di Strasburgo. Oppure prendersi la responsabilità di considerarlo non necessario sapendo che c’è la scadenza del maggio 2014. […] Il mio messaggio indicava l’esigenza di misure strutturali per evitare un ulteriore, nuovo sovraffollamento e anche la possibilità di un indulto, seguito anche da un’amnistia, ma di un indulto. Stamattina abbiamo ascoltato una relazione molto forte di Zagrebelsky che ha sostenuto che l’indulto è la sola misura capace di ottemperare alle fortissime raccomandazioni, per non dire intimazioni, della Corte di Strasburgo.”

Subito gli ha fatto eco Grasso, presidente del Senato:

“Amnistia e indulto sono provvedimenti rispetto ai quali il Parlamento italiano è sovrano in quanto si tratta di scelte che, per il loro rilievo istituzionale e il loro impatto sulla tutela dei diritti umani, devono sfuggire alle logiche maggioritarie che accompagnano l’ordinario procedimento legislativo. […] Sono provvedimenti di clemenza, concessi dallo Stato ai soggetti condannati per determinate tipologie di reati, rispetto ai quali la Costituzione prevede specifiche garanzie: mi riferisco non solo all’approvazione con legge, ma anche ai quorum elevati richiesti per le relative deliberazioni. Non vi è dubbio che il Parlamento italiano sia sovrano rispetto a queste decisioni che per il loro rilievo istituzionale e il loro impatto sulla tutela dei diritti umani devono sfuggire alle logiche maggioritarie che accompagnano l’ordinario procedimento legislativo”

Sulla stessa linea anche il Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri:

“Amnistia e indulto sono materie che spettano al Parlamento: serve un accordo che superi la maggioranza politica contingente. Come ministro posso solo auspicare un’ampia convergenza tra le forze politiche su un provvedimento di clemenza che avverto come un’ulteriore e importante spinta per far decollare le riforme del sistema di giustizia penale che abbiamo messo in cantiere. […] La competenza istituzionale ad adottare provvedimenti di amnistia e indulto è chiaramente riservata dalla Costituzione al Parlamento quel quorum richiesto, così elevato e superiore a quello stesso previsto per la revisione costituzionale, impone un accordo che superi la maggioranza politica contingente.”

C’è anche chi però ha espresso alcune perplessità e precisazioni su l’aministia e l’indulto. Ecco l’intervento di Marco Travaglio andato in onda il 10 ottobre proprio su questo tema:

“Tutto un complotto!” La Cancellieri e la lezione di B vista da Colombo

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Furio Colombo, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ieri aveva redatto un articolo dal titolo  “Cancellieri e la lezione di B. È tutto un complotto”. Sotto la lente naturalmente ci sono quelle dimissioni in date dopo lo scandalo Ligresti e quelle frasi che troppo spesso affiorano, forse da troppo tempo, sulla bocca dei nostri politici. Una di queste è senza dubbio “è tutto un complotto”

“Che cosa è accaduto della vecchia rispettabile pratica delle dimissioni? Il più delle volte, se ci assiste la memoria, ce lo ricordiamo come un gesto di dignitosa e rispettabile reazione con cui qualcuno, in posizione importante, fermava un dubbio o una obiezione o un dissenso su qualcosa che gli sembrava non rinunciabile, e diceva: “Va bene, basta così, ho detto quello che penso e che credo. Fermiamoci qui”.

Non sto parlando delle dimissioni come via di fuga, ma dell’abbandonare un ufficio o un incarico, specialmente se importante, come affermazione della propria dignità. Ma anche nella consapevolezza che, oggettivamente, la persona che si dimette è circondata di obiezioni, incertezze, giudizi discordanti e diversi. Dimettersi vuol dire troncare il discorso che ha a che fare con la tua posizione, ma anche con la tua reputazione, per riprenderlo, libero da incarichi, sulla verità di ciò che tu, non creduto (…) stavi affermando.

Il caso Cancellieri è esemplare. Il ministro della Giustizia, che adesso è discusso per avere liberato dalla detenzione una persona amica, afferma che, come lei (la signora amica liberata) ci sono altri 101 detenuti che si sono affidati alla sua valutazione e hanno trovato lo stesso aiuto e comprensione nello stesso tempo di giorni e di ore. Come controprova della sua disponibilità a continuare su questa strada di attenzione personale e solidale (…), qualcuno, per mettere al riparo il Ministro Cancellieri, ha proposto di istituire un numero verde, a cui ogni detenuto o famiglie di detenuti potranno rivolgersi.

Immalinconisce pensare che nessuno, accanto al ministro, sembra avere avuto il coraggio di sconsigliare sia la finzione dei cento detenuti precedentemente aiutati che il numero verde. Perché immaginare la prima telefonata a quel numero è un lavoro che solo Crozza può svolgere adempiendo alla sua missione di comico. E ci sarebbe sempre il rischio di impaginare quella prima telefonata accanto ai tabulati delle conversazioni Ligresti, che “sono cari amici la cui amicizia – dice legittimamente il ministro della Giustizia,- rivendico”. Ha ragione, è la sua vita. Ma solo alla orgogliosa e dignitosa condizione di dimettersi. (…)

Purtroppo il ministro Cancellieri si è dichiarato innocente esattamente come il senatore Berlusconi. Eppure non doveva disputare una sentenza, che ha un alto contenuto soggettivo, (benché regolato da tutte le garanzie processuali). Doveva accettare un fatto oggettivo: il “fuori gioco”, che ferma la partita in modo automatico, e annulla il punto. In questo caso l’incompatibilità (…)

Strano che una persona come la Cancellieri che, abbiamo detto, ha una reputazione da difendere, abbia scelto, certo mal consigliata, di mettersi sullo stesso piano del senatore Berlusconi e gridare: “Sono innocente”. Certo, anche Berlusconi avrebbe tratto gran beneficio, quanto a reputazione, dimettendosi prima di permettere ad altri di decidere il suo destino. Però Berlusconi ha sempre considerato un grande vantaggio, nel labirinto dei suoi giochi, non avere una reputazione da difendere. Ecco perché è un peccato che il presente Ministro della Giustizia Cancellieri abbia scelto la stessa strada del condannato Berlusconi. Proclama di essere vittima di una grave ingiustizia, e denuncia il complotto. Conferma se stessa in nome e da parte di se stessa. Un gioco che, persino Berlusconi lo sa, non riesce mai bene.”

Chi ha passato ogni limite? Il Pd o i No Tav?

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Paolo Di Vetta, attivista dei Blocchi Precari Metropolitani di Roma, abitarenellacrisi.org, scrive sull’HuffPost:

Il comportamento di una forza politica come il PD, che a pranzo sostiene il ministro Cancellieri e in serata gestisce la repressione contro la manifestazione di Campo de Fiori, rappresenta plasticamente l’enorme distanza tra il paese che soffre e che subisce la crisi e gli interessi che Letta e compagni intendono salvaguardare.

Al primo posto nelle attenzioni di questo partito non ci sono i senza casa, gli sfrattati, i pignorati, i precari, gli studenti, i migranti, gli abitanti aquilani alle prese con una difficile ricostruzione della propria città e della propria dignità. Sono le lobbie del mattone, gli imprenditori come Ligresti, la Lega delle cooperative, i profitti legati alla rendita e al consumo di suolo, invece, i fari di riferimento sui quali puntare e sui quali investire. Una vergogna da difendere anche con l’inasprimento degli apparati di controllo sia a livello locale che nazionale.

Ecco perché il PD è stato un obiettivo praticato dalla mobilitazione promossa in occasione del vertice Italia-Francia. Hollande e Letta rappresentano ampiamente il servilismo alla BCE di due realtà politiche di centro-sinistra concentrate sulla conservazione di un modello di sviluppo che produce precarietà, devastazioni ambientali e morti, come in Sardegna poche ore fa.

I militanti del PD che hanno difeso la targa della sede di via dei Giubbonari non si sono accorti di aver perso da tempo la loro dignità di fronte a chi li ha votati e ha ritenuto di fidarsi di loro. Cuperlo poi non ha perso occasione per fare lo struscio mediatico invece che interrogarsi sulle ragioni del sindaco Cialente, che ha chiesto di usare i soldi del TAV per la rinascita dell’Aquila.

Ed è la risposta a ciò che ieri era stato condannato dal Premier Letta:

“Ieri si è assistito a delle scene che hanno passato il limite e che non sono giustificabili in nessun modo”.

Intanto la procura di Roma ha aperto un’inchiesta per ora a carico di ignoti, dopo gli scontri scoppiati ieri pomeriggio in via dei Giubbonari e in piazza Campo dè Fiori tra il movimento degli antagonisti e le forze dell’ordine

“L’Italia ha bisogno di una scossa”: così Renzi

MATTEO-RENZI-tuttacronacaHa preso parte alla trasmissione La Gabbia, su La7, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ed è tornato a ribadire il suo pensiero sul caso Cancellieri-Ligresti, immaginando, come richiesto dalla domanda, di essere già segretario del Pd: “Avrei dato l’indicazione di votare la sfiducia. E’ stato un errore consentire al ministro Cancellieri di restare al suo posto. Ma rispetto la posizione politica del presidente del Consiglio”. E spiegato: “Non c’è niente di illecito in quello che ha fatto Cancellieri, il punto è che il ministro ha dato l’impressione di essere talmente amica della famiglia Ligresti da arrivare a dire che non è giusto, ripetuto tre volte, riferito a quell’azione della magistratura”.  “Il governo Letta – spiega Renzi – dal 9 dicembre ha un’agenda nuova”, chiunque vinca le primarie del Pd. “L’Italia ha bisogno – ha aggiunto – di una scossa. Il Pd deve dare i tempi sulle cose da fare alla maggioranza, non puo’ fare la bella statuina”. Renzi ha quindi aggiunto: “La lealtà che io ho espresso in questo passaggio al Pd è la stessa che chiederò nei miei confronti dall’8 dicembre”. Un messaggio ai governisti del Pd?

No Tav, 7 agenti feriti! Proteste contro Cancellieri!

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Il bilancio degli scontri in una giornata di tensione iniziata prima con la sfiducia alla camera per il ministro Cancellieri – che ha ottenuto invece da parte dei parlamentari il pieno appoggio per continuare a stare nell’esecutivo nonostante le telefonate con la famiglia Ligresti – e poi con l’incontro tra Hollande, ha fatto registrare 7 agenti feriti. Un poliziotto è stato centrato al volto da un sampietrino, mentre un altro  è stato colpito da una fioriera usata come “ariete”. Lo scontro più violento si è avuto contro una sezione del Pd per protestare contro il voto di fiducia espresso oggi in Parlamento dal ministro Annamaria Cancellieri.

Enrico Letta ha affermato: “Esprimo profondo dispiacere per gli incidenti che si sono verificati oggi a Roma, insieme all’auspicio e alla speranza che non abbiano creato danni irreparabili”.

Anche il segretario del Pd ha rilasciato una dichiarazione: “Netta riprovazione rispetto agli atti di violenza compiuti contro la sede nazionale del Partito Democratico e contro il circolo romano di Via dei Giubbonari” e poi ha aggiunto Sono azioni intollerabili da parte di estremisti, che non intimidiscono il Pd né sono in grado di condizionare le sue scelte”.

C’è chi dice no! La Cancellieri resta al suo posto con 405 voti contrari alla sfiducia

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Il ministro della Giustizia ha ottenuto la fiducia alla Camera. I deputati dovevano votare una mozione di sfiducia individuale presentata dal Movimento 5 Stelle. I sì sono stati 154, 405 i no, 3 gli astenuti. Intanto torna d’attualità la segnalazione di Salvatore Ligresti al Cavaliere per lasciare Anna Maria Cancellieri come prefetto di Parma.

Squilli di sfiducia! Gli M5S per protesta fanno squillare i cell in Aula

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Durante il dibattito generale sulla sfiducia, i parlamentari grillini, per protesta in Aula hanno fatto squillare i loro cellulari. L’azione di protesta è stata fatta per ironizzare sulla telefonata della Cancellieri per il “caso Ligresti” .L’iniziativa dimostrativa è stata messa in scena dal M5S  mentre parlava la loro collega Giulia Sarti. Quasi alla conclusione del discorso della parlamentare pentastellatamentre la Sarti ribadiva: «in Italia esistono cittadini di serie A ed altri di serie Z», i deputati hanno fatto squillare i loro cellulari, dirigendoli verso il ministro e gridando ‘dimissioni, dimissioni!’. Poi è intervenuta il Presidente della Camera, Laura Boldrini ordinando: «Colleghi togliete questi telefonini»

Le parole della Cancellieri in Aula per respingere i sospetti

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Nenache l’ombra del sospetto dovrebbe sfiorare la moglie di Cesare e invece oggi in aula la Cancellieri (uno dei “Cesare” dell’esecutivo Letta) si trova a dover “respingere con fermezza ogni sospetto” e poco prima aveva affermato “basta con il colpevolismo a ogni costo”. Ma la vera difesa arriva qualche minuto dopo: “Non ho mentito al Parlamento né ai pm” e il Guardasigilli in Aula poi precisa “Sono state estrapolate alcune frasi nella mia conversazione con Gabriella Fragni per dire che io avrei delegittimato l’operato della magistratura. Tutto ciò è assolutamente falso, lo dimostra la mia vita la servizio dello Stato”.

Nella mattinata di oggi però Gentiloni, parlamentare Pd, era tornato sul tema delle dimissioni volontarie: “Ieri all’assemblea del Pd, dopo che Letta ha posto al gruppo del partito una questione di fiducia al suo governo, io, Cuperlo, Civati e Michela Marzano abbiamo detto che la Cancellieri si deve dimettere e in quattro gli abbiamo chiesto direttamente a Letta di adoperarsi nei prossimi giorni perché il ministro si dimetta”. Così Paolo Gentiloni intervistato a Omnibus su La7 sul caso Cancellieri. “E ovvio – ha aggiunto – che il Pd non voti la mozione di sfiducia individuale nei confronti di un ministro, ma spero che Cancellieri prenda atto di questo e si renda conto che il principale gruppo parlamentare che sostiene il governo ritiene inopportuna la sua presenza alla Giustizia”. “Il ministro – conclude – dovrebbe dare le dimissioni, a prescindere dal fatto che ci siano più o meno rilievi penali, che comunque non ci sono, perché ciò che è stato fatto fino ad ora ha un limite: la ragion di Stato non può arrivare all’infinito, e in questo caso il problema di opportunità c’è, è grande come una casa e spero se ne prenda atto nei prossimi giorni”, sottolineando che “questo non credo faccia cadere il governo”.

Mentre Civati riteneva che le parole di ieri di Letta fossero un ricatto: “I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla”.

 

Il Governo nel labirinto tra Pd e Procura rischia di perdere la Cancellieri

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I renziani chiedevano a gran voce al ministro della Giustizia di fare un passo indietro, ora sembra invece che siano loro a tornare proprio sui loro passi. Enrico Letta è infatti pronto “a metterci la faccia” e a garantire per il Guardasigilli. Questa sarebbe la novità dell’ultima ora per cui anche i parlamentari vicini a Matteo Renzi avrebbero deciso di lasciar naufragare l’idea delle dimissioni, a questo punto infatti sarebbe una sfiducia al Premier e ci si inoltrerebbe in un tunnel senza luce. Invece ora è il Governo però a stare ancora nel labirinto e a rischiare di perdere la Cancellieri per mano di Civati o della Procura di Torino. Civati, infatti, non è pronto a piegarsi e chiederà che il gruppo si pronunci sulla sua mozione di sfiducia contro la Cancellieri. “All’assemblea dei parlamentari porterò un testo e chiederò che il gruppo dica la sua su quel testo”, dice Civati ad Huffpost. Insomma una conta. “Perché è normale che un gruppo metta ai voti le decisioni che deve prendere”, spiega ancora il deputato.  A seguire Civati ci sarebbe anche il renziano Ernesto Carbone, il primo a chiedere le dimissioni della Cancellieri quando ancora i renziani erano divisi sull’argomento, garantisce che lui il voto lo vuole eccome. “Anche se sarò da solo – dice ad Huffpost in Transatlantico – alzerò la mano e chiederò che si voti sulla richiesta di dimissioni”. Correndo il rischio che un voto del genere venga etichettato come contestazione ad un premier del Pd. “Non contesto Letta, ma la gestione del caso Cancellieri”, ribatte Carbone.

Ma se tutto questo è poco, arriva anche un’altra indiscrezione:  a Torino si potrebbe aprire un indagine sulla fuga di notizie sul caso Anna Maria Cancellieri.

Intanto Letta blinda la Cancellieri: “Chi sfiducia la Cancellieri, sfiducia il governo” e poi si appella alla responsabilità. Il candidato alle primarie Gianni Cuperlo spiega: «Il ministro Cancellieri ha dichiarato di non aver violato alcuna norma. Ma la mia opinione e che per motivi di opportunità dovrebbe dimettersi prima del voto. Ma se il premier ci chiede un atto di responsabilità politica, dobbiamo essere tutti responsabili».
Più netti i maldipancia dei renziani. Paolo Gentiloni lo dice con chiarezza: «Quando il premier viene qui e ci dice che c’è un voto politico sul governo, io ne prendo atto ma lo faccio con un certo rammarico perché non c’è il merito della discussione».

Contrario, ma allineato anche l’altro candidato Pippo Civati: «Non mi ritrovo nelle riflessioni che si fanno qui ma ne prendo atto con la responsabilità che ci viene chiesta. La mozione M5S non si può ovviamente votare e prendo atto dell’opinione della maggioranza».

Il labirinto  ingoierà la Cancellieri? Riuscirà il Governo a non perdere tra una possibile mozione di sfiducia e un’indagine, qualora si decidesse di aprirla, la Guardasigilli? Tutti resteranno al loro posto dopo questo tortuoso percorso a ostacoli?

Arriva la bomba nel Pd? Renzi inonda e Letta corre ai ripari

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Se la Sardegna è in emergenza, anche Letta e il Pd devono correre ai ripari. Renzi infatti inonda il suo partito e, forte della vittoria nei circoli, attacca il ministro Cancellieri. 

Intanto Matteo Renzi torna ad attaccare, confermando la sua posizione. “Sono per le dimissioni di Cancellieri, indipendentemente dall’avviso di garanzia o meno”. Sono queste le parole dell’ex rottamatore nella sua Enews settimanale. “L’idea che ci siamo fatti dell’intera vicenda Ligresti è che la legge non sia uguale per tutti e che se conosci qualcuno di importante te la cavi meglio. E’ la Repubblica degli amici degli amici: questo atteggiamento è insopportabile”.

“I media – dice ancora Renzi – scrivono che il ministro Cancellieri dovrebbe dimettersi se le arrivasse un avviso di garanzia. Non la penso così e so che adesso non tutti saranno d’accordo con me: le dimissioni non dipendono da un avviso di garanzia. L’avviso di garanzia è un atto di tutela verso l’indagato, non è una sentenza di condanna: vent’anni di giustizialismo soprattutto mediatico hanno trasformato uno strumento a favore della difesa in una condanna preventiva. Un Paese civile, un Paese che cambia verso, è un Paese in cui non basta un’informazione di garanzia per condannare una persona. Se diventerò segretario del Pd su questo tema vorrei combattere una battaglia culturale”.

Il sindaco di Firenze assicura che una sostituzione del ministro della Giustizia non indebolirebbe Letta. “A chi dice – scrive -: Renzi fa questo per indebolire Letta. Bene, sia chiaro: se cambia il ministro della Giustizia il Governo Letta è più forte, non più debole”. “Perché – sottolinea – con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani”.

“Ma cosa farà il Pd in Parlamento? Se Cancellieri non si dimette – spiega il sindaco fiorentino -, il gruppo del Pd si riunirà. Spero che nel gruppo si voti, in modo palese, con ciascun parlamentare che esprime la sua opinione spiegandola ai colleghi e agli elettori. Abbiamo molti parlamentari capaci: sono certo che non avranno paura delle loro idee”.

Renzi sottolinea che “poi, siccome siamo un partito e non un’accozzaglia di gente, tutto il gruppo vota secondo le indicazioni della maggioranza. Se fossi segretario chiederei di partecipare alla discussione. Non lo sono, almeno per il momento e non sono parlamentare: dunque non ho titolo per esserci”.

Letta, secondo le ultime indiscrezioni, avrebbe quindi deciso di partecipare all’assemblea Pd per la sfiducia della Cancellieri, per cercare di blindare il ministro al suo posto. 

Livia Pomodoro potrebbe sostituire la Cancellieri?

livia-pomodoro-tuttacronacaIn una nota della procura di Torino, a firma del procuratore Giancarlo Caselli, in merito alla vicenda Cancellieri-Ligresti si legge che nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati. La stessa nota spiega inoltre che è stato invece formato “un fascicolo modello K per quanto riguarda atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti”. La nota precisa infine che “il fascicolo sarà trasferito alla procura di Roma in quanto territorialmente competente”. Ma in attesa di conoscere le decisioni dei pm, Anna Maria Cancellieri ha detto “La misura è colma. Senza la fiducia di tutte le forze della maggioranza non vado avanti”. Anche dal Pd in molti richiedono le dimissioni e a difenderla sono rimasti soltanto Forza Italia e il Nuovo Centrodestra di Alfano. Neanche l’ex premier Monti si è schierato al fianco del Guardiasigilli: “Ci sarà il voto palese (sulla mozione di sfiducia, ndr), e quindi lo saprete quel giorno come ciascuno voterà”, ha detto sibillino. Visto il clima, come riporta Affaritaliani.it, sembra che “dopo la riunione del gruppo del Pd alla Camera – salvo clamorosi ripensamenti – la Cancellieri rassegnerà le sue dimissioni irrevocabili da ministro della Giustizia.” E sul sito si legge:

Se le dimissioni sembrano provabilissime, è scattato il toto ministro, tanto che stanno emergendo ipotesi diverse: da Michele Vietti, a Luciano Violante, Renato Schifani, Giovanni Pitruzzella, a Giuliano Amato. Ma l’ipotesi più suggestiva riguarda il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro. Personalità di indiscusso valore, già stretto collaboratore dell’ex ministro Claudio Martelli, sicuramente apprezzata anche dagli ambienti di Cl. Tra l’altro, proprio in un’intervista ad Affaritaliani.it, Livia Pomodoro, rilasciata il 20 marzo, Livia Pomodoro non aveva affatto disdegnato la possibilità di diventare ministro. Commentando l’ipotesi di Raffaele Guariniello guardasigilli, la presidente aveva detto: “Vorrà dire che farò domanda anche io per fare il ministro della Giustizia…”

La fiducia al ministro Cancellieri legata alla decisione del pm

Anna-Maria-Cancellieri-tuttacronaca“Il vecchio Pd mi avrebbe sostenuta…” Sono le sconsolate parole del ministro alla Giustizia Anna Maria Cancellieri, sempre più accerchiata dai rappresentati politici che ne richiedono le dimissioni dopo il caso della scarcerazione di Giulia Ligresti. Civati ha annunciato la mozione di sfiducia, Renzi ne chiede le dimissioni, Fassina prende le distanze. E non solo. In molti chiedono un passo indietro, Scelta Civica, oltre i Cinque stelle, Sel e la Destra di Storace. E il ministro sa che nelle prossime ore il presidente del Consiglio, Enrico Letta, potrebbe chiederle di fare un passo indietro. In mattinata, fonti di Palazzo Chigi hanno riportato a La Stampa che la fiducia del governo nei confronti del ministro verrebbe meno solo se dovesse cambiare le sua posizione per la magistratura. Spiega il quotidiano:

A rendere irreversibile questa decisione potrebbe essere l’annuncio del trasferimento da Torino a Roma del fascicolo Cancellieri. Poco importano le anomalie e le violazioni delle procedure. A partire dalla irrituale gestione dell’interrogatorio del ministro il 22 agosto, a Roma, da parte del procuratore aggiunto di Torino.  Naturalmente registrare l’interrogatorio sarebbe stato opportuno non foss’altro per riguardo del ruolo di Annamaria Cancellieri, e il non farlo non é stata comunque una violazione di procedure. Il ministro è stata convocata come persona informata dei fatti con una telefonata del procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi. La registrazione dell’interrogatorio avrebbe tagliato la testa al toro, rendendo granitica l’eventuale contestazione di omesse dichiarazioni al pm che la procura di Torino si accingerebbe a contestare al ministro, mandando nelle prossime ore gli atti alla procura di Roma. Il problema si complica ulteriormente perché in quell’interrogatorio diventato di dominio pubblico, vengono riassunte le risposte del ministro e non le domande del procuratore aggiunto. E, dunque, quando il ministro assicura di non aver escluso un bel niente, di aver chiarito al magistrato di aver ricevuto un sms al quale ha risposto a sua volta, dove sarebbe la omissione? O meglio, se Nessi avesse chiesto «in che modo ha risposto all’sms?». Sarebbe stato chiaro che il silenzio del ministro andava interpretato come un comportamento omissivo che avrebbe portato alla contestazione di false dichiarazioni del ministro.

La sorte del ministro Cancellieri a questo punto sembra davvero segnata dalla decisione della procura di Torino di spedire le carte a Roma, e dalle prese di posizione di esponenti del Pd. Che poi la novità che ha impresso un colpo d’accelerazione alla messa in stato d’accusa (strisciante) del ministro – e cioé i tabulati telefonici delle sei telefonate del marito con Antonino Ligresti, e della sua di sette minuti e mezzo sempre con il fratello medico di don Salvatore Ligresti – sia parte di una inchiesta non depositata, non rappresenta una questione decisiva. Nel caso Cancellieri la forma passa in secondo piano, conta di più la sostanza. E cioé le sue relazioni ingombranti.

L’autunno che avvolge i nostri 7 giorni

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E’ l’autunno a caratterizzare la nostra settimana e non solo per il maltempo che si è abbattuto sulla penisola, ma anche per quella mannaia che sta per cadere sui pensionati, quei cittadini che di stagioni ne hanno già viste e che hanno contribuito con i loro sforzi a migliorare questo Paese che invece ora vuole sottrargli dei diritti acquisiti.  Su tutto grava la bocciatura dell’Ue sulla nostra finanziaria che come un fulmine a ciel sereno di è abbattuta sull’esecutivo scuotendo ancor maggiormente le larghe intese, già sotto pressione per il caso Cancellieri che sta facendo sanguinare il Pd e per la spaccatura nel centro-destra. E c’è chi parla di spending review, per arginare le richieste di Bruxelles… ma basterà? Intanto i pensionati corrono ai ripari e pensano a un lavoro in internet… sembra proprio che lo stato sociale si stia sgretolando, ma soprattutto la sanità pubblica che subirà nuovi tagli. Quanti saranno i vaccini scaduti che saranno poi somministrati? Eppure qualcosa nel paese sembra stia cambiando visto che una bimba è stato affidato a una coppia di gay e un’altra affidata anni fa a una coppia di donne oggi è felice e ha ritrovato la serenità che non poteva avere con sua mamma, c’è quindi un cambio di rotta? Forse, ma regna la tensione a nord con i No Tav, a sud con la Terra dei Fuochi, al centro con i movimenti per la casa che da tutta la penisola vengono a Roma a chiedere un tetto sulla testa.

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Tempo d’autunno abbiamo detto e infatti tira la bufera anche sull’Eredità e il gelo arriva anche in casa Moratti, dove l’ex presidente dell’Inter ha rifiutato il Tapiro. Ma per un tapiro rifiutato c’è un tapiro appena nato: Piro. Ma per un tapiro che viene alla luce c’è anche una bambina che scopre il ghiaccio, mentre il web si commuove davanti al bagnetto per i gemellini. Ma a volte non è poi così facile venire al mondo e quindi ecco che un’invenzione potrebbe rivoluzionare il mondo dell’ostetricia. Ma purtroppo c’è anche un autunno dell’adolescenza, di quella generazione che consuma troppo in fretta la primavera e vuole tutto e subito… ecco quindi le sconvolgenti rivelazioni delle baby prostitute dei Parioli, un dramma senza fine sul quale non solo le famiglie con le adolescenti, ma le ragazzine stesse s’interrogano su chi sono le loro compagne di banco e di come sia facile cadere in una trappola forse un po’ per gioco e un po’ per necessità. Così come i minorenni che hanno affermato che “quello che facevamo con Paolini ci sembrava normale!” Forse a volte è davvero un bene poter aprire gli  occhi… e magari trovarsi a tu per tu con l’oceano! 

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Si riaffaccia la sfiducia per la Cancellieri, stavolta è il Pd che la vuole!

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“Il Pd dice di non poter ‘sfiduciare’ la Cancellieri perché non si può votare la mozione del M5S, segnalo che ne possiamo presentare una noi”. Lo scrive Pippo Civati sul blog criticando l’atteggiamento del Pd sul ministro della Giustizia. “Martedì presenterò un testo all’assemblea del gruppo. Basta con l’ipocrisia. Non se ne può più”. fa eco anche Maria Elena Boschi, voce di Matteo Renzi in Parlamento, sottolineando che per il Guardasigilli “non pare ci siano profili di illegittimità nella sua condotta ma ha dato l’idea profondamente sbagliata di un sistema in cui solo se conosci qualcuno riesci a vedere tutelati i tuoi diritti”. “Se questa vicenda fosse arrivata dopo l’8 dicembre – osserva – il Pd avrebbe già chiesto le dimissioni. Al momento, il segretario Epifani vedremo cosa proporrà”.

Cancellieri a un passo dal passo indietro?

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Altre dichiarazioni dopo quelle di oggi. La Cancellieri si difende all’attacco come ha già dimostrato nelle precedenti occasioni, ma sembra che ormai nel Pd la voce più pressante sia quella che ne chiede le dimissioni. Così il guardasigilli tenta ancora una volta di chiarire la sua posizione. «Nessuna interferenza – ha affermato il ministro della giustizia – rispetto alla vicenda processuale dei Ligresti da parte mia, credo di averlo spiegato in modo chiaro e ripetuto. Ora si ipotizza che l’avrebbe fatto mio marito soltanto perché si trova in tabulato la traccia di alcune conversazioni. Rifiuto qualunque sospetto sulla correttezza del mio operato e sul rispetto delle regole come cittadina e come ministro» si legge nel documento diffuso dalla Cancellieri. «Sono di nuovo riportate in modo insistente notizie sul mio comportamento in relazione alle vicende collegate all’arresto di Salvatore Ligresti e dei suoi figli» prosegue. «Si sostiene che io abbia omesso di riferire circostanze rilevanti o peggio che abbia mentito al parlamento il 5 novembre scorso. Si sostiene che abbia riferito circostanze non vere al pubblico ministero che mi ha ascoltato il 22 agosto scorso a seguito della intercettazione di una mia conversazione con la compagna di Salvatore Ligresti». E ancora: «Mi si accusa, in sostanza di essere venuta meno ai miei doveri di ufficio e di aver addirittura tenuto un comportamento infedele nei confronti delle camere. Non è più, dunque, solo questione che riguardi l’opportunità di alcuni miei comportamenti o l’appannamento della mia immagine. Viene, invece, messa in discussione la mia integrità morale, il mio onore e la mia fedeltà alle istituzioni». Poi la chiusura: «Antonino Ligresti è nostro amico, lo ribadisco. E’ un medico; mi sono rivolta spesso a lui per consigli su problemi di salute miei e dei mie familiari. L’abbiamo fatto anche in quel periodo – all’epoca dei fatti ero reduce da un recente intervento chirurgico – ed anche in seguito per i problemi di salute che sono tuttora visibili e noti».

Tempesta e onde alte al ministero della Giustizia, la Cancellieri precisa

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Queste le parole del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri nella nota in cui  fornisce precisazioni sugli ultimi sviluppi del caso Ligresti:

“Rifiuto  qualunque sospetto sulla correttezza del mio operato e sul rispetto delle regole come cittadina e come ministro”. “Nessuna interferenza – evidenzia il ministro – vi è stata rispetto alla vicenda processuale dei Ligresti da parte mia, credo di averlo spiegato in modo chiaro e ripetuto”.

La Cancellieri fa sanguinare il Pd?

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Il caso Cancellieri non è ancora archiviato, nel Pd la ferita è aperta e sanguina e la tensione sale anche in vista del Congresso. Quella telefonata rivelata da La Repubblica, che a questo punto sarebbe la terza e di cui non si è fatta menzione in Aula durante i chiarimenti che il Ministro della Giustizia ha dato in parlamento, ora diventa una lama tagliente che ferisce il partito democratico già ampiamente dilaniato dalle lotte intestine. Pippo Civati chiede che il gruppo del Pd metta “ai voti al suo interno” la posizione da assumere quando alla Camera (il 20 novembre) verrà discussa la mozione di sfiducia per la Guardasigilli accusata di favoritismi nei confronti di Giulia Ligresti, ma stavolta non è solo. Con lui anche    Felice Casson  che rivela all’Huffinghton Post Ero per le dimissioni e l’ultima novità non fa che acuire il problema. Quanto meno ne dobbiamo discutere nel Pd”. Ad aprire la strada nei giorni scorsi era stato Matteo Renzi che aveva dichiarato “Fossi stato segretario le avrei chiesto di dimettersi”.

Dal canto suo, Civati rincara: “Siccome oltre a me anche Renzi ha fatto capire di volere le dimissioni del ministro, e siccome lui conta su una larga schiera di deputati (i ‘suoi’ e i fassiniani, i veltroniani, i lettiani, i franceschiniani che lo sostengono), è probabile che la decisione passi. Altrimenti ci troveremmo di fronte al solito equivoco”.

Per chi imbandiscono la tavola di Natale i Ligresti? Anche per Cancellieri!

cene-natale-cancellieri-ligresti-tuttacronacaContinuano ad emergere particolari sul doppio filo che legava il ministro alla Giustizia e famiglia ai Ligresti. Stando a quanto rivela l’Espresso, nel numero in uscita venerdì 15, il rapporto tra le due famiglie era abbastanza stretto che la Cancellieri, il marito e il figlio sarebbero stati ospiti diverse volte a casa dell’Ingegnere, nella cascina a sud di Milano, anche in occasione delle feste di rito come Natale e Capodanno. Il settimanale parla di pranzi in cascina, cene di Natale e di compleanno a casa Ligresti a cui avrebbe partecipato la famiglia Cancellieri al completo. L’Espresso, basandosi su quanto riferito da più di un testimone diretto, spiega come tra i vari amici ospiti per anni di Don Salvatore, tra cui banchieri, manager, imprenditori, politici, militari e alti burocrati di Stato fosse presente anche la Cancellieri. Ma tra gli amici compariva anche l’ex ministro Ignazio La Russa con il figlio Geronimo. L’appuntamento più importante era comunque la cena di Natale, con una festa ospitata in uno degli alberghi milanesi di Atahotels. Decine e decine gli invitati tra cui Marco Tronchetti Provera, il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar e, nel 2007, anche Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, per anni e anni principale creditore di Fonsai. Dopo le aragoste al Tanka Village, insomma, anche i panettoni. La Cancellieri però ha respinto le accuse per quel che riguarda le aragoste, che dice di non averle mai mangiate. Ma non rinnega le sue frequentazioni al Tanka: “Sì ci andavo, ma non negli ultimi anni…”.

Cancellieri: spunta una terza telefonata. Anche il marito ha parlato con i Ligresti

cancellieri-tuttacronacaGiovedì 21 novembre, salvo slittamenti, la Camera voterà la mozione di sfiducia presentata dal M5S contro il ministro Annamaria Cancellieri. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo al termine di un’intensa discussione sui tempi del voto. Ma nel frattempo emergono nuovi dettagli, emergono altre telefonate e la posizione del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, al centro della bufera in merito al caso Giulia Ligresti, si fa sempre più complessa. E’ Repubblica a parlare di un “tabulato che scossa” e che contiene la traccia di altri contatti tra il ministro della Giustizia e la famiglia Ligresti ma non solo. Secondo quanto si è appreso, dai tabulati emergerebbero infatti anche contatti tra Sebastiano Peluso, marito del ministro, e Antonino Ligresti, il fratello di Salvatore. Si tratterebbe di telefonate che confermano la preoccupazione della famiglia Cancellieri per quello che stava accadendo agli amici Ligresti. Sempre nel tabulato, inoltre, ci sarebbe traccia anche di una terza telefonata tra il Guardasigilli e Antonino Ligresti, del 21 agosto. Di questa, tuttavia, non c’è traccia negli atti depositati. La telefonata, a sette giorni dalla scarcerazione di Giulia Ligresti, sarebbe avvenuta poche ore prima dell’interrogatorio con i pm di Torino, che hanno sentito il ministro come teste e avrebbe avuto una durata di sette minuti e mezzo. Resta la domanda “Di cosa hanno parlato?”. Un investigatore citato da Repubblica, che ha visto i numeri dei tabulati, spiega: “Quel che si sono detti non lo sappiamo. Ma certamente si sono parlati. Resta agli atti solo la versione del ministro”. Un ministro che “galoppa sul cavallo della Giustizia” e non si dimette.

Come sta il Pd? Arriva la diagnosi di Travaglio

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Il Pdl si sta scindendo e la guerra tra Alfano e Berlusconi potrebbe davvero minare il centro destra. Quale occasione migliore per il Pd? Ecco il momento che molti attendevano per dar vita a una nuova era democratica… invece tra tesseramento sospetto e personaggi con precedenti che diventano segretari di sezione, il Pd passa e la mano torna a quell’esecutivo in bilico che lotta tra la Stabilità, la decadenza e le intercettazioni del ministro Cancellieri. Letta, dagli attributi d’acciaio, solca tranquillo le onde alte e supera le maree ora che la decadenza si allontana e la chiarezza sul caso Cancellieri è stata fatta… intanto i partiti si sciolgono come neve al sole e Marco Travaglio analizza il grado di salute (sarebbe meglio parlare di malattia) del Pd:

Questa è una piccola storia locale, ma dà la misura di quel che è diventata la politica. Tutta. Perché – per dirla col Papa – “la corruzione dà dipendenza, come la droga”. E brucia non solo i miliardi, ma anche i cervelli. Dunque a Torino, nel congresso più pazzo del mondo, un tal Vincenzo Iatì viene eletto segretario del circolo Pd più glorioso e numeroso della città, quello della Barriera di Milano, che oggi conta ben 745 iscritti (più che raddoppiati dal 10 ottobre, quand’erano 346). Chi è Iatì? Un ex ragazzo del Sud che negli anni 90, nel paesone periferico di Borgaro, s’è arrabattato tra furti d’auto e ricettazioni, collezionando più di una condanna e più di un soggiorno nelle patrie galere.

L’ultima volta l’hanno arrestato in flagranza di reato perché picchiava la moglie, che prima lo denunciò e poi ritirò la querela. Forte di questo curriculum, ottenuta pure la riabilitazione del Tribunale di sorveglianza (istituto previsto per i pregiudicati che non commettano più reati nei successivi 20 anni), Iatì si dà alla politica.

E a cosa, se no? Parte da destra, infatti nel 2009 viene intercettato al telefono con Antonio Mungo, in lista col Pdl per il Comune di Borgaro e sostenuto – secondo gli inquirenti – da Benvenuto Praticò, considerato un “quartino” (cioè un vice-boss) della ‘ndrangheta, che lui stesso avrebbe messo in contatto col candidato. Poi passa ai Moderati, cioè agli ex berlusconiani trasvolati nel centrosinistra. Infine si butta a sinistra (si fa per dire), con i Verdi e poi con il Pd. Dei 700 iscritti in Barriera di Milano, 245 votano per lui, schierato con la corrente del sindaco Piero Fassino. Il quale, va detto, è un tipo accogliente ed ecumenico. Senza puzza sotto il naso, nel senso che non la sente proprio.

Il suo braccio destro in Comune è l’ex Pci Giancarlo Quagliotti, condannato per una tangente dalla Fiat. La longa manus dei fassiniani invece è l’ex craxiano Salvatore Gallo, anche lui pregiudicato per mazzette ospedaliere, dunque padrone di un quarto delle tessere del Pd sotto la Mole e padre di un assessore della giunta Fassino e di un dirigente dell’azienda comunale dei trasporti. E un alleato di ferro del compagno sindaco è un altro ex socialista, Giusy La Ganga, che ha patteggiato per Tangentopoli. Siccome non c’è il tre senza il quattro, è arrivato anche Iatì. Un anno fa Fassino e tutto il cucuzzaro stavano con Bersani favorito su Renzi. Ora, con agile balzo, stanno con Renzi favorito su Cuperlo. Hanno appena fatto eleggere segretario provinciale Fabrizio Morri, finito in un mare di polemiche per il caso Iatì. Ma lui si difende dicendo: “Non lo conosco”.

Ligresti: una Giulia depressa fa shopping al centro di Milano

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La Cancellieri ha chiarito, la fiducia è stata rinnovata e il Governo cavalca le onde di una Legge di Stabilità traballante, di una seconda rata Imu che si ripropone come nei film dei morti viventi e Giulia Ligresti è stata fotografata dal settimanale Oggi, intenta a fare shopping nel quadrilatero della moda milanese. Le foto diffuse dal settimanale fanno riferimento al pomeriggio del 25 ottobre scorso quando la figlia di don Salvatore, depressa e preoccupata, ha deciso di dedicarsi qualche ora di svago nei negozi di lusso.  Il settimanale, come riporta l’Huffington, pubblica le foto invitando i lettori a “guardare lo stato di salute” di Giulia, la motivazione che ha portato alla scarcerazione della donna, secondo quanto ribadito pochi giorni dal procuratore capo di Torino Caselli.

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Il marito della Cancellieri andò in carcere… 32 anni non bastano per dimenticare!

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Sembra proprio che alla Cancellieri 32 anni non siamo bastati per dimenticare quella brutta esperienza. Era il 1981 quando la famiglia Peluso, come racconta Il Fatto Quotidiano, finì al centro di una burrasca giudiziale. Nel carcere di Lodi per qualche giorno ci andò infatti proprio Sebastiano Peluso arrestato nell’ottobre di quello stesso anno per lo “scandalo delle fustelle false”. “Le cronache di allora raccontano che la truffa funzionava così: i medici compiacenti emettevano le ricette e i farmacisti applicavano le “fustelle” false. I talloncini, che teoricamente dovevano essere staccati dalle confezioni dei farmaci, erano invece fabbricati ad hoc da grossisti del falso e poi presentati all’incasso”.

Ancora Il Fatto Quotidiano scrive:

Quando Anna Maria Cancellieri risponde al messaggio inviato via sms il 21 agosto dallo zio di Giulia Maria Ligresti, probabilmente avrà tenuto bene in mente il comportamento del dottor Antonino Ligresti quando a trovarsi in condizione di debolezza era la famiglia Peluso.

Antonino Ligresti era un medico della mutua con studio anche lui in via Val di Sole. Nasce lì l’amicizia tra le due famiglie che abitavano in via Ripamonti, a poca distanza. Anna Maria e Sebastiano Peluso si sposano nel 1966. Due anni dopo nasce Piergiorgio, cinque anni dopo Peluso apre la farmacia a Milano. Nel 1977 i coniugi comprano casa al secondo piano di via Ripamonti 166 e firmano 59 milioni di vecchie lire di cambiali al proprietario, tutte pagate entro il 1982. In quegli anni i Peluso crescono e i Ligresti decollano. Già erano ricchi ma Antonino non guidava ancora un impero della sanità e il costruttore Salvatore non spadroneggiava su giornali, banche e assicurazioni.

Nuccio Peluso, nato in Libia e cresciuto in Sicilia come il medico Nino Ligresti, si vedevano sotto i portici di via Val di Sole e poi andavano a giocare a tennis insieme. Nel 1981 è la famiglia Peluso a essere scossa da un terremotto giudiziario: Sebastiano è arrestato nell’ottobre per lo “scandalo delle fustelle false”. Le cronache di allora raccontano che la truffa funzionava così: i medici compiacenti emettevano le ricette e i farmacisti applicavano le “fustelle” false. I talloncini, che teoricamente dovevano essere staccati dalle confezioni dei farmaci, erano invece fabbricati ad hocda grossisti del falso e poi presentati all’incasso.

Nella retata furono arrestate 23 persone, al processo nel 1983 furono 94 gli imputati. Tra questi c’era anche Sebastiano Peluso che nel 1981 finì in carcere a Lodi. Solo per pochi giorni, poi il pmArmando Perrone e il giudice istruttore Elena Riva Crugnola si resero conto che la sua posizione era marginale. Anche se il pm Perrone nel 1982 iscrisse un’ipoteca giudiziale di 50 milioni di vecchie lire sulla casa di Anna Maria Cancellieri e Sebastiano Peluso per ottenere il pagamento delle spese legali del marito. Il processo penale si concluse nei vari gradi con una progressiva riduzione delle pene, per tutti gli imputati e per Peluso in particolare. “Alla fine in Cassazione fu condannato per un reato ridicolo, mi sembra fosse l’incauto acquisto”, ricorda un farmacista coimputato che è stato difeso dagli stessi legali dello studio Astolfi. Né lo studio né il ministro Cancellieri (contattata tramite il suo portavoce) hanno voluto fornire dettagli.

Bisogna affidarsi ai ricordi di alcuni arrestati, poi condannati con Peluso, che hanno accettato di parlare con Il Fatto. Ricordano bene le riunioni tra imputati nei retrobottega delle farmacie negli anni Ottanta per far fronte al vero rischio del procedimento: la decadenza della licenza da farmacista, con il suo valore. A quegli incontri talvolta si vedeva anche Anna Maria Cancellieri, che accompagnava il marito. Se è difficile ricostruire l’esito penale della posizione di Peluso, è più semplice sul piano amministrativo. Peluso e i suoi colleghi sono riusciti a evitare la decadenza dalla licenza di farmacista grazie a una sentenza del Consiglio di Stato del 2006 che ha ribaltato la sentenza di primo grado del Tar della Lombardia.

I farmacisti erano difesi dal professor Carlo Malinconico (poi ministro tecnico con Monti assieme alla Cancellieri, finito nei guai per le vacanze all’hotel Pellicano, pagate da Piscicelli e per l’inchiesta sul Sistri a Napoli) che riuscì a ottenere l’annullamento di un decreto del presidente della giunta lombarda del 1992 che aveva disposto la “decadenza sanzionatoria” dalla titolarità della farmacia. Secondo il decreto del presidente della Lombardia “tutti (i farmacisti, ndr) hanno acquistato medicinali a più riprese, a prezzi inferiori a quelli praticati dai produttori, con ‘fustelle segnaprezzo’ false”, con “reiterate irregolarità nella conduzione dell’esercizio”. Secondo il Consiglio di Stato però quel provvedimento era basato su una “formula generica” che non distingueva le responsabilità dei singoli farmacisti. Quindi non c’era alcuna ragione per disporre la decadenza della licenza per Peluso come per gli altri. I Ligresti però non hanno atteso il 2006 per assolvere e frequentare i Peluso. E per capire perché un ministro decide di telefonare a due magistrati mettendo a rischio una carriera politica con ambizioni illimitate dal Viminale al Quirinale, bisogna tornare alle sensazioni provate a ruoli invertiti 32 anni fa.

Dopo l’intervento del ministro della Giustizia, il Pd rinnova la fiducia

cancellieri-epifani-fiducia-tuttacronacaHa galoppato sicura sul cavallo della Giustiza oggi il ministro Anna Maria Cancellieri e dopo averne ascoltato l’informativa sul caso Ligresti, presentata oggi in Aula, il segretario del Partito Democratico, Guglielmo Epifani, ha confermato la fiducia. “Guardando l’esposizione dei fatti e gli atti non risulta ci siano stati interventi fuori dalla sua responsabilità”.

Gravemente malato in carcere. Il padre: “dovevo rivolgermi alla Cancellieri?”

carcere-italia-tuttacronacaSi sottopone a dialisi il 24enne Brian Gaetano Bottigliero, da due anni in attesa del processo d’Appello e condannato a 9 anni in primo grado. Rinchiuso in una cella del Regina Coeli, attende un trapianto di rene per continuare a vivere ma al momento non potrebbe sottoporti all’intervento perchè ha perso 15 chili ed è gravemente debilitato. Ora il padre si pone delle domande: “Quando ho sentito del caso di Giulia Ligresti e dell’intervento presso i Dap che ha risolto la sua detenzione facendole guadagnare gli arresti domiciliari mi sono chiesto: ma allora abbiamo sbagliato tutto? Tutti i nostri ricorsi dovevano andare al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria anziché al giudice competente? Oppure dovevamo rivolgerci anche noi al ministro Cancellieri?”

La Cancellieri all’attacco… galoppa sul cavallo della Giustizia!

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“Giulia Ligresti non ha avuto un trattamento privilegiato”, così la Cancellieri, galoppa sicura sul cavallo della Giustizia! All’inizio del suo intervento il Guardasigilli sottolinea:

“A differenza di quanto è stato riportato sui media non ho mai sollecitato nei confronti degli organi competenti la scarcerazione della signora Giulia Ligresti né indotto altri a simile comportamento” e ricorda che “La scarcerazione un atto indipendente della magistratura” non è quindi avvenuta  “a seguito o per effetto di una mia ingerenza che non vi è mai stata né è mai stata concepita. Ma a seguito di una decisione libera ed autonoma della magistratura torinese”. La Cancellieri ha poi ammesso “E’ vero, non tutti hanno la possibilità di bussare alla porta del ministro della giustizia, non tutti hanno un diretto contatto. Ma posso garantire che nessuno più di me avverte questa disparità in tutta la sua dolorosa ingiustizia. E’ difficile essere vicini a tutti i carcerati” e ha sottolineato la sua vicinanza a quanti soffrono all’interno delle carceri: “Ogni vita che si spegne è una sconfitta per lo stato. Io ne sento tutto il peso”. Così il ministro Annamaria cancellieri, al senato, in merito alla condizione delle carceri. Cancellieri cita il messaggio del presidente della repubblica Giorgio Napolitano sul tema, e spiega: “è per me uno stimolo fondamentale”.

La Cancellieri cita anche Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino:

«La decisione del gip di concedere gli arresti domiciliari a Giulia Ligresti è stata presa esclusivamente sulla base di fatti concreti e provati: le condizioni di salute, che rendevano pericolosa la permanenza in carcere, e il fatto che già il 2 agosto, quindi ben prima delle telefonate in questione (del ministro Cancellieri, ndr), c’era stata una richiesta di patteggiamento accettata dalla procura».

E ancora:

«Qualunque illazione, che metta in campo circostanze esterne al meccanismo processuale non può che considerarsi arbitraria e destituita di ogni fondamento. Telefonate esterne, per quanto riguarda il mio ufficio, non ne esistono».

Poi è passata di nuovo all’attacco:

“Corrisponde a una distorta visione dei fatti dire che la vicenda di Giulia Ligresti testimoni un trattamento privilegiato e differenziato, diverso da quello che sarebbe spettato a qualsiasi altro detenuto”.

Per poi ritornare in difesa “Nella mia telefonata umana vicinanza” e sferrare questa volta sì un attacco chiarificatore sulla posizione del figlio, Piergiorgio Peluso:  “Quando mio figlio è stato assunto da Fonsai, io avevo appena cessato il mio incarico da commissario del Comune di Bologna ed ero una tranquilla signora in pensione”.

Si è poi  affrettata a ribadire la sua “indipendenza” di giudizio: “Sono stata e sono amica di Antonino Ligresti”: ma “in nessun modo la mia carriera è stata influenzata da rapporti personali” con questi o con altri. Il ministro ha poi spiegato che il medico del carcere di Vercelli il 12 agosto aveva segnalato la gravità del caso di Giulia Ligresti e il 14 lo segnalò alla procura.

E in conclusione d’intervento si è detta disponibile a fare un passo indietro:  “se dovessi essere d’intralcio a questo Governo”.

Che segnali sta dando il Governo?

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E’ quasi fine anno e avremmo, secondo quanto annunciato nei mesi scorsi, dovuto festeggiare l’uscita dalla crisi, l’inizio della ripresa e la diminuzione della disoccupazione grazie alla Legge di Stabilità che avrebbe portato nuova linfa alle imprese e generato un circolo virtuoso. Nulla di questo sembra accadere e Bruxelles anzi ci ricorda i nostri limiti e il nostro deficit.  Il governo che segnali sta dando?

Alfano afferma  “Noi invitiamo calorosamente e convintamente il ministro Cancellieri a rimanere a fare il ministro della Giustizia, come lo sta facendo. Il ministro è una persona perbene, un funzionario dello Stato di altissimo pregio, con una carriera brillante che non può essere oscurata da un gesto che noi riteniamo compatibilissimo con i suoi doveri d’ufficio”.

Anche i Renziani, partiti all’attacco con le dimissioni, si sono, poi,  fatti tiepidi: “Ma quali dimissioni… Bisogna ascoltarla in aula, ascoltare le intercettazioni e poi si vede…”. Eppure per la Idem, le dimissioni furono immediate.

Ma ora si valuta, si vede, si analizza… come per le riforme, per la legge elettorale, per il finanziamento pubblico ai partiti… Questi sono i segnali che sta dando il Governo?

Anna Maria Cancellieri pronta a fare un passo indietro, “se lo chiede il Paese”

annamaria-cancellieri-tuttacronacaIn merito al caso di Giulia Ligresti, il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha detto oggi: “Se il Paese lo chiede farò un passo indietro”, aggiungendo: “Non mi sono mai occupata di scarcerazione, è una falsità, non ho mai fatto nulla che non sia un mio preciso compito”. E ancora: “Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non è mai intervenuto per una scarcerazione. Chi dice questo è falso, bugiardo e ignorante”, ha precisato.

Cancellieri, Peluso e Ligresti, galeotta fu una farmacia?

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Dove nasce un’amicizia? Nel caso delle famiglie Cancellieri-Peluso con i Ligresti sembrerebbe che galeotta fu una farmacia! Zona sud di Milano, nel quartiere Vigentino, proprio qui si trasferì Sebastiano “Nuccio” Peluso, marito di Anna Maria Cancellieri, siciliano di Palazzolo Acreide, per aprire una farmacia. Ma al piano di sopra chi abitava in quello stesso stabile? Un altro siciliano, Antonino Ligresti.

Non ci volle molto e cominciarono le frequentazioni, le partite a tennis, le cene. Anche se le carriere professionali hanno seguito strade diverse. Antonino, medico cardiologo, in pochi anni riuscì a costruire uno dei poli più importanti della sanità privata in Lombardia, che comprende l’ Istituto Galeazzi, i policlinici San Pietro (Bg) e San Marco (Zingonia) e le case di cura Città di Milano e Madonnina. Un piccolo impero parallelo a quello ben più grande che il fratello Salvatore, giunto a Milano alla fine degli anni’50, fa crescere intorno all’attività immobiliare e all’edilizia a cui poi si aggiungono le assicurazioni. Nuccio Peluso, invece, ha seguito la moglie Anna Maria Cancellieri, oggi ministro della Giustizia, tutta la vita.

“Io – ricorda “Nuccio” Peluso – ho fatto il farmacista tutta la vita. Avevo una farmacia in Sicilia, e poi ne ho aperto una a Milano. Da qualche anno sono in pensione e vivo la vita che mi è sempre piaciuta. All’aria aperta, in campagna, stando a contatto con la natura e facendo sport”.

Poi Anna Maria Cancellieri diventa amica di Lella Fragni, compagna di Salvatore, don Salvatore Ligresti. Giovanni Pons per Repubblica ripercorre le tappe della “scalata” di Salvatore Ligresti:

Nel prendersi la Fondiaria, che è molto più grande della sua Sai, Salvatore agisce con le armi che conosce bene, in primo luogo quelle della vicinanza alla politica. Negli anni ’80 la sua sponda era Craxi, nei primi anni Duemila è Berlusconi l’uomo a cui si affida per nominare al vertice dell’Isvap Giancarlo Giannini al posto di Gianni Manghetti che non vuole dare il via libera alla fusione tra le due compagnie. Un intervento a gamba tesa di Gianni Letta permette di scalzare il candidato prescelto fino a quel momento, Lorenzo Pallesi, ex presidente dell’Ina. Un altro tassello si incastra con l’arrivo alla Consob di Lamberto Cardia, altro caposaldo del potere ligrestiano di quegli anni, con il figlio Marco che presta pregiate consulenze alle società del gruppo. Ma anche Pier Giorgio Peluso, classe 1968, il figlio del farmacista Nuccio, in quegli anni si fa le ossa nelle stanze di Mediobanca, poi passerà in Capitalia e quindi in Unicredit. E’ bravo e ci sa fare ma dovunque vada si imbatte nelle società dei Ligresti: Fondiaria, la holding Premafin e le immobiliari Sinergia e Imco, tutte piene di debiti e di problemi da risolvere. Quando nel maggio 2011 si decide il suo passaggio in Fonsai, Salvatore è contentissimo, pensa di essersi messo in casa uno di famiglia. Ma dopo qualche mese capisce che non è così e il suo giudizio sul figlio del ministro diventa improvvisamente tagliente.

La pillola Peluso, Ligresti non l’ha quindi digerita? Però forse la cura Cancellieri e la scarcerazione di Giulia, hanno addolcito l’amaro fiele?

Fango sulla Cancellieri? Lei accusa “contro di me il metodo Boffo”

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Il metodo Boffo a cui fa riferimento la Guardasigilli Anna Maria Cancellieri deriverebbe da un quotidiano che le avrebbe attribuito “proprietà mai avute e stipendi mai percepiti” con lo scopo di “alimentare il sospetto di presunti favori che con esistono. O per gettare fango”. Cancellieri non getterà la spugna: “combatto, querelo e vado avanti. Non mi faccio intimidire. Personalmente sono una roccia. Il metodo Boffo lo abbiamo ben conosciuto in altri tempi. Bisogna reagire”. “Non ho mai brigato per avere posti nella mia vita – spiega -. Tutto quello che mi hanno chiesto di fare l’ho fatto con spirito di servizio. Se il mio servizio non va bene, non sono certo attaccata alla poltrona”.

Così il ministro della Giustizia che oggi presenterà a Strasburgo il piano per le carceri con un “decreto legge che ha ridotto i flussi di ingresso in carcere”. Ma questo è l’unico provvedimento perché allo studio ci sarebbe anche”un altro provvedimento, non sappiamo ancora se un decreto o un ddl, che presto sarà portato in Consiglio dei ministri”. A 24 ore dai chiarimenti che domani porterà in Aula sulla questione Ligresti, la Cancellieri è impegnata in Europa ma forse la sua difesa inizia proprio da qui con queste parole: «Le celle devono essere luoghi dove stare solo otto ore, per dormire, e non più 22 ore come oggi accade al 29% dei detenuti. Ridisegnando gli spazi, rivedendo le attività ricreative e incrementando il ricorso ai lavori socialmente utili, contiamo di arrivare al 79% dei detenuti entro aprile 2014. E poi dicono che mi sono occupata solo di Giulia Ligresti?»

Cancellieri – Ligresti? Associazioni di detenuti: “favoritismo inaccettabile”

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Fu davvero gesto umanitario? Martedì in Aula la Cancellieri respingerà ogni accusa, ma la bufera si è innescata. Il discorso tenderà a smontare ogni ipotesi di favoritismo nel caso Ligresti da parte del Guardasigilli e a sostegno della sua tesi il ministro citerà altre decine di casi che già sono stati ampiamente confermati dai dirigenti del Dap. Ma ciò che potrebbe suonare stonato sono le parole del vice del Dipartimento amministrazione penitenziaria Cascini che ha dichiarato: “Io non ho fatto proprio nulla. Ho solo detto a Cancellieri ‘ministro stia tranquilla’ la Ligresti è seguitissima. Lei come altri detenuti a rischio, pure per Lavitola ci siamo allertati”.  Quindi se era seguitissima, come d’altra parte lo erano altri carcerati, tra cui Lavitola, quali rischi correva?

 E se tra i casi, anonimi per ragioni di privacy, l’Avvenire cita  “la lettera scritta da R., campano 48enne allocato in una casa lavoro dell’Emilia Romagna in procinto di essere trasferito a Favignana, nel Trapanese, difficilmente raggiungibile dai familiari, che risiedono in Campania. Per evitarlo, il detenuto attua uno sciopero della fame, rifiuta di assumere medicine e scrive al ministro. A metà agosto R. viene trasferito in una casa lavoro in Abruzzo, più vicina alla sua famiglia”. Ce ne sono altri dove invece sembra proprio che il gesto umanitario non ci sia stato… e che quindi i numeri siano rovesciati a sfavore di chi resta inascoltato. E se è vero che i casi sono moltissimi, quasi impossibile arrivare ovunque, sono però le stesse associazioni di detenuti, cioè coloro che quotidianamente sono a contatto con i detenuti e che conoscono da vicino questa realtà a parlare con durezza nel caso Ligresti di un “favoritismo inaccettabile”

Come dice Il Fatto Quotidiano: La cronaca rivela però che i gesti umanitari mancati sono la regola, l’interessamento “sollecitato” un’eccezione: non più tardi di quattro giorni fa un 81enne è morto nel carcere di Ferrara dopo uno sciopero della fame. L’uomo, di origini calabresi, era recluso nella sezione sicurezza, separato dagli altri detenuti. “Forse non aveva il numero del ministro”, è la battuta che gira tra volontari e secondini dell’Arginone. Carlo Mazzero, direttore della casa circondariale di Massa Marittima intervenendo a Linea Notte (Rai3) è stato tranciante sul caso Ligresti: “Con 67mila detenuti e 40mila posti abbiamo molti casi di grandissima difficoltà, di vera e propria disperazione, di cui ci facciamo carico. E il telefono, diciamo così, per loro non squilla”.

Favero (Ristretti Orizzonti): “Non avrei parlato di gesto umanitario”. Da Padova, Ferrara, Milano le reazioni di chi lavora tutti i giorni a contatto con i carcerati variano dall’incredulità allo sdegno e fino alla rabbia. “Altro che gesto umanitario. Questa storia dimostra ancora una volta che se non hai certi natali puoi morire di stenti in una cella”. Usa parole durissime Ornella Favero, direttore di “Ristretti Orizzonti”, il giornale della Casa di reclusione di Padova e dell’Istituto di pena femminile della Giudecca. “Fossi stata nel ministro non avrei parlato di un gesto umanitario, né liquidato le pressioni sul Dap come un doveroso interessamento per minimizzare le implicazioni della vicenda. Piuttosto avrei ammesso l’evidenza e per salvare una parvenza di dignità avrei aggiunto “vorrei farlo per ogni detenuto””.

Il caso del detenuto bibliotecario da Padova a Cremona. Nessun favoritismo, certo. Per il detenuto comune. Ornella Favero lo può testimoniare direttamente. Racconta le difficoltà riscontrate da “Ristretti Orizzonti” su un caso che si è risolto solo pochi mesi fa, a luglio, e che chiama in causa proprio il ministro Cancellieri. “Tre mesi fa si è chiusa l’incredibile vicenda di un detenuto che è anche il nostro bibliotecario, Stefano Carnoli. Da Padova è stato trasferito d’ufficio a Cremona perché il magistrato di Sorveglianza aveva accolto il suo reclamo contro ilsovraffollamento ai sensi delle indicazioni della Corte Europea per i diritti umani (stabilisce i 3 metri quadrati come spazio minimo per una persona in cella, ndr)”. Per “rispettare” questo diritto ecco il trasferimento d’ufficio, deciso dal Ministero, in un carcere dove i centimetri erano rispettati, con la brusca interruzione però di un percorso di rieducazione che a Padova andava avanti da tre anni e a Cremona sarebbe stato impossibile. La vicenda ha un epilogo positivo, ma non grazie all’interessamento umanitario della Cancellieri. “Quando a Cremona è stato chiaro che non c’era alcun percorso di riabilitazione possibile si è messa in moto una campagna di sensibilizzazione su vasta scala. La Cancellieri ha risposto che doveva rimanere a Cremona ma che “avrebbe vigilato”. Nel caso dello sconosciuto Carneroli sono stati l’associazione e i giornali. “A fine luglio il Dap decide di fare marcia indietro, optando per una valutazione di ordine realmente umanitario e non burocratica. Ma su sollecitazione di Adriano Sofri e di Corrado Augias che hanno pubblicato le lettere e fatto proprio il suo appello”.

Il numero dei suicidi in carcere cresciuto del 300%. Si dice “basito” del comportamento del Ministro Achille Saletti, presidente dell’associazione Saman che nelle carceri svolge attività di aiuto soprattutto alla popolazione di tossicodipendenti. “Quello che è capitato a Giulia Ligresti succede a migliaia di detenuti senza nome che non ricevo alcun trattamento di favore. E il nodo è proprio questo: se è lodevole che il ministro si interessi alle condizioni di un carcerato lo è molto meno che lo faccia nei confronti di uno solo, anche perché la Cancellieri sa che il numero di suicidi in carcere è cresciuto del 300% negli ultimi 10 anni e solo dall’inizio dell’anno se ne contano una quarantina. E non mi risultano telefonate dirette a perorare un trattamento migliore o una qualche soluzione personale”.

Il caso Musumeci: “Siamo carne viva immagazzinata”. A volte, invece, non c’è ragione umanitaria che tenga. “La storia di Carmelo Musumeci – ragiona la Favaro – è emblematica. Il suo è un caso che dovrebbe smuovere le coscienze e invece dimostra che senza santi in Paradiso non vai proprio da nessuna parte”. Condannato all’ergastolo per omicidio è detenuto dietro le sbarre del Due Palazzi in regime “ostativo” da 20 anni: nonostante abbia fatto passi enormi (si è laureato in giurisprudenza, ha scritto una proposta di legge contro l’ergastolo, collabora con la rivista Ristretti Orizzonti) gli è inibito ogni beneficio penitenziario: zero permessi, semilibertà o affidamento ai servizi sociali sono chimere. Ha scritto a Napolitano proprio nei giorni in cui l’attenzione del Presidente era rivolta alla condanna a un anno dell’ex premier Berlusconi. “Siamo come carne viva immagazzinata in una cella e destinata a morire”, scriveva. Ma nessuna telefonata è arrivata dal Quirinale o dal Ministero della Giustizia. Anche lui, evidentemente, non aveva i numeri.

Ilaria Cucchi difende la Cancellieri, ma…

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“Io e Lucia Uva, siamo state ricevute due volte, la seconda separatamente, dal ministro Cancellieri. E so che come noi il ministro ha incontrato anche vittime ‘sconosciute’. Entrambe siamo rimaste colpite dalla grande partecipazione del Ministro al nostro dolore. Partecipazione vera, addolorata per quanto i nostri cari hanno dovuto subire, per ciò che è potuto loro accadere e per ciò che ci stava accadendo nel nostro percorso giudiziario”. Questa la dichiarazione di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e deceduto una settimana dopo in ospedale a Roma che poi ha aggiunto:  “Non so e non conosco la vicenda giudiziaria di Giulia Ligresti -conclude Ilaria Cucchi – quel che so è che se fosse stato ministro Lei, ed avesse saputo delle condizioni di mio fratello oggi, forse, non esisterebbe il caso Cucchi. Stefano, forse, sarebbe con noi”.

Forse ha ragione la sorella di Cucchi anche se purtroppo  restano ombre ancora da rischiarare… Basti  ricordare le parole del Guardasigilli sul caso Aldovrandi e sulla manifestazione degli agenti di polizia del Copasir sotto l’ufficio della madre della vittima. In quell’occasione Anna Maria Canellieri, affermò: “Episodio grave, da stigmatizzare, (quello dei poliziotti) ma nessun provvedimento. Resta un giudizio morale assolutamente negativo”. E non ci fu alcun seguito su quel tristissimo episodio.   Comunque ci auguriamo davvero che le speranze di quanti si trovano in condizioni psicologiche e fisiche drammatiche possano avere al più presto risposte dal ministro Cancellieri,  dato  che  lei si è già operata per così tante persone… Per esempio come mai Fabrizio Corona che sta passando un periodo di depressione ed è sotto effetto di psicofarmaci è ancora in carcere?   Anche  Corona quindi potrebbe essere a rischio! E allora come mai il ministro ancora non ha valutato il suo caso ? Eppure  perfino i giornali ne hanno parlato…  E nessuno è autorizzato a pensare che nel caso di Corona siamo di fronte a gossip e in quello della Ligresti a un dramma serio…

Per scarcerare un parente premi… Cancellieri!

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Quante volte chiamiamo un call center per risolvere un problema? Dal guasto telefonico, alla lavastoviglie che inonda d’acqua la cucina fino al numero verde per chiamare un carroattrezzi… quindi perché non dovrebbe esistere anche il numero per scarcerare un parente? Secondo Crozza, basta comporre il numero, inserire il numero di matricola e poi premere… Cancellieri!

La finta Cancellieri e il vero Zanda

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Pronto chi è? L’ennesimo scherzo de La Zanzara su Radio 24 si trasforma in un clamoroso autogol per il Pd e in particolare per il capogruppo al Senato Luigi Zanda che certo di stare a parlare con il Ministro della Giustizia si è lasciato andare a dichiarazioni sorprendenti:

“In Parlamento devi spiegare la questione del trattamento preferenziale…per i rapporti con la famiglia Ligresti. Al di là delle tue intenzioni su cui non ho il minimo dubbio. Però quello dei rapporti è un dato oggettivo, non devi ometterlo. Devi spiegare la particolarità dei rapporti personali”.

La telefonata ha inizio con una voce giovane di segretaria che annuncia a Zanda la Cancellieri. Segue la finta voce di Annamaria Cancellieri, che, chiede a Zanda un giudizio sulla vicenda e la prima risposta è:

“Te lo dico con franchezza: sono sicuro che sei intervenuta solo per la questione umana. E i giudici hanno preso provvedimenti senza tener conto di altri fattori che non siano la salute della Ligresti. Ma la storia l’ho saputa solo oggi dai giornali, ieri non ci avevo fatto caso”.

Poi si passa all’imminente e inevitabile confronto con Camera e Senato:

“In Parlamento devi spiegare la questione del trattamento preferenziale…per i rapporti con la famiglia Ligresti. Al di là delle tue intenzioni su cui non ho il minimo dubbio. Però quello dei rapporti è un dato oggettivo, non devi ometterlo. Devi spiegare la particolarità dei rapporti personali”.

Zanda insiste:

“Il punto che devi descrivere è questo, è naturale che sei stata interessata perché avevi rapporti personali altrimenti non ti saresti interessata”.

Replica la finta Cancellieri:

“Ma io sono intervenuta anche in altri casi”.

Zanda:

”Appunto, appunto, devi illustrare questo aspetto..la questione più delicata è questa. A me no di certo, ma a nessuno salta in mente che tu hai fatto un intervento che aveva obiettivi obliqui o che sei intervenuta al di fuori dei tuoi poteri, o che la decisione del giudice sia stata condizionata da altri fatti se non la condizione sanitaria di Giulia Ligresti”.

Domanda cruciale e trappola potenziale: come si comporterà il Pd?

Zanda :

“Sei la prima persona con cui ne parlo non lo so, non ho il polso della situazione”.

Posso anche dimettermi, dice il finto ministro:

Zanda:

”Va bene, ma in questo momento non mi sembra che sia la questione. Comunque se sento qualcosa ti faccio sapere, se apprendo qualcosa o posso aiutarti ti faccio sapere, ne riparliamo. Oggi è venerdì…”.

La Cancellieri vista da Travaglio: “una telefonata accorcia la galera”

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Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano scrive:

“In un paese normale il ministro della Giustizia non parla con i parenti di un’amica arrestata per gravi reati, rassicurandoli con frasi del tipo: “Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me”. Né tantomeno chiama i vicedirettori del Dipartimento Amministrazione penitenziaria per raccomandare le sorti dell’amica detenuta. Ma, se lo fa e viene scoperto da un’intercettazione telefonica (sulle utenze dei familiari della carcerata), si dimette un minuto dopo. E, se non lo fa, viene dimissionato su due piedi, un istante dopo la notizia, dal suo presidente del Consiglio. Siccome però siamo in Italia, il premier tace, il Quirinale pure. Come se fosse tutto normale”.

Uno dei passaggi chiave dell’editoriale di Travaglio è il seguente:

“Nel paese del sovraffollamento carcerario permanente, Anna Maria Cancellieri, prefetto della Repubblica in pensione, dunque “donna delle istituzioni” che molti in aprile volevano addirittura capo dello Stato, ha pensato bene di risolverlo facendo scarcerare un detenuto su 67 mila: uno a caso, una sua amica. Poi ha dichiarato bel bella ai magistrati torinesi che la interrogavano come testimone su quelle telefonate: “Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione. Essendo io una buona amica della Fragni (Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, padre dell’arrestata Giulia, ndr) da parecchi anni, ho ritenuto, in concomitanza degli arresti, di farle una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano”.

Travaglio sostiene che l’interessamento della Cancellieri:

“…non è stato solo “un intervento umanitario”, tantomeno “doveroso”, né una “telefonata di solidarietà”. È stata un’interferenza bella e buona nel normale iter della detenzione dell’amica di famiglia. Anche perché, dopo quella telefonata, ne sono seguite altre ai vicedirettori del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano. Che, a quanto ci risulta, hanno – essi sì, doverosamente – respinto le pressioni, spiegando all’incauta Guardasigilli che la detenzione di un arrestato compete in esclusiva ai giudici, non ai politici”.

Travaglio scrive che, sebbene la giustizia abbia fatto il suo corso, il ministro avrebbe “dovuto astenersi”:

“Eppure la Cancellieri avrebbe dovuto astenersi anche dal pronunciare il nome “Ligresti”, specie dopo la retata che portò in carcere l’intera dinastia, visti i rapporti non solo familiari, ma anche d’affari che suo figlio Piergiorgio Peluso intrattiene con don Salvatore e il suo gruppo decotto. Peluso è stato prima responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit, trattando l’esposizione debitoria del gruppo Ligresti verso la banca; poi divenne direttore generale di Fondiaria Sai (gruppo Ligresti) dal 2011 al 2012; e quando passò a Telecom, dopo un solo anno di lavoro, incassò da Ligresti una buonuscita di 3,6 milioni di euro. Un conflitto d’interessi bifamiliare che avrebbe dovuto sconsigliare al ministro di occuparsi della Dynasty siculo- milanese”.

Il braccio rotto del ministro della Giustizia, nel giorno della sentenza Mediaset.

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Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, è ricoverata all’ospedale Santo Spirito di Roma dopo essersi fratturata un braccio a seguito di una caduta. Le sue condizioni non sono gravi, sarà operata nel pomeriggio di martedì 30 luglio.

IL BOLLETTINO MEDICO:

Il Direttore Generale della Asl Roma E, Angelo Tanese, nel primo bollettino medico, comunica che “alle 9.08 al Pronto Soccorso dell’ospedale Santo Spirito è stato ricoverato d’urgenza il Ministro Anna Maria Cancellieri per una frattura pluri-frammentaria della testa dell’omero sinistro”.

La Cancellieri, conclude il bollettino, è stata “ricoverata nel reparto di Ortopedia, diretto dal Prof. Francesco Falez, che provvederà, dopo gli esami di rito, a sottoporla all’intervento chirurgico”.

La Cancellieri e la sua nuova filosofia di detenzione

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“Il dl contro l’affollamento carcerario approvato oggi dal Cdm non è uno svuota carceri, ma indica una nuova filosofia dell’espiazione della pena”. Così si è espressa la Guardasigilli Anna Maria cancellieri, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. “Nel decreto approvato non c’è nulla che possa essere letto a favore o contro Berlusconi, non tocca affatto il presidente Berlusconi ma la popolazione carceraria”, ha aggiunto.

Il Guardasigilli ha inoltre spiegato che l’ ampliamento del meccanismo per l’ accesso dei detenuti ai lavori socialmente utili “che gli consentirà di ‘pagare’ la loro pena lavorando rientrando in carcere o al domicilio la sera”, non è ammesso per chi ha compiuto “reati gravi come l’ associazione mafiosa” e comunque sarà sempre “sotto il controllo dei magistrati”. Di fatto però, oltre che a coloro  che sono stati condannati per reati connessi all’organizzazione criminale, viene vietato solo ai condannati  per stalking e maltrattamento di minori. Gli assassini e chi ha compiuto comunque reati violenti viene rimesso in regime di semilibertà? Inoltre perché non si assumono i giovani disoccupati nei lavori socialmente utili piuttosto che i carcerati? Inoltre questa, come ribadito dal ministro della Giustizia, è solo la ”prima tappa del piano carceri finanziato con 400 milioni”,  che, comunque, ”non è sufficiente” per deflazionare del tutto l’emergenza degli istituti di pena. Nelle carceri italiane infatti ci sono circa 20mila detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili e bisogna ricordare che i 47 mila posti letto regolamentari non sono tali perché ”ci sono alcuni padiglioni chiusi per lavori di ristrutturazione”. “Serve un cambio culturale, una nuova marcia” per affrontare il dramma carceri per il quale ”l’Europa ci ha dato tempo fino al maggio 2014 per metterci in regola. Il problema dura da trent’anni: siamo ad un punto di non ritorno”. Il ministero della Giustizia ”sta facendo una grossa attività di studio” per valutare una serie di ”depenalizzazioni”.  
Un paese in cui chi sbaglia paga andando a lavorare e chi è disoccupato verrà scavalcato da coloro che devono “pagarsi” il carcere?

La denuncia di Ilaria Cucchi da parte del COISP!

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E’ stata denunciata Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, per le sue affermazioni rilasciate in seguito alla sentenza del fratello. La denuncia compare sul sito del Coisp a firma di Franco Maccari, segretario del sindacato dei poliziotti, datato 6 giugno:

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 Il mese scorso il Coisp, dopo gli scontri, era tornato a manifestare per il caso Aldovrandi al ministero di Grazia e Giustizia. Il Coisp in quella occasione rivendicava come ci fosse “della disparità di trattamento a livello di pene detentive per i quattro poliziotti condannati per l’omicidio colposo di Federico”. Ma se la Giustizia deve essere accettata come mai il Coisp non l’accetta per il caso Aldovrandi e manifesta, ma poi denuncia Ilaria Cucchi per aver esternalizzato le proprie idee sul processo per accertare la causa della morte del fratello?

E’ in arrivo lo “svuota-carceri” e il lavoro per i detenuti?

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Le carceri italiane sono sovraffollate e questo è un dato di fatto, così la titolare della Giustizia Anna Maria Cancellieri cerca attraverso una proposta di affrontare il dramma delle prigioni. Il problema sarà risolto entro maggio 2014, come previsto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: «L’Europa impone che ciascun detenuto abbia a disposizione, in cella, un spazio non inferiore ai tre metri quadrati. Sotto questa soglia è considerata tortura». Ed ecco che, per il 15 e 16 giugno, arriva un decreto legge con cui anticipare alcune uscite dal carcere e limitare le entrate. Insomma il piano è quello di far  “uscire un po’ di persone, quelle che hanno mostrato di esserselo meritato e non fa entrare altri che possono essere mandati agli arresti domiciliari o assegnati ai lavori socialmente utili”.

Le misure, però, come ha spiegato Cancellieri, riguardano «persone non pericolose e per coloro che hanno commesso reati che prevedono pene basse». In totale di tratta di «3.500-4 mila persone». ma se abbiamo un problema di circa 20 mila detenuti in più a quelli che dovremmo avere, si risolve ora il problema con 3500 o 4000 persone?

E poi si torna a parlare di indulto…  Il ministro ha chiarito di non avere in mente un indulto, perché questo «svuoterebbe le prigioni di circa 20 mila persone». E il governo non ha intenzione di proporlo, al massimo «è una questione che riguarda il parlamento».
In programma, però, ci sono gli ampiamenti delle strutture: «Nel 2012 sono stati ricavati 2 mila posti in più», ha proseguito nell’intervista Cancellieri, «nel 2013 ne otteremo 4 mila, nel 2014 altri 2.500 ed entro il 2016 ancora 2 mila. In totale averemo circa 11 mila posti in più entro tre anni».

I soldi per un l’occupazione giovanile non ci sono, ma per l’ampliamento delle carceri sembrano già essere stati stanziati ampiamente?

Il ministro ha sveltato di essere in possesso di un «tesoretto» per risolvere il problema del sovraffollamento. Inoltre ci sono grandi progetti per i detenuti, secondo il Guardasigilli: il detenuto non deve rimanere in cella tutto il giorno a non fare nulla. Deve poter uscire e lavorare: non giova solo a lui, serve anche a chi sta fuori, perché riduce, e di molto, la possibilità di una recidiva».

Quindi per i giovani non c’è lavoro, ma c’è invece per i detenuti?

Un anno di tempo per risolvere il sovraffollamento carcerario

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L’Italia ha un anno di tempo per risolvere il sovraffollamento carcerario ed è inoltre tenuta a risarcire i detenuti che ne hanno dovuto subire le conseguenze. E’ questa la decisione presa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha rigettato il ricorso dell’Italia. I dati più recenti al riguardo sono quelli che ha riferito qualche giorno fa al Senato il ministro della Giustizia Cancellieri: quasi 66mila detenuti nelle carceri italiane, quindi con circa 20mila reclusi in eccesso. L’associazione Antigone, però, ha parlato di 30mila detenuti in più rispetto ai posti regolamentari. Con tali cifre, l’Italia è il terzo Paese in Europa per carceri sovraffollate.

Che vergogna! Ennesima manifestazione del Coisp contro Aldrovandi

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Siamo un Paese che ha perso il senso della vergogna, il senso dell’indignazione e soprattutto gli ideali di giustizia e di pena commisurata a un reato.

Franco Maccari, segretario generale del Coisp, annunciando la manifestazione di domani a Roma, dalle 10 alle 13, davanti al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministero della Giustizia per chiedere gli arresti domiciliari per i poliziotti che hanno ucciso Federico Aldrovandi.

Uno scandalo e una vergogna davanti la quale i cittadini, ma soprattutto i politici dovrebbero indignarsi e reagire contro una violenza psicologica e verbale perpetrata e reiterata dal Coisp.

Le ultime dichiarazioni di Maccari sono agghiaccianti e sarebbero ridicole se non fossero drammatiche:

“Sul caso Aldrovandi – fa notare Maccari – abbiamo i tribunali di sorveglianza, Padova e Milano, che hanno posto agli arresti domicilari due dei quattro poliziotti coinvolti nella vicenda, mentre il tribunale di sorveglianza di Bologna insiste incredibilmente per tenere dietro le sbarre gli altri due poliziotti condannati. Anche questi uomini – rimarca – scontino la pena ai domiciliari. Non vogliamo privilegi, ma neanche che ci siano diritti affievoliti per gli uomini in divisa. Può capitare di sbagliare e le sentenze si rispettano, ma l’applicazione delle pene deve essere coerente e corretta per tutti”.

E che giustizia può esserci per un ragazzo morto ammazzato da 4 poliziotti? 4 contro uno non c’è neppure nella legge della giungla… adesso dobbiamo dare un premio o equipararlo agli altri cittadini? Un poliziotto che sbaglia dovrebbe pagare molto di più rispetto a un cittadino. Hanno oltraggiato la divisa che portano, hanno umiliato l’istituzione che rappresentano, si sono macchiati un delitto indegno… La prigione è ancora una pena lieve!

Parla la donna incinta ferita nella sparatoria di Palazzo Chigi

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Si è trovata fianco a fianco con un attentatore. E’ ancora sconvolta Marina Stolfi, che insieme al marito, Andrea erano usciti a fare una passeggiata sotto il sole di Roma. Quando sono partiti gli spari, Marina,  incinta al quarto mese di gravidanza, stavano camminando tranquillamente con il loro figlio nel passeggino. Intanto la polizia stava transennando la piazza per l’arrivo dei ministri e a quel punto la famiglia Stolfi si è trovata accanto a Luigi Preiti che ha iniziato a sparare. Cinque,sei, sette colpi e l’universo è cambiato. Urla e sangue. Andrea, 39 anni, cerca di mettere a riparo suo figlio, portando il passeggino, dietro la guardiola, ma il bambino cade e si ferisce uno zigomo. Nulla di grave, ma è il panico. Marina, invece rimane ferita a un braccio, anche per lei tanta paura, ma non ci sono rischi. Anche Andrea alla fine si troverà una ferita superficiale sulla gamba. Alla fine la famiglia sta bene, vengono anche trasportati al Santo Spirito per gli accertamenti. Sono increduli che hanno sfiorato la tragedia restando quasi illesi.

Ma Andrea ricorda quegli attimi con precisione: «Avevamo parlato proprio ad uno dei carabinieri, che stava transennando la piazza e ci aveva detto di tornare indietro. Ho rischiato di essere al suo posto. Quell’uomo in giacca e camicia poteva colpire anche me e soprattutto la mia famiglia. La differenza è solo di qualche metro, abbiamo rischiato di essere colpiti anche noi».

Per far passare la paura ci vorrà del tempo, ma l’importante è che nessuno di loro è stato ferito gravemente.

Gasparri condanna Grillo per l’attentato e Veltroni prende le difese del M5S

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«Urla, aizza, minaccia, esalta al qaeda e poi qualcuno spara. Chiare le colpe.Sappiamo chi ha incoraggiato i violenti. C’è chi ha se minato violenza, sappiamo bene chi sia, prima qualcuno delira poi arriva il disperato armato. C’è chi  ha invocato bombardamenti sui palazzi della politica poi uno va lì e spara ai carabinieri. Ci sono responsabilità evidenti. Un abbraccio ai carabinieri feriti. Avrà pure sparato un pazzo ma c’è gente che evoca violenza da troppi giorni in quelle vie di Roma».  Così il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Pdl), lancia accuse dai social network.
Infine, con un tweet, polemizza con Gianfranco Rotondi, suo compagno di partito, reo di aver preso le difese di Grillo affermando: «Nessuno speculi sulla vicenda di stamane con la sparatoria nei pressi di palazzo Chigi per associare il Movimento 5 stelle alla violenza. Il clima di attacco alla politica non è figlio di Grillo, al massimo ne ha tratto legittimamente vantaggio».

Secca la replica di Gasparri: «Solidarizza con i carabinieri, non con chi non lo merita».

Il Pdl si spacca quindi sulla sparatoria di Palazzo Chigi, con un Gasparri che, purtroppo, non riesce a guardare il disagio profondo che si vive in Italia. Sarebbe fin troppo facile e strumentale accusare Grillo che, al contrario, ha sempre professato la linea pacifica di protesta. La verità è che Gasparri non vuole vedere in faccia la gravissima condizione socio-economica che attanaglia il nostro Paese e si rifugia in un’accusa sterile e infondata.

Dal blog Grillo risponde seccamente:  «Ci discostiamo da questa onda che spero finisca lì perchè il nostro MoVimento non è assolutamente violento. Piena solidarietà alle forze dell’ordine e speriamo che sia un episodio isolato e rimanga tale».
Mentre in una nota congiunta i capigruppo del M5S Roberta Lombardi e Vito Crimi dichiarano «A nome di tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle esprimiamo la nostra ferma condanna per il folle gesto di violenza perpetrato poco fa davanti a Palazzo Chigi ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà umana e civile ai tre Carabinieri in servizio ed al passante feriti. La democrazia non accetta violenza».

In soccorso di Grillo e dell’M5S arriva anche il Twitter di Walter Veltroni: «Ciò che è accaduto a Roma lo chiariranno gli inquirenti. Chiamare in causa, per il clima, il M5S è un errore grave e una strumentalizzazione». Lo scrive su twitter Walter Veltroni commentando la sparatoria davanti a palazzo Chigi.

Il tweet di Veltroni spazza via anche il “Chi semina vento raccoglie tempesta” di La Russa  «Abbiamo sempre sostenuto che la predicazione dell’odio e dell’abbattimento dell’avversario, che si manifesta anche col sistematico disturbo organizzato delle manifestazioni altrui a cui il centrodestra non si è mai accodato, può portare le persone psicologicamente predisposte all’uso criminale della violenza. Scontate le condanne anche sincere di ogni parte politica ma non basta per sentirsi tutti assolti. Ai feriti e all’Arma dei Carabinieri la mia totale vicinanza e solidarietà».

Quando riusciranno i nostri partiti a fare un “mea culpa” per la situazione in cui versa la popolazione italiana e smetteranno di ribalzarsi le colpe di partito in partito? Soprattutto quando smetteranno di trovare colpe  al M5S anche per una stella cadente?

Le immagini religiose sul sito dell’attentatore di Roma? Un fake?

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Alcune testate riportano la notizia che andando sul Facebook di Luigi Preiti, l’uomo che questa mattina ha aperto il fuoco davanti a Palazzo Chigi, mentre il governo Letta giurava al Quirinale, si può notare come il profilo sia invaso da immagini religiose. In particolare si possono vedere immagini del carcere di Rebibbia con la frase: “Misericordia di Dio speranza unica dei disperati, Confido in te”.

E’ poco probabile che il profilo sia quello dell’attentatore anche perché risulta un diploma di ragioneria conseguito nel ’92.

Inoltre c’è chi, in queste ore, si cambia il nome per assumere quello di Luigi Preiti e scrive:

“FESTA DELLA LIBERAZIONE DI STO C***O. ONORE AL DUCE BENITO MUSSOLINI. ONORE A TUTTI I CAMERATI ASSASSINATI. W IL FASCISMO. MORTE VIOLENTA PER TUTTI I DEPUTATI E SENATORI. DUCE! DUCE! DUCE!”

Perchè non vi è controllo su Facebook? Si sospendono profili per aver inviato un messaggio di troppo, ma non si condanna l’apologia fascista che la nostra Costituzione vieta? E’ intollerabile che si permettano queste violazioni alla Carta.

Le parole di Vendola sull’attentato di Palazzo Chigi!

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“Un disperato o pazzo spara ed è tutta colpa di chi dissente, di chi non si piega all’inciucio… Non sentite puzzetta di regime?”

Così il leader del Sel commenta l’attentato di oggi avvenuto a Palazzo Chigi che ha visto il ferimento di due carabinieri e l’arresto di Luigi Preiti, un ragioniere di Rosarno ceh da 20 giorni sembra che progettasse il gesto di protesta. Un uomo in crisi personale, un pazzo o forse qualcuno che con una notevole abilità e freddezza riesce a sparare al collo di un poliziotto che indossa il giubotto antiproiettile ferendolo gravemente e con altrettanta lucidità riesce a gambizzare un altro carabiniere prima di essere fermato? Quante persone, impugnando una pistola avrebbero tale precisione?

Letta giura, a Palazzo Chigi si spara… 1978: la fiducia di Andreotti, il rapimento Moro

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“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”.

Mentre i ministri pronunciavano la formula di rito e firmavano davanti a Napolitano i loro incarichi, davanti a Palazzo Chigi si consumava la tragedia. Due momenti, due scene, due istantanee diverse di un Paese profondamente dilaniato.

Ci riporta indietro negli anni quando rapirono Aldo Moro proprio nel giorno del primo dibattito sulla fiducia al nuovo governo Andreotti IV.

Il rapimento Moro si collocò in quell’atmosfera pesante della fine degli anni 70 e nei giorni in cui si era in procinto di fare quel “compromesso storico” che doveva riavvicinare la Democrazia Cristiana al Partito Comunista Italiano.

Oggi invece la sparatoria, che sembra opera di un uomo in crisi, colpito da gravi disagi economici e personali, è avvenuta nel giorno del giuramento del governo Letta.

Quello che si deve analizzare è il contesto sociale in cui avviene: da una pressione fiscale insostenibile per molti cittadini, al problema della disoccupazione (soprattutto giovanile) e da quella sfiducia nel futuro che sembra trasversale a diverse generazioni. In un clima in cui gli italiani hanno perso anche gran parte del loro potere d’acquisto, sono incerti sul futuro e temono manovre finanziarie che possono gravare ancor di più su bilanci famigliari sempre più in bilico.

Si rapisce ( e in seguito si ucciderà) un uomo politico nel 1978, si spara ai carabinieri nel 2013… è sempre il disagio sociale e le politiche di governo che spesso non sanno dare risposte certe ai cittadini a innescare le micce delle ribellioni più violente. Oggi abbiamo avuto un segnale forte, un indicatore che deve farci riflettere non sul gesto di un emarginato, psicologicamente provato dalla crisi, ma su una rabbia crescente e sul bisogno imminente di dare nuove speranze agli italiani.  Non si può vivere solo nell’incubo economico, perché a vincere altrimenti sarà la violenza.

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E’ stato operato il cc Giuseppe Giangrande rimasto ferito davanti a P. Chigi.

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Si è preferito operare. Così al policlinico Umberto I di Roma il brigadiere Giuseppe Giangrande è stato sottoposto a un intervento  neurochirurgico per eliminare eventuali frammenti ossei dopo la sparatoria in cui è rimasto coinvolto questa mattina davanti a palazzo Chigi. A dichiararlo è stato il direttore della Dea dell’ospedale. Intanto la prognosi non viene sciolta.

Come si apprende dalle fonti ospedaliere del San Giovanni, l’altro carabiniere hala gamba destra fratturata.

Sconcerto e grande tristezza alla caserma Baldissera, sul Lungarno Pecori Giraldi a Firenze, sede del Sesto Battaglione Carabinieri Toscana, dove sono in servizio il brigadiere Giuseppe Giangrande e il carabiniere scelto Francesco Negri, feriti nell’attentato di stamani, davanti a Palazzo Chigi. Poca voglia di parlare fra i colleghi dei due militari – molti stanno andando a Roma per star loro vicino – che li definiscono ‘due bravissimi ragazzi, che si sacrificano. Questo – viene spiegato – e’ un lavoro che si fa solo con la passione, e’ un mestiere che chiede molto, che ti tiene lontano dalla famiglia e dagli affetti. Qua condividiamo tutto, esperienze di vita, tensioni, ansie e gioie’. Il contingente toscano era arrivato a Roma da qualche giorno ‘siamo a disposizione del Comando generale – viene aggiunto – che ci impegna non solo in Toscana, ma laddove ci sia bisogno: dalle emergenze di Lampedusa a quelle per la Tav, al servizio pubblico durante le partite’.

Giuseppe Giangrande, 40enne siciliano, è di origine siciliana, ma da anni vive a Prato.  Vedovo da due mesi, con una figlia 23enne che è corsa a Roma non appena ha appreso la notizia.

Accanto a Francesco Negri, il secondo carabiniere ferito c’è la compagna. Francesco, 30enne, originario di Torre Annunziata,  ha subito chiesto notizie del collega.

“Volevo colpire i politici” Preiti confessa!

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Preiti, l’autore della sparatoria a Palazzo Chigi di questa mattina, confessa il suo movente: “volevo colpire i politici”. Negli ultimi minuti sono emersi poi nuovi elementi per sul profilo dell’ttentatore. Sembrerebbe che Preiti abbia perso ingenti somme al gioco e versasse in  difficoltà economiche. L’attentatore già prima della separazione dalla moglie spendeva molti soldi alle slot machine e al biliardo. Proprio questo sarebbe tra i motivi che lo hanno allontanato dalla famiglia, facendogli perdere il lavoro. Intanto le scorte per i politici sono state rafforzate, mentre si cerca di abbassare i toni sugli scontri politici.

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