I dati schiaccianti che oggi hanno approvato la linea imposta dal Sindaco di Firenze con 136 sì, 16 no e due astenuti, il Pd rottama Letta. Una situazione davvero anomala visto che il Premier viene sfiduciato dal suo stesso partito e che lascerà il posto a Matteo Renzi, colui che aveva perso le primarie contro Bersani e che era poi diventato segretario dei dem assicurando la fiducia al governo Letta, ma poi, nei fatti, ponendosi come vero antagonsita di quelle larghe maggioranze che sarebbero dovute arrivare almeno a dare al Paese delle riforme che di fatto non ci sono state. Un ingranaggio che, anche se molti e lo stesso Renzi non amano più, sembra proprio annoverarsi sotto il nome di “rottamazione”. Quel meccanismo che fece lasciare Massimo D’Alema e Walter Veltroni e che oggi fa sfiduciare Letta. Il Premier a seguito le decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale del Partito Democratico per poi informare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con il quale ha deciso che domani s’incontrerà per rimettere il suo mandato.
E’ il settimanale Chi che pubblica le prime immagini sulla convalescenza di Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd che appena un mese fa è stato operato d’urgenza per un aneurisma cerebrale.L’immagine catturata da Chi lo mostra mentre passeggia nel giardino di casa. Lo scorso fine settimana sono stati molti gli ospiti illustri che sono andati a trovarlo: dall’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, all’amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti; dal vicepresidente del CSM Michele Vietti al governatore dell’Emilia Vasco Errani per finire al senatore Nicola La Torre.
Era stato ricoverato il 5 gennaio all’ospedale di Parma l’ex segretario del Pd Pier Bersani, a causa di un’emorragia cerebrale. Sottoposto a un intervento chirurgico e da qualche giorno uscito dalla rianimazione, l’ex segretario dem ha oggi lasciato la struttura ospedaliera.
Questa mattina era stato il turno di Romano Prodi, nel pomeriggio anche il segretario dem si è recato a trovare il suo predecessore Pier Luigi Bersani all’ospedale dov’è ancora ricoverato. L’incontro è durato tre quarti d’ora e, rivelano fonti vicine all’ex segretario, Bersani non ha gradito il fatto che l’incontro fra il segretario del Pd Matteo Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi sia avvenuto nella sede del Pd. Berlusconi al Nazareno, avrebbe detto Bersani, sembra riaprire, dopo l’ultimo 20ennio, una parentesi che sembrava chiusa. L’esercizio della leadership, avrebbe aggiunto l’ex segretario Pd, va fatto tenendo conto delle diverse sensibilità. Al termine, Bersani ha salutato il primo cittadino fiorentino con un “Buon lavoro”.
Si trova ancora ricoverato all’ospedale Maggiore di Parma, dov’è giunto il 5 gennaio in seguito a un’emorragia celebrale, Pier Luigi Bersani. L’ex segretario Pd ha ricevuto oggi la visita di Romano Prodi, arrivato attorno alle 12 e intrattrenutosi per oltre un’ora. Al seguito dell’incontro, ha dichiarato di aver trovato benissimo l’ex segretario dichiarando ai giornalisti: “Ha più memoria di me”. Si è però rifiutato di svelare se avessero commentato anche l’incontro Berlusconi-Renzi: “Non dico nulla. Abbiamo parlato di tutto dall’impero romano in poi”. Ad accogliere Prodi al suo arrivo, accompagnato dal direttore generale dell’ospedale Leonida Grisendi, c’erano il prefetto e il questore di Parma e i comandanti di Guardia di Finanza e Carabinieri. L’incontro, al quale si è presentato con una scatola di sigari, è stato privato.
Dopo il malore che lo aveva colpito, l’ex sottosegretario del Pd Pierluigi Bersani era stato tenuto prima nel reparto di terapia intensiva e poi in quello di semi-terapia intensiva. Finalmente arriva la buona notizia per l’esponente del Pd, i medici oggi hanno sciolto la prognosi, che era stata mantenuta riservata precauzionalmente. I miglioramenti quindi delle condizioni generali di Bersani non destano più preoccupazione, ma solo un periodo di degenza connesso all’intervento subito.
L’ex segretario del Pd, colpito domenica 5 gennaio da emorragia cerebrale è uscito dalla rianimazione dell’ospedale Maggiore di Parma. Bersani, com’è stato reso noto dal bollettino medico, è stato trasferito nella degenza monitorata del reparto di neurochirurgia, un settore semi-intensivo. Le condizioni ddel politico restano stabili e il decorso post operatorio prosegue regolarmente. Il trasferimento è avvenuto ieri sera e ora Bersani è mantenuto sotto stretto controllo e le visite, ancora per qualche giorno, restano riservate ai familiari.
Migliorano le condizioni di Pier Luigi Bersani. L’ultimo bollettino medico è stato diramato alle 15,20 e sostiene: “Le condizioni restano stabili e invariate rispetto ai bollettini precedenti. Questo consentirà a breve il trasferimento del paziente in un settore semi-intensivo”. l’ex segretario del Pd era stato ricoverato domenica scorsa, 5 gennaio, e operato d’urgenza per un’emorragia cranica. Le visite ancora per poco saranno riservate solo ai famigliari. E già si annunciano le visite del premier Enrico Letta e di Romano Prodi.
Resta ancora riservata la prognosi di Pier Luigi Bersani, le cui condizioni restano stabili e per il cui decorso, al quarto giorno di ricovero dopo l’operazione per aneurisma cerebrale, mostra un quadro positivo. A confermarlo, il sesto bollettino medico, diramato mercoledì pomeriggio da Luca Sircana, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero-universitaria, nell’ultima conferenza organizzata per la stampa. Si legge nell’aggiornamento medico: “L’onorevole Pier Luigi Bersani ha trascorso una notte tranquilla le condizioni permangono stazionarie. Riconfermiamo l’assenza di deficit neurologici e che il paziente è cosciente e collaborante. Tutti i parametri vitali sono nella norma. La Tac di controllo eseguita questa mattina conferma un’evoluzione del quadro positiva, in linea con il normale decorso post operatorio della patologia”. L’ex segretario del Pd continuerà a essere “costantemente monitorizzato” e resterà per i prossimi cinque giorni almeno in Rianimazione, dove non potrà ancora incontrare nessuno. Il sottosegretario alla Salute Paolo Fadda oggi ha incontrato la famiglia. In seguito ha dichiarato: “Lui è sereno, i familiari hanno parlato anche con i medici e sono fiduciosi credo che anche questo calore, questo affetto che l’Italia e tutti i democratici gli stanno dimostrando aiuti anche la famiglia a trascorrere queste ore con un po’ più di serenità. Aspettiamo tutti con ansia che trascorrano questi giorni – ha aggiunto – devo dare atto a una sanità di eccellenza in provincia. Sono qui anche come sardo, per portare il saluto a un amico, un grande leader che ama la Sardegna, e la Sardegna ama lui”. Per quel che riguarda il Premier Letta, visiterà Bersani non appena lascerà il reparto di Rianimazione. “Letta sarebbe venuto anche oggi – ha detto Fadda – il problema è che vuole vederlo. E siccome nessuno può entrare a vederlo, credo che sia anche questo un gesto di grande affetto e rispetto da parte del presidente del consiglio”.
Bisognerà attendere le 15.30 per un nuovo bollettino medico ma intanto fonti ospedaliere del Maggiore di Parma, dov’è ricoverato Pierluigi Bersani, hanno confermato che l’ex segretario Pd ha trascorso una “notte tranquilla e serena; i parametri sono nella norma ma la prognosi resta ovviamente ancora riservata”. Bersani è vigile, ieri ha incontrato la moglie e le figlie e sarebbero al momento esclusi danni neurologici, anche se la riabilitazione non sarà breve e la situazione andrà tenuta sotto strettissimo controllo. Ad autorizzare a sperare sono tanti piccoli segnali, con Bersani che è apparso alla moglie Daniela in discrete condizioni: “è il marito che ho sempre avuto”, ha detto. Il chirurgo Ermanno Giombelli, che lo ha operato, ha escluso un possibile collegamento con lo stress degli eventi politici della scorsa primavera che lo hanno visto diretto protagonista. “Sarebbe scoppiato allora”, ha osservato.
Ieri nel giorno della preoccupazione e nelle ore d’ansia per Pier Luigi Bersani, il sindaco di Firenze e segretario del Pd Matteo Renzi si era limitato a un messaggio via Twitter. Oggi, dopo l’operazione, Renzi ha deciso di far visita alla famiglia dell’ex sottosegretario. Il sindaco di Firenze ha incontrato la moglie di Bersani, Daniela Ferrari, e le figlie Elisa e Margherita. “Porto l’abbraccio di tutto il Pd”, ha detto Renzi, che ha aggiunto: “Siamo felici che la situazione in miglioramento, io sono venuto qua per un saluto e un abbraccio e a dire che siamo tutti con Bersani”.
Renzi ha detto ai giornalisti dopo la visita a Parma: “Aspetto Pierluigi per tornare a discutere, anche a litigare, l’importante è che lui, che è bello tosto, sia riuscito a superare questa fase che è la più difficile. Ho portato l’abbraccio di tutta la comunità del Pd, e anche personale, alla signora Daniela, alle figlie Elisa e Margherita, ovviamente non ho potuto parlare con Pier Luigi che è in rianimazione”.
Riferendosi al post apparso sul blog di Beppe Grillo, il sindaco di Firenze ha poi aggiunto: “E’ bello l’affetto nei confronti di Bersani, finalmente oggi ho sentito parole belle da tutti gli schieramenti, nessuno escluso”.
Renzi ha poi detto: “La situazione, come hanno detto i medici, è in miglioramento, certo ci sarà da aspettare ancora ma siamo ansiosi di trovarlo presto in forma a Roma a far sentire la sua voce. Bersani, con i suoi valori e la sua forza sarà in grado di farsi sentire e di portare avanti la sue idee”.
Il segretario del Pd si è detto ovviamente molto colpito da quanto accaduto a Bersani, ”un fatto grave che è stato curato in tempo grazie alla saggezza della famiglia e alla bravura dei medici di Piacenza e di Parma”.
Renzi ha annullato i suoi impegni e in giornata è atteso in ospedale a Parma, dove è ricoverato Pier Luigi Bersani. Intanto Enrico Letta ha parlato questa mattina con la moglie dell’ex segretario del Pd per avere conferma del miglioramento, esprimendo a lei e la famiglia conforto e l’intenzione di andarlo a trovare quando uscirà dalla terapia intensiva. «Oggi è una bella giornata, il problema di salute di Pier Luigi Bersani è stato affrontato in modo brillante. Ci stringiamo a lui con tutto l’affetto che siamo in grado di trasmettergli», ha spiegato il presidente del Pd Gianni Cuperlo lasciando l’ospedale.
Anche Beppe Grillo manda i suoi auguri all’ex segretario del Pd e lo fa con un post pubblicato sul suo blog che termina con un “Bersani, ti aspettiamo, non fare scherzi”. Scrive il leader del M5S: “In fin dei conti, la sua volontà di smacchiare il giaguaro si è avverata”. E ancora: “Oggi tutti, soprattutto i falsi amici, fanno gli auguri di una pronta guarigione a Bersani. È un coro sospetto di personaggi che, in molti casi, devono a lui carriera e successo politico. Bersani ha avuto un pregio, quello di apparire umano, un grande pregio in un mondo di politici artefatti e costruiti a tavolino come dei pupazzi in vendita ai grandi magazzini della politica. In fin dei conti, la sua volontà di smacchiare il giaguaro si è avverata. Credo che abbia sempre saputo che i suoi veri nemici non erano i Cinque Stelle, ma alcuni dei suoi compagni di partito e personaggi delle istituzioni. Bersani, ti aspettiamo, non fare scherzi”. Anche il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, ha parlato di Bersani durante un colloquio con la stampa: “A pensare a quello che gli è successo mi si stringe il cuore. È un amico. Sono davvero molto dispiaciuto”. E ha aggiunto: “E’ una brava persona. Uno di quelli che conta e che quando parla pesa davvero. Infatti – racconta – lo apprezzano tutti, alleati e rivali. Mi auguro che si rimetta in fretta e spero di poterlo andare a trovare al più presto. Tornerà forte come prima. Pier Luigi è uno di buona pasta e tutti facciamo il tifo per lui”. Il Senatur ricorda come si siano “visti poco prima di Natale a Montecitorio. Io ero seduto nel cortiletto interno. Bersani mi ha visto e mi ha raggiunto. Ci siamo fatti un sigaro insieme parlando di politica e scambiandoci gli auguri per le feste. Erano i giorni in cui sui giornali mi accusavano di voler spaccare la Lega e lui mi ha detto di non rompere, di tenere unite le cose”. E spiega: “Prima della mia malattia non ci frequentavamo. Abbiamo imparato a conoscerci negli ultimi anni. Quando andavo con Tremonti dalle sue parti, lì vicino a Bettola, nel piacentino, per la festa delle zucche, scherzando mi diceva sempre di invitarlo. Ovviamente non potevamo, però – ammette – mi sarebbe piaciuto”.
Pier Luigi Bersani, operato per una emorragia cerebrale, ha trascorso una notte tranquilla all’ospedale Maggiore di Parma. Le condizioni dell’ex segretario Pd rimangono stazionarie, dopo l’intervento durato quasi 4 ore, il cui esito è stato giudicato positivamente dai medici. Bersani si trova nel reparto di rianimazione, dove dopo l’intervento ha brevemente incontrato la moglie Daniela, monitorato costantemente dallo staff sanitario del reparto di neurochirurgia. Decisive saranno le prossime 48 ore. In ospedale sono arrivati molti esponenti del Pd locale e il portavoce dell’ex segretario Stefano Di Traglia.
E’ arrivata l’Epifania e questa mattina i bimbi si svegliaranno chiedendosi se la loro calza sarà ricolma di nero carbone o di saporiti dolciumi. Noi, ci chiediamo cosa ci troveremo, se notizie amare oppure più “zuccherose”. Dice la canzone che “con un poco di zucchero la pillola va giù” ma quello che è accaduto in questi ultimi giorni rende difficile “digerire” molte cose. Si sta ancora con il fiato sospeso per quel che riguarda le condizioni di salute di Michael Schumacher, di cui questa settimana si è anche festeggiato il 45° compleanno e si è molto parlato anche del casco e della telecamera che vi era fissata. E ora anche l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani si trova in ospedale, operato d’urgenza per un’emorragia cerebrale e bisognerà attendere i prossimi giorni perchè i medici valutino eventuali danni. Se in molti si sono stretti attorno al politico e alla sua famiglia, c’è stata anche la nota, dolentemente stonata, di chi gli ha augurato la morte. Ma l’Epifania si è trasformata da festa a dramma anche per un vigile del fuoco che, mentre interpretava la Befana, è incappato in un terribile incidente e ora, a sua volta in ospedale, resta in prognosi riservata. Quello che ci auguriamo porti la signora che viaggia sulla scopa sono altri arcobaleni, come quelli che domenica hanno colorato i cieli italiani a Materae Milano: la fine di quel maltempo che ha imperversato sulla nostra Penisola così come in Europa e in America, dove infiniti sono stati i disagi e numerosi i morti. Ci auguriamo quindi che il viaggio della simpatica vecchina segni un nuovo inizio. E se anche non credete alla Befana… ci sono sempre le stelle cadenti alle quali confidare un desiderio!
Ma così come in una calza possiamo trovare amare o dolci sorprese, è anche vero che lo stesso vale per la vita. Anche questa settimana abbiamo avuto motivi per cui rallegrarci e notizie che ci hanno fatto sorridere. Sicuramente hanno gioito i tifosi bianconeri per la splendida vittoria della Juve ma anche chi è soddisfatto dei nuovi acquisti della sua squadra del cuore. Forse chi attende buone novità per quel che riguarda la pensione verrà deluso, ma può sempre ritrovare un po’ di serenità pensando che, almeno, non ha dovuto trascorrere un Capodanno da incubo com’è accaduto a chi l’ha passato alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Ma possiamo anche sorridere per i record particolari ottenuti dal Bologna in Europa ed emozionarci al pensiero di quante scoperte potremo fare nel corso del 2014, com’è accaduto con un appartamento “dimenticato” a Parigi e rivelatosi una fonte di incredibili sorprese. Chissà, forse qualcuno nella calza troverà un post-it che indichi come riuscire a far conquistare quote rosa a Hollywood o come riuscire a schivare la nuova ondata nell’influenza. Se poi il desiderio per questo nuovo anno è di trasformare il proprio compagno da mammone a uomo indipendente… in quel caso le dritte ci sono già, così come già esiste la mappa delle emozioni! Noi ci auguriamo di poter finalmente dare buone notizie per quel che riguarda le adozioni in Congo e sui “colpi di fortuna” che possono capitare (che non guastano mai). Se poi siete degli inguaribili romantici… guardate bene, forse nel fondo della calza troverete anche storie di nuovi amori (come quella di Lapo Elkann) o di coppie che si ritrovano, come Justin e Selena. E per chi già è soddisfatto di come va la vita… beh, allora che ci siano dei biscotti da condividere con gli amici, per distribuire anche a loro un po’ della vostra serenità.
Dal bollettino medico diffuso dall’ospedale Maggiore di Parma, a seguito dell’operazione a cui è stato sottoposto Pier Luigi Bersani emerge che “L’intervento è durato tre ore e si è concluso positivamente”. La prognosi viene al momento mantenuta riservata. “Non presumiamo danni, adesso è in rianimazione, ed è troppo presto per esprimere un parere assoluto”, ha detto il chirurgo Ermanno Giombelli che ha quindi spiegato: “Nelle prossime ore faremo una tac di controllo. Per il momento è presto per esprimere pareri assoluti, la prognosi rimane riservata e sicuramente non la scioglieremo prima di 72 ore. In queste situazioni andiamo avanti di 24 ore in 24 ore”. L’operazione chirurgica è sostanzialmente servita per chiudere, con una specie di clip, la malformazione cardiovascolare, un aneurisma all’arteria cerebrale, le cui caratteristiche non potevano essere trattate in maniera endovascolare. Una malformazione che potrebbe essere congenita visto che c’è una familiarità. L’emoraggia dell’ex segretario del Pd era al grado tre, su una scala da uno a quattro. Per quel che riguarda il danno neurologico, che viene calcolato su una scala da uno a cinque, il grado raggiunto era il due. Il fatto che Bersani sia sempre rimasto cosciente e che sia andato tempestivamente al pronto soccorso è considerato un fatto positivo dai medici. Danni definitivi, ha detto Giombelli, “non ne presumiamo, ma dobbiamo vedere le indagini successive perché il rischio è rappresentato dalle ischemie cerebrali: ma il fatto che sia sempre cosciente è un fatto positivo, siamo abbastanza ottimisti”.
E’ durato circa tre ore e mezza, dalle 18 alle 21.24, l’intervento a cui è stato sottoposto l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ricoverato d’urgenza per un’emorragia celebrale. I medici hanno fatto sapere che sarebbe “tecnicamente riuscito”. Stefano Di Traglia, portavoce dell’ex segretario del Pd, ha fatto sapere che “Ha avuto una lieve emorragia cerebrale ma sembra, per fortuna, senza conseguenze serie dal punto di vista neurologico”. I centralini dell’ospedale di Parma hanno ricevuto decine di chiamate da parte dei cittadini che avevano sentito la notizia in televisione e volevano accertarsi delle condizioni di salute di Bersani e, riporta Repubblica, all’ospedale si è presentato anche un 60enne che ha dichiarato di aver prestato servizio militare insieme all’ex segretario Pd e voleva andare a salutarlo. Tra i molti auguri e incoraggiamenti bipartisan giunti all’ex segretario, anche quello del presidente francese. François Hollande ha fatto pervenire, a quanto si apprende da fonti vicine all’ex segretario del Pd, un messaggio alla famiglia per esprimere vicinanza e auguri di pronta guarigione.
Dopo la spaccatura per quel “Fassina chi?” di Renzi il Pd si stringe intorno a Pier Luigi Bersani colpito da un’emorragia cerebrale. Ma se i democrats da Renzi a Prodi e da Speranza a Fassino ritrovano l’unità nel giorno della preoccupazione, anche Berlusconi ha voluto esprimere la sua vicinanza al suo avversario politico “Ho appreso – scrive il cavaliere in una nota – con addolorato stupore del malore che questa mattina ha colto l’onorevole Pierluigi Bersani. Gli auguro di tutto cuore che possa superare al più presto questo momento difficile – aggiunge – per tornare alla sua attività politica e dai suoi cari. Un abbraccio affettuoso ad un avversario leale”. Intanto si apprende che l’intervento chirurgico su Bersani, deciso dallo staff medico dell’ospedale di Parma dovrebbe durare 4 ore.
I medici, dopo un attento esame angiografico avrebbero deciso di operare Pier Luigi Bersani. Intanto sul web continua il tam tam di notizie e di messaggi di sostegno all’ex segretario Pd. Accanto a Bersani sono arrivati alcuni esponenti del Pd locale, il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli e l’assessore regionale Alfredo Peri. Con lui anche Maurizio Migliavacca. Arriva anche la dichiarazione del sindaco di Torino,Piero Fassino: “Apprensione e dolore. Ci auguriamo tutti che Pier Luigi possa riprendersi al più presto”.
Pier Luigi Bersani è stato ricoverato al Pronto Soccorso di Piacenza dopo che questa mattina aveva accusato un malore. L’ex segretario del Pd è stato accompagnato all’ospedale dalla moglie e dal fratello per un malessere caratterizzato da attacchi di vomito. I sanitari lo hanno immediatamente sottoposto ad accertamenti e a una Tac, dalla quale sembrerebbe emergere un problema cerebrale grave. Bersani, non ha perso conoscenza, ma date le sue condizioni si è preferito trasferirlo all’ospedale Maggiore di Parma, nel reparto di neurochirurgia, a bordo di un mezzo del 118.
“Grillo ha 160 deputati, se votano la proposta del Pd sul Senato si fa. Questo senso di urgenza Grillo non lo butti via, provi a cambiare le cose senza pensare che basta un post”. Questo è l’incipit dell’intervista a ‘Ballarò’ di Matteo Renzi. Poi altri temi caldi del momento sono le elezioni politiche e il governo. “La legge elettorale si fa con tutti. Non solo con la maggioranza”, dice Renzi. Ma Letta è d’accordo? “Siamo d’accordo tutti che la legge elettorale si tolga dal Senato, dove l’hanno messa lì, aspettando che cresca. Come la pasta della pizza”, aggiunge. Renzi poi spiega che Sulla Porcellum la Consulta si è espressa “non so con quale razionalità”, perché il ricorso a suo avviso andava respinto ma “comunque le sentenze si rispettano” e sull’esecutivo il sindaco di Firenze è chiaro “Enrico Letta è il primo ministro di questo paese che deve, nel giro di un anno, fare le cose che ci siamo detti di fare. Ha un’occasione straordinaria”. Ma per le Europee ci sarà di nuovo il gioco delle poltrone e D’Alema e la Bindi saranno candidati? “No, non credo proprio – spiega -Renzi -. Alle Europee mandiamoci qualcuno che poi resta lì”, quelli “interessati all’Europa e non ai giochini italiani”.
Beppe Grillo e il movimento dei forconi. Quanto chiesto a Grillo alle forze dell’ordine dopo il loro atteggiamento verso i forconi è “demagogico e strumentale” da parte di qualcuno che “invitava i militanti no Tav a picchiare i poliziotti”. “In piazza – continua – ci sono persone molto diverse. È un movimento composito che va guardato con molta attenzione”. E aggiunge: “Tra quelle persone ce ne sono alcune veramente in difficoltà”.
E sulla Cancellieri c’ è la stoccata. Domani le peserà che il Pd rinnovi la fiducia al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri? “Credo – afferma Renzi – che sia costata l’altra volta, credo sia stato un errore tenerla lì. E’ una persona per bene, ma ha dato l’idea che la legge non è uguale per tutti”. Il leader democrat spiega: “Non mi hanno eletto per cambiare il ministro della Giustizia ma per cambiare il Paese. Vorrei riaprire il dossier Alitalia, il dossier Telecom ma non sono qui per prendermi una rivincita”.
Berlusconi. “Berlusconi mi ha chiamato all’una di notte. Mi ha fatto molto piacere ricevere la telefonata di tutti i leader politici. Lui mi ha detto: ‘finalmente farai un grande partito socialdemocratico’. Gli ho risposto di fare anche lui le primarie nel centrodestra”.
Bersani. “Bersani – dice Renzi – mi ha mandato un messaggio molto carino: ora tocca a te. Gli ho risposto mi piacerebbe vederti. Lui mi ha detto, prima dormi. Sa che in questi giorni è un frullatore”.
Nessuna verifica ovvero nessun rimpasto solo un voto di fiducia che rafforzi la nuova maggioranza. Un Governo che partito con le larghe intese, senza Berlusconi e Bersani che erano stati i protagonisti delle ultime elezioni, assemblato invece su Letta e Alfano e che ora corre con una maggioranza ben diversa da quella iniziale, secondo il Colle non ha bisogno di verifiche. Poco importa se Berlusconi e la sua Forza Italia siano passati all’opposizione e le riforme appaiono chimere. Il chiarimento su ciò che il Presidente chiede al Governo è arrivato attraverso una nota diffusa dall’ufficio stampa del Quirinale:
”Il Presidente Napolitano non ha mai parlato in questi giorni di ‘verifica’, bensì di un passaggio parlamentare che segni discontinuità, cioè di una nuova investitura del governo da parte del Parlamento”.
Massimo D’Alema, in un’intervista rilasciata oggi, parlando dei contenuti del sindaco fiorentino Matteo Renzi alla Leopolda, aveva dichiarato, facendo riferimento ai caroselli del dentifricio Chlorodont, la cui protagonista era Virna Lisi: “Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti. Mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, ‘con quella bocca può dire ciò che vuole. Salvo poi dimenticare che in gran parte le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Pd”. L’attrice, commentando l’accostamento tra lei e il dem ha dichiarato: “Per tanti anni hanno detto che solo io potevo dire quello che volevo ‘con quella bocca’, ma il paragone mi fa piacere, perché Renzi mi sta simpatico”. Anche il sindaco di Firenze ha preso la parola al riguardo: “Ho mandato un mazzo di fiori a Virna Lisi adesso per darle la mia solidarietà per l’accostamento”.
A D’Alema, sembra proprio che il “format Renzi” non piaccia e non perde occasione per denigrare il sindaco di Firenze assoggettandolo a quelli che secondo lui sono modelli da evitare e, questa volta, tira in ballo anche la pubblicità di Virna Lisi: “Con quella bocca può dire ciò che vuole“. Così Massimo D’Alema dà sfogo al suo attacco diretto a demolire Matteo Renzi, in un’intervista del quotidiano il Mattino. “Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti”, e poi conclude con ”Renzi mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, ‘con quella bocca può dire ciò che vuole’. Salvo poi dimenticare che in gran parte le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Pd”. Il video per chi vuole rispolverare la memoria, o per chi, probabilmente come molti sostenitori di Renzi, questa pubblicità proprio non l’hanno mai vista:
Secondo D’Alema poi, “non è affatto scontata” la premiership per il sindaco di Firenze qualora diventi segretario: ”Può darsi – dice – che possa sorgere un’altra candidatura, che qualcuno cioè voglia sfidarlo proprio com’è successo tra Bersani e lui”. E Renzi ”non potrà sottrarsi a questa sfida, tanto più che andremo alle elezioni con una coalizione, non certo da soli”. Per l’ex premier, infatti, il Pd ”non può avere la presunzione di andare al voto da solo” e oltre a Sel, D’Alema immagina una coalizione ”ampia”, che raccolga ”anche forze di centro e della società civile”. Quasi una Democrazia Cristiana spostata a sinistra?
La tenuta del governo, comunque, non dipende dal sindaco di Firenze ma ”da quella parte del Pdl che non vuole far cessare anticipatamente l’esperienza Letta. Se quella parte non tiene, non c’è Renzi che tenga”. Sembra proprio che D’Alema voglia allontanare dall’orizzonte politico Renzi. Magari D’Alema, rottamato dall’ex rottamatore, ora ha:
…le idee a profusione e ne fa collezione
E infatti sul tema giustizia, D’Alema si aspettava dal post-rottamatore “qualche spiegazione in più. C’è stato un eccesso del ricorso alla carcerazione preventiva. Sono per la piena salvaguardia dell’indipendenza e autonomia della magistratura, che però deve fare una valutazione attenta della professionalità dei pm nel considerare gli avanzamenti di carriera”.
Quanto a Silvio Berlusconi, D’Alema ritiene “che dovrebbe saggiamente dimettersi da parlamentare. Questo non gli impedirebbe di esercitare un ruolo politico ma toglierebbe da disagi e imbarazzi il Parlamento ed eviterebbe questa inutile drammatizzazione. Io sono uscito dal Parlamento per… reati meno gravi – essere un leader della sinistra – e, come vede, questo non mi impedisce di occuparmi ancora di politica”.
Chissà se D’Alema, sempre pronto a rispolverare i vecchi spot pubblicitari, si riconosce in un vero e proprio modello “mitico” come quello portato a teatro da Petrolini: il ricercato Gastone! Ma saprà D’alema come Gastone ironizzare oltre che su gli altri anche su se stesso?
Una stanzetta quasi insignificante al Nazareno: 2 metri per 1,5. In precedenza appartenuta a un funzionario del coordinamento e poi assegnata a Pier Luigi Bersani. Mentre l’Italia precipita sui dati dell’industria, mentre il rapporto Pil debito pubblico rischia di sforare il 3%, mentre viene proposto un anticipo di Service Tax per camuffare la seconda rata dell’Imu, mentre c’è bufera in Telecom e l’Ansaldo sta per passare ai coreani e mentre si perdono posti di lavoro ogni giorno, al Pd si litiga per la stanzetta di Bersani.
I colleghi dell’ex segretario avrebbero alzato il problema e la vicenda sarebbe diventata di dominio pubblico dopo la Velina Rossa di Pasquale Laurito.
”Si è perso – scrive il giornalista – ogni ritegno e si ha la sensazione che non esista più rispetto per chi ha lavorato per il partito. Gli uomini possono essere criticati per le loro scelte, ma quando si arriva ad essere maleducati e a polemizzare perfino sulla stanza che spetta ad un ex segretario di partito, c’è davvero da allarmarsi. Evidentemente ci sono già i gerarchetti pronti a compiacere il nuovo ducetto”.
C’è chi imputa la polemica ai renziani (tanto ormai se piove la colpa è sempre e comunque del sindaco di Firenze e dei suoi sostenitori), ma è pur vero che la critica c’è stata e poco importa chi l’abbia sollevata. Quello che sorprende, ma neppure, purtroppo, stupisce è che per l’ennesima volta si litighi per tavoli,poltrone e stanze. Così è costretto a intervenire anche il tesoriere del Pd Antonio Misiani:”Tra le tante, troppe polemiche inutili nel Pd, quella sulla stanza di Bersani è la più stupida e assurda. Il Pd è e rimarrà la casa di tutti, a partire da coloro che si sono assunti la responsabilità di guidarlo dalla sua nascita”.
Bersani si è ben guardato dall’entrare nella poco nobile querelle. Dovrà però trovarsi una sistemazione dal momento che neppure al gruppo di Montecitorio dispone di una stanza privata.
E’ scomparso dall’ordine del giorno. Si sono perse le tracce del Congresso. Oggi in Direzione Pd ci sarà solo la relazione di Letta. L’Odg parla chiaro: ”Situazione politica: relazione del segretario”.
Una sorpresa che ha dentro l’amarezza di una spaccatura. Renzi, ieri, ha rotto il silenzio stampa e aveva dichiarato la sua volontà a candidarsi segretario. Il ragazzo va arginato? Sicuramente le frasi di ieri, del sindaco di Firenze hanno pesato nelle orecchie di Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini e dello stesso Epifani.
Forse del Congresso parlerà Epifani nella sua relazione… ma a questo punto l’attenzione sembra rivolta altrove. Sembra che ci sia una guerra aperta tra coloro che hanno come unico scopo quello di prepararsi alle elezioni e rimandare a data da destinarsi la leadership e invece chi vuole un segretario forte prima di andare alle urne.
Rilascia un’intervista fiume al Corriere della Sera il cantautore Francesco De Gregori che spiega come il suo interesse per la politica sia “molto scemato” rispetto al passato. “Ha presente il principio fondativo delle rivoluzioni liberali, ‘no taxation without representation?’. Ecco, lo rovescerei: pago le tasse, sono felice di farlo, partecipo al gioco. Però, per favore, tassatemi quanto volete, ma non pretendete di rappresentarmi”. E’ lui stesso a raccontare di aver votato ” Monti alla Camera e Bersani al Senato. Mi pareva che Monti avesse governato in modo consapevole in un momento difficile. Sono contento di com’è andata? No. Oggi non so cosa farei. Probabilmente non voterei. Con questo sistema, tanto vale scegliere i parlamentari sull’elenco del telefono”. Il cantautore politico per eccellenza spiega: “Continuo a pensarmi di sinistra. Sono nato lì. Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani che magari oggi nemmeno sanno cos’è il Pd. Sono convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita. E sono a favore della scuola pubblica, delle pari opportunità, della meritocrazia. Tutto questo sta più nell’orizzonte culturale della sinistra che in quello della destra. Ma secondo lei cos’è oggi la sinistra italiana?”. E spiega: “È un arco cangiante che va dall’idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità. Che agita in continuazione i feticci del ‘politicamente corretto’, una moda americana di trent’anni fa, e della ‘Costituzione più bella del mondo’. Che si commuove per lo slow food e poi magari, “en passant”, strizza l’occhio ai No Tav per provare a fare scouting con i grillini. Tutto questo non è facile da capire, almeno per me”. Ma di questa situazione è stanco: “Questo governo non piace a nessuno. Ma credo fosse l’unico possibile. Ringrazio Dio che non si sia fatto un governo con Grillo e magari un referendum per uscire dall’euro. Se poi molti nel Pd volevano governare con Grillo e io non sono d’accordo non è un dramma. Ora il Pd è di moda occuparlo, prendere la tessera per poi stracciarla. Non ne posso più di queste spiritosaggini”.
Neanche su Letta ha un parere preciso: “Le ho detto che seguo poco. Se mi chiede chi è ministro di cosa, magari non lo so. Quando viaggio compro sei giornali, ma dopo dieci minuti li poso e comincio a guardare fuori dal finestrino…”. Ma da cosa deriva un simile atteggiamento? “Magari è colpa mia. Mi sento, mischiando Prezzolini e Togliatti, un ‘inutile apota’. Comunque nutro un certo rispetto per il lavoro non facile di Letta e di Alfano. Sono stufo del fatto che, appena si cerca un accordo su una riforma, subito da sinistra si gridi all”inciucio’, al tradimento. Basta con queste sciocchezze. Basta con l’ansia di non avere nemici a sinistra; io ho sempre avuto nemici a sinistra, e non me ne sono mai occupato. Ho votato Pci quando era comunista anche Napolitano. Ma viene il momento in cui la realtà cambia le cose, bisogna distaccarsi da alcune vecchie certezze, lasciare la ciambella di salvataggio ed essere liberi di nuotare, non abbandonando per questo la tua terra d’origine. Non ce la faccio più a sentir recitare la solita solfa “Dì qualcosa di sinistra”. Era la bellissima battuta di un vecchio film, non può diventare l’unica bandiera delle anime belle di oggi. Proviamo piuttosto a dire qualcosa di sensato, di importante, di nuovo. Magari scopriremo che è anche di sinistra”. E non poteva mancare una riflessione su Berlusconi: “Berlusconi è stato fondamentalmente un uomo d’azienda. Nel suo campo e nel suo tempo una persona molto abile, non un vecchio padrone delle ferriere. Ha fatto politica solo per proteggere i suoi interessi, senza avere nessun senso dello Stato, nessun rispetto per le regole e, credo, con alle spalle una scarsa cultura generale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. È imputato di reati gravi e si è difeso dai processi più che nei processi. Che altro vuole sapere? Aveva ragione l’Economist : Berlusconi era inadatto a governare l’Italia. Mi chiedo però anche se l’Italia sia adatta a essere governata da qualcuno”. Un premier non telefona in questura per far liberare un’arrestata dicendo che è la nipote di Mubarak, non crede? “Certo. Andreotti non si sarebbe mai esposto così. Però, guardi, ho seguito con crescente fastidio e disinteresse l’accanimento sulla sua vita privata. Forse potevamo farci qualche domanda in meno su Noemi e qualcuna di più sull’Ilva di Taranto? Pensare di eliminare Berlusconi per via giudiziaria credo sia stato il più grande errore di questa sinistra. Meglio sarebbe stato elaborare un progetto credibile di riforma della società e competere con lui su temi concreti, invece di gingillarsi a chiamarlo Caimano e coltivare l’ossessione di vederlo in galera. Non condivido nulla dell’etica e dell’estetica berlusconiana, ma mi irrita sentir parlare di ‘regime berlusconiano’: è una falsa rappresentazione, oltre che una mancanza di rispetto per gli oppositori di Castro o di Putin che stanno in carcere. E ho trovato anche ridicolo che si sia appiccicata una lettera scarlatta al sindaco di Firenze per un suo incontro col premier”. E riguardo al sindaco fiorentino, che appare l’uomo del futuro: “Renzi è uno che ha sparigliato. Se il Pd avesse candidato lui probabilmente avrebbe vinto. Ma la scelta del termine rottamazione non mi è mai piaciuta, mi è sempre parsa volgare e violenta. E poi non sono più disposto a seguire nessuno a scatola chiusa”. Non crede quindi molto in lui e sembra non abbia intenzione di votare alle primarie: “Il verbo ‘credere’ non dovrebbe appartenere alla politica. Non basta promettere bene e saper comunicare. E poi penso di non votare alle secondarie, si figuri se voterò alle primarie. Il Pd sta passando l’estate a litigare. E magari anche Renzi ne uscirà logorato”. Ma De Gregori non è convinto neanche dei metodi utilizzati da Grillo: “Ho trovato inquietante la campagna di Grillo, il suo modo di essere e di porsi, il rifiuto del confronto, le adunate oceaniche. Condivido i tagli ai costi della politica e la richiesta di moralizzazione che viene da molti e che Grillo ha saputo ben intercettare. Molti elettori e molti eletti del M5S sono sicuramente persone degne e capaci di fare politica. Ma questa idea della Rete come palingenesi e istituzione iperdemocratica mi ricorda i romanzi di Urania”. E se in passato aveva criticato Veltroni, ora qualcuno che gli piace c’è: “Papa Francesco, la più bella notizia degli ultimi anni. Ma mi piaceva anche Ratzinger. Intellettuale di altissimo livello, all’apparenza nemico del mondo moderno e in realtà avanzatissimo, grande teologo e per questo forse distante dalla gente. Magari i fedeli in piazza San Pietro non lo capivano. Ma il suo discorso di Ratisbona fu un discorso importante”. Ma De Gregori, Viva l’Italia è una canzone che sente ancora adatta al momento: “Sono convinto che l’Italia abbia grandi chance per il futuro. E ogni volta che canto quella canzone sento che ogni parola di quel testo continua ad avere un peso. ‘L’Italia che resiste’, ad esempio; e solo le anime semplici potevano pensare che c’entrasse qualcosa con lo slogan giustizialista ‘resistere resistere resistere’. ‘L’Italia che si dispera e l’Italia che s’innamora’. L’Italia che ogni tanto s’innamora delle persone sbagliate, da Mussolini a Berlusconi. Ma il mio amore per l’Italia, e per gli italiani, non è in discussione. Sono stato berlusconiano solo per trenta secondi in vita mia: quando ho visto i sorrisi di scherno di Merkel e Sarkozy”.
Walter Veltroni candida il suo rottamatore. Uscito dal partito, torna a far sentire la sua voce intervenendo a “In Onda” su La7 e lo fa per lanciare il suo appoggio a Matteo Renzi. “Se farà un documento pasticciato per mettere d’accordo tutto e il contrario di tutto, non lo sosterrò. Ma da quello che ho capito in questi anni non credo. Se lui lavorerà per un partito del riformismo italiano, io lo sosterrò”, ha detto ex segretario Pd.
Veltroni ha poi ribadito: “Non basta conquistare i voti in uscita dal centrodestra, ma bisogna motivare anche chi da sempre e’ di centrosinistra”.
Ma che Pd vuole Veltroni? “Io vorrei che il Pd tornasse ad essere un partito aperto nel quale centinaia di migliaia di persone si trovano. In questi anni si è chiuso, non si perdono tre milioni e mezzo di voti se non ci si chiude. Il Pd deve decidere cosa vuole essere: il partito che è stato in questi anni o vuole tornare il partito che cerca il consenso della maggioranza riformista del Paese”.
Quindi secondo Walter Veltroni “bisogna che questo governo vada avanti, la situazione è tale che non possiamo permetterci incertezza”. L’esecutivo, spiega sempre l’ex parlamentare del pd, “deve fare le due cose su cui e’ stato chiamato: le riforme, a cominciare dalla legge elettorale, e il rilancio dell’economia, Poi si tornerà al bipolarismo”. Anche se il dibattito precongressuale rischa di essere stancante: “Le regole sono importanti, sono parte della democrazia. Ma se si mette a confronto i discorsi della giornata… qual è il discorso che ha acceso la speranza, la passione? Ho citato Draghi e Bergoglio per dire che la sinistra sembra parlare spesso piu’ regole che di questi temi…” “Le primarie sono fatte cosi’: chi non dovrebbe votare sono quelli che non hanno votato Prodi al Quirinale… Il contesto delle primarie e’ il contesto di un’elezione aperta. Se invece si fa solo un’elezione tra gli iscritti si fa un’ altra cosa”, ha aggiunto.
Quale è stato il peggior errore di Bersani? “Bersani durante la campagna elettorale ha usato la parola ‘usato sicuro’ per definire la sinistra, forse il suo errore peggiore”, ha concluso così Walter Veltroni
Bersani presenta un nuovo sito e inizia una nuova contesa per provare ancora una volta a dare la sua personale impronta al partito. Nei mesi scorsi è uscito il libro di Veltroni, quasi in concomitanza con quello di Renzi. Barca aveva già più di una volta chiarito il suo pensiero e una proposta per riformare il partito. Sono tante le idee e tanti i modi di riformulare un partito, ecco l’idea di Bersani:
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex garante della privacy Rodotà striglia Grillo. Riguardo le scorse amministrative, afferma: “Ha perso per due ragione la prima è politica: hanno inciso sul voto i conflitti e le difficoltà e le polemiche di queste settimane. La seconda è che avevo detto che la parlamentarizzazione dei 5 stelle non sarebbe stata indolore. E cosi è stato”. Continua, lui che dai grillini era stato candidato alla presidenza della Repubblica, parlando del rapporto con la Rete: “La rete da sola non basta. Non è mai bastata. Guardiamo l’ultima campagna elettorale: Grillo è partito dalla rete, poi ha riempito le piazze reali con lo tsunami tour” Tenta anche un paragone “illustre”: “Anche Obama – dice – è stato lo stesso. Si parte dalla rete ma poi si va oltre”. Ma si spinge anche oltre: “Non voglio fare quello con la matita rossa però certo non bastano più le indicazioni di Grillo e Casaleggio. Un movimento nato dalla rete, che ha svegliato una cultura politica pigra, una volta entrato in Parlamento deve cambiare tutto. E non può dire ai parlamentari: non dovete elaborare strategie”. Insomma, il consiglio è che i parlamentari grillini “devono avere la libertà di lavorare”.
Ma la risposta di Grillo non si fa attendere, e sul suo blog scrive: “In prima fila persino, con mio sincero stupore, un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”. Un salto non da poco: da candidato ideale per il Colle a “ottantenne miracolato”. L’Huffington Post ha provato a farsi rilasciare un commento da Rodotà, ma la sua è stata una risposta laconica: “Non ne voglio parlare, non so a chi si riferisca Grillo”. Ma l’ex comico non si limita a questo, eccolo allora passare all’attacco di tutti i “maestrini dalla penna rossa”. Per, presumibilmente, Nichi Vendola c’è un: “È tornato in grande spolvero il supercazzolaro che non sa nulla né di Ilva, né degli inceneritori concessi alla Marcecaglia, è come le vecchie di “Bocca di Rosa” “Si sa che la gente dà buoni consigli/ se non può più dare cattivo esempio”. Bersani, tornato recentemente sulla cresta dell’onda a seguito delle amministrative, non poteva mancare all’appello: “C’è poi lo smacchiatore di Bettola in grande forma che spiega, con convinzione, che la colpa del governo delle Larghe Intese è del M5S quando il pdmenoelle ha fatto l’impossibile per fottere prima Marini e poi Prodi e non ha neppure preso in considerazione Rodotà”. E come dimenticarsi del rottamatore? “Renzie, lo statista gonfiato, imperversa con le sue ricette e le critiche al M5S su tutti i canali televisivi preda di compiacenti cortigiane come la Gruber. Renzie non è più sindaco di Firenze da tempo, è diventato un venditore a tempo pieno di sé stesso. Vende in giro un sindaco mai usato, come nuovo”. Proseguendo si trova anche Veltroni: “Persino Topo Gigio Veltroni è stato riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte”. E conclude con Pippo Civati: “Che non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino. Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto”.
Elezioni amministrative a Siena… naturalmente il clima è bollente e nel cuore della Toscana, c’è ancora quella ferita che viene curata con il silenzio perché alzare il coperchio in questo momento può significare creare un terremoto politico i cui esiti travolgerebbero inesorabilmente l’esecutivo. Alle 19 Grillo fa il suo comizio e inevitabilmente c’è al centro lo scandalo MPS, ma già nella mattina di oggi una delegazione di parlamentari pentastellati è scesa in sala stampa alla Camera e ha annunciato: “Abbiamo presentato una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla banca senese. Non basta il lavoro svolto dalla magistratura, perché molte delle domande che ruotano attorno alla banca e che necessitano di una risposta esulano da un aspetto prettamente giudiziale.” Quindi si va in cerca di responsabilità politiche?
Ma è solo Grillo a sostenere questa linea? E’ solo Grillo e i parlamentari del suo Movimento a indicare tra i responsabili dello scandalo MPS anche alcuni politici? Sembra proprio di no. Mauro Aurigi, sindacalista alla Mps dal 1957, critica l’istituo dagli anni ’90. C’è chi sostiene che sia uomo vicino ai pentastellati, ma Grillo ha fondato il M5S solo nel 2009… O Augeri è un profeta con la palla di cristallo o qualcosa di marcio c’era già in Mps. E’ lo stesso sindacalista che ha dichiarato “Il problema è che la nostra è una città affiliata e succube a cosche di potere, come purtroppo accade in tante città meridionali. Se la quotazione di borsa iniziale fosse stata mantenuta, oggi avremmo una banca che varrebbe 60miliardi di euro. Invece ne vale 2”
Dove è il peccato originale? “La privatizzazione. Ha sradicato un’istituzione che faceva dell’attaccamento dei suoi dipendenti alla città una delle sue fortune, e che in virtù di quell’amore avrebbero respinto le operazioni spericolate fatte in questi anni”.
E i responsabili? “Ma ormai del Pci delle origini in questo contesto non c’è nulla. Sono solo arrampicatori sociali spaventosi, che si nascondono dietro un’etichetta di partito”.
Secondo Grillo e il M5S la cura per la banca è la nazionalizzazione… ma purtroppo per alcuni e per fortuna per altri sembra proprio che i pentastellati non riusciranno a conquistare la fascia tricolore… eccezion fatta per i miracoli o le sorprese che ci possono sempre essere.
A dirlo è lo stesso Aurigi: “L’arrivo di Grillo a Siena sposterà uno o due punti percentuali, ma il ballottaggio purtroppo è lontano” eppure fino a qualche settimana fa c’era davvero la possibilità che si vincesse. Cosa è accaduto? E’ sempre il sindacalista, che senza troppi giri di parole afferma: “Hanno inciso le questioni romane: settimane a parlare di scontrini, e quella cretina della Lombardi che è andata a dire a Bersani che sembrava di stare a Ballarò invece di farci un governo insieme e provare a cambiare le cose”. E secondo la stampa Aurigi sarebbe un uomo vicino a Grillo e tenderebbe a fare propaganda per l’M5S parlando di implicazioni del Pd con l’MPS?
Si andrà al ballottaggio quindi e ci saranno Pd e Pdl a contendersi la Rocca… Una fetta ormai magra… spolpata da quei derivati che hanno minato le fondamenta di Salimbeni.
“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne fedelmente la Costituzione”, con questa formula, a norma dell’art. 91 della Costituzione, Napolitano s’insedia per la seconda volta a Capo dello Stato. Inizia quindi il suo discorso con un ringraziamento per la sua elezione e per “la fiducia e l’affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l’istituzione che rappresentavo tra grandi masse di cittadini”. Passa a giustificare il suo cambio di posizione, lui che aveva negato ogni possibilità di essere rieletto: si è visto spinto ad accettare dall’attuale situazione, soprattutto considerato il clima di tensione e l’inconcludenza, nonché impotenza, del Parlamento nello svolgere l’elezione. La rielezione del Presidente uscente, che non è mai avvenuta prima, non è però resa impossibile dalla stessa Costituzione, come se si fosse voluto lasciare aperta una finestra per momenti di particolare crisi, come quelli che si stanno affrontando. Napolitano parla allora di “vitalità delle istituzioni”, chiamate ad un compito gravoso, ossia di rinnovare e riformare la politica mettendole a confronto con i partiti dove prevalgono lentezze e contrapposizioni, nonché calcoli di convenienza e tatticismi. Moralità, trasparenza e taglio di costi sono stati ignorati a causa di questo atteggiamento e, di contro, ingigantiti da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo. Imperdonabile, per Napolitano, resta inoltre la mancata riforma della legge elettorale del 2005, fatto che ha portato “il vincitore a non riuscire a governare una simile sovrabbondanza” dopo le elezioni. Ricorda poi di aver fatto un’opera di “persuasione vanificata da forze politiche che ora mi hanno chiamato a riprendere il ruolo di Presidente” e ammonisce che, se si troverà nuovamente dinanzi a simili assurdità, non esiterà “a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”. “Non si può più sottrarsi al dovere della proposta, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno per vivere e sopravvivere la democrazia e la cittadinanza italiana”. Napolitano rinvia allora ai documenti stilati dai 10 saggi come indicativi di quello che c’è bisogno di attuare. Chiede attenzione per rafforzamento e rinnovamento degli organi dello Stato, come forze dell’ordine e Magistratura, che vanno “protette” anche da attacchi mediatici riconoscendo l’importanza che hanno per il mantenimento alla libertà. Per il Capo dello Stato, serve poi affrontare la recessione, potenziare l’istruzione e il capitale umano, favorire ricerca, innovazione e crescita delle imprese anche all’interno di un ambito europeo. Chiede inoltre che sia rivolta l’attenzione alla questione lavoro. Il cambiamento va fatto quindi partendo da questi punti, per essere efficace. Napolitano invita i deputati pentastellati a non continuare ad aizzare la contrapposizione aula/piazza, ma a partecipare in modo attivo all’interno del Parlamento. Parla di metodo democratico e si augura che le forze presenti non temano di convergere su alcuni punti. Parlando dei suoi compiti, ora che si è assunto nuovamente le sue responsabilità, ribadisce che tocca al governo riuscire ad ottenere la maggioranza in ambedue le Camere e non spetta al Presidente dare mandati per costituirne uno. Napolitano prende ad esempio l’Europa parlando del fatto che forze contrapposte possono trovare dialogo e riuscire a collaborare, scorda però di notare che all’estero sono presenti figure politiche molto diverse da quelle che siedono nel nostro Parlamento! La sua conclusione è netta e precisa: svolgerà i suoi compiti fino a quando la situazione lo renderà necessario e a quando le forze glielo consentiranno. E chiude: “W il Parlamento. W la Repubblica. W l’Italia.”
All’uscita del Presidente, la banda intona l’inno di Mameli, anche se forse ci si aspetterebbe l’inno tedesco, visto che negli ultimi tempi sembrano tutti molto più interessanti a strizzare l’occchio alla Merkell piuttosto che ai cittadini italiani. Quello che resta di questo discorso è indubbiamente la dura critica all’inconcludenza di Bersani, che fino all’ultimo non ha voluto ammettere i propri errori nè cercare soluzioni alternative e, la minaccia, non troppo velata, a chi l’ha votato: è rimasto perchè gliel’hanno chiesto, ma certo ora non permetterà più che le sue parole cadano inascoltate. Ma siamo sicuri che ci sia ancora qualcuno che voglia ascoltare le parole del Presidente? Ricordiamoci gli appelli Fatti da Napolitano nei mesi precedenti le elezioni perché venisse modificata la legge elettorale, appelli rimasti inascoltati proprio da quella sinistra felicissima che tutto restasse immobile C’è da chiedersi che credibilità possa avere chi siede sulle stesse poltrone da più anni ed ha condotto l’Italia alle attuali condizioni. Del discorso di Napolitano quello che non è piaciuto e ha lasciato l’amaro in bocca è l’invettiva contro i grillini perchè è suonata come un’offesa a tutti i “cittadini” accorsi in piazza, ancora prima che i deputati o lo stesso Grillo “chiamassero all’appello”: l’invettiva di napolitano è suonata purtroppo come una patemte d’inettitudine nei confronti del ” popolo ” come “soggetto” incapace di ragionare da solo. E’ vero che determinate questioni dovrebbero anche essere disputate in aul,,come dice Napolitano, ma se ciò non avviene è solo perché non si possono più definire ” rappresentanti del popolo” quelli che oramai sono ripiegati solo al raggiungimento del loro interesse personale. Per fortuna, allora, che di persone in grado di ragionare da sole, ignorando gli inetti che dovrebbero rappresentarle ce ne sono ancora , le stesse che, solo per fare un esempio, al termine di questo discorso si domandano perchè tante belle parole siano state spese affinchè ci si impegnasse a risolvere la questione del lavoro ma senza ribadire e imporre il fatto che prima di tutto il lavoro è un diritto fondamentale e un obiettivo da raggiungere senza mai disgiungerlo dal diritto alla salute. Presidente, augurandoLe buon lavoro, solo una domanda: va bene se il lavoro salta fuori grazie a fabbriche che ammazzano la cittadinanza? Perchè il Salva-Ilva qualcuno l’ha firmato…
Twitter ha miliardi di colpe… il Napolitano bis, la caduta di Bersani, l’ascesa di Renzi, insomma è colpa dei social network se esiste una casta e se si salvaguardia e guai a chi la importuna. Guai a chi ne parla… e finiamola anche con i “grandi puffi” e con “gli 87 anni del capo dello stato”… è solo colpa di Twitter!
A tutt’ora, i politici del Pd, il partito allo sfascio, commentano quello che sta accadendo con una lettura che, una volta in più, dimostrano quanto lontani siano dagli elettori: le sedi provinciali sono occupate, i giovani del partito hanno acclamato Rodotà manifestando lungo tutto lo stivale, i militanti hanno urlato “Vergogna” ai loro rappresentanti… e il commento che arriva suona simile a: gli elettori sono delusi a causa dei franchi tiratori. Dei franchi tiratori??? Forse è deluso da chi il voto l’ha dato inciuciando con l’acerrimo nemico Berlusconi che, una volta di più, ha compattato il suo partito. Del resto questa è stata la settimana delle elezioni del Presidente, che hanno portato alla ri-nomina di quello stesso Napolitano che fino al giorno prima negava con tutto se stesso la possibilità di tornare sui suoi passi. Come si suol dire… non c’è due senza tre: Berlusconi aveva fatto marcia indietro per poi tornare in campo, Monti aveva assicurato di non essere un politico e che avrebbe fatto rientro alla sua Bocconi… se è vero che il quarto vien da sè, aspettiamo a vedere che inventerà Bersani per riaffacciarsi dalla finestra… Ma veniamo a noi, e a voi! In questa settimana quello che più vi ha incuriosito è stata la lettura che Travaglio ha dato di Marini, il nome condiviso sia da Pd che da Pdl il primo giorno di votazioni. Nome bruciato dallo stesso partito che l’aveva proposto, che ora non risparmia attacchi a chi “l’ha silurato” in sede di voto. Giustamente, conosciamo un po’ chi potrebbe governarci.
Al secondo posto però ecco il suicidio di Fermo Santarossa, un imprenditore che, messo alle strette, ha preferito il suicidio al dover scegliere chi, tra i suoi dipendenti, licenziare. In uno Stato che strangola, in mezzo a litigi nelle alte sfere interessate solo ai propri interessi, c’è ancora chi conosce il significato del termine DIGNITA’, vissuta sulla propria pelle, non professata solo a parole. Dopo questa notizia, che è l’ennesima immagine di uno Stato malato, questa settimana siamo stati sconvolti dalle tante, troppe, manifestazioni di odio ma non solo. Viene da pensare a debolezza, incapacità di affrontare la vita e le sue situazioni, ad un essere “viziati” nell’anima. Sembra che le persone si aspettino di poter avere sempre e comunque quello che vogliono e, se non l’ottengono, l’unica via d’uscita è la violenza. In particolare, questa settimana, c’è stata l’aggressione a Lucia Annibali, un’avvocatessa sfregiata al volto con l’acido per ordine del suo ex che, creatosi l’alibi, ha ingaggiato due persone perchè facessero il lavoro sporco al posto suo. E sempre in tema di violenze ingiustificate ed ingiustificabili, una telefonata anonima ha permesso ai carabinieri di ritrovare i resti di una donna in un sacco nero, Denise Morello ha perso la vita per mano del suo ex, che “l’amava tanto”, troppo, in maniera così assoluta da aver preferito ucciderla che permetterle di vivere senza di lui e, ancora, Michela Fioretti ha perso la vita per mano dell’ex marito, incapace di sopportare la separazione tanto da preferire uccidere la donna e tentare il suicidio, e poco importa dei due figli piccoli. Ma questa settimana è stata anche la sentenza del caso Scazzi: per l’omicidio della giovane Sarah, Sabrina e Cosima sono state condannate all’ergastolo. Altre due notizie hanno attratto la nostra/vostra attenzione: una coppia sorpresa a far sesso sul cofano dell’auto ha picchiato il proprietario della vettura mentre si è scoperto che la società che produce il musical Shrek non paga gli artisti. Passando dall’Italia all’estero, per tutta la settimana abbiamo seguito prima l’attentato alla maratona di Boston, in seguito le varie teorie offerte dagli inquirenti per poi osservare la caccia ai due ragazzi sospettati dall’Fbi. Con tutta questa violenza, questa crudeltà gratuita, c’è ancora chi vorrebbe riempire di fiori i cannoni e pensa che, alla fin fine, meglio fare l’amore che la guerra, se poi lo si fa “con perizia”, allora la vita potrebbe tingersi di tinte diverse: vogliamo leggerlo così l’interesse per il Kama Xcitra, che svela il Kamasutra in 3D.
Ci auguriamo che la settimana prossima ci regali qualche sorriso, ci porti un po’ di leggerezza, ne abbiamo bisogno. Per questo vi salutiamo con questo video, per ricordare che abbiamo un bimbo in noi, che ha bisogno di divertirsi e stare bene, cerca armonia e un po’ di leggerezza. Sperando che tutto quello che sta accadendo possa essere presto bilanciato!
Forse che Luciana Littizzetto poteva esimersi dal commentare l’elezione del Presidente della Repubblica? Eccola allora entrare “sfarfallando” nello studio di Che tempo che fa e, avvisata da Fazio che la Gabanelli è all’ascolto, dà il via al suo brillante monologo. “L’elezione del presidente della Repubblica è molto meno scenografica di quella del Papa” esordisce. “E poi c’era la Boldrini che sembrava recitasse il rosario quando leggeva i voti ‘Franco Marini, prega per noi, Stefano Rodotà prega per noi’.” La Litti nazionale ipotizza quindi che Bersani abbia come suggeritori Schettino o magari la Lombardi, la capogruppo del MoVimento 5 Stelle tristemente nota per le sue gaffe. Il passaggio successivo è il ritratto di tutti i possibili candidati che, probabilmente, alla carica di Capo dello Stato non ci arriveranno mai: “Te lo immagini se fosse stata eletta la Gabanelli come presidente che discorso di fine anno? Migliaia di querele. E se avessero chiamato qualcun’altro di Rai 3 come Mirabella? Avrebbe parlato di come misurare la pressione a Obama. Berlusconi aveva detto che sarebbe emigrato se fosse stato eletto Prodi. Ma dove vai Berlu. Puoi andare solo da Putin, e magari provarci con le Pussy Riot. Ma è D’Alema che avrebbe davvero unito il paese: sta sulle balle a tutti! E poi Rodotà? Non ricorda quella canzone…Ro do tà tà tà” ed inizia a cantare “C’era un ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones”. Ovviamente non poteva mancare un pensiero anche per Bersani: “Ha detto che uno su quattro l’ha tradito, peggio di Gesù”. La chiusa è una letterina indirizzata a Napisan: “Ti hanno tirato per la giacchetta, noi lo sappiamo che di fare il presidente ne avevi piene le pinne, e hai ragione, ora non è un bel momento. Hai fatto la Resistenza, si è visto ne hai avuta tanta in questi anni, hai dovuto incontrare i tre porcellini, Grillo, Bersani e Berlusconi. E dopo i tecnici e i saggi chi chiamerai i sette samurai? Ti sono mancate solo le locuste e la pioggia di fuoco. Se accetti metti una clausola, non ti far eleggere presidente ma re, re Giorgio così mandi tutti a quel paese. Se le gemelle Kessler accettano il sabato di Rai Uno siamo davvero un paese proiettato nel futuro” conclude amara la Littizzetto.
«Nessuno ha spiegato a Bersani che l’Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco con lo psiconano. La guerra è finita, arrendetevi. Liberateci per sempre dalla vostra presenza. Capranica è l’ultima raffica dell’inciucio. Queste giornate di primavera ricordano un altro aprile, quello del 1945. La fine di una lunga guerra e la volontà di ricostruzione. Il Paese, come allora, è in macerie. C’è però una differenza, tra il comico e il tragico». Il richiamo storico per richiamare il Paese a quella unione e compattezza che lo caratterizzò nel dopoguerra quando l’intera nazione era di ricostruire. Grillo sfrutta quindi il sentimento patriottico e richiama le grandi gesta del Paese per cercare di unire nel ricordo gli indecisi che possono ancora fare la differenza.
«Nessuno dopo il 25 aprile si azzardò a girare per le strade in fez e camicia nera. I fascisti si dileguarono o cambiarono casacca», continua Beppe Grillo sul suo blog. Quel cambio di casacca dopo la prima votazione è una perfetta sintesi che mette in rilievo sia le vicinanze tra Pd e Pdl (l’accordo Pdl e Pd che per la base dei democratici è stato vissuto come un inciucio e quindi un cambiar casacca) sia un invito a “cambiar giacca” e votare Rodotà.
«Il ventennio mussoliniano si concluse nel peggiore dei modi, ma nel dopoguerra almeno non si candidarono al Governo i superstiti del Gran Consiglio del Fascismo – sottolinea il leader del Movimento 5 Stelle – Non ci fu un inciucio tra Togliatti e Dino Grandi. I responsabili non si ripresentarono come salvatori della Patria come avviene con Berlusconi, Bersani e D’Alema. La Nazione prese atto del disastro a cui l’aveva condotta il fascismo e voltò pagina». M5S per Grillo è il voltare pagina, è la nuova politica quindi anche qui i termini vengono misurati per indicare la rinascita dell’Italia ponendo al centro del rinnovamento il M5S.
«Il teatro Capranica, ieri sera a Roma – aggiunge, facendo riferimento alla riunione dei grandi elettori di Pd e Sel, durante la quale Bersani ha annunciato la candidatura di Marini – ricordava un altro teatro, il Lirico di Milano, dove Mussolini tenne l’ultimo discorso il 16 dicembre del 1944 per ricompattare i resti delle camice nere. Capranica è l’ultima raffica dell’inciucio». Poi sferra l’attacco finale e paragona Bersani a Mussolini avvicinando il teatro Capranica al Lirico di Milano, fondendo passato e presente, chiamando in causa uno degli episodi più condannati della storia italiana: il ricompattamento delle camicie nere il 16 dicembre del 1944.
«Nessuno ha spiegato a Bersani che l’Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco con lo psiconano come è avvenuto negli ultimi vent’anni. Il Paese vuole togliersi, definitivamente, il sudario in cui l’hanno avvolta i caporioni del pdl e del pdmenoelle. La guerra è finita, arrendetevi. Liberateci per sempre dalla vostra presenza. Siamo esausti».
Ora che il pericolo è stato scongiurato, Grillo può veramente avere delle chances in più da giocarsi… vediamo chi alla fine riuscirà a portare a casa la partita per ora il primo set è andato alla Democrazia.
Fino a ieri sembrava che fra Pd e M5S il matrimonio proprio non si potesse fare, ora invece, in nome di un Presidente, non politico, donna e con un curriculum inattaccabile, almeno una sorta di fidanzamento virtuale è anche sperabile.
“La rete ha espresso un miracolo: Milena Gabanelli al Quirinale. E io volevo dare un consiglio a Bersani: voti la Gabanelli. Sarebbe un grande segnale. Potrebbe diventare con la Gabanelli la repubblica delle manette? Eh, non sarebbe mica male. Provi a votarla e cominciamo da lì. Poi ci sono i rimborsi elettorali e la legge elettorale e la corruzione. Così potremmo trovare una convergenza” Queste le parole di Grillo nel suo video messaggio a Bersani che fanno da ponte tra l’anti-politica e la vecchia politica… Insomma Grillo si getta nella mischia a testa bassa. D’altra parte grandi possibilità nonc e ne sono, se davvero Bersani fa l’inciucio con Berlusconi e scambia il Presidente per una futura fiducia al governo da lui presieduto per Grillo non ci sarebbero più vie d’uscita. Sarebbe fuori da ogni gioco! Quindi rilancia la palla e prova lui con la mossa del Presidente da condividere in cambio di una fiducia futura da incassare.
Dopo i tre suicidi di ieri (che puoi leggere qui) l’M5S lancia l’allarme e chiede a tutti i parlamentari di rinunciare ai rimborsi elettorali e di istituire un microfondo. Attraverso la pagina del suo profilo Facebook, Vito Crimi, lancia la proposta: «Non possiamo che ribadire la necessità di un’azione urgente a favore dei ceti produttivi e dei lavoratori, schiacciati dalla crisi e da uno Stato troppe volte cieco e sordo. Non c’è bisogno di attendere un nuovo governo – osserva – c’è bisogno di esempi e di un Parlamento subito operativo e sovrano dal punto di vista legislativo, come prevedono la Costituzione ed i regolamenti parlamentari. Tutti i partiti rinuncino da subito ai rimborsi elettorali, come ha fatto il Movimento 5 Stelle che ha lasciato allo Stato 42 milioni di euro. Basta una firma. I parlamentari si autoriducano lo stipendio creando un fondo per il microcredito per lavoratori e piccole e medie imprese in crisi. Il Parlamento ritorni sovrano in maniera decisiva, come prevede la Costituzione. Si costituiscano subito le Commissioni permanenti». In questo modo si possono mettere al primo punto all’ordine del giorno «il Reddito di Cittadinanza, le misure a favore delle piccole e medie imprese, i tagli alla Casta dello Stato».
Mentre M5S, cerca soluzioni, Bersani pensa alle poltrone? Berlusconi è impegnato in qualche pranzo? Monti sta attendendo l’apertura dei mercati asiatici per monitorare i suoi investimenti?
In un intervista televisiva Matteo Renzi lancia un messaggio al segretario dei democratici: “Il Pd prima smette di parlare di Renzi e pensa agli italiani, meglio è. Dico a Bersani: smetti di preoccuparti di me e anche di te e pensa agli italiani”. Sul governo: “Se Bersani e Berlusconi vogliono fare un bell’accordo, se lo facciano, ma veloce”. Altrimenti, “si vada a votare e si smetta di inseguire Grillo”.
L’incomunicabilità a confronto! Bersani e Berlusconi dopo l’incontro o forse lo scontro. Il cavaliere va via insieme ad segretario Angelino Alfano preannunciando che si sarà una nota congiunta sull’incontro svoltosi oggi a Montecitorio.
Un’anticipazione resa necessaria anche dalle parole di ieri di Giorgio Napolitano che sicuramente ha accelerato i tempi dell’incontro.
Intanto i grillini occupano il Parlamento mentre Bossi esorta Berlusconi a fare un accordo con Bersani, perchè poi il leader del pd si schianta da solo… ma è proprio Bersani a non volere accordi… parole al vento, incontri a vuoto e confusione istituzionale, mentre Letta ribadisce che si è trattato di un buon incontro… (bevuto bene?) poi senza pudore aggiunge…” ma siamo solo all’inizio!”
Intanto Renzi da Vinitaly bastona Bersani “Non ho vinto le primarie, ha vinto Bersani. Il problemino è che poi Bersani non ha vinto le elezioni. Mi hanno dato del qualunquista perché ho detto che si sta perdendo tempo. Prometto di non dirlo più, ma voi potreste per favore smettere di perdere tempo? Bisogna, elezioni o no, che vi mettiate d’accordo, che si decida”.
Poi arriva, con un twitter di Mentana, la replica che smentisce Letta: “E’ durato un’ora e un quarto l’incontro Bersani-Berlusconi. E secondo le prime voci non è andato affatto bene.”
2 versioni, 2 facce, 2 partiti in un incontro perso in partenza. L’Italia ha tempo per continuare ad agonizzare.
Pier Luigi Bersani questa mattina è ospite del programma televisivo Agorà su Rai3 e ha risposto a una serie di domande che non solo fanno il segno della situazione nel nostro Paese, ma che si proiettano anche nel futuro. Il leader del Pd ha confermato anche la manifestazione di sabato contro la povertà, mentre Berlusconi sarà in piazza per esporre con forza i suoi 8 punti programmatici di un possibile governo di scopo.
Si è fermi perché si deve eleggere il nuovo Capo di Stato?
“A mio modo ho una proposta di larghe intese. Non sottovaluto responsabilità democratica comune. Si consenta un governo di cambiamento su 8 punti. Si ricerchi un presidente della Repubblica condiviso, Nel 1976 c’era uno che governava e gli altri lo consentivano. Era una specie di governo di minoranza che la nostra Costituzione permette. Pdl e M5s hanno detto no.”
Bersani apre quindi l’intervista con una puntualizzazione sulle differenze tra il 1976 e oggi. Dopo che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitan, ieri durante la commemorazione per il 20° anniversario dalle morte di Gerardo Chiaromonte, aveva richiamato i partiti a trovare delle larghe intese sul modello di ciò che avvenne alla fine degli anni ’70, oggi Bersani spiega le differenze che lo hanno portato in un vicolo cieco in cui non è possibile pensare a un governo di minoranza.
Quindi no a un governissimo di larghe intese tra Bersani, Berlusconi e Monti?
“Il nuovo presidente della Repubblica considererà la situazione. Soluzione di governissimo con me, Berlusconi e Monti è formula che paralizza. Poi vedrà il nuovo capo dello Stato. Io sono affezionato alla mia idea, ma non vuol dire non essere disponibile ad altre ipotesi. Io sono preoccupato per questa situazione sociale allarmante”.
Nonostante la situazione sia socialmente allarmante Bersani si dichiara affezionato alla sua idea, ma disponibile ad altre ipotesi. Ma se la situazione è allarmante perchè Bersani continua a riflettere sulla sua idea quando ormai non è stata accettata da altre forze politiche? Pensa ancora di portare la sua proposta alle Camere per poi vedere se riesce a mettere in piedi una maggioranza bulgara?
L’incontro con Berlusconi?
“Incontrerò Berlusconi per discutere del metodo per eleggere insieme il presidente della Repubblica. Attenti a non fare meccanismi di scambio su elezioni capo Stato. Io non sono disponibile. Non si possono fare improvvisazioni. Non voglio tirare paragoni oltre il lecito. Cerchiamo una larga maggioranza, con soluzioni che hanno anche un tratto di fantasia. Per Quirinale mi tengo testa aperta per varie soluzioni.”
Quindi sul tavolo non c’è un idea di governissimo, come smentita già in apertura del suo intervento ad Agorà, ma solo trovare dei nomi che possano andare bene per la destra e la sinistra. Ma sopratutto un nome che possa essere un ponte anche con l’Europa?
Quale sono le sue priorità?
“Voglio fare partire governo con qualche decisione di terapia d’urto. Affrontare emergenza sociale e moralizzazione della vita pubblica”.
Quindi emergenza sociale e vita pubblica. Ma sembra nebbiosa la risposta sul finanziamento ai partiti:
“Nell’incontro coi grillini c’è stato un fuorionda. Io mi sono detto pronto a discutere del superamento del finanziamento pubblico ai partiti. Io poi ho chiesto loro se sono pronti a ragionare nella stessa legge sulla democrazia interna. La risposta è stata molto interlocutoria”.
Il governo Monti?
“Il governo Monti si è paralizzato sulla corruzione: non è possibile”
Si è anche rivelato incapace di trattare sul piano internazionale nela questione dei Marò.
Fabrizio Barca, intervenuto alla trasmissione In mezz’ora di Lucia Annunziata, ha annunciato la sua volontà di entrare a far parte della dirigenza del Pd: “Non ambisco a fare il segretario del Pd, ambisco essere parte del gruppo dirigente”. E già si è messo all’opera al riguardo. La settimana prossima, infatti, presenterà la sua agenda: la sua “memoria”. “Il Pd, la sinistra e Sel hanno bisogno di fare squadra, non ovviamente a costo di un compromesso, non se non c’è un ‘sentimento’ di squadra”, ha spiegato, aggiungendo che è necessario superare l’idea tecnocratica, ossia il “pensare che ‘il cosa fare’ lo sappiano 15-20 persone” così come va lasciata alle spalle la convinzione “secondo la quale ‘ormai siamo in un mondo in cui tutti sanno cosa fare e veniamo convocati tutti davanti al computer e basta fare un referendum’. Si tratta di due visioni sbagliate”. L’intervista di Barca, arrivata in un momento delicato per un Pd scisso tra il rifiuto e la volontà di aprire al PdL, è servita al ministro per la Coesione territoriale per ribadire il suo punto di vista circa la centralità dei partiti. “Le parti economiche sono importantissime, ma il partito è il crogiolo dove i bisogni delle persone, e soprattutto le soluzioni, arrivano a una decisione”. “Ad una macchina dello Stato riformata deve corrispondere un sistema dei partiti che funzioni bene”.
Mps è di nuovo stata congelata in borsa dopo essere brevemente tornata agli scambi ed essere arrivata a perdere, in fase di contrattazione, poco più del 10%.
Avvio pesante per Mps alla riapertura dei mercati dopo lo stop pasquale e dopo che giovedì aveva annunciato perdite per 3,17 miliardi di euro. Sul titolo sono fioccati i report delle banche d’affari, tutti pessimisti. Exane ha tagliato il target price sul titolo del 44%, Kepler l’ha ridotto da 0,22 a 0,13 euro, Deutsche Bank da 0,18 a 0,15 euro.
«Se il Papa dovesse scrivere una lettera a Grillo e a Bersani, immagino che le parole sarebbero più o meno queste: Cari fratelli, amate i vostri nemici, almeno in quei tre punti di governo che piacciono a Grillo e sui quali entrambi siete d’accordo per la fiducia. Tralasciate, per ora, i punti che vi separano a causa dei quali il governo potrebbe cadere ancora prima di nascere. Non c’è ‘Amore’ più grande di due nemici che, per il bene del popolo italiano, decidessero di incontrarsi sulla via di Damasco. Abbandonate quindi i rancori, anche se motivati, verso quei politici che secondo voi hanno sbagliato, affinchè il vostro comportamento sia di sprone per la loro purificazione». Lo scrive Adriano Celentano in una lettera a Repubblica in cui spiega che «si è perduta l’eleganza, infuriano soltanto scontri e polemiche L’obiettivo è distruggere ogni avversario».
Celentano poi prosegue: «I capigruppo del MS5 Crimi-Lombardo mi hanno sorpreso per il garbo che hanno avuto nel colloquio con Bersani. Eravamo abituati a ben altri termini, “i giornalisti mi stanno sul cazzo”, oppure “sono degli spalamerda” o battute fuori luogo sul Presidente Napolitano. “Se le fa Grillo”, avranno pensato, “le possiamo fare anche noi”, solo che loro non sono Grillo. E dopo la trionfale scalata elettorale lui può anche permettersi di scrivere sul suo blog, “schizzi di merda digitale”. Però attento amico parlante! Lo sai che io ti voglio bene e sono orgoglioso per quello che sei riuscito a fare. Ma mi preoccupa il fatto che se non cambi marcia e aspetti ancora ad innescare quella del vero statista anche se comico (una virtù che manca ai politici) ho paura che il motore si imballi e questo sarebbe un vero peccato. Praticamente tu spingi Bersani ad allearsi con Berlusconi. Hai mai pensato ai vari risvolti di una così curiosa alleanza? Tutti e due, per come li hai ridotti, sarebbero costretti a venirsi incontro, anche se nell’animo di entrambi auspica l’idea di tornare il più presto possibile felici e separati più di prima. Ma nel frattempo ci sarà una gara a chi dei due lavorerà meglio per il bene degli italiani. Se ciò avvenisse è chiaro che il merito sarà ancora tuo».
“Se Napolitano fa un altro nome è tutta un’altra storia’. Lo dice il capogruppo al Senato del M5S Vito Crimi commentando l’incontro di oggi con il premier incaricato Bersani. Un nome estraneo ai partiti ‘è bene che il Pd non lo faccia, altrimenti lo brucia. Non voteremo mai – dice- un governo targato Pd anche se guidato da una persona terza”.
Bersani incontra il Cei. Alle 12 infatti si è incontrato con Bagnasco… forse al governo serve Francesco? Oppure è Bersani che vede se nella curia c’è un posto per lui? Perchè ormai è certo che a Pier Luigi serva un miracolo o un inciucio!
Poi è la volta delle Regioni… un rebus intricato tra autonomia e unità del Paese! Promettere, ma non troppo… che poi bisogna mantenere perché il Pd non è il Pdl! Non sta qui a giocarsi la partita a Ruzzle, va direttamente a giocarsi il campionato. E con chi? Sembra che i giochi con l’M5S si siano già fatti… sembra che ci sia un massacro in corso in entrambi i partiti con giocate al rialzo. Grillo spaccato tra chi vuole un governo e chi vuole un principio e il Pd dilaniato tra fassiniani e renziani.
Nelle prossime ore ci sarà Maroni e le castagne da levare dal fuoco! Lega sì, ma Pdl no? Un quarto di Pdl e mezz’etto di M5S tra lo scudo di Bassano e un po’ d’ortica da digerire?
Insomma un vero e proprio rompicapo fatto di scelte difficili… anzi di Scelta Civica! Ripeschiamo i montiani e ci facciamo un paella? Oppure possiamo contare su una frittura mista con una birretta accanto?
Bersani veste i panni di Amleto e ci sta abbastanza scomodo anche perché il tempo stringe e le intese fin’ora son poche!
Ha ancora 48 ore di tempo, poi dovrà presentarsi a Napolitano con un po’ di risposte e – soprattutto – numeri certi. Pier Luigi Bersani sa che il sentiero è strettissimo, ma va comunque battuto fino in fondo. Per questo, nonostante le proposte avanzate ieri da Silvio Berlusconi – Alfano vicepremier e intesa sul Colle – siano state prontamente respinte al mittente, il segretario Pd oggi incontrerà comunque i partiti per sondare disponibilità e intenzioni. E capire soprattutto se – e a che prezzo – il Pd può avere i numeri per presentarsi da Napolitano, e in Parlamento.
I primi ad essere ricevuti sono stati i rappresentanti del Gruppo di Minoranza Linguistica della Valle d’Aosta, che hanno confermato il loro appoggio “qualora ci fossero garanzie per le autonomi”. Alle 10.30 è stata la volta del gruppo Misto del Senato e alle 11.00 di una delegazione del Psi. “Abbiamo trovato il presidente incaricato in ottima forma, non da settimana pasquale”, ha detto il segretario socialista Riccardo Nencini. “L’ipotesi a cui sta lavorando va verso due vie maestre: la prima riguarda la costituzione di un governo di cambiamento e aperto ad eccellenze, e la seconda su una sorta di convenzione di natura costituzionale, che lavori sulla seconda parte della Costituzione”..
Alle 13.15 Bersani incontrerà la delegazione della Conferenza dei Presidenti di Regione, guidata dal governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani. Gli incontri proseguiranno nel pomeriggio con alle 15.30
il Gruppo Grandi Autonomie e Libertà, alle 16.15 con Lega Nord e Pdl, saranno presenti Maroni ed Alfano, e infine alle 17.45 con Scelta Civica.
Tra i Big Player – Pdl, Lega e Monti, solo il filo con Scelta Civica sembra – se non scontato – almeno probabile. Ma al Senato la strada è in salita e nemmeno la pattuglia montiana è sufficiente. Per questo un incontro con Pdl e Lega è comunque indispensabile. E quello che un tempo sarebbe sembrata fantascienza politica, possibili punti di accordo tra i dem e il Carroccio, ora diventa quantomeno una strada da provare.
Ma il nodo più complesso è quello del rapporto con il Popolo della Libertà. Trattare o non trattare? È questa, malgrado le smentite, la domanda su cui si arrovella il segretario Pd. Di certo Bersani non accetterà in nessun caso forzature e imposizioni sul Quirinale. La ragione è abbastanza semplice e intuitiva, la partita del Colle riguarda i prossimi sette anni, quella dell’esecutivo – se va bene – un anno o poco meno.
Il premier incaricato Pier Luigi Bersani dovrebbe salire al Quirinale giovedì per riferire al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’esito delle consultazioni. Lo ha detto il vicesegretario del Pd Enrico Letta riferendo al gruppo parlamentare alla Camera l’andamento degli incontri che da domani saranno con le forze politiche.
«Ci sediamo con ‘questi signori’ soltanto per parlare di un governo insieme. Per esempio Alfano vice premier con Bersani premier. Con la partecipazione normale delle forze espresse dagli elettori». Lo afferma Silvio Berlusconi all’assembla dei gruppi.
Nel governo ci saranno anche Qui, Quo e Qua o solo la Banda Bassotti?
Nel quadro degli incontri per definire la squadra e il programma di governo, Bersani ha incontrato nel pomeriggio lo scrittore anti Camorra Roberto Saviano ed ha garantito che, se il suo governo si farà, si faranno «subito misure per la legalità». Con Saviano ha affrontato temi incombenti come la lotta alla grande criminalità, troppo oscurati nel dibattito pubblico, si legge in una nota diffusa dal Pd. «Un incontro assolutamente prezioso e illuminante – afferma il segretario Pd nel comunicato – che mi ha offerto un vero contributo per un immediato programma di interventi sui temi della lotta alle mafie. Voglio aggiungere che ritengo una vergogna per il nostro Paese che un protagonista della battaglia civica e della legalità debba vivere e spostarsi per ragioni di sicurezza, costantemente scortato da carabinieri. È tempo che le coscienze anche del nostro Paese e in primo luogo le istituzioni – conclude Bersani – si ribellino a questo stato di cose».
Se Bersani dovesse fallire nel tentativo di formare un governo e non decollasse nemmeno un esecutivo a guida tecnica si tornerebbe inevitabilmente a votare, e se il Pd con la «scusa» del poco tempo, decidesse di presentarsi al voto senza il «bagno popolare» delle primarie «a quel punto non starei a guardare». Sarebbe questo il ragionamento che Matteo Renzi starebbe affidando in questi giorni ai suoi interlocutori, convinto comunque che in caso di elezioni anticipate Bersani accetterebbe la sfida. Altrimenti a quel punto ci potrebbe essere il ‘piano B’ di lavorare a una nuova «Cosa progressista», capace di recuperare voti sia dai Cinque Stelle sia dal centrodestra, con al centro il lavoro. Ma intanto il sindaco di Firenze sta lavorando ad un «innovativo Job act» che sarà presentato ai primi di maggio, un piano del lavoro al quale «stanno lavorando imprenditori, docenti e manager». E immaginando una campagna elettorale ideale, Renzi avrebbe spiegato ai suoi che è sbagliato affrontarla senza una squadra di governo decisa prima e che invece ogni dossier del programma dovrebbe essere presentato in una apposita convention dal ministro incaricato.
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