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Carlo Verdone racconta Albertone. Lo fa partendo dalla casa, da quello che è lo specchio di ogni persona, che ci conosce intimamente, che contiene la “nostra vita” prima che le nostre cose. Alberto e la sua casa museo con tanto di teatro costruito negli anni Sessanta, il ricordo delle sue ‘discrete’ storie d’amore da parte di Goffredo Fofi e, soprattutto, Carlo che “indaga” e fa emergere una figura, quella più privata, che non è nota al grande pubblico. Sulle tracce di un grande attore comico scomparso dieci anni fa, i fratelli Verdone cercano di ricostruire la storia di quegli anni, il cinema, la commedia dell’arte, i personaggi nati dalla capacità di osservazione e di riproduzione caricaturale che solo i grandi geni sanno compiere attraverso un percorso di rielaborazione.
Vanno in scena anche le testimonianze di Gigi Proietti, Emi De Sica, Gian Luigi Rondi, Christian De Sica, la sorella dell’attore Aurelia, Franca Valeri, Carlo Vanzina, Pippo Baudo, Dino De Laurentiis, Ettore Scola, Claudia Cardinale e Fulvio Lucisano. Tutti raccontano il “rivoluzionario” Sordi, “l’inquisitore dei difetti italiani”!
“Questo nostro documentario – dicono i due autori – vuole essere un omaggio a un grande attore che rappresenta la tradizione dello spettacolo romano ai più alti livelli e che negli anni si è rivelato anche di fondamentale importanza per la nascita e lo sviluppo della migliore commedia all’italiana.
Un attore assolutamente rivoluzionario, all’inizio della sua carriera, tanto da scardinare le impostazioni da Accademia Teatrale canonica creando stupore e sbalordimento sia nel pubblico che nella critica. Sordi è stato una maschera ineguagliabile che conteneva tutte le fragilità, le miserie, i tic e i difetti dell’italiano meglio. Non quindi una maschera regionale ma una maschera universale”. Alberto Sordi, spiega Verdone nell’incontro con la stampa, é stato un attore “troppo imitato”, un uomo “abitudinario e anarchico allo stesso tempo, lo scopo di questa operazione é quella di far capire ai giovani, a chi non conosce Alberto Sordi, che c’é stato prima di loro. Non è possibile che si conoscano solo Tarantino e Lynch. Bisogna invece omaggiare il passato e far conoscere non solo Sordi, ma personaggi come Pietro Germi e Blasetti. Bisogna rituffarsi nel passato per poter creare il cinema del futuro”.
In un’Italia allo sbando, dilaniata da politiche sbagliate, da poteri occulti, da una finanza oppressiva, forse ripartire dai nostri “difetti” con uno sguardo al futuro, ricordarci da dove veniamo e avere davanti agli occhi chi è in grado di farci sorride… è un ottimo turbo per ripartire e invertire la rotta. In fondo la corruzione c’era, era insita nel nostro animo, ma c’era anche la generosità e un po’ di sana ingenuità… ora c’è solo rabbia, odio e invidia… abbiamo lasciato il marcio dei personaggi di Sordi e non abbiamo conservato il lato ludico… gli italiani ormai sono tetri e sorridono solo quando possono volgere lo sguardo altrove… a un Tarantino, a un Linch… a quell’estero che tanto ci piace, perchè ci accoglie, perchè non ci fa sentire al posto sbagliato nel momento sbagliato… ma veramente non possiamo più avere un occhio “italiano”?
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