Sono quattro le esplosioni che si sono succedute a Il Cairo questa mattina, l’ultima, secondo le fonti della sicurezza locale, dovrebbe essere avvenuta davanti a un cinema a Giza, la megalopoli che abbraccia parte della Capitale egiziana. A seguito dell’esplosione ci sarebbero almeno un morto e quattro feriti. Sale quindi il numero delle vittime: già nella mattina di oggi si erano registrati cinque morti. Gravi anche alcuni feriti rimasti coinvolti nelle esplosioni ella mattina.
Sono iniziati questa mattina gli scontri tra gli studenti che sostengono il presidente egiziano deposto Mohamed Morsi e le forze di sicurezza presso l’Università di al-Azhar al Cairo. Uno studente è morto negli scontri, come riferisce all’agenzia d’informazione “Anadolu” Mahmoud al-Azhari, portavoce del gruppo “Studenti contro il Golpe”, schierato con il movimento dei Fratelli Musulmani, al quale Morsi appartiene. La vittima è Khalid al-Haddad, ucciso da alcuni proiettili sparati dalla polizia davanti alla Facoltà di Economia e Commercio. Sempre stnado a quanto riferito dal portavoce ha quindi sottolineato che le forze di sicurezza hanno anche sparato lacrimogeni contro gli studenti pro Morsi che chiedevano ai loro colleghi di boicottare la sessione di esami. Con la morte dello studente sale a 6 il numero delle vittime in poco più di 24 ore, all’indomani dell’arresto di oltre 250 manifestanti islamisti. Il quotidiano governativo “al-Ahram” riporta che i disordini hanno preso l’avvio quando gli agenti hanno lanciato gas lacrimogeni contro i manifestanti, che stavano impedendo agli altri studenti di entrare nell’ateneo. I dimostranti hanno allora reagito scagliando sassi e incendiando cataste di pneumatici. Hanno quindi appiccato il fuoco alle facoltà di Commercio e Agricoltura, come mostrato in diretta dalla televisione statale. A quel punto la polizia ha cominciato a effettuare cariche per disperderli, ma senza grandi risultati. L’incendio, che si è esteso a due piani, è stato in seguito estinto dai pompieri.
La protesta finisce nel sangue in Egitto dove uno studente oggi è morto durante gli scontri all’Università del Cairo. I disordini, stando a quanto riferito da una fonte della sicurezza, sono avvenuti durante una manifestazione indetta dagli studenti pro Fratelli musulmani. Il ministero dell’interno ha fatto sapere che la protesta non aveva ricevuto l’autorizzazione in base alla nuova legge sulle manifestazioni pubbliche, che ha attirato numerose critiche degli attivisti.
Una “spia” francese caduta in mano agli egiziani a Qena, a circa 450 km dal Cairo e finita dietro le sbarre? L’idea era quella. Solo che la presunta “spia” era atipica: una cicogna con un dispositivo elettronico nell’ala. Il mistero però è stato presto svelato: il dispositivo non era altro se non un piccolo microcip utilizzato da scienziati transalpini per condurre uno studio sulla fauna selvatica.
Mohamed Badia, capo dei Fratelli Musulmani sarebbe stato arrestato in un appartamento nei pressi di Rabaa, sul viale Tayaran, nella capitale egiziana. Nel blitz è finito in manette anche il portavoce dell’Alleanza delle formazioni pro-Morsi, Youssef Talaat. Ad annunciarlo è stata la tv di Stato egiziana. La guida spirituale della Confraternita appare in buone condizioni, seduto su un divano con un paio di uomini armati di Ak47 al fianco.
Stando alle notizie diffuse dalle tv locali Badia sarebbe stato portato nel carcere Torah, lo stesso dove si trova l’ex rais Hosni Mubarak , che, dopo l’ordine di scarcerazione della giustizia egiziana, potrebbe essere liberato in giornata.
Intanto, secondo quanto trapelato da fonti interne al gruppo, i Fratelli musulmani hanno nominato Mahmud Ezzat guida provvisoria della Confraternita. Ezzat è soprannominato “la volpe della Confraternita”: la nuova guida dei Fratelli, per ora carica “provvisoria”, è stato arrestato più volte per adesione a una formazione illegale ai tempi di Hosni Mubarak. Ezzat, nato nel 1944 e padre di 5 figli, segretario generale della Confraternita, è stato in passato responsabile dei “servizi segreti” della formazione.
Intanto l’amministrazione Obama sembrerebbe decisa a sospendere temporaneamente la consegna di armi all’esercito egiziano e alcune forme di aiuti economici. Lo rivela il “Daily Beast”, malgrado solo lunedì il Dipartimento di Stato americano abbia sostenuto pubblicamente che non si era ancora decisa alcuna sospensione del flusso di denaro, circa 585 milioni di dollari, tra Washington e il Cairo. E’ stato il senatore democratico Patrick Leathy, attraverso il suo portavoce, a rivelare al sito di Tina Brown che “gli aiuti sono stati bloccati”. Il punto cruciale di questi aiuti sospesi riguarda la fornitura degli elicotteri Apache, già pagati dal governo egiziano, oltre a ingenti sostegni economici a favore di programmi che aiutano l’esecutivo del Cairo.
Egitto, da questa mattina si sono persi i contatti con la giornalista Mediaset Gabriella Simoni. L’inviata stava seguendo i drammatici avvenimenti di queste ore nel paese mediorientale. La Farnesina si è attivata e sta seguendo il caso.
Aggiornamento 17 agosto 2013, 16,44: Sembrerebbe che siano stati ristabiliti i contatti con la giornalista Gabriella Simoni della quale non si avevano più notizie da questa mattina. Della notizia ancora non si ha conferma ufficiale.
Fuori c’è il massacro, gli scontri, la guerra civile, ma all’Ambasciata italiana al Cairo invece si respira un clima di serenità e di grandi abbuffate. E’ datato 16 agosto il tweet (scandaloso?) di Davide Bonvicini, primo funzionario dell’ufficio stampa e vicario dell’ufficio economico e commerciale dell’ambasciata italiana, che posta su twitter una foto in cui i dipendenti della sede diplomatica brindano intorno a un piatto di pasta.
Molti utenti la ritengono poco opportuna. “Poco tatto” e “dubbio gusto”, osserva Massimo e Giovanni aggiunge: “Potremmo chiedere a @ilbonvi ed @AmbCairo cosa volevano trasmettere con quel tw magari farlo sapere a @emmabonino e @FarnesinaPress”. Duro anche l’utente Zeroholiday (“Perché non è vero che l’appetito vien mangiando, basta una guerra civile!”) mentre Massimo Mantellini dedica allo scatto un post dal titolo “L’eleganza del diplomatico” e scrive: “In una delle giornate più tristi della storia egiziana recente all’ambasciata italiana del Cairo twittano giulivi foto di enormi porzioni di penne all’arrabbiata”.
Magari come funzionario dell’ufficio stampa un tweet più appropriato ce lo aspettavamo tutti!
Lo racconta Robert Fisk sull’“Independent” di Londra e lo riporta il Fatto. Entrabi i giornali raccontano di quella telefonata tra la la giornalista Habiba Ahmed Abdelaziz, di 26 anni, e sua mamma. Nell’arco di sei si è scambiata con la madre numerosi sms, subito prima di morire vicino la moschea Rabaa al-Adawiyeh a Nasr City. I giornali ne hanno riportato i testi come testimonianza del massacro che sta avvenendo in Egitto:
Ore 6,19 del mattino.
Madre: Habiba che succede?
Habiba: l’esercito e la polizia si stanno muovendo. L’ufficio stampa è stato trasformato in ospedale da campo e l’atmosfera è tesa.
Madre: Dove ti trovi? Habiba: Solo i giornalisti hanno il permesso di restare nell’edificio. Sto facendo il mio lavoro. In caso di scontri debbo scrivere quello che vedo. Mi trovo nell’ufficio stampa. La porta è grande e non è facile buttarla giù.
Madre: Ci sono molti poliziotti e soldati?
Habiba: Sì, ma forse è solo una “guerra di nervi”.
Madre: Dove devi andare?
Habiba: Fino al monumento.
Madre: E come fai?
Habiba: Come tutti. Camminando o correndo a seconda delle circostanze.
Madre: Che Dio ci aiuti.
Ore 7,33
Madre: Che novità ci sono?
Habiba: Sono arrivati anche i giornalisti stranieri.
Madre: Ma in piazza che novità ci sono?
Habiba: Ho preso tre tipi di medicine. Fa molto freddo qui e sto tremando. Mamma, prega per noi.
Madre: Dio ci assicuri fermezza e ci dia la forza. Dio, dacci forza sopra di loro. Confido in te, Dio onnipotente.
Habiba: Tra poco vado. Ci sono anche dei blindati.
Ore 12,46
Madre: Habiba, ti prego rassicurami. Ho chiamato migliaia di volte. Tesoro mio, sono spaventata a morte. Dimmi come stai.
Non sempre tutto si può raccontare e a volte un’immagine conta più delle parole così fanno il giro del web le immagini delle fosse comuni e dei cadaveri trovati negli accampamenti dei sostenitori pro-Morsi a Il Cairo, così come le prove delle torture attribuite ai Fratelli Musulmani. Un video delle fosse comuni si trova sul sito della tv El Balad. Dopo la scoperta di 20 cadaveri in avanzato stato di decomposizione, e dunque risalenti a prima degli sgomberi forzati dell’altro ieri, spiega l’attivista Dalia Ziada, la polizia ha disposto che venissero fatti scavi proprio di fronte alla moschea di Rabaa, e hanno scoperte fosse comuni con decine di corpi. La stessa attivista sulla sua pagina facebook commenta il video di un corpo carbonizzato trovato nella stessa moschea, cui erano state tagliate tutte e dieci le dita delle mani.
Secondo le indagini svolte dal’Ibn Khaldum center, di cui Ziada è direttrice esecutiva, prima degli sgomberi erano gia’ emerse le prove di 44 casi di tortura ai danni di oppositori di Morsi compiute nei sit-in dei sostenitori del presidente deposto.
Il network egiziano di Al Jazeera, che stava trasmettendo in diretta le manifestazioni dei pro-Morsi in corso nel Paese, è stato oscurato. Intanto a Il Cairo proseguono gli scontri: la polizia ha sparato lacrimogeni in piazza Ramses, a circa 2 chilometri da Tahrir, il luogo principale dove si sono dati appuntamento i manifestanti. Con gli otto dimostranti uccisi nella città di Damietta, il “venerdì di collera” conta già 14 vittime.
Secondo ARD Mittagsmagazin ci sarebbe stato almeno un morto nelle manifestazioni islamiche che si stanno tenendo a Hurghada nota località turistica sul Mar Rosso, affollata di turisti stranieri. I manifestanti hanno inneggiando al presidente deposto Mohamed Morsi e hanno denunciando il massacro di Rabaa e Nahda, a Il Cairo. Secondo quanto si legge nella didascalia del video postato da Mittagsmagazin:
“L’Egitto è in una crisi profonda ed è anche sicuro che in Hurghada Beach Resort, ci è stato un morto. Il Foreign Office ha diramato avvisi per la restrizione di viaggi in Egitto. Molti turisti che però vogliono cancellare il viaggio, non hanno avuto ancora chiarimenti su i diritti e le penali che si applicheranno…”
Intanto in quello che è stato definito il “giorno della collera” i Fratelli Musulmani hanno convocato nuove proteste e manifestazioni. Almeno 4 manifestanti sono stati uccisi dalla polizia a Ismailiya, a nordest del Cairo. Mentre un altro morto si registra negli scontri in atto a Tanta e un sesto a Mansoura. Si registrano i primi scontri anche nella capitale, dove i cortei stanno affluendo verso Piazza Ramses. La tensione è altissima, e l’esercito ha schierato decine di blindati in tutto il centro della città. Naturalmente la notizia del morto a Hurghada è da verificare, ma sicuramente sale la tensione nei Resort.
Sono ancora i Fratelli musulmani a denunciare il massacro, che secondo loro, sta compiendo la polizia egiziana, che questa mattina avrebbe massacrato almeno 200 persone (e ferendone 8000) sparando sulla folla dei manifestanti Pro-Morsi. Dall’altra parte il ministero dell’Interno ha annunciato che due membri delle forze di sicurezza sono stati uccisi durante lo sgombero delle piazze pro-Morsi, aggiungendo che sono stati i manifestanti ad aprire il fuoco contro la polizia. Per il ministero della Salute egiziano, poi, per il momento non si conterebbe alcuna vittima, ma solo 26 feriti, nello schieramento pro-Morsi durante il rastrellamento da parte della polizia. Il clima è infuocato e minuto dopo minuto la situazione al Cairo è in evoluzione.
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La notizia dei morti durante lo sgombero dei presidi pro-Morsi da parte della polizia in Egitto è «estremamente preoccupante» per la Ue. «Ribadiamo che la violenza non condurrà ad alcuna soluzione e facciamo appello alle autorità egiziane a procedere col massimo autocontrollo» ha detto il portavoce di Catherine Ashton.
L’Ambasciata d’Italia a Il Cairo invita i connazionali in Egitto a “tenersi lontani dagli assembramenti”. “Siamo sempre raggiungibili allo 0227943194/5”, si legge su Twitter.
Continuano gli scontri in tutto l’Egitto nella guerriglia che sta dilaniando il paese dopo la deposizione del Presidente Morsi. Nella zona del Sinai, un sacerdote cristiano copto, Mina Abud Sharobim, è stato ucciso da uomini in moto mentre si trovava in macchina davanti alla sua chiesa a el Massaid, nei pressi di al Arish.
Sale a 30 il numero dei morti e più di 1000 feriti negli scontri del Venerdì della Rabbia. Il parlamento è sciolto e il coprifuoco è stato dichiarato. La guerra civile dilaga e il numero due dei Fratelli Musulmani ed ex candidato presidenziale Khairat El-Shater, è stato arrestato.
L’Italia solo ora si muove e il presidente del Consiglio Enrico Letta twitta: «Ora riunione d’urgenza con Bonino su Egitto. Angoscia per escalation violenza, auspico transizione rapida, inclusiva di tutte le parti»
Lo si era già previsto, ma forse si sperava di scongiurare il peggio. Invece è un venerdì ad alta tensione quello che si sta svolgendo in queste ore in Egitto. I Fratelli Musulmani sono scesi in piazza determinati a far battaglia e a morire, se necessario, per il loro presidente destituito. Così nei pressi della piazza davanti all’università del Cairo sono avvenuti gli scontri e tre persone sono morte. Nonostante lo stesso Morsi aveva parlato di opposizione pacifica, sembra che i suoi sostenitori vogliano invece solo ulteriori violenze in nome di una religione dell’odio e dell’intolleranza che ormai è ben distante dai dettami del Corano.
L’obiettivo del Guardian questa volta si posa sulle torture condotte in Egitto e che hanno visto coinvolta la popolazione civile durante la rivoluzione avvenuta nel 2011 e delle sparizioni che hanno portato alla sparizione degli arrestati. Ci sarebbero una serie di documenti presidenziali che potrebbero far luce su quanto è avvenuto in quel periodo di confusione e di disordine che portò alla cacciata dall’Egitto dell’ex Presidente Hosni Mubarak. Nei 18 giorni della rivolta sono sparite infatti numerose persone, alcune delle quali sono state ritrovate morte negli obitori della città. Molti di questi corpi portavano i segni della tortura subita. Gli investigatori hanno scoperto che in un check point stradale a sud del Cairo sono state detenute centinaia di persone, scomparse e mai più tornate. In queste sparizioni sarebbe coinvolto anche il Presidente Morsi, anche se il capo di stato egiziano ha sempre negato che le forze ell’ordine fossero implicate nelle violenze contro la popolazione.
L’aeroporto del Cairo chiudera’ parzialmente di notte per risparmiare energia, tenendo conto della diminuzione del traffico aereo negli ultimi due anni, dovuta al calo dei turisti in Egitto. Lo hanno annunciato le autorita’ egiziane, mentre il Paese affronta una grave crisi economica. A partire da giugno, due delle tre piste dello scalo internazionale saranno ”chiuse dall’1.30 per quattro ore per risparmiare energia”, ha dichiarato il ministro dell’Aviazione civile Wael Maadaoui.
21 condanne a morte sono state confermate in appello dal tribunale del Cairo per le violenze verificatesi allo stadio di Port Said, l’1/2/2012, quando ci furono 74 morti. Inoltre sono state inflitte pene che vanno da un anno di carcere all’ergastolo per 52 altri imputati. Poche le assoluzioni. La sentenza era molto attesa dopo le violenze innescate dalla precedente sentenza di fine gennaio nella città sul canale di Suez, ormai apertamente in rivolta contro il governo islamista del presidente Mohamed Morsi.
Le condanne a morte sono ancora sottoposte al vaglio del Gran Muftì, che normalmente avalla le decisioni dei tribunali ma in questo ha chiesto più tempo per esaminare il caso.
Sciami di cavallette sono stati individuati nei sobborghi del Cairo, e alcuni cittadini hanno iniziato a bruciare pneumatici in strada per tentare di cacciarle. Altri sciami sono stati individuati lungo le coste del Mar Rosso, e gli esperti contattati dai media egiziani temono si possa verificare una vera e propria ‘piaga’, di gran lunga superiore a quella del 2004, quando venne distrutto il 38% del raccolto in tutto il Paese.
Una folla di 500 manifestanti ha assaltato e dato alle fiamme un commissariato di polizia a Port Said, in Egitto. L’attacco, di cui ha dato notizia il ministero dell’Interno, è avvenuto poche ore prima dell’arrivo al Cairo del nuovo segretario di Stato americano, John Kerry. La folla di contestatori del presidente, l’islamista Mohamed Morsi, ha lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro il commissariato, innescando un incendio, e poi ha impedito ai vigili del fuoco di intervenire per domare le fiamme.
Nelle ultime ore un manifestante è rimasto ucciso e altri 30 rimasti feriti negli scontri a Mansura, nel delta del Nilo. Al termine di una settimana di disobbedienza civile contro Morsi e la deriva islamista nel Paese, ci sono stati disordini i cui un attivista è stato schiacciato da un cellulare della polizia. Nelle violenze scoppiate dopo un tentativo di assaltare un edificio governativo sono rimasti feriti anche 10 poliziotti.
Una mongolfiera turistica con a bordo 19 persone è esplosa a 300 metri di altezza a Luxor. Gli unici sopravvissuti sono il pilota e un turista. Dopo l’esplosione in volo, la mongolfiera è precipitata nei campi a ovest della città di Luxor, che dista circa 500 chilometri dal Cairo. Tra le vittime non ci sono italiani. Sulla mongolfiera vi erano tedeschi, britannici, giapponesi, francesi e cittadini di Hong Kong. I cadaveri di tredici dei turisti sono stati trovati e portati nel principale ospedale della città, come dicono fonti locali, secondo cui le ricerche dei resti delle altre vittime sono ancora in corso su una vasta zona di campi di canna da zucchero. A bordo, hanno segnalato le stesse fonti, il numero massimo consentito di passeggeri è di venti.
“Si lanciavano dalla mongolfiera come sacchettini di carta in fiamme”. E’ il racconto shock del pilota di una mongolfiera che era in fase di atterraggio accanto a quella esplosa e precipitata all’alba a Luxor. Secondo la fonte le due mongolfiere appartengono alla stessa agenzia. L’incidente, a suo parere, è avvenuto quando l’elio contenuto nella bombola per creare il flusso di aria calda è fuoriuscito e si è incendiato
Allo stadio di Port Said vennero uccisi 74 supporter dell’Ahly del Cairo in una sfida sportiva contro El Masri. La sentenza ha scatenato un’ondata di violenza tra i familiari degli imputati e almeno due persone sono morte negli scontri scoppiati all’esterno del carcere.
Sono molti i casi denunciati di abusi sessuali sulle donne al Cairo, durante le manifestazioni. Così a difenderle arrivano i ‘Tahrir Bodyguard’, armati di caschetto e pettorina fosforescente, che forniscono su Twitter numeri di emergenza da chiamare in caso di aggressione in piazza.
Cairo: I manifestanti, davanti alla Borsa del Cairo, scandiscono slogan per chiedere giustizia nei confronti dei responsabili della strage, 74 le vittime, per la quale sono imputate circa settanta persone, inclusi i vertici della sicurezza della città. Leggi articoli correlati.
Dopo una lunga liturgia nella cattedrale del Cairo, un bambino ha estratto il nome : ll vescovo Tawadros, ausiliario di Beheria, è il 118/mo papa della chiesa copto ortodossa egiziana.
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