Offende il cameriere durante una crociera per nudisti: lui si vendica violentandola

caraibi-stupro-tuttacronacaDoveva essere una serena crociera ai Caraibi per nudisti quella che stata vivendo una turista americana 31enne ma si è trasformata in un incubo. La donna, in viaggio su una nava al largo dell’Honduras, ha offeso un cameriere indiano 28enne con un “figlio di p…” . L’uomo, che ha detto di essersi sentito offeso dalla donna quando aveva bussato, la mattina, in camera, ha trascorso tutto il giorno ripensando all’accaduto. La sera si è quindi introdotto nella stanza dell’americana di nascosto, utilizzando un passepartout. Il 28enne ha quindi atteso il ritorno della turista nascosto nel balconcino e quando la sua vittima si è coricata l’ha prima colpita con un laptop e poi l’ha violentata. Al termine della violenza ha quindi tentato di gettarla in mare ma le urla della 31enne hanno richiamato l’attenzione dei vicini. L’uomo è stato arrestato una volta che la nave si è fermata in Florida: l’accusa è di tentato omicidio e violenza sessuale aggravata.

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Si masturba davanti a collega cieca, condannato

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Un uomo di 60 anni era stato denunciato dalla vittima, una sua collega non vedente che come lui prestava servizio in un ospedale della provincia di Brindisi. I fatti si sono verificati nel luglio dello scorso anno quando l’uomo approfittando del fatto che la sua collega fosse ipovedente si era masturbato davanti a lei. Ora l’uomo ha patteggiato la pena a 1 anno e 2 mesi per violenza sessuale. Decisive  sono state le telecamere di sorveglianza posizionate negli uffici dai carabinieri dopo la denuncia della donna. Il legale della parte offesa aveva chiesto un risarcimento pari a 100 mila euro all’atto della costituzione di parte civile. Proseguirà ora con la rivendicazione della somma in sede civile.

 

“Nessuna violenza”, così i compagni dei 4 studenti accusati di aver stuprato una compagna

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«Ci teniamo a dire ancora una volta che qui non è successo nulla. Nessuno ha stuprato nessuno e quella ragazza si è inventata tutto», queste le parole dei compagni dei ragazzi accusati di aver abusato sessualmente di una compagnia di classe .

«Ci è spiaciuto leggere notizie inesatte e poco aderenti alla realtà rispetto ai fatti asseritamente accaduti a gennaio all’interno dell’istituto di Finale ligure, sui quali abbiamo un’indagine in corso.». Lo ha detto il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori di Genova Cristina Maggia all’ANSA, rilevando che «una eccessiva enfatizzazione mediatica» contribuisce a accrescere il disagio e «stimola nei compagni condotte impulsive e non mediate che potrebbero avere anch’esse rilevanza penale».  «In particolare giova precisare che nel medesimo titolo di reato ‘violenza sessuale’ sono ricomprese condotte di diversa natura e portata più o meno grave», ha precisato il pm secondo la quale «una eccessiva enfatizzazione mediatica quale quella in atto contribuisce a accrescere il disagio dei giovani protagonisti e delle loro famiglie».

Tre minorenni stuprarono la compagna di classe: la condanna è il volontariato

stupro-minorenni-volontariato-tuttacronacaEra il 2009 e tre minorenni violentavano una compagna di classe. Ora sono stati condannati a diciotto mesi di volontariato in unca casa di riposo o in ospedale, solo una “punizione”, visto che all’epoca erano minorenni. Sul Giornale, Gianpaolo Iacobini spiega:

“Il prezzo da pagare per uno stupro di gruppo l’ha fissato il Tribunale dei minori di Vicen­za, ratificando l’accordo stret­to tra Procura e difensori degli imputati. Un anno e mezzo di lavori di pubblica utilità per sal­dare il debito con la giustizia. Forse assisteranno gli anziani di una casa riposo o i pazienti di qualche ospedale della zona. Se vorranno, potranno dare una mano in qualche comuni­tà o accompagnare i disabili. Di sicuro, non faranno neppure un giorno di carcere i compo­nenti del terzetto che una sera d’estate di cinque anni fa abu­sarono di una compagna di scuola”.

Prima l’alcol per quegli appena adolescenti nelle vie di Vicenza, poi lo stupro nella casa di uno dei ragazzini:

“Al padre che ignaro era an­data a riprenderla prima che scoccasse la mezzanotte la ra­gazzina non aveva avuto il co­raggio di dire nulla. Poi, vinta la vergogna, l’amara confessio­ne, le medicazioni in ospedale, la denuncia in questura. E le in­dagini, l’identificazione dei tre, la denuncia a piede libero con l’accusa di violenza sessua­le di gruppo”.

Davanti alla testimonianza della vittima, i tre hanno deciso di patteggiare la condanna:

“Ci si è fermati pri­ma, con un patteggiamento che consentirà al trio, qualora il periodo di affidamento in pro­va dovesse filar liscio, di sentir dichiarare estinta la pena e la­sciarsi tutto alle spalle, come se nulla fosse mai successo”.

Lo stupro nei tribunali non tutela così la vittima, spiega Iacobini:

“Così nel mondo che va alla ro­vescia sul banco degli imputati finiscono le donne: se lo stupro riguarda una fanciulla non più vergine «il trauma sarà da rite­nersi più lieve » ed il maschio as­salitore «avrà diritto ad una condanna più lieve», ha stabili­to nel 2006 la Terza sezione del­la Cassazione. La stessa che un paio d’anni fa ha bissato:quan­do lo stupro è di gruppo, in atte­sa di giudizio è lecito adottare misure alternative alla carcera­zione. E nell’ottobre del 2012 un’altra pronuncia da manua­le: se più sono i violentatori «va riconosciuto uno sconto di pe­na a chi non abbia partecipato a indurre la vittima a soggiace­re alle richieste sessuali del gruppo, ma si sia limitato a con­sumare l’atto»”.

Motivo per cui non stupisce, spiega Iacobini, se la Corte di Cassazione ha “perdonato” al sessantenne la relazione con la bimba di 11 anni:

“Nessuna meraviglia, allora, se a dicembre la Suprema Cor­te ha cassato la condanna a 5 an­ni inflitta in Appello ad un ses­santenne che aveva allacciato una relazione con una bimba di 11 anni, affidata alle sue cure di operatore dei servizi sociali del Comune di Catanzaro: pro­cesso da rifare perché, secon­do gli ermellini, non s’era tenu­to conto del fatto che i due «fos­sero innamorati e che ciò costi­tuisse un’attenuante»”.

Ancora shock in India: in fin di vita una bimba di 9 anni stuprata

bimba-violentata-india-tuttacronacaEra il pomeriggio di domenica e una bimba di nove anni, che frequenta la quarta elementare di una scuola governativa a New Delhi, in India, stava giocando in un cortile con un paio di amiche. Un 25enne si è avvicinato interrompendo i giochi e, con un pretesto, ha fatto sì che la bambina lo seguisse in un luogo appartato, dove l’ha stuprata. La piccola è stata trovata solo dopo diverse ore dalla madre ed è immediatamente stata portata all’ospedale dove ora vessa in gravi condizioni per le lesioni interse subite a causa dell’aggressione sessuale. L’aggressore è stato individuato e arrestato. Oltre un anno fa una studentessa di New Delhi era morta dopo essere stata orribilmente stuprata su un autobus da sei ubriachi. La tragedia aveva sollevato un’ondata di proteste e spinto il governo ad adottare misure più severe contro gli stupri, che finora però si sono dimostrate inefficaci.

10 anni di filmati hard, anche con minorenni

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Un commercialista di 75 anni di Padova per circa 10 anni ha filmato i suoi incontri con donne dai 35 ai 45 anni, ma nella “trappola” dell’uomo sarebbero finite anche minorenni dai 15 ai 17 anni. Le ragazze venivano ricompensate con 200 euro e oggetti o abbigliamento griffato. A denunciare l’uomo sarebbe stata una studentessa di 22 anni che dopo aver avuto rapporti sessuali con il commercialista avrebbe deciso di troncare la relazione, ma a questo punto l’anziano l’avrebbe minacciata di rendere pubblici i filmati hard, di cui la ragazza, come le altre donne, non era a conoscenza. Gli agenti avrebbero rinvenuto almeno 50 filmini e un migliaio di foto. Il commercialista-tributarista euganeo ora dovrà rispondere di violenza sessuale, molestie telefoniche, minaccia e tentata estorsione.

L’aggressione in centro a Roma: parlano le vigilesse

aggressione-roma-tuttacronacaDue giorni fa, in via Borgognona a Roma, una delle strade più costellate di negozi di lusso della Capitale, una ragazza è stata aggredita da quattro giovani. A salvarla, due vigilesse. La stessa strada, come lamentano i residenti, ha due volti. Cambia infatti aspetto subito dopo la chiusura delle saracinesche, quando si trasforma in una specie di Bronx. A descrivere l’aggressione, attraverso il racconto delle due donne vigile che hanno sventato uno stupro, è Massimo Lugli, su Repubblica. Gli aggressori, tre dei quali subito arrestati, sono “artisti di strada” per i quali Roma è diventata una attrazione e un santuario, da quando il Comune è guidato dal sindaco Ignazio Marino che ascolta tanto il vicesindaco Negri che il Sel, partito di tanti emarginati e tra questi sono gli artisti di strada, che a Roma hanno avuto un riconoscimento, pur con qualche retromarcia, che nemmeno Michelangelo e Giuseppe Verdi ebbero. Nel racconto di Massimo Lugli parlano le vigilesse:

«Quei tre continuavano a insultarci, gli insulti tipici degli uomini alle donne… Uno di loro ha addirittura cercato di agguantare di nuovo quella ragazza e trascinarla via, davanti a noi. Abbiamo provato una gran rabbia…».

“Cento chili in due”

le descrive Massimo Lugli:

“Due scriccioli in divisa ma toste come tigri. Giorgia Lizzi è una biondina esile e molto graziosa, un po’ imbarazzata davanti a taccuino, macchina fotografica e soprattutto al suo comandante, Raffaele Clemente. Angela Santalucia ha i capelli grigio ferro e un’espressione decisa. Le due vigilesse («istruttrici della polizia locale, prego») hanno salvato dallo stupro, in pieno centro, una commessa di 25 anni, aggredita da quattro polacchi ubriachi mentre tornava verso casa in via Borgognona.

“È accaduto poco dopo le 20. Epilogo: tre dei bruti sono in carcere in attesa del processo, un altro è riuscito a scappare, la vittima se l’è cavata con 30 giorni di prognosi per una distorsione e un tremendo shock. Un episodio che ha riattizzato le polemiche sulla sicurezza nella Capitale”.

«Eravamo di servizio a piazza di Spagna» racconta Giorgia che, come la sua collega, non è armata. «A un certo punto si sono avvicinati due ragazzi e ci hanno detto che in via Bocca di Leone c’era un gruppo di musicisti ubriachi che non faceva entrare le persone nei palazzi e dava fastidio. Abbiamo lasciato la macchina e siamo andate a vedere. Quando siamo arrivate quei quattro stavano molestando la ragazza, l’avevano immobilizzata e la stavano strattonando».

La giovane donna, elabora Massimo Lugli,

“aveva già i pantaloni abbassati e quello che sarebbe accaduto senza l’intervento delle due agenti è facilmente intuibile”.

Prosegue il racconto di Angela Santalucia:

«La mia collega si è subito messa in mezzo, ha difeso quella ragazza che piangeva e le ha fatto scudo col suo corpo. Io ho chiesto i documenti e due di loro me li hanno dati mentre uno si è dileguato. Poi, però, sono diventati aggressivi. Uno di loro, un tipo piuttosto robusto, ha cercato di strapparmi il documento, si è fatto avanti e a questo punto ho preso lo spray urticante e gliel’ho spruzzato in faccia. Lui è arretrato e ha tentato di scappare. L’ho inseguito ma uno dei complici mi ha colpita da dietro con una valigetta che conteneva uno strumento.

«Nel frattempo, però, erano arrivati i colleghi e, tutti assieme, abbiamo ammanettato quei tre».

Shock a Roma: tentato stupro di gruppo in pieno centro

violenza_sessuale-tuttacronacaErano le otto di ieri sera, in pieno centro a Roma, tra via Frattina e via Bocca di Leone, quando quattro polacchi, ubriachi e forse sotto effetto di sostanze stupefacenti, hanno accerchiato, spinto contro un muro e tenato di sfilare i pantaloni a una 24enne senze che nessuno, tra i molti passanti, tentasse di aiutarla. Tre degli aggressori sono finiti in manette, dopo che gli agenti sono riusciti a catturarli al termine di un inseguimento. Il quarto è invece sfuggito. Sono state due vigilesse che stavano pattugliando la zona a trovare la giovane accasciata a terra e ancora sotto shock: “Aiutatemi, vi prego, mi hanno appena violentato”. I quattro aggressori, tutti stranieri, sono ancora lì, ubriachi e minacciosi. Le vigilesse partono all’inseguimento per bloccarli ma, sotto gli occhi di passanti e turisti, vengono aggredite e cercano di difendersi usando lo spray al peperoncino, una di loro viene colpita al viso. Intanto parte la richiesta di aiuto ad altre pattuglie che arrivano immediatamente sul posto dando il via a una breve collutazione nella quale le forze dell’ordine hanno la meglio. I tre polacchi arrestati con l’accusa di violenza sessuale sono stati portati in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria mentre le indagini proseguono per il riconoscimento del fuggitivo.  La ragazza  è  stata medicata all’ospedale Santo Spirito, dov’è stata portata in psichiatria ancora sotto choc e dimessa con trenta giorni di prognosi.

La gelosia non ha età: finiscono in manette due minorenni

rissa tra donne-tuttacronacaDopo due mesi d’indagine, sono state arrestate due minorenni, una di 14 e l’altra di 15 anni, che dovranno rispondere di violenza sessuale, lesioni, violenza privata a rapina. A fine ottobre, infatti, le due, una di nazionalità romena e l’altra marocchina, hanno picchiato, denudato e derubato di una catenina una coetanea nel parcheggio di un centro commerciale di Grugliasco, in provincia di Torino. Le ragazzine avrebbero agito per gelosia nei confronti della giovane italiana, accusata di avere una relazione con l’ex di una delle due. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, le tre avrebbero avuto un litigio all’interno di un bar per via di una sigaretta negata. Il diverbio sarebbe poi proseguito nel parcheggio, dove le due ragazze avrebbe aggredito la coetanea: “Sei andata con il mio ex fidanzato”, avrebbe gridato una delle due prima di colpirla. La ragazzina è poi riuscita a fuggire dalle sue aguzzine approfittando di una loro distrazione e ha chiesto aiuto a due automobilisti. Trasportata in ospedale, ha riportato ferite per una prognosi di 29 giorni.

La donna che testimonia il tentativo di stupro subito… da parte di due cani

cani randagi-accusa-tuttacronacaUna signora di Crispiano, nel Tarantino, ha raccontato ai carabinieri quanto le era accaduto nei minimi dettagli: aveva infatti subito un tentativo di stupro. “Uno mi teneva ferma mentre l’altro mi spogliava con intenzione di usarmi violenza”. Quindi ha sporto denuncia contro i due responsabili: due cani randagi del paese. Today, che riporta la notizia, spiega che intanto, a Crispiano gli animalisti sono insorti e protestano. Una volontaria racconta: “Uno dei due cani, che chiamiamo Pinuccio, è una vecchia conoscenza di zona. È talmente docile che durante una manifestazione a Statte contro il randagismo si è lasciato esporre sul tavolo come testimonial, e nella speranza che qualcuno lo adottasse”. Nel frattempo, i due animali sono stati portati in canile. “Chissà che qualcuno grazie a questa storia surreale, non si faccia avanti per richiederne l’adozione. Basta scrivere a adottauncanedelcanile@virgilio.it. Incrociamo le dita”, conclude la volontaria.

La No Tav che ha baciato il poliziotto denunciata per violenza sessuale

no_tav_bacia_poliziotto-tuttacronacaA metà novembre, aveva fatto scalpore la foto della manifestante No Tav che dava un bacio a un poliziotto: l’immagine, che ritrae Nina De Chiffre ed è stata scattata durante la marcia contro la Torino-Lione del 16 novembre a Susa, rimbalzò rapidamente nel web e ne parlarono anche tg e stampa. Allora, la 20enne che vive a Milano dove studia e lavora ed è attivista militante del collettivo meneghino Remake, spiegava: “Non era un messaggio di pace. Volevo ridicolizzare i poliziotti”. Ma la sua voglia di ridicoilzzare le forze dell’ordine le si è ritorta contro, come spiega il segretario generale del sindacato di polizia Coisp, Franco Maccari, intervistato durante il programma radiofonico La Zanzara di Radio 24 “Ho denunciato la ragazza No Tav per violenza sessuale”. Ha infatti spiegato: “Ho denunciato la tipa No Tav che ha baciato il casco del poliziotto. Ci sono un paio di reati: uno è l’oltraggio, ma anche la violenza sessuale. Se io vengo lì e la bacio sulla bocca, non è reato? Se un poliziotto va a baciare un manifestante a caso viene fuori la terza guerra mondiale”.

Violenta una coetanea a 10 anni: dipendenza dalla pornografia

dipendenza-pornografia-tuttacronacaHa 13 anni e a Mold, in Galles, deve recarsi ogni giorno a firmare il registro della Corte dopo che, tre anni fa, aveva violentato una sua coetanea. Il ragazzino aveva ammesso di aver compiuto la violenza dopo esser diventato dipendente dalla pornografia online: il desiderio di agire in questo modo, infatti, sarebbe stato provocato dalla visione di scene viste in filmini trovati sul web. Il giudice che si è occupato del caso l’ha definito “Un caso molto triste”. “Il piccolo è stato trascurato dalla madre per molti anni, che lui passava a guardare porno sul computer”. Non solo, in aula è anche emerso che il ragazzo avrebbe assistito ai rapporti sessuali della madre, senza che la donna glielo proibisse. “Se non fosse stato praticamente un bambino, sarebbe stato condannato a 10 anni di carcere – ha detto il giudice Niclas Parry – è cresciuto in una casa senza confini sessuali”.

Nuove accuse di violenza sessuale all’ex guardia carceraria della Knox

Amanda_Knox_tuttacronacaAmanda Knox, secondo il The Sun, nei suoi diari aveva scritto che una guardia carceraria, l’ex vicecomandante della polizia penitenziaria di Perugia, Raffaele Argirò, “era fissata col sesso”. Ora un’ex detenuta del carcere di Capanne, dopo aver letto le parole dell’americana, ha accusato l’uomo di violenza sessuale aggravata e concussione. Martedì Agirò, che ha sempre respinto ogni accusa, comparità davanti al gip Lidia Bruti. Secondo l’accusa, come riporta Il Messsaggero, “nell’assenza temporanea del personale penitenziario in servizio presso il primo piano della sezione detentiva e facendosi in plurime occasioni aprire il cancello della cella, costringeva o comunque induceva la stessa, in stato di soggezione psicologica derivante dallo stato di depressione sofferto a seguito della carcerazione, dall’assunzione di psicofarmaci in dosi rilevanti e anche superiori a quanto prescritto, e dal ruolo rivestito dall’Argirò, a compiere atti sessuali anche ripetendole spesso che “si doveva comportare bene”. La donna che accusa l’ex guardia carceraria, una vigilessa di Milano, restò nel carcere tra il dicembre 2006 e il gennaio 2007, prima di essere liberata e assolta da ogni accusa. Solo dopo aver letto sui giornali le parole della Knox si è fatta coraggio e ha presentato denuncia: “Nel 2011 erano usciti articoli su alcune rivelazioni fatte da Amanda Knox la quale però non ha mai detto di aver avuto rapporti sessuali con lui. Così mi sono incavolata, ho pensato ‘Cavolo non è possibile, lo devo denunciare, adesso c’è un’altra persona che ha parlato'”. Lo scorso anno, davanti al gup, la vigilessa ha raccontato di “palpeggiamenti, richieste di mostrare parti intime e di una decina di rapporti in un mese”. Agirò sostiene invece:  “Mai sfiorata, a noi non è permesso entrare nel braccio in cui sono detenute le donne, senza essere accompagnati da una collega di sesso femminile”. Cosa aveva detto Amanda dell’uomo? Come aveva riportato il tabloid inglese The Sun, la ragazza scrisse nei suoi diari: “Di notte mi convocava al terzo piano in un ufficio vuoto, per una chiacchierata. Quando gli ripetevo che dell’omicidio di Meredith Kercher non ne sapevo nulla cercava di parlarmi di lei o di portarmi verso l’argomento sesso”.

“Ma quale violenza, mia sorella è stata uccisa”, così il fratello di Simona

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Nicola Riso, 35enne, ingegnere che vive e lavora a Roma, non ha dubbi la violenza sessuale è «una notizia priva di fondamento» e il fratello della vittima la esclude «categoricamente». La ragazza di San Calogero morta a Roma il 30 ottobre quindi non avrebbe mai subito una violenza e soprattutto non da persone di cui si fidava. Secondo invece il fratello: «Noi siamo fermamente convinti che mia sorella sia stata uccisa da qualcuno che la conosceva»,e poi parlando dell’orientamento degli inquirenti sulle indagini rispetto a quello sostenuto dai familiari, Nicola Riso ha affermato come «questo è l’orientamento degli organi di stampa e non quello degli inquirenti».

Infermiere accusato di violenza sessuale su minore

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Arresti domiciliari per un veneziano di 56 anni, infermiere professionista, ritenuto responsabile di  violenza sessuale ai danni di minore e di detenzione di materiale pornografico. Secondo l’accusa l’infermiere, presso una struttura poliambulatoriale, nel corso di una seduta di massaggi, avrebbe costretto una minore a subire atti sessuali. Durante, poi, una perquisizione domiciliare, nella casa dell’uomo sarebbe stato trovato anche uno smartphone contenente un video che ritraeva un minore nell’atto di compiere e subire atti sessuali e di un computer che conteneva quasi mille file immagine/video con minori. L’indagini erano state avviate quando una coppia di romeni era stata arrestata per estorsione ai danni dell’uomo. La coppia aveva infatti chiesto 50 mila euro all’uomo in cambio del silenzio su un video che lo ritraeva in atti sessuali insieme al figlio della coppia.

“Ti accompagno per un pezzo”. E la violenta nel tragitto

violenza-sessuale-tuttacronacaLo conosce solo di vista e, quando casualmente l’ha incontrato la notte tra venerdì e sabato, ha accettato di farsi accompagnare per un tratto di strada da lui. Che però ha approfittato di un passaggio discosto per trascinarla a terra e abusare di lei. E’ accaduto in centro a Trento e la vittima, residente in città, ha ora fornito ai Carabinieri un vago identikit del suo aggressore, dando così il via alle indagini per assicurare il responsabile alla giustizia. La donna, proprio a causa di una conoscenza solo superficiale, non è stata in grado di rivelare le generalità del suo aggressore-stupratore.

Violentata in carcere? Detenuta incinta al terzo mese

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Chi ha messo incinta la detenuta? E’ stata violentata o è stato un rapporto obbligato in cambio di “favori” all’interno delle mura carcerarie? Questi sono i mille interrogativi che dovranno essere svelati intorno alla vicenda di una nigeriana detenuta dal  2009 nel carcere di Pontedecimo per reati  legati al mondo della prostituzione che risulta incinta di tre mesi, ma che ha sempre incontrato il marito solo in sala colloqui e sotto la sorveglianza degli agenti penitenziari. Alla nigeriana non sono mai stati concessi permessi o incontri privati, per cui la gravidanza sembra essere riconducibile solo al personale che opera nel carcere o negli spazi di socializzazione. Il carcere poi è tristemente noto per l’ex direttore, Giuseppe Comparone, condannato a 30 mesi per concussione e violenza sessuale per aver concesso benefici e permessi in cambio di favori sessuali a una detenuta marocchina, reato aggravato dall’abuso di autorità. La nigeriana incinta sarebbe un teste che permise di incastrate l’ex dirigente dell’istituto.

 

PUBBLICITA’ SHOCK: inneggia allo stupro!

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Davvero di cattivo gusto e allucinante la pubblicità con la quale una società inglese organizzatrice di eventi, Tequila Uk, è rimasta travolta dalle polemiche per uno spot che inneggiava allo stupro di gryppo. Con tanto di video promozionale lanciato su YouTube, ora rimosso, uno studente parlava di “stupro delle matricole”. Rispondendo a un rappresentante di Tequila enunciava quale fosse il corretto comportamento in quella particolare situazione.

nel video poi veniva anche intervistata una ragazza e le si chiedeva «Come farai a sopravvivere allo stupro stasera?». Gli stessi studenti che avrebbero dovuto partecipare all’evento si sono detti indignati e hanno bollato l’iniziativa come «vergognosa» e «disgustosa»

Il Mezz Club, luogo dove si sarebbe dovuta tenere la festa a Leeds, denominata Freshers violation, ovvero  ‘stupro delle matricole’, si è detto estraneo e ha riversato le colpe sull’organizzazione.

Donna segregata in Chiesa: “mi hanno violentato”, s’indaga

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Una 39enne nigeriana è stata liberata dalla polizia all’interno di una struttura ecclesiastica: «The Apostolich Church» di via delle Amazzoni, nella zona Casilino a Roma. La polizia era stata allertata dalla stessa vittima che aveva approfittato di un attimo di distrazione dei carcerieri e aveva preso un cellulare per chiamare il 113. La donna sarebbe rimasta all’interno della Chiesa per 10 giorni rinchiusa da un pastore nigeriano perché si è rifiutata di avere rapporti sessuali con lui. Tra i carcerieri anche due connazionali uno di 39 anni e l’altro di 31 e due donne poste ora agli arresti domiciliari.   I poliziotti hanno suonato ripetutamente al portone della chiesa ma non ricevendo risposte hanno scavalcato il muro e sono entrati nel giardino. Alla fine è stata una coppia che vive in un locale adiacente alla chiesa ad aprire la struttura. Lì, gli agenti hanno trovato anche altre due persone, marito e moglie, che abitavano nella struttura religiosa. Davanti a una porta chiusa gli agenti hanno chiesto spiegazioni e gli è stato detto che viveva una connazionale con problemi e che dovevano tenere la porta chiusa per non farla fuggire di notte. Gli agenti hanno chiesto di aprire la porta e lì hanno trovato la vittima visibilmente scossa. I poliziotti hanno chiamato il 118 e la 39enne è stata ricoverata in ospedale dove ha dichiarato di essere stata violentata dagli uomini presenti nella struttura religiosa. La polizia sta indagando sull’intera vicenda.

 

Le registrazioni shock dei poliziotti accusati di stupro

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Registrazioni shock. Le voci registrate sul nastro sono quelle dell’assistente capo della Polizia di Stato Sandro Contardo e del collega Alessandro Stronati, durante lo stupro ai danni di una 26enne cubana detenuta agli arresti domiciliari per un giro di prostituzione che avrebbe gestito insieme al marito. Non era la prima volta che i poliziotti andavano in quell’abitazione e, come ha riferito la vittima, in sede di denuncia, anche 20 giorni prima i due poliziotti avevano scherzato e avevano fatto battute a sfondo sessuale.

Sul nastro è inciso: «Mi piace violentarti», e poi, «Sandrì io la vojo violentà!». Ma cosa è accaduto?

E’ il 2 giugno quando, secondo una prima ricostruzione, i poliziotti bussano alla porta della ragazza alle 21.15 e s’intrattengono pochi minuti, poi tornano dopo mezzanotte. La 26enne prima di aprire la porta accende il registratore e lo mette in uno stivale che poi posiziona sotto il letto. Così la voce di Contardo che chiama Stronati s’imprime nel nastro: «Ti muovi! Do stai tu? Muoviti che stiamo qua!». I poliziotti avevano ammesso di aver consumato un rapporto sessuale con la detenuta. «E’ stato un attimo di scelleratezza», aveva detto Stronati, «una stupidaggine», aveva ribadito Contardo.

Alla fine però sul nastro si incide anche la voce della ragazza che chiede ripetutamente di ottenere l’obbligo di firma e Contardo che dice:

«Non ti preoccupare, ci mettiamo noi una buona parola».

Racconto shock di Madonna: sono stata violentata a New York

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Il racconto di Madonna ha shoccato tutti i fan della pop star a livello mondial, anche se per la verità voci su presunte violenze subite da giovane erano già circolate anni fa, ma poi non erano mai arrivate conferme. Ora invece è la cantante che racconta la sua drammatica esperienza:

“Sono stata minacciata con un coltello e violentata su un tetto quando ero solo una ragazza“.

La confessione è stata fatta con un articolo inviato dalla star alla rivista americana Harper’s Bazaar dove è la stessa Madonna a raccontare il suo primo periodo di vita a New York dopo aver abbandonato il Michigan.

La popstar scrive nell’articolo: “Il primo anno mi hanno rapinato con una pistola. Sono stata violentata sul tetto di un edificio, dove mi avevano spinto con un coltello alla schiena, e il mio appartamento è stato svaligiato tre volte. Non so perché, visto che non avevo più niente di valore dopo che mi avevano rubato la radio la prima volta”.

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Poi Madonna racconta come è riuscita a imporsi nel mondo della musica con la provocazione a ogni costo:  “A 25 anni portavo più crocifissi possibili al collo e dicevo alla gente, nelle interviste, che lo facevo perché trovavo Gesù ‘sexy’. Beh, era sexy, ma io lo dicevo anche per provocare”.

E raccontando del suo rapporto con la religione aggiunge: “Credo molto nei riti, finché non fanno male a nessuno. Ma non ho una passione per le regole. E tuttavia, non si può vivere in un mondo senza ordine. Per me c’è una differenza tra le regole e l’ordine: le regole sono quelle che le persone seguono senza farsi domande. L’ ordine è quello che nasce quando le parole e le azioni uniscono le persone invece di separarle. Si’, mi piace provocare, è nel mio Dna. Ma nove volte su dieci non lo faccio senza ragione”.

Cosa insegna poi ai suoi figli?  “ad accettare i rischi e a scegliere di fare le cose perché è bene per loro e non perché lo fanno tutti” e sottolinea “Rischiare, per me è la norma”.

E’ l’ennesima provocazione?

Tre poliziotti in manette con l’accusa di aver abusato di due donne

poliziotti-arrestati-tuttacronacaTre poliziotti, un sostituto commissario, un assistente e un operatore tecnico della polizia in servizio presso la questura capitolina, sono stati arrestati dagli uomini della squadra mobile di Roma, per ordine della procura. L’accusa, per la quale il gip della capitale ha emesso nei loro confronti tre ordinanze di custodia cautelare, è di violenza sessuale ai danni di due donne. I fatti contestati fanno riferimento a due episodi di violenza sessuale: il primo ai danni di un’immigrata sudamericana sottoposta ai domiciliari, il secondo ai danni di una ragazza italiana fermata per accertamenti nella notte della finale degli Europei di calcio dello scorso anno.

Egiziano tenta di stuprare ragazza nel McDonald’s

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Un egiziano ha cercato di stuprare una ragazza in pieno giorno dentro un McDonald’s, questa mattina alle 11, a via Ostiense, nei pressi dell’Università di Roma 3. La vittima ha iniziato a gridare per richiamare l’attenzione dei clienti e del personale. Immediatamente sono state allertate le forze dell’ordine che hanno sottratto l’uomo dal linciaggio.

Ha confessato! E’ un 21enne rom ad aver violentato e ucciso Tatiana.

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Il 13 settembre a Brancaleone, nel Reggino era ritrovato il cadavere carbonizzato di  Tatiana Kuropatyk, 41enne ucraina. La donna era stata prima violentata e poi uccisa da un rom, Gianluca Bevilacqua, di 21 anni che fa parte della comunità che ormai da tempo si è insediata a Brancaleone. Il 21enne ha confessato l’omicidio dopo ore di interrogatorio, nel quale ha anche ammesso di aver notato la vittima mentre era  nella spiaggia di Brancaleone, dove si era recata a prendere il sole. Prima ha avvicinato la vittima con la quale ha anche chiacchierato, poi ha tentato un rapporto sessuale, ma era stato rifiutato, quindi ha preso un sasso e ha colpito la donna. A quel punto è iniziata la violenza sessuale e alla fine dell’atto l’ha barbaramente uccisa con le pietre. Alla fine  ha tentato di bruciare il corpo, per eliminare le tracce.

 

Tunisino di 24 anni stupra 16enne a Genova

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Un normale sabato sera che si è trasformato in un incubo per una 16enne genovese che si era allontanata dalla compagnia. Il fidanzato è stato il primo a dare l’allarme quando non ha visto tornare la ragazza. Così sono scattate le ricerche e dopo alcune ore la 16enne è ricomparsa in stato di shock e ha raccontato la violenza subita. Ora un tunisino di 24 anni è stato accusato di sequestro e violenza sessuale ai danni di una minorenne.

Sposa bambina violentata nel Padovano: indagati il padre e il marito

sposa-bambina-tuttacronacaNon ricordava nulla del Bangladesh, la sua terra. Viveva in Italia, frequentava la scuola e aveva molti amici, oltre a due fratellini e dei genitori con i quali c’era un buon rapporto. Prima del Natale del 2011, la confessione al padre: era innamorata. Da allora è trascorsa solo qualche settimana prima che il genitore la conducesse nel Paese natale dicendo che andavano a trovare dei parenti. La verità era diversa: lei si è trovata sposata a un cugino del padre che ora ha 34 anni. Era l’uomo a cui era stata promessa il giorno della sua nascita, con lo stesso genitore che gli aveva messo in braccio la neonata. Nel luglio 2012, il neosposo è arrivato in Italia e da allora vive a casa del cugino che è diventato anche suo suocero, in un comune della provincia di Padova, nel Camposampierese. Da quel giorno ha costretto la giovane moglie, ora quindicenne, ad avere rapporti con lui. La sposa bambina ha subito le stesse pressioni dal padre: doveva andare a letto con il marito. Ora la ragazzina si trova in una comunità e trascorre il suo tempo piangendo e sententdo la mancanza della madre. Nel frattempo, il pubblico ministero Francesco Tonon ha concluso l’inchiesta su questa vergognosa vicenda. E vuole portare davanti ai giudici del Tribunale sia il padre, sia il cugino-marito con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e di violenza sessuale. La giustizia italiana non riconosce come matrimonio una simile unione: si tratta di violenza sessuale.

Presunta violenza a 15enne in vacanza con la famiglia a Ischia

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Una storia dai molti lati oscuri quella che vedrebbe coinvolto un 18enne, incensurato, che ora si trova a essere denunciato per violenza sessuale ai danni di una minore. La ragazza, di 15 anni si trovava a Ischia con la famiglia quando, nella struttura alberghiera sarebbe stata bloccata e abusata da un dipendente. A scoprire il fatto, accaduto intorno alle 3 di notte, il fratello 20enne della vittima che girava per l’albergo alla ricerca della sorella. Quando finalmente è arrivato nei pressi della piscina ha trovato la sorella insieme al 18enne e qui sarebbe scattata la lite che ben presto si sarebbe trasformata in una lotta senza esclusione di colpi. Il 18enne poi sarebbe rientrato a casa e la madre lo avrebbe accompagnato all’ospedale per le lesioni riportate durante la lotta. Intanto i familiari della ragazza avevano già chiamato il 113 e denunciato il giovane. Secondo il dipendente dell’albergo, la ragazza sarebbe invece stata  consenziente e stava amoreggiando con lui in piscina quando è arrivato il fratello della ragazza che li ha scoperti, presa dal panico avrebbe detto che era stata violentata.

 

Tunisino tenta di stuprare 13enne in vacanza a Lampedusa.

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L’episodio non si conosce nel dettaglio anche perché si rischia di innescare un meccanismo di terrore su un’isola divisa tra accoglienza ai rifugiati e vocazione turistica. Sembrerebbe che un tunisino minorenne avrebbe  tentato di abusare di una ragazzina di 13 anni di Milano in vacanza a Lampedusa. Si tratterebbe secondo fonti investigative di un minore non accompagnato sbarcato recentemente a Lampedusa ed ospite del centro di accoglienza di contrada Imbriacola. A quanto si è appreso la ragazzina si sarebbe trovata in compagnia di un amico minorenne su una barca in attesa che arrivassero alcuni parenti. Il tunisino sarebbe salito in barca e ci sarebbe stata una colluttazione con l’altro ragazzo a questo il tunisino avrebbe quindi chiuso in bagno la ragazza e avrebbe cercato di stuprarla. Il tentativo sarebbe stato bloccato dall’intervento dell’amico, secondo una dinamica ancora poco chiara, a quel punto il minorenne straniero si sarebbe dato alla fuga. Scattate le prime indagini dei carabinieri il tunisino è stato identificato e successivamente riconosciuto dalla vittima, facendo scattare il fermo.

Bambina di 10 anni accusata di presunto stupro a un bimbo di 4

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“Non si trattava che di un gioco, forse inappropriato, ma non è mai accaduto che un bambino di dieci anni fosse accusato di stupro aggravato”. Queste le parole del legale della famiglia della bambina accusata  diviolenza sessuale aggravata nei confronti diun bimbo di 4 anni, mentre “giocavano al dottore”. Testimone di quello strano “gioco” un vicino di casa che ha poi chiamato la mamma del bambino. La piccola, che sarà giudicata a ottobre, intanto ha passato quattro giorni in un centro di detenzione per minori nella contea di Harris, in Texas.

Pedofilo arrestato grazie a “Le Iene”.

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Un servizio de “Le Iene” dal titolo “Storia di un pedofilo”, trasmesso il 27.01.2013 in cui venivano intervistati la mamma della vittima e il presunto pedofilo hanno permesso alle forze dell’ordine di arrestare C.D. , con l’accusa di prostituzione minorile e violenza sessuale. L’uomo avrebbe chiesto prestazioni sessuali a un minore e in cambio, oltre a pagarlo, avrebbe anche regalato al bambino un Iphone 4 e una consolle per giochi acquistati mediante finanziamenti. La madre insospettita da questi oggetti ha chiesto spiegazioni al figlio, il quale ha raccontato gli incontri con l’uomo. Durante l’arresto le forze dell’ordine hanno sequestrato anche materiale informatico.

 

Arrestato per stalking scappa e stupra una donna.

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Stupra una donna introducendosi in un abitazione dopo esser fuggito dagli arresti domiciliari ai quali era stato costretto per stalking. I carabinieri hanno arrestato il 32enne, Gaetano Vescera, di Vieste autore del gesto con le accuse di violenza sessuale, violazione di domicilio ed evasione. Secondo quanto riportato da un quotidiano locale l’uomo avrebbe fatto irruzione  nell’abitazione della donna, che era a letto, e l’ha palpeggiata nelle parti intime, con l’aggravante – secondo quanto appurato dai Carabinieri – “di aver posto in essere la condotta delittuosa di notte, approfittando, tra l’altro, dello stato di torpore della donna, dovuto al sonno”.

Shock a Chieti per l’arresto dell’assessore D’Agostino:concussione e violenza sessuale

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Ivo D’Agostino, 54 anni, iscritto all’Udc e assessore al traffico, alla sanità, alle politiche della casa,  secondo le accuse, avrebbe  ottenuto con la forza, prestazioni sessuali in cambio dell’assegnazione di alloggi popolari. Per questo ora è stato messo agli arresti domiciliari con pesantissime accuse: concussione, tentata concussione e violenza sessuale. Secondo quanto citato da Il Centro l’assessore comunale avrebbe abusato di almeno 5 ragazze bisognose. Le giovani, tra cui alcune segnalate dalla Caritas, si rivolgevano all’assessore per avere degli aiuti. In cambio chiedeva prestazioni sessuali, da consumarsi negli stessi uffici dell’assessorato.

Bimbo viene obbligato a incontrare il padre pedofilo: aveva molestato la sorellina

servizisociali-padova-tuttacronacaL’avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena ha querelato una psicologa ed un’assistente sociale di un consultorio dell’Alta Padovana che fa capo ai Servizi sociali dell’Ulss 15. Scrive il legale: “Il figlio della mia assistita viene costretto dai servizi ad incontrare il padre, dopo che l’uomo è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver compiuto abusi sessuali. L’uomo aveva molestato anche la sorellina”. L’azione legale della madre del bimbo è stata intrapresa il 29 giugno scorso: la richiesta è che le due professioniste non si occupino della vicenda avvenuta quando il figlio aveva 3 anni e la figlia 11. Ha spiegato l’avvocato: “Nel 2007 la donna sospetta che il compagno molesti la figlia e quest’ultima, interrogata nel Tribunale di Padova, racconta di come sia stata obbligata dall’uomo a vedere film pornografici, a denudarsi davanti a lui e di come questo adulto la ritenga ‘l’unica donna della sua vita’, invitandola poi, compiuti i quattordici anni, a «vivere insieme per essere una famiglia”. Il legale continua quindi la ricostruzione: “Il fratello più piccolo, nel frattempo, viene obbligato a chiamare ‘mamma’ la sorella e a subire i primi abusi. Il bimbo già all’epoca comincia a dare i primi segni di insofferenza. Il suo comportamento cambia ogni volta che incontra il padre che, nel frattempo, non abita più con loro. Anche il bambino viene ascoltato dal Giudice e nel 2012, l’uomo viene rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale sul proprio figlio. Malgrado questo, il Tribunale per i Minori di Venezia obbliga il piccolo a vedere comunque il padre presso i Servizi sociali. Il bambino non approva la scelta e manifesta più volte il suo dissenso, anche davanti agli stessi operatori”. Ancora Miraglia: “Nel giugno scorso i Servizi sociali vengono invitati a presentare una relazione al Tribunale per i Minori di Venezia. La donna si sente ‘accusare’ dagli operatori del Servizio di manipolare il figlio a suo favore. Tutte queste accuse non solo non sono supportate da documenti, da testimonianze, ma denotano come ci sia stato un vero e proprio accanimento contro la donna, che io ritengo ingiustificato. Se il figlio non incontra il padre, è stato detto alla madre, l’alternativa è l’allontanamento”.

Abusi sessuali e maltrattamenti, l’ennesima storia di violenza su una donna

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Una storia di violenza, l’ennesima perpetrata ai danni di una donna. Il compagno, un cittadino albanese di 37 anni con precedenti per reati contro il patrimonio e per spaccio di stupefacenti, la violentava e la maltrattava arrivando anche a schiacciarle la testa sul pavimento con i piedi. L’albanese, irregolare in Italia, residente nel milanese, aveva numerose identità ( la polizia è arrivata a scoprirne almeno 8). La donna, una 49enne, ha sporto denuncia il 5 luglio dopo l’ennesimo atto di violenza. L’uomo, in quell’ultima occasione, aveva abusato di lei contro la sua volontà, arrivando a rincorrerla nudo sul balcone, quando lei aveva cercato di sottrarsi al rapporto.

Il compagno la seguiva ovunque ed era ossessionato che la donna lo potesse tradire. Più volte le aveva rubato il denaro nella sua borsa e aveva usato il suo bancomat per spendere giocare d’azzardo. Più volte l’aveva anche minacciata con frasi del tipo: «se fai denuncia ti ammazzo di botte, ti faccio a pezzi».

Ora l’uomo è stato fermato… Fin quando dovremo raccontare storie di maltrattamenti, di violenze e di abusi di pregiudicati irregolari sul nostro territorio?

Condannato a tre anni di reclusione il sacerdote amico dei Berlusconi.

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Don Gabriele Corsani, 45 anni, economo del collegio salesiano di Pavia, è stato condannato a tre anni di reclusione con rito abbreviato per  violenza sessuale su un ex allievo.

Chi è il religioso?

Silvio Berlusconi e Don Gabriele si erano conosciuti nel 2002 dai Salesiani dove  l’ex presidente del Consiglio ha studiato e con i quali era sempre rimasto legato. Il religioso è stato vicino alla famiglia Berlusconi in molti momenti importanti: è stato il primo ad accorrere  a casa di Rosa Bossi Berlusconi, madre di Silvio Berlusconi, alla notizia della sua morte nel febbraio 2008 a Milano. Un anno dopo,  il religioso aveva concelebrato ad Arcore la Messa funebre di Maria Antonietta Berlusconi, sorella dell’allora premier.

Chi ha denunciato Don Gabriele Corsani?

Un ragazzo di 24 anni che ha trovato il coraggio di raccontare la sua verità. Secondo l’accusa, il il sacerdote aveva attirato in una stanza l’ex allievo, di una scuola di ispirazione cattolica del milanese, proponendogli di dormire insieme per poi palpeggiarlo. Il ragazzo era poi riuscito a fuggire. Tra le testimonianze c’è anche quella di un 19enne che non aveva mai denunciato il sacerdote che però avrebbe affermato che don Gabriele aveva tentato di baciarlo sulle labbra. Per questa seconda accusa il religioso è stato assolto, mentre è stato condannato a tre anni per la violenza nella stanza d’albergo.

Come mai chi è vicino al Cavaliere prima o poi finisce in uno scandalo sessuale? Come mai chi è vicino a Berlusconi prima o poi ha problemi con la giustizia?

Stupro di gruppo contro una suora

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Una suora di 28 anni è stata attirata nella trappola attraverso una telefonata da una donna che le comunicava che la madre della religiosa era molto malata. Così la suora, che risiede Chennai (Tamil Nadu),  ha preso un treno per Bamunigam. Arrivata a destinazione c’erano i cugini e degli amici ad attenderla che invece di portarla al villaggio di Minapanka, gli uomini l’hanno condotta in un luogo non ancora identificato. Qui la suora ha subito ripetuti stupri di gruppo per una settimana. Poi gli aggressori hanno lasciato la religiosa alla stazione ferroviaria di Berhampur, minacciandola di non riferire a nessuno quanto accaduto. Ma la vittima ha raggiunto il suo villaggio e ha sporto denuncia. Al momento la polizia ha arrestato due uomini, Jotindra Sobhasundar – cugino della vittima – e Tukuna Sobhasundear, un suo amico. Gli altri aggressori hanno fatto perdere le loro tracce. Secondo il fratello della religiosa, all’origine della violenza potrebbero esserci “motivi familiari”. Lo scorso anno uno zio è stato ucciso da guerriglieri maoisti, ma i figli (i cugini) accusano i familiari della suora di essere coinvolti nell’omicidio.

Giovane indiano 25enne tenta di stuprare turiste a Roma

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Per ben due volte un giovane 25enne indiano ha tentato ieri di stuprare due turiste a Roma, nel quartiere Esquilino, in via Principe Eugenio. Il giovane brandendo una bottiglia di vetro rotta ha prima preso di mira una giovane filippina che, afferrata per il collo, ha cercato di spingere all’interno di un portone. La ragazza ha però reagito, restando ferita a una mano. Il secondo tentativo di violenza invece il giovane lo ha perpetrato ai danni di una turista tedesca, toccandola nelle parti intime e trascinandola sul cofano di un’auto parcheggiata. I passanti hanno immediatamente allertato la polizia che è sopraggiunta per fermare il giovane indiano.

Rosario Fiarè tra ‘ndragheta e violenza sessuale

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Rosario Fiarè, di 64 anni, ritenuto capo dell’omonima cosca di San Gregorio d’Ippona (Vibo Valentia),  sorvegliato speciale con obbligo di dimora, oltre che essere invischiato con ‘ndragheta aveva anche il vizio di stuprare le sue domestiche. Assieme a Fiarè è stato condannato a 12 anni anche Francesco Pannace, di 25 anni. Entrambi erano accusati a vario titolo di violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale, induzione alla prostituzione, tentata violenza privata e violazione degli obblighi. Insieme a loro anche Saverio Ferrise, condannato in appello a quattro anni di reclusione per tentato concorso in sfruttamento della prostituzione e concorso anomalo in violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo. Le vittime dei tre uomini erano giovani italiane, bulgare e magrebine. Le donne venivano attirate con la promessa di un lavoro come badante, domestica o fornaia e poi si trovavano coinvolte nel giro di prostituzione. Tra le vittime delle violenze anche una quarantenne di Lamezia Terme con una situazione di disagio familiare alle spalle e la necessità di lavorare alla quale venne proposto un posto come badante di un anziano del vibonese. La donna accettò e lo stesso giorno fu costretta a subire una violenza sessuale che denunciò ai carabinieri. Da qui partirono le indagini che oggi hanno portato alla sentenza di appello.

Aggredite da uno spacciatore due ragazze costrette a spogliarsi.

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Ivan Melis, 26 anni di Mamoiada  era gia’ stato arrestato nel novembre scorso per spaccio di cocaina e attualmente era sottoposto all’obbligo di dimora, ma questo non ha impedito al giovane di aggredire due ragazze di 24 e 26 anni. Melis avrebbe fatto forti rumori fuori della casa delle due giovani, La Caletta di Siniscola, tanto da costringerle ad aprire la porta per vedere cosa stesse succedendo all’esterno. L’uomo, con violenza si è quindi introdotto in casa delle ragazze con l’intento di abusare di loro e coltello alla mano le ha costrette a spogliarsi. Una delle due ragazza è riuscita però a difendersi rimanendo ferita alla mano e insieme all’amica è fuggita lanciando l’allarme.

Questo è il regime di pene alternative? Violenza, stupri, droga cosa resta a un ragazzo sbandato che non ha una struttura come il carcere che possa indirizzarlo a una corretta re-integrazione nella società? Perché esporre la popolazione a questi rischi?

Stupro nei bagni di un locale: succede a Roma

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E’ stata data notizia solo ora di uno stupro avvenuto ieri sera a Roma. La vittima, una ragazza di 21 anni originaria di Albano Laziale, è stata aggredita da un romeno di 24 anni che è già stato arrestato dalla polizia con l’accusa di violenza sessuale aggravata. L’uomo avrebbe conosciuto la sera stessa la giovane ed avrebbe abusato di lei dopo averla fatta ubriacare. La  ragazza si è poi recata alla stazione Termini, dove è salita su un autobus il cui autista ha notato che stava piangendo ed era in stato confusionale. Venuto a conoscenza di quanto accaduto, l’uomo ha chiamato il 113 e la vittima è stata trasportata al policlinico Umberto I, dove l’abuso sessuale è stato accertato. La 21/enne era sotto effetto dell’alcool e della cannabis. La polizia ha raccolto delle testimonianze secondo le quali la ragazza era stata portata nel bagno del locale dall’aggressore, dopo che lo stesso l’aveva fatta bere. A incastrare il romeno sono state le immagini delle telecamere nella stazione Termini, che hanno permesso agli agenti del commissariato Viminale di rintracciare gli aggressori.

Alla casa delle donne la Boldrini parla della condizione femminile

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Laura Boldrini, presidente della Camera, ha incontrato, alla Casa internazionale delle donne di Roma,  le associazioni che si occupano di violenza contro le donne e hanno sottoscritto la Convenzione No More.

“Non è una situazione emergenziale ma strutturale, le vostre istanze sono le mie, non è più possibile continuare come se nulla fosse. Che cosa si può fare, stabiliamo insieme una tabella di marcia, il mio impegno voglio che sia dimostrabile”. Così la Boldrini si è messa in gioco in prima persona per cercare soluzioni pratiche a un problema che sta dilagando in Italia e nel mondo. Dal femminicidio alla violenza sessuale, dalla violenza domestica alla violenza psicologia, dalla discriminazione sul lavoro al problema della maternità che diventa spesso motivo di licenziamento. La presidente della Camera ha anche aggiunto ho visto lo stupro di guerra, le donne nei campi della ex Jugoslavia, trattenute fino all’ottavo mese di gravidanza per partorire il figlio dello stupratore, noi donne non saremo mai emancipate fino a che non ci saremo tirate dietro quei tre quarti di donne che stanno peggio di noi.” Spazia a 360° con un discorso che tocca anche il grave e diffuso uso delle donne oggetto ancora troppo presenti all’interno della pubblicità a livello internazionale. 

Si chiede un piano violenza e un finanziamento permanente per i centri che si occupano di debellare sul territorio discriminazione e abuso sulle donne. Le associazioni hanno chiesto anche che ci sia una “volontà politica” per combattere il problema, anche con la promozione di una cultura che permetta di rivalutare il ruolo centrale della donna nella società. Purtroppo i dati parlano chiari 7 donne su 10 che sono state uccise avevano denunciato una persecuzione, un ossessione del partner nei loroconfronti, ma non sono state ascoltate, non sono state aiutate, sono solo state lasciate sole con il loro problema, indifese e facile preda della brutalità maschile.

Boldrini scrive, annuisce, e al termine traccia alcune azioni : “Farò in modo che la commissioni Esteri quando insediata si occupi dell’inter della Convenzione di Istanbul”. Al governo invierà un atto di indirizzo sulla Convenzione e al Viminale una circolare, perché si seguano le buone pratiche, “per chiedere maggiore attenzione alle denunce di violenza”.

Stupro e mutilazione genitale su bimba di 5 anni

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Gli stupri in India stanno sconvolgendo l’opinione internazionale per la brutalità e l’aumento esponenziale che sembrano non aver fine. Un paese che dall’occidente è sempre stato visto come la culla della cultura orientale, del new age e delle filosofie pacifiste è invece ora l’antro oscuro e scandaloso degli “orchi” che si avventano come mostri (non bestie che è solo un’offesa per gli animali) sulle donne. “Uomini” se tale parola può essere utilizzata ancora per delle persone che hanno rapito e stuprato con una spranga una bimba di soli 5 anni che ora è in fin di vita per le mutilazioni genitali e per l’infezione che hanno comportato. La piccola era stata rapita dalla sua casa di Gandhi Nagar nel sud est di New Delhi, ed è stata ritrovata solo oggi. La famiglia della piccola è molto povera, e ha accusato la polizia di non essersi interessata al caso al momento della sparizione. Ora si cerca un sospetto: un vicino di casa è sparito dopo l’accaduto, e gli investigatori stanno cercando di rintracciarlo.

Ennesima vittima, ennesima innocente che deve pagare la brutalità di un popolo incapace di rapportarsi con l’universo femminile. Un popolo che ha scelto la violenza e l’ignoranza rinnegando tutta la cultura e la filosofia. La povertà, causata da una politica miope e tradizionalista, ha portato a una progressiva perdita di valori e all’acquisizione di modelli di violenza e di sopruso nei confronti dei più deboli. Ne sono testimonianza anche le piccole vittime di ieri: una bimba di sei anni trovata strangolata in una discarica e un bambino di cinque stuprato nei bagni dell’asilo dal maestro.

Le foto confermano la versione delle 15enni. Sole alla stazione di servizio.

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Le telecamere della stazione di servizio di Arino (tra Venezia e Padova) mostrano la Punto di Mirco Sacher, il 61enne ucciso a Udine. Sono le 18.53 del 7 aprile e al volante dell’auto ci sono le due 15enni ree confesse del delitto. Le ragazze hanno sempre confessato di essersi allontanate dal luogo dell’omicidio da sole, senza l’aiuto di nessuno, ma non sono mai state credute dagli inquirenti che hanno sempre pensato alla presenza di un terzo complice. Queste immagini nell’area di ristoro e a bordo del veicolo confermano la loro versione dei fatti.

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Udine: parla il fidanzato di una delle 15nni. Mistero su uno smartphone.

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L’ex fidanzata di una delle due minorenni che hanno ucciso Mirco Sacher ha rilasciato un’intervista: “Erano circa le 13. Pensavo fossero a casa del padre di una delle due, sentivo voci di persone in casa ma non sapevo dove”. Quindi il giorno dell’omicidio di Sacher la ragazza, ha telefonato al suo ex dicendogli che dopo poche ore sarebbero arrivate. “Una persona stupenda, – continua il ragazzo – non ho mai pensato arrivasse tanto, una ragazza sempre con il sorriso, sempre divertente.Vorrei scriverle una lettera per dirle che sono accanto a lei.”

I cellulari delle due ragazze sono stati messi al setaccio così come i loro profili Facebook, ma quello che gli inquirenti stanno cercando è uno smartphone scomparso, che potrebbe contenere indizi molto importanti.

Le due amiche, nel frattempo sono state trasferite in strutture riservate, una in Veneto e l’altra in Lombardia, dove hanno dichiarato di aver assunto alcol e stupefacenti il giorno del delitto. Le analisi tossicologiche sulle ragazze arriveranno a giorni e gli inquirenti sperano che possa esser fatta luce sullo stato psico fisico nel quale le due adolescenti si trovassero quel giorno.

 

Quando la gogna mediatica uccide: si suicida l’ennesima 15enne stuprata

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Ennesimo suicidio di una gogna mediatica, ma sarebbe più corretto parlare di omicidio vero e proprio. Gli “autori” virtuali ma non per questo meno colpevoli sarebbero come sempre coloro che, con superficialità e stupidità, attaccano e irridono le ragazzine vittime di stupro i cui scatti finiscono in rete senza che ci sia la possibilità di un filtro preventivo.

Lo scorso settembre, Audrie Pott è stata violentata a casa di un compagno di classe mentre era incosciente. I suoi ‘amici’ aguzzini, che hanno 16 anni, hanno ripreso l’abuso con i cellulari e poi hanno diffuso le immagini in rete. Il giorno dopo la violenza sessuale, la ragazzina ha scritto su Facebook: “Tutta la scuola lo sa, la mia vita è rovinata”

L’avvocato della famiglia Pott ha dichiarato: “Quello che hanno fatto questi tre ragazzi è inconcepibile. Dovrebbero ricevere il massimo della pena per dare il buon esempio ed evitare che possa accadere ancora”. I ragazzi adesso sono in un carcere minorile con l’accusa di violenza sessuale e diffusione di materiale pedopornografico.

Quante ragazzine dovranno morire? Questa è la nuova violenza contro le donne e ancora nessuno ci mette un freno. Le pene sono lievi perchè di solito gli autori sono sempre minorenni, ma possiamo ancora parlare di minorenni se il reato è uno dei più agghiaccianti che il genere umano possa compiere? Possiamo parlare di minorenni se c’è una volontà così lucida di fare del male e di diffondere un video che offende e umilia le donne al punto di portarle al suicidio? Perchè la rete non si ribella, ma le rende ancora più vittime deridendole invece che offrendo loro protezione?

Perchè i giovani d’oggi sono così cinici, pronti a scagliarsi gli uni contro gli altri invece di tendersi la mano per costruire insieme il futuro?

La misteriosa fuga delle 15enni di Udine e le “cattive amicizie”

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Dopo aver ucciso Mirco Sacher le due quindicenni avrebbero guidato l’auto dell’uomo fino a una stazione di servizio, lì avrebbero accettato il passaggio di un automobilista che le ha portate fino alla stazione di Vicenza. Le due minorenni sono salite su un treno in direzione Mestre e scese hanno trovato due giovanni di Pordenone. Proprio ai due ragazzi hanno confessato il delitto agghiacciante.  Ma se i movimenti delle ragazze sono chiari, non lo è il movente. Quel presunto tentativo di  violenza sessuale da parte di Sacher presenta alcuni dubbi e non ha convinto gli inquirenti. Ora si cerca anche in altre direzioni, come ad esempio una natura economica. Forse le due adolescenti ricattavano l’uomo e lui ha reagito? Perché Sacher, sempre parsimonioso in tutta la sua vita, da qualche tempo aveva iniziato a prelevare costantemente soldi al bancomat? A cosa servivano quei prelievi che a volte superavano anche l’importo della sua pensione mensile? L’uomo in banca aveva circa 150 mila euro i risparmi di una vita accantonati attraverso gli anni di servizio che aveva svolto presso le ferrovie. Può essere che qualcuno mirava a sottrargli a poco a poco quella somma? Inoltre una delle due ragazze tempo prima frequentava un ragazzo rom che poi è finito in carcere con l’accusa di estorsione ai danni di un gay. Altre “cattive amicizie” delle due ragazze sarebbero alcuni ragazzi africani ritenuti dalle forze dell’ordine dei piccoli spacciatore di hashish che operano nella zona dell’autostazione, vicini anche a una banda di albanesi arrestati di recente per possesso di cocaina.

Tutti i soldi che Mirco Sacher prelevava in contanti dal suo conto sembrano svaniti nel nulla. Anche gli ultimi 150 euro ritirati da uno sportello dell’Unicredit soltanto alle 9 di mattina di domenica, 6 ore prima che il pensionato morisse, sembrano essersi volatilizzati. Gli investigatori non hanno trovato denaro nell’appartamento di via Strassoldo e nemmeno nella Fiat Punto bianca. Vuoti anche i portafogli dell’uomo e delle due adolescenti che infatti hanno riferito di aver lasciato la macchina all’autogrill perché non avevano soldi per fare il pieno e pagare il pedaggio autostradale.

Tanti quindi sono gli interrogativi e le analisi che gli inquirenti stanno facendo e il Procuratore capo dei minori di Trieste ha dichiarato che ci vorranno come minimo un paio di mesi prima che l’inchiesta si possa chiudere. Ciò di cui ormai sembrano convinti gli inquirenti è che a uccidere Marco Sacher siano state le due minori e che non ci fossero altre persone, maggiorenni, coinvolte nella morte dell’ex ferroviere.

Tuttavia questa versione che fino a ieri era quella accreditata oggi viene sconfessata proprio dal padre di Sonny Rizzetto che dichiara di aver convinto lui le due ragazze a costituirsi e non il figlio insieme all’amico come ipotizzato in un primo tempo. Mentre domenica notte andavano dai carabinieri una delle due adolescenti in auto con il padre di Sonny avrebbe detto: “Non me la sento di parlare con i carabinieri”.

Quindi ancora una nuova versione. Una volta arrivati in stazione a Pordenone, intorno all’una di notte, le ragazze, Sonny Rizzetto e Walter Wisdom avevano incontrato una pattuglia dei carabinieri che, ricevuta la denuncia di scomparsa del padre di Rizzetto, avevano controllato i due ragazzi. A quel punto i quattro avevano preso strade diverse. Sonny era tornato a casa con il padre mentre le due ragazze erano andate in un’altra abitazione in compagnia di Walter. Solo quando Sonny ha riferito al padre il racconto delle due quindicenni, l’uomo ha convinto tutti a rivolgersi ai carabinieri. E’ più probabile che la mattina dopo le due ragazze si sarebbero date alla fuga salendo su un altro treno in direzione della Toscana dove vive il padre di una delle due minorenni e un ex fidanzato.

Intanto è fissato per lunedì un vertice tra gli inquirenti per stabilire quali accertamenti scientifici da disporre sui vari reperti (che al momento sembrano essere la vettura di Mirco Sacher e gli abiti delle 15enni), tra i quali impronte ed esame del Dna. Poi, con molta probabilità gli esami verranno eseguiti a Roma o a Padova. Si pensa anche di fare un calco della dentatura della vittima per stabilire l’evenutale compatibilità con i segno riscontrati sul seno di una delle 15enni.

Orrore a bordo: Leonid Kamenoff

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Sono sconvolgenti i particolari emersi oggi a Parigi durante il primo giorno del processo all’ex psicoterapeuta Leonid Kamenoff, fondatore nel 1969 de ‘L’ecole en bateau’, un’associazione che proponeva un progetto di educazione alternativo, viaggiando su un veliero attorno al mondo per qualche mese o anno. L’uomo costringeva i ragazzi che partecipavano alla gita ad avere rapporti sessuali tra loro e anche con adulti.

È accusato, assieme a tre membri del suo equipaggio, di stupri e aggressioni sessuali su alcuni dei suoi ex studenti. Rischia una pena di 20 anni di reclusione. Circa 400 bambini e adolescenti hanno partecipato fino al 2002 al progetto di Kameneff, 76 anni, che voleva essere «un’esperienza di educazione e insegnamento alternativa alla scuola». Solo una decina delle 30 vittime che hanno denunciato i fatti – e che oggi ha un’età compresa tra i 33 e i 46 anni – ha potuto costituirsi parte civile nel processo per fatti avvenuti tra il 1981 e il 1994, in quanto è subentrata la prescrizione. Sono infatti trascorsi 18 anni dalla prima denuncia fatta nel 1994 da un ex studente de ‘L’ecole en bateaù. L’anno scorso lo Stato francese è stato condannato dal tribunale di Parigi a pagare 250.000 euro a ciascuna delle vittime a processo per diniego di giustizia essendo trascorso un tempo «eccessivo» per le indagini.

Kameneff è stato arrestato in Venezuela nel 2008 ed è quindi stato estradato.Durante l’interrogatorio ha riconosciuto in parte i fatti di cui è accusato, tra cui le aggressioni sessuali. Ha trascorso 19 mesi e mezzo in detenzione provvisoria prima di venire rimesso in libertà ma sotto controllo giudiziario. «La società è enormente cambiata – ha spiegato l’ex psicoterapeuta -. Alcune cose che sembravano normali un tempo ai fini educativi oggi sono guardate con sospetto». Almeno una trentina di ex partecipanti al suo programma educativo, minorenni all’epoca dei fatti, ha ammesso di essere stata vittima di aggressioni sessuali da parte di Kameneff e del suo equipaggio, descrivendo sedute di massaggio e di masturbazione collettiva. «Siamo stati vittime di un uomo che ha voluto realizzare un sogno e ci ha utilizzati come i suoi giocattoli», ha detto uno degli accusatori, Marie Rigod. Mentre Benoit Klam, che aveva 9 anni quando è salito sulla barca di Kameneff, parla anche di «indottrinamento psicologico» denunciando  il comportamento manipolatore del loro «guru».   ‘L’ecole en bateau’, si legge sul sito internet dell’associazione, induceva a «un soddisfacimento intellettuale, psicologico, affettivo e sociale», proponendo «un’esperienza emancipatrice». L’età media dei partecipanti, spesso bambini con difficoltà relazionali o nell’apprendimento, era di 11 e 12 anni.

“Sì alla pillola del giorno dopo, ma solo per stupro” così i vescovi tedeschi

vescovi tedeschi - stupro-pillola

La conferenza episcopale tedesca ha decretato che le cliniche cattoliche possano somministrare la pillola del giorno dopo nei casi di donne che abbiano subito violenza sessuale, se il farmaco evita la fecondazione e non provoca l’aborto.

Dal trono al tribunale: Marco Stabile avrebbe violentato una minore

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“Nessuna prova secondo l’avvocato difensore” ma una ragazza, la minorenne A.Z. è pronta a puntare il dito contro il tronista Marco Stabile. Ci sarebbe stato un primo appuntamento in spiaggia, poi una serata passata insieme a Roma nel mese di luglio e da lì sarebbero partite le avances, sempre più insistenti, fino alla violenza sessuale.
Secondo il racconto della giovane, i fatti risalirebbero a fine luglio 2011, quando, come racconta il “Messaggero”, i due si incontrano in occasione di un provino. Lui è un volto noto e gli è facile convincere la ragazza, A.Z., ad accettare un appuntamento. Lei porta un’amica e lui un amico, Giuseppe Balistreri, anch’egli ora accusato di violenza sessuale.
Si comincia con qualche drink in qualche locale in centro a Roma, poi i quattro raggiungono lo studio professionale di Balistreri, in via Cola di Rienzo. Secondo il pm Francesco Scavo, Stabile e l’amico avrebbero fatto che in modo che le due donne “assumessero nel corso della serata, con diverse modalità e in differenti locali, sostanze alcoliche, nella specie miscele di vodka e red bull”.

La violenza sarebbe accaduta nell’ufficio dell’amico di Stabile. L’amica di A., maggiorenne, dice di non ricordarsi nulla, la minorenne invece racconta di essere rimasta nella stanza con Stabile, mentre l’altra si sarebbe chiusa in bagno con Balistreri. Entrambe avrebbero subito una violenza sessuale, e A., come scrive il pm, avrebbe “ripetutamente manifestato il proprio dissenso”.

Nessuna prova di quanto accaduto (era la notte fra il 30 e il 31 luglio 2011), perché gli uomini avrebbero buttato via le sedie che erano rimaste sporche di sangue. Il pm Scavo ritiene comunque la ricostruzione di A. credibile anche perché la giovane avrebbe retto al controesame degli avvocati dei due accusati. Il legale di Stabile, Roberta Nati, sottolinea che ci sono solo “le accuse di una ragazza e nssuna prova scientifica”. E assicura che Stabile “non ha bisogno di costringere una donna ad avere rapporti con lui se non lo desidera”. (E’ tornato Casanova?)

Partorisce a 9 anni… ora è caccia al 17enne che l’ha violentata!

Ma in questi casi non si fa abortire una ragazzina di appena 9 anni che ha già subito una violenza sessuale? Procuriamo altri traumi con la gestazione e il parto? Spezziamo l’infanzia a una bambina di 9 anni? Devastiamo la futura adolescenza?

BENVENUTI IN MEXICO!

partorisce a 9 anni

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