La doppia bufala degli operai che minacciano il suicidio al Festival

bufala-Sanremo-tuttacronacaBeppe Grillo, e con lui molti attivisti del M5S, commentando la presenza di due operai del Consorzio di Bacino di Napoli e Caserta che minacciavano di gettarsi dalla balconata in occasione della serata d’apertura, sostiene si sita trattato di una farsa per incrementare gli ascolti e per rubare la scena allo stesso leader dei pentastellati, vera attrazione della prima puntata del Festival. Peccato che i protagonisti della protesta siano realmente operai che non percepiscono lo stipendio da oltre un anno. Gli agenti della Polizia di Sanremo, inoltre, hanno ricostruito che erano presenti anche altre due persone, un uomo e una donna, facevano parte del gruppo arrivato dalla Campania. “Si tratta effettivamente di operai del Consorzio di bacino di Napoli che non prendono lo stipendio da più di un anno – ha detto il direttore di RaiUno Giancarlo Leone – Alcuni di loro hanno precedenti penali per episodi analoghi a quello di ieri. Ieri sono stati denunciati per violenza privata perché hanno obbligato con la minaccia alla lettura della loro lettera”. Ma gli operai, che hanno rimediato una denuncia, subiscono anche la beffa. Beppe Grillo, a seguito delle consultazioni con Renzi, ha detto: “Ieri ero a farmi prendere per il c… da Fazio con i finti operai che si buttavano dall’Ariston”. Ma in precedenza era stato il consigliere regionale M5S alla Regione Lazio Davide Barillari era caduto nella trappola, diffondendo sui suoi profili facebook e twitter la notizia secondo cui a Sanremo si sarebbero esibiti “due attori aspiranti suicidi per rubare la scena a Grillo”. La gaffe è presto scoperta da alcuni utenti, che hanno fatto notare al consigliere come la fonte da lui riportata abbia spesso messo in circolazione “bufale” sul web.

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Ma come spiega l’Huffington Post:

Ma in rete partono duri attacchi contro il Festival e il suo conduttore, Fabio Fazio: “Buffone, sapeva già il contenuto prima di leggerla. Marionetta nelle mani dei poteri forti, che schifo”, scrive un utente. Un altro auspica che “i due figuri vengano indagati”, un altro ancora si chiede: “E io pago la Rai? Bisognerebbe denunciare tutto alla Corte dei Conti”. C’è chi ci va giù pesante: “Questi del Pd sono veramente delle serpi, già è scesa in capo la Magistratura di Sx, fra poco servizi segreti stranieri, poi servizi segreti deviati, poi chiederanno se non l’hanno già fatto un aiuto alle mafie. Tutto per bloccare il Movimento 5 stelle”. Ancora: “Fazio sei vergognoso”; “Tutte chiacchiere, sono pagati dalla Rai per recitare”; “Che vergogna, questa è un’offesa a chi si è suicidato veramente nel nostro paese”.
Nella conferenza stampa del giorno dopo, alla domanda su cosa si potrebbe fare per evitare che si ripetano in un futuro al Festival di Sanremo episodi come quello della minaccia dei due operai campani di buttarsi dalla balconata, Fabio Fazio ha risposto in conferenza stampa: “I biglietti nominali aiuterebbero, sarebbero un bel deterrente”.

Cinesi sottopagati: 2 centesimi a minuto!

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Erano dipendenti in 17 aziende appaltate dalla Consofa s.r.l specializzata nella produzione di salotti con sede a Matera. Loro, 763 operai cinesi venivano, pagati, o meglio sottopagati, a 2 centesimi al minuto. Dopo ripetuti sopralluoghi, dal 1 gennaio del 2010 al 30 giugno del 2012  gli ispettori del lavoro hanno reperito materiale sufficiente per una maxi multa da 5,2 milioni oltre a imporre la “cessazione del comportamento illecito e la regolarizzazione alle proprie dipendenze dei lavoratori impiegati”.

Come spiega Il Fatto Quotidiano: 

La realtà produttiva si estendeva tra Puglia e Basilicata ed era controllata da Calia Trade spa (49%),Nicoletti Trade srl (24,5%), Logistica e Trasporti srl (24,5%) e Cielle Partners (2%), che secondo gli ispettori della direzione territoriale del lavoro avrebbero agito aggirando le norme e realizzando sostanzialmente “l’interposizione illecita da pseudo appalto” e “la somministrazione fraudolenta”. Nel tempo esaminato si sarebbero serviti di 17 imprese cinesi, alle cui dipendenze lavoravano 763  operai per un monte ore totale di 75.498. Nel verbale degli ispettori si legge che

“È stato accertato che la Consofa Scarl, in concreto, si occupa fra l’altro della produzione di mobili imbottiti senza però avere un vero e proprio reparto produttivo e senza avere alle proprie dipendenze maestranze con qualifiche tipiche della produzione. Infatti, risultano in forza impiegati, operai con qualifiche di magazziniere, addetti al controllo della qualità e alcuni tagliatori di fibre tessili”.

Gli ispettori perciò contestano la sussistenza del contratto di subfornitura:

“Tale appalto si è esplicato secondo modalità non genuine in quanto si è concretizzato in una mera fornitura di manodopera. Tale difetto di genuinità deriva dalla mancanza di organizzazione imprenditoriale e assenza del rischio d’impresa delle ditte affidatarie”.

La prova starebbe nella mancanza di un risultato produttivo autonomo, di monocommittenza, di mera gestione amministrativa del personale e di corrispettivo. Su quest’ultimo punto si fa riferimento anche ai costi:

Il corrispettivo riconosciuto dalla committente Consofa per la realizzazione del mobile imbottito è commisurato a minuto di lavorazione. “Da 0,2 e 0,26 euro e per ogni modello commissionato i tempi di sua realizzazione sono predeterminati unilateralmente dal committente”.

Due laboratori-lager scoperti in provincia di Pavia: ci lavoravano 20 cinesi

laboratorio-lager-pavia-tuttacronacaMarito e moglie cinesi di 30 anni, regolarmente residenti in Italia, avevano allestito un laboratorio per calzature anche di griffe dell’alta moda di livello nazionale e internazionale, nel quale impiegavano oltre venti connazionali, in due villette nella provincia di Pavia, ad Albonese e Parona. A fare la scoperta, i carabinieri di Vigevano. Stando a quanto riferito, gli operai lavoravano fino a quasi 20 ore al giorno, principalmente di notte, per poi dormire in stanzette e giacigli dov’erano stivati una cinquantina di bidoni da 30 litri di solventi usati per la lavorazione del cuoio. Come riporta Repubblica, molti di questi contenitori rimanevano aperti e le esalazioni venivano respirate da tutti i presenti senza sistemi di bonifica e sicurezza. Inoltre i solventi erano altamente infiammabili e avrebbero potuto provocare una strage come quella di Prato. Nel laboratorio, oltre agli operai, anche le loro famiglie, compresi bimbi di pochi mesi. Ora la coppia titolare dei laboratori è stata denunciata con l’ipotesi di riduzione in schiavitù. Denunce sono scattate anche per due italiani, un uomo di 32 e una donna di 46 (entrambi della zona e con precedenti penali). I due erano i proprietari delle villette e la denuncia che li ha colpiti riguarda gli abusi edilizi commessi per trasformare le case in laboratori. Si sospetta che i due siano solo dei prestanome. Gli operai cinesi, tutti in regola sul territorio italiano, sono stati identificati.

Gli operai senza stipendio che aggrediscono i politici in Consiglio comunale

consiglio-comunale-centola-tuttacronacaSi stava svolgendo il Consiglio Comunale a Centola, in provincia di Salerno, lo scorso venerdì pomeriggio, quando è stato necessario far passare in secondo piano la discussione dei punti all’ordine del giorno a causa della protesta di un gruppo di cittadini che ha rischiesto l’intervento della polizia municipale per placare gli animi dei presenti. Come spiega Il Mattino, “prima è esplosa la rabbia di una decina di famiglie di Centola Palinuro in attesa da oltre un anno dei finanziamenti regionali per i fitti, poi la disperazione di un operaio addetto alla raccolta rifiuti senza stipendio da mesi. L’operaio al culmine della esasperazione si è scagliato prima contro il sindaco Carmelo Stanziola, poi ha avuto una furibonda discussione con il presidente del consiglio comunale, Gianfranco Ciccariello. Solo l’intervento degli altri presenti in aula ha evitato che la situazione degenerasse sfociando in una colluttazione.”

Crolla una palazzina nel Palermitano: morto un operaio

crollo-palazzina-palermitano-tuttacronacaStavano lavorando alla ristrutturazione di una palazzina in via Matteotti a Piana degli Albanesi, nel Palermitano, due operai che sono rimasti coinvolti nel crollo dell’edificio. Uno dei lavoratori è deceduto, mentre l’altro è rimasto ferito. Sul posto sono accorse le squadre del 118 e dei vigili del fuoco. Ancora da capire le cause del crollo.

Alta tensione davanti al ministero, a Roma gli operai dell’Alcoa

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Alta tensione oggi davanti al ministero dello Sviluppo economico a Roma, dove  hanno protestato gli operai dello stabilimento sardo dell’Alcoa. I manifestanti al termine dell’incontro tra Governo e sindacati hanno lanciato petardi contro la polizia. Un funzionario e  un agente sono rimasti lievemente feriti e medicati sul posto.

Il tavolo tra le istituzioni  e i sindacati si è concluso con la promessa di valutare la possibilità di un altro anno di cassa integrazione per i circa 500 lavoratori, di cui la multinazionale dell’alluminio aveva annunciato la mobilità.

«La novità importante di oggi è che abbiamo istituito uno schema di garanzie reciproche tra Alcoa e l’acquirente che consentono la ripresa del negoziato», fermo da giugno, ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, al termine dell’incontro. La finanziaria regionale sarda garantirà infatti il rapporto finanziario fra Klesch e Alcoa e un advisor esterno, concordato fra le due aziende, si esprimerà sul piano industriale del gruppo acquirente.

Licenziati di serie A e B. Persi 900 posti di lavoro, chi ne parla?

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Alitalia ha gli occhi puntati addosso, ma c’è invece chi nel deserto delle istituzioni e nel silenzio della stampa perde il lavoro. Sono i 900 licenziati, operai e tecnici della De Tomaso, la fabbrica di Grugliasco, nel Torinese, che ha prodotto solo la concept car Deauville e il cui  management è stato inclinato dalle inchieste per la frode di soldi pubblici e il curatore fallimentare sta portando a termine il suo lavoro. Chi si ricorda che questo era il prestigioso stabilimento automobilistico Pininfarina, ora denominato De Tomaso? Le lettere sono state inviate questa mattina e il tempo stringe per evitare questa tragedia sociale: entro il 4 gennaio deve essere trovato un acquirente oppure 900 lavoratori rimarranno senza lavoro, abbandonati nel loro dramma, nonostante abbiano cercato di attirare l’attenzione con proteste e manifestazioni. 

Disperati i lavoratori che hanno sempre continuato a presidiare la fabbrica torinese: lunedì si ritroveranno più numerosi del solito ai cancelli, mentre martedì mattina ci sarà il presidio organizzato dalla Fiomtorinese davanti alla sede della Giunta piemontese, in piazza Castello, a Torino e sarà chiesto un incontro alla Regione.

“L’arrivo delle lettere, sebbene sia un atto dovuto, è avvenuto a sorpresa, non siamo stati informati. Ma noi non ci rassegniamo, siamo pronti a tornare in piazza”, dice un operaio in cassa integrazione da tre anni. “E’ la formalizzazione di un provvedimento inevitabile – commenta Vittorio De Martino, segretario generale della Fiom piemontese – ma noi continuiamo a chiedere che si trovi una soluzione per salvare tutti i posti di lavoro. Alla Regione sollecitiamo una soluzione per il marchio De Tomaso e l’avvio dei corsi di formazione, che ancora non sono partiti”.

“Il curatore – spiega Claudia Porchietto, assessore regionale al Lavoro della Regione Piemonte – si è mosso in piena autonomia. In questo momento d’altra parte non sono state formalizzate manifestazioni d’interesse perché non si sa ancora se il marchio sarà disponibile o meno. Su questo punto la procedura credo debba essere chiaro ha l’obbligo assoluto di chiudere in tempi rapidi a tutela dei lavoratori per non vanificare gli sforzi fatti in questi mesi dalle Istituzioni, Regione in primis”.

 

Nuova fuga radioattiva a Fukushima: contaminati sei operai

fukushima-tuttacronacaE’ stata la stessa Tepco (Tokyo Electric Power Company), l’ente che gestisce la centrare nucleare di Fukushima, a segnalare una nuova fuga radioattiva nella struttura. Ha anche però assicuarato che “L’incidente, dovuto con tutta probabilità ad un errore dei tecnici, non ha provocato una fuoriuscita all’esterno della struttura”. Da quanto riferito dall’ente, un dipendente avrebbe staccato un tubo collegato a un sistema di desalinizzazione di acqua versata nei reattori danneggiati della centrale. Tale errore avrebbe causato la perdita di “diverse tonnellate” d’acqua. La Tepco ha inoltre spiegato che 6 lavoratori all’impianto nucleare di Fukushima Daiichi sono stati contaminati dall’acqua radioattiva. Secondo quanto riporta un portavoce della compagnia, “Forse c’è una piccola possibilità che non abbiano ingerito acqua, poiché non sono stati investiti in faccia”. Al momento non si conosce nulla riguardo le loro condizioni di salute. Il 14 ottobre l’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia, farà una missione di bonifica intorno al luogo devastato dallo tsunami.

Le maglie insanguinate: strage in Bangladesh, almeno 10 morti

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Sfruttamento che viene chiamato lavoro e miete vittime. La triste condizione degli operai delle fabbriche in Bangladesh torna prepotentemente a riempire le pagine di cronaca con l’ennesima strage. Un incendio scoppiato oggi pomeriggio nel reparto maglieria dello stabilimento degli Aswad Composite Mills, del gruppo Pall Mall, nel centro del paese a Dhaka, ha provocato almeno 10 vittime e 50 feriti. L’incendio è stato devastante quando ha raggiunto e fatto esplodere un  boiler. Secondo alcuni testimoni le fiamme sarebbero poi state alimentate da alcuni prodotti chimici che erano presenti nel magazzino. Il bilancio è ancora provvisorio e purtroppo destinato a salire nelle prossime ore.

Una tragedia simile si ebbe solo pochi mesi fa quando, in aprile, nel polo di Savar oltre 1.100 lavoratori hanno perso la vita nel crollo del Rana Plaza, il palazzo di otto piani dove, nonostante i segni di cedimento strutturale segnalati il giorno precedente, manager senza scrupoli avevano obbligato gli operai ad andare al lavoro.

Quando smetteremo di indossare le maglie insanguinate?

Nube acida alla Esso di Augusta, 2 operai feriti

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Una nube acida avrebbe investito due operai nello stabilimento Esso di Augusta, mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione. Gli operai, dipendenti dell’azienda Fraco srl, sono stati soccorsi e portati in ospedale. Le loro condizioni non sarebbero gravi ma la Fiom di Siracusa ha indetto per domani una giornata di sciopero “Per esprimere – si legge in una nota – la solidarietà ai lavoratori coinvolti e per sollecitare azioni concrete a tutela della sicurezza”.

Lo scandalo della schiavitù che ruota intorno a Qatar 2022

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Lo riporta un dettagliato report del Guardian che denuncia le condizioni di lavoro a cui sono sottoposti gli operai nepalesi impegnati nella costruzione e nell’ampliamento delle  infrastrutture per i lavori di preparazione al Mondiale del 2022 in Qatar. Gli immigrati nepalesi sarebbero stati ridotti in schiavitù e in regime di clandestinità. Lavorerebbero con il passaporto confiscato e senza stipendio per paura che possano scappare. Spesso, sempre secondo il report sarebbero lasciati senz’acqua in pieno deserto a 50 gradi all’ombra.

Sono già 44 operai poco più che ventenni a essere morti tra il 4 giugno e l’8 agosto per problemi cardiaci e infortuni sul lavoro. I dati sarebbero stati forniti  dall’ambasciata nepalese di Doha dove si sono rifugiati almeno una trentina di immigrati che non vogliono finire come i loro connazionali. Un nepalese, che naturalmente ha chiesto l’anonimato, avrebbe anche affermato:

“Vorremmo andarcene, ma la società per la quale lavoriamo – cioè la Lusail Real Estate Company – non ce lo permette e se scappassimo, diventeremmo dei clandestini e la polizia potrebbe beccarci e rispedirci a casa in qualunque momento”. Un altro operaio, il 27enne Ram Kumar Mahara ha invece raccontato di essere costetto a lavorare a stomaco vuoto per 24 ore e a dormire in 12 in una stanza “quando mi sono lamentato, – ha detto sempre Mahara – il mio capo mi ha aggredito e mi ha buttato fuori dal campo, rifiutandosi di pagarmi, e ho dovuto supplicare gli altri operai di darmi un po’ di cibo”.

Il Comitato organizzativo del Mondiale dice di essere “profondamente preoccupato per le accuse che sono state mosse” e annuncia che le autorità governative “stanno già conducendo un’indagine al riguardo”, la compagnia nel mirino dell’inchiesta scarica la responsabilità su appaltatori e subappaltatori, sostenendo che prenderà “le accuse molto seriamente” e che adotterà “tutte le misure necessarie per punire coloro che verranno riconosciuti colpevoli di aver infranto la legge o i contratti di lavoro”.

Intanto in Brasile, si propone di far diventare prigione uno stadio dopo il Mondiale!

Operai a 150 metri d’altezza per protesta: 8 mesi senza stipendio

operai-vinyls-sulla-torre-tuttacronacaDavide Zampieri (44 anni), Alessio Lucatello (53), Romeo Ferrari (38) e Giovanni Schirinzi (54). Sono loro i quattro operai della Vinyls di Marghera, a Venezia, saliti sulla torre, a 150 metri, per rivendicare gli stipendi arretrati e un progetto per il futuro. Gli uomini hanno raggiunto la fiaccola dell’impianto chimico ieri mattina e vi sono rimasti tutta la notte: “Resistiamo, vogliamo dare un segnale”. La protesta spontanea li ha visti equipaggiati con tenda e sacchi a pelo, proprio come agli esordi della crisi della Vinyls, oltre due anni fa. Quello che rivendicano è il mancato pagamento di 8 mesi di stipendio, oltre allo stallo della cassa integrazione. Visto che è da quasi due mesi che gli operai di Vinyls hanno abbandonato per protesta i presìdi di sicurezza, si tratta di almeno 10mila euro di stipendi non ricevuti.

L’azienda veneta che assume solo stranieri!

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Sicuramente il caso di Giovanni Pagotto, fondatore e presidente di Arredo Plast Spa, holding di Ormelle, maggior fornitore di prodotti in plastica per l’Ikea, è un caso strano, ma che ci deve far riflettere. E’ strano che in questa azienda la crisi non si sente, l’impresa cresce e lui assume, ma la maggior parte sono stranieri.

«Uno che viene al colloquio di lavoro accompagnato dalla mamma, l’altro che, al telefono, ti risponde che è interessato ma non prima di tre mesi perché sta studiando per la patente. Ma si può?». Queste le prime parole di Giovanni Pagotto che poi aggiunge: Pochi giorni fa avevamo contattato un neolaureato in ingegneria aerospaziale, ci ha detto che sarebbe venuto se lo avessimo mandato all’estero. Gli ho risposto che volevo rifletterci due giorni ma quando l’ho richiamato per annunciargli che lo avrei inviato alla nostra sede canadese aveva già trovato un altro posto in Germania. Questi in Italia proprio non ci vogliono stare».

Eppure ci sono ingegneri che da lei hanno fatto carriera. La fabbrica di Motta che lavora solo per Ikea è diretta da uno di questi. «Si, però quando il ragazzo è arrivato lo abbiamo messo a “tirare bulloni”, mica in ufficio. Ha fatto strada un po’ alla volta ».

E gli altri? Gli ambienti qui sono puliti, la paga è quella del contratto e i superminimi non mancano. Cosa c’è che non va? «C’è che gli italiani non hanno fame. A 16 anni andavo in bicicletta da Ormelle a Conegliano per lavorare alla Zanussi, a 27 ero responsabile di mille operai. Prova a dirgli a questi qua che una volta al mese devono lavorare il sabato o la domenica. Capisco che fare i turni è un sacrificio ma le macchine qui non possono fermarsi».

Gli stranieri sono più disponibili, insomma? «Mi tocca dire di si. Qui dentro ce n’è da ogni parte del mondo, uomini e donne».

Comunque sia, il suo gruppo cresce sempre da anni. Uno stabilimento dopo l’altro, lei ha messo su un impero. Ikea pesa solo per un quinto o poco più del suo business ma è un’ottima credenziale. Segno che non è vero che in Italia non si possa fare industria. «Nel 2000 ho venduto la Glass Idromassaggio di Oderzo ad un gruppo americano. Mi hanno dato una cifra notevole e l’ho investita tutta in questi capannoni. Il fatto è che dieci anni più tardi gli stessi capannoni li avrei messi all’estero».

Perché? «Devo fare l’elenco? Burocrazia, tasse, costo del lavoro e dell’energia. Ecco perché per rimanere competitivo, e per certi prodotti lo siamo più dei cinesi, le mie macchine estremamente automatizzate non devono fermarsi mai. A tre giorni da un ordine Ikea vuole i prodotti in ogni suo negozio d’Europa».

A parte Ikea, i vostri clienti chi sono? «Le vendite sono per l’85% all’estero. Negli Usa la nostra controllata canadese rifornisce Walmart, la più grande catena di vendita al dettaglio del mondo. Ma i nostri articoli in plastica si trovano un po’ dappertutto nella grande distribuzione».

I conti come sono, fatturato a parte? «L’Ebitda è vicino al 14,5%, quando c’è in giro qualcosa di interessante da rilevare cerchiamo di farlo, e finora sempre con mezzi nostri».

E qualcuno che vi chieda di diventare socio c’è? «Più di qualcuno, ma i fondi d’investimento ragionano in un modo che mi piace poco. Fino a poche settimane fa stavamo dialogando con uno americano, poi le trattative si sono fermate. All’inizio volevano una quota di minoranza, poi hanno cominciato a parlare di 51% e abbiamo chiuso il discorso ».

Contare su liquidità propria non può continuare all’infinito se volete allargarvi. Mai pensato alla borsa?«Si, ma non è ancora il momento. Adesso il valore del titolo non rispecchia mai quello reale. Ci vorranno almeno due o tre anni prima che una quotazione torni ad essere una scelta interessante».

Riflettiamo!

Operai costretti a indossare il pannolone: non fanno pausa

lavoranoconpannolini-honduras-tuttacronacaAlcuni operai di una sartoria dell’Honduras, costretti a lavorare anche dieci ore al giorno senza neanche un permesso per andare in bagno, sono obbligati a portere il pannolone durante il turno: questo per essere produttivi al massimo. La denuncia era stata fatta mesi fa, ma non sono stati presi provvedimenti. Il segretario generale della Confederazione dei lavoratori dell’Honduras (CGT) ha indicato che la fabbrica conta circa 4000 dipendenti. E non è il primo caso. Era il maggio 2007 quando un gruppo di cassieri di una catena di supermercati in Cile raccontava di aver usato pannolini usa e getta perché senza permesso di andare alla toilette. La holdin cilena Cencosud , proprietaria degli stores, aveva respinto l’accusa. Un episodio analogo era stato riferito anche da un gruppo di autisti della società si trasporti Transantiago, sempre in Cile, nel 2010.

Da “Love Boat” a “Death Boat”: muoiono due operai.

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Hanno perso la vita due operai che stavano lavorando allo smantellamento della celebre nave della serie tv “Love Boat”. La nave, lunga 168 metri per quasi 20mila tonnellate di stazza, era stata costruita negli anni ’60 in Germania, allora si chiamava ‘Sea venture’, era di proprietà della Flagship Cruises. Nel 1975 la metamorfosi in ‘Pacific Princess’, quando passò sotto le insegne della compagnia ‘Princess Cruises’ che indosserà fino al 2002. Dopo l’avventura televisiva, la nave era stata utilizzata per crociere in Sudamerica, prima di essere venduta a una società spagnola, con l’obiettivo di concludere in bellezza la sua carriera nel Mediterraneo.  Ma la Princess necessitava di lavori di ammodernamento e bonifica da pannelli d’amianto utilizzati in fase di costruzione. I nuovi proprietari spagnoli si erano così affidati ai cantieri San Giorgio del Porto di Genova, ma quei lavori, ordinati nel 2008 e in gran parte già svolti, non sono mai stati pagati. Il cantiere, che nell’operazione di restyling ha investito sei milioni di euro, non ha potuto far altro che rivolgersi al tribunale di Genova che ha sequestrato la nave, mettendola all’asta”. Ma anche le aste (ne sono state fatte tre), che partivano da una base di 4 milioni di euro, sono andate deserte. Alla fine, l’agenzia marittima “Ferrando & Massone”, shipbroker specializzato in questo settore, ha scelto la strada della trattativa privata. Al termine di una lunga trattativa, la nave era stata venduta a una società turca, la Cemsan, esperta in demolizioni. L’incidente è avvenuto nel cantiere navale di Aliaga, vicino alla città di Smirne,  nell’ovest della Turchia. Nel cantiere due operai hanno perso la vita, avvelenati da esalazioni nocive mentre lavoravano nella sala macchine della nave inondata dopo l’incidente. La “MS Pacifico”, meglio conosciuta con il nome d’arte “Pacific Princess”, diventò famosa in Italia anche alla sigla iniziale della serie tv che fu cantata da Little Tony.

La protesta a 30m d’altezza: 6 uomini su una gru a Cologno Monzese

operai-gru-colognomonzese-tuttacronacaUn ingegnere e cinque operai sono saliti questa mattina, poco prima delle 8, su una gru all’interno di un cantiere in viale Toscana a Cologno Monzese (Milano). La protesta a 30 metri d’altezza è contro l’impresa titolare del cantiere dove stavano lavorando, colpevole di non aver provveduto al pagamento degli stipendi. Sul posto sono presenti gli uomini del 118, i vigili del fuoco e i carabinieri.

Operai sul tetto a Brindisi… la crisi e la cig spaventano!

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Hanno trascorso la notte in cima alla torre di un nastro trasportatore della centrale Edipower di Brindisi sette dei 24 operai della ditta Sogesa, che si occupa delle pulizie all’interno dell’impianto, i quali protestano dopo aver ricevuto la comunicazione di avvio della cassa integrazione. Stamani uno dei sette operai sulla torre, Antonio Rollo, ha accusato un malore ed e’ stato trasportato in ospedale per accertamenti. Le condizioni dell’operaio non desterebbero preoccupazioni.

Crolla il palazzo in Tanzania… Operai dispersi!

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Ancora è impossibile avere un numero certo dei dispersi nel crollo di un palazzo, di circa quindici piani, in costruzione a Dar es Salaam, capitale economica della Tanzania. Un testimone dichiara che nel sito ci stavano lavorando circa sessanta persone.

Dopo l’agenda Monti, c’è l’agenda del Papa… la detta Famiglia Cristiana

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Un’agenda per il nuovo Papa: Famiglia Cristiana stila una lista di priorità da cui ripartire per una Chiesa alle prese con una “crescente perdita di credibilità”, e fra queste figura anche la liberazione per il nuovo Pontificato da ogni legame e compromissione con la finanza: “Basta con lo Ior, sì alle banche etiche”, questo il consiglio che, in un intervento sul settimanale dei paolini, rivolge al Papa che verrà lo storico e sociologo Giorgio Campanini.

Nell’editoriale di presentazione del dossier, il direttore don Antonio Sciortino sottolinea il “coraggio profetico” della scelta di Benedetto XVI che “dopo gli scandali e le ‘sporcizie’, ha riconciliato la Chiesa con i credenti e il mondo intero”. La rinuncia di Ratzinger “rilancia la Chiesa sulla via della purificazione, della richiesta di perdono e del rinnovamento”, scrive Sciortino.

Il settimanale ha chiesto ad autorevoli esponenti del mondo cattolico di suggerire una serie di punti prioritari da cui partire per riportare la Chiesa ad una dimensione “più profetica e meno diplomatica”, pulita e trasparente, “vicina ai poveri e agli ultimi”. Fra questi, viene inserita l’istanza “fortemente avvertita dall’opinione pubblica, anche ecclesiale, della liberazione del Pontificato da ogni legame (e ancor più da ogni compromissione) con la finanza”.

“Oggi esistono, in Italia e in numerosi Paesi, le banche etiche, nelle quali il credito è accordato con criteri di grande severità e finalizzato soprattutto a progetti di sviluppo, con la totale esclusione di finalità speculative. Perché non delegare a esse, o a consimili strumenti, ciò che ha a che fare con la finanza (fatta salva una snella Commissione di controllo?). La più totale trasparenza sarebbe in tal modo assicurata e i fedeli, che continuano a offrire generosamente il loro obolo, saprebbero che il denaro dato alla Chiesa, soddisfatti i bisogni legati al suo funzionamento, è destinato prioritariamente ai poveri del mondo”, scrive nel suo intervento Campanini che si definisce un “modesto laico” che osa dare consigli al nuovo Papa nello spirito di franchezza del Concilio.

Tra le altre priorità individuate ci sono la necessità di una maggiore unità fra fede e vita, rilevata da Gianfranco Brunelli, direttore del quindicinale “Il Regno”; una “maggiore trasparenza per chiudere l’era del sospetto”, invocata da Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose; un nuovo linguaggio adatto alla società e all’uomo di oggi, suggerito da padre Antonio Spadaro, gesuita e direttore del quindicinale Civilità Cattolica; e un nuovo ruolo attivo, non più da comprimari, per i laici nella Chiesa e maggiore collegialità, sottolineato da padre Barolomeo Sorge, gesuita e direttore emerito di Aggiornamenti Sociali.

Un’indagine condotta da Swg per Famiglia Cristiana, rileva, infine, le aspettative degli italiani dal Conclave: al nuovo Papa chiedono soprattutto di farsi interprete dei tempi, riportando alla centralità i valori del Vangelo, una carità accompagnata dalla giustizia e una chiesa unita e dialogante con le altre religioni.

San Pietro si fa bella in attesa del nuovo Papa

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Accelerano i lavori in corso in piazza San Pietro, in vista del prossimo ‘habemus papam’. Una trentina di statue al di sopra del colonnato della piazza vaticana, che rappresentano i Santi, sono state coperte con un reticolato da alcuni operai.

Le statue finora una trentina circa avvolte ognuna da una rete per le operazioni di restauro, si trovano sul lato destro del colonnato: quello da cui è previsto l’affaccio del Pontefice.

Si muore all’Ilva e s’indaga su 8 persone!

Ilva taranto- morti-lavoro

A Taranto si muore… e non solo d’esalazioni! Così il pm di Taranto Antonella De Luca ha fatto notificare otto avvisi di garanzia per omicidio colposo per l’incidente in cui oggi e’ morto l’operaio Ciro Moccia ed e’ rimasto ferito gravemente un suo collega, Antonio Liddi, della ditta esterna Mr cui e’ affidato l’appalto di rifacimento nel reparto cokerie. I destinatari del provvedimento sono dipendenti dell’Ilva e dell’azienda d’appalto Mr. Tra loro c’e’ anche il direttore del siderurgico Antonio Lupoli. LA MORTE SUL LAVORO E’ SEMPRE EVITABILE!

Incidente all’Ilva: un morto e un ferito grave!

ilva - morti sul lavoro

Un operaio, il 42enne Ciro Moccia, è morto e un altro Antonio Liti,  è rimasto gravemente ferito in un incidente avvenuto questa mattina all’Ilva di Taranto. L’incidente è avvenuto alla batteria 9 delle cokerie: i due sono caduti mentre erano insieme sul piano di carico. Sospeso il lavoro in fabbrica.

Incendio in un cantiere in Russia: 10 morti e 13 feriti, due dei quali gravi

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*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*

lazylauramaisey

The Adventures of Danda and Yaya