Manuel Buongiorno svolge l’attività da veterinario convenzionato con l’Asl di Trapani. Fin qui nulla di strano. La particolarità del suo contratto, tuttavia, è che Buongiorno ha, da un anno, una convenzione da un minuto settimanale valida fino a giugno del 2014. Lo si legge nella lettera d’incarico dell’Asp di Trapani, che ha trasformato il contratto di diritto privato in incarico ambulatoriale a tempo determinato. Spiega il presidente nazionale del sindacato veterinari italiani: “E’ successo che in base a un decreto assessoriale di stabilizzazione è stata convertita la prestazione erogata in precedenza in debito orario. La somma guadagnata nell’anno preso a riferimento equivale ad un minuto di debito orario”. Fabrizio De Nicola, dirigente dell’Asp di Trapani, e l’assessore alla Salute Lucia Borsellino, nei prossimi giorni analizzaeranno la vicenda che, oltretutto, non riguarda un singolo caso. Ingrassia spiega: “ci sono anche tanti altri veterinari che hanno un contratto di quattro minuti, di 45 minuti, di un’ora. E così via. Queste persone rappresentato paradossalmente solo dei costi, non delle risorse. Una vicenda che si commenta da sola”.
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Il veterinario che lavora con un contratto da un minuto a settimana
Pubblicato da tdy22 in marzo 1, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/03/01/il-veterinario-che-lavora-con-un-contratto-da-un-minuto-a-settimana/
Il legale del marito della Ragusa e l’opinione pubblica: “Ricordo il caso Tortora…”
Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, scomparsa nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, per ora si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale, Roberto Cavani, ha detto: “Aspettiamo di vedere cosa ha in mano la procura e semmai a quel punto chiederemo di farci interrogare, perchè l’esame dell’indagato è anche uno strumento difensivo”. Logli è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Spiega ancora il legale: “Lo accusano di avere ucciso una persona ma qui non c’è neppure il cadavere. Mi pare difficile in queste condizioni riuscire a provare che il mio assistito sia un assassino. Noi siamo sereni e abbiamo sempre collaborato con gli inquirenti, ora attendiamo di vedere che cosa hanno in mano e poi decideremo come difenderci”. Il difensore di Logli mette inoltre in guardia l’opinione pubblica da eventuali processi sommari e giunge a scomodare anche Enzo Tortora: “In questi due anni, Antonio è stato letteralmente massacrato: sul web, dalla stampa e dalle tv. È già stato messo in croce e condannato, ma non è l’opinione pubblica che può condannarlo al processo. Ricordo il caso Tortora, tutti lo ritenevano un mafioso ma poi è stato assolto con formula piena”. Infine, conclude richiamando tutti a essere prudenti circa le rivelazioni del cosiddetto supertestimone Loris Gozi: “Da mesi frequenta le trasmissioni televisive e non si limita a riferire ciò che avrebbe visto, ma si lascia andare anche a giudizi personali. Vedremo se quello che ha dichiarato nel corso dell’incidente probatorio è davvero così credibile”.
Pubblicato da tdy22 in marzo 1, 2014
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Depresso dopo aver perso il lavoro: 49enne si suicida davanti ai figli
Dramma in provincia di La Spezia, ieri sera, dove un uomo si è tolto la vita davanti ai figli minorenni. L’uomo, un 49enne residente a Riccò del Golfo, si era inizialmente cosparso di benzina alla quale ha dato fuoco. Ma il figlio più grande è stato in grado di spegnere le fiamme. A quel punto il padre, caduto in depressione dopo aver perso il lavoro circa un anno fa alla fonderia di Follo, nonostante fosse agonizzante è stato in grado di prendere un coltello togliendosi la vita mentre i due figli scappavano in strada a chiedere aiuto.
Pubblicato da tdy22 in marzo 1, 2014
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Record italiano in negativo: disoccupazione al 12,9%, tra i giovani sale al 42,4%
12.9%. E’ questo il tasso di disoccupazione emerso dai dati provvisori Istat che mostrano quindi un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,1 punti nei dodici mesi. I disoccupati sfiorano i 3,3 milioni. Si tratta del tasso più alto dall’inizio delle serie storiche mensili, ovvero gennaio 2004, e di quelle trimestrali, cioè il primo trimestre del 1977. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 293 mila, aumenta dell’1,9% rispetto al mese precedente (+60 mila) e dell’8,6% su base annua (+260 mila). A farne le spese anche i giovani, con il tasso di disoccupazione che sale al 42,4%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4 punti nel confronto tendenziale. Anche in questo caso, si tratta del tasso più alto dall’inizio delle serie storiche mensili, ovvero gennaio 2004, e di quelle trimestrali, cioè il primo trimestre del 1977. I 15-24enni disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca sono 690 mila. Scrive l’Huffington Post:
La dimensione dell’emergenza occupazionale emerge anche se si guarda all’andamento del mercato del lavoro nell’intero 2013: secondo l’Istituto di statistica, l’anno scorso gli occupati sono diminuiti di 478 mila persone (-2,1%) rispetto al 2012, ovvero di quasi mezzo milione. Si tratta della maggiore emorragia di occupati dall’inizio della crisi. I disoccupati, nella media del 2013, hanno raggiunto quota 3,1 milioni con un aumento del 13,4% rispetto al 2012; quasi la metà dei disoccupati risiede nel Mezzogiorno (un milione 450 mila). L’anno scorso il tasso medio di disoccupazione è arrivato al 12,2%. Era al 10,7% l’anno precedente.
Di fronte a simili dati record, il neo ministro Matteo Renzi non poteva certo restare indifferente e già in mattinata si è rivolto agli utenti della rete con un Tweet:
Pubblicato da tdy22 in febbraio 28, 2014
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La scomparsa di Roberta Ragusa: dubbi sulle indagini
Roberta Ragusa scompariva nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 dalla sua casa di Gello di San Giuliano Terme in provincia di Pisa. Riguardo il mistero della sua sparizione, molte cose ancora non sono chiare ed è stata la trasmissione Chi l’ha visto, su Rai3, a tirare le somme delle indagini ponendo alcuni interrogativi. Tra questi, ci si chiede perchè non siano state controllate le telecamere di due negozi molto vicini alla casa di Roberta Ragusa? Uno dei proprietari spiega che si trattava di telecamere finte, tolte dopo la scomparsa di Roberta. Ma nessuno degli investigatori, secondo Chi l’ha visto, aveva mai chiesto informazioni su queste telecamere. Ma resta un punto interrogativo anche sulla storia del pozzo che si trova in un vecchio cascinale sempre nei pressi dell’abitazione della donna, pozzo che è stato chiuso con una grata dopo la scomparsa della donna e che, secondo le testimonianze raccolte, non è stato controllato.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 27, 2014
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Ucciso dalla crisi, corpo ritrovato un mese e mezzo dopo nel Po
Ucciso dalla crisi economica e soprattutto dai motivi economici che hanno portato l’imprenditore piacentino Renzo Rasparini, 61 anni di Pontenure, nel Piacentino a togliersi la vita. Il corpo è stato rinvenuto del Po circa un mese e mezzo dopo la scomparsa. L’uomo,sposato con due figli, aveva una piccola azienda di impianti tecnici e aveva contratto molti debiti con le banche a causa del lavoro. Il 6 gennaio era uscito di casa e non aveva più fatto rientro. L’unica testimonianza era quella di un tassista che aveva riferito ai carabinieri di averlo portato una sera nella zona dell’argine di Po a Piacenza. Il corpo è stato notato il 21 febbraio da un pescatore vicino a Cremona.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 23, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/23/ucciso-dalla-crisi-corpo-ritrovato-un-mese-e-mezzo-dopo-nel-po/
“Vendeva” posti di lavoro al Ministero degli Esteri!
Una delle truffe più vecchie del mondo ma che soprattutto in tempo di crisi, con la disoccupazione che ha raggiunto livelli record trovava un terreno fertile. B. L. 60 anni, è stato incastrato per la seconda volta con la stessa accusa: truffa aggravata, millantato credito e falso. Gli investigator di Torpignattara sono partiti da una denuncia presentata da 7 persone nei confronti di un dipendente del Ministero Affari Esteri, il quale aveva promesso loro un posto di lavoro alla Farnesina in cambio di 1665 euro a testa. L’uomo con una scusa si era anche fatto “prestare” 1000 euro da una delle sue vittime con la promessa, mai mantenuta, di restituirli in breve tempo. La vittima però ha capito di essere stata raggirata e quindi ha sporto denuncai insieme agli altri. Quando il dipendente del ministero ha chiesto altri documenti e soprattutto altri soldi è scattata la trappola. All’incontro la vittima si è presentata con registratore e videocamera nascosta fornita dal Commissariato e l’uomo è stato colto in flagranza di reato.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 23, 2014
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Vuoi il lavoro? Fuma la Cannabis… ma è illegale!
Una grande confusione in Francia per una ricerca medica che assumeva fumatori di spinello per studiare gli effetti della cannabis sul cervello. All’ospedale di Nancy, nel nord est del Paese è scoppiato il caos: «Oltre 300 persone si sono presentate per partecipare allo studio. Il centralino sembrava esplodere»ha raccontato il medico che guida lo studio… e queste 300 persone di fatto sono fuorilegge visto che in Francia è vietato l’uso di cannabis.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 21, 2014
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John Elkann amareggiato: contro di lui “polemiche demagogiche”
John Elkann aveva lanciato una bomba dicendo che i giovani italiani “stanno bene a casa” e le polemiche sono fioccate da ogni parte. Ora il rampollo di casa Agnelli respinge le critiche parlando di “polemiche demagogiche, strumentalizzazioni”. Il presidente di Fiat afferma: “Personalmente sono rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani”. Elkann cerca il chiarimento con un intervento sul sito della Fondazione Agnelli: “Non credo e non ho mai detto che il problema della disoccupazione, quella dei giovani in particolare, non esista né che tutto dipenda dalla mancanza di determinazione di chi cerca lavoro. Ho invece posto l’accento su cosa è possibile, anzi si deve fare, proprio ora che la debolezza dell’attuale quadro economico, soprattutto in Italia, rende tutto più difficile”. La strada, secondo lui, è studiare: “Si sente spesso dire che studiare non serve a niente, perché non garantisce un lavoro. Dati alla mano, le ricerche più attendibili in questo campo dicono il contrario”, ovvero che in media “chi ha un diploma di scuola superiore ha maggiori probabilità di trovare lavoro rispetto a chi si è fermato alla licenza media. E chi ha una laurea, ha ancora maggiore probabilità di trovare lavoro rispetto a un diplomato e nell’arco della vita migliori prospettive di carriera e di retribuzione”. A questo si aggiunge, prosegue Elkann che “alcune lauree offrono maggiori possibilità: conseguire un titolo di studio tecnico-scientifico richiede grande fatica e determinazione, ma nella stragrande maggioranza dei casi lo sforzo viene ripagato. Ad esempio più di 9 laureati in ingegneria su 10 risultano occupati a 4 anni dalla fine degli studi”. Sottolinea ancora che “soprattutto oggi, chi sa essere ambizioso, investe su se stesso e sulla propria istruzione, ha l’atteggiamento giusto”. Il senso della dichiarazione di Elkann è quindi che “non bisogna mai rinunciare, ma avere la forza di credere in se stessi ed essere molto determinati. E chi dice che è tutto inutile e che non vale la pena provarci, sbaglia”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 17, 2014
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I giovani “non sono abbastanza ambiziosi”? Elkann fa tutto in famiglia!
Carlo Pesenti, azionista della Rcs Mediagroup e alleato fidato della famiglia Agnelli, si è staccato dal gruppo. Le dimissioni dal cda, rivela il Fatto Quotidiano, sono da ricercarsi nell’isoddisfazione di Pesenti nei confronti della conduzione di Pietro Scott Jovane, amministratore delegato, da sempre attenta agli interessi del maggiore azionista, appunto la Fiat. Il quotidiano spiega che il casus belli sarebbe stata “una strana operazione portata a termine a fine gennaio dal management, a quanto pare senza tenere informato il consiglio d’amministrazione”. La Rcs si è infatti trovata a fare i conti con una grave crisi finanziaria, la stessa che ha reso necessaria la chiusura di molti periodici, che ha spinto il gruppo all’acquisto di un sito di prenotazioni alberghiere chiamato Hotelyo, per inserirlo dentro il portale corriere.it, con il nuovo nome doveclub.it, associato alla rivista di turismo Dove. Un’operazione che Carlo Montanaro, direttore di Dove, spera possa condurre a risultati positivi: “Non abbiamo nessuna evidenza, ma le speranze sono altissime” dice. Fin qui sembra non ci sia nulla di strano e si potrebbe non capire la decisione presa in seguito da Pesenti. Ma va sottolineato che l’operazione è stata condotta senza avere l’ok del consiglio di amministrazione. Ma è il Fatto che rivela quello che davvero non è andato giù all’ex azionista: sembra che l’acquisto sia stato un “favore” fatto da Yaki ai suoi cugini: fra gli azionisti del sito infatti ci sarebbe la finanziaria torinese Lamse che fa capo ai fratelli Andrea e Anna Agnelli, i figli di Umberto Agnelli, nonché appunto cugini di John Elkann: tutto in famiglia, quindi, nonostante le numerose richieste che Rcs non sia solo affare di casa Agnelli e venga gestita con una politica più trasparente e non sbilanciata a favore della Fiat. Tra l’altro, lo stesso Elkann, nei giorni scorsi, aveva rimproverato i giovani “di non essere abbastanza ambiziosi“, “di non riuscire a trovare lavoro perché preferiscono stare a casa sul divano”. Nuova, clamorosa gaffe per lui!
Pubblicato da tdy22 in febbraio 16, 2014
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La rete contro il “self-made man” John Elkann: “Quello dotato di cervello è Lapo”
John Elkann, rampollo di casa Fiat, ha dichiarato che “il lavoro c’è” spiegando che se i giovani non lo trovano è perchè “stanno bene a casa”. Ovviamente le sue parole hanno fatto esplodere la polemica in rete, dove si sta riversando una pioggia d’insulti tra cui si legge anche: “Quindi tra i due Elkann, quello dotato di cervello è Lapo”. Il presidente Fiat ha compiuto un passo falso e su Twitter non mancano i riferimenti al suo essere un “figlio di papà”. Qualcuno si chiede “quante camicie abbia sudato nella sua vita il caro John”. “Poi apre la bocca John Elkann e da convinto pacifista diventi un potenziale serial killer”, scrive un utente; “Vi siete mangiati l’Italia con i soldi degli italiani, almeno risparmiateci le inutili prediche”, chiosa un altro. Ancora: “John, ma tu hai mai iniziato a lavorare perché io non me ne sono accorta”, chiede una ragazza. E poi: “John Elkann che parla di giovani disoccupati mi fa assumere l’espressione che avrei davanti a Cicciolina che parla di castità prematrimoniale”. Infine: “Rampollo di una famiglia che ha saccheggiato il Paese fa la morale mentre scappa per non pagare le tasse”. Ma non sono solo gli utenti della rete a commentare le sue parole: anche dal mondo dei media arrivano delle frecciate. Gad Lerner prova rammarico per le esternazioni soprattutto perché lo “stereotipo” espresso dal presidente Fiat “non solo è sbagliato, ma temo lo renda ombroso, privandolo del senso di gratitudine che uno come lui dovrebbe coltivare per il paese da cui ha tratto le sue fortune”. Per il corrispondente a New York di Repubblica Federico Rampini “quando uno nasce privilegiato, qui negli Stati Uniti, di solito ha il buon gusto di non insultare chi deve combattere partendo da condizioni molto più sfavorevoli”. Non solo: Elkann è la sintesi “di una classe parassitaria e incapace di competere sui mercati globali” ed è uno che ha “ereditato tutto, e non è da questa questa cattedra che i giovani italiani possono ricevere lezioni utili per il loro futuro”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 14, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/14/la-rete-si-scaglia-il-self-made-man-john-elkann-quello-dotato-di-cervello-e-lapo/
Disoccupati anche se “il lavoro c’è”. Per Elkann i giovani “stanno bene a casa”
Prima c’erano stati i “bamboccioni”, da definizione dell’ex ministro dell’Economia Padoa Schioppa, poi è stato il turno dei “Choosy” della Fornero, quindi gli “sfigati” laureati con più di 28 anni dell’ex viceministro Michel Martone. Ora la lista degli aggettivi che dovrebbero identificare i giovani italiani si arricchisce per opera di John Elkan, che ne parla come di “poco ambiziosi”. Per il presidente Fiat nipote di Gianni Agnelli, infatti, i giovani non lavorerebbero perchè stanno bene a casa e che hanno poca ambizione. Presente a Sondrio dove ha incontrato alcuni studenti delle scuole superiori, ha risposto a chi gli chiedeva lumi sulla disoccupazione giovanile: “Il lavoro c’è ma i giovani non sono così determinati a cercarlo. Se guardo a molte iniziative che ci sono, non vedo in loro la voglia di cogliere queste opportunità perché da un lato non c’è una situazione di bisogno oppure non c’è l’ambizione a fare certe cose”. E ancora: “ci sono tantissimi lavori nel settore alberghiero, c’è tantissima domanda di lavoro ma c’è poca offerta perché i giovani o stanno bene a casa o non hanno ambizione”. In seguito, parlando con altri studenti, ha risposto a uno studente che ha chiesto di poter lavorare in Fiat dopo essersi presentato come “dell’ultimo anno della scuola per elettricisti ed idraulici”, Elkann gli ha replicato: ”prima diventa un elettricista e poi ne parliamo”. In seguito a Mika che gli ha domandato cosa lo spingesse a lavorare pur avendo la possibilità di vivere senza doverlo fare, il rampollo di casa Agnelli ha replicato: ”io, Lapo e Ginevra abbiamo la grande fortuna di essere stati stimolati a fare delle cose e abbiamo tutti il desiderio di fare”. A suo avviso ”è meglio fare una vita in cui hai interessi e fai cose che fare una vita in cui sei in vacanza tutto il tempo”. Infine John Elkann ha confessato di aver ”studiato al Politecnico perché interessato alla materie scientifiche” mentre il nonno lo avrebbe voluto ”veder studiare alla Bocconi, un’università che lui conosceva bene”.
Giorgio Airaudo, capogruppo di Sel in Commissione Lavoro, ha commentato: “Credo che oggi l’erede più rappresentativo della famiglia Agnelli abbia perso un’occasione per tacere. Quando si hanno le sue fortune e le sue facilità di scelta bisognerebbe avere più rispetto e più comprensione per chi, giovane, cerca ogni giorno di costruirsi e inventarsi un futuro in un paese dove il lavoro si riduce, si precarizzaza e si svaluta. Ma soprattutto mister Chyrsler-Fiat dovrebbe dirci, ricordando suo nonno, cosa fa lui perchè i giovani abbiano un lavoro in Italia e non negli Stati Uniti”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 14, 2014
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Essere disoccupati… perchè non si è studiato il tedesco
Arrivano giovani qualificati, con tanto di certificazione bilingue, diploma, studi e preparazione. Ma c’è un problema fondamentale: dichiarano di conoscere il tedesco ma non sono in grado di sostenere una conversazione. Il problema è che chi cerca lavoro in campo alberghiero, da receptionist a front office a booking, sul litorale veneziano, si troverà ad avere a che fare con una clientela prevalentemente tedesca. Per questo gli alberghi della zona lanciano l’allarme. “A tutt’oggi, riferisce il responsabile commerciale di un hotel di Bibione, non siamo ancora riusciti a coprire un ruolo nella nostra struttura”. Il dato è inquietante visto il gran numero di giovani che non trovano lavoro, anche perchè in Italia e nel Nordest in particolare, il turismo è attività vitale e prospera. Ancora una volta, però, colpisce l’attenzione che i giovani terminano corsi di studio che non li preparano per venire immessi nel mondo del lavoro. “Non vale solo per il tedesco – spiega Marco Michielli, presidente di Federturismo – ma è anche più facile trovare un rumeno che parli correntemente inglese meglio di un italiano, mentre è più facile trovare ragazzi italiani che parlino spagnolo perchè magari vanno in vacanza dove lo si parla”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 6, 2014
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In Germania non c’è crisi? Raddoppiato il numero di chi fa il doppio lavoro
Un anno fa, Angela Merkel affermava: “stiamo bene come non siamo mai stati”. Una frase criticata e che ora fa maggiormente discutere visto che ci si chiede quanto rispecchi la realtà tedesca. Secondo uno studio dell’Agenzia federale per il Lavoro, infatti, il 9 per cento dei tedeschi – uno ogni undici – fa un secondo lavoro, cioè oltre 2,6 milioni di persone. Di queste, 1,5 milioni sono donne. Come spiega La Stampa:
Il dato, che risale a giugno del 2013, è raddoppiato in dieci anni. Nel 2003 la percentuale di chi arrotondava lo stipendio con un “mini-job” (i lavori part time da poco più di 400 euro al mese) era appena il 4,3 per cento – uno su 23. E in soli tre anni, dal 2010, la quota è aumentata del 5,7 per cento, di 135mila unità.In altre parole, il numero dei “mini-job” è raddoppiato, nell’ultimo decennio. I dati sono emersi da una risposta del governo a un’interrogazione della parlamentare dei Grünen, Brigitte Pothmer. “Lo stipendio, evidentemente, non basta più per vivere”, sostiene la politica ambientalista, che chiede che il reddito minimo sia esteso anche a questa categoria di lavoratori: “un’eventuale eccezione colpirebbe una categoria già debolissima, che ha bisogno più degli altri di una protezione contro il dumping salariale”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 5, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/05/in-germania-non-ce-crisi-raddoppiato-il-numero-di-chi-fa-il-doppio-lavoro/
“L’uomo è così fatto che può trovare riposo a un tipo di lavoro …
Pubblicato da tdy22 in febbraio 5, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/05/luomo-e-cosi-fatto-che-puo-trovare-riposo-a-un-tipo-di-lavoro/
No, secco della maggioranza. Basta con l’attacco ai pensionati
E’ arrivato un “no” secco dalla maggioranza contro la proposta della Meloni che voleva fissare il tetto delle pensioni a “3200 euro netti”, inclusa previdenza integrativa e complementare. Come si fa d’altra parte a dichiarare una “pensione d’oro” al di sopra dei 3000 euro con il costo della vita in Italia? La commissione Lavoro della Camera a comunque bocciato la proposta di legge del capogruppo di Fratelli d’Italia, tutelando i pensionati. Un segnale pessimo” ha commentato Giorgia Meloni, sottolineando di “aver dato parere favorevole alle proposte emendative” della maggioranza tra cui l’innalzamento del tetto a 5 mila euro nette.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 3, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/03/no-secco-della-maggioranza-basta-con-lattacco-ai-pensionati/
Gli italiani perdono il lavoro e pensano all’aborto
Perché mettere al mondo un figlio al quale non poter garantire un futuro? Ecco quindi la denuncia shock, ma condivisibile, dei lavoratori della Micron di Catania che si sono rivolti direttamente al Pontefice:
“Alcuni nostri colleghi, che da poche settimane hanno ricevuto la grazia di aspettare un figlio, per sconforto e disperazione pensano di ricorrere all’interruzione di gravidanza perché non potranno garantirgli un futuro dignitoso”.
La lettera inviata a Francesco è stata inviata dalla Fim Cisl e mette in evidenza come le decisioni famigliari pesino su quei 419 esuberi annunciati dalla multinazionale americana che opera nel settore della microelettronica.
“Ci sono 419 famiglie messe da una multinazionale americana sul ciglio del burrone – scrive il sindacato – Oggi in Italia non siamo i soli e purtroppo le ultime vicende al ministero dello Sviluppo economico ci ha confermato che il governo non le potrà salvare”.
Come scrive La Repubblica:
L’appello al Papa arriva mentre esplodono altre vertenze in tutta la regione. Da ieri, i 206 lavoratori di Acque potabili siciliane (Aps), la società fallita che gestiva il servizio idrico in 52 comuni della provincia di Palermo, occupano la sede dell’azienda in via La Malfa per chiedere garanzie sul loro futuro. I sindacati hanno proclamato 30 giornate di sciopero e chiedono la continuità del servizio. Venerdì i curatori fallimentari avvieranno la riconsegna degli impianti della società ai comuni, mentre il 7 febbraio prossimo è prevista la chiusura dell’esercizio provvisorio di Aps.
Questa mattina, 4500 dipendenti del call center Almaviva sono scesi in piazza a Palermo per lanciare l’allarme sul ridimensionamento dell’azienda, che oggi rappresenta il primo datore di lavoro siciliano. Un corteo che da piazza Marina è giunto fino a Palazzo d’Orleans per chiedere alle istituzioni maggiore attenzione rispetto verso lavoratori che hanno già dovuto accettare tagli degli stipendi fino al 25 per cento pur di mantenere il posto di lavoro. Un’opzione, quella dei contratti di solidarietà, a cui ricorrono sempre più aziende e che oggi riguarda oltre 80 mila persone nell’Isola, senza risparmiare categorie come i bancari e i docenti delle scuole private.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 29, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/29/gli-italiani-perdono-il-lavoro-e-pensano-allaborto/
“Faccio la fila agli sportelli al posto tuo”: il 42enne che s’inventa un lavoro
Posti di lavoro non se ne trovano… e c’è chi se ne inventa uno. E’ il caso del 42enne disoccupato Giovanni Cafaro, laureato in Scienze della Comunicazione. Originario di Salerno ma da 12 anni a Milano, ha deciso di crearsi un lavoro su misura offrendosi di fare la fila al posto di chi richiede i suoi servizi. Il tutto per 10 euro all’ora. Se non si ha il tempo di attendere il proprio turno in fila alla posta o in banca, basta chiamarlo e lui prenderà il posto di chiunque glielo chiederà. Un lavoro a tutti gli effetti tanto che l’uomo ha ammesso di rilasciare anche la ricevuta. “Chiedo dieci euro l’ora. Emetto pure ricevuta fiscale. Il mercato è in crescita”, spiega Giovanni Cafaro che si è aperto un profilo facebook e ha lanciato la campagna pubblicitaria attraverso una locandina. “Io sono quello che si mette in fila per chi non ha voglia e non ha tempo – spiega – Banche, assicurazioni, poste, asl… Non mi faccio mancare niente. Le file per pagare l’Imu sono il mio pane”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 29, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/29/faccio-la-fila-agli-sportelli-al-posto-tuo-il-42enne-che-sinventa-un-lavoro/
Regina Elisabetta: cercasi governante per disfare i bagagli e riempire la vasca
Deve avere un forte senso della privacy ed essere in grado di prendersi cura del mobilio prezioso e di amministrare i bagni. Sono i requisiti richiesti da Buckingham Palace, sul cui sito è apparso un annuncio di lavoro: si cerca un domestico per la residenza ufficiale della regina Elisabetta II. L’impegno non è dei più lievi ma forse a meravigliare maggiormente (e non in positivo) è la paga: 40 ore a settimana, in caso di necessità anche nel week-end, per 14.400 sterline l’anno (circa 17.340 euro). In compenso, si offrono vitto e alloggio. I candidati, inoltre, devono essere disposti a trascorrere circa tre mesi l’anno nelle diverse residenze della monarca britannica. Per quanto riguarda le mansioni, il candidato scelto dovrà occuparsi delle “necessità domestiche personali degli ospiti, compreso il fare e disfare i bagagli, prendersi cura dei gioielli, riempire la vasca da bagno, assecondare se necessario i bisogni di abbigliamento e occuparsi del servizio del tè e della colazione”, si legge sull’annuncio pubblicato sul sito. Il dipendente dovrà inoltre occuparsi dei “tappeti e dei pavimenti, dei mobili in generale e del mobilio antico, dei tendaggi (…), degli oggetti d’arte, delle cornici delle foto, degli specchi, dei bicchieri, dell’argenteria e degli ottoni”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 27, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/27/regina-elisabetta-cercasi-governante-per-disfare-i-bagagli-e-riempire-la-vasca/
“E’ entrata in contatto con me”: il sensitivo indica dove cercare la Ragusa
“Roberta è entrata in contatto con me”. E’ quanto il sensitivo della Valdera, Anthony Michele Fois, ha riferito agli inquirenti indicando loro con precisione il punto in cui scavare. L’uomo, ascoltato alla Procura di Pisa dal pubblico ministero Aldo Mantovani ha spiegato che il corpo della Ragusa sarebbe molto vicino alla casa dove la donna abitava e lavorava in vita. La Nazione riporta che è arrivata una nuova richiesta di controlli: il cadavere sarebbe a Gello, vicino al campo sportivo. E il sensitivo, che ha già fatto un sopralluogo sul posto con un amico investigatore, avrebbe trovato “precisi riscontri a quello che avevo percepito nel contatto con l’entità”. Fois dice di esercitare la sua “arte” da quando, a 29 anni, si accorsi d “avere gli stessi poteri del nonno, cioè la facoltà di sentire, di entrare in contatto con l’aldilà”. Quella possibilità gli permette, dice, di “alleviare i problemi degli altri, e la gente ne ha davvero tanti”. Il sensitivo racconta di aver “incontrato” Roberta nella primavera del 2012, durante una trasmissione in tv sul giallo di Gello. “Mi è bastato cercare sul computer la mappa della zona in cui abitava Roberta per sentire una forte attrazione verso il campo sportivo di Gello”. E racconta la “visione”, in cui Roberta gli dice di cercare vicino a una pianta, vicino alla metna. Trova la pianta e il punto preciso. Poi rivede Roberta e qualcuno che la soffoca mettendole le mani al collo. Insomma, lui ne è sicuro: il corpo della donna si trovà la sotto.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 27, 2014
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Se una casalinga venisse pagata… guadagnerebbe 7mila euro al mese!
Duro il lavoro delle casalinghe, che ricoprono i ruoli di cuoca, autista, insegnante, psicologa, contabile, manager, addetta alle pulizie, operaia, lavandaia, babysitter. A dire: 10 diversi lavoro a stipendio zero. Ma se così non fosse? Se percepissero uno stipendio? Il sito americano Salary.com ha calcolato un preciso algoritmo che dà come risultato uno stipendio mensile di quasi 7mila euro. Circa 83 mila euro l’anno. In pratica, le casalinghe rappresentano dei “tesoretti” di una famiglia media. Come riporta Repubblica, gli esperti hanno intervistato oltre sei mila donne, indagando sul tempo che dedicano ai dieci fondamentali lavori domestici ogni settimana. Una casalinga avrebbe cucinato per 14 ore settimanali a 10 euro l’ora. Si sarebbe trasformata in autista, per figli grandi e piccoli, per 8 ore alla settimana a 10 euro l’ora. Avrebbe impartito ripetizioni per 13 ore la settimana, alla stessa cifra. Non solo. Per tamponare le varie crisi familiari si sarebbe trasformata in psicologa almeno 7 ore alla settimana, a 28 euro l’ora, e in manager a 40 euro l’ora. A questo punto si sono moltiplicate le ore trascorse in ogni disciplina con le tariffe medie delle diverse categorie professionali e ci si è reso conto che in media una casalinga guadagnerebbe quantoun quadro di un’azienda o un manager di buon livello: 6.971 euro al mese. Sfacchinando una media di 94 ore alla settimana, le “non lavoratrici” multitasking raggiungerebbero così un reddito annuo di 83 mila euro. Se poi si considera che le tariffe nelle grandi città sono più alte, la cifra lieviterebbe ulteriormente. Stando ai dati Istat, in Italia le casalinghe sono 4 milioni 879 mila. Una donna su sei. In parecchi casi sotto i 35 anni. Per tutte loro, considerate ingiustamente non produttive dal punto di vista economico, il sondaggio di Salary. com rivoluziona le cose e regala una bella gratificazione. “Se non ci fossero le mamme come farebbero molte famiglie a conciliare i vari impegni? Chi andrebbe a prendere i bimbi a scuola visto che gli orari non si conciliano mai con quelli degli uffici? La realtà è che fanno risparmiare parecchi soldi allo Stato”, ama commentare Tina Leonzi, fondatrice del Moica, Movimento italiano casalinghe. E dall’America arriva la conferma. “Sicuramente la posizione dell’Italia è insostenibile », aggiunge Alessia Mosca, capogruppo Pd nella Commissione Politiche Europee, da sempre attiva sulle questioni di genere, «senza contare il fatto che c’è moltissimo lavoro in Italia che viene fatto da quelle che vengono definite casalinghe ma in realtà non lo sono affatto perché aiutano il marito nella piccola azienda di famiglia. Ci troviamo così di fronte a occupazioni sommerse proprio in un Paese che ufficialmente ha il più alto tasso di casalinghe”. Come tutelare dunque il lavoro reale rispetto al non lavoro percepito? “Sicuramente un’ipotesi pensionistica sarebbe auspicabile, noi abbiamo più volte avanzato la richiesta che nell’età della pensione di ogni lavoratrice fosse riconosciuto uno sconto per ogni figlio avuto, ma anche un reddito minimo per quelle che non hanno un impiego sarebbe un segno di civiltà “.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 26, 2014
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Volete evitare la follia? Forse queste professioni non sono per voi…
Pubblicato da tdy22 in gennaio 24, 2014
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“Le persone che progrediscono nella vita …
… sono coloro che si danno da fare per trovare le circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano.”
-George Bernard Shaw-
Pubblicato da tdy22 in gennaio 23, 2014
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Se in Italia perdi il lavoro, è più facile che lo trovi in Grecia
Ripresa? Forse e neppure è sicuro, ma se di ripresa si tratta sarà senza lavoro. L’Italia è purtroppo il Paese europeo che in questo momento offre le condizioni peggiori. Dal 2008 a oggi la situazione sociale è peggiorata e al 12% degli italiani occupati non basta lo stipendio per arrivare fino a fine mese: solo in Romania e in Grecia la percentuale è più alta (14%).
E se si perde il lavoro, l’Italia è il Paese dei 28 dell’Eurozona dove è più bassa la possibilità di trovarne un altro entro un anno: 14-15%.
Sono i numeri impietosi del rapporto 2013 su occupazione e sviluppi sociali presentato dal commissario Ue al Lavoro Lazlo Andor: “In Italia non cresce solo la disoccupazione ma anche la povertà”.
“Dal 2010 gli stipendi delle famiglie in Ue sono diminuiti, e i cali sono stati particolarmente profondi (oltre cinque punti percentuali in due anni) in Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Cipro e Portogallo“, si legge nel rapporto.
In generale in Europa dal 2008 al 2012 il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale èsalito di 7,4 milioni, ovvero oggi è un quarto della popolazione europea (125 milioni) ad essere a rischio indigenza. E Italia, Grecia e Irlanda sono i Paesi dove la situazione si è deteriorata maggiormente, cioè hanno visto salire il numero delle persone in difficoltà di oltre cinque punti percentuali in quattro anni.
Dato il quadro fosco della situazione sociale in Ue, la Commissione conclude che “nonostante i primi timidi segnali di ripresa economica, mercato del lavoro e situazione sociale restano una grande sfida e il carattere inclusivo della possibile ripresa è incerto”.
Il rapporto su disoccupazione e povertà arriva nel giorno in cui i dati dell’Ocse registrano la prima crescita dalla metà del 2011 del tasso di occupazione nell’area euro: è tornato ad aumentare, anche se di pochissimo, tra il secondo e il terzo trimestre 2013, salendo dello 0,1% al 63,5%.
Ma anche i numeri dell’Ocse non sorridono all’Italia: la percentuale di occupati tra la popolazione attiva ha continuato la sua discesa, cominciata a inizio 2012, passando dal 55,6% del secondo semestre 2013 al55,4% del terzo.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 21, 2014
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“Se Letta si logora non è colpa mia”: così Renzi
La Stampa aveva pubblicato un editoriale di Luca Ricolfi in cui la segreteria di Renzi era stata paragonata a Qui Quo Qua. Ora il neosegretario del Pd ha risposto con una lettera in cui si legge. “Non riusciamo a a capire come come si possa ancora insistere con la tiritera: ‘Vuole solo logorare Letta’. Il primo ministro è il capo del governo. Se si logora, si logora per le cose che fa. O che non fa. Non per il tentativo di altri di realizzare finalmente le riforme attese da vent’anni”. Dopo di che, una nuova stoccata al premier: “Se facciamo la legge elettorale, lo facciamo per dare una speranza agli italiani, non per logorare. Se Letta si logora, è perché governa male, non perché c’è un nuovo segretario del Pd. Da parte mia mi sento obbligato a dare una mano perché Letta governi bene: gioco nella stessa squadra. E non per lui o per me, ma perché è la cosa giusta per l’Italia”. E riguardo i tre nipoti di Paperino, “sono disegnati come molto antipatici”, scrive Renzi, “ma – almeno nella rappresentazione disneyana – qualche problema lo risolvono. Zio Paperino è più simpatico ma non ne azzecca una. E soprattutto l’attuale classe dirigente somiglia molto a Paperoga: dove tocca, sbaglia. Persino volenterosa, intendiamoci. Ma rompe e non paga. E accade da troppi anni”. E prosegue: “Se fino ad oggi si sono perse occasioni su occasioni – scrive il segretario – è difficile dare la colpa a chi non c’era. “Presentando il JobsAct ho cercato di sottrarre ai soli addetti ai lavori la discussione sull’occupazione, per caricarla sulle spalle del Pd, il primo partito del Paese. Non si tratta infatti di materia semplicemente giuslavoristica, ma della principale sfida politica per una classe dirigente che finge di non vedere come la disoccupazione giovanile al 42% sia una sconfitta terribile per l’Italia”. Per quel che riguarda la sua segreteria, il sindaco fiorentino ammette che la squadra “ha molti limiti, certo. Ma siamo volenterosi, pieni di passione, ricchi di grinta e soprattutto desiderosi di mostrare come le cose – volendo – si possono fare”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 15, 2014
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Il camionista licenziato perchè ha detto no al contratto bulgaro
“Mi chiamo Alessandro, per i colleghi Valanga e sono, o meglio ero un autista. Un lavoro in un settore spesso mal visto e mal interpretato, ma affascinante e comunque indispensabile. Uno di quei lavori che puoi fare solo con passione. Passione che ti spinge a farti le patenti, a girare per le strade d’Europa col tuo metabolismo regolato dalle ore di guida, dai clienti e dalle dogane. Ma vai avanti.” Inizia così la lettera pubblicata da un 31enne milanese di Segrate su Weborienta. Lui è camionista da 12 anni e qualche riga dopo aggiunge: “Ora basta. Lavoro in Italia, con un mezzo italiano, trasporto merce italiana da e per l’Italia se non addirittura in Italia, sono italiano orgogliosamente e tu mi proponi un contratto bulgaro no.” Perchè è una pratica sempre più gettonata, come spiega lo stesso Alessandro Gabanella al Corriere. “La telefonata è arrivata un anno fa e a dire il vero me l’aspettavo da un po’. Il titolare dell’azienda mi ha detto: ‘Vieni giù e ne parliamo’. Io gli ho replicato: Non propormi le porcherie che sento in giro, perché non vengo proprio”. E ora, per aver detto sì al suo orgoglio di essere italiano e alla legalità, è senza lavoro da un anno. Spiega il quotidiano:
Patente C, D, E. Migliaia di euro per poter guidare tir e autotreni. Contratti sempre precari ma una grande passione. Stipendio da 1.800 euro al mese, settimane intere al volante passando dogane e frontiere. Amici improvvisati nei motel di ogni dove. I marocchini, i pachistani e poi i romeni, i bulgari. Le «navi-scuola», gli amori, il forno da campeggio, i panini e i «bocadillos», le notti a Novara con la nebbia fitta sulla Torino-Milano e la responsabilità di carichi come macigni, l’attenzione spasmodica che non ti freghino la benzina mentre sei in dormiveglia. La carreggiata unico metro di riferimento e il parlare da soli per dissimulare la solitudine.
Quello che accade con questi contratti bulgari lo si può sintetizzare in questo modo:
in Bulgaria i camionisti guadagnano un terzo dello stipendio italiano e le tasse e i contributi sono minimi. Ma la Bulgaria, come la Romania, ora fa parte dell’Unione europea e in virtù della liberalizzazione del mercato e della volontà degli sherpa di Bruxelles di favorire la mobilità sovranazionale molti “paletti” sono stati divelti. Così ora si moltiplicano le aziende italiane di trasporto che chiudono nel nostro Paese per aprire una sede fittizia nell’est Europa. Con la complicità di agenzie interinali italiane (su cui siti campeggiano diversi annunci per autisti romeni) e persino di una sigla sindacale, la Unitai (aderente a Conftrasporto) che aiuta i «padroncini» a chiudere da noi per riaprire in Bulgaria fornendo tutte le informazioni del caso. L’esito – dice Alessandro – «è che se non fai come ti dicono loro resti a casa. E al tuo posto assumono un bulgaro, oppure riassumono un tuo collega italiano con un contratto bulgaro riconoscendogli in nero lo stipendio che aveva prima , ma non pagandogli più contributi e tanto meno le tasse. Se non accetti – e se ti va bene – rischi di diventare un cassintegrato. Con i sussidi dello Stato italiano, i soldi per la formazione italiani, la merce trasportata italiana da un tuo collega italiano a finanziare il welfare di Romania e Bulgaria». Eppure le norme prescrivono che aziende di trasporto straniere non possano fare più di tre viaggi all’interno di un Paese estero a settimana. Peccato che fatta legge, trovato l’inganno. Le aziende di trasporto che hanno aperto una filiale nell’est Europa hanno tenuto rimorchi e semirimorchi italiani in modo da saltare i controlli relativi al cabotaggio e ora c’è il far west. Dice Alessandro che si può trovare ovunque ampio riscontro di quello che sta accadendo: «La Arcese trasporti, che ha gestito i trasporti della Fiat per una vita, assume ora in Romania e ha appena chiuso a Torino. La Maggi ha licenziato 50 persone e ad aprile ha liquidato il settore del trasporto del latte puntando sulla logistica. Lo stesso ha fatto la Amantini. Ma anche Autori, Torello, Vercesi, Spinelli (l’azienda del presidente del Livorno, ndr.), Transmec, Fertrans, Colucci hanno assunto personale da agenzie o vettori dell’est Europa, ma nessuno lo dichiara apertamente. Eppure è tutto perfettamente legale, come mai non dichiararlo alla luce del sole?». Benvenuti in Europa, dalla porta est.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 14, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/14/il-camionista-licenziato-perche-ha-detto-no-al-contratto-bulgaro/
Roberta Ragusa: una veggente dice di sapere dove si trova il corpo
Corteo organizzato in memoria di Roberta Ragusa, scomparsa dalla sua abitazione nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 con circa un centinaio di persone che ha sfilato in corteo da San Giuliano Terme (Pisa) fino alla parrocchia di Gello dove il parroco don Tomasz ha celebrato un breve momento di preghiera. Prima del corteo Tiziano Vason, volontario della protezione civile di Firenze, ha raccontato che una sensitiva, in mattinata, è stata accompagnata in un luogo boschivo dove dice di avere individuato il cadavere: “So dov’è il corpo di Roberta Ragusa”, ha detto la donna. Il volontario ha quindi aggiunto: “La donna ha individuato un canalone a circa 400 metri di distanza dal centro abitato di Castelvecchio Compito, sul versante lucchese del Monte Serra”. L’uomo ha poi sottolineato che la sensitiva “è fortemente provata dal punto di vista emotivo e nelle prossime ore deciderà in quale forma mettersi in contatto con le forze dell’ordine”.Ha quindi concluso: “Ora vuole mantenere l’anonimato e non vuole essere contattata dai mass media però noi eravamo con lei e ci ha detto che il corpo si trova a un metro di profondità nel sottosuolo e credo che valga la pena andare subito a controllare”. Insieme alla sensitiva è arrivata in Toscana anche Donatella Raggini, da Cesena (Forlì), volontaria del gruppo Facebook ‘Troviamo Roberta Ragusa’: “La conosco bene – ha detto – e non è una persona in cerca di pubblicità. Il posto lo ha individuato attraverso le sue ‘visioni’: un sasso particolare, un frammento di nylon blu e un albero tagliato. Tutti indizi che oggi erano presenti e ben visibili nel luogo dove siamo andati”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 11, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/11/139903/
Nessuna apertura da Alfano: “se Pd propone nozze gay ce ne andiamo”
La legge elettorale approderà alla Camera il 27 gennaio, da decisione della conferenza dei capigruppo della Camera dopo un ampio dibattito che ha visto perplesso il Nuovo centro destra per il timore che non si dia sufficiente tempo alla Commissione Affari costituzionali per completare l’esame dei testi. Ma non è l’unica preoccupazione di Alfano, che sbarra la porta a diversi temi di cui parla Matteo Renzi: “Se propongono il matrimonio gay – minaccia il vicepremier al governo – ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate e denunciandolo all’opinione pubblica. Siamo in un governo con la sinistra, ma è sufficiente leggere la rassegna stampa delle ultime 96 ore per rendersi conto che se non ci fossimo noi, la sinistra riterrebbe normale legalizzare la canna, i matrimoni e le adozioni ai gay e spalancherebbe le frontiere. Questo è il riformismo della sinistra, il loro universo valoriale”. E insiste: “Siamo al governo per fare scudo a delle cose che la sinistra farebbe se non ci fossimo noi che crediamo che la famiglia sia composta da un uomo e da una donna. Siamo i riformatori di un campo alternativo alla sinistra. Sappiamo quello che c’è da riformare e quello che c’è da conservare”. Per quel che riguarda la legge elettorale, tuttavia, Alfano esprime fiducia al nuovo segretario dem per quanto riguarda la tempistica: “Renzi dice che per lui il governo può andare avanti fino al 2015. E io mi fido – ha detto -. Renzi lo ha detto pubblicamente, è un leader di nuova generazione e ha tutto l’interesse a dire una cosa e fare la cosa che ha detto. Era tipico dei vecchi leader dire una cosa e farne un’altra. Sulla sua volontà di mandare avanti il governo mi fido di lui. Manterrà quel che ha detto”. Discorso diverso per il Jobs Act: “Job act si the same old soup, è la stessa zuppa di sempre”. Non risparmia critiche il ministro dell’Interno al piano di Renzi per il lavoro. “In questo momento siamo alle perifrasi – ha aggiunto – e lo dimostra l’apertura da parte della Cgil”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/09/nessuna-apertura-da-alfano-se-pd-propone-nozze-gay-ce-ne-andiamo/
Giovannini e il Jobs Act di Renzi: “Richiede forti investimenti”
Ieri sera è arrivata la bozza del Jobs Act messo a punto da Matteo Renzi e ora iniziano ad arrivare i primi commenti. Il ministro del Lavoro Giovannini, intervenuto a Prima di tutto su Radio 1 ha affermato: “La proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio”. E ha aggiunto: “C’è poi da dire che molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti”. Il ministro ha continuato: “Nel passato vi sono state due proposte contrapposte una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro al’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando”, precisa Giovannini. “Noi adesso abbiamo ogni trimestre circa 400 mila assunzioni a tempo indeterminato e circa 1 milione e 6 a tempo determinato. Allora riuscire a trasformare contratti precari in contratti di più lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile”. Ma, dato il “momento di grande incertezza”, il fatto che “come imprese siano disponibili ad andare in questa direzione” è “da verificare”.Quanto all’operato dell’esecutivo di cui fa parte, “il governo in tutti questi mesi ha dovuto prendere moltissime decisioni per fronteggiare una crisi che dura da molti anni, quindi direi che non annaspa affatto – ha aggiunto il ministro del Lavoro – Il patto di governo per il 2014 deve essere estremamente concreto, anche per rispondere alla drammaticità dei dati sul mercato del lavoro – aggiunge – siamo a un livello inaccettabile di disoccupazione giovanile”. Per il ministro non bastano le assunzioni” di 35mila tra giovani, donne e over 50 per effetto degli incentivi varati” dal suo Governo: “Abbiamo bisogno di far ripartire l’economia, ci sono segnali che il settore manifaturriero sta ripartendo, si sta riducendo la cassa integrazione e quindi stanno aumentando le ore lavorate per questo settore, ma settori come l’edilizia, il terziario, il commercio sono ancora in grandissima difficoltà”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
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Il lavoro secondo Renzi: arriva la bozza del Jobs Act
La newsletter di Matteo Renzi questa sera ha presentato, nero su bianco, la bozza del Jobs Act, il grande piano sul lavoro del segretario del Pd. Vi si trova l’impianto delle nuove regole che costituiranno lo scheletro dellla riforma, con “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti” e un “Assegno universale per chi perde il posto di lavoro”. L’obiettivo, spiega il segretario, è la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile”. Il tutto accompagnato da un nuovo codice del lavoro da presentare “entro otto mesi”. Il sindaco fiorentino ha individuato tre maxi capitoli nell’ultimo dei quali si parte dalla semplificazione delle norme, con la “Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero” alla riduzione delle forme contrattuali caratterizzata, ed è questo uno dei capitoli più attesi, dal nuovo contratto di inserimento a tutele crescenti. Questo il testo originale della newsletter:
L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto
Parte A – Il Sistema
1. Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
2. Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
3. Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
4. Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
5. Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.
6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
7. Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
8. Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B – i nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C – Le regole
I. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
II. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V. Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.
Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l’idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 8, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/08/il-lavoro-secondo-renzi-arriva-la-bozza-del-jobs-act/
Roberta Ragusa: “Contro Antonio Logli indizi convergenti”
Nei confronti di Antonio Loglio, marito della scomparsa Roberta Ragusa, ci sarebbe un ”convergente quadro indiziario” del quale tenere conto per chiedergli di fornire spiegazioni su alcuni punti ancora oscuri. E’ quanto ritengono i carabinieri. Inoltre, se l’uomo dovesse avvalersi della facoltà di non rispondere sarebbe un punto a favore dell’accusa per chiederne il rinvio a giudizio e ottenere un processo a suo carico. Al momento attuale, e in assenza del corpo della donna e di altre prove schiaccianti, quello che si ha sono elementi indiziari significativi tra i quali due testimonianze che smentiscono la versione dell’uomo secondo la quale la notte della scomparsa della moglie lui stesse dormendo nel suo letto mentre uno dei testimoni, Loris Gozi, ha riferito agli inquirenti di averlo visto litigare furiosamente con una donna in una strada vicina all’abitazione della coppia. Il giorno successivo, inoltre, Logli si recò nella casa di Gozi per chiedere notizie della moglie: fu l’unica abitazione a cui fece visita. Inoltre, il marito, venuto a conoscenza della testimonianza, simulò con un amico la scena che lo stesso Gozi avrebbe potuto vedere di notte ma collocandosi nel punto esatto in cui il giostraio disse di vederlo e che, secondo gli inquirenti, era coperto da segreto. Ancora, una vicina di casa dei Logli ha raccontato di avere visto il marito della Ragusa più o meno nella stessa strada e alla stessa ora in cui lo avrebbe visto Gozi. Infine, a suffragare questa tesi ci sarebbe la testimonianza del vigile del fuoco, Filippo Campisi, che sostiene di avere visto uscire di notte una donna in pigiama dalla casa della coppia.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 8, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/08/roberta-ragusa-contro-antonio-logli-indizi-convergenti/
Inglesi e tedeschi temono l’invasione di romeni e bulgari
Romeni e bulgari, comunitari dal 2007, si vedono cadere gli ultimi paletti e da ora possono girare in ogni Paese d’Europa per lavorare fuori dai propri confini. A temere un’invasione sono principalmente Gran Bretagna e Germania. A Londra la paura è che arrivino decine di migliaia di persone che potrebbero riversarsi sul mercato del lavoro nel Regno Unito ancora provato dalla crisi, nonostante le prime indicazioni di ripresa. Le rassicurazioni, del resto, non sono servite a molto, nonostante alcuni dicano che tale invasione non si verificherà mentre altri tentano di tranquillizzare sottolineando che come la presenza di più vaste comunità di romeni e bulgari in Italia e Spagna per esempio, renderà questi tra i Paesi più appetibili. Il primo giorno dell’anno è stato il Times a mettere in evidenza come in realtà di lavoratori romeni nel Paese ci sia bisogno per quegli impieghi che ai britannici risultano meno attraenti, almeno stando alle cifre. Si tratta di impieghi come quelli dell’assistenza domestica a minori e anziani, tassisti, persone da impegnare nel settore alberghiero, fino al servizio sanitario nazionale, agricoltura e costruzioni. Si calcola che oltre 62mila posti di lavoro sono stati pubblicizzati su siti web romeni specializzati nel 2013, quasi 42mila in più rispetto all’anno precedente. Ma anche la Germania è preoccupata dal rischio del “turismo del welfare” e le proteste arrivano sia dai comuni tedeschi che dalla CSU bavarese. ”Con i principi attuali non riusciamo a integrare i migranti poveri alla società”, ha affermato sulla ‘Faz’ il presidente della federazione dei comuni Stephan Articus, spiegando che l’apertura del mercato del lavoro a bulgari e romeni rappresenta ”sfide nuove” con costi elevati per le amministrazioni locali. Da qui la richiesta di ”aiuti da parte dello stato federale e dei laender” sia finanziari che ”anche sul piano legislativo e organizzativo”. E per questo i democristiani di Baviera, insieme all’Unione cristianodemocratica (Cdu) presieduta dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno fatto un piano politico per evitare che i romeni e bulgari viaggino in maniera massiccia in Germania per trovare lavoro e allo stesso tempo, godano del generoso sistema sociale che il paese offre ai suoi lavoratori. I democratici della Baviera (Csu) hanno redatto un documento dove propongono misure che limitano l’accesso degli immigrati al futuro sistema sociale tedesco, in una mossa che ricorda la politica del governo britannico. Come spiega L’impronta L’Aquila:
Le autorità tedesche ritengono che circa 200 mila lavoratori rumeni e bulgari arriveranno nel paese durante l’anno, attratti dalla prosperità economica, ma anche per le generose prestazioni sociali che ricevono tutte le persone che hanno un permesso di lavoro in Germania. Ad esempio, la chiamata Kindergeld, un compenso di 184 euro pagati dallo stato alle famiglie per ogni bambino.
“La polemica è stata scatenata dal capo del governo bavarese Horst Seehofer”, scrive il quotidiano El pais, che ha qualificato i potenziali immigrati come “turisti sociali pericolosi”. Sotto lo slogan “Chi inganna deve essere espulso”, la Csu ha preparato un documento che propone di eliminare i benefici sociali nei primi tre mesi di soggiorno e permette l’espulsione di tutte le persone che hanno truffato, per esempio con documenti falsi alle autorità per ottenere un lavoro.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 2, 2014
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Ambientalisti in allarme a Taranto: nubi e vapore nel cielo
I tarantini scattano foto, che poi postano sui social, che mostrano il cielo sulla loro città. Gli scatti hanno messo in allarme gli ambientalisti, che tornano a chiedere “cosa c’è nel vapore acqueo dell’Ilva?”. Per questo motivo Alessandro Marescotti e Antonia Battaglia di Peacelink Taranto invieranno alla Commissione europea le numerose fotografie che gli abitanti della città hanno postato il primo gennaio e “che ritraggono le impressionanti emissioni dello stabilimento”. Marescotti osserva che le condizioni climatiche hanno “accentuato l’impatto visivo dimostrando come le nuvole in sosta sul quartiere Tamburi di Taranto sono prodotte dai vapori emessi dalla zona cokeria dello stabilimento tarantino”. “La quasi totalità di assenza di vento e la bassa pressione creano – sottolineano gli ambientalisti – uno scenario apocalittico che crea un netto distinguo tra le nuvole dovute a perturbazione metereologica e le emissioni di vapore”. Se è vero che con semplici fotografie “non possiamo dimostrare uno sforamento di emissioni nocive – aggiunge l’ambientalista – è anche vero che osservando le fotografie e consultando le documentazioni ufficiali prodotte da Ispra in relazione all’Aia possiamo capire che proprio con alcune emissioni di vapore acqueo l’Ilva di Taranto infrange le prescrizioni Aia”. Marescotti conclude sottolineando che nell’ultima diffida per inosservanza delle prescrizioni ricevuta dall’Ilva a ottobre del 2012 “si parla nello specifico di queste emissioni di vapore”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 2, 2014
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Il sogno che non si realizzerà… per qualche centimetro!
Andava bene per spegnere centinaia d’incendi e farsi strada tra le fiamme in operazioni impegnative. Ha anche ricevuto premi e riconoscimenti durante i 17 anni in cui si è prestata come pompiere nel Corpo Volontario dei Vigili del Fuoco ma ora la 37enne Elena Genero è eslucsa dal bando di concorso perchè non sufficientemente “prestante”: è troppo bassa per fare il pompiere di professione. Come racconta il Messaggero, nel bando di concorso per entrare a far parte del Corpo, la statura minima richiesta, per legge, sia per gli uomini che per le donne, è di un metro e sessantacinque. Quattro in più rispetto all’altezza di Elena. Nella speranza di far diventare un mestiere la sua passione, la donna ha fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, ma entrambe le volte le sue speranze sono rimaste infrante. A nulla sono valse le argomentazioni, pure ragionevoli, per cui in altri corpi, come la Polizia di Stato, l’altezza minima fissata per le donne è inferiore rispetto agli uomini: proprio 1,61 m. Non potrà fare la pompiera professionista, dopo aver iniziato l’attività nel volontariato nel 1997, nonostante abbia la patente che la abilita a guidare il camion, un brevetto del soccorso alpino, uno in soccorso fluviale e uno da sommozzatore, non è idonea a fare la pompiera professionista. E per questo fa due lavori: “Per vivere faccio il tecnico informatico. Per passione continuo a fare il pompiere”. Quanto nel 2008, uscì un bando di concorso per la stabilizzazione del personale volontario, superò tutte le prove ginniche. Ma al momento della visita medica non ha avuto scampo e il suo nome è stato depennato come nulla fosse dalla lista dei candidati per la scarsa altezza. Il Consiglio di Stato non ha riconosciuto discriminazioni, motivando:
L’attività del Vigile del Fuoco è meritevole di una specialissima deroga al divieto di discriminare uomini e donne in relazione alla statura, perché si tratta di un lavoro che richiede per sua natura una certa prestanza fisica, ben più di quanto si richieda, ad esempio, agli agenti delle forze dell’ordine.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 2, 2014
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Giovannini: “I giovani devono accettare anche i lavori manuali”
E’ Enrico Giovannini, ministro del Lavoro, a spiegare che i giovani devono accettare anche i lavori manuali. “Ai giovani ricordo che la formazione è fondamentale – afferma parlando in alcune trasmissioni televisive -: chi studia di più ha più possibilità di trovare un lavoro”. Però, aggiunge, “occorre che i giovani accettino tutte le esperienze di lavoro, forse la prima esperienza non sarà al livello di quanto studiato ma bisogna accettare anche i lavori manuali, come l’artigianato”. Nessuna paura, da parte del ministro, che i giovani partano alla volta dell’Europa per cercare un impiego: “Andare a cercare lavoro nell’Unione europea è naturale – dice – ma ci sono molte possibilità anche in Italia. Ogni trimestre oltre 500 mila persone sono assunte a tempo indeterminato”. A inizio ottobre, lo stesso ministro aveva bollato i giovani italiani come “inoccupabili”. Aveva infatti detto: “L’Italia- esce con le ossa rotte dai dati dell’Ocse: dati che ci mostrano come gli italiani siano poco ‘occupabili’, perché molti di loro non hanno le conoscenze minime per vivere nel mondo in cui viviamo e non costituiscono capitale umano su cui investire per il futuro”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 24, 2013
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Privati anche della tredicesima: 1/4 delle piccole e medie imprese non può pagarla
Preoccupano i dati emersi da un’indagine dell’Adnkronos, che ha interpellato degli imprenditori presenti nelle diverse regioni italiane e dalla quale emerge che il 25% di loro non sono in grado di pagare la tredicesima o dovranno rimandere il saldo. Tra questi, più della metà segnalano che non pagheranno per la prima volta, avendo rispettato con puntualità l’appuntamento con la tredicesima negli anni scorsi, segno che le condizioni finanziarie di una porzione consistente delle piccole e medie imprese italiane sono peggiorate nel corso dell’ultimo anno. Quello che pesa a queste realtà sono soprattutto le tasse e le difficoltà di accesso al credito. Tra le ragioni indicate per ‘giustificare’ il mancato pagamento della tredicesima, infatti, prevale l’eccessiva concentrazione degli adempimenti fiscali in dicembre, indicata da 6 imprese su 10 fra quelle che non pagano; 4 imprese su 10 denunciano invece la mancata concessione da parte delle banche del prestito necessario a coprire l’esigenza di maggiore liquidità. La Cgia ha recentemente diffuso delle stime secondo le quali, tra pensionati e lavoratori dipendenti, saranno poco più di 33 milioni gli italiani che percepiranno quest’anno la tredicesima, per un totale di circa 37 miliardi di euro. L’importo che spetterà al singolo lavoratore, segnalano sempre gli artigiani di Mestre, è sostanzialmente invariato rispetto all’anno scorso. Anche il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, presentando i dati, ha denunciato il rischio che le pmi siano costrette a non pagare: “abbiamo la percezione che molti imprenditori potrebbero trovarsi in difficoltà nel pagare le tredicesime”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 15, 2013
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Quale futuro per i nostri giovani? I nuovi, allarmanti dati Istat
L’Istat lancia nuovi dati allarmanti: una stima sui cosiddetti Neet (Not in education, employment or training) ampliata alla fascia dei 30-34 anni, infatti, mostra come under 35 in questa condizione nel terzo trimestre sono 3,75 milioni. Al Sud la percentuale è del 36,2%, oltre 2 milioni di persone. Qeusto significa che oltre il 27% dei giovani tra i 15 e i 34 anni non studia, non lavora e non è in un percorso di formazione. Rispetto al terzo trimestre del 2012, i Neet di questa fascia sono aumentati di oltre 300.000 unità, passando da 3,43 milioni a 3,75 milioni toccando la quota record del 28,5% (era 25,8% nel terzo trimestre 2012). Si legge ne Il Sole 24 Ore:
Finora l’Istat aveva diffuso le rilevazioni sui Neet fino ai 29 anni (27,4% nel terzo trimestre 2013 a fronte del 24,9% nello stesso periodo del 2012), fascia di età nella quale coloro che non studiano nè lavorano sono 2,564 milioni contro i 2,344 del terzo trimestre 2012. Nella media 2012 i neet under 35 in Italia erano il 25% del totale dei giovani (17,3% la media nell’area euro), percentuale inferiore solo alla Bulgaria e alla Grecia. Oltre la metà dei Neet (2.010.000 su 3.755.000) sono al Sud con una percentuale che sfiora il 40% (il 39,6% degli under 35 contro il 36,9 del terzo trimestre 2012). Se si guarda agli under 29 nel Mezzogiorno sono fuori dal percorso lavorativo, formativo e di istruzione il 36,2% dei giovani a fronte del 34,7% del terzo trimestre 2012 (1,344 milioni su 2,564 milioni di neet under 29). Nel complesso ci sono quasi 1,2 milioni di Neet tra i 30 e i 34 anni di cui 666.000 al Sud. Su 3,755 milioni di neet under 35 complessivi ci sono oltre 1,5 milioni di giovani con bassissima scolarità (fino alla licenza media) mentre 1,8 milioni hanno il diploma di maturità e 437.000 hanno nel cassetto una laurea o un titolo post laurea. Le donne neet sono 2.112.000 mentre gli uomini sono 1.643.000.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 14, 2013
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Scontri a Torino: contusi tra manifestanti e polizia
Era terminata senza incidenti la manifestazione dei sindacati a Torino ma in seguito, a quella degli studenti per il diritto allo studio, non sono mancati attimi di tensione in piazza Castello. Qui, alcuni studenti hanno lanciato uova di vernice colorata contro il Palazzo della Regione, imbrattandolo mentre le forze dell’ordine intervenivano per allontanarli. Quattro ragazzi, di cui due minori, sono stati portati in Questura a Torino. Verranno identificati e probabilmente denunciati. In piazza è poi rimasto un presidio di studenti ma la situazione è stata riportata alla normalità. Si contano tuttavia quattro contusi: due tra le forze dell’ordine e due tra i manifestanti. Nella carica di alleggerimento della polizia contro i manifestanti che lanciavano uova di vernice verso il palazzo della Regione, due studenti sono rimasti contusi e, come denunciato dal segretario provinciale di Rifondazione Comunista, Sergio Locatelli, sono andati al pronto soccorso a farsi medicare per la sospetta frattura di due dita. Nella carica anche due agenti della Celere sono rimasti leggermente contusi. Nessuno è rimasto ferito. Nel corso della manifestazione organizzata dai sindacati un’autoambulanza è intervenuta per portare soccorso ad una donna incinta che era stata colta da un leggero malore.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 14, 2013
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Non pietre, palloncini di vernice colorata: a Torino contro le spese pazze
“Da questa piazza vogliamo dire che condanniamo violenze, disordini e intimidazione, noi siamo una piazza civile e democratica”. E’ stato questo il messaggio lanciato a Torino, dove si è svolta una manifestazione di Cgil, Cisl e Uil. Il clima era quello del Primo Maggio alla quale hanno preso parte 10mila persone. “Dopo sei anni di crisi non c’è famiglia che non sia stata colpita, generando un dramma sociale, mentre il sistema industriale è in ginocchio. Sono 200 mila le persone che cercano lavoro, mentre i politici rimangono assenti e immobili. Basta con le spese ingiustificate, la credibilità della Regione è stata minata da spese che non c’entrano nulla con le spese pubbliche, mentre le famiglie hanno a che fare solo con rigore e austerità. A tutti non chiediamo più promesse, ma fatti”. Alberto Tomasso, segretario regionale del Pd, dice: “Siamo di fronte a tanti annunci, è ora di affrontare i problemi in ogni casa, in ogni famiglia, dove c’è malcontento e rabbia. Chiediamo un cambio di rotta, lavoro vero e buono, piani industriali, infrastrutture, rimettere in moto in Comune. Sulla Regione, io non credo che il problema siano le mutande verdi di Cota, o meglio, non solo questo. Certo, sarebbe l’ora di mettere in campo un briciolo di decoro, già solo per questo, per le mutande e per le gomme acquistate con i nostri soldi bisognerebbe andare via. Ma non è solo per questo dire basta, bisogna dire basta perché le politiche della Regione non hanno portato a nulla”. E il segretario della Uil, Cortese, ha aggiunto: “Abbiamo sperimentato l’incapacità di governo della Regione. Non solo, chi ha preso soldi per cose personali dovrebbe essere sommerso dalla vergogna. Una raccomandazione a chi tornerà nelle province con i bus, se prendete un caffè all’autogrill non buttate lo scontrino per terra perché qualcuno potrebbe raccoglierlo e farselo rimborsare sempre con i nostri soldi”. Davanti al palazzo della Regione la polizia carica: i manifestanti lanciano palloncini pieni di vernice colorata.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 14, 2013
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Il “tiromancino” di Zampaglione: «Ho avuto paura di morire», shock sul web
«Ho avuto paura di morire». Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino e da poco anche regista horror, confessa su Facebook di aver affrontato questa estate un periodo difficile. «Ora che il disco è finito – scrive Zampaglione sul suo profilo – voglio confessarvi una cosa: a un certo punto ho temuto di non poter portare a termine il lavoro. Un giorno di questa estate mi sono svegliato con uno strano senso di malessere e delle terribili vertigini che giorno dopo giorno diventavano sempre più oppressive, fino quasi a non poter camminare. Ho dovuto fare alcuni concerti seduto con la paura di cadere mentre tutto vorticava intorno a me».
«Mi ero convinto di stare per morire». L’artista ha raccontato di aver fatto «analisi su analisi, ma non sembrava venire fuori la causa». «Ero pronto al peggio e i medici mi avevano preparato a scenari inquietanti, simili sintomi li aveva avuti poco prima mia madre e si erano rivelati poi essere causati da una gravissima malattia al cervello. Avevo paura di morire e andavo in studio cercando di fare tutte le voci per consentire poi a mio fratello di finire l’album».
Colpa della palestra. A svelare la causa dei problemi è stata la risonanza magnetica da cui è emerso che alcuni colpi presi in palestra avevano infiammato i nervi del collo, insistendo sulla cervicale e producendo le vertigini. «È stata un esperienza bruttissima che mi ha però insegnato a dare valore e importanza ad ogni giorno di vita, alle cose più semplici e alle persone che hai intorno e che ti vogliono bene», ha concluso Zampaglione.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 10, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/10/il-tiromancino-di-zampaglione-ho-avuto-paura-di-morire-shock-sul-web/
“Giustizia per Joele”: la truffa che specula sulla morte del 19enne
E’ stato massacrato di botte lo scorso ottobre a Maidstone, nel Kent, dove si era trasferito da pochi giorni per costruirsi un futuro, il 19enne Joele Leotta. E ora c’è chi specula su quella tragedia. La truffa organizzata prevede la vendita online di braccialetti tricolori con la scritta “Giustizia per Joele” con il ricavato che dovrebbe servire per sostenere i genitori e pagare parte delle spese legali, oltre che per il rimpatrio del feretro. Ma la madre Patrizia Leotta dichiara: “Io di questa iniziativa non ne so proprio niente, non mi risulta nulla del genere”, senza aggiungere altro. E ad essere all’oscuro del fatto sono anche gli altri familiari e gli amici di Joele. Il promotore della raccolta fondi sarebbe un sedicente cugino inglese del ragazzo italiano che in Facebook spiega: “Lui era venuto in Inghilterra per imparare la lingua e lavorare. Era qui da meno di due settimane quando è stato attaccato. Purtroppo ha perso la vita. Chiediamo di manifestare il proprio sostegno acquistando bracciali con i colori italiani con incise le parole ‘Giustizia per Joele'”. Come spiega Il Giorno, il costo del prodotto è di un pound, più il prezzo della spedizione di due euro e mezzo, da versare tramite il sistema Paypal. Parrebbe ne siano già stati piazzati alcune centinaia. Chi gestisce l’affare tuttavia non sembrerebbe affatto britannico, almeno dal linguaggio che utilizza, sebbene sostenga di essere figlio di papà inglese e mamma italiana. Ma non solo: sembra che l’autore della truffa non conosca nemmeno il giovane lecchese assassinato né la brutta vicenda che gli è costata la vita. Quello che fa, insomma, è usare foto che si trovano in rete per dimostrare un legame che probabilmente non c’è: una parentela con Joele. Sempre sempre sul social blu specifica che il denaro raccolto andrà a beneficio dei volontari di un’associazioni che si occupano dei congiunti delle vittime di omicidio. “Il resto invece verrà versato ai genitori di Joele in Italia”. I quali però tuttavia garantiscono di non conoscerlo. Per quello che riguarda la salma, venerdì il coroner del Kent avrebbe rilasciato agli inquirenti il nulla osta per il rilascio e Joele potrebbe quindi tornare a casa nel giro di pochi giorni, una volta organizzato il viaggio.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 10, 2013
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Freedom-Ship: la città galleggiante sempre in movimento
Sembra aver ritrovato vitalità il progetto per la città galleggiante Freedom-Ship. Si tratta di una nave lunga 1.6 km che viaggerà perennemente intorno al mondo e che sarà in grado di ospitare 50mila persone, perlopiù miliardari residenti. Il progetto della città mobile, che era nato nei primi anni 2000 salvo poi essere abbandonato alla fine della scorsa decade, ha lo scopo di rivoluzionare il concetto di viaggiare per lavoro o di lavorare viaggiando. In questi giorni è stato ripresentato, in una nuova versione. Spiega il nuovo mentore, Roger Gooch, che l’intento è di trovare “50 mila persone interessate in un bacino di utenza di 3 miliardi”, anche se si dice fiducioso di riuscire a trovarne almeno il triplo. Costo dell’operazione, 10 miliardi di dollari (7-8 miliardi di euro).
Pubblicato da tdy22 in dicembre 10, 2013
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Allarme Ilva, la centrale è piena di amianto
L’Ilva sembra non trovare pace tanto a Taranto quanto a Genova. Nell’area Ilva di Cornigliano, si torna a parlare d’amianto e la paura sale per chi lavora o ha lavorato intorno all’ex centrale termoelettrica dismessa nel 2005. “Dentro ci sono tonnellate di amianto censite”, dice Armando Palombo, delegato rsu Fiom. “Per ora la situazione è sotto controllo, ma la struttura è abbandonata da anni, ogni tanto vengono giù pezzi, non sappiamo se piove dentro, se il cemento armato si stia disarmando. Siamo preoccupati e chiediamo alle autorità di intervenire”.
Come scrive La Repubblica:
Quelle stesse autorità contro cui loro, lavoratori e pensionati Ilva, ma anche di Ansaldo e Fincantieri, hanno protestato qualche giorno fa per le strade della città: chiedono il riconoscimento dei benefici previdenziali proprio per l’esposizione all’amianto, revocati dall’Inail a seguito di un’inchiesta della procura.
A quelle autorità, cittadine e governative, oggi il delegato sindacale Armando Palombo aggiunge dunque l’allarme per le condizioni dell’ex centrale, chiusa ma mai bonificata. “Nell’accordo di programma c’è scritto che devono costruire una centrale nuova, ma stanno latitando sia l’azienda che gli enti locali”
Per l’Ilva, si sa, “c’è un piano industriale nuovo che deve partire da Taranto e coinvolgere Genova e Novi Ligure.
Ma qui abbiamo anche un nostro accordo di programma, votato con delibere in consiglio comunale e consiglio regionale. A questo ci atteniamo noi perché prevede che non ci sia nessun licenziamento, ma un piano di continuità e garanzia di reddito per tutti”.
I lavoratori Ilva di Cornigliano sono 1.750, di cui 1.400 con contratti di solidarietà: i sindacati premono verso un nuovo piano di investimenti. Che non dimentichi la bonifica delle aree abbandonate.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 7, 2013
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Preoccupazione e inquietudine: ritratto dell’Italia in tempo di crisi
Il Censis, che ha rilevato nel suo Rapporto annuale come una famiglia su quattro faccia fatica a pagare tasse o bollette mentre il 70% si trova in difficoltà se deve affrontare una spesa imprevista, parla di “fragilità” per “una larga parte del Paese”. L’incertezza “ha preso il sopravvento” sulle famiglie assumendo “la forma della preoccupazione e dell’inquietudine”. Il Censis ha sottolineato anche che il 50% delle famiglie teme di non riuscire a mantenere il proprio tenore di vita e il 52% delle famiglie sente di avere difficoltà a preservare i propri risparmi. “Una larga parte del Paese scopre un’intima fragilità: più del 70% delle famiglie – si legge nel Rapporto – si sentirebbe in difficoltà se dovesse affrontare spese impreviste di una certa portata, come quelle mediche, il 24% ha qualche difficoltà a pagare tasse e tributi” e il 23% le bollette. Ma non solo, il Rapporto evidenza ancora come non solo sei milioni di persone vivono nella precarietà, ma anche il il 14% dei lavoratori teme di perdere il posto. “Il 2013 si chiude con la sensazione di una dilagante incertezza sul futuro del lavoro”, senza contare che sono 4,3 milioni le persone che non trovano un’occupazione. C’è un’area di “disagio”, di instabilità lavorativa e sottoccupazione che interessa il 25,9% dei lavoratori: una platea di 3,5 milioni di persone ha contratti a termine, occasionali, sono collaboratori o finte partite Iva. Ci sono poi 4,4 milioni di italiani che non riescono a trovare un’occupazione “pure desiderandola”. Per il Censis “2,7 milioni sono quelli che cercano attivamente un lavoro ma non riescono a trovarlo, un universo che dallo scoppio della crisi è quasi raddoppiato (+82% tra il 2007 e il 2012)”. Ci sono poi 1,6 milioni di italiani che, “pur disponibili a lavorare, hanno rinunciato a cercare attivamente un impiego perché convinti di non trovarlo”. La mancanza di fiducia nella possibilità di crearsi un futuro in patria, inoltre, porta all’aumento dell’esodo di italiani all’estero: nell’ultimo decennio il numero di chi ha trasferito la residenza è più che raddoppiato, da 50.000 a 106.000. Ma è stato soprattutto nel 2012 che l’incremento ha visto un boom: +28,8% tra il 2011 e il 2012. Sono soprattutto giovani: il 54,1% ha meno di 35 anni. Ma tra chi non lascia l’Italia si registra un altro dato: emergono infatti nel mondo dell’imprenditoria di soggetti nuovi che si sono rimboccati le maniche mettendosi in proprio. È il caso delle donne e degli immigrati. Le imprese “rosa” nell’ultimo anno sono aumentate di 5.000 unità e la variazione è di +0,3% rispetto al complessivo +0,1%. I tratti dell’imprenditoria femminile sono: “Capacità di resistenza ma anche di innovazione, di adattamento difensivo, di rilancio e cambiamento”. E anche gli immigrati, “di fronte alle difficoltà di trovare un lavoro dipendente, costretti a lavorare per rimanere in Italia, si assumono il rischio di aprire nuove imprese”. Nel 2012 – riferisce il Censis – sono 379.584 gli imprenditori nati all’estero che lavorano in Italia, con una crescita del 16,5% tra il 2009 e il 2012 e del 4,4% nel solo ultimo anno. “Tutto questo – fa notare il Censis nel Rapporto annuale – mentre le imprese gestite dai nostri connazionali diminuiscono del 4,4% nei quattro anni considerati e dell’1,8% nel solo ultimo anno”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 6, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/06/preoccupazione-e-inquietudine-ritratto-dellitalia-in-tempo-di-crisi/
Poesie e racconti: i colori della fantasia
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