Lavoratori più produttivi? Basta sedie!

lavorare-in-piedi-tuttacronacaIn Italia chi ne ha la possibilità colleziona “poltrone”, in America si scopre che rimanere seduti nuoce tanto ai lavoratori che all’azienda, in quanto fa male alla schiena e riduce la produttività. La scelta migliore, quindi, è lavorare in piedi. La nuova tendenza arriva appunto dagli Usa, per l’esattezza dalla Silicon Valley. La convinzione alla basa di una simile innovazione, sostenuta da numerose ricerche che illustrano come il passare molte ore al giorno su una sedia, seduti davanti ad un pc, faccia male non solo alla psiche ma anche al corpo, alla schiena, alla digestione ecosì via, è che la sedentarietà sia il nuovo fumo. Morale: i lavoratori, stando in piedi, guadagnano un 10 per cento netto in più per quel che riguarda la produttività. Scrive Lorenza Castagneri su La Stampa:

 

“Google è stato tra i primi. Il motore di ricerca più cliccato del web ha inserito gli standing desk all’interno del ‘wellness program’ studiato per i suoi impiegati. Ognuno ha la possibilità di scegliere se lavorare seduto a un tavolo tradizionale oppure no. E la maggior parte sembra preferire questa seconda opzione. Lo conferma Jordan Newman, portavoce del colosso di Mountain View, al Wall Street Journal. Dire addio al mal di schiena è una delle motivazioni principali. ‘E poi non sedersi aiuta a mantenersi attivi per tutto il giorno’, assicura chi l’ha provato. Altro che sonnolenza dopo la pausa pranzo. Così si facilita il processo digestivo e il livello di attenzione rimane alto. Non basta. Si bruciano centinaia di calorie e ci si mantiene giovani. Insomma, la lista dei benefici è lunga. E a trarne vantaggio è anche il datore di lavoro. Un gruppo di ricerca di base in un incubatore delle idee in Lettonia ha dimostrato che restare alzati aumenta la produttività del 10 per cento.

Un altro caso è quello di Facebook. Nella sede del social network di Mark Zuckerberg sono già oltre 250 su un totale di duemila i dipendenti che hanno abbandonato la vecchia scrivania. Tanto che la società starebbe pensando di dotarsi di tapis roulant da ufficio, in modo tale che, chi vuole, possa camminare se non addirittura correre mentre digita sulla tastiera e chatta con i colleghi. Forse un po’ troppo, ma tant’è”.

 

In Italia, dove le aziende non hanno adottato una simile pratica, è in rete che si trovano consigli per chi vuole attrezzarsi una postazione di lavoro “su due piedi” in casa. Soluzione indicata per i liberi professionisti o per tutti quelli che lavorano da casa.

 

“Grandi compagnie a parte – continua la Castagneri -, su internet di moltiplicano i siti che danno consigli ai freelance e a chi è abituato a lavorare a casa su dove trovare uno standing desk oppure su come realizzarne uno fai-da-te, armati di chiodi e martello.  O ancora, come insegna in un video Matteo Cassese, imprenditore e designer, assemblando varie componenti tutte Made in Ikea. Tavolini messi uno sopra l’altro e scatole di plastica capovolte. Poi, se il piano di lavoro è ancora troppo basso, basta posizionare sotto il monitor qualche libro che faccia spessore e il gioco è fatto. Spesa totale: 18 euro. Il metodo più low cost che esista. I più professionali, invece, hanno pensato di dotare il proprio tavolo di un meccanismo elettrico. Così la scrivania si può alzare e abbassare attraverso un semplice click”.

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Operai costretti a indossare il pannolone: non fanno pausa

lavoranoconpannolini-honduras-tuttacronacaAlcuni operai di una sartoria dell’Honduras, costretti a lavorare anche dieci ore al giorno senza neanche un permesso per andare in bagno, sono obbligati a portere il pannolone durante il turno: questo per essere produttivi al massimo. La denuncia era stata fatta mesi fa, ma non sono stati presi provvedimenti. Il segretario generale della Confederazione dei lavoratori dell’Honduras (CGT) ha indicato che la fabbrica conta circa 4000 dipendenti. E non è il primo caso. Era il maggio 2007 quando un gruppo di cassieri di una catena di supermercati in Cile raccontava di aver usato pannolini usa e getta perché senza permesso di andare alla toilette. La holdin cilena Cencosud , proprietaria degli stores, aveva respinto l’accusa. Un episodio analogo era stato riferito anche da un gruppo di autisti della società si trasporti Transantiago, sempre in Cile, nel 2010.

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