Boschi nel mirino: tra l’imitazione e le dimissioni dei sottosegretari

maria_elena_boschi-tuttacronacaDopo le dimissioni di Antonio Gentile e un’interrogazione del Movimento 5 Stelle che chiede delucidazioni sulla nomina di Francesca Barracciu a sottosgretario alla cultura, Maria Elena Boschi, ministro delle riforme e dei rapporti col Parlamento risponde in Aula: “Non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari solo sulla base di un avviso di garanzia”. Boschi ricorda anche che il procedimento che riguarda la Barracciu è alle fasi iniziali e spiega: “L’avviso di garanzia è un atto dovuto a tutela degli indagati per esercitare i diritti di difesa, non è un’anticipazione di condanna”. “All’esito del procedimento il governo valuterà se chiedere le dimissioni del sottosegretario”, aggiunge la ministra.”Il sottosegretario Barracciu ha acquisito negli anni una notevole esperienza polita ed amministrativa arricchita anche dall’esperienza al Parlamento europeo: fattori che le consentiranno di dare un contributo al governo”.

Ma intanto la neo ministra è già stata “ripresa” da Virginia Raffaele:

La trasmissione di ieri di Ballarò è iniziata ieri con l’imitazione, da parte di Virginia Raffaele, della ministra Boschi e mostra l’intervista nello studio del Ministero. “Ministro, come pensa di risolvere i problemi del Paese?”: la Boschi-Raffaele ripete meccanicamente una sfilza di proposte di riforme, del tutto uguali a quelle elencate da Renzi in ogni occasione (non a caso sul web la ministra è soprannominata “Renzie girl”). Ma alla domanda “E dove intendete reperire le risorse per fare tutto ciò?”, la Boschi-Raffaele si blocca e parte uno stacchetto in cui lei ammicca in favore di telecamera, con il vento tra i capelli e musica anni 80 in sottofondo. Così per tre volte, finché non scompare come una vera diva. Come sottolinea l’HuffPost, l’imitazione arriva dopo che le ministre del Governo Renzi hanno preteso di essere giudicate per i loro meriti politici piuttosto che per il loro aspetto, in seguito alcaso mediatico dell’inviato de “Le Iene” Enrico Lucci, accusato di aver rivolto alla ministra battute sessiste. La deputata Pd Alessandra Moretti aveva dichiarato in proposito: “È una settimana che si è insediato il nuovo Governo, eppure l’attenzione di alcuni media sembra concentrarsi unicamente sui dettagli fisici delle neoministre”. Subito su Twitter si sono riversati i commenti di telespettatori e utenti entusiasti dell’imitazione della Raffaele e polemici per la presunta “doppia” morale con cui sarebbero stati trattati lo sketch di Ballarò, da una parte, e il servizio delle Iene, dall’altra.

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Marco Travaglio e il governo “La Qualunque”

travaglio-governo-laqualunque-tuttacronacaE’ Marco Travaglio a mettere sotto la lente d’ingrandimento, dalle colonne del Fatto Quotidiano, il “caso Gentile”, che ieri ha rinunciato all’incarico da sottosegretario del governo Renzi. Il giornalista sottolinea come il politico avesse ragione a dire “Io sono trasparente”, perchè tutto “era chiaro e lampante”. A partire da chi è passando per quello che ha fatto al quotidiano L’Ora della Calabria. Ma per Travaglio era anche chiaro il motivo della sua nomina da parte di Alfano e, soprattutto, perchè il nuovo premier non potesse cacciarlo.

Il nostro eroe è un ex craxiano poi berlusconiano ora alfaniano che controlla pacchetti di voti con i soliti metodi e ha sistemato l’intera famiglia nei posti pubblici che contano: il fratello Pino è assessore regionale ai Lavori pubblici; il fratello Raffaele è segretario della Uil; il fratello Claudio è alla Camera di commercio; il figlio Andrea è revisore dell’aeroporto di Lamezia e superconsulente dell’Asl (ora indagato per truffa, falso, abuso e associazione a delinquere: la notizia che non doveva uscire); la figlia Katya era vicesindaca di Cosenza, cacciata per una struttura affidata all’ex marito; la figlia Lory è stata assunta senza bando alla Fincalabra dallo stampatore che poi non ha stampato il giornale. Per tacere di nipoti e cugini, tutti piazzati fra l’Asl, la Camera di commercio e Sviluppo Italia. Al confronto Cetto La Qualunque è un dilettante.

A questo punto, il giornalista analizza “il ricatto bello e buono” che sarebbe in corso:

Se Epifani sedesse ancora in Largo del Nazareno e Letta a Palazzo Chigi, Renzi li avrebbe cannoneggiati come quando voleva cacciare Alfano e la Cancellieri (“Siamo su Scherzi a parte?”, “Come si fa a governare con Alfano?”, “Cambiamo verso”). Invece ora il segretario e il premier è lui, dunque ha mandato avanti il portavoce Guerini a dire che “Gentile l’ha indicato Alfano”: come se i sottosegretari non li nominasse il premier. Il guaio è che le pressioni di Tonino il Cinghiale per bloccare la notizia del figlio indagato erano proprio finalizzate a non pregiudicare la nomina a sottosegretario. Poi Renzi l’ha nominato lo stesso: non un plissè sullo scandalo del figlio indagato, né su quello del giornale silenziato. Tonino La Qualunque doveva diventare sottosegretario a ogni costo perché porta voti al governatore Scopelliti, che porta voti ad Alfano, che porta voti a Renzi. È tutto trasparente: un ricatto bello e buono che non finisce con la fuga del Cinghiale. Il premier che vuole “cambiare l’Italia” s’è messo nelle mani dei “diversamente berlusconiani” che in realtà sono come i berlusconiani, se non peggio (solo Scalfari può nobilitarli come “nuova destra repubblicana”).

Il problema del nuovo presidente del Consiglio, ora, è che anche lui dovrebbe dare una ripulita: nel suo governo ci sono infatti indagati del Pd:

Quagliariello difendeva il Cinghiale dalla “barbarie” perché “non è neanche indagato”. Cicchitto alludeva alle “pagliuzze e travi”, cioè agli indagati del Pd nel governo Renzi: Barracciu, Del Basso de Caro, Bubbico e De Filippo. Così l’Ncd, che di indagati non ne ha, dava pure lezioni di legalità a Renzi. Renzi è spregiudicato, ma non stupido: sapeva benissimo che Gentile non poteva restare e l’ha fatto sapere all’Ncd. Ma ha preferito che lo licenziasse Alfano, il quale adesso ha il coltello dalla parte del manico: come potrà Renzi tenersi la Barracciu e gli altri tre? L’effetto-domino innescato dall’uscita di Gentile non può che essere benefico. Ma non per Renzi: a meno che non decida di prendere in mano la situazione anziché subirla. Gli basterebbe fare un discorso onesto agli italiani: “Nell’esordio convulso del mio governo, ho gravemente sottovalutato la questione morale, aprendo le porte a gente che doveva restare fuori. Chi vuole cambiare l’Italia non può lasciare che il Sud sia rappresentato da personaggi accusati di abusare del loro potere con rimborsi gonfiati, familismi e clientele”. E accompagnare alla porta Lupi, i quattro inquisiti del Pd e gli imbarazzanti vice della Giustizia, Costa e Ferri. Se non lo farà, invierà al Paese un micidiale messaggio di gattopardismo, simile alla cinica e disperante metafora giolittiana: “Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche all’abito”. Ieri fra l’altro s’è scoperto che negli anni 80 Gentile era stato arrestato (e poi assolto) per una storia di fidi facili miliardari; e che il giudice che fece scattare le manette era Nicola Gratteri. Renzi ha rischiato di trovarseli tutti e due nel suo governo. Poi Napolitano ha levato tutti dall’imbarazzo: ubi inquisitus, magistratus cessat.

Gentile fa un passo indietro: lascia l’incarico di sottosegretario ai Trasporti

gentile-diissioni-tuttacronacaDopo le infinite polemiche di questi giorni, il neo sottosegretario ai Trasporti Antonio Gentile, ha deciso di lasciare il suo incarico. E’ stato lui stesso a comunicare la sua scelta inviando una lunga lettera al presidente del Consiglio Renzi e al presidente della Repubblica Napolitano, oltre che ad Angelino Alfano. Gentile fa una “riflessione amara” per quanto è accaduto a lui e spiega che tornerà a “fare politica nelle istituzioni, come segretario di presidenza, e nella mia regione come coordinatore aspettando che la magistratura smentisca definitivamente le illazioni di cui sono vittima”. Si legge nella missiva: “Lo stillicidio a cui sono sottoposto da diversi giorni e che ha trovato l’acme allorquando sono stato nominato sottosegretario alle Infrastrutture mi ha portato a una decisione sofferta, maturata nell’esclusivo interesse del mio Paese e nel rispetto del mio partito”. “Non ritornerò – prosegue – sui motivi pretestuosi e strumentali organizzati ad arte per ‘mascariare’ in modo indegno la mia persona, nonostante fossi immune da qualsiasi addebito di natura giudiziaria. Ciò che avevo da dire sui mandanti e sugli ascari che hanno ordito questa tragicomica vicenda – sottolinea Gentile – l’ho espresso a chiare lettere. Ho presentato querela contro i miei detrattori il 26 febbraio, ben prima dell’attuale compagine governativa, con una comunicazione scritta al presidente Grasso, nella consapevolezza di avere questo unico strumento di difesa. Il Paese di Cesare Beccaria è tornato nel medievalismo più opaco, fatto di congetture astruse e di mera cattiveria”. E ancora: “Un politico che ha vissuto la sua vita senza alcuna macchia, che non ha indagini a suo carico, che è incensurato, viene costretto dalla bufera mediatica a non poter esercitare il suo incarico. E’ una riflessione amara, ma reale, di un segmento dell’Italia che preferisce vivere di slogan e di sentimenti truci, sfruttando la disperazione di tanta gente al solo scopo di uccidere la politica, le sue basi comuni, il diritto positivo”. “Nel mio caso, oltretutto, non bisogna nemmeno citare il garantismo, giacché non sono indagato di niente: eppure, sono divenuto carne da macello, per soddisfare la bulimica perversione di chi intende la lotta politica come mezzo di sopraffazione. Torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura, con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima. La riflessione che vi lascio – conclude Gentile – è, però, attuale e riguarda la necessità di riequilibrare un sistema la cui agibilità è messa a rischio da chi oltraggia la nostra Costituzione, ritenendola un orpello inutile e non, invece, il tempio di saggezza e di rispetto qual è”.

Tutti contro Gentile: “faccia un passo indietro o lo mandino via”

antonio-gentile-tuttacronacaDa quando è stato nominato a sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, Antonio Gentile è al centro della polemica e la situazione non accenna a cambiare. Anzi. Dopo che ieri Travaglio e Gramellini ne hanno invocato le dimissioni, oggi gran parte dei direttori delle principali testate chiedono un passo indietro. Il Fatto Quotidiano ha raccolto l’opinione di Ezio Mauro (Repubblica), Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera), Enrico Mentana (TgLa7), Roberto Napoletano (Sole24ore), Mario Calabresi (La Stampa). Cinque direttori e una sola posizione: Gentile è opportuno che se ne vada, che sia una scelta volontaria o imposta. Tutto è nato perchè l’esponente del Nuovo Centrodestra avrebbe bloccato l’uscita di un quotidiano locale calabrese, L’Ora della Calabria, per oscurare la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati del figlio. Con una nomina tanto scomoda, il coordinatore della segreteria del Pd Lorenzo Guerini ha voluto mettere le cose in chiaro parlando a Repubblica: a volere la nomina di Gentile è stato Alfano. Quindi proprio il ministro degli Interni è tenuto a riflettere sui danni che può avere sulla coalizione. Certo è che Gentile sottosegretario non piace a molti anche dentro il Pd, soprattutto locale. Ieri dalla Calabria, paese di provenienza del politico nella bufera, sono arrivate forti spinte perché il neosottosegretario lasci la propria carica.

Il primo passo falso del governo Renzi: le due nomine imbarazzanti

problemi-renzi-tuttacronacaPasso falso per Matteo Renzi e il suo nuovo governo, nello stesso giorno in cui viene resa nota la lista di viceministri e sottosegretari, e si scopre che il ministro Lupi è indagato in Sardegna, impossibile non notare la nomina di Antonio Gentile (Ncd) a sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti e quella di Francesca Barracciu (Pd) alla cultura. Entrambi sono infatti coinvolti in vicende recentissime, impossibile che i collaboratori del premier non ne fossero a conoscenza. gentile-tuttacronacaCosì si legge sull’Huffington Post:

Il primo, Gentile, l’uomo di Angelino Alfano in Calabria, è toccato da una inchiesta sulla sanità calabrese ed è stato chiamato in causa nella censura del quotidiano L’Ora della Calabria. Questo ultimo fatto è accaduto nella notte tra il 18 e il 19 febbraio, quando dalla redazione del quotidiano diretto da Luciano Regolo vengono inviate le pagine alla tipografia per la stampa. In prima pagina una notizia clamorosa, in esclusiva: il figlio del senatore Antonio Gentile, Andrea, è indagato per abuso d’ufficio, falso ideologico e associazione per delinquere. Il direttore Regolo dice di ricevere una telefonata dal tipografo che si propone come mediatore della famiglia Gentile: il giornale potrà uscire soltanto se epurato della notizia. Regolo naturalmente si rifiuta di eseguire l’ordine, ma il tipografo insiste e secondo le parole del direttore usa un linguaggio mafioso: “Attenzione perché quando il cinghiale viene ferito, poi ammazza tutti”.

Regolo riferisce che quste parole di minaccia sarebbero state usate anche con l’editore del quotidiano, Alfredo Citrigno, che comunque aveva già tentato di convincere Regolo a togliere quella news. La direzione però è irremovibile, e nella notte un improbabile incidente alle rotative impedisce che il quotidiano esca. La notizia è stata poi pubblicata lo stesso 19 febbraio nel sito online del quotidiano, mentre Regolo ha convocato una conferenza stampa per denunciare il brutto episodio, poi ripreso dalla stampa nazionale. Sul caso la Procura di Cosenza ha aperto un fascicolo, mentre Antonio Gentile ha respinto qualsiasi implicazione nell’episodio. E a quanto pare il neo premier non si è posto un problema di opportunità politica per sua presenza nel governo.

Quello del senatore calabrese non è l’unico nome fuori logo nella lista dei sottosegretari. Renzi infatti ha ripescato a sorpresa Francesca Barracciu (Pd), candidata alle regionali della Sardegna e poi costretta a fare marcia indietro perché coinvolta in una inchiesta sui fondi regionali sardi che ha portato lo scorso novembre all’arresto dell’ex capogruppo Pdl Mario Diana, del consigliere Carlo Sanjust (Pdl) e dell’imprenditore Riccardo Cogoni. Barracciu è accusata di peculato in una indagine che ha coinvolto quasi tutti i gruppi consigliari. Secondo gli inquirenti i fondi destinati ai gruppi sarebbero stati utilizzati a scopi personali.

Il ministro Lupi indagato in Sardegna

maurizio-lupi_indagato-tuttacronacaIl ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e l’attuale responsabile dell’autorità portuale di Olbia Fedele Sanciu risultano indagati dalla procura della Repubblica di tempio Pausania per concorso in abuso in atti d’ufficio. L’inchiesta riguarda la nomina del commissario dell’Authority del porto di Olbia. L’indagine è scattata a seguito della nomina a commissario di Sanciu, ex senatore del Pdl. Quello che la procura vuole chiarire sono competenze e titoli accademici necessari per ricoprire l’incarico, anche dopo aver ricevuto un esposto, da un consigliere provinciale, che ha chiesto alla magistratura inquirente di verificare la congruità dei requisiti in relazione all’incarico assegnato. Come ricorda Repubblica, un fatto analogo era accaduto alcuni mesi fa, con una inchiesta avviata dalla Procura di Cagliari, per la nomina dell’ex senatore del Pdl Piergiorgio Massidda, al vertice del porto del capoluogo.

Dopo la sua decadenza per carenza di titoli era stato rinominato, ma come commissario straordinario del Porto, da Lupi dopo vari ricorsi al Tar da chi accampava maggiori diritti per quell’incarico. La parola finale il 29 gennaio l’ha posta il Consiglio di Stato respingendo la richiesta di sospensiva della sentenza che aveva estromesso Massidda dalla presidenza. Lupi lo aveva ricollocato commissario ed era scattata l’inchiesta del pm di Cagliari con l’accusa di abuso d’ufficio per il ministro verso il quale dovrebbe essere il tribunale dei ministri a procedere.

Alla Camera si fa una colletta per gli alluvionati: i deputati non partecipano

alluvione-olbia-tuttacronacaEra stato Antonio Casu, originario di Olbia e direttore della biblioteca di Montecitorio, a lanciare una gara di solidarietà alla Camera dei deputati. Scopo: raccogliere dei soldi per aiutare gli alluvionati vittime del ciclone Cleopatra in Sardegna. In totale, sono stati raccolti 5mila euro. Una somma, spiega il sindaco di Olbia, raccolta solo grazie ai dipendenti della Camera e non per merito dei deputati. Le parole del primo cittadino sono state riportate, su La Stampa, da Nicola Pinna:

E i deputati? «Niente, non ci hanno donato neanche un centesimo. Stiamo aspettando che facciano qualcosa, ma per il momento non ci hanno fatto sentire in nessun modo il loro sostegno. Sappiano che sono ancora in tempo perché qui abbiamo davvero bisogno di aiuto».

Casu, direttore della biblioteca della Camera dei deputati, ha spiegato:

«Noi ci siamo mobilitati subito e abbiamo fatto tutto quello che ci era possibile. Quando ho visto le immagini che arrivavano dalla mia città non potevo stare a guardare e ho subito attivato la gara di solidarietà».

E se i dipendenti della Camera hanno subito contribuito, i deputati hanno fatto finta di nulla, scrive Pinna:

«Questo ci dispiace molto, ma colgo l’occasione per rilanciare l’appello – dice il sindaco Giovannelli – Da loro ci aspettiamo un aiuto non solo economico, ma anche politico: abbiamo sì bisogno di soldi ma anche di azioni politiche concrete perché ci venga consentito di spendere le risorse che abbiamo in cassa per l’immediata ricostruzione della città. I vincoli della spending review non ci consentono di utilizzare i milioni di euro bloccati in banca e questo è inaccettabile. Intanto, dobbiamo ringraziare i dipendenti della Camera che hanno dato un grande esempio di generosità, spero che i parlamentari imparino la lezione».

Sospetta meningite a Olbia: muore una bimba di 3 anni

meningite-bimba-tuttacronacaPoco prima delle 2 di notte, all’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia, al pronto soccorso del quale era giunta con la febbre alta, una bimba di appena tre anni è morta. Si sospetta si trattasse di meningite. La bambina frequentava il primo anno di una scuola d’infanzia privata della città. La Asl ha provveduto ad attivare l’indagine epidemiologica e la sorveglianza sanitaria delle persone che sono state a stretto contatto con la piccola.

Situazione critica in Abruzzo: evacuzioni a Pescara

maltempoto-abruzzo-tuttacronacaE’ allerta in Abruzzo con il Centro funzionale della Protezione civile regionale che ha confermato per oggi “criticità elevate” in quasi tutte le zone di allerta per rischio idrogeologico localizzato e rischio idraulico. Considerando che “nelle ultime 24 ore sull’Abruzzo sono state registrate precipitazioni da deboli a moderate” e “tenuto conto dello stato di saturazione dei suoli e della fusione del manto nevoso”, l’avviso parla, in particolare, di “elevata criticità per rischio idraulico diffuso su bacino Tordino-Vomano, bacino Basso del Pescara, bacino del Sangro, bacino Alto del Pescara; elevata criticità per rischio idrogeologico localizzato su Marsica; moderata criticità per rischio idraulico diffuso su Marsica”. “Per le prossime ore e per tutta la giornata di lunedì 2 dicembre sull’Abruzzo si prevedono precipitazioni diffuse e persistenti, anche a carattere di rovescio o temporale localmente forte, soprattutto sul settore adriatico e i versanti orientali della catena appenninica. I venti continueranno a spirare dai quadranti orientali, con intensità da forte a burrasca, con mareggiate lungo le coste esposte”. “Le temperature notturne – prosegue il comunicato – tenderanno ad aumentare, mantenendosi su valori piuttosto alti, mentre per le massime di lunedì non si prevedono variazioni di rilievo. Le temperature elevate, associate alle precipitazioni, favoriranno la parziale fusione del manto nevoso a quote al di sotto dei 1300-1500 metri”. Nel frattempo a Pescara sono state evacuate più di un migliaio di persone. L’allarme per emergenza maltempo a Pescara sud e nel quartiere di Villaggio Alcyone è stato lanciato anche attraverso il suono delle campane della parrocchia. Il mare grosso ha provocato intanto una violenta mareggiata. Dalla notte sono all’opera operai comunali che stanno posizionando con alcune ruspe e camion a riva grossi massi per evitare l’avanzamento dell’acqua. Straripato il torrente Vallelunga. Allarme anche per il fiume Pescara e per una possibile esondazione. Dalla mezzanotte le golene nord e sud sono chiuse al traffico e al transito con i sei varchi di accesso delimitati da transenne.

Di allerta in allerta: altre 24-36 ore di maltempo in Sardegna

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Ancora un’allerta meteo in Sardegna di 24/36 ore resa nota dalla Protezione Civile di Roma. Le zone a rischio idrogeologico sarebbero  state individuate nell’Iglesiente, Campidano, Logudoro, Gallura, e nei bacini Flumendosa Flumineddu, Montevecchio Pischilappiu e Tirso. In arrivo temporali anche intensi e forti raffiche di vento. A Olbia la Asl ha messo in guardia la popolazione dal rischio epidemie.

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Era stato lanciato il grido d’aiuto da Olbia: la politica non ha ascoltato

alluvione_sardegna_tuttacronaca1La Sardegna piange le sue vittime e invoca la rinascita mentre il maltempo non concede tregua. E nel frattempo ci s’interroga sulle responsabilità umane del disastro. Quello che è certo, è che non si può dire che quanto accaduto fosse inaspettato. Già l’8 novembre 2011 il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, aveva avvisato tutti con una raccomandata. La missiva è stata inviata all’allora presidente del Consiglio Mario Montial prefetto di Sassari, al direzione nazionale della Protezione civile, al presidente della Regione Sardegna, all’assessore regionale ai Lavori Pubblici. Ecco il documento pubblicato da Panorama:

alluvione-sardegna-tuttacronacaIl primo cittadino aveva parlato esplicitamente di un “significativo rischio idrogeologico nel territorio che rappresento” che era stato riscontrato dopo un sopralluogo effettuato dal Genio civile e la Protezione civile regionale che, “pur raccomandando l’attuazione del piano predisposto dal Comune” non ha assunto, al pari di quella nazionale, “alcun impegno al riguardo”. A questo punto il sindaco chiede, “al fine di evitare la perdita di vite umane”, che gli venga concesso di derogare al Patto di Stabilità e spendere i soldi che il Comune ha a disposizione, ovvero  circa 32 milioni di euro a fronte dei 27 stimati per gli interventi necessari, per lavori di messa in sicurezza della zona. All’allarme, non è stato dato ascolto. E ora l’Isola e l’Italia piangono.

Laura Comi: “Come si fa a rifugiarsi in uno scantinato”. E’ polemica

lara-comi-tuttacronacaL’eurodeputato del Pdl Laura Comi è finito nel centro delle polemiche per le sue dichiarazioni nel corso della trasmissione Agorà, in onda su RaiTre, condotta da Gerardo Greco.

Riferendosi alla famiglia dei brasiliani morti ad Arzachena, la Comi ha detto: “Come si fa a rifugiarsi in uno scantinato, qui manca un’educazione, l’abc delle norme di sicurezza, come uno che durante il terremoto va in ascensore. Se fossi sindaco, non permetterei costruzioni abusive per una manciata di voti”. Ovviamente, il popolo di Twitter non ha fatto cadere nel nulla una simile dichiarazione…

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Rabbia in Sardegna, Enrico poteva essere salvato, un uomo ci provò

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«Li potevo salvare, ci ero quasi riuscito ma nessuno mi ha aiutato. Anzi, chi poteva fare qualcosa si è rifiutato. Sembra difficile da credere ma è successo davvero in quel momento d’inferno. C’era un operaio dell’Anas, rinchiuso dentro una macchina, quando Francesco Mazzoccu e il suo figlio Enrico erano appesi a un palo, sull’orlo del canale che ha invaso via Canaglia e che diventava più grande e più aggressivo. Lui, Francesco, urlava come un disperato e chiedeva aiuto. Io ci ho provato in ogni modo ma da solo non sono stato in grado di strapparlo alla furia della corrente. Se quell’operaio fosse sceso dalla macchina il bilancio di questa tragedia sarebbe stato meno drammatico. Non può passarla liscia, spero che i carabinieri lo trovino al più presto». Le parole sono di Piero Mariano, titolare di un’officina meccanica in città, che ieri ha presentato una denuncia, nella speranza di rintracciare l’uomo dell’Anas che non aiutò a soccorrere gli alluvionati. Mariano aggiunge: «Nella zona di Putzolu, lunedì sera, io non sono capitato per caso: sono corso per aiutare un’amica che era in difficoltà insieme al figlio di undici mesi – racconta Piero Mariano –. L’ho portata al sicuro ma mentre tentavamo di andar via ho sentito qualcuno che urlava. Ho rallentato e visto un ragazzo agganciato a un palo. All’inizio non l’avevo riconosciuto, poco dopo ho capito che si trattava di Francesco Mazzoccu, lo conoscevo bene. In un attimo sono sceso e ho cercato di dargli una mano. Da solo però non potevo far nulla. E allora sono andato in giro a cercare rinforzi. Poco distante ho incontrato un anziano e gli ho chiesto di venire con me: in quel momento ho scoperto che era il padre di Francesco. Ci siamo avvicinati di nuovo al ponte ma raggiungere Francesco e il suo bambino era impossibile. Il livello dell’acqua cresceva continuamente. Era sempre più critica la situazione, ma c’era il tempo per fare qualcosa di utile. Senza perdere secondi preziosi ho fatto un giro per cercare qualcun altro. Ho trovato l’auto dell’Anas e all’operaio che era seduto al posto di guida ho chiesto subito di scendere. Rispondeva di andar via, che non si poteva far nulla e che non sarebbe sceso. Mi ha persino minacciato».

Piero Mariano non si è arreso. Si è avvicinato di nuovo al ponte quasi sommerso e con una corda ha cercato di tirare a sé il bambino e il suo papà che oramai avevano l’acqua alla gola. «Niente, era impossibile, perché la corrente stava portando via anche me. Pensavo al bambino e ripetevo a me stesso che non dovevo arrendermi. Sono tornato dall’operaio dell’Anas, ma non c’è stato niente da fare per convincerlo. Mi ha detto che mi avrebbe spaccato la faccia». Dopo interminabili momenti di angoscia, Piero Mariano ha incontrato qualcuno pronto a intervenire. «Ho trovato un ragazzo e insieme abbiamo fatto arrivare un trattore. Ma era troppo tardi».

22 novembre: una candela per le vittime dell’alluvione. Lutto nazionale

lutto-nazionale-tuttacronacaE’ stato proclamato per domani, 22 novembre, dal Consiglio dei ministri, il lutto nazionale per l’alluvione in Sardegna. Tutta l’Italia si unirà per rendere omaggio alle vittime del terrificante ciclone Cleopatra, che ha investito l’isola. Sedici persone hanno perso la vita in seguito alla bomba d’acqua che ha colpito la regione, dove si conta ancora un disperso. Oltre 1.700 sono rimasti senza una casa. Ieri, nell’omelia dei funarali a Olbia di sei delle vittime del disastro, il vescovo di Tempio Ampurias, monsignor Giovanni Sanguineti, ha detto: “La mano dell’uomo non è estranea a questa catastrofe”. E quindi ha aggiunto: “Aiutiamoci a ricostruire il nostro futuro. Ripartiamo insieme, senza lasciare solo nessuno”. Parlando delle morti dei piccoli Enrico e Morgana, le ha indicate come “il frutto più amaro” della calamità.

Il silenzio su Olbia: oggi i funerali delle vittime del maltempo

sardegna_funerali-tuttacronacaIl silenzio ha invaso Olbia oggi, schiacciata dal dolore e riunita nella preghiera. Al Geopalace si sono svolti i funerali di sei delle vittime del violento ciclone Cleopatra, che ha messo in ginocchio l’isola. I funerali hanno avuto inizio con l’arrivo delle bare, due delle quali bianche. Si trattava del piccolo Enrico, di tre anni, e di Morgana, appena due. Il bimbo era morto abbracciato al suo papà, Francesco Mazzoccu, 35 anni, la cui bara è stata portata a braccio dai suoi compagni di kick-boxing.

Le centinaia di persone giunte per rendere omaggio alle salme, in un’atmosfera di grande commozione, hanno pianto anche la morte di Patrizia Corona, la madre di Morgana, entrambe travolte dal fiume di fango. Esequie funebri anche per Anna Ragnedda, l’anziana annegata nella sua abitazione di via Lazio, e Maria Massa, di 88 , trovata in un canale vicino casa.  ​In mattinata erano state celebrate anche le esequie di tre vittime morte in seguito al crollo di un terrapieno sulla Provinciale 38 tra Olbia e Tempio, in località Monte Pino: Bruno Fiore, 68 anni, della moglie Sebastiana Brundu, di 61, e della consuocera Maria Loriga, di 54.

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La Sardegna ha la sua eroina: Martina salva la vita alla vicina

martina_feick-tuttacronacaTra il maltempo che ha messo in ginocchio la Sardegna, spunta un’eroina. Si chiama Martina Feick, è tedesca e vive nel quartiere S. Antonio, a Olbia, da sette anni. Lunedì sera, la giovane ha spidato la furia dell’acqua, ha attraversato la strada a nuoto ed ha raggiunto la dirimpettaia, un’anziana che rischiava di morire annegata assieme al suo cane nella loro abitazione. Nella stessa via salvata anche un’anziana disabile costretta a letto, grazie all’intervento di un vicino all’una di notte. “È successo tutto intorno alle 18 – racconta Martina – mi sono vestita e sono uscita di corsa per aiutare i miei vicini. L’acqua era alta, arrivava fino al cancello, sono riuscita a traversare la strada, saltare il cancello ed entrare in casa della signora Biddau. In quel momento era da sola, con il suo cane l’ho presa in braccio e l’ho portata dentro casa mia. Poi ho preso anche il cane. Più tardi è arrivata la figlia e sono restati tutti a dormire a casa mia. Anche noi abbiamo subito gravi danni – conclude Martina – l’auto è distrutta, il garage allagato da un mare di fango, è stata una tragedia che ha sorpreso tutto il quartiere, non siamo stati avvertiti. Siamo senza luce, senza acqua e senza telefono, isolati, ma nessuno è venuto ad avvisarci prima che il fiume straripasse”.

Mai di domenica?

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Il sindaco di Olbia Giovanelli riceve l’allerta di avverse condizioni meteo circa alle 16 di domenica, ma poiché giorno di festa, cosa poteva fare? E così convoca la giunta alle ore 9.00 del lunedì successivo. Ma il sindaco sembra non sapere che si può lavorare, soprattutto per la protezione civile, anche di domenica. Ma il sindaco infatti come mai non ha convocato  l’unità di crisi la domenica  stessa? (ammesso che sia stata creata un’unità di crisi) in modo che in pochissimo tempo si potesse dare attuazione al piano d’emergenza che ogni comune dovrebbe avere (ammesso che ce l’abbia!)? Il lunedì mattina doveva essere tempo di completa operatività e non tempo di consultazioni. Ma si è reso conto forse il sindaco che sono passate circa 17 ore dall’allerta meteo all’inizio delle consultazioni della giunta? Il rischio idrogeologico è in genere quello che dovrebbe spaventare di meno perché ha precursori di circa 48 ore prima, tempo in cui si può far evacuare la gente dai territori a rischio, invece si è sentito dire “ma come si fa a interrompere l’attività produttive, le scuole, etc…” Ma chi afferma che non sempre, per ogni allerta, si possono interrompere le attività produttive, non si rende conto che proprio ora quelle attività produttive verranno interrotte in modo di gran lunga più traumatico e per più tempo?  Ci sarà forse  da rifondare tutta la Protezione civile locale?

La storia del piccolo Enrico e del suo papà: morti abbracciati in Sardegna

sardegna-alluvione_tuttacronacaFrancesco Mazzoccu, operaio 35enne di Olbia, lunedì è andato a prendere il suo piccolo Enrico, di tre anni, all’asilo per portarlo a casa, al sicuro, in via Monte a Telti, in località Raica, lungo la strada che da Olbia porta al paese. La lotta era contro la Natura, ma non ce l’ha fatta a vincere: il torrente che costeggiava la strada si è ingrossato a causa del violento nubifragio che ha dilaniato la Sardegna. L’uomo è sceso dall’auto, sommersa, per mettere entrambi al sicuro sopra un muro di recinzione di un terreno, utilizzando il proprio giubbotto come marsupio per proteggere il figlio. Contemporaneamente, alcuni parenti, compreso il padre dell’operaio, al riparo nella zona alta residenziale, hanno lanciato delle corde con l’intento di agganciarli e portarli al sicuro. Nessun tentativo è andato a buon fine e dopo 45 minuti di lotta contro la furia dell’acqua, il muro è crollato. Padre e figlio sono stati trascinati a valle. Francesco è stato recuperato nella tarda serata di lunedì, denudato dalla furia dell’ondata di piena, bloccato da un palo della corrente elettrica. Le ricerche del piccolo Enrico sono invece proseguite fino a questa mattina, quando il suo corpicino è stato rinvenuto cinquanta metri più a valle, all’interno di quello che era un aranceto.

“I fondi per la ricostruzione in Sardegna fuori dal patto di stabilità”

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I sindaci chiedono “giustamente l’esclusione dal patto di stabilità di quello che sarà la ricostruzione e sicuramente sarà così”. Lo ha detto il premier Enrico Letta, al termine della riunione operativa a Olbia sull’emergenza maltempo in Sardegna.

Parla il sindaco di Olbia, tra disperazione e stupore

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“Siamo stati travolti da una bomba d’acqua che nel giro di due ore ha creato voragini, portato via i ponti. In un attimo 50 cabine elettriche hanno smesso di funzionare. Abbiamo visto una concentrazione d’acqua e una violenza senza precedenti. Tre persone sono morte perché all’improvviso si è aperta una voragine nella strada e ha inghiottito le macchine” , così il sindaco di Olbia Gianni Giovanelli.

Gabrielli si difende: “Dato allarme”

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“Il sistema di allertamento nazionale ha fatto il suo dovere”. Lo ha detto ad Olbia il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli e poi ha aggiunto “Chi ha lanciato false accuse ne risponderà”, ha aggiunto. “Il sindaco di un paese vicino Olbia ha dato l’ordine di lasciare il territorio ma molti cittadini non si sono voluti allontanare dalle loro case, salvo poi richiedere l’aiuto di elicotteri a tarda notte”. Per il capo della Protezione civile “finché non ci sarà la consapevolezza di tutti i soccorsi in situazioni come queste diventano difficili. Come al solito, troppi parlano di cose che non conoscono”. Gabrielli ha risposto a chi ha criticato la macchina dei soccorsi. “Ma chi doveva intervenire nel territorio se non il territorio? Chi doveva esserci la cavalleria?” chiede Gabrielli sottolineando che “la prevenzione senza la pianificazione è poca cosa”. Ed inoltre aggiunge, è fondamentale “l’atteggiamento dei cittadini, che sono i primi attori di protezione civile”. “Questa è una calamita naturale. In 24 ore è sceso un quantitativo di pioggia pari alle precipitazioni di sei mesi, con punte di 450 millimetri nella zona di Orgosolo in 12 ore”, ha aggiunto Gabrielli. Tutta la zona orientale, da Villagrande sino ad Arzachena ha registrato, secondo la Protezione civile, valori fra 250-400 millimetri. “Con questi quantitativi – ha aggiunto Gabrielli – non ci sono territori a riparo”.

Il capo della Protezione Civile è arrivato in Sardegna e ha dichiarato “Siamo solo all’inizio dei soccorsi, ho trovato grande volontà, un pò meno organizzazione”, ha detto dalla centrale di Coordinamento dei soccorsi allestita a Olbia. “Stiamo cercando di organizzarci bene”, ha aggiunto.

Vento forte e la chiatta merci finisce sugli scogli!

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Mentre è in corso il recupero della nave concordia in Sardegna una lunga chiatta merci, che da venerdì  sera sostava al largo delle coste del nord Sardegna, a causa del forte vento, è finita sugli scogli a Santa Reparata, nei pressi di Santa Teresa di Gallura, Olbia-Tempio.  La chiatta era in navigazione dalla Turchia verso la Francia. Immediata la reazione degli ambientalisti che durante lo schianto hanno segnalato un forte odore di idrocarburi e ora chiedono di verificare se c’è stato inquinamento ambientale. In particolare il capogruppo Fdi in Consiglio regionale, Matteo Sanna, tuona: «È un fatto gravissimo, occorre impedire alle imbarcazioni come questa di avvicinarsi così tanto alla costa…».

 

Gelateria chiusa per tre giorni: sanzione di evasione di 1 euro e 50

gelateria-evasione-chiusura-lasmeralda-tuttacronacaResterà chiusa per tre giorni, da venerdì 30 agosto a domenica 1 settembre, una gelateria nel centro di Olbia per una sanzione di evasione fiscale di € 1,50. A raccontare il caso è il sito Olbianova.it che spiega come la proprietaria Mirella Manzotti, residente a Bergamo, abbia collezionato 4 verbali per scontrini non emessi in cinque anni. Fatale è stato l’ultimo, sufficiente a far scattare lo stop deciso dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti: secondo la norma sono sufficienti 4 scontrini non emessi in cinque anni per ordinare il “fermo”. E non importa che l’importo sia esiguo: due scontrini da 1 euro, uno da 6,50 e uno da 1 euro e 50. 10 euro in totale, per una sanzione di 1 euro e 50 tra Iva (al 10%) non versata e spese accessorie. Decretando lo stop, però, lo Stato perderà almeno € 500 di euro, in quanto non incasserà l’iva per il mancato introito del fine settimana della gelateria previsto in circa 6 mila euro. “Io ho protestato presso la Guardia di Finanza di Olbia, che mi ha comminato le multe sugli scontrini, ma mi hanno risposto che loro non possono farci niente e che è troppo tardi. Avrei dovuto fare tutto tramite il tribunale di Milano” ha spiegato la proprietaria 32enne della Smeralda, una delle più avviate gelaterie artigianali della città. La famiglia bergamasca ha aperto l’attività al Corso Umberto 18 anni fa, per ironia della sorte proprio di fianco all’ex palazzo della Finanza. “Già è stata una pessima stagione – ha aggiunto – stiamo in piedi malgrado le perdite che si sommano ogni mese che passa. Beninteso, non voglio nessun regalo e sono pronta a pagare il mio debito ma spostatemi anche solo di 15 giorni la chiusura forzata. Chiudendo tutto questo fine settimana perderemo l’incasso che avrebbe bilanciato le perdite subite!”

Aereo s’inabissa sulla pista di Olbia, scalo chiuso fino alle 16.

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Ha riaperto da poche ore lo scalo di Olbia dopo che un aereo-taxi con due piloti a bordo proveniente dall’Austria, a causa di un’anomalia nell’impianto frenante, ha “bucato” la pista con il carrello dopo che le gomme erano scoppiate. Il velivolo ha così occupato per 3 ore l’unica “runway” dello scalo che si è trovato costretto a restare chiuso fino alle 16 quando con i mezzi speciali l’aeromobile è riuscito finalmente a esser trainato fino a una piazzola di sosta. Il bilancio dell’aeroporto sardo in una domenica di partenze e ancora di qualche arrivo  per l’esodo estivo è stato drammatico: 20 voli in ritardo, 2 cancellati e 7 dirottati su altri scali.

 

Un cane muore asfissiato sulle navi Tirrenia: due versioni

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Forse sarà stato un caso isolato, forse si sarà trattato di un tragico errore, ma Rocky, il cane della signora Maria Rosanna, originaria di Rieti, era uno di famiglia e ora è morto dopo un viaggio in nave da Civitavecchia ad Olbia. La padrona aveva chiesto  alla compagnia navale Tirrenia di riservarle una camera sul traghetto che salpava ieri notte da Civitavecchia e che questa mattina ha attraccato regolarmente  a Olbia. Un viaggio lungo che faceva preoccupare la donna. Rocky non lo voleva far stare per 8 ore sul ponte di notte. Voleva che stesse con loro, accudito per tutto il viaggio, proprio come un figlio. Ma la compagnia aveva risposto secondo il regolamento “Gli animali si possono portare solo nella suite e al momento siamo al completo”. Così la donna si era vista costretta ad affittare un posto nella zona riservata ai cani.

Quasi 400 euro di cui 270 per l’acquisto della gabbia e altri 100 per la custodia. Era il costo di una notte con tutti i confort in un albergo a 5 stelle, invece a Rocky non è stata data neppure l’acqua ed è stato tenuto nel garage accanto al vano motori. Una dimenticanza? La zona riservata ai cani era al completo? Il cane, spaventato e solo, è morto asfissiato dal caldo e dai fumi della nave. Una notte che si è trasformata in calvario e la mattina dopo gli addetti hanno solo potuto constatare il decesso della povera bestia. Tre membri dell’equipaggio si sono presentati dalla signora e sembra anche che abbiano incolpato in un primo momento proprio Maria Rosanna di quella morte che secondo loro, e secondo quanto riportato da alcuni media, sarebbe avvenuta per incuria. Poi è scattata però la rivolta degli altri passeggeri: Stavolta e’ finita in tragedia, ma le condizioni in cui sono costretti a viaggiare questi poveri animali sono pessime e prima o poi bisognava aspettarselo. È’ dire che si pagano fior di soldi per portarli con noi”, ha dichiarato un giovane accompagnato dal suo gatto costretto ad essere chiuso in una gabbietta per tutto il viaggio. La donna stava per svenire, il marito dalla rabbia ha avuto un malore. Rocky non c’è più. Ora la famiglia vuole far denuncia alle autorità competenti. Forse così si eviteranno disgrazie future. (Fonte “Leggo”)

Aggiornamento 14 agosto 2013, ore 21:26

Testimonianze a cui si è aggiunta l’ammissione dei proprietari del cane, riportate anche sul giornale di bordo, portano in luce che sono stati gli stessi ad averlo lasciato chiuso in un trasportino all’interno della loro autovettura nel garage della nave. Oltre a questo, sono stati lasciati i vetri chiusi. E’ stato così causato il decesso del povero animali. E’ la Tirrenia che, in una nota, smentisce “categoricamente di aver concorso o, ancor peggio, causato la morte del cane Rocky a bordo di una delle sue navi (Bithia) nella traversata tra Civitavecchia e Olbia lo scorso 12 agosto”. “Ai proprietari di animali viene ripetutamente comunicato nel corso delle traversate dagli autoparlanti di bordo, di tenere i loro animali con sè o nel canile posizionato su uno dei ponti”, continua la nota di Tirrenia che “si rammarica per quanto accaduto a Rocky, ma non può ritenersi responsabile di azioni dirette dei proprietari e tantomeno delle loro negligenze che, nello specifico secondo quanto da loro dichiarato, erano stati consigliati da chi gli aveva venduto lo stesso trasportino, evidentemente incurante delle conseguenze delle proprie affermazioni.”

Visto che le versioni sono contrastanti siamo costretti come moderatori del blog a rimuovere alcuni commenti che potrebbero essere lesivi dell’immagine della compagnia Tirrenia. Appena accertato il fatto i commenti saranno nuovamente online. Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto contribuire con la loro testimonianza. 

Guasto a un aereo: passeggeri bloccati per 15 ore

Meridiana_genova-tuttacronacaUn guasto a un velivolo Meridiana ha obbligato 130 passeggeri in partenza per Olbia a trascorrere quasi quindici ore nello scalo dell’aeroporto di Genova. Sono stati loro stessi a denunciare di “essere rimasti ore senza informazioni” e “alla fine, esasperati”, hanno chiesto l’intervento dei carabinieri. A scatenare il caso del fumo visto da un passeggero sull’ala del velivolo.

Il turista che parcheggia il suv… in spiaggia!

suv-spiaggia-olbia-tuttacronacaUn turista emiliano, in vacanza in Sardegna con la fidanzata, vuoi per aggirare il problema del parcheggio o per non camminare sotto il sole, ha parcheggiato il suo Suv nero proprio in spiaggia, nell’arenile di Pittulongu, a Olbia. Centinai di bagnanti, che non riuscivano a credere ai loro occhi e indignati dal comportamento del turista, hanno avvertito la Polizia municipale. All’arrivo degli agenti il giovane, irritato, ha dichiarato che era un suo diritto lasciare l’auto sulla spiaggia. Gli inflessibili vigili, dopo aver spiegato le normative vigenti, hanno elevato una multa di 2mila euro al turista che, alla fine, si è dovuto arrendere e spostare il fuoristrada.

Il presidente kazako in vacanza in Sardegna, ospite di un amico di Berlusconi

NURSULTAN-E-BERLUSCONI-tuttacronacaL’Italia è in fermento per lo scandalo dell’espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia e il presidente kazako Nursultan Nazarbaev ha scelto San Teodoro, in Sardegna, per concedersi cinque giorni di relax. La villa scelta per la vacanza, dove con il presidente sono giunti famiglia, servitù e plotone di sicurezza, è del comprensorio H2O di cui è proprietario Ezio Maria Simonelli, vicino da sempre a Berlusconi. Repubblica descrive Simoncelli con queste parole: “Studio in centro a Milano, una lenzuolata di cariche alla Bocconi, ma soprattutto nelle società del gruppo Fininvest (è anche nel collegio sindacale della Mondadori), presidente dei revisori dei conti della Lega Calcio e candidato alla presidenza – lo scorso dicembre – da Adriano Galliani, altro suo vecchio amico.” E’ lo stesso quotidiano a spiegare che il presidente è arrivato una settimana fa, nel momento in sul governo italiano iniziavano ad addensarsi i dubbi per l’espulsione “sospetta” della moglie e della figlia di uno dei suoi principali oppositori, il dissidente Mukhtar Ablyazov.

Nel frattempo, ieri, un comunicato del ministro degli Esteri kazako ha precisato che la Shalabayeva “non è in prigione né agli arresti domiciliari, ma ha solo un obbligo di dimora ad Almaty”. Altre informazioni sulla donna sono state riferite dalla figlia maggiore, la 25enne Madina Ablyazovova: “Alma, mia madre, ora è ad Almaty, a casa dei genitori. Viene monitorata, filmata e pedinata da vicino. È trattenuta in Kazakistan come ostaggio”. “Mia madre non è mai stata una fuggitiva”, ha spiegato. “Quando il regime kazako l’ha presa, e subito dopo essere stata mandata in Kazakistan contro la sua volontà, le autorità kazake hanno mosso delle accuse penali nei suoi confronti per poter fare di lei un ostaggio. Ha sempre avuto con sé documenti validi, che confermavano il suo status sia in Inghilterra che in Europa. Inoltre, ha sempre avuto un passaporto kazako emesso regolarmente”.

Delitto del freezer: il compagno della vittima si dichiara innocente

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Punta il dito sulle amicizie pericolose della compagna in Internet Giulio Caria, in carcere per l’omicidio della 39enne Silvia Caramazza, la commercialista il cui cadavere è stato rinvenuto in un sacco nero nel freezer della sua abitazione a Bologna. “Non ho ucciso io Silvia”, dichiara l’uomo che poi esorta le autorità: “Analizzino le impronte su quel freezer e non troveranno le mie. Qualcuno la minacciava”. Il Resto del Carlino racconta che Caria insiste dichiarando “Quel congelatore non l’ho mai visto né toccato”. E aggiunge: “Le impronte che eventualmente troveranno non saranno le mie, ma quelle del verso assassino. Io so anche chi potrebbe essere. Silvia intratteneva un’amicizia pericolosa, bisogna indagare sulle persone con cui Silvia era in contatto su Internet. E bisogna far presto, perché c’è un pericoloso assassino in libertà”. E’ stato il difensore di fiducia dell’uomo, Gennaro Lupo, ad aver diffuso le parole del suo assistito, con il quale ieri ha avuto una lunga conversazione. Prevista per oggi l’udienza di convalida del fermo: Caria non verrà interrogato, ma farà alcune dichiarazioni spontanee.

In stato di fermo il compagno di Silvia Caramazza

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La polizia l’ha trovato solo giovedì, il corpo della 39enne Silvia Caramazza, il cui cadavere era stato nascosta nel freezer della sua abitazione bolognese, in viale Aldini. Oggi, in Sardegna, è scattato il fermo per il suo compagno, il 34enne Giulio Caria. A trovare l’uomo, originario di Berchidda e sul cui capo pende un provvedimento di fermo della Procura di Bologna, i carabinieri del nucleo operativo di Olbia che l’hanno rintracciato nelle campagne di Padru, in provincia di Olbia. Il 34enne, che si era rifugiato nella sua terra d’origine, è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Incidente mortale a Olbia

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Uno scontro frontale in località Santa Lucia, a Olbia, è costato la vita a Raimondo Degortes, originario del luogo. Il 60enne era alla guida della sua auto quando si è scontrato con un’altra vettura, guidata da un 30enne di Olbia. Nell’urto violentissimo, le cui cause sono in corso di accertamento, Degortes è morto sul colpo. Sul luogo dell’incidente i medici del 118 e gli agenti della polizia municipale.

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