Napolitano si fa lo yatch? Per la Marina è una bufala

Sanjir-yatch-tuttacronacaIl suo nome è russo, “Sanjir”, come l’uomo che lo ha fatto costruire prima di finire in mezzo a un mare di guai giudiziari per una presunta evasione fiscale di quasi 2,2 milioni di euro. Per questo l’Agenzia delle Dogane e la Finanza ha sequestrato l’imbarcazione: come spiega il Tirreno, oltre 38 metri di lusso galleggiante in vetroresina costata 12,5 milioni di euro.L’imbarcazione verrà quindi trasferita all’Arsenale di La Spezia, dove gli uomini della Marina Militare dovranno realizzare i lavori di trasformazione per renderla conforme alle esigenze alle quali dovrà fare fronte. L’imbarcazione, infatti, farà anche da indroambulanza, una barca soccorso per recuperare i feriti. Dopo di che, prenderà il posto dell’attuale yacht presidenziale, il 24 metri in legno “Argo”, l’ex nave spia sulla quale hanno viaggiato sia Carlo Azeglio Ciampi che Giorgio Napolitano. La vicenda, com’era prevedibile, ha sollevato molto clamore. Il Giornale scrive: “L’operazione andrà in porto una volta superate le ultime obiezioni sollevate davanti al tribunale di Livorno dai legali di Alexander Besputin, il milionario moscovita che nel 2006, attraverso una società con sede ai Caraibi, aveva incaricato i cantieri navali di Pisa di forgiare la regina del lusso”. Del resto, oltre alle 35 auto di rappresentanza, i 228 milioni l’anno per il funzionamento del Quirinale, i 240mila euro annui di stipendio, forse non si sentiva troppo la mancanza di uno yatch a disposizione del capo dello Stato. Il Giornale, inoltre, aveva sottolineato:

“Che se ne farà il presidente d’un Paese dilaniato da precarietà, disoccupazione e disperazione di un mini transatlantico il cui valore è stimato attorno ai 12 milioni di euro? Lo userà per assolvere funzioni pubbliche. Perché la Repubblica italiana possa continuare a essere degnamente rappresentata anche tra le onde, la vecchia Argo, ex spy boat riconvertita in nave presidenziale e utilizzata sia da Re Giorgio II sia dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi I, andrà in pensione: coi suoi 24 metri in legno, e il peso di un incendio che nel 2009 ne danneggiò la sala macchine, rischia di non riuscire più a reggere la forza dei mari”.

A stretto giro di posta però, stando a quanto riporta GrNet.it, è arrivata la smentita della Marina: «In merito a quanto riportato in data odierna dal quotidiano “IL GIORNALE”, relativamente al Motor Yacht “SANJIR”, si rappresenta quanto segue:

  • Il Motor Yacht in oggetto, con atto del Tribunale Penale di Livorno, è stato affidato in custodia giudiziale alla MM su proposta del Dipartimento Marittimo di La Spezia “con facoltà d’uso su tutto il territorio nazionale, acque territoriali ed alto mare, per il perseguimento della propria missione istituzionale, con particolare riferimento alla salvaguardia della vita umana in mare ed al controllo e tutela dei cetacei”;
  • Al momento lo SMM sta valutando l’opportunità di una sua eventuale acquisizione per gli scopi di cui sopra;
  • Attualmente non sono programmati, né finanziati, né in atto interventi lavorativi di alcun genere;
  • Eventuali proposte/comunicazioni in merito verso le Superiori Autorità saranno conseguenti alle determinazioni che verranno assunte;
  • Per quanto attiene Nave ARGO l’unità è classificata e normalmente impiegata come “unità servizi vari”, tra i quali rientra il compito di “idro ambulanza”.

Si precisa infine – conclude la nota dello stato maggiore Marina – che nessuna imbarcazione della Marina Militare è stata mai assegnata al Capo dello Stato, né adibita, né proposta come “nave presidenziale” e pertanto le affermazioni riportate nell’articolo, riconducibili alla persona del Presidente, sono destituite di ogni fondamento».

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Maurizio Canovaro, l’ufficiale morto durante il varo di una nave

fincantieri-tuttacronacaSi chiamava Maurizio Canovaro il primo ufficiale della società Oro Mare, con sede nel porto di Genova, morto oggi durante la preparazione della cerimonia di consegna di una nave alla Marina militare algerina. Sulla morte del 51enne, nato a Camogli e residente ad Avegno, la Procura di Genova ha aperto un fascicolo, affidato al sostituto procuratore Giovanni Arena e nel frattempo carabinieri e capitaneria di porto stanno svolgendo i primi rilievi. Il corpo dell’uomo è ancora sulla spiaggia, in attesa degli accertamenti e del nulla osta del magistrato. L’incidente è avvenuto in mare, nello specchio d’acqua antistate il cantiere Fincantieri, mentre era in corso la manovra d’attracco della chiatta Atlante che doveva trasportare la nave, denominata Kalaat Ben Abbes, al cantiere di Muggiano (La Spezia). Canovaro è stato colpito in pieno petto da un gancio dopo che una cima che lo tratteneva si era rotta. L’uomo è quindi caduto in mare e, sembra, è stato successivamente colpito dall’elica del rimorchiatore. In una nota Fincatieri, che ha annullato la cerimonia del varo, si legge: “Questo grave lutto colpisce profondamente tutta la famiglia di Fincantieri. La società ha ritenuto per rispetto della vittima e dei suoi familiari di annullare la cerimonia prevista per questa mattina e ha annunciato che sarà vicina in ogni maniera alla famiglia”. La notizia si è sparsa rapidamente a Genova e durante la manifestazione dei sindacati confederali contro la legge di stabilità, al Teatro della Corte, è stato osservato un minuto di silenzio. Bruno Manganaro, segretario della Fiom Cgil, ha detto: “E’ morto un lavoratore, uno di noi”. E ancora: “Cercheremo di capire quello che è successo poi decideremo se fare iniziative con gli altri stabilimenti di Fincantieri e con gli altri porti italiani”. Manganaro ha riferito che “tutti i lavoratori sono sconcertati, amareggiati” in una giornata “che doveva essere di festa e invece è di lutto”. Anche la Giunta e il Consiglio regionale della Liguria hanno espresso il loro cordoglio alla famiglia di Maurizio Canovaro,  a tutti i lavoratori di Fincantieri e al territorio. Avendo appreso “con grande tristezza e con sgomento la notizia del decesso del Primo Ufficiale del rimorchiatore che avrebbe dovuto assistere alle operazioni di varo della nave algerina”, la senatrice Roberta Pinotti (Pd), sottosegretaria alla Difesa, si è dichiarata “profondamente addolorata per il tragico evento, che è avvenuto nella giornata che sarebbe dovuta essere di festa”.

Dramma a Fincantieri: muore un operaio durante il varo di una nave

Fincantieri_Riva_Trigoso_tuttacronacaTragedia allo stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso, in provincia di Genova, dove un operario è morto durante i preparativi per la cerimonia di consenga di una nave. L’uomo si trovava a bordo di un rimorchiatore quando è stato colpito da un gancio in pieno petto. Fincantieri ha annullato la cerimonia del varo della nave, destinata alla marina militare algerina.

Freedom-Ship: la città galleggiante sempre in movimento

freedom-ship-tuttacronacaSembra aver ritrovato vitalità il progetto per la città galleggiante Freedom-Ship. Si tratta di una nave lunga 1.6 km che viaggerà perennemente intorno al mondo e che sarà in grado di ospitare 50mila persone, perlopiù miliardari residenti. Il progetto della città mobile, che era nato nei primi anni 2000 salvo poi essere abbandonato alla fine della scorsa decade, ha lo scopo di rivoluzionare il concetto di viaggiare per lavoro o di lavorare viaggiando. In questi giorni è stato ripresentato, in una nuova versione. Spiega il nuovo mentore, Roger Gooch, che l’intento è di trovare “50 mila persone interessate in un bacino di utenza di 3 miliardi”, anche se si dice fiducioso di riuscire a trovarne almeno il triplo. Costo dell’operazione, 10 miliardi di dollari (7-8 miliardi di euro).

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Rilasciato su cauzione Christian D’Alessandro

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Potrà essere scarcerato su cauzione  Christian D’Alessandro, l’attivista italiano di Greenpeace, che era stato arrestato lo scorso 19 settembre nel nord ovest della Russia.

La decisione è stata presa dal tribunale di San Pietroburgo. L’annuncio è stato dato via Twitter da Greenpeace Russia.

Ora il ragazzo napoletano soggiornerà nel consolato russo a San Pietroburgo in attesa del processo: “Siamo felicissimi – spiega il padre Aristide ad Huffpost.- è una grande gioia. Ringraziamo la Farnesina per l’impegno e tutti gli amici, conoscenti che in questi mesi ci sono stati vicini. Ora non vediamo l’ora di riabbracciarlo, andremo a riprendercelo in Russia”.

La coppia americana che vive, oggi, nel 1888

coppia-vittoriana-tuttacronacaSarah Chrisman ha le idee chiare: “C’è chi sente di essere nato nel posto sbagliato, chi nel corpo sbagliato. Io sono nata nell’epoca sbagliata”. La sua decisione, nella quale il marito Gabriel l’appoggia e segue, è stata di cambiare vita e di viverla come se fosse il 1888. La 33enne americana vive così l’illusione di trovarsi nell’età vittoria, tanto da aver rinunciato a tutte le comodità della vita moderna, come smartphone, computer ed elettrodomestici di vario genere, per crearsi attorno un mondo in stile XIX secolo. Unica eccezione: Facebook. Qui, infatti, ogni tanto pubblica le foto della sua vita che sembra essere uscita da un dipinto impressionista. Non c’è nulla di “fuori tempo” nella loro vita: scaldano la loro abitazione di Port Townsend con il cherosene e fanno acquisti nell’unico negozio della zona risalente al XIX secolo.

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La nave che sembra partire per un viaggio nell’ignoto

norwegian-gateaway-tuttacronacaSono le immagini di Ingo Wagner a trasportarci sulla soglia di un mondo che sembra quasi incantato. La magia è data da quella nebbia che sfuma i contorni e lascia appena intravvedere i contorni. Il fotografo si troava a Papenburg, nella Germania del Nord, dove nei cantieri Meyer è avvenuto più che un vero e proprio varo il commiato di una neonata nave da crociera, la Norwegian Getaway, un gigante da quasi 350 metri e oltre 140 mila tonnellate. In molti hanno affollato le rive per augurare buon viaggio all’imbarcazione che, in mezzo alla nebbia, sembra destinata a viaggiare attraverso l’ignoto.

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Ecco come è stato arrestato Christian, tra elicotteri e fucili. Ecco il video!

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Sono immagini drammatiche quelle diffuse oggi dagli attivisti di Greepeace. Mostrano il momento in cui la nave Arctic Sunrise è stata abbordata e sequestrata dagli agenti di sicurezza russi in acque internazionali, il 19 settembre scorso. Nel video si vede un elicottero russo sovrastare la nave. Da un cavo scende il primo agente, con il volto coperto da un passamontagna e in mano un enorme fucile. Gli attivisti di Greenpeace, con le mani alzate, cercano pacificamente di impedire al velivolo di atterrare e agli altri uomini di scendere. Si vede anche Christian D’Alessandro, il giovane italiano arrestato insieme agli altri attivisti. Indossa una maglietta rossa. Niente da fare, gli agenti russi fanno irruzione sulla nave, che poi viene rimorchiata fino al porto di Murmansk. Il resto della storia, purtroppo, è noto.

Pirati attaccano una nave e rapiscono il capitano e l’ingegnere

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I pirati tornano a far parlare di loro e attaccano una nave per gli approvvigionamenti del petrolio, la C-Retriever, di proprietà della Edison Chouest Offshore, al largo delle coste nigeriane. L’abbordaggio è avvenuto ieri mattina. Rapiti il capitano e il capo degli ingegneri entrambi cittadini di nazionalità statunitense. E’ il terzo attacco dall’inizio di quest’anno.

Tom Hanks e la truffa della recitazione!

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L’eroe per caso, la faccia da uomo qualunque, l’uomo ordinario, a Tom Hanks è stato attribuito ogni aggettivo che potesse identificarlo con il “vicino di casa”. Anche quando ha interpretato ruoli complessi come l’avvocato colpito dall’Aids in Philadelphia o l’astronauta che cerca di tornare a casa in Apollo 13 lo ha sempre “ridotto” all’emozione che avrebbe provato qualsiasi “uomo qualunque”. Ora torna sugli schermi con “Captain Phillips“, un biopic su Richard Phillips. Torna a fare l'”eroe a sua insaputa” interpretando un «camionista del mare» e che nell’aprile del 2009, al comando della Maersk Alabama, intraprese il viaggio che doveva portare la nave mercantile dall’Oman a Mombasa. A 175 miglia dalla costa si trovò alla mercé di quattro pirati somali, ai quali si offrì in ostaggio in cambio di liberare il suo equipaggio. Richard Phillips fu salvato dalla U.S. Navy e i suoi cecchini, con un’operazione in diretta sulla CNN che mostrò l’uccisione dei pirati e il salvataggio del Capitano. Torna sugli schermi con un film, diretto da Paul Greengrass, il regista della fortunata serie Bourne, che racconta i disequilibri di un mondo, le ingiustizie sociali che poi sfogano in tragedie, i pirati che non hanno nulla da perdere che attaccano chi cerca di sopravvivere con un lavoro spesso lontano dalla propria famiglia e dai propri affetti. Un film che non punta all’action movie, ma piuttosto a quel drammatico scontro dei più poveri contro chi ricco non lo è ma rappresenta un simbolo: la nave di Phillips carica di merce e la marina americana metafora del potere e dall’altra i pirati somali, visti come il volto di un paese dilaniato da povertà e guerre civili e i cui abitanti vivono in condizioni di grave indigenza. Per una volta non ci sono più i buoni e i cattivi, ma un mondo più complesso che la cinematografia americana tenta di analizzare.

Ecco l’intervista rilasciata dall’attore e pubblicata su La Stampa:

Mr. Hanks, cosa le ha detto della sua esperienza il vero Capitano Phillips?  

«Mi ha raccontato come nell’arco di tanti giorni assieme con i suoi rapitori ha avuto momenti di grande paura e tensione ma anche di risate e di scambi umani che, considerate le circostanze, avevano del surreale. Phillips non sapeva se sarebbero mai venuto a liberarlo. Nulla fin quando ha visto gli incrociatori della Marina e lì ha pensato “bene, sono arrivati” ma anche “Oh mio Dio, questi sono pazzi e qui saltiamo tutti».

I suoi rapitori vengono fuori come individui con tratti molto umani  

«Sin dall’inizio abbiamo cercato di immedesimarci in loro. Se anche io fossi cresciuto in un posto senza speranza dominato da fame e corruzione e ogni giorno vedessi passare una nave carica di auto e sacche di grano e scarpe da ginnastica da 200 dollari che cosa farei? Come farei a starmene seduto a guardare quando non posso sfamare la mia famiglia e nemmeno pescare perchè le società industriali hanno portato via anche tutto il pesce? Insomma, invece che un’altra storia di pirati e rapimenti abbiamo voluto andare un po’ più a fondo e ciò che è appena accaduto a Nairobi è solo un piccolo assaggio dell’orrore che sta per emergere dalla Somalia».

Oltre che umani, i suoi rapitori sono anche dei grandi attori.  

«E sono tutti alla loro prima esperienza, il che sta a dimostrare che il cinema è una grande truffa e che se sai fingere e sei appena un po’ portato nel raccontare storie, la tecnica la puoi imparare nel tempo di una pausa pranzo!».

Nelle ultime immagini del film piange a dirotto per l’emozione. Nella vita reale?  

«Piango un sacco e per un sacco di cose. Per la gioia che mi danno i miei nipoti, per i piccoli momenti di comprensione umana che sono un riflesso della ricchezza di questo mondo fragile in cui viviamo»

Sono passati 25 anni dai suoi primi successi, 20 dal suo primo Oscar con «Filadelfia». E la sua immagine di uomo comune resiste.

«Tutti dicono che ho l’immagine di uno che si alza la mattina e va a lavorare. Ma è proprio ciò che faccio, non saprei come comportarmi altrimenti. Ci sono pressioni di tutti i tipi lungo la tua strada: i soldi, e la fama e il potere e il dover rincorrere a 57 anni una versione di te stesso il più simile possibile a quella che avevi a 25. Meglio lasciar perdere, non accadrà. Io a 25 anni ho interpretato dei 25enni e a 36 dei 36enni e ora che ne ho 57 interpreto gente che ha più o meno la mia età. Cerco ruoli in cui posso in qualche modo aggiungere qualcosa e storie cui sarei comunque attratto come spettatore».

Ma questo non è l’unico ruolo in cui vedremo Hanks, si attende infatti Hanks, “Saving Mr. Banks” dove la star interpreta la parte di Walt Disney ai tempi della realizzazione di Mary Poppins.

  

 

“Essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza…

oblò-citazione-aforisma-bob-dylan-tuttacronaca…anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro.”

– Bob Dylan –

Il ricovero di Raoul Bova: spunta la malasanità spagnola?

Raul-Bova-operato-tuttacronacaPrima i rumors e la smentita da parte del portavoce Marcello Rascelli che a Corriere.it aveva detto: “Raoul sta benissimo ed è a casa che se la ride, è vergognoso che girino notizie false come questa”. Dopo di che, la notiza che trapela è che Raoul Bova è stato sottoposto a un intervento di appendicectomia. A quel punto Rascelli parla all’ANSA spiegando che non è nulla di grave e l’attore sta bene. Sembrava potesse chiudersi la parentesi, concedendo la giusta privacy a un momento privato. Invece oggi sono stati diffusi nuovi, inquietanti, particolari. Il Corriere.it riporta infatti che Bova sarebbe stato colpito da peritonite mentre si trovava in Spagna, dov’è stato operato d’urgenza. A quel punto, raccontano le fonti, si sarebbe verificato un caso di malasanità: i medici spagnoli avrebbe lasciato residui di garza durante l’intervento. Una successiva complicazione avrebbe quindi richiesto un secondo ricovero in Italia rendendo necessario un secondo intervento. Resta comunque il fatto che l’attore sta bene tanto che è previsto il suo ritorno sul set del nuovo film di Fausto Brizzi, Indovina chi viene a Natale?, già per martedì: ce la farà? Nel frattempo in rete appaiono gli auguri per una pronta guarigione, arrivati anche da Rosario Fiorello.
fiorello-tweet-bova-tuttacronacaAggiornamento, ore 16:12

Potrebbe essere stato finalmente risolto il mistero sulle condizioni di salute di Raoul Bova. Stando al portavoce dell’attore, che ha rassicurato i fan sulle condizioni di salute del 42enne, “La scorsa settimana, Raoul Bova ha avuto febbre alta per alcuni giorni, nel corso delle riprese del film «Indovina chi viene a Natale». Per prudenza, essendo stato sottoposto circa due mesi fa a un intervento di appendicectomia, si è ritenuto opportuno ricorrere ad accertamenti, con un breve ricovero, che hanno dato esito negativo. La sintomatologia è regredita completamente, dopo terapia antibiotica e senza ulteriori interventi chirurgici. Non esiste alcuna relazione con il precedente intervento che è stato eseguito correttamente”.

Ricovero d’urgenza per Raoul Bova: sottoposto a intervento? E’ giallo

raul-bova-ricovero-interevento-tuttacronacaHa fatto il giro del web una notizia che ha tenuto con il fiato sospeso i fan di Raoul Bova, che si troverebbe ricoverato in ospedale. Stando a quanto si apprende, dopo un ricovero d’urgenza sarebbe stato sottoposto a un intervento chirurgico. Mentre non sono ancora state chiarite le cause, le sue condizioni sarebbero in netto miglioramento.

Dal canto suo l’agente dell’attore, Marcello Rascelli, ha smentito all’Adnkronos la notizia, che invece era stata riportata da alcuni siti internet, aggiungendo che “l’attore non intende rilasciare dichiarazioni su questo tipo di notizie”. I rumors in rete aggiungevano che Bova sarebbe stato costretto ad assentarsi dal set aperto tra Roma e lo Stelvio, dove in questi giorni è impegnato nelle riprese del prossimo film di Natale diretto da Fausto Brizzi “Indovina chi viene a cena”. Al momento non sono giunte dichiarazioni nè dall’attore nè dai familiari.

Aggiornamento ore 23:22

Le notizie dell’ultimora parlerebbero di un intervento di appendicectomia all’origine del ricovero dell’attore.

Hashish… in fumo! Bruciano un carico dopo esser stati beccati

rogo-hashish-tuttacronacaEra iniziata quattro giorni fa un’operazione antidroga coordinata dal Comando operativo aeronavale di Pomezia (Pratica di Mare) della Guardia di Finanza che, con unità aeronavali d’altura, hanno monitorato la ’’Gold Star’’, una motonave battente bandiera della Tanzania, con a bordo oltre 30 tonnellate di resina di hashish. La notizia della presenza di un carico di droga in navigazione nel Mar Mediterraneo era giunta dal II reparto del comando generale, attraverso la direzione centrale servizi Antiroga. Ieri, nel pomeriggio, il cargo è stato raggiunto dalle unità navali delle Fiamme Gialle nel tratto di mare compreso fra Capo Passero (Sr) e Malta. I finanzieri hanno tentato l’abbordaggio a seguito dell’autorizzazione dello Stato di bandiera. A bordo della “Gold Star” si trovavano nove membri dell’equipaggio, di nazionalità siriana e greca, che hanno reagito appiccando un incendio a bordo, con lo scopo di distruggere il carico. Si sono quindi gettati in mare, dove sono stati ripescati dalle unità navali per venire poi sottoposti a stato di fermo. Le autorita’ competenti sono state immediatamente allertate per domare l’incendio e garantire la sicurezza della navigazione.

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La nave in mezzo ai grattacieli di Hong Kong

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Uno spettacolo senza precedenti quello della “Gloria” tra i grattacieli di Hong Kong con un cielo tempestato dalle nuvole e la nebbia perenne che avvolge la metropoli asiatica.  La nave a vela è la Gloria, sorta di Amerigo Vespucci della Colombia, è  impegnata da maggio in una “crociera di addestramento”, nel corso della quale percorrerà 23.809 miglia nautiche, quasi 44mila chilometri, in pratica il giro del mondo, in 218 giorni.

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Gloria toccherà 12 porti internazionali, oltre a Hong Kong, Honolulu (Hawaii), Apra Harbor (Guam), San Francisco, San Diego, Port Kelang (Malaysia); Singapore, Bangkok, Pusan (Corea), Tokyo, Balboa (Panama), prima di tornare a casa, a Cartagena.

 

Sversamento a Venezia, la Giudecca invasa dagli idrocarburi

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E’ stata avvistata ieri sera nel Canale della Giudecca a Venezia, nei pressi del vecchio molo della Marittima, l’enorme macchia di idrocarburi che ha immediatamente destato l’attenzione dell’equipaggio Actv, l’azienda pubblica di trasporti lagunare. Inizialmente lunga circa 80 metri ben presto si è allargata estendendosi fino sotto riva, allungandosi quindi di alcune centinaia di metri. Immediato l’arrivo dei mezzi della Capitaneria di porto, delle Guardie ai fuochi di Venezia e tecnici dell’agenzia regionale ambientale Arpav, che hanno effettuato campionamenti nell’acqua della laguna per accertare la portata del fenomeno e le conseguenze per l’ambiente. L’effetto c’è stato, tanto che i residenti hanno anche lamentato un forte odore da idrocarburi, e alcuni, sembrerebbe, che hanno accusato anche lievi malori.  La Guardia Costiera, che ha avvisato del fatto l’autorità giudiziaria, sta svolgendo accertamenti per cercare di individuare i responsabili dello sversamento: in un primo momento sembrava fosse colpa di una nave greca, ma ancora non ci sono conferme.

Un cane muore asfissiato sulle navi Tirrenia: due versioni

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Forse sarà stato un caso isolato, forse si sarà trattato di un tragico errore, ma Rocky, il cane della signora Maria Rosanna, originaria di Rieti, era uno di famiglia e ora è morto dopo un viaggio in nave da Civitavecchia ad Olbia. La padrona aveva chiesto  alla compagnia navale Tirrenia di riservarle una camera sul traghetto che salpava ieri notte da Civitavecchia e che questa mattina ha attraccato regolarmente  a Olbia. Un viaggio lungo che faceva preoccupare la donna. Rocky non lo voleva far stare per 8 ore sul ponte di notte. Voleva che stesse con loro, accudito per tutto il viaggio, proprio come un figlio. Ma la compagnia aveva risposto secondo il regolamento “Gli animali si possono portare solo nella suite e al momento siamo al completo”. Così la donna si era vista costretta ad affittare un posto nella zona riservata ai cani.

Quasi 400 euro di cui 270 per l’acquisto della gabbia e altri 100 per la custodia. Era il costo di una notte con tutti i confort in un albergo a 5 stelle, invece a Rocky non è stata data neppure l’acqua ed è stato tenuto nel garage accanto al vano motori. Una dimenticanza? La zona riservata ai cani era al completo? Il cane, spaventato e solo, è morto asfissiato dal caldo e dai fumi della nave. Una notte che si è trasformata in calvario e la mattina dopo gli addetti hanno solo potuto constatare il decesso della povera bestia. Tre membri dell’equipaggio si sono presentati dalla signora e sembra anche che abbiano incolpato in un primo momento proprio Maria Rosanna di quella morte che secondo loro, e secondo quanto riportato da alcuni media, sarebbe avvenuta per incuria. Poi è scattata però la rivolta degli altri passeggeri: Stavolta e’ finita in tragedia, ma le condizioni in cui sono costretti a viaggiare questi poveri animali sono pessime e prima o poi bisognava aspettarselo. È’ dire che si pagano fior di soldi per portarli con noi”, ha dichiarato un giovane accompagnato dal suo gatto costretto ad essere chiuso in una gabbietta per tutto il viaggio. La donna stava per svenire, il marito dalla rabbia ha avuto un malore. Rocky non c’è più. Ora la famiglia vuole far denuncia alle autorità competenti. Forse così si eviteranno disgrazie future. (Fonte “Leggo”)

Aggiornamento 14 agosto 2013, ore 21:26

Testimonianze a cui si è aggiunta l’ammissione dei proprietari del cane, riportate anche sul giornale di bordo, portano in luce che sono stati gli stessi ad averlo lasciato chiuso in un trasportino all’interno della loro autovettura nel garage della nave. Oltre a questo, sono stati lasciati i vetri chiusi. E’ stato così causato il decesso del povero animali. E’ la Tirrenia che, in una nota, smentisce “categoricamente di aver concorso o, ancor peggio, causato la morte del cane Rocky a bordo di una delle sue navi (Bithia) nella traversata tra Civitavecchia e Olbia lo scorso 12 agosto”. “Ai proprietari di animali viene ripetutamente comunicato nel corso delle traversate dagli autoparlanti di bordo, di tenere i loro animali con sè o nel canile posizionato su uno dei ponti”, continua la nota di Tirrenia che “si rammarica per quanto accaduto a Rocky, ma non può ritenersi responsabile di azioni dirette dei proprietari e tantomeno delle loro negligenze che, nello specifico secondo quanto da loro dichiarato, erano stati consigliati da chi gli aveva venduto lo stesso trasportino, evidentemente incurante delle conseguenze delle proprie affermazioni.”

Visto che le versioni sono contrastanti siamo costretti come moderatori del blog a rimuovere alcuni commenti che potrebbero essere lesivi dell’immagine della compagnia Tirrenia. Appena accertato il fatto i commenti saranno nuovamente online. Ringraziamo tutti coloro che hanno voluto contribuire con la loro testimonianza. 

La tragedia del porto di Genova: Jolly Nero troppo veloce e strumenti guasti

Jolly-Nero-tuttacronaca-periziaDalla perizia effettuata sulla Jolly Nero, disposta dopo la tragedia costata la vita a nove persone, trapela che l’imbarcazione era troppo veloce per le acque ristrette del porto di Genova. Oltre a questo, gli strumenti erano guasti e c’erano state almeno altre tre avarie precedenti per il mancato avviamento del motore. I guasti erano avvenuti tre volte a Genova e una a Suez, una volta con il comandante a bordo. Ora sono al vaglio anche le altre navi del gruppo Messina. In uno dei passaggi della relazione si legge: “Se la Jolly nero avesse affrontato la manovra di evoluzione invece che a 3,4 nodi a un nodo in meno, questo avrebbe consentito tempi e spazi di reazione molto più ampi senza provocare ritardi significativi se il motore fosse ripartito, ma questo non è avvenuto”. Ora la perizia, una ventina di pagine con una trentina di allegati, è stata depositata dai consulenti della procura nell’ambito dell’inchiesta sull’abbattimento della Torre piloti il 7 maggio scorso.

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Jolly Nero: parlano i superstiti della tragica notte di Genova!

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“Accade tutto insieme: l’ascensore vibrò, la luce andò via e d’improvviso, la cabina precipitò. In un attimo mi ritrovai sott’acqua”. Questo ricorda Raffaele Chiarlone, 36 anni, sottufficiale della Capitaneria di porto, uno dei quattro sopravvissuti alla tragedia nel porto di Genova il 7 maggio scorso. I vigili del fuoco l’hanno soccorso nello specchio di mare vicino a molo Giano. Era terrorizzato e si lamentava per un braccio rotto: “Intorno a me, in mare, i miei colleghi non c’erano più. Sono risalito su alcune macerie – ricorda al giudice – e ho aspettato che arrivassero i soccorsi”.

Gabriele Russo, 32 anni, è un altro superstite alla tragedia: quella notte, pochi minuti prima delle undici, il sottufficiale della Capitaneria era con gli altri colleghi all’ultimo piano della torre di controllo. Al giudice spiega che era davanti al radar e non poteva vedere la nave che stava pericolosamente avvicinandosi alla banchina: “All’improvviso ho sentito tremare tutto. Fu come se mi mancasse la terra sotto i piedi. Un attimo dopo ero sott’acqua. Per fortuna sono riuscito a riemergere e mi sono aggrappato ad una trave di ferro finché qualcuno, da una barca, mi ha aiutato a risalire”.

Svelati alcuni misteri della Jolly Nero, ecco alcune trascrizioni dalla scatola

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“Io chiudo, se succede qualcosa chiamatemi”. Come può un comandante pronunciare una tale frase in fase di manovra? Eppure questa sarebbe una parte della conversazione di Lorenzo Repetto, primo ufficiale della Jolly Nero, registrata dalla ‘scatola nera’ qualche minuto dopo l’inizio della manovra che, la notte dello scorso 7 maggio, causò il crollo della torre piloti a Genova, causando 9 morti.

Ma perché quella comunicazione venne interrotta e oggi il magistrato,  che ha firmato il provvedimento di sospensione del primo ufficiale, del comandante Roberto Paoloni e del pilota Paolo Anfossi, ha definito l’interruzione un comportamento ‘assai negligente’.

 Da alcune indisrezioni si è anche appreso che nel Vdr si sente anche la voce del comandante che a 75 metri dalla torre piloti dà il comando di stare ‘pronti sulle ancore’. L’ancora venne gettata solo a 25 metri di distanza, dopo l’urlo dell’ufficiale di poppa che indicava la distanza.

Nelle registrazioni si sente anche il rumore della spia che segnala il mancato funzionamento del motore. Un rumore che inizia e poi si interrompe, perché qualcuno, secondo l’accusa lo ha spento volontariamente. Infine i drammatici momenti dell’impatto. Nel file audio si sente un rumore fortissimo: è il rumore che indica che la torre piloti viene abbattuta trascinando con sé nove vittime.

Una registrazione agghiacciante che sembra davvero raccontare minuto dopo minuto comportamenti “anomali” e “leggerezze” imperdonabili.

AUDIO:

  • Alle 20.59, quasi due ore prima dell’incidente, il comandante Paoloni e il primo ufficiale Repetto commentano il mancato avvio del motore. «Il motore non ha soffiato», è il segno della normale attività. Poi suona l’allarme di mancato avviamento.
  • Alle 21.01 il primo ufficiale Repetto chiede: «Partiti?». Il comandante Paoloni risponde: « Non è partito niente. Ogni volta che si parte da Genova è sempre… Bisogna farsi il segno della croce. Specialmente poi quando fanno servizi di bordo… la Solas, la visita scafo-macchina. C’è da mettersi le mani nei capelli».
  • Alle 21.59 sale a bordo il pilota del porto Antonio Anfossi.
  • Alle 22.19 Repetto chiede: «È partita? Perchè i giri non mi danno niente».
  • E alle 22.35 il primo ufficiale riceve una telefonata dal direttore di macchina e dice: «…io non posso stare qua, ce la fai ad avvisarmi… tu mi chiami, al limite mi chiami». Successivamente viene dato l’ordine di riavviare il motore, ma non si sente il soffio di sfiato.
  • Alle 22.57, a due minuti dall’impatto parla il pilota Anfossi: «Molto adagio avanti», ma dopo pochi secondi suona l’allarme di mancato avviamento. Repetto: «Non è partita». Anfossi: «Pronti alle ancore».
  • Paoloni alle 22.59: «State pronti alle ancore, presto». È il momento dell’impatto.
  • Alle 22.59.34 rumori della chiglia sulla banchina.
  • 22.59.42: il crollo. Paoloni: «Buttato giù la torre, saranno tutti morti. Poco dopo Anfossi chiama il capo Piloti del porto, Giovanni Lettich: Sì Giovanni, ho buttato giù la torre dei piloti. È successo un disastro». Subito dopo è Paoloni a chiamare Giampaolo Olmetti, consigliere di amministrazione con delega all’armamento della società Ignazio Messina. «C’è stato un grosso incidente… Siamo andati addosso a una banchina… Abbiamo buttato giù la torre piloti….»

La nave “clown” fa il suo ingresso trionfale a Sydney

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Il colosso dei mari, la Carnival Spirit fa la sua entrata trionfale al porto di Sydney, condotta dal capitano Adriano Binacchi, “indossando”  un clownesco naso rosso sulla prua. Naturalmente a bordo l’equipaggio si adegua e tutto lo staff ha il naso da pagliaccio.

L’iniziativa intendeva celebrare il 26° anno di collaborazione tra l’armatore Carnival e l’associazione caritatevole “Sids and kids” che promuove il “Red nose day” per la raccolta di fondi.

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Nave in fiamme al largo di Civitanova Marche

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Si trovava in navigazione nell’Adriatico, a 40 miglia da Civitanova Marche, la nave turca Nazo-S quando è divampato un incendio. Tratti in salvo da un mercantile dirottato in zona dalla Guardia Costiera italiana i 12 membri dell’equipaggio, tutti di nazionalità turca, che avevano abbandonato la nave ed erano a bordo di una scialuppa. La nave, giunta ieri a Ravenna dall’Egitto, era ripartita questa mattina per la Romania.

Il Jolly Nero andava troppo veloce? Disastro evitabile?

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«La velocità era eccessiva, inadeguata alle capacità evolutive della nave ed all’ampiezza dell’area di manovra e del tutto inidonea a consentire sia l’evoluzione in sicurezza sia l’effettuazione di manovre di emergenza per compensare eventuali avarie o problemi, con violazione dell’articolo 66 del regolamento di sicurezza e dei servizi marittimi del porto di Genova». Così scrive il pm Walter Cotugno, titolare dell’indagine sulla tragedia di Molo Giano.

Indagati sarebbero quindi comandante Roberto Paoloni, 63 anni, il pilota del porto Antonio Anfossi, 46 anni, il primo ufficiale Lorenzo Repetto, 56 anni, il terzo ufficiale Cristina Vaccaro, 22 anni, la società Ignazio Messina Spa, il cui legale rappresentante è il presidente del consiglio di amministrazione Andrea Gais, 51 anni.

A quanto si apprende dall’inchiesta la nave quella notte stava andando troppo veloce: viaggiava a 6 nodi invece dei 3, massimo 3,5, consentiti in quel punto. Inoltre la velocità era “inadeguata”. La Jolly Nero è un’imbarcazione che risente degli anni che ha. E’ dotata “di una sola elica e quindi con scarse capacità di manovra a marcia indietro e dotata di un solo propulsore di vecchia concezione” in quanto per passare dalla marcia indietro alla marcia avanti è necessario fermare il propulsore e poi riavviarlo.

La nave sarebbe stata fatta salpare «non in perfetta efficienza ed in particolare con il dispositivo contagiri del motore visibile sul ponte e sulle alette, dove si trovavano entrambi gli indagati, non funzionante». Il contagiri «doveva consentire al comandante ed al pilota di valutare immediatamente il regolare avviamento e mediante il numero di giri, la potenza concretamente erogata dal motore, dati del tutto indispensabili per la realizzazione della manovra, la cui sicurezza era fondata unicamente sull’azione frenante del motore». Colpa di Repetto sarebbe stata quella di non avere avvertito il comandante ed il pilota «del mancato avviamento della macchina in fase di manovra, sia al momento dell’ordine `macchina avanti molto adagio´ durante l’evoluzione, sia in seguito». Comandante e pilota dal canto loro non avrebbero dato «l’ordine di riavvio del motore» e non «averne controllato l’esecuzione, dopo che comunque avevano appreso che il motore non si era concretamente avviato». Poi le ancore a cui avrebbero dato fondo con «immotivato ritardo».

Se i fatti saranno provati si tratterebbe davvero di un’uscita dal porto che avrebbe violato anche le più normali norme di sicurezza in mare… un po’ come partire con una macchina vecchi, con problemi di sterzo e farla partire premendo sull’acceleratore in spazi ristretti di manovra?

Le voci della tragedia: Jolly Nero.

jolly-nero-voci-rimorchiatori-tuttacronaca

Porto di Genova, 7 maggio 2013, ore 22.59. Passano 45 minuti dall’inizio delle comunicazioni prima che si arrivi allo schianto. Le parole drammatiche tra i due rimorchiatori sono state pubblicate dal Secolo XIX:

Casarini (dal rimorchiatore “Spagna” che si trova a poppa): «Antonioo (Anfossi, ndr)! Do tutta! Ce l’ho tutta a poppa!».
Ghiglino (rimorchiatore “Genua” a prua): «Anche prua, confermo».
Casarini: «Ant…Antonio, qui ha strappato qualcosa a poppa. Ha strappato dopo che è venuto giù tutto, si vede che… il cemento qualcosa, mi deve aver tagliato il cavo… Un attimo perché non si vede niente a poppa, un attimino, prepariamo un altro cavo, non si vede nulla, arriviamo…». Ghiglino: «Fermo, minimo di prua».
Casarini: «Sì, guarda, non si vede nulla, noi stiamo già preparando il cavo… appena è… mi avvicino».

Questa non è la conversazione completa che dovrà invece essere estratte attraverso il Vdr (Voyage data recorder), ma sono comunque le parole importanti che testimoniano il momento del disastro. I due rimorchiatori anche dopo la tragedia cercano di recuperare la situazione e di riagganciare la nave.

Porto di Genova: avaria per la Jolly Verde, “nave gemella” della Jolly Nero

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Dopo la tragedia della Torre Piloti, abbattuta dalla Jolly Nero il 7 maggio scorso provocando 9 morti, un’altra nave della compagnia Messina ha avuto problemi: si tratta della “nave gemella”, il cargo Jolly Verde, che ha dovuto chiedere l’ausilio dei rimorchiatori per entrare nel porto di Genova a causa di un’avaria che riguardere l’elica di manovra di prua dell’imbarcazione. A renderlo noto, poco prima delle 9, il comando generale delle Capitanerie di Porto che ha spiegato che la manovra starebbe avvenendo “in totale sicurezza”. Il malfunzionamento, che non avrebbe creato problemi in navigazione, potrebbe incidere sulle manovre di accosto alla banchina e per questo potrebbe essere utilizzato in questa fase un rimorchiatore in più. La Jolly Verde era partita ieri mattina allo 8 dal Porto di Napoli ed ora entrerà nel terminal Messina dove sarà  sottoposta ad una serie di ispezioni di rito da parte della Capitaneria di porto e del Rina, un atto dovuto dopo una segnalazione di guasto.

Crociera interrotta… causa incendio!

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Sono stati costretti ad interrompere la crociera i 2.224 passeggeri della “Grandeur of the Seas”, nave della flotta Royal Caribbean, a causa di un incendio scoppiato nell’area degli ormeggi. Il transatlantico,  è comunque riuscita ad arrivare fino al porto di Freeport, alle Bahamas, dove, dopo una verifica dei danni, i passeggeri sono stati fatti scendere.

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Recuperato il corpo dell’ultimo disperso al porto di Genova

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E’ stato ritrovato dai palombari della Marina il corpo del sergente Gianni Jacoviello, 33 anni, l’ultimo disperso e nona vittima dell’incidente al porto di Genova, dopo che ieri pomeriggio era stata rinvenuta la sua borsa, contenente gli effetti personali, dai sommozzatori della Marina militare. Secondo quanto appreso, il corpo era rimasto incastrato tra la banchina e la colonna di cemento, ad otto metri di profondità, ed i palombari hanno dovuto segare un’enorme putrella che ne impediva il recupero. La polizia della Questura di Genova ha già eseguito i rilevamenti fotografici che saranno acclusi al fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica e il suo corpo, che non dovrà sottostare ad autopsia, verrà restituito immediatamente alla famiglia.

Il grande abbraccio di Genova…

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Un ultimo saluto di Genova alle sue vittime del 7 maggio: i militari di guardia costiera Daniele Fratantonio, 30 anni, di Rapallo; Davide Morella, 33 anni di Biella; Marco De Candussio, 40 anni di Lavagna; Giuseppe Tusa, 25 anni, di Milazzo; Francesco Cetrola, 38 anni, di Santa Marina di Salerno; il pilota Michele Robazza, 31 anni di Livorno; l’operatore radio dei rimorchiatori Sergio Basso, 50 anni di Genova; l’operatore radio dei piloti Maurizio Potenza, 50 anni, di Genova. Ma il pensiero è andato anche a Gianni Jacoviello, il militare della guardia costiera ancora disperso. Il sagrato sommerso di fiori della Cattedrale di San Lorenzo, migliaia di persone presenti a cui si è aggiunto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, maxischermi per permettere a tutti di seguire il funerale. Applausi e silenzi fatti di commozione. In questa cornice si sono levate le parole del cardinale Angelo Bagnasco: “La sciagura che ha colpito il Porto ha lasciato incredula e stordita la città. A tutti, militari e civili, va l’abbraccio affettuoso di Genova, della Capitaneria, della Marina Militare, dell’intero Paese che, di fronte a tanto dolore, s’inchina e invoca che mai più accada”. L’arcivescovo di Genova si è rivolto all’intera comunità: “La sciagura che ha percosso famiglie e amici, colleghi e istituzioni, deve diventare una prova della bontà di Genova, cioè della sua capacità di far crescere il suo tessuto umano e cristiano, sociale e lavorativo”. Per le vittime dell’incidente della Jolly Nero non potevano poi mancare la Preghiera del Marinaio e la Preghiera del Navigante, lette da un ufficiale della capitaneria del Porto, seguite dalle note del Silenzio.

Se piazza Matteotti è stata gremita da oltre tremila persone, tra le quali una delegazione della squadra del Genoa Calcio e una delle giovanili della Sampdoria, che hanno seguito in diretta la cerimonia funebre, al porto ogni attività è stata sospesa. Il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo: “La partecipazione è corale, il sentimento di cordoglio è diffusissimo non solo a Genova ma in tutta Italia e in tutt’Europa. Ho ricevuto attestazioni dal mondo della shipping complessivo che è rimasto shockato da questa incredibile tragedia”. Quello che non si ferma sono le ricerche del sergente della Capitaneria di porto Jacoviello, per entrare in quelle parti di macerie ancora inesplorate dove si pensa sia rimasto incastrato.

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L’audio della telefonata al 118 durante la tragedia del Jolly Nero

Questa la trascrizione:

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“Genova 118”.
“Presto incidente gravissimo, porto di Genova: la torretta della capitaneria, dei rimorchiatori è crollata”.
“Allora siete nella torretta della capitaneria?”.
“Si, la torretta la torretta”.
“Ok, lo so qual’è, mi dica cosa è successo”.
“Una nave, ha sbagliato manovra…”.
“Una nave, ha sbagliato manovra e ha picchiato dentro la banchina?”.
“Si!”.

Domani si celebreranno i funerali nella cattedrale di San Lorenzo che saranno officiati dall’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Per l’ora ancora non si è deciso poiché ci sono da sciogliere alcune riserve organizzative per consentire la partecipazione alla cerimonia funebre delle alte Cariche dello Stato.

 

Il video della tragedia della Jolly Nero!

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Il video shock della nave che abbatte la torre piloti. Sembra inarrestabile nelle immagini, la distruzione provocata dalla portacontainer che si abbatte sull’edificio senza nulla e nessuno che la possa fermare. Le immagini esprimono l’impotenza di fronte a un disastro del genere…

Tragedia a largo di Palermo!

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LA Capitaneria di porto e i vigili del fuoco, con l’ausilio di un elicottero della Guardia di finanza, stanno cercando tre diportisti usciti stamane in mare con un’imbarcazione di 5 metri salpata dal porticciolo palermitano della Bandita. I tre erano stati visti rientrare, prima di prendere di nuovo il mare. Da quel momento nessuno li ha più visti. L’allarme è stato lanciato dai parenti. Solo uno al momento è stato ritrovato privo di vita che galleggiava su un salvagente, per gli altri due continuno le ricerche anche se le speranze di trovarli in vita si affievoliscono di ora in ora.

Di nuovo sul ponte del Titanic!

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A breve partirà in Cina la costruzione di una replica del Titanic, il famoso transatlantico affondato nel 1912 a seguito della collisione con un iceberg. A rivelare il progetto durante un evento a New York è stato il miliardario australiano Clive Palmer, ideatore e finanziatore dell’iniziativa. La nave dovrebbe essere pronta a salpare alla fine del 2016 e sono già 40mila le persone interessate ad acquistare il biglietto per il viaggio che seguirà la rotta dell’originale, da Southampton in Inghilterra verso New York.

I passeggeri del Titanic II indosseranno vestiti d’epoca e assaggeranno piatti del menù originale. Soltanto 700 degli oltre 2.200 passeggeri del Titanic sopravvissero al disastro, in parte perché mancavano le scialuppe di salvataggio. Markku Kanerva, della società finlandese Deltamarin che ha progettato la replica, ha assicurato che la nave sarà una copia esatta dell’originale, ma al tempo stesso sarà dotata di strumenti moderni per la navigazione e la sicurezza. “Uno dei vantaggi del riscaldamento globale è che oggi non ci sono così tanti iceberg nel nord dell’Atlantico”, ha notato invece Palmer.

 

L’odissea della Carnival Triumph

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