
Ripresa? Sarà, ma per il momento assistiamo solo a fabbriche che approfittano del periodo di ferie per trasferire i macchinari e la produzione all’estero. Dopo il caso della Firem ora, lo stesso fenomeno, con le stesse modalità stava per avvenire alla Dometic di Forlì. Quante saranno ancora le aziende, che a insaputa dei loro lavoratori, cercano di lasciare il nostro paese in cerca di condizioni migliori e di meno tasse sul lavoro? Che ampiezza sta assumendo il fenomeno? La Cgil è furiosa: “Non è possibile che nella nostra Regione e nel nostro paese i lavoratori e le lavoratrici finiscano la loro giornata di lavoro, o inizino il loro periodo di ferie, con il rischio che la mattina dopo, o alla ripresa, non ci sia più la fabbrica. Questo è quanto è accaduto alla Firem e quanto stava accadendo alla Dometic di Forlì”,
Il sindacato emiliano non usa mezzi toni e torna a tuonare a due giorni dal tentato blitz notturno di alcuni dirigenti della multinazionale svedese che hanno cercato di svuotare i magazzini nottetempo, ma sono stati interrotti da alcuni lavoratori (in ferie) che hanno chiamato le forze dell’ordine.
“Solo il presidio dei lavoratori ha impedito che il tentativo della Dometic andasse a buon fine”, sottolinea Antonio Mattioli, responsabile Politiche contrattuali Cgil Emilia-Romagna. “E’ indecente, inaccettabile, che il lavoro continui ad essere trattato in questo modo e che queste azioni possano restare impunite. Per qualcuno forse questo rappresenta il nuovo modello di sviluppo (scappo,guadagno, metto in ginocchio centinaia di famiglie e faccio quello che voglio senza assumermi nessuna responsabilità etica e sociale), ma il resto del territorio, del paese, non può stare alla finestra a guardare: dalle associazioni d’impresa alle istituzioni”.
“La Dometic”, è l’appello della Cgil, “deve restare a produrre a Forlì, garantire i livelli occupazionali, spiegare al territorio le ragioni di questo atto irresponsabile. Quanto sta accadendo mette a rischio, soprattutto in questa situazione di crisi, la tenuta sociale, alimentando una tensione i cui effetti sono imprevedibili. Per queste ragioni vanno isolati, da tutta la rappresentanza sociale e istituzionale, questi soggetti e vanno immediatamente prese iniziative atte ad impedire il saccheggio del nostro territorio”.
Anche il pd alza la voce “Quanto avvenuto allo stabilimento della Dometic di Forlì, nella notte tra venerdì e sabato, così come denunciato dalle organizzazioni sindacali Fim-Fiom-Uil, è di inaudita gravità”. Questo il pensiero di Thomas Casadei, consigliere regionale del Pd e capogruppo in commissione lavoro, cultura, formazione. “Si tratta infatti di un gesto che non ha precedenti e che aggrava una situazione già estremamente critica, dopo che in sede di interlocuzione tra azienda e lavoratori, si era convenuto di non procedere ad atti unilaterali fino all’incontro fissato per il 5 settembre. Il fatto che i dirigenti della multinazionale svedese si siano presentati nel cuore della notte nello stabilimento chiuso per ferie – prosegue il comunicato dell’esponente politico romagnolo – evidenzia un comportamento aziendale di totale mancanza di rispetto delle regole più elementari”.
A giudizio di Casadei, “questo comportamento, che si aggiunge alla decisione unilaterale di trasferire la produzione in Cina, non può che essere stigmatizzata, anche perché si è appreso che è la seconda volta che ciò accade mentre ufficialmente l’azienda è chiusa per ferie. Perciò benissimo hanno fatto i sindacati a non far passare sotto silenzio questi comportamenti scorretti e a richiedere nuovamente un tavolo di confronto in sede istituzionale”. In un simile contesto, chiosa l’esponente del Pd, “sarebbe auspicabile che si levasse qualche presa di posizione anche da parte dei rappresentanti del mondo imprenditoriale, in particolare di ‘Una sola voce per l’economià che in maniera abbastanza sorprendente interviene quasi quotidianamente su questioni prettamente politico-istituzionali e resta in silenzio su ambiti e problematiche che attengono, nello specifico, il settore economico”.
Ma le istituzioni sono in bilico, bloccate dalla sentenza Mediaset, loro forse per primi a rischio di “trasferimento” ad altra mansione!
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