Una ragazza di 28 anni, Simona Riso, è stata trovata agonizzante vicino alla sua abitazione nel quartiere Appio di Roma. E’ stata portata all’ospedale San Giovanni dove è deceduta dopo un’ora. La Regione Lazio è intervenuta chiedendo al Direttore Generale della struttura ospedaliera della Capitale una relazione dettagliata.
«Ci segnalano un caso che se confermato andrebbe inserito nel lungo elenco di disservizi della sanità, con risvolti tragici, dovuti spesso a problemi organizzativi e scarsità di risorse umane, ma che altrettanto spesso trovano quale unico capro espiatorio un medico che si trova a lavorare in condizioni insostenibili – dice Agostini – Pare che una donna, giunta in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Roma con segni di percosse sul corpo e sospetta violenza sessuale sia stata trasferita presso il pronto soccorso ginecologico, così come prevedrebbe una discutibile metodologia dell’ospedale, trascurando così le lesioni dovute alle percosse, lesioni che poi avrebbero portato al decesso della paziente». Al momento, da ulteriori verifiche effettuate all’ospedale non risulterebbero segni di violenza carnale. «Una drammatica storia tutta da verificare ma che, se confermata, solleverebbe interrogativi inquietanti – insiste Agostini – perché spostare la paziente per essere visitata al pronto soccorso ginecologico, e non invece chiamare il ginecologo presso il pronto soccorso generale? Forse perchè ce n’era solo uno in servizio, a fronteggiare decine di emergenze? – dice ancora – E, anche in questo caso, perché un rianimatore non ha seguito la paziente, che era già entrata in codice rosso? Forse perchè anche il rianimatore era da solo a fronteggiare altre emergenze e non poteva muoversi? Interrogativi che certamente, se il caso fosse confermato, saranno oggetto di accurate indagini da parte della magistratura e da parte della Regione Lazio». «Il problema degli ospedali sottorganico, dei pronto soccorso ingolfati, con pochi eroici medici e infermieri a dover fronteggiare carichi di lavoro oltre l’umano – aggiunge il consigliere Pd – si conferma in tutta la sua drammaticità. Spero che stavolta non cominci la solita spasmodica ricerca del capro espiatorio singolo e che il Governo metta finalmente in discussione un Piano di rientro fatto solo di numeri, che mortifica e rende impossibile il lavoro di tanti bravissimi medici che si dannano l’anima per superare tutte le difficoltà e, soprattutto, espone i pazienti a rischi gravissimi».