Tutti in mutande per il flash mob di Porta Venezia a Milano!

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Una notte fuori

r1b Si era svegliata di notte e non era più riuscita a prendere sonno. Aveva provato a leggere qualche pagina del libro che aveva sul comodino, ma si era imbattuta in una  descrizione lunghissima di una fattoria nel New Hampshire, che l’aveva annoiata a morte. Ma perché nei thriller c’era spesso una fattoria del New Hampshire?
Chiuse il libro, guardò Blues addormentato nella cuccia… Muoveva ritmicamente la testa a destra e sinistra… “Buffo yorkshire” pensò Betha, poi si complimentò con se stessa “Aveva scelto il nome giusto per il nuovo arrivato!”
Tre giorni prima era stata indecisa, lei aveva già la sua gatta Kobi, prendersi un cane la preoccupava. Lo vedeva impegnativo. Poi aveva ceduto e come sempre aveva dato retta alla sua amica Selma e aveva lasciato che  Blues le invadesse casa.
Guarda la sua e-mail… Solo spam… D’altronde sono le due di notte…
Accende la tv e inizia a fare zapping… non trova nulla d’interessante.
Torna a letto… cambia più volte posizione… E poi decide… Passeggiata!
Si veste in fretta ed è… St. Mark Pl.
Cammina sul marciapiede, con un andatura stranamente lenta per lei. In quel venerdì sera, le strade sono silenziose, le persone hanno iniziato a uscire anche dagli ultimi locali, quelli che tirano avanti fino a tarda notte. E’ uscita solo con le chiavi di casa e $20 in tasca… Vuole prendere aria in quel fine luglio afoso, arrivare fino alla bakery aperta tutta la notte, prendersi un azuki croissant o una fetta di green tea tiramisu e poi tornarsene a casa.
E’ davanti alla libreria quando una signora la ferma.
“Le è caduto questo!” E le mostra una collana con un pendente indiano con piume e ossi.
Betha istintivamente lo sfiora con la mano, poi si allontana e continua a fissarlo “non è mio”.
La signora dai pantaloni larghi di lino marrone, la maglia nera morbida che cade sulle braccia e un foulard in tinta con i pantaloni, le fissa il collo scoperto dalla maglia a V  “E’ più adatto a una ragazza che a una signora… Lo prenda!”
Betha è a disagio. Lo afferra solo per non far restare male la signora, glielo ha offerto in un modo che non lo poteva rifiutare. Ancora qualche passo e arriva alla bakery. Prima di entrare lascia la collana appesa alla ringhiera di una scala che porta a un’abitazione.
In quel negozio sono sempre gentili, le regalano anche due macarons. Uscita dal negozio, girato l’angolo, davanti ai suoi occhi ondeggia il pendente indiano. Per un attimo crede che sia la sua immaginazione, invece poi mette a fuoco anche la signora che lo tiene in mano.
“Questa volta lo hai perso sul serio!”
Passa dall’imbarazzo all’irritazione in un secondo.
“Se lo metti al collo, forse non lo perdi” e il caschetto biondo sfrangiato ancora da ragazzina sbarazzina si muove sul viso della signora fino a scoprirle alcune rughe che prima erano nascoste.
“Non è mio!” risponde Betha e se ne va. Tra sé pensa che era meglio che non fosse uscita, quella signora le incute paura. Si sente seguita, perseguitata. La sta destabilizzando.
All’improvviso torna indietro… è come se quel pendente le mancasse… si sente in colpa per averlo trattato male… come se avesse assunto un significato, un’anima… ha paura di una maledizione… non che lei creda a queste cose… ma è un periodo che qualsiasi cosa che potrebbe andare storta, lo diventa, anzi va peggio. r2
Vuole avere quell’amuleto, forse non porterà fortuna, ma non si sentirà succube psicologicamente di quella sfortuna  che le potrebbe ricadere addosso.
Le basta fare pochi passi per ritrovare la signora. E’ lì con l’amuleto in mano davanti alla libreria.
Non deve neppure chiedere, glielo porge direttamente la signora, lì davanti al bookshop.
“Sai che lo volevano far chiudere…”
“Ma di che sta parlando” pensa Betha. Non ha idea a cosa si riferisce la signora.
“La libreria… la volevano fa chiudere… poi hanno trovato un accordo… hanno chiesto anche contributi su internet… sarebbe un peccato se chiudesse è qui dal 1977”
“1977” Quel numero diventa una cifra che risuona nel cervello di Betha. Lei all’epoca non era neppure nata.
“Non era così all’epoca… io ci venivo spesso… era un po’ come la biblioteca di un amico, ci trovavi i titoli più comuni e  qualche curiosità”
Betha non ha idea perché continui ad ascoltare quella vecchia pazza. C’è qualcosa però nella voce di quella donna che le è famigliare… Non si ricorda dove l’ha sentita, ma sicuramente da qualche parte. Non sa che dire, quel silenzio inizia a disturbarla. Deve trovare un modo per andar via senza essere scortese. “Sarebbe stato un peccato se avesse chiuso e…” non riesce a finire la frase che la signora prende l’occasione al volo per riprendere la parola.  “La domenica sera qui si incontravano Susan e Annie…”
La faccia di Betha è perplessa, non sa veramente di chi stia parlando.
“Susan Sontag e Annie Leibovitz”
Ora Betha ricorda… La scrittrice e la fotografa… si parlò molto di quella coppia alla fine degli anni’90, lei era ancora una bambina, ma sua sorella maggiore, fissata con il gossip, doveva averle accennato qualcosa… o almeno le sembrava… in ogni caso anni dopo lesse l’”Amante del Vulcano” appassionandosi al triangolo amoroso tra Emma e William Hamilton con Horatio Nelson.
“Ginsberg e Glass… sempre qui, fra queste mura iniziarono a collaborare”.
Betha prova di nuovo ad andare via “ Sì, il Greenwich è un posto storico, conserva le memorie dei suoi personaggi”
La signora sorride “Per voi americani qualsiasi cosa con più di vent’anni è storica… è una bella visione… per noi europei i vostri monumenti storici sono semplicemente vecchie cose moderne”
“Vecchie cose moderne?”
“Il moderno già visto… nelle foto, nei film, nelle descrizioni dei libri… diventano vecchie conoscenze… le mitizziamo, ma difficilmente riusciamo a immergerci nelle vostre atmosfere, in quelle più vere… come Jim Power”
Quella frase colpisce Betha… lei amava l’arte di Jim… aveva una cartella sul computer dedicata ai suoi mosaici… Lei la domenica la passava spesso a girare New York per fotografare l’arte di strada, quell’arte in divenire, quell’arte del momento che ha vita breve, ma comunica una forte emozione. Non a caso aveva studiato sociologia alla Columbia University e dopo si era affittata una casa lì… nel quartiere più eterogeneo di New York.”
Betha fino a quel momento non ci aveva fatto caso all’enorme borsa marrone che la signora tiene a tracollo. Da quella borsa esce una vecchia copertina spiegazzata di un disco… The Freewheelin’, Bob Dylan, Suze Rotolo e il Greenwich… “Prima c’erano i miti… adesso c’è la gentrification… Bisogna conservare la memoria non solo dei monumenti, dei palazzi… ma delle atmosfere… l’umido del Gaslight…quando il Cafe Wha? in una sola notte diventava il mondo a 360 gradi… L’Hotel Griffou, ora è un luogo dove mangiare polpette tenere… I luoghi cambiano insieme alle persone, oggi invece il problema è che gran parte della gente è tutta uguale e i luoghi si assomigliano tutti… sarebbe bello poter assaporare ancora le sfumature e invece finiamo per appiattirci dentro dei situazioni confortevoli, soft, anestetizzate…”
r3Betha ha appena il tempo di sistemarsi una ciocca che le è caduta davanti agli occhi.
“Ti porto a vedere una cosa”  le dice la signora e inizia a camminare.
Betha è incuriosita e allucinata, vittima di quelle parole che si trasformano in un vortice che l’avvolge e la trascina a seguirla.
Sono tra la Waverly e Charles, quando si ferma davanti alla vetrina di una boutique di lusso dove una borsa gialla può costare oltre i $2000. “Prima ci suonava Fats Waller, era un locale clandestino negli anni ’30… Poi sono arrivati i Chong ed è iniziata l’era della lavanderia… per 60 anni, era un punto di ritrovo… ha lavato i vestiti di molti beatnik, il proprietario era un tipo simpatico…”
Betha si ricordava la scritta Harry Chong alla vetrina, ma quando lei era arrivata al Village lì c’era un parrucchiere… “hanno rimosso la scritta rossa”
“Sì… Quella scritta apparteneva a Chong, un uomo sempre sorridente, un cinese che ci era cresciuto in questo negozio… aveva i capelli bianchi, la faccia bonaria e amava il suo lavoro…   Una sera si mise a cucire. E fu l’ultima volta…”
Betha guarda all’interno del negozio e lo vede. E’ li seduto proprio davanti a quella macchina da cucire cinese, ha un rocchetto di filo in mano, alle pareti ci sono gli scaffali con le camicie piegate e i capi lavati a secco che pendono dal soffitto. Chong apre la porta, le saluta, chiude il negozio e va via.
“Mi hai sentito? Andiamo!” è un rimprovero scherzoso quello della signora. Chissà da quanto tempo la sta chiamando… Eppure fino a un attimo prima Harry era lì…
“Come ti chiami?” le chiede la signora mentre ci avviciniamo al lato Nord di Washington Square.
“Betha, in celtico significa Vita”
“Un’irlandese?”
“Un’americana!”
La signora sorride. Betha capisce che dietro a quel sorriso c’è un mondo che si apre e capisce che era solo una provocazione…
“La casa di Hopper…”
E’ lì che esce di casa, con la sua giacca sopra il gilet e il cappello a nascondergli la calvizie, è lì che scruta con quell’occhio fotografico i particolari di New York e li trasforma in pittura, in locandine, “nei verdi, nei gialli, nei blu, in quella luce calligrafica e in quelle ombre che diventano buchi neri. Nelle finestre a vetri c’è la vita interna degli edifici che ritrae, come se costringesse lo spettatore a diventare un “complice” in quel guardare attraverso…Morning in the city… Apartment House… Nighthawks”… E poi lo vede allontanarsi… man mano che il racconto della signora si dissolve…
E l’ultima tappa… Thomas Paine… Non è più una placca attaccata a un edificio… “Il rivoluzionario, diffamato da ogni parte, denunciato per i suoi vizi e dimenticato per le sue virtù, si ritrovò vittima del suo popolo… Non si fece scalfire dall’odio… Non aveva paura di prendere posizioni…” Betha vede il fuoco che divampa mentre distrugge i libri di Paine… Lui rimane saldo, lucido nelle su posizioni…
“Bethaaaaaaa!”, Betha si gira di scatto. “Io sono Viv” le grida la signora prima di girarsi e andar via. Betha rimane immobile qualche minuto. Viv Looper… Faceva radio negli anni ’60… Era una delle “voci” più ribelli… Ma dove sta Paine? Andato via insieme a Viv… E poi un altro ricordo… “Il divano di Viv” il programma radiofonico dove erano passati tutti…  Ogni settimana trasmetteva da un posto diverso… come aveva fatto a non riconoscerla? Betha inizia a ripercorre nella sua testa il viaggio di quella notte. Da quando si è svegliata al posto  dove si trova ora. “Strano incontro” pensa.
Hanno appena aperto il Christopher Park… si siede su una panchina, quella di fronte alle statue… Vede il quartiere popolarsi mentre mangia un macaron… Persone su persone che passano distratte per quelle strade… Hipster con le cuffie alle orecchie, ex sessantottini, ex rivoluzionari, ex bohemien… e stringe il pendente indiano e  si guarda nel profondo… e sa che lei, sì, anche lei appartiene a quel posto… non potrebbe vivere altrove… ha l’istinto di sopravvivenza, non quello dell’altruismo ad oltranza… Non potrebbe mai dire come Paine « My country is the world… and my religion is to do good. »
E Viv? Viv è una Paine. Sì, lei lo è.

Voi chi siete? Viv o Betha?

Golden Globe… la cena delle stars!

Cuori di carciofi grigliati con filetti di pomodoro, mousse di limoni e pepe. Il piatto forte sarà  manzo al pepe di California. Per finire finire una mousse di cappuccino, arancia e cioccolato con caramello salato. Per brindare la selezione del Moët & Chandon Grand Vintage 2004.

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Uno sguardo al Portogallo… Bacalhau Gomes de Sa!

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Leggi qui la storia e la ricetta!

Uno sguardo al Portogallo… con la musica dei Madredeus

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E’ 1985 e, a Libona, si incontrano due chitarristi Pedro Magalhães (già bassista del gruppo pop degli Herois do Mar) e Rodrigo Leão e un violoncellista, Francisco Ribeiro. I chitarristi iniziano a sperimentare nuove sonorità fondendo i suoni delle due chitarre e rinnovando così il  fado portoghese. Alla musica tradizionale, il gruppo, aggiunge anche alcune sonorità etniche: il risultato è una musica suggestiva, elegante e complessa.  La vera rivoluzione avviene un anno dopo, nel 1986, quando il gruppo incontra Teresa Salgueiro, cantante diciottenne che si esibisce nei bar di Lisbona. In breve  diventerà lei l’unica voce caratteristica del gruppo.

Il primo album esce nel 1987 e s’intitola “Os dias da Madredeus” e il gruppo inizia a farsi conoscere attraverso una serie di esibizioni che immediatamente riscuotono gran successo. Si arriva così alla pubblicazione di un doppio album “Lisboa”, a cui collabora anche un’orchestra delle Isole  Azzorre composta da ottanta elementi.

Arrivano, poi, sulla scena internazionale incidendo la colonna sonora per il film “Lisbon Story”, del regista tedesco Wim Wenders.

In Italia, collaborano nel 2000, con Branduardi per la realizzazione del suo album “L’infinitamente piccolo” dedicato a San Francesco d’Assisi.

Sono del  2001 “Movimento”, “Electronico”, “Euforia”, “Um amor infinito”, “Faluas do tejo”.

Nel 2007 Teresa abbandona il gruppo per controversie con gli altri musicisti e al suo posto arriva la cantante Mariana Abrunheiro.

I Madredues continuano la loro attività pubblicando l’album “Metafonia” nel 2008, mentre nel 2009 esce “A Nova Aurora”.

Nel 2010 arriva la morte del co-fondatore del gruppo Francisco Ribeiro.

Da ascoltre per il ritmo trascinante ed eccletico che ha rivoluzionato il fado portoghese.

Uno sguardo al Portogallo… Sostiene Pereira!

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Pereira è un giornalista che per anni si è occupato di cronaca nera poi finalmente è passato a dirigere una rubrica letteraria. E’ l’uomo qualunque, tranquillo e contrario a ogni forma di politica. Pereira, dopo la morte della moglie per tubercolosi, si è rifugiato nel suo mondo letterario, soprattutto in quello francese. Ogni giorno continua il suo dialogo con la moglie parlando a un ritratto. Abitudinario? Certamente! Fa colazione tutti i giorni al Café Orquidea con omelette e limonata.

E’ un articolo di una rivista che convince Pereira a contattare un giovane autore, di origini italiane,  e offrirgli una collaborazione per la sua rivista. Immediatamente il giovane, Francesco Monteiro Rossi, accetta senza titubanze. Da ora Pereira si troverà coinvolto dentro una lotta politica, alimentata dal giovane e dalla sua fidanzata fortemente influenzati dai moti rivoluzionari che stanno sconvolgendo il Portogallo e dovrà decidere se lanciarsi nella mischia o continuare la sua vita abitudinaria e lontana dal mondo reale.

E’ il dottor Cardoso, medico direttore di una clinica talassoterapica, dove Pereira si reca per combattere la cardiopatia, che gli confida il proposito di abbandonare il Portogallo per la Francia, alla ricerca di libertà. Con il dottore, Pereira si apre e gli confessa le inquietudini che lo stanno sconvolgendo da tempo. Il medico ha pronta la risposta: una teoria ipotizzata da medici-psicologi francesi, sulla confederazione delle anime. Ogni persona, secondo questa teoria, non ha una sola anima ma una confederazione di anime su cui domina un io egemone; talvolta può accadere che una nuova anima (un nuovo io egemone) prenda il sopravvento, determinando così una vera e propria metamorfosi; l’inquietudine di Pereira potrebbe essere quindi il preludio di un grande cambiamento.

Sarà questo nuovo io egemone di Pereira a fargli scoprire il regime che vige in Portogallo. Una dittatura che si basa su  le violenze, intimidazioni e censure. Improvvisamente il giornalista scopre il mondo in cui vive, allarga lo sguardo e rompe gli schemi. Pubblica un articolo che è una denuncia al regime e poi scappa dal Portogallo.

Un film per trovare il coraggio e per dire basta alle ingiustizie sociali e civili, ma anche un’opera in cui apprezzare la grandezza di Mastroianni.

Uno sguardo al Portogallo! “Le intermittenze della morte” di José Saramago

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La morte va in “pensione!”

Un’intera nazione, inizialmente, esulta per aver sconfitto la morte… ma poi iniziano ad arrivare i primi disagi!

Arriva la disoccupazione alimentata dalle agenzie di pompe funebri e dalle compagnie d’assicurazione; cresce smisuratamente il numero di anziani nelle case di riposo; si genera il panico nelle comunità religiose, senza la morte non ci può essere resurrezione.

In seguito, tuttavia, si scopre che basta portare il moribondo fuori dai confini nazionali per porre fine alle sue agonie, e così la mafia, comincia ad organizzare i “viaggi della morte”, per far raggiungere la condizione di “caro deceduto”.  Una sorta di eutanasia che il governo contrasta attraverso il dispiegamento delle forze dell’ordine lungo i confini, i quali però poco possono contro una tale organizzazione criminale.

La signora morte, ricompare dopo 7 mesi e, con una lettera affidata ai media, annuncia che sta per riprendere il lavoro. Da ora in poi però arriverà una lettera ai destinatari, in modo che possano avere qualche giorno per sistemare le ultime cose e poi morire come si conviene.

Una lettera non riesce a essere recapitata e avviene la seconda anomalia… la morte decide di recapitarla di persona e va a casa del violoncellista a cui era indirizzata, ma prima di lasciarlo morire vuole spiare la sua vita… Inizierà così una nuova sospensione delle morti. Quando tornerà tutto alla normalità?

Un libro filosofico, irriverente e di… intermittenze. Dal dramma alla criminalità organizzata e dalla comicità al lirismo è un romanzo da prendere in mano nelle fredde serate invernali e lasciarsi coinvolgere dall’eterno dilemma esistenziale.

Uno sguardo al… PORTOGALLO!

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Associazione regala cd per Natale… contengono canti della Gioventù Hitleriana!

“SOS Villages d’enfants”, un’associazione tedesca che lavora in soccorso degli orfani, ha inviato 50mila cd per sponsorizzarsi in occasione delle feste natalizie. Potrebbe essere stata vittima di pirati informatici legati a gruppo di estrema destra.

Attentato in Sardegna. L’auto di Mereu esplode appena mette in moto: ferito!

Il diavolo stoppato a Genova: Sampdoria – Milan chiude in pareggio, 0-0

Era odontotecnico, ma lavorava alla Usl come dentista. Condannato a 400mila euro

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Feto nato morto abbandonato su una barella per una notte all’ospedale di Ravenna

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Muore uscendo da casa della fidanzata! 41enne freddato dai sicari a Lamezia

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Ripartire con il piede giusto dopo il week-end: clematis!

Clematis è la terza pianta scoperta da Edward Bach, associata alla figura del “Romantico”, colui che ha la sempre la “testa fra le nuvole”. Bastano poche gocce “rimettere piede sulla terra”, ristabilendo la giusta capacità di concentrazione e l’attenzione per l’istante, riscoprendo la gioia di vivere!

Il NO di Berlino al Mali! Nessun intervento tedesco.

Mentre l’Algeria concede il sorvolo di propri cieli per i raid francesi in Mali, arriva il secco “no” di Berlino per una cooperazione nelle operazioni militari.

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Arriva la Minetti e l’assessore alle pari opportunità lascia il palco!

”La cosa non mi tocca – ha replicato Minetti – Avra’ avuto le sue motivazioni, magari doveva andare in bagno”.

Benvenuti in Italia!

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Bufera a Napoli, stop ad aliscafi!

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Shard, il gioiello di Londra di Piano, costa 30 sterline. Pagano anche i bimbi.

Ed è polemica sul prezzo del biglietto per visitare a Londra il grattacielo di Renzo Piano.

MENTRE A ROMA, A RENZO PIANO, E’ STATO IMPEDITO DI PORTARE A TERMINE IL PROGETTO GIA’ APPROVATO ALL’EUR. GRAZIE SINDACO ALEMANNO!

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Colori in maschera!

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Un cane di lungo corso!

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I leader venezuelani a Cuba per visitare Chavez… è grave!

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