
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha nominato oggi – si legge in una nota del Colle – senatori a vita, «ai sensi dell’articolo 59, secondo comma, della Costituzione», il maestro Claudio Abbado, la professoressa Elena Cattaneo, l’architetto Renzo Piano e il professor Carlo Rubbia, che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo scientifico, artistico e sociale.
Il direttore d’orchestra Claudio Abbado, già Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal 1984, che non ebbe paura a dichiarare “Il problema della Scala non è la Scala, ma Milano, che è un disastro. L’aria irrespirabile ne riflette l´andamento: l’inquinamento riguarda anche la cultura.” Un uomo quindi di musica, ma che si è sempre interessato delle problematiche che riguardavano il settore e dei “disequilibri” che inquinavano la cultura. In un’altra occasione affermò “La cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa. La cultura salva.”
Nell’ambito della scienza e della medicina Elena Cattaneo, tra i massimi esperti italiani di cellule staminali e malattie neurodegenerative, punto di riferimento internazionale per gli scienziati. Come ha spiegato lei stessa in un’intervista, “Il nostro è un lavoro affascinante che assorbe anima e corpo nella paziente verifica quotidiana di idee mai pensate prima da nessun altro. Idee libere, impossibili da domare, da trattenere, un patrimonio inestimabile dell’umanità, del mondo e del nostro Paese”.
“Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perchè la città è il riflesso di tante storie”, questo il pensiero del neoeletto senatore a vita Renzo Piano, architetto di fama mondiale e grande sostenitore dell’armonia tra natura e costruzione. Era il 2010 quando partecipò a “Vieni via con me”, programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano e alla domanda “partire o restare?” risposte così: “Fare, costruire, è la più antica scommessa dell’uomo, insieme allo scoprire, al navigare e al coltivare i campi. E’ un nobile mestiere quello dell’architetto se fatto bene”. E poi aggiunse “Per fare bene bisogna capire e ascoltare; è un’arte complessa quella dell’ascolto! È difficile perché spesso le voci di quelli che hanno più cose da dire sono discrete e sottili. Ascoltare non è obbedire, ascoltare non è trovare compromessi, ascoltare è cercare di capire e quindi fare progetti migliori” e concluse “Bisogna lasciar fare ai giovani, bisogna mettersi un po’ da parte. Nel mio studio lavorano ogni anno 20 studenti provenienti da tutto il mondo bottega. Bisogna valorizzare il talento, bisogna che la politica faccia i concorsi, ci sono tantissimi giovani talenti che non hanno nulla da fare. Secondo me i giovani devono partire, devono andar via ma per curiosità non per disperazione e poi devono tornare. I giovani devono andare, un po’ come ho fatto io, sono sempre partito e sempre tornato. E devono andare per capire com’è il resto del mondo ma anche per un’altra cosa ancora più importante, per capire se stessi, perché c’è un italianità che non è quella dell’orgoglio nazionale. Noi italiani dobbiamo capire una cosa, che siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti, e il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose, articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme e questo è un capitale enorme e per questa italianità c’è sempre posto a tavola per tutto il resto del mondo”.
C’è poi il premio Nobel Carlo Rubbia, che nel 1984 ottenne l’onoreficienza insieme a Simon van der Meer per la scoperta dei particelle W e Z, responsabili delle interazioni deboli. Da anni si schiera contro le centrali nucleari sostenendo “Non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo.” Capace poi di stupirsi: “La risposta giusta non la sapremo mai e proprio qui in questo mistero sta tutto il suo fascino, tante saranno le risposte degli uomini.” Ma anche capace di comprendere i rischi del mondo odierno “Siamo su un treno che va a trecento chilometri all’ora, non sappiamo dove ci sta portando e, soprattutto, ci siamo accorti che non c’è il macchinista.”
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