Troppi carboidrati possono portare alla demenza

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Troppi carboidrati possono portare alla demenza? Questa sembra essere la conclusione a cui è arrivato David Perlmutter, neurologo Usa che studia le connessioni tra cervello e alimentazione, autore di un libro dal titolo “Grain Brain”. In un articolo pubblicato sulla rivista “Altenative and complementary therapies” sostiene infatti che “viviamo con la nozione sbagliata che una caloria sia una caloria ma non è così, per il cervello come per altre parti del corpo”.

“Ci sono invece diverse fonti da cui le calorie possono provenire e ciò può avere un impatto diverso sulla nostra salute- spiega l’esperto – le calorie provenienti dai carboidrati, ad esempio, fanno alzare il livello di glucosio nel sangue e fanno male alla fisiologia del corpo”.

Secondo il neurologo anche un aumento poco dignificativo del consumo di carboidrati, può far male al cervello, portando in alcuni casi a sviluppare demenza. Questo avverrebbe poichè il consumo di glutine, di cui alcuni alimenti che contengono carboidrati sono ricchi, stimolerebbero, infatti, la produzione di zonulina, un ormone gastrointestinale che rende più impermeabili oltre che le barriere dell’intestino anche quella emato-encefalica, che dovrebbe proteggere il cervello da alcune sostanze che circolano nel sangue.

“In bambini che soffrivano di deficit di attenzione e in giovani che erano affetti da depressione o demenza – conclude – abbiamo visto un miglioramento della situazione semplicemente riducendo l’apporto di glutine e carboidrati e reinserendo nella dieta grassi buoni”.

 

Cosa frulla nel cervello dei calciatori?

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Un sondaggio della Gazzetta dello Sport a cui hanno deciso di rispondere 50 giocatori di serie A su temi come il razzismo, l’omosessualità e la depressione. Un viaggio nelle teste dei campioni e di come oggi vivono le contraddizioni del mondo, ma anche un giudizio sui colleghi. Il sondaggio ha un precedente, poiché a febbraio scorso un magazine inglese,  FourFourTwo, aveva fatto più o meno le stesse domande, aggiungendo anche la droga e le partite truccate.

Il 78% aveva dichiarato che la depressione è un problema, molti hanno confermato che uno spogliatoio può esonerare un allenatore e qualcuno ha raccontato di un presidente che comprava cocaina per i giocatori.

Buffon e Vieri hanno spiegato che si può essere in crisi con i milioni e una velina che dorme tra i tuoi cuscini. Petit, il biondo di Francia ’98, ha descritto i suoi incubi in un libro. Tra i nostri 50, 29 hanno detto che la depressione è un problema, 12 hanno messo la croce sul “sì” alla domanda: “Ti è successo di vivere la depressione?”.

Il 36% ha sentito un commento razzista da un collega in A, percentuale troppo alta per essere casuale e non preoccupante. Solo due su 50, invece, ritengono che un nero faccia carriera più difficilmente.

Se si parla di omosessualità, cambia tutto. Le risposte in qualche modo gli danno ragione: il 34% dei “sondaggiati” pensa che un calciatore gay sarebbe trattato diversamente, e la sua carriera compromessa. L’ultima risposta, quantomeno, porta ossigeno al fuoco degli ottimisti. Tre calciatori su 50 hanno dichiarato di aver giocato con un compagno dichiaratamente gay.

Un giocatore su tre vorrebbe essere allenato da Conte, anche se la sua preparazione è da marine e il suo senso della gerarchia sviluppato. Montella sarà contento dei 9 voti, Zeman quasi commosso per la singola preferenza. Balotelli, clamoroso capolista tra i più sopravvalutati assieme a Icardi e a Schelotto, che in estate è stato ridimensionato anche dai suoi dirigenti.

Paura per la presidente argentina Kirchner, ha un ematoma al cervello

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Ore di paura e apprensione per la residente dell’Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, a cui è stato riscontrato un ematoma al cervello provocato da un trauma cranico. Il problema di salute, che obbliga la Kirchner a un mese di assoluto riposo, avviene in un momento particolarmente importante per la storia politica argentina che è nel pieno della campagna elettorale per le cruciali elezioni legislative del 27 ottobre, che porteranno al rinnovo di metà della Camera e un terzo del Senato. A dover prendere il posto della Kirchner sarà il suo vice , Amado Boudou, la cui popolarità è in calo per un presunto scandalo di corruzione. L’annuncio ufficiale del portavoce del governo, Alfredo Scoccimarro, è giunto alle 22.00 di ieri sera (ora locale), dopo ore d’incertezza. A quanto è stato reso noto, la presidente è stata sottoposta ad esami in seguito a forti cefalee e le è stato riscontrato un ematoma subdurale cronico, ovvero un accumulo di sangue fra il cervello e la calotta cranica. L’ematoma, ha spiegato il portavoce è la conseguenza di un trauma alla testa provocato da una caduta il 12 agosto.

Io lo penso, tu lo fai: l’esperimento che “connette” due cervelli!

brain-to-brain-tuttacronacaE’ un esperimento senza precedenti quello realizzato da Andrea Stocco, italiano classe 76, ora alla Washington University con il suo collega Rajesh Rao: ha collegato due cervelli umani tramite pc, dopo di che una delle due persone, con il pensiero, è riuscita a comandata il movimento delle dita dell’altra. Come Stocco ha spiegato all’Ansa: “È la prima volta che due cervelli umani sono collegati direttamente tramite un’interfaccia – spiega all’Ansa – e in modo non invasivo, senza sostanziale rischio”. Ma come funziona l’esperimento? Due soggetti si trovano in due stanze di due diversi edifici. Il primo osserva un videogioco in cui si devono distruggere astronavi pirata premendo il tasto ‘spazio’ con la mano destra. Però manca la tastiera, quindi il soggetto può solo immaginare di giocare: quando pensa di muovere la mano per premere il tasto le sue onde cerebrali vengono registrate da un apparecchio per l’elettroencefalogramma (EEG) e decodificate da un pc. A questo punto, il computer invia un messaggio a un secondo pc che controlla una macchina per la stimolazione magnetica trascranica (TMS) posizionata sulla testa del secondo soggetto. La TMS è un apparecchio che stimola il cervello in modo indolore. In questo caso la Tms va a stimolare l’area neurale che controlla la mano destra. Quando la stimolazione arriva, la mano del secondo soggetto si alza e preme il tasto ‘spazio’ sulla tastiera. Spiega Stocco: “La comunicazione dal primo al secondo soggetto è praticamente istantanea e il primo può usare il cervello del secondo per controllare la tastiera. In questo esperimento pilota io ero attaccato alla TMS, mentre il mio collega Rajesh Rao era attaccato all’EEG. Quindi, Rajesh pensava di muovere il dito per premere il tasto e controllava la mia mano”. E sottolinea: “L’esperimento dimostra che la trasmissione di informazioni da un cervello a un altro è tecnicamente possibile”. Questo esperimento permette di aprire una nuova frontiera. A livello teorico, infatti, potrebbe essere possibile per una persona ‘controllare’ il corpo di un’altra in situazioni dove questa non sa cosa fare, come, ad esempio, un chirurgo potrebbe mandare impulsi al cervello di una persona presente sulla scena di un incidente riuscendo così a operare a distanza. Oltre a questo, se si conoscesse come le informazioni vengono rappresentate nella corteccia cerebrale, sarebbe possibile trasmettere conoscenza tra due cervelli senza la necessità di usare il linguaggio. Conclude Stocco: “Ora cercheremo di trasmettere informazioni più complesse, di natura non motoria ma percettiva e sensoriale”.

L’immortalità? E’ a un passo, parola di Google

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Stando a Ray Kurzweil, il numero uno degli ingegneri Google, l’immortalità sarebbe ormai a portata di mano in quanto, come ha spiegato al Global Futures 2045 International Congress di New York, Kurzweil, entro 30 anni sarà possibile ‘caricare’ l’intera mente umana su internet. Bisognerà invece attendere il 2100 per essere in grado di sostituire le parti del corpo che non funzionano più con componenti meccanici, cosa che ci permetterebbe di diventare, in pratica, immortali. “Tra 10 o 20 anni ci saranno enormi trasformazioni nel campo della medicina – ha spiegato  Kurzweil – Analizzando la biologia come un software, gli esseri umani hanno già fatto grandi progressi. Questi saranno mille volte più imponenti per la fine del decennio. E addirittura un milione di volte più imponenti tra 20 anni”.

Il nostro pensiero ora è in grado di far volare un elicottero! Video.

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Abbiamo un arma: il nostro pensiero! Con la mente oggi è infatti possibile far volare un modello di elicottero, ma si spera che un domani, con questa tecnica, si possa dare aiuto alle persone con problemi di deambulazione. Questo è il risultato a cui sono arrivati cinque studenti della facoltà di Scienze e Ingegneria dell’università americana del Minnesota.

Il sistema si basa sulla registrazione e sulla trasmissione in wi-fi dei segnali elettrici emessi dal cervello. Applicando questo processo a un robot volante è stato possibile guidare il mezzo e fargli effettuare alcune evoluzioni, solo e unicamente con la forza del pensiero. Quasi come in un film di fantascienza l’elicottero di circa 30 cm è riuscito a compiere gli ordini che impartivano a turno i ragazzi che i “connettevano” al mezzo mediante un casco con 64 elettrodi che riusciva a percepire i segnali del loro pensiero.

Le orecchie svelano le nostre emozioni!

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Arriva il neuro abbigliamento e ogni nostra emozione sarà visibile anche agli altri. Quindi non dovremo più preoccuparci delle nostre timidezze e sei nostri dubbi, le orecchie portatili esprimeranno per noi le sensazioni che stiamo provando in quel momento. Ci sono voluti circa 60 anni di ricerca medica ma finalmente il neuro-gadget ora è disponibile e costa 70 dollari. . La stessa tecnologia utilizzata negli ospedali per l’elettroencefalogramma è stata applicata a uno strumento che permette di percepire gli impulsi elettrici e le onde prodotte dal cervello.Il sensore è collegato a due orecchie da gatto che si muovono secondo le nostre emozioni. Nulla sarà più possibile celare.

Il sofisticato giocattolo per adulti e adolescenti spopola in California. Necomini, questo il nome della divertente diavoleria, funziona con delle batterie portatili capaci di dar “vita” alle “orecchie parlanti”. Se saremo attenti o eccitati le orecchie saranno su, mentre si abbasseranno nei nostri momenti di relax o di noia, ondeggeranno invece quando ci si “zona”, cioè quando avremo raggiunto il nostro benessere.

  

Chi leggerà nel futuro i nostri pensieri? Il pc

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Chi leggera nel futuro i nostri pensieri? Il pc. Inoltre la nuova generazione di computer potrebbero scannerizzare la retina e le impronte digitali, oltre a fare un riconoscimento vocale.  UC Berkley School of Information ha già messo a punto un sistema  per leggere le password nella mente di un utente. Questo renderebbe la vita molto più difficile anche agli hacker. Nell’università californiana l’esperimento è stato condotto da John Chuang che ha usato un apparecchio già in commercio che costa circa 100 dollari e si chiama NeuroSky MindSet. È una specie di caschetto con funzioni di elettroencefalogramma non invasive, molto simile alle cuffie che si usano per ascoltare musica. Il dispositivo viene connesso tramite Bluetooth ad un computer che riesce a decifrare le onde cerebrali. Nel corso della ricerca è stato chiesto a diverse persone di immaginare di compiere azioni specifiche, come cantare una canzone, ma anche generiche, come muovere un dito. In tutti i casi è stato possibile usare le onde cerebrali di chi si è sottoposto all’esperimento per identificare le azioni in modo accurato, con un livello di errore inferiore all’1%. Da qui la possibile applicazione, secondo il ricercatore, al mondo delle password che potrebbero essere così sostituite dalle ‘passthought’

Sillabe dalla… pancia!

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I bebe’ ‘imparano a sillabare’ quando sono ancora nel grembo materno: gia’ tre mesi prima di nascere, infatti, il loro cervello e’ capace di riconoscere i suoni di certe sillabe distinguendoli dal rumore e di distinguere una voce femminile da una maschile. Lo rivela una ricerca su neonati prematuri dalla 28/ima settimana di gestazione. Lo studio, di Fabrice Wallois dell’INSERM, Universite’ de Picardie ad Amiens, e’ stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences E’ noto che i bebe’ ancora nel grembo materno riconoscono la voce della mamma, ma e’ dibattuto se imparino o meno a ‘muovere i primi passi’ nella lingua prima di nascere. Gli esperti hanno pensato di capirlo studiando le reazioni del cervello di prematuri con un test di risposta a stimoli. E’ emerso che i prematuri gia’ alla 28/ima settimana possono discernere tra varie sillabe e anche tra voci maschili e femminili e che gia’ l’emisfero sinistro, centrale nel linguaggio, e’ ampiamente coinvolto in queste reazioni.

Uomini e donne non sono uguali… donne più intelligenti!

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Lo hanno più piccolo ma sanno usarlo meglio. Stiamo parlando del cervello femminile, che secondo alcuni nuroscienziati dall’Università della California, sarebbe in dimensioni più piccolo rispetto a quello di un uomo, ma sfruttato maggiormente nelle sue potenzialità.
Il cervello di un uomo ha più collegamenti neuronali  e un ippocampo maggiore, che in teoria dovrebbe conferirgli un’intelligenza maggiore, ma la donna sfrutta maggiormente alcune aree del cervello, come l’ippocampo appunto, e in pratica ciò la rende più intelligente.
A conclusione della ricerca gli scienziati hanno sottolineato che le dimensioni non abbiano alcuna importanza: «Le dimensioni ridotte potrebbe rappresentare un imballaggio più intenso delle cellule nervose o creare segnalazioni più attive tra loro,  il che permette di operare in modo più efficiente».

Ci autodroghiamo per sentirci migliori!

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Quando ci sentiamo superiori agli altri in qualcosa in realtà abbiamo solo un “baco nel cervello”!  La scoperta, condotta da Makiko Yamada del Molecular Imaging Center presso l’Istituto Nazionale Giapponese di Scienze Radiologiche, è stata pubblicata sulla rivista Pnas. Quando ci sentiamo “più bravi” per mera illusione, in realtà sono due regioni del cervello che stanno interagendo tra loro, in particolare si tratta dello striato e della corteccia frontale che sono regolati dal neurotrasmettitore del “piacere”: la dopamina. I ricercatori hanno scoperto, inoltre, che individui anche moderatamente depressi non cadono nell’illusione di superiorità, aspetto che conferma il cosiddetto realismo depressivo, ovvero il fatto che i depressi sono più realisti delle persone sane.

 

 

 

 

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