Il flash mob letterario: per far vincere la cultura

flash-mob-letterario-tuttacronacaL’idea è di Caffeina, la Fondazione viterbese a tutela della lettura in Italia che da otto anni mette in scena un lungo festival letterario nella Città dei papi con ospiti prestigiosi: un flash mob letterario. Carlotta Caroli, portavoce della fondazione, ha spiegato:   “Vogliamo dare un segnale forte, dimostrare che la gente non è stufa di leggere e che la cultura rimane il bene più prezioso del nostro paese, ricco di arte e di storia”. Per lanciare questo segnale si è scelto oggi, primo marzo, invitando tutti ad acquistare almeno un libro recandosi in libreria con un nastrino bianco appuntato al bavero. Sulla pagina Facebook dell’iniziativa già 82mila utenti hanno cliccato “parteciperò” mentre sono molti i librai indipendenti e le grandi catene, tra cui Mondadori, Feltrinelli, Giunti al Punto e Arion, che hanno aderito esponendo le locandine della manifestazione e promettendo chi un piccolo sconto, chi un caffè, chi un sorriso di gratitudine in più. Per gli appassionati di selfie, inoltre, c’è la possibilità di postare il proprio autoscatto con tanto di nastrino bianco in mostra sulla pagina dedicata.

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“Prendi uno, lasci uno”, il nuovo universo delle “Little Free Library”

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Per tutti gli amanti dei libri ci sono grandi novità in arrivo… Le Little Free Library stanno infatti prendendo piede anche in Italia. Nate da un’idea di Todd Bol, americano di Hudson, nel Wisconsin, che costruì la prima Free Library nel 2009 nel suo cortile come omaggio in ricordo di sua madre, insegnante con la passione per la lettura, oggi il fenomeno si sta diffondendo velocemente in tutto il mondo e perfino in Italia se ne contano già una ventina di queste biblioteche spontanee sparse tra Trento, Milano, Modena, Roma e Lecce. Ma in cosa consiste una Little Free Library?

Si parte dal concetto della condivisione di un libro e in una teca o su dei ripiani poco più grandi di una cassetta postale si mettono i libri che sono piaciuti, quelli che si sono odiati, i doppioni o un libro che ci è servito per un nostro percorso personale e che ora si vuole condividere con altri. Il concetto è semplice si può prendere un libro, ma si deve lasciare un altro libro, in modo da dare sempre una scelta diversa a chi usufruisce della libreria. La particolarità è che spesso in queste micro biblioteche ci si trovano davvero libri originali, fuori commercio o vere e proprie chicche letterarie.

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E’ stata anche fondata un’associazione per supportare queste iniziative e dove si possono ordinare e registrare le piccole biblioteche. L’associazione provvede ad assegnare loro un numero identificativo, una targhetta con il motto “Take a book, leave a book” (ovvero “Prendi un libro, lascia un libro”) e indicata la posizione sulla mappa attraverso le coordinate Gps.  Ma cosa serve davvero per fare una piccola biblioteca condivisa? Se si decide di installarla in un negozio, bastano poche assi o qualche ripiano, se si decide invece come spesso accade di metterla in strada o in un cortile allora bisogna assicurarsi che sia resistente all’acqua!

Attraverso questa iniziativa non si vuole solo promuovere la lettura e l’alfabetizzazione, ma soprattutto creare intorno a questi luoghi una piccola comunità che attraverso il bookcrossing, ovvero lo scambio di libri possano trovare anche un loro modo di interagire e di scambiare opinioni. Addirittura si può creare un linguaggio con i libri silenzioso: portare un libro dal titolo “come educare il proprio cane” può essere un segnale per il vicino a tenere il suo adorabile barboncino sotto controllo.

Le Free Library vengono di solito installate vicino alle piste ciclabili o nei parchi, ma c’è anche chi opta per le fermate dell’autobus, fuori dalle caffetterie, negli hotel o nei cortili condominiali. Al momento in tutto il mondo se ne contano cinquemila, ma il dato è in continuo aumento… avanti il prossimo che di cultura non si è mai sazi!

#Socialbookday: le celebrazioni per chi non può fare a meno della pagina scritta

#socialbookday-tuttacronacaQuanto si legge in Italia? I dati Istat dell’anno scorso riportano che

Nel 2012, oltre 26 milioni di persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2011, la quota di lettori di libri rimane sostanzialmente stabile (46%).

Le donne leggono più degli uomini: nel corso dell’anno ha letto almeno un libro il 51,9% della popolazione femminile rispetto al 39,7% di quella maschile. La differenza di comportamento fra i generi comincia a manifestarsi già a partire dagli 11 anni e tende a ridursi solo dopo i 75.

La fascia di età nella quale si legge in assoluto di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (60,8%).

Non sono quindi molti i lettori appassionati e proprio per questo gli amanti dei libri hanno accolto con fervore l’iniziativa di Libreriamo: è stato chiesto loro di dichiarare il proprio amore per le pagine scritte sui social network e così oggi si celebra il primo #socialbookday in Italia. Già dalla mattina sono arrivate le prime citazioni da 140 caratteri, per tenere alto l’onore di chi ancora frequenta le librerie. Un dato in calo in Italia, come ha testimoniato Gian Artuto Ferrari dopo la Fiera di Francoforte. E anche per questo motivo le case editrici hanno accolto positivamente l’iniziativa, prendendo a loro volta parte a questa celebrazione virtuale.

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“I libri si rispettano usandoli, non lasciandoli stare”

libro-tuttacronaca-Umberto Eco- (Come si fa una tesi di laurea, 1977)

Chi leggerà nel futuro i nostri pensieri? Il pc

Passthought-pc- tuttacronaca

Chi leggera nel futuro i nostri pensieri? Il pc. Inoltre la nuova generazione di computer potrebbero scannerizzare la retina e le impronte digitali, oltre a fare un riconoscimento vocale.  UC Berkley School of Information ha già messo a punto un sistema  per leggere le password nella mente di un utente. Questo renderebbe la vita molto più difficile anche agli hacker. Nell’università californiana l’esperimento è stato condotto da John Chuang che ha usato un apparecchio già in commercio che costa circa 100 dollari e si chiama NeuroSky MindSet. È una specie di caschetto con funzioni di elettroencefalogramma non invasive, molto simile alle cuffie che si usano per ascoltare musica. Il dispositivo viene connesso tramite Bluetooth ad un computer che riesce a decifrare le onde cerebrali. Nel corso della ricerca è stato chiesto a diverse persone di immaginare di compiere azioni specifiche, come cantare una canzone, ma anche generiche, come muovere un dito. In tutti i casi è stato possibile usare le onde cerebrali di chi si è sottoposto all’esperimento per identificare le azioni in modo accurato, con un livello di errore inferiore all’1%. Da qui la possibile applicazione, secondo il ricercatore, al mondo delle password che potrebbero essere così sostituite dalle ‘passthought’

Chi l’ha detto che i videogiochi sono sempre dannosi?

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La ricerca scientifica afferma che i videogiochi possono aiutare i bambini dislessici a migliorare le loro capacità di lettura. ma prima di gridare al miracolo occorreranno altri studi. Ciò che si è verificato è semplice: un bambino dislessico che si trova a dover di fronte a un gioco che richiede rapidità, abilità percettive, cognitive e motorie, riesce a “trovare” un’interazione.  Confrontando le capacità di lettura prima e dopo una sessione di videogioco (durata 80 minuti) si è visto un netto miglioramento nelle letture che seguivano al gioco.  Probabilmente il videogioco va a influire sulla capacità di attenzione e la stimola al punto che poi tale precisione può essere impiegata anche nella lettura.

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