Oscar “made in Italy” premiati Fassino e Giovanni Rana

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Nel nostro Paese non sempre le eccellenze “made in Italy” sono riconosciute, mentre all’estero, a New York va di scena la 29ª edizione del Gala Italia, la consueta manifestazione con la quale viene attribuita l’onoreficenza di merito per gli italiani che si sono distinti per il loro operato negli Stati Uniti. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera scrivendo «Nel corso degli anni, l’associazione ha dato prova di notevole capacità di aggregazione di talenti in grado di dare vita ad iniziative che hanno contribuito a rafforzare la tradizionale amicizia tra le società civili al di qua e al di là dell’Atlantico». Nella missiva letta dal console generale a New York, Natalia Quintavalle, Napolitano ha inviato i propri auguri ai premiati per «essersi distinti nei rispettivi ambiti di attività, facendo emergere lo spirito d’iniziativa e la creatività italiane e rendendo ancor più forti i legami e le sinergie tra il nostro Paese e l’America». Tra le personalità che hanno ricevuto il riconoscimento ci sono il sindaco di Torino, Piero Fassino, in visita nella Grande Mela per promuovere la città sabauda e sensibilizzare gli investitori attraverso iniziative che si sono svolte presso l’Ice di New York, alla presenza del direttore Pier Paolo Celeste, e all’Enit assieme al direttore, Eugenio Magnani. Fassino ha ringraziato per la generosa ospitalità e ha rivolto un plauso ai connazionali che si distinguono ogni giorno per il loro operato negli Usa. Assai variegata la «squadra dei premiati» alla serata presso Il Pierre Hotel, nel cuore di Manhattan. Tra loro il re della pasta, Giovanni Rana, l’ex deputato al Congresso americano Frank Joseph Guarini, il capo del dipartimento di radioterapia oncologica alla New York University, Silvia Formenti. E ancora Patricia de Stacy Harrison, premiata per il suo ruolo nel settore dei media, e il jazzista Francesco Cafiso, che recentemente si e’ esibito alla Casa Bianca per il presidente Barack Obama. Anche il sindaco di New York, Bill de Blasio, ha inviato il suo messaggio all’Italian Wine & Food Institute: «Sono orgoglioso di dare il mio sostegno a questa celebrazione del meglio dell’Italia».

L’inglese di Fassino… è un’altra lingua?

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I nostri politici con l’inglese sembra che proprio non riescano a convivere. Dopo Berlusconi e Rutelli alla lista di coloro che tentano di parlare inglese si aggiunge oggi anche Piero Fassino. Il sindaco di Torino per promuovere la città attraverso un progetto “You can bet on Torino” parla in un video… ma il risultato è stato alquanto “originale”, tanto che il video in breve diventa virale.

Piero Fassino e la “maledizione” della spending review

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Piero Fassina e la “maledizione” della spending review sembra ossessionare il presidente Anci: ”La spending review è diventato uno strumento pensato e praticato dalle amministrazioni centrali dello Stato in modo punitivo quando non addirittura persecutorio verso gli enti locali. Per non parlare dell’estensione del tutto ultronea ed eccessiva di poteri alla Corte dei Conti e agli organi di controllo, a cui si è concessa un’invadenza del tutto inaccettabile”.

”So bene di usare parole aspre ma si deve sapere che questo è lo stato d’animo dei sindaci. Proponiamo che si dia vita ad una task force – costituita da Anci, Ministero della Funzione Pubblica, Ministero delle Autonomie e dell’Economia – con l’obiettivo di rivisitare la legislazione vigente”, sollecita Fassino nella sua relazione di apertura della 30/a assemblea nazionale dell’Associazione dei Comuni. In questo modo, ha spiegato il leader dei sindaci, ”verrebbero eliminate tutte le norme che appaiono superflue e contraddittorie con un quadro istituzionale fondato sul riconoscimento dell’autonomia degli enti locali”.

Fassino contro il patto di stabilità, “è una prigione”!

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I comuni si sentono imprigionati dal patto di stabilità, lo dice oggi il presidente  nazionale dell’Anci, Piero Fassino, intervenento all’assemblea annuale del Veneto a Longarone (Bi):

”I Comuni – ha detto Fassino – non sono più in grado di fare investimenti perché il patto di stabilita’ glielo impedisce. Una delle cose che vogliamo discutere col Governo e’ proprio il suo allentamento e cambiamento, in modo tale che i Comuni tornino ad investire” e ha concluso “Ciò vale soprattutto in quei Comuni che hanno nelle casse dei residui attivi e non li possono spendere per una legge assurda”.

L’Anci a Fassino, il voto è stato quasi unanime

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E’ stato scelto il nuovo presidente dell’Anci,  l’associazione nazionale dei Comuni italiani, ed è stato scelto Piero Fassino, sindaco di Torino. Per lungo tempo era circolato il nome di Matteo Renzi, ma dopo le ultime polemiche era chiara la volontà del partito di rivolgere l’attenzione altrove. Fassino non ha trovato ostacoli sulla sua strada  e il suo nome è stato votato quasi all’unanimità, con una sola astensione e un solo voto contrario. Fassino sostituisce così Graziano Delrio, da pochi mesi ministro per gli Affari regionali nel governo Letta.

 

La Santanchè prevede: dopo la sentenza Unipol, l’esercito di Silvio insorgerà!

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Oggi è stato il giorno della sentenza Unipol, un anno per Silvio Berlusconi e questa sera Saniela Santnchè, ospite a Otto e Mezzo con Marco Travaglio, ha tenuto a ribadire la posizione sua e del partito di cui fa parte. L’accusa è per la magistratura politicizzata, perchè “il problema non e’ la tenuta del governo, il problema sono gli otto milioni di persone che hanno votato Silvio Berlusconi e che reagiranno”. Ha poi aggiunto: “Sappiamo che il popolo italiano è sostanzialmente moderato, quindi non andrà di certo a spaccare le vetrine per questo, ma probabilmente, se una cosa del genere dovesse realmente accadere, credo potrebbe rifiutarsi di rispondere allo stato, ad esempio non pagando le tasse”. C’è da chiedersi se davvero l’esercito di Silvio sia davvero così moderato, considerato che ieri il suo ispiratore, Diego Volpe Pasini, è arrivato ad affermare che “Esiste il diritto alla sberla o a tirare un calcio nel c**o”.

Unipol. Berlusconi decisivo: voleva danneggiare Fassino

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Nella vicenda dell’intercettazione Fassino-Consorte, quella della fatidica domanda “abbiamo una banca?”, il ruolo di Berlusconi fu decisivo: “Senza l’apporto in termini di concorso morale di Berlusconi, non si sarebbe realizzata la pubblicazione”. E ancora: “La qualità di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata”. E’ quanto si legge nelle motivazioni della condanna dell’ex premier a un anno di reclusione. Stando alle motivazioni, infatti, Berlusconi, la sera della vigilia di Natale del 2005, ad Arcore, ascoltò “attraverso il computer, senza alcun addormentamento”, la registrazione audio della telefonata, poi pubblicata sulle pagine del “Giornale”. Non viene quindi accettata la versione secondo la quale il leader del Pdl aveva gli occhi chiusi nel momento in cui si ascoltava la telefonata stessa. “Deve ritenersi – scrivono i giudici – che Berlusconi abbia ricevuto quella sera a casa sua, ad Arcore, la visita di Favata e Petessi (coloro i quali gli portarono materialmente il nastro registrato), insieme col fratello, essendo ben consapevole del motivo per cui si svolgeva quella visita, in parte destinata a fargli sentire la famosa telefonata, nella chiara prospettiva della sua pubblicazione, di peculiare interesse in quel periodo pre-elettorale, tenuto conto della già sottolineata portata politica di quella conversazione”. In quanto “pubblico ufficiale” e considerata la “lesività della condotta nei confronti della Pubblica amministrazione”, i giudici non hanno ritenuto di concedere le attenuanti generiche. Oltre a questo, “va considerato il periodo in cui venne effettuata la pubblicazione, a 4 mesi dalle elezioni e nel pieno delle vacanze natalizie, periodo di scarsa affluenza di notizie politiche più importanti: l’interesse politico delle intercettazioni era pertanto evidente così come la volontà di darvi risalto”. “Il ruolo precipuo del premier – proseguono i giudici – era collegato certamente alla strenua richiesta di Raffaelli di incontrarlo per potergli presentare personalmente il suo progetto e ottenere l’appoggio, atteso che, secondo quanto lui stesso ha affermato, non avrebbe ceduto la chiavetta se non in quella occasione. Inoltre la sua qualità di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata, non potendosi ritenere che, senza il suo assenso, quella telefonata, che era stata per altro a casa sua, fosse poi pubblicata, a prescindere dalle espressioni di soddisfazione riferite da Favata a Petessi all’epoca dei fatti”.

 La replica dei legali di Berlusconi, Ghedini e Longo, è stata secca: “Le motivazioni della sentenza dimostrano ancora una volta la impossibilità di celebrare dei processi a Silvio Berlusconi a Milano. Tale decisione appare ancor più straordinaria visto che a un incensurato si negano non solo le attenuanti generiche ma anche la sospensione condizionale, confermando vieppiù il pregiudizio”. Secondo gli avvocati “il Presidente Berlusconi viene condannato per concorso morale e quindi non già per aver posto in essere qualche condotta specifica ma per aver rafforzato il proposito del fratello Paolo proprietario ed editore del Giornale. Mai nessuno ha potuto prospettare alcunché in proposito e anzi colui che ha consegnato l’intercettazione ha affermato che il Presidente Berlusconi non l’ha mai ascoltata. Parimenti Paolo Berlusconi ha ripetutamente ribadito che Silvio Berlusconi mai se n’era interessato. E’ una sentenza dunque basata sull’incredibile principio del ‘cui prodest’, che non potrà che essere riformata nei gradi successivi”.

“Abbiamo una banca!” costa caro ai fratelli Berlusconi… CONDANNATI

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Gli scandali Ds costano cari ai Berlusconi. I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano hanno condannato a un anno Silvio Berlusconi e a due anni e tre mesi Paolo Berlusconi, imputati per la vicenda con al centro intercettazione della telefonata Fassino-Consorte, all’epoca della tentata scalata di Unipol a BNL e che venne pubblica su Il Giornale quando era ancora coperta da segreto istruttorio.

Quale era la vicenda? Piero Fassino, allora segretario Ds, e Giovanni Consorte, numero uno di Unipol ebbero la seguente conversazione : “Allora abbiamo una banca?”. La telefonata non poteva essere pubblicata perché all’epoca era ancora coperta da segreto istruttorio. Il riferimento era alla scalata del colosso assicurativo a Bnl nel 2005.

Intanto Silvio Berlusconi, attraverso i suoi legali Piero Longo e Niccolò Ghedini, ha presentato un’istanza di legittimo impedimento per l’udienza di domani del processo Ruby, nella quale é prevista la richiesta di condanna da parte dei pm di Milano. Lo ha comunicato uno dei legali del Cavaliere, l’avvocato Piero Longo. La richiesta di impedimento riguarda alcuni impegni dell’ex premier, tra cui un incontro con il presidente del Consiglio Mario Monti e l’ufficio di presidenza del Pdl convocato per domani.

Protesta anche Fassino: L’IMU è un’imposta locale: lo Stato ce l’ha sequestrata!

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