E’ TMNews che riporta una nota del deputato Pd Marco Miccoli. Nel giorno in cui il nuovo governo chiederà la fiducia e mentre l’Italia affoga in una crisi che provoca sempre più tragedie familiari, il dem si dimostra preoccupato per la situazione del campionato e arriva a tirare in ballo Calciopoli nel lanciare un appello al neo premier Matteo Renzi: “Quello che sta succedendo nel campionato di calcio di serie A è davvero preoccupante”, scrive Miccoli, che prosegue: “Sembra di essere di fronte ad una nuova Calciopoli, con errori e favoritismi a raffica, da ultimo quelli verificatisi ieri nel derby di Torino. Per questo chiedo al nuovo presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi di verificare e garantire la trasparenza del massimo campionato italiano. Anche in presenza di tanti in Italia, ritengo che assicurare la correttezza del gioco più amato non possa che dare il segno di un Paese che cambia verso, dove viene premiato il merito e non le vecchie consorterie che speravamo aver scacciato e allontanato”.
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Ma quali problemi italiani? Nel Pd c’è chi si preoccupa del campionato
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/24/ma-quali-problemi-italiani-nel-pd-ce-chi-si-preoccupa-del-campionato/
Gli attori sono nudi, per i carabinieri: “atti osceni”. Show interrotto al Cocoricò
La compagnia teatrale Fanny&Alexander di Ravenna ha messo in scena lo show Memorabilia alla discoteca Cocoricò di Riccione. La performance prevedeva che, per accedere al locale, i clienti attraversassero tre porte-cabine all’interno delle quali sostavano in piedi tre coppie nude, come in alcuni spettacoli di Marina Abramovich, che gli interpreti volevano omaggiare. Ma qualcosa non è andato come previsto: lo show è stato interrotto dai carabinieri. I militari dell’arma, infatti, si trattava di atti osceni in luogo pubblico. Anche perchè, sostengono, per le esibizioni teatrali è necessariofare comunicazione alle autorità di polizia, cosa che non era stata fatta. E così gli artisti invece che sulla scena si sono trovati in caserma per l’identificazione. La direzione del locale ha parlato di “censura” mentre Luigi De Angelis, un esponente della compagnia, ha spiegato con un post su Facebook che al Cocoricò è stata presentata
“una performance che avevamo già fatto il 31 dicembre 2003, un omaggio a Marina Abramovic. Per entrare nel locale bisognava attraversare tre porte-cabine all’interno delle quali sostavano in piedi tre coppie nude. Sei performer, un organizzatore, un titolare del locale sono stati portati in caserma con questa ipotesi di reato: concorso aggravato in atti e spettacoli osceni. Che la performance fosse di assoluta attualità non avevo dubbi, ma che nel 2014 potesse essere esercitata la censura in questo modo fa riflettere molto sul paese in cui viviamo”.
Sulla stessa linea il commento di Marco Palazzi, amministratore delegato della discoteca:
“È assurdo che nel 2014 l’arte continui ad essere censurata. Eppure succede. Quanto avvenuto questa notte al Cocoricò, dove si stava svolgendo il ‘Memorabilia’, non si può definire in altro modo se non censura. La performance è stata interrotta e otto persone, me compreso, sono state portate in caserma. La stessa, identica performance era stata proposta al Cocoricò il 31 dicembre 2003, senza creare scandalo alcuno”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/24/gli-attori-sono-nudi-per-i-carabinieri-atti-osceni-show-interrotto-al-cocorico/
“Chiudi quella maledetta bocca”: la lettera a Riina
E’ Salvo Palazzolo che, su La Repubblica, informa che alcuni giorni fa, al carcere milanese di Opera, è stata recapitata una lettera il cui destinatario era il capomafia Totò Riina. La missiva, che presenta toni minacciosi, era firmata “Falange armata”. Ecco che si riapre una pagina del passato, con quella sigla che fra il 1992 e il 1993 rivendicava gli attentati ai centralini delle agenzie di stampa e lanciava messaggi di terrore. L’anonimo scrive a Riina: “Chiudi quella maledetta bocca – scrive l’anonimo a Riina, in questi mesi parecchio loquace durante l’ora d’aria, tanto da essere intercettato per decine di ore – ricorda che i tuoi familiari sono liberi”. Un altro messaggio inquitante si trova nel finale della lettera: “Per il resto stai tranquillo, ci pensiamo noi”. Spiega Palazzolo:
La lettera non è mai arrivata nella cella di Riina, è stata sequestrata prima dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha poi provveduto a inviare il testo alle procure di Palermo e Caltanissetta, in questo momento impegnate a decifrare le dichiarazioni del capomafia, e soprattutto le sue minacce nei confronti del pm Nino Di Matteo.
Ma quanto è attendibile il riferimento alla Falange Armata? Da vent’anni, ormai, quella sigla è scomparsa, portandosi dietro i suoi misteri, ripercorsi adesso da un bel libro di Massimiliano Giannantoni e Paolo Volterra (L’operazione criminale che ha terrorizzato l’Italia, la storia segreta della Falange Armata – Newton Compton editori). Ma della Falange Armata si stanno occupando in questi mesi i pm di Palermo che indagano sui misteri del dialogo fra Stato e mafia. E questo non è un mistero. Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi hanno già fatto confluire una parte dei vecchi atti dell’inchiesta romana sulla Falange nel processo trattativa. Altri accertamenti delegati alla Dia sono invece in corso, e coperti da un rigido segreto istruttorio: costituiscono l’ossatura del fasciolo bis dei magistrati di Palermo. Chi indaga ritiene che il dialogo segreto con i mafiosi non fu condotto solo dai politici e dai carabinieri del Ros rinviati a giudizio (Mancino, Dell’Utri, Mori, Subranni, De Donno), ma anche da alcuni agenti dei servizi segreti. Per il pool di Palermo, è più di un sospetto. C’è già una pista concreta, che vedrebbe indagato un ex dirigente dell’intelligence in rapporti con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino attraverso un intermediario.
Ecco perché è inquietante quel riferimento alla Falange Armata nella lettera inviata a Riina. Viene letto come un messaggio per il boss di Corleone, diventato fin troppo loquace con il suo compagno d’ora d’aria tanto da accusarsi delle stragi, ma anche come un’ulteriore minaccia ai pm di Palermo, impegnati in un nuovo versante delicatissimo di indagini.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
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Provvidenza Grassi: s’infittisce il mistero della sua morte
Il corpo senza vita di Provvidenza Grassi era stato trovato il 23 gennaio scorso all’interno della sua auto sotto il viadotto dell’autostrada Messina-Catania, che percorreva la notte del 10 luglio, giorno della sua scomparsa, per tornare a casa. I familiari tuttavia non sanno ancora se la giovane sia rimasta vittima di un incidente o se qualcuno possa aver spinto l’auto giù dal viadotto. Ora il mistero s’infittisce a seguito della testimonianza del fidanzato di Provvidenza, Fabio Lo Schiavo, attualmente ai domiciliari per droga. Stando a quanto fa trapelare La Gazzetta del Sud, il ragazzo avrebbe raccontato agli inquirenti di aver ricevuto una telefonata il 20 luglio dalla sua fidanzata, nella quale si sarebbe limitata a piangere, senza aggiungere nulla. La telefonata sarebbe avvenuta dieci giorni dopo la data presunta dell’incidente, che secondo gli investigatori è stato proprio la notte della sua scomparsa tra il 9 e il 10 luglio. A questa incongruenza si sommerebbe a una precedente testimonianza di una donna che avrebbe affermato di aver visto la ragazza ad agosto a Villapiana Lido, in provincia di Cosenza. La testimone ha riferito di aver chiamato alcune ore dopo al telefono della Grassi e di aver interloquito con una certa “Giada” che, piangendo, le avrebbe detto che a Provvidenza stavano somministrando una flebo e che si trovavano a Sala Consilina, segregate e schiavizzate, da due uomini di Catanzaro che avrebbero ucciso anche un uomo travolgendolo con l’auto. Ci sarebbe inoltre un’altra telefonata sempre di Provvidenza, a casa, risalente all’11 luglio. Ma quando la madre ha risposto Provvidenza non avrebbe parlato.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 1, 2014
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Audio shock! I poliziotti parlando di Provvidenza: “Questa è una putt…”
E’ una conversazione shock quella mandata in onda da Chi la visto nella quale si sentono parlare due agenti delle forze dell’ordine che hanno scordato il telefono alzato, dopo aver parlato con l’inviato del programma riguardo l’ipotesi di sequestro di Provvidenza Grassi, la 27enne messinese sparita nel luglio scorso dopo aver cenato col suo fidanzato a Rometta e ritrovata 4 giorni fa, con la sua 600 bianca, sotto il cavalcavia Bordonaro sulla Messina-Catania, dove è probabilmente rimasta vittima di un incidente.I poliziotti dicono: “Questa è una put***a, una zoc***a”, “C’è Chi l’ha visto, non possiamo fottercene”. Non solo, i due agenti hanno da ridire anche sull’insistenza del padre della ragazza: l’uomo non ha mai creduto che la figlia potesse essersi allontanata volontariamente e aveva più volte lanciato degli appelli. “Capita sempre di domenica pomeriggio, è la terza domenica pomeriggio che rompe i cog***ni, più il giorno di ferragosto”, continuano le voci al telefono, che poi parlano di qualcuno, il cui nome è stato coperto dalle redazione per tutelare la privacy, che avrebbe cacciato dalla caserma l’uomo “perché rompe i cogl***i, si mette a piangere. E’ un cogl***e, poi lo conoscerai, tanto verrà”. Nel frattempo, sono indagate 6 persone per omicidio colposo, poiché il guard rail attraverso cui è caduta Provvidenza non è a norma, e lo è tuttora, nonostante il dramma.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 29, 2014
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Che fine fanno i fondi europei che arrivano al ministero dell’Agricoltura?
E’ al lavoro la Guardia di Finanza di Roma, che qualche giorno fa ha acquisito documenti, fatture, mandati di pagamento, verbali di gare d’appalto ha bussato alle porte del ministero dell’Agricoltura e dell’Agea, la società controllata al 51 per cento, che ha il compito di erogare proprio i fondi. L’agenzia, cioè, dove la De Girolamo ha posizionato alcuni suoi fidati collaboratori. Ci si domanda dove finiscano i soldi dell’agricoltura italiana e a chi Nunzia De Girolamo, e prima di lei gli altri ministri suoi predecessori, concedano i miliardi di euro che ogni anno arrivano dall’Europa per i produttori di casa nostra. Il sospetto è che per anni, e fino a oggi, un’associazione a delinquere abbia lavorato di nascosto per ingannare l’Unione europea e frodare milioni e milioni di euro. Quello di cui si parla sono i Pac, contributi destinati a sostenere chi in Italia coltiva la terra e alleva bestiame, con le loro cifre altissime. Dal 2007 al 2013 sono arrivati da Strasburgo 8,9 miliardi di euro. A novembre sono stati ripartiti quelli per il periodo 2014-2020: 44 miliardi. L’Unione europea gestisce direttamente parte di tale somma scegliendo che tipo di produzioni sovvenzionare. L’altra parte tuttavia è gestita dallo Stato che decide le sue priorità. E in queste settimane sono arrivate al ministero richieste perché non vengano privilegiati alcuni territori a svantaggio di altri. Perché tra le regioni più “fortunate” ci sarebbe proprio la Campania, terra da cui proviene e ha il feudo elettorale la De Girolamo. Enzo Lavarra, responsabile agricoltura del Pd, spiega: “Le nomine che il ministro ha fatto all’Agea sono assolutamente inadeguate. Serve gente esperta e invece…». Il riferimento è a Giovanni Mainolfi, generale della Finanza, scelto proprio per «mettere ordine nell’agenzia”. Il problema è che Mainolfi è indagato nell’inchiesta sulla P4 ed è più volte citato in quella della P3, come “persona vicina ad Alfonso Papa e Pasquale Lombardi”, il politico e faccendiere campano che secondo la procura di Napoli avrebbero organizzato un’associazione segreta per pilotare appalti e concorsi. Lombardi conosce bene Nicola de Girolamo, padre del ministro. Nel 2003 fu nominato nel comitato di sorveglianza del Consorzio agricolo di Benevento dove Nicola era direttore. E lo è ancora tuttora, nonostante sua figlia, il ministro, sia in qualche modo il suo controllore. “Ma mai farò interventi diretti” ha giurato lei. Scrive Repubblica:
Tornando all’Agea, la preoccupazione del ministro nasceva dai continui ingressi dei finanzieri del Nucleo Spesa pubblica e frodi comunitarie, guidati dal generale Bruno Bartoloni, che stanno portando avanti l’inchiesta della procura di Roma. Il fascicolo non è contro ignoti, ma i nomi iscritti sono al momento top secret. Certo è però che l’indagine si muove in due direzioni: la prima riguarda il monte dei contributi, che spesso invece di finire ai produttori si perdono nei meandri della burocrazia interna tra appalti e software milionari mai realizzati. La seconda ha come oggetto un buco di 50 milioni: l’Agea nel corso dal 1999 al 2012 anni ha riscontrato una serie di irregolarità nella gestione dei fondi comunitari, quantificati dalla Corte dei Conti in 1,9 miliardi di rettifiche finanziare che l’Italia ha dovuto restituire. Secondo i finanzieri, però, l’Agea non ha rendicontato con regolarità ai revisori a Bruxelles. Risultato, l’Unione potrebbe bloccare i nuovi finanziamenti.
Non solo. Sotto osservazione è finita anche la Sin (il direttore generale nominato è Antonio Tozzi, ex fidanzato di Nunzia), una delle agenzie satellite dell’Agea, che ha il compito di gestire il sistema informativo tra il ministero e le singole Regioni. Non a caso tra i soci di Agea in questo progetto figurano anche Finmeccanica e Ibm. Ma c’è soprattutto Almaviva, un’azienda che — come segnalato dall’Espresso — vince nel 2007 un appalto da 1,1 miliardi di euro in cambio di servizi informatici fino al 2016. «Un servizio scadente» ha denunciato alla procura il deputato del Pd, Ernesto Carbone, epurato dalla Sin di cui è stato presidente fino ad aprile. Carbone è accusato di spese pazze. Ma lui ha ribaltato il tavolo denunciando appunto il mal funzionamento del software e la cattiva gestione dei vecchi amministratori.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 25, 2014
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Riina shock: “Meno male che si è messo Falcone alla guida o si salvava”
Ancora intercettazioni delle conversazioni nel carcere di Opera tra Totò Riina e il boss Alberto Lorusso. I dialoghi captati riguardano la strage di Capaci, dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone e gli uomini della sua scorta. “Meno male che lui si è voluto mettere là al posto dell’autista, se no si salvava, disgraziato. Una trovata migliore l’ha potuta trovare lui solo”. Quel giorno il giudice, tornato da Roma in aereo, aveva deciso di guidare l’auto blindata chiedendo al suo autista, Giuseppe Costanza di mettersi al volante. Falcone si mise così alla guida con accanto la moglie Francesca Morvillo. Prosegue Riina, parlando dei minuti successivi all’esplosione: “Mentre era al telegiornale… sono feriti lui e la moglie. Minc**a feriti! Poi nel mentre il telegiornale: è morto Falcone. Ti metti là minuto per minuto, no? Ci siamo! Ci siamo! Ci siamo!”. E prosegue: “Minc**a ho detto ma guarda che bordello.La moglie è viva, è viva. Dopo dieci minuti dice l’hanno ammazzata pure. Mia moglie dice: ma cosa è successo, ma che disgrazie, mischineddu, mischineddu… (poverino ndr) c’era una macchina, un aereo, lo hanno bombardato. Poi cercano l’aereo che non si è potuto trovare più…Poi subito allerta per la seconda”. “La seconda” per gli investigatori sarebbe la strage in cui morì Paolo Borsellino. Il boss parla anche del tritolo utilizzato: “Minc**a con quello ce ne sono voluti qualche 300 chili, con quello 500 chili. Non abbiamo risparmiato niente, devo dire la verità”. Poi raccontando di nuovo dell’attentato di Capaci. “Sembrava una zona di guerra appunto per questo loro non la possono digerire”. Ancora, durante l’ora d’aria Riina smentisce le parole del pentito Giovanni Brusca che ha raccontato agli inquirenti di avere saputo dal padrino di Corleone della consegna allo Stato del “papello”, l’elenco delle richieste della mafia per fare cessare le stragi. “Ma questo papello non si trova – dice – non c’è”. “Sono andati a fare le indagini sui miei figli, sulle mie sorelle, su mia moglie”, racconta alludendo alle indagini calligrafiche fatte dalla polizia per trovare l’autore del foglio consegnato ai pm da Massimo Ciancimino. Gli accertamenti fatti non hanno consentito agli investigatori di risalire alla paternità dello scritto. Insulti piovono anche su Massimo Ciancimino, “disonorato” e “folle di catene” (pazzo da legare ndr). Sollecitato da Lorusso dice che il figlio dell’ex sindaco mafioso collaborerebbe per riavere i soldi confiscati.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 22, 2014
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“Barbarella è potentosa come suo padre”: parla Riina
Si continua a parlare delle intercettazioni captate dalle cimici della Dia depositate agli atti del processo per la trattativa Stato-mafia. Il 18 settembre Totò Riina e Alberto Lorusso, boss della mafia pugliese, hanno discusso di Berlusconi e della figlia Barbara, di Nicole Minetti, Ruby, del governo passando anche per la candidatura di Martelli nel 1987. Riina e Lorusso, in quella data, si chiedono se Berlusconi, ancora leader del Pdl e alleato di Letta, voglia fare cadere l’esecutivo. “Stasera c’è la votazione – dice Lorusso – Il Governo lui non lo farà cadere, non gli conviene fare cadere il Governo”: E Riina: “No, no. Cornuti sono chi sale al Governo. Lo sai com’è”. A questo punto Lorusso parla della possibile candidatura di Berlusconi in Lettonia: “Forse si candida là”. E Riina: “Va là a ‘cafuddare'”. Gli inquirenti hanno tradotto questo termine «nel senso di fare sesso». È Lorusso a spiegare che “Berlusconi è conosciuto dappertutto, sono vent’anni che tutte le televisioni parlano di lui. In tutto il mondo parlano di lui”. Poi i due citano anche Nicole Minetti: “L’ha fatta assessore a 12.000 euro al mese, perchè faceva l’assessore? Perché sapeva parlare la lingua inglese”. E Riina ride. Fino a parlare anche di Mubarak e di Ruby Rubacuori, definita “nipote di Mubarak”. “Che figlio di … – dice Riina – le vede che figlio…”. E continua a ridere.La candidatura di Claudio Martelli con il Psi nel 1987 è tra gli argomenti affrontati dal boss mafioso Totò Riina con il suo vicino di cella, il boss pugliese Alberto Lorusso. Sono stati diversi i pentiti, tra cui Francesco Onorato, ad avere raccontato che Martelli avrebbe ricevuto i voti della mafia. Una circostanza che l’ex ministro della Giustizia ha sempre smentito. Ma i due, in un’altra data, il 31 ottobre, parlano anche di Andretti: “quell è stato una persona seria, a livello mondiale. Figlio di put…, che persona seria, eh? Chiesa e casa, casa e chiesa. Questo qua era un burattinaio, che cavolo di burattinaio…”. E ancora parlano della figlia di Berlusconi e della sua love story con il milanista Pato: “Min… Barbarella, Barbaretta, sta Barbarella è potentosa come suo padre, perchè si è messa sotto quello lì… Lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più, lui dice che vuole venire di nuovo”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 22, 2014
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Le intercettazioni del boss: Riina parla di Berlusconi
Una chiacchierata tra il boss mafioso Totò Riina e il suo vicino di cella Alberto Lo Russo intercettata dagli uomini della Dia. Oggi arrivano nuovi particolari. Dopo aver parlato del pm Di Matteo e della partecipazione al processo sulla trattativa Stato-Mafia di Napolitano, Riina ha parlato anche di Berlusconi. In una conversazione avvenuta il 20 settembre 2013 nel cortile del carcere milanese di Opera e captata dalle cimici della Direzione investigativa antimafia di Palermo, finita adesso agli atti del processo per la trattativa tra Stato e mafia, i due parlano dei “guai” dell’ex premier. Non si sa se guai giudiziari o di carattere politico. Lorusso aggiorna il boss sulle ultime notizie del leader di Forza Italia e il capomafia di Corleone risponde: “se lo merita, se lo merita. Gli direi io ‘ma perche’ ti sei andato a prendere lo stalliere? Perchè te lo sei messo dentro?'”. Secondo gli investigatori, Riina fa riferimento a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, condannato per mafia, morto qualche anno fa. Sempre parlando di Mangano, Riina in quella stessa conversazione, parte della quale omissata dai magistrati della Dda, aggiunge poi: “Era un bravo picciotto (uomo ndr. Mischino (poverino ndr), poi si è ammalato ed è morto”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 21, 2014
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Depositate le intercettazioni su Riina. Su Napolitano “bene se non testimonia”
Sono state depositate dagli uomini della Dia parte delle intercettazioni effettuate il 16 novembre 2013 alle 9.30, mentre il boss mafioso Totò Riina parlava con il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lo Russo, nel carcere milanese di Opera. E si sente: “E allora organizziamola questa cosa! Facciamola grossa e non ne parliamo più”. I due parlano del pm antimafia Antonino Di Matteo, che rappresenta l’accusa nel processo per la trattativa tra Stato e mafia che vede tra gli imputati proprio il boss corleonese. Stando agli appunti degli uomini della Dia, mentre Riina dice “organizziamola questa cosa”, tira fuori la mano dal cappotto e gesticolando mima il gesto di fare in fretta. Il boss mostra di non temere Di Matteo: “Vedi, vedi si mette là davanti, mi guarda con gli occhi puntati ma a me non mi intimorisce…”. Poi sul progetto di attentato: “Questo Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta e allora, se fosse possibile, ad ucciderlo… Una esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari”. “Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono”, continua Riina con Lorusso. “Questo pubblico ministero di questo processo che mi sta facendo uscire pazzo”. Ancora, Riina si mosta incontenibile: “Se io restavo fuori, io continuavo a fare un macello, continuavo, al massimo livello. Ormai c’era l’ingranaggio, questo sistema e basta. Minchia, eravamo tutti, tutti mafiosi”. Non solo, aggiornato in tempo (quasi reale) da Lorusso, apprende della richiesta di testimonianza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al processo sulla trattativa. Lorusso lo informa che le tv rilanciano le dichiarazioni del vice presidente del Csm (Vietti) e di altri politici che ritengono che il capo dello Stato non debba testimoniare. Riina approva: “fanno bene, fanno bene… ci danno una mazzata… ci vuole una mazzata nelle corna… a questo pubblico ministero di Palermo”. Al che Lorusso dice: “sono tutti con Napolitano dice che non ci deve andare. Lui è il presidente della Repubblica e non ci deve andare”. Riina afferma: “Io penso che qualcosa si è rotto…” Cronologicamente, i primi riferimenti conducibili al pm Di Meatteo: “Di più per questo, per questo signore che era a Caltanissetta, questo che non sa che cosa deve fare prima. E’ un disgraziato… minc**a è intrigante, minc**a, questo vorrebbe mettere a tutti, a tutti, vorrebbe mettere mani… ci mette la parola in bocca a tutti, ma non prende niente, non prende…”. Nel frattempo, in Procura, spiega Repubblica, cresce la preoccupazione perché i boss sarebbero a conoscenza di notizie mai pubblicate: il 14 novembre scorso gli inquirenti trascrivono l’ennesima intercettazione captata nel cortile di Opera. Quando la notizia delle minacce di Riina al pm Di Matteo era finita sui giornali, i magistrati decisero di presentarsi in massa in Tribunale per manifestare ai pm del processo per la trattativa tra Stato e mafia la loro solidarietà. Ma la decisione non era stata ancora ufficializzata nè era finita sui giornali o in tv e se n’era parlato soltanto via mail tra pm e poche persone. Così è Lorusso ad avvisare il 14 novembre scorso Riina: “…hanno detto che alla prossima udienza ci saranno tutti i pubblici ministeri all’udienza… saranno presenti tutti”. E Riina annuisce: “Ah tutti”. Una notizia circolata solo sulla mailing list interna al Palazzo di giustizia.
“Mi viene una rabbia – continua Riina – ma perchè questa popolazione non vuole ammazzare a nessun magistrato? A tutti… ammazzarli, proprio andarci armati e vedere…”. Si ingalluzziscono , proprio si ingalluzziscono… perchè c’è la popolazione che li difende, che li aiuta. Quelli però che devono andare a fare la propaganda là, sono quelli che devono andare a fare la propaganda. Hanno lo scopo in testa per uno strumentìo (strumentalizzazione ndr) completamente e le persone sono con loro…”.
“Quelli si meritavano questo e altro – continua Riina – questo è niente quello che gli feci io! Gli ho fatto, però meritavano. Se ci fosse stato qualche altro avrebbe continuato e non hanno continuato e non hanno intenzione di continuare, nessuno”. E il boss corleonese, sempre il 30 ottobre, rivendica le sue gesta e sembra che nessuno in Cosa nostra riesca a seguire le sue orme. Tanto che Lorusso dice: “E così subiscono sempre, così subiscono, subiscono, subiscono e continueranno a subire”
Nei dialoghi con Lo Russo c’è anche un accenno alla strage Chinnici: “Quello là salutava e se ne saliva nei palazzi. Ma che disgraziato sei, saluti e te ne sali nei palazzi. Minchia e poi è sceso, disgraziato, il procuratore generale di Palermo”. Chinnici fu ucciso da un’autobomba il 29 luglio del 1983.
Il capomafia si dice deluso da quello che è ritenuto l’attuale capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro: “A me dispiace dirlo, questo signor Messina Denaro, questo che fa il latitante, questo si sente di comandare, ma non si interessa di noi. Questo fa i pali della luce – aggiunge riferendosi al business dell’energia eolica in cui Messina Denaro è coinvolto – ci farebbe più figura se se la mettesse in c… la luce”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 20, 2014
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La De Girolamo e la “vicenda kafkiana”: riferisce alla Camera
Il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo è in mezzo alla bufera per il caso legato alla Asl di Benevento, sul quale oggi ha riferito in Aula, con un intervento all’interrogazione del Pd .”Vengo qui con spirito di grande serenità”, ha detto il ministro. “La mia vita di politico, di persona e di donna è stata travolta da un linciaggio e un accanimento senza precedenti”, ha aggiunto. E ancora: “Vengo con determinazione a spiegare i motivi per cui mai e poi mai ho abusato del mio ruolo di deputato e mai ho violato la Costituzione”. “Il mio riserbo dei primi giorni era dettato dal rispetto per il lavoro magistratura”, ha aggiunto. “Mai e poi mai il mio nome è coinvolto nella truffa alla Asl di Benevento che riguarda altre persone, una delle quali ha costruito un dossier contro di me frutto di un complotto ai miei danni”. “Questa vicenda è kafkiana, a leggere i giornali sembra che sia io ad essere sotto inchiesta ma la realtà è diversa, io non sono indagata, indagato è Pisapia e l’intercettazione è abusiva”. Nelle carte sulla vicenda Asl si parla di “pericolosità dei soggetti coinvolti, di capacità e attitudine delinquenziale”, in particolare dello “spessore delinquenziale di Pisapia”. Nunzia De Girolamo ha anche sottolineato che l’inchiesta nella quale è stata coinvolta parte da una attività illecita di intercettazione, che riguarda anche aspetti e considerazioni di carattere privato che sono state rese pubbliche. “Se mi pento per espressioni colorite usate in un contesto privato, non mi pento di aver aiutato gente che chiedeva ad alta voce maggiore assistenza sanitaria”. E ancora ha voluto ribadire: “In una terra devastata dalla camorra, dalle ruberie e dalla convivenza con i clan da parte di anime belle che oggi si indignano per le parolacce di un ministro, desta scandalo che un deputato abbia chiesto informazioni sul bar dello zio. Semplici informazioni, nessuna pressione: il dirigente dell’ospedale Fatebenefratelli, che è privato, ha detto di non aver avuto pressioni da me”. Ha quindi proseguito spiegando che “È avvenuto che io abbia tenuto riunioni” nella mia dimora privata perchè “soffrivo di una particolare patologia post partum che mi impediva spostamenti” e come parlamentare della zona esercitavo il “diritto e dovere di segnalare questioni e trovare soluzioni”. E ha aggiunto: “Sono state estrapolate una serie di espressioni che collegate tra loro offrono un suggestivo richiamo giornalistico, ma non sono la verità”.”Il mosaico si vede nel suo insieme” o può essere una “brutta opera”. L’interpellanza presentata dal Pd chiede “Quali siano le valutazioni del ministro sulla vicenda” da cui è interessata, “e quali siano state le motivazioni che hanno determinato il suo intervento poco trasparente nelle specifiche questioni contribuendo ad orientare importanti decisioni di interesse pubblico riguardanti l’organizzazione dell’Asl di Benevento”. L’interpellanza del Nuovo centrodestra, a prima firma del capogruppo Enrico Costa, è stata presentata per chiedere come il titolare delle Politiche agricole “intenda tutelare non solo la sua immagine, ma, e soprattutto, le basi dello stato di diritto nei confronti del soggetto che si è reso responsabile delle registrazioni abusive di cui è stata vittima”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 17, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/17/la-de-girolamo-e-la-vicenda-kafkiana-riferisce-alla-camera/
“Nunzia De Girolamo, il contratto che prova il favore allo zio”: parla Il Fatto
E’ il Fatto quotidiano a pubblicare il contratto che il quotidiano reputa sia la prova che il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, ha fatto un favore a suo zio, Franco Liguori, marito della sorella della madre del ministro. Liguori ha strappato la gestione del bar dell’ospedale Sacro Cuore-Fatebenefratelli di Benevento al fratello maggiore, Maurizio Liguori, che da decenni gestiva il bar, intestato al padre ottantenne Mario. Il bar fattura annualmente 200 mila euro circa. Secondo il Fatto quotidiano:
Nunzia De Girolamo fa pressioni sulla direzione della Provincia Religiosa dell’ospedale perché quel bar, dopo la scadenza del contratto di affitto, sia tolto magari con un provvedimento giudiziario di urgenza a Maurizio Liguori e sia dato al fratello, Franco Liguori.
Il politico alla fine ha raggiunto il suo obiettivo: Il Fatto pubblica oggi il contratto di affitto di azienda siglato il 30 settembre che rappresenta la sua vittoria nella contesa familiare. Il bar passa dalla società gestita da Maurizio Liguori e intestata al padre ottantenne Mario all’impresa di Giorgia Liguori, figlia del fratello di Maurizio, quel Franco Liguori che oggi siede dietro alla cassa come su un trono conquistato dopo una lotta fratricida.
[…] Margherita De Iapinis – la mamma del politico che fa le pressioni per il bar – e Raffaella – la mamma di Giorgia Liguori che ne beneficia – abitano in case adiacenti.
Nunzia De Girolamo per “accelerare” la firma del contratto di affitto di azienda in favore della cugina e dello zio ordina al “suo uomo” nell’ente vigilante, cioé il direttore generale della ASL di Benevento Michele Rossi, la celebre frase svelata dal Fatto: “al Fatebenefratelli (…) mandagli i controlli e vaffan***o”.
Cosa succede dopo i controlli? Questa la versione del Fatto:
La Guardia di Finanza “allo stato” non rileva alcun reato. Il Fatto ora ha scoperto che il bar dell’ospedale Sacro Cuore di Benevento, a novembre del 2012, quindi quattro mesi dopo quell’ordine al direttore generale registrato a tradimento dal direttore amministrativo della Asl di Benevento, Felice Pisapia, è stato chiuso dopo un controllo.
“L’ispezione l’abbiamo avuta nel novembre 2012″, racconta Maurizio Liguori, “sono venuti addirittura i Nas direttamente da Salerno e sono stati sei ore. Da quel giorno il bar è rimasto chiuso e poi ne è stato aperto un altro con una nuova gestione. Ho avuto anche una sanzione economica, 3000 euro mi pare”. Al termine dell’intervento i Nas rilevarono delle infrazioni e, come impone il regolamento europeo chiamarono per stilare il verbale di chiusura, un funzionario della Asl di Benevento, Alfredo Gorgonio.
Durante la conversazione registrata a tradimento a luglio, Nunzia De Girolamo aveva detto al direttore generale della Asl di Benevento Michele Rossi: “Sono degli str***i … Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo. Altrimenti mi creano coppetielli con questa storia. (….) Mandagli i controlli e vaffan***o … Carrozza (Giovanni, direttore amministrativo dell’ospedale Ndr) mi ha preso per il c**o”.
Controlli che di fatto chiudono la gestione di Maurizio Liguori. Il contratto d’affitto successivo, a partire dal 30 settembre 2013, sarà firmato da Giorgia Liguori, figlia di Franco, zio di Nunzia De Girolamo:
Maurizio Liguori poi non ha più riaperto. Una sua cognata, sotto anonimato, al Fatto dice: “Ci hanno soffiato il bar”. Il 30 settembre 2013 frate Pietro Cicinelli firma con Giorgia Liguori l’affitto di azienda del nuovo bar. L’impresa paga 2 mila euro al mese più Iva per tre anni ai frati. L’affitto basso tiene conto dei lavori effettuati a spese dell’affittuario per 45 mila euro. Dal quarto anno l’affitto sale a 5 mila euro al mese. L’avvocato Vrenna, direttore degli affari generali della Provincia Religiosa del Fatebenefratelli, conferma al Fatto: “Nunzia De Girolamo mi ha chiamato e mi ha chiesto gentilmente di verificare la possibilità di accelerare. Io le spiegai che avendo impugnato il precedente conduttore il contratto di affitto sostenendo che fosse una locazione commerciale, bisognava aspettare i tempi tecnici. O si trovava un accordo con il diretto interessato o niente. C’era una procedura da rispettare e una procedura andava rispettata”.
Nessun favoritismo per lo zio del ministro? Vrenna nega: “Il precedente conduttore ha presentato un’offerta peggiore e non aveva voglia di fare gli investimenti”. E i controlli al bar inviati dopo la richiesta del ministro al direttore della Asl dei controlli all’ospedale? “Che vuole da me? I Nas dipendono dal ministero della salute mica li mando io. Eh ehe eh. Se sono mossi per motivi trasversali io che ne posso sapere. Ognuno si assume le proprie responsabilità. Ci sarà chi di competenza a giudicare, se del caso, e comunque gli elettori”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/09/nunzia-de-girolamo-il-contratto-che-prova-il-favore-allo-zio-parla-il-fatto/
2013… che spettacolo! Il video che lo ripercorre in stile Broadway
Jib Jab è un’applicazione che permette di fare video animati come fossero un cartoon e i risultati sono spesso esilaranti. In omaggio all’anno che sta per terminare, i creativi della società hanno creato un filmato stile Broadway che ripercorre i momenti più salienti del 2013 senza dimenticare un ultimo saluto a chi ci ha lasciato… e ora si trova in Paradiso!
Pubblicato da tdy22 in dicembre 24, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/24/2013-che-spettacolo-il-video-che-lo-ripercorre-in-stile-broadway/
Solo sei minuti, per ripercorrere un anno. Il video che riassume il 2013
2013: What Brought Us Together. Il video è la risposta che in molti si pongono quando si avvicina il termine di un anno: cosa ci ha uniti? La risposta la dà un video di circa 6 minuti realizzato e pubblicato su YouTube dall’utente Jean-Louis Nguyen. si tratta di un montaggio degli avvenimenti che hanno lasciato il segno in questi 12 mesi. Si va dalla maratona di Boston e le bombe che l’hanno colpita, al tifone delle Filippine al riconoscimento dell’unione tra persone dello stesso sesso in California,. Ma non poteva mancare neanche l’elezione di Papa Francesco e, curiosamente, spunta anche Berlusconi con la sua Forza Italia. Il mondo, nel bene o nel male, si è trovato unito da delle immagini che sono arrivate tramite tv e, soprattutto internet. Al termine del video, non mancano gli ultimi ricordi per le menti e i talenti a cui abbiamo detto addio: dall’attore James Gandolfini a Lou Reed, fino alle più recenti scomparse di Nelson Mandela e Paul Walker.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 18, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/18/solo-sei-minuti-per-ripercorrere-un-anno-il-video-che-riassume-il-2013/
La De Girolamo finisce nello scandalo della Asl di Benevento
L’ex direttore amministrativo della Asl Felice Pisapia, indagato, ha consegnato alla Procura di Benevento dei file in cui si sente la voce di Nunzia De Girolamo, che non risulta indagata. La politica sarebbe stata intercettata per mesi, abusivamente, durante riservate riunioni, dall’uomo che sostiene di essere stato messo in trappola e rimosso dalla Azienda sanitaria locale perché “contrario ad ingerenze esterne”. La De Girolamo sarebbe dunque stata “spiata” a lungo, quando non era ancora ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, ma dettava legge nel Sannio come la parlamentare di riferimento dei berlusconiani. Come spiega Repubblica:
Lunghe conversazioni, tanto informali. Tra la De Girolamo, lo stesso Pisapia, e poi manager, medici, avvocati o fedelissimi del “cerchio magico” della ministra. Documenti audio con ogni probabilità inutilizzabili, date le prerogative legate allo status di parlamentare. Ma l’inchiesta, con atti secretati da un anno, affidata al pm Giovanni Tartaglia Polcini, sotto l’attento coordinamento del procuratore capo Giuseppe Maddalena, tiene i palazzi in ansia, non solo da quel lato della Campania. E avrebbe non poco irritato la De Girolamo.
Uno scandalo – quello che coinvolge Pisapia e il suo acerrimo rivale, l’attuale direttore generale Michele Rossi, fedelissimo alla De Girolamo – di cui tutti sanno tutto in città. Sui cui eventuali esiti giudiziari si favoleggia ogni giorno, sotto i portici dell’antico tracciato romano e longobardo, nota anche come la “città delle streghe”. Anche se, a guardar dentro e fuori il palazzo della Procura nuovo di zecca, con i suoi marmi lucidissimi e i finestroni panoramici sulla vallata, regna la calma (più sospetta).
I fatti. Pisapia, salernitano, commercialista, viene coinvolto in una vicenda di irregolarità per alcuni mandati di pagamenti e rimosso, esattamente un anno fa, il 17 dicembre 2012, dopo un’ispezione della Finanza e una serie di controversie tra lui e il direttore generale della Asl, Michele Rossi. Indagato da Tartaglia Polcini, Pisapia rende spontanee dichiarazioni a gennaio. Parla per nove ore, assistito dall’avvocato Vincenzo Regardi. Racconta un’altra verità, “mi hanno eliminato, Rossi e gli altri legati alla De Girolamo, io non gli consentivo alcune cose”. Formalmente, come l’altro avvocato, Giulio Gomez D’Ayala scrive nel ricorso civile appena presentato contro Rossi, Pisapia sostiene di essere stato punito perché si è opposto a “interferenze esterne e non istituzionali”.
E non a caso, su punti tecnici e disavventure, chiama “a testimoniare il ministro De Girolamo”. Come mai? Come può dimostrare che “Nunzia” sapesse di ogni foglia di quel che si muoveva tra uffici e direzioni dell’Asl? Esempio: gare di appalto, business del 118, bandi giù pronti e in scadenza
e stranamente sospesi da Rossi? Pisapia sostiene che passano mesi e nessuno chiede riscontri. Allora torna in Procura e consegna quei file: con la voce della ministra. Però molte altre ve ne sarebbero. In una di queste, lei userebbe l’innocua metafora di “tre accendini” per riferirsi ad una gara. Intanto Michele Rossi, il direttore generale, interpellato da Repubblica, alza le mani: “No no. Mi deve consentire il silenzio. Al più presto emerga la verità”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 18, 2013
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Casalinghe di Salerno… in Facebook adescavano 14enni
27 e 29 anni, casalinghe entrambe e residenti in un comune del Vallo di Diano nel Salernitano utilizzavano Facebook per adescare minorenni, almeno secondo l’accusa le due donne, di cui una sposata, invitavano ragazzi di 14 anni nell’abitazione di una delle due. A far scattare l’allarme è stata la famiglia di un minorenne che aveva notato un comportamento strano nel ragazzo. Le due donne ora sono state arrestate, anche a fronte di una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali. I minori sono stati ascoltati con l’ausilio di psicologi e in ambiente protetto.
Pubblicato da tdy22 in novembre 8, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/11/08/casalinghe-di-salerno-in-facebook-adescavano-14enni/
Quale Letta? Zio o nipote?
Marchionni, ex top manager di Fonsai, nella conversazione intercettata nel dicembre 2012, dalla guardia di finanza, parla con Alberto Alderisio, uomo di fiducia della famiglia Ligresti, riferendosi alla figura di Giannini: “Ha paura, ha paura di tutti. Ma sai cos’è? E che secondo me – dice – il ‘vecchio’ (Salvatore Ligresti, ndr) si lascia andare tutte le volte a discorsi tipo ‘massì, ma lui lo sa che ho parlato a Letta, è tutto a posto, che lo rinnovano'”.
Ora però su quell’intercettazione e in particolare su quel “Ho parlato con Letta è tutto a posto” , fonti di Palazzo Chigi precisano che “senz’altro non può trattarsi di Enrico Letta perché il presidente del Consiglio non ha mai parlato con Salvatore Ligresti in vita sua”.
Quindi se non è Enrico sarà Gianni? All’epoca, Gianni era sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mentre Enrico era l’allora vicesegretario del Pd.
Pubblicato da tdy22 in novembre 2, 2013
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Dal mare ai Monti tutti eravamo spiati, anche la fine del governo
Nessuno l’avrebbe mai sospettato, neppure se fosse stato inserito in un film di 007 il pubblico lo avrebbe accettato, ma purtroppo invece, la potente centrale di spionaggio sembrerebbe proprio esistere e sarebbe nascosta a Milano tra parabole satellitari e impianti di aria condizionata. Il sistema è automatizzato e cattura telefonate che poi vengono immediatamente ritrasmesse negli Usa. Almeno questo è quello che c’è scritto nei documenti di Snowden dove la centrale risulta essere attiva dal 13 agosto 2010. C’è quindi una data a cui far riferimento, c’è un luogo fisico da cui il meccanismo di intercettazione è partito, c’è un punto localizzabile che sembrerebbe essere il responsabile di quelle intercettazioni che hanno messo in “imbarazzo” Barack Obama quando ha dovuto rispondere al governo tedesco di quelle attività di spionaggio che potrebbero essere state compiute sui telefoni di Angela Merkel. Sembra proprio che a Milano e Roma siano state installate quelle strumentazioni capaci di captare ignari cittadini, così come i capi di stato.
Quando ci sono stati però il record dei controlli? Secondo l’Espresso:
Il record di controlli avviene nelle settimane delle dimissioni di Mario Monti da Palazzo Chigi, annunciate l’8 dicembre e formalizzate il 21: l’inizio della campagna elettorale più incerta della Seconda Repubblica. In questo periodo lo spionaggio quotidiano in Italia supera quello in Francia ed è inferiore in Europa solo a quello nei confronti della Germania.
Le priorità di Washington nella sorveglianza sono indicate in un altro file di Snowden: al primo posto ci sono “le intenzioni della leadership”, poi la “stabilità economica”, quindi le “minacce alla stabilità finanziaria” e gli “obiettivi di politica estera”. Ossia tutto quello che in quei giorni era messo in discussione dallo scioglimento delle Camere. Se anche lo spionaggio si fosse limitato al censimento di massa delle conversazioni – chi chiama chi, con quale sim e da quale cellulare – si tratterebbe di una grave intromissione nella vita democratica del paese. Ma non si può escludere che siano stati pure registrati i colloqui e seguiti i movimenti degli apparecchi. Le regole Usa vietano infatti l’ascolto e la tracciatura degli spostamenti solo nei confronti di cittadini statunitensi.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 31, 2013
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Intercettazioni? Ridiamoci su… Crozza e le sue meraviglie tra Renzi e Merkel
Maurizio Crozza torna con il suo “Paese delle Meraviglie” e ironizza su due temi caldi: da una parte ci sono le intercettazioni e il Datagate che sta rivoluzionando i rapporti mondiali, dall’altro c’è la Leopolda e Matteo Renzi che parte per la sua campagna elettorale. Da una parte un tema caldo internazionale, dall’altra un tema bollente che rischia di spezzare il Pd peggio della bomba che ha detonato la destra sempre più divisa. Nella prima parte c’è la Merkel e Hollande, tra una canzone e un dialogo, sembra che l’ironia non possa prevalere su un tema così attuale e grave. Nella seconda parte c’è invece Renzi e il suo slogan “dare un nome al futuro”… forse quelle meraviglie che si attendevano dal comico ligure si ritroveranno nel futuro!
Pubblicato da tdy22 in ottobre 26, 2013
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I telefoni caldi dell’era Craxi… sempre siamo stati intercettati?
Sapere che siamo sempre stati intercettati e non solo dagli americani, non può certo sminuire il problema del Datagate di oggi, ma forse può farci comprendere meglio la storia italiana, di una politica, costantemente “indirizzata” e “seguita” sin dai tempi del presidente del consiglio Bettino Craxi, durante crisi di Sigonella, tra la notte di giovedì 9 e la mattina di sabato 11 ottobre 1985. A parlare oggi è Gennaro Acquaviva, uno dei più stretti collaboratori di Bettino.
Come racconta l’Huffington in quell’occasione vi era la nave da crociera Achille Lauro – su cui i terroristi del Fronte per la liberazione della Palestina guidati da Abu Abbas avevano ucciso a sangue freddo Leon Klinghoffer, un cittadino americano disabile di 69 anni, di religione ebraica – ferma in Egitto a Porto Said. E un aereo della Egypt Air con a bordo Abbas e alcuni dei suoi uomini parcheggiato sulla pista di Sigonella dove la Delta Force, su ordine del presidente Ronald Reagan, aveva tentato un colpo di mano impedito dai carabinieri della base e dal “no” di Craxi. Per sbloccare la situazione, durante quelle ore cruciali si incrociarono centinaia di telefonate. Ma non tutte partirono dalle stanze di Palazzo Chigi.
Senatore Acquaviva, è vero che per evitare le intercettazioni lei fu costretto più volte a scendere nella Galleria di piazza Colonna per comunicare con un telefono a gettoni?
“Non era proprio la Galleria Colonna, però sì. Eravamo sicuri di essere intercettati. Poi negli anni successivi ci siamo accorti che era più il Mossad della Cia, ma sapevamo di essere sotto intercettazione”.
Come ve ne siete accorti?
“Perché la gente ha parlato”.
Cioè?
“Beh, se una volta che hai risolto il problema non sei stato ammazzato, poi la gente parla”.
Capisco. E le telefonate le faceva dal caffè Berardo?
“Ma lasciamo stare. Quello che posso dire è che il momento critico è la mattina di sabato, quando arriva la richiesta di estradizione di Abbas da parte di Reagan e il ministero della Giustizia italiano decide di rigettarla perché non ci sono prove della sua colpevolezza. Ecco, è in quel momento che Craxi ci dice che l’aereo egiziano può ripartire da Sigonella e Abu Abbas è libero di andare dove vuole”.
Poi cosa succede?
“Che a mezzogiorno Craxi informa i segretari dei partiti al governo, poi per quattro ore scompare”.
In che senso scompare?
“Che va via da Palazzo Chigi senza dire niente a nessuno, né a me, né ad Amato. Telefona ai segretari dei partiti da un telefono a noi ignoto, prende l’aereo di Stato, va a Milano e per quattro ore scompare dalla connessione con il potere. Nel senso che noi collaboratori, la batteria telefonica di Palazzo Chigi e quella del Viminale, e i servizi non sappiamo dove sia”.
Perché?
“Per non essere fermato nella decisione che ha preso, di togliere il fermo temporaneo all’aereo egiziano, svincolare Abbas da ogni obbligo giuridico nel nostro paese e comunicare il tutto agli ambasciatori degli Stati Uniti e dell’Egitto. Perché gli americani volevano che gli consegnassimo Abbas e gli egiziani rompevano le scatole dicendo che non restituivamo l’aereo non avrebbero lasciato ripartire l’Achille Lauro”.
E le telefonate?
“Beh, all’epoca noi non avevamo il telefono rosso con una linea diretta con Washington, come Mosca, Londra e Parigi. Era una roba un po’ casereccia. Peraltro, proprio dopo Sigonella la Casa Bianca decise di stabilire un contatto diretto anche con Roma, via telex. Non erano ancora i tempi di internet”.
Ma le intercettazioni le facevano lo stesso?
“Infatti se uno poteva parlava a voce”.
E in quei giorni ve ne accorgeste.
“Questo lo posso confermare. Fin dal giovedì avemmo la sensazione di essere intercettati”.
Per ovviare, cosa avete fatto?
“Abbiamo usato gli strumenti della nostra intelligenza. Parlare a voce, appunto. O non parlare affatto”.
Oppure andare al telefono a gettoni in un bar della Galleria.
“Prima di tutto non era la Galleria Colonna. E poi, senta a me, a quell’epoca le più sicure erano le cabine telefoniche pubbliche…”.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 26, 2013
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Il governatore della Campania spiato? Trovato congegno nell’ufficio di Caldoro
Gli addetti delle pulizie hanno scoperto un congegno predisposto per l’installazione di una “cimice” nell’ufficio distaccato del governatore della Campania, Stefano Caldoro, all’interno del Consiglio regionale a Napoli. Il dispositivo, risultato privo di microfono, si trovava in una stanza che Caldoro utilizza di rado e solo in occasione delle sedute del Consiglio regionale.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 8, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/10/08/il-governatore-della-campania-spiato-trovato-congegno-nellufficio-di-caldoro/
La Santanchè prevede: dopo la sentenza Unipol, l’esercito di Silvio insorgerà!
Oggi è stato il giorno della sentenza Unipol, un anno per Silvio Berlusconi e questa sera Saniela Santnchè, ospite a Otto e Mezzo con Marco Travaglio, ha tenuto a ribadire la posizione sua e del partito di cui fa parte. L’accusa è per la magistratura politicizzata, perchè “il problema non e’ la tenuta del governo, il problema sono gli otto milioni di persone che hanno votato Silvio Berlusconi e che reagiranno”. Ha poi aggiunto: “Sappiamo che il popolo italiano è sostanzialmente moderato, quindi non andrà di certo a spaccare le vetrine per questo, ma probabilmente, se una cosa del genere dovesse realmente accadere, credo potrebbe rifiutarsi di rispondere allo stato, ad esempio non pagando le tasse”. C’è da chiedersi se davvero l’esercito di Silvio sia davvero così moderato, considerato che ieri il suo ispiratore, Diego Volpe Pasini, è arrivato ad affermare che “Esiste il diritto alla sberla o a tirare un calcio nel c**o”.
Pubblicato da tdy22 in giugno 4, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/04/la-santanche-prevede-dopo-la-sentenza-unipol-lesercito-di-silvio-insorgera/
Unipol. Berlusconi decisivo: voleva danneggiare Fassino
Nella vicenda dell’intercettazione Fassino-Consorte, quella della fatidica domanda “abbiamo una banca?”, il ruolo di Berlusconi fu decisivo: “Senza l’apporto in termini di concorso morale di Berlusconi, non si sarebbe realizzata la pubblicazione”. E ancora: “La qualità di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata”. E’ quanto si legge nelle motivazioni della condanna dell’ex premier a un anno di reclusione. Stando alle motivazioni, infatti, Berlusconi, la sera della vigilia di Natale del 2005, ad Arcore, ascoltò “attraverso il computer, senza alcun addormentamento”, la registrazione audio della telefonata, poi pubblicata sulle pagine del “Giornale”. Non viene quindi accettata la versione secondo la quale il leader del Pdl aveva gli occhi chiusi nel momento in cui si ascoltava la telefonata stessa. “Deve ritenersi – scrivono i giudici – che Berlusconi abbia ricevuto quella sera a casa sua, ad Arcore, la visita di Favata e Petessi (coloro i quali gli portarono materialmente il nastro registrato), insieme col fratello, essendo ben consapevole del motivo per cui si svolgeva quella visita, in parte destinata a fargli sentire la famosa telefonata, nella chiara prospettiva della sua pubblicazione, di peculiare interesse in quel periodo pre-elettorale, tenuto conto della già sottolineata portata politica di quella conversazione”. In quanto “pubblico ufficiale” e considerata la “lesività della condotta nei confronti della Pubblica amministrazione”, i giudici non hanno ritenuto di concedere le attenuanti generiche. Oltre a questo, “va considerato il periodo in cui venne effettuata la pubblicazione, a 4 mesi dalle elezioni e nel pieno delle vacanze natalizie, periodo di scarsa affluenza di notizie politiche più importanti: l’interesse politico delle intercettazioni era pertanto evidente così come la volontà di darvi risalto”. “Il ruolo precipuo del premier – proseguono i giudici – era collegato certamente alla strenua richiesta di Raffaelli di incontrarlo per potergli presentare personalmente il suo progetto e ottenere l’appoggio, atteso che, secondo quanto lui stesso ha affermato, non avrebbe ceduto la chiavetta se non in quella occasione. Inoltre la sua qualità di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata, non potendosi ritenere che, senza il suo assenso, quella telefonata, che era stata per altro a casa sua, fosse poi pubblicata, a prescindere dalle espressioni di soddisfazione riferite da Favata a Petessi all’epoca dei fatti”.
La replica dei legali di Berlusconi, Ghedini e Longo, è stata secca: “Le motivazioni della sentenza dimostrano ancora una volta la impossibilità di celebrare dei processi a Silvio Berlusconi a Milano. Tale decisione appare ancor più straordinaria visto che a un incensurato si negano non solo le attenuanti generiche ma anche la sospensione condizionale, confermando vieppiù il pregiudizio”. Secondo gli avvocati “il Presidente Berlusconi viene condannato per concorso morale e quindi non già per aver posto in essere qualche condotta specifica ma per aver rafforzato il proposito del fratello Paolo proprietario ed editore del Giornale. Mai nessuno ha potuto prospettare alcunché in proposito e anzi colui che ha consegnato l’intercettazione ha affermato che il Presidente Berlusconi non l’ha mai ascoltata. Parimenti Paolo Berlusconi ha ripetutamente ribadito che Silvio Berlusconi mai se n’era interessato. E’ una sentenza dunque basata sull’incredibile principio del ‘cui prodest’, che non potrà che essere riformata nei gradi successivi”.
Pubblicato da tdy22 in giugno 4, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/06/04/unipol-berlusconi-decisivo-voleva-danneggiare-fassino/
Essere nel programma o non essere nel programma questo è il dilemma!
Nonostante l’abbazia qui non si fanno miracoli!
La riforma delle intercettazioni? “Non mi ricordo che facesse parte del mio programma”, così Enrico Letta al termine del colloqui con il premier polacco Donald Tusk.
«Il decreto di domani non sarà il decreto dei miracoli» ma «contiene alcune scelte che ci consentono di avere 100 giorni di tempo per fare le riforme», ha aggiunto Letta, spiegando che si tratta di «riforme a favore delle imprese, delle famiglie, della lotta alla disoccupazione» giovanile. «Parleremo con tutti e cercheremo di dare risposte a tutti, sulle imprese, sui terreni agricoli, sulla riforma degli strumenti di cassa integrazione. Speriamo di poter dare molte risposte. Ma non miracoli»
La strada è lunga e le difficoltà son troppe soprattutto per un governo dalle tante limitazioni e nato malato, fragile e sottoposto a ondate di odio e interessi personali per fortuna che Letta ha la formula magica:
E’ nel programma o non è nel programma?
Pubblicato da tdy22 in Maggio 16, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/05/16/essere-nel-programma-o-non-essere-nel-programma-questo-e-il-dilemma/
Il Giorno del GIURAMENTO e delle INTERCETTAZIONI DISTRUTTE
Oggi è il giorno del giuramento per Giorgio Napolitano, ma è anche il giorno delle intercettazioni distrutte.
Il gip di Palermo, Riccardo Ricciardi, ha distrutto le intercettazioni dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia relative alle conversazioni telefoniche tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e l’ex ministro Nicola Mancino. Questa mattina nel carcere Ucciardone, in cui si trova il server che conservava i file si è proceduto alla cancellazione. Alle operazioni ha partecipato il tecnico della Rcs, la società che gestisce gli impianti di intercettazioni per conto della Procura di Palermo.
Il via libera è arrivato venerdì scorso dalla sesta sezione penale della Cassazione. La suprema corte, infatti, ha dichiarato inammissibile il ricorso di Massimo Ciancimino che chiedeva di poter ascoltare, in virtù del diritto di difesa, i colloqui.
Ci può essere democrazia? Oggi ha vint la piovra! Ha vinto sui cittadini e si è ancor più radicata nei vertici politici… quel tentacolo orrendo che stritola la legalità e uccide l’etica colpirà di nuovo, agendo indisturbato dietro le immunità dei potenti.
Pubblicato da tdy22 in aprile 22, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/22/il-giorno-del-giuramento-e-delle-intercettazioni-distrutte/
Paura di passare inosservati? La Tommasi ora twitta anche Vieri!
Andy Warhol aveva detto che nel futuro avrebbero avuto tutti 15 minuti di notorietà… ignorava però l’avvento dei social networks e non ha preso in considerazione che il bisogno di apparire crea dipendenza. Tutto questo sembra convergere in Sara Tommasi che negli ultimi giorni cerca di aggrapparsi con tutta se stessa alla rete per far parlare di sè. Ha pubblicizzato il suo porno sull’account del Papa, se l’è presa con la magistratura “rea” di aver rovinato la sua amicizia con Balotelli e Berlusconi, ora sembra invece voler rivangare vecchie storie. Ecco quindi che tira in ballo Bobo Vieri con un cinguettio: “@vieri_bobo Ciao boboneeeee! Perche’ mi hai bloccata? Hai paura che racconti le nostre avventure? :):):)”. Eccola quindi che rispolvera le voci che l’hanno voluta causa della rottura tra il calciatore e Melissa Satta a causa del suo rapporto con il bomber. Il nostro applauso a Bobo per averla bloccata: l’uccellino di Twitter ha ali che possono farlo volare più in alto!
Pubblicato da tdy22 in aprile 14, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/14/paura-di-passare-inosservati-la-tommasi-ora-twitta-anche-vieri/
Sara Tommasi “mi fa schifo la magistratura”, possiamo tollerare?
La showgirl prima redenta, poi fidanzata e ora di nuovo pronta per il mondo del porno se la prende con la magistratura italiana: “Mi fa schifo” il suo duro commento. “Per colpa di chi ha pubblicato i miei sms si è spezzata la mia amicizia con Mario (Balotelli) e Silvio (Berlusconi), anche se con Silvio mi sento ancora, per interposta persona”. Peccato che la magistratura si sia intromessa nel triangolo magico… Ma che belle frequentazioni ha il Cav, anche le attrici porno? Ma non si era detto che era un burlesque? Gli manda il dvd? Ma un po’ di sano senso del limite la Tommasi non lo ha proprio?
Pubblicato da tdy22 in aprile 13, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/04/13/sara-tommasi-mi-fa-schifo-la-magistratura-possiamo-tollerare/
Intercettazioni “hot” tra Balo e Tommasi!
Spuntano fuori i contenuti delle intercettazioni tra Mario Balotelli e Sara Tommasi. Lui decise di non incontrarla più per i suoi rapporti con Silvio Berlusconi. Era il 22 gennaio del 2011, In quel periodo Berlusconi lo giudicava con queste parole: “Balotelli? Non mi convince come uomo“. Parlando al telefono con la Tommasi, Balotelli viene intercettato dalla Polizia napoletana nell’ambito di un’inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione.da parte di Giampaolo Tarantini. Balotelli: “Entri anche tu nel casino di Berlusconi? perchè in questo caso non ti voglio”. Lei risponde che tutte le donne dello spettacolo passano per la casa di Berlusconi e che circa un anno fa Tarantini ve la condusse insieme a Belen Rodriguez.
Pubblicato da tdy22 in marzo 23, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/23/intercettazioni-hot-tra-balo-e-tommasi/
Crisi per Cosa nostra… arriva la speding review mafiosa!
Aria di crisi anche per Cosa nostra. I primi tagli sono scattati sugli stipendi mensili corrisposti ai familiari dei mafiosi detenuti. Ed è subito scoppiata la protesta: sono le donne a chiedere conto dell’ultima spending review del crimine, che non colpisce gli stipendi dei capimafia, ma quelli dei picciotti, ovvero i soldati delle cosche. Ecco l’ultimo racconto che emerge dal ventre di Cosa nostra palermitana: a raccoglierlo sono state le microspie della sezione criminalità organizzata della squadra mobile, che con la Procura antimafia ha condotto un’indagine sul clan della Noce, uno dei quartieri del centro città. Questa mattina, sei persone sono finite in manette: fra loro c’è l’ultimo capomafia nominato sul campo, è Renzo Lo Nigro, 41 anni. Era entrato in carica a ottobre, all’indomani di un altro blitz della polizia, che aveva decapitato il clan della Noce, con 41 arresti. Ma Cosa nostra è come un’azienda, ha una fortissima capacità di ricambio del management. Così, Lo Nigro non aveva perso tempo, prendendo subito la gestione del racket fra i negozi del centro città. Per fortuna, il blitz di ottobre non è stato vano. Le indagini coordinate dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Lia Sava e Gianluca De Leo hanno davvero messo in ginocchio l’azienda Cosa nostra, ridando soprattutto fiducia ai commercianti palermitani. Qualcuno si è anche opposto alle nuove richieste di pizzo. Ecco perché poi Lo Nigro si è trovato a dover fare tagli sulla gestione dei fondi in cassa. Ed è scoppiata la protesta di alcune donne di mafia.
“Deve campare a me, deve campare a mio marito – diceva la moglie di un boss arrestato nell’ultimo blitz a un’amica, anche lei nelle stesse condizioni – deve campare i miei figli. Novembre, dicembre, gennaio, e poi non si è visto più nessuno. Non è giusto che abbandoni mio marito”. Non era solo un sfogo questo. La donna contava di fare arrivare le lamentele al nuovo vertice mafioso rappresentato da Renzo Lo Nigro.
Con Lo Nigro sono stati arrestati due suoi stretti collaboratori, Girolamo Albanese e Mario Di Cristina. Altri tre sono accusati di un traffico di droga: Vincenzo Cosenza, Alessandro Longo, Giorgio Stassi. Un quarto è ricercato. Cosa nostra ha ormai deciso di gestire direttamente il traffico di droga, non più delegando ai trafficanti di professione. Il nuovo business è la cocaina, che non è più la droga dei ricchi, ma ha un mercato di spaccio vario. I boss della Noce la vendevano a 55-60 euro a grammo.
Pubblicato da tdy22 in marzo 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/12/mafia-cosa-nostra-intercettazioni-spendig-review/
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